martedì 30 settembre 2014

La grande scoperta


Come direbbe la Cancelliera Merkel, "daffero imprezionante!".

Padoan ha scoperto il fiscal compact:

""Il quadro macroeconomico oggi è di semi-stagnazione e di inflazione decisamente troppo bassa per rassicurarci e in questo contesto tutte le manovre di aggiustamento sono più difficili, ma noi continueremo a perseguirle". Lo ha affermato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in occasione della Conferenza interparlamentare sul fiscal compact in Aula alla Camera.

"Bisogna riconoscere - ha aggiunto Padoan - che il fiscal compact è stato concepito in un contesto in cui il quadro macroeconomico era più favorevole di quello attuale e andrebbe tenuto conto del nuovo quadro macroeconomico e delle circostanze eccezionali soprattutto per alcuni Paesi nella valutazione e nell'applicazione di questo strumento, che rimane essenziale e va reso più potente ed effettivamente più orientato alla crescita"."

(www.wallstreetitalia.com)

Il ministro che fino a ieri pensava che il "quadro macroeconimico" si appendesse alle pareti, oggi scopre che il fiscal compact non si adatta bene alla tappezzeria attuale. Forse ha anche scoperto che siamo in crisi, ma non vorrei shoccarlo troppo svelandogli il fatto che lo siamo da vent'anni, ma gli ultimi tre sono stati i peggiori di sempre. Almeno dal 1929 ad oggi.

Forse indagando a fondo, scoprirà che le sue politiche di austerità, come quelle dei predecessori che hanno "salvato l'Italia" hanno peggiorato, e di molto, la situazione. Ma andiamo per gradi. Lo scontro con la verità potrebbe essergli fatale. In questi casi è opportuno prendere da parte il pazien... il ministro, farlo sedere, e parlagli molto lentamente cercando di assecondare le fesser... le stranezze che si potrebbe udire.

Si signor ministro, c'è il fiscal compact, ma con calma risolveremo tutto. Non la lasciamo solo, stia tranquillo. Vedrà che andrà tutto per il meglio... L'importante che Angelina non ci ascolti.

Ma come avrà fatto Padoan a scoprire il fiscal compact? Probabilmente avrà fatto dei conti di nascosto dalla troika. Ma ho il sospetto che li abbia copiati su qualche sito internet di quelli "proibiti", cioè quelli in cui trovi la verità anche se scomoda. Perché su quei siti i conti sul fiscal compact erano stati fatti da molti mesi. Peccato che fuori da un certo modo in rete, nessuno ci credeva. Neppure Padoan.

"Ancora nell’intervista del Sole a Padoan…

Insisto. Secondo il governo italiano servono modifiche alle attuali regole del fiscal compact per ritrovare un percorso di crescita?
...
<<I 50 miliardi annui di riduzione del debito previsti dal Fiscal compact europeo “di cui si sente parlare e che qualcuno dice che dovremmo pagare nel 2015 non esistono. Sara’ tutto graduale. Non ci saranno misure straordinarie per abbattere il debito”. Lo dice il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in un’intervista a “Il Foglio”. “Confermo – spiega – che con una crescita nominale del 3%, innanzitutto, cioe’ con una crescita reale dell’1,5% e un’inflazione dell’1,5% non saremo chiamati a manovre straordinarie per ridurre il debito pubblico.

Dati probabilmente contigenti… inflazione 0,3 % e crescita 0.2 % TOTALE 0.5 %.>>

Vi sembro pessimista? No Ragazzi sono un ottimista ben informato rinchiuso in una gabbia di matti e scusate l’ironia."

(icebergfinanza.finanza.com)

Era la fine di giugno quando ancora Padoan non credeva nella leggenda nera del fiscal compact. Il governo Renzi era ancora in luna di miele da promesse appena fatte o quasi. Oggi che invece anche Renzi comincia ad avere un po' di nemici (persino presso gli ex amici, vedi Della Valle) e l'ansia da "annuncite", gli occhiali rosa di Padoan si sono appannati. La ripresa con la crescita reale dell'1,5%? Non si vede nemmeno con il telescopio di Hubble; l'inflazione dell'1,5%? Idem come la crescita, malgrado tutti gli sforzi e gli ammiccamenti ai mercati di Draghi.

Volevano prendere in giro gli italiani, ma ora è la realtà che li prende a sberleffi. Ma il bello è che procedono baldanzosi di sconfitta in sconfitta, e mai che abbiano un ripensamento. Mai che qualche autorità (Presidente della Repubblica?) ne chieda conto, che chieda un cambio di politiche. Macché. L'austerità ci porta nel baratro? La soluzione è ancora più austerità...

Aveva ragione Asterix... "sono pazzi questi romani" (spqr) dei palazzi del potere. Stanno costruendo la tomba delle loro carriere, della loro casta, con le loro stesse mani. Hanno ragione quando dicono che Renzi è l'ultima chance: infatti a poco a poco diventano tutti insopportabili, impopolari. Anche Renzi non sfuggirà alla regola. Soprattutto dopo che Padoan lo renderà edotto della sua grande scoperta: il fiscal compact. E sopratutto dopo che si scoprirà anche che di soluzioni alternative al salasso (tasse o tagli è uguale) non esistono, perché la Germania non permetterà di cambiare i trattati del fiscal compact.

lunedì 29 settembre 2014

I rottamati tentano la riscossa



Il più duro è stato D'Alema che con la sua solita perfidia ha dato dell'ignorante e/o bugiardo a Renzi. Ha cominciato lodando in tono canzonatorio l'oratoria raffinata del premier. Quando ha ricordato al premier che non è vero che lo Statuto del Lavoro non è mai stato cambiato in 44 anni, ci ha tenuto a far notare che Renzi non si rivolge solo a quelli che "non ci capiscono", ma anche a persone che ne sanno qualcosa. Insomma basta col fare l'imbonitore per teleutenti di Mastrota&C., è tempo di fare cose serie e meno slogan.

Impareggiabile quando ha ricordato che intervenire sulle tutele del lavoro ci conduce alla situazione spagnola, proprio quella che Renzi ha detto di voler evitare. "Il mio modello non è la Spagna" aveva detto Renzi.

Prima di D'Alema anche Cuperlo ha mostrato la sua contrarietà all'intervento di Renzi. Chiaramente in uno stile molto colto.
Anche Civati ha fatto un intervento "duro alla Civati". Cioè non troppo, ma comunque incisivo. Infatti dire in un'occasione pubblica come lo streaming, che Renzi fa politiche di destra, potrebbe provocare qualche problema all'interno del Pd.

E po' a ruota ha preso coraggio anche Bersani. Seppur mi rimangano sempre un po' ermetici i suoi ragionamenti, ha difeso il lavoro fatto con il ministro Fornero sull'articolo 18. Ha poi proposto un intervento per far partecipare i sindacati alle scelte aziendali, sul modello tedesco.

In complesso interventi non certo compiacenti con Renzi. La minoranza del Pd ha dimostrato di esistere. D'Alema dal canto suo ha lanciato anche velate minacce, quando ha ricordato al premier che c'è un'opinione pubblica "qualificata" che comincia a non poterne più degli slogan, e non vede risultati dal governo. Sta parlando di certi "poteri forti" che hanno già voltato le spalle a Renzi (Corriere, Della Valle ed altri)?

Che si siano risvegliati gli zombie del vecchio Pd? Renzi ha comunque la maggioranza nel partito e potrà decidere di andare avanti senza curarsi degli avversari. Ma poi se li ritroverà in Parlamento. A meno che abbia già deciso di cadere nelle braccia di Berlusconi, sarebbe un Vietnam per la riforma del lavoro.
Se invece rinuncerà alla riforma sarà la sua prima battuta d'arresto, che potrebbe pregiudicare la sua folle corsa verso il nulla.

Che farà Renzi? Combatterà fino a mettere a repentaglio lo stesso suo partito, o dovrà "lettizzarsi" e gettare la spugna? Non dipende solo da lui, ma anche da Napolitano, dall'Europa e dalla Germania. Potrebbe essere anche loro interesse tenersi Renzi al governo anche se non combinasse nulla.

Renzi potrebbe essere tentato dalle elezioni. Ma Napolitano gliele concederà? Con quale legge elettorale poi visto che è ancora tutta da scrivere? Ci avviciniamo ad un periodo politicamente irrequieto, dove anche per i poteri forti fuori dall'Italia sarà sempre più difficile mantenere la rotta, e la guida ferma del paese.

Sull'articolo 18 vincerà Renzi



"Dopo 20 anni di Berlusconi
che sono stati l'ultima occasione PERDUTA dell'Italia per evolvere ed adattarsi al nuovo contesto, per non cadere definitivamente in declino e man mano scivolare nel 3° Mondo
(oggi stiamo pagando il CARO Prezzo
di questa occasione perduta e di questo lungo tempo perduto
perché il timing conta...eccome se conta!
Ed oggi abbiamo ORMAI superato il punto di non ritorno.
E comunque non era nemmeno una vera occasione ma solo FUFFA...)
ECCO che gli Italiani (non sazi...) si buttano nelle braccia di Renzi
ovvero dell'evoluzione 2.0 di Berlusconi...
INCORREGGIBILI...
RECIDIVI in climax peggiorativo...

Ecco perché questa ItaGlia non ha VERAMENTE speranza"

(www.ilgrandebluff.info)

Per i motivi elencati da Bassi sull'articolo 18 vincerà Renzi, la minoranza Pd non rappresenta più nemmeno se stessa. I sindacati non hanno più il potere che detenevano anche solo negli '80 quando ha cominciato a raggiungerci l'edonismo reaganiano che ha spianato l'epoca delle ideologie.

Voglio vedere se la minoranza del Pd avrà il coraggio di una scissione, che la porterebbe a creare l'ennesimo partito di sinistra, l'ennesima rifondazione del 5% a scendere. Non gli conviene, perché sono vecchi arnesi che Renzi ha rottamato irreversibilmente. Non hanno più speranza di ricostruire il vecchio Ds/Pds.

Il Pd, ma in generale i partiti di sinistra, arriva alle svolte culturali con circa trent'anni di ritardo. Quando Berlusconi introdusse in Italia il suo stile, aveva copiato quello dei repubblicani americani post-Reagan con "soli" dieci anni di ritardo. Il Berlusconi del 1994 era già fuori tempo. All'epoca nasceva la società interconnessa e Berlusconi pensava ancora alla Tv, alle "veline" su pattini a rotelle ed ai "drive in". Un mondo "america anni '60-'70" già finito trent'anni fa.

Ma vedere oggi Renzi che ripete temi populistici dell'epoca berlusconiana, mi fa cadere le braccia e anche altro. Ancora le stesse cose dette da Berlusconi nel '94: non per niente quest'ultimo è felicissimo di votare con il Pd. Lo ha detto chiaro e tondo: come possiamo votargli contro, sono le stesse cose che volevo fare io dall'inizio della carriera politica...

Certo ora anche per i piddini questo modo di far politica è ritenuto "moderno", anche se in realtà è un modernariato già da buttare. E soprattutto uno come Renzi che li fa finalmente vincere, non lo mollano di sicuro. Piuttosto rottamano definitivamente i Bersani e i D'Alema. E quindi rottamano giulivi anche l'articolo 18 assieme a tutti i ricordi anni '70 in soffitta.

E il "nuovo che avanza" non da alcuna speranza, è sempre peggio.

"Tutti contro Della Valle. I grandi giornali bocciano la discesa in campo di Mr Tod’s
Le indiscrezioni sulla "squadra di governo" alternativa a quella di Matteo Renzi, che l'imprenditore marchigiano starebbe preparando, provocano una levata di scudi da parte dei maggiori quotidiani.
...
una “squadra di governo” alternativa a quella di Matteo Renzi, composta da manager e guidata (ammesso che accetti) dal governatore di BankitaliaIgnazio Visco"

(www.ilfattoquotidiano.it)

L'ennesimo imprenditore (forse anche bravo nel suo campo) che pensa di gestire lo Stato come un'azienda. Come se le due entità fossero la stessa cosa. E' sempre la solita solfa di trent'anni fa che ha già dimostrato di non funzionare. Proprio perché nel gestire uno Stato non si deve ragionare allo stesso modo di un imprenditore. Gli statisti non devono guardare a ciò che è profittevole, ma ciò che è utile, anche quando implica spese senza ritorno.

Spero che Della Valle non voglia fare sul serio, non voglia emulare Berlusconi vent'anni dopo. Un'altra discesa in campo, un'altro partito personale, un'altra tornata di politici provenienti dalle aziende famigliari ecc.
Non se ne può più. Non ci sono più idee, si pensa solo di sostituire un ceto politico/imprenditoriale con un'altro, ma il programma è lo stesso vuoto a perdere di sempre. Come la fuffa renziana è la stessa, appena un po' riverniciata, di quella di Berlusconi.

La mia impressione è che ci aspetti un periodo in cui politica, economia e crisi gireranno a vuoto, senza costrutto. Dove le riforme fatte o non fatte non produrranno nulla, o al massimo più danni ancora. Fino al prevedibile futuro cedimento strutturale del paese, che spazzerà via tutto. Una specie di "mani pulite", che sarà più che altro un "tabula rasa", che provocherà forti sconvolgimenti sociali e politici in Italia, ma anche in altri paesi europei.

venerdì 26 settembre 2014

Euro pessimismo



"Mercoledì, dopo i deludenti dati dell’indice Ifo tedesco, [Draghi, nda] ha dichiarato a una radio francese che l’eurozona non è in recessione e che la politica della Bce resterà accomodante per molto tempo, facendo svoltare il positivo le Borse di tutto il vecchio continente. Ma sono parole e fino a oggi sono state l’unica arma messa davvero in campo dalla Bce, temo che tra poco serviranno i fatti. Se questi tardassero ad arrivare, allora mettiamo davvero in preventivo scenari che fino a pochi mesi fa ritenevamo impossibili. In queste condizioni, senza Qe, senza Eurobond, senza unione fiscale, l’Italia nell’euro è destinata a morire e morire male. A quel punto, meglio provare a salvarsi andandosene."
(www.ilsussidiario.net)

La rete è piena di gufi. Sembra che alcuni si divertano a spandere pessimismo, mentre il governo continua a dire che non ci sarà manovra correttiva e la ripresa arriverà nel 2015. Sullo stesso treno di quella del 2012, 2013 e 2014...

Penso pochi siano veramente coscienti delle reali condizioni del paese. In attesa della finanziaria Godot, della quale nulla si sa, se non che servirebbero 20 miliardi, si vive in un limbo di vita sospesa. Viviamo in una bolla, ma questa volta è differente. Le borse continuano a salire (malgrado qualche ripensamento) senza nessun motivo apparente. Una mega bolla gonfiata artificialmente che non scoppia mai. Lo spread è altrettanto stabile, e fa sembrare un paese fallito come l'Italia alla stregua di paesi con forza ben maggiore: i nostri Btp pagano gli stessi interessi dei titoli americani. Finché dura godiamocela.

Forse il governo spera ancora nei tagli, ma non c'è speranza di un taglio di 20 miliardi della spesa pubblica. Purtroppo la maggior parte degli italiani è ancora persuasa che basti eliminare gli sprechi e la corruzione... Un terzo della spesa pubblica se ne va in pensioni: sono sprechi? Ci sono le pensioni d'oro, ma in realtà sono troppo poche per fare una cifra significativa. Poi c'è la sanità e il pubblico impiego. Il resto sono bruscoletti. La sanità contiene degli sprechi? forse. Intanto però sono stati chiusi molti ospedali e ridotte molte prestazioni rispetto a vent'anni fa. E gli sprechi del pubblico impiego? Ci saranno anche li, intanto sono alcuni anni che il contratto non viene rinnovato e quindi anche qui si sono già fatti risparmi.

L'Italia è destinata ad andare incontro ad una crisi fiscale. Può avere due facce: un eccesso di prelievo fiscale o l'impossibilità per il settore produttivo di sostenere lo Stato. Al primo punto ci siamo già da anni, ed infatti anche per la pressione fiscale asfissiante l'economia non cresce più. Al secondo punto ci stiamo arrivando di corsa. Per ora Renzi e Padoan tacciono in attesa del dato corretto del Pil sperando che ci regali qualche decimale di punto di respiro, per risparmiare qualche miliardo di manovra.

Ma è sempre più difficile immaginare cosa lo Stato si possa inventare per reperire le risorse che non ci sono più. Eppure qualcuno prova a farlo:

"Per fare quadrare i conti il governo imporrà un prelievo direttamente andando a pescare dagli stipendi degli italiani.
La denuncia arriva dal gruppo all'opposizione del Movimento 5 Stelle, che parla di "ennesimo scippo ai danni degli italiani", si legge sul blog di Beppe Grillo, confondatore del Movimento politico.

Il gruppo al Senato ha lanciato l'allarme sull'ipotesi di un prelievo dello 0,5% dalla busta paga mensile."

Del resto il governo potrebbe tentare dei tagli anche intervenendo sullo Statuto del Lavoro. I nuovi ammortizzatori sociali potrebbero essere meno dispendiosi della Cassa Integrazione. Tutto va bene per limitare le uscite, sulla pelle degli italiani però. Infatti se si elimina la Cassa integrazione, soprattutto in deroga della deroga... e si sostituisce con un assegno di disoccupazione molto più basso, l'Inps risparmia. Ma è ancora tutto da scrivere e soprattutto da votare...

Per il momento il governo non intende spaventare gli italiani con voci di manovre. I quali comunque intuiscono che è meglio risparmiare perché fra Tasi e altre amenità, non è chiaro cosa possa accadere in autunno inoltrato. Ed infatti gli italiani non spendono e sicuramente il prossimo trimestre ci darà un andamento del Pil peggiore ancora delle stime già pessime. Chiuderemo l'anno in negativo sicuramente.

Forse sia Padoan che Renzi tacciono anche perché vorrebbero prima portare a casa la riforma sul lavoro. Se infatti cominciassero a girare voci su manovre finanziarie traumatiche, la riforma del lavoro potrebbe essere rimandata non essendo il momento di infierire ancora sul lavoro. Quindi si cerca di rimuovere i pensieri troppo negativi, ma non si potrà rimandare a lungo. Credo che governo e Parlamento non riusciranno a seguire i troppi progetti e problemi che andranno a cumularsi a fine anno. Il governo Renzi è destinato a logorasi sempre più nel pessimismo europeo.

"Fa effetto vedere Paul De Grauwe, un economista liberale fiammingo che ha speso la sua vita per l’Europa, sprofondare nel pessimismo e dirsi certo che l’euro non sopravvivrà a lungo. De Grauwe, un tempo mercatista, dopo la Grande Recessione ha aperto al ruolo dello stato come contrappeso anticiclico della volatile emotività dei privati. Il problema, dice, è che in Europa la politica ha funzionato in senso ciclico, aggravando i problemi, come nel 2011, invece di attenuarli.

La crisi europea di oggi è più grave di quella del 2011-2012. Lo spread, alto allora e basso oggi, è un indicatore di volontà politica, non di salute strutturale. E la salute si è deteriorata. La Germania, con la sua ricetta di svalutazione interna da parte delle cicale, poteva anche avere ragione tre anni fa. Di fronte però a pazienti recalcitranti (Italia e Francia) che si sono curati malissimo (molte tasse e niente tagli) o non si sono curati affatto bisogna avere un piano B.
...
L’aspetto più notevole di questi nostri tempi è la divergenza tra la fiducia diffusa nei mercati finanziari e la sfiducia in chi dovrebbe investire in attività produttive. I governi, del resto, non contribuiscono molto a rassicurare le imprese. "

(www.wallstreetitalia.com)

Meglio ripetere il concetto:

"l’Italia nell’euro è destinata a morire e morire male. A quel punto, meglio provare a salvarsi andandosene."

giovedì 25 settembre 2014

Svalutazione dell'euro e crescita


Scrive "Ilgrandebluff" che è in corso una rivalutazione del dollaro che potrebbe durare alcuni mesi. Di conseguenza si avrebbe una corrispondente svalutazione dell'euro. Il grafico su riportato effettivamente mostra una decisa svalutazione dell'euro sul dollaro in corso da già da alcuni mesi.

"LA FORZA DEL DOLLARO E' ESTREMA...
SONO BASTATE:
1) LE PAROLE DI DRAGHI IERI CHE HA GARANTITO A LUNGO TASSI BASSI (E TARGET INFLAZIONE 2%)
2) UNITE AI DATI AMERICANI SULLE VENDITE DI NUOVE CASE..
3) E AL YELLEN PENSIERO..CHE I TASSI SALIRANNO PRIMA DEL PREVISTO
...
CHE IL DOLLARO SI E' PORTATO STABILMENTE SOTTO 1,28...
...
Per fortuna che il prezzo del petrolio rimane stabile in euro dando una mano alle aziende IN EUROPA..che da questa situazione NE HANNO UN BENEFICIO NETTO (tassi bassi, moneta debole, costo materie prime invariato, costo del lavoro basso).
...
L'UNICA VALUTA DEBOLE SULL'EURO E' IL RUBLO..CHE POTEVA CREARE QUALCHE PROBLEMA DI COMPETITIVITA'..
MA HANNO PENSATO BENE DI METTERE SANZIONI CHE FRENANO GLI SCAMBI COMMERCIALI E I FLUSSI FINANZIARI IN QUELL'AREA DEL GLOBO (costringendo Putin ad allargarsi verso la Cina per non morire..)


Gli Usa attirano speculazione e imprese europee..il dollaro forte permette di aumentare i flussi commerciali...l'europa aumenta le vendite verso gli usa e in dollari ...
(NEL BREVE) ALTRO CHE DEDOLARIZZAZIONE..
LA FINE DEL QE USA IMPLICA DOLLARO FORTE CHE ATTIRA ANCOR DI PIU' SPECULAZIONE E IMPORTAZIONI TRAINANDO L'EUROPA FUORI DAL GUANO..
TANTO LA BILANCIA COMMERCIALE E' MIGLIORATA DI MOLTO IN QUESTI MESI IN USA... e quindi puo' sopravvivere..


IN pratica..non è solo l'intervento delle banche centrali a far salire il dollaro ..ma è sopratutto l'intervento della grande speculazione che si indebita in euro e in yen per comprare a piene mani AMERICA. ...A CUI SEGUIRANNO POI I FLUSSI COMMERCIALI CHE SARANNO FATTI NECESSARIAMENTE IN DOLLARI.
(ricordatevi che tutti i movimenti di capitali in america latina sono ancora ancorati al dollaro e l'aumento del commercio e degli investimenti in quelle aree non potra' che dare nuova linfa al dollaro.)
CHI GUADAGNA IN QUESTO MOVIMENTO SPECULATIVO?


1) CHI INVESTE IN OBBLIGAZIONI E AZIONI IN AREA DOLLARO
2) chi investe in immobiliare in area dollaro (in particolare in un'area come Panama)
3) chi in Europa si apre alle esportazioni in area dollaro....

...

.....SBAGLIATO QUANDO SI DICE CHE AGLI USA SERVIRA' UN ALTRO QE...E' SBAGLIATO..PROFONDAMENTE SBAGLIATO...
GLI USA USANO IL QE DI ALTRI..IL MONDO E' GLOBALE E I VASI INTERCOMUNICANTI ..
LA YELLEN NON TORNERA' INDIETRO...ANZI METTERA' IL PIEDE SULL'ACCELERATORE..
...
LA SPECULAZIONE HA INIZIATO A INDEBITARSI PESANTEMENTE IN EURO...GRAZIE ANCHE ALLA LIQUIDITA' CREATA CON LE NUOVE MANOVRE DI DRAGHI LTRO E ACQUISTO DI TITOLI...


Si indebita in euro e compra dollari e compra remimbi ..e compra azioni...compra debiti pubblici e privati americani..E COMPRA TITOLI DEI PAESI EMERGENTI AD ALTO TASSO!
...
GLI USA RIESCONO AD ATTIRARE CAPITALI ASSETATI DI RENDIMENTI SUPERIORI A QUELLI EUROPEI..E ASSETATI DEL RAFFORZAMENTO DEL DOLLARO.
I CINESI CONSUMANO DI PIU' E RIDUCONO LE ESPORTAZIONI.
IL SALDO DELLA BILANCIA COMMERCIALE RIMANE POSITIVO MA SI RIDUCE ... L'ECONOMIA CINESE DIVENTA NORMALE CON TASSI DI CRESCITA CHE IN FUTURO SARANNO SEMPRE PIU' SIMILI A QUELLI OCCIDENTALI (nel 2015 mi attendo una crescita cinese del 5%)

TUTTO QUESTO MECCANISMO E' APPENA INIZIATO E DOVREBBE DURARE ALMENO 12 MESI SE NON 18.
...
Certo che se a Draghi riuscisse PERSINO LA SVALUTAZIONE (durevole e significativa?) DELL'EURO
sfruttando LE SFASATURE TEMPORALI ed i FLUSSI del QE GLOBALE
con un senso del Timing mostruoso che fa di Draghi uno dei migliori QE-TRADER del Globo
...
potremmo assistere ad un'ondata di sconforto nel fronte NO-Euro....con una perniciosa e cristallizzante diffusione della SINDROME di ASPETTANDO GODOT...."

(www.ilgrandebluff.info)

Quindi la domanda fondamentale è: la svalutazione dell'euro porterà un po' di crescita? La mia risposta è abbastanza semplice. No se si fermerà ad un cambio 1,20-1,25.

Il motivo è presto detto. E' sufficiente confrontare il grafico ad inizio post con quello del Pil del periodo 2010-2013 qui sotto:


Come si può notare dal primo grafico abbiamo già avuto un periodo con un cambio €/$ basso sotto 1.30, anche meno di 1.25 tra maggio e settembre 2012. Questo cambio non pare aver portato alcun beneficio al Pil del 2012 che è sempre rimasto negativo, anche se in miglioramento. Per assurdo c'è stato un miglioramento più deciso nel 2013 con il cambio €/$ che è tornato a crescere più di 1.30.

Nel periodo berlusconiano dell'euro la crescita è stata positiva, ma sotto il 2% e più spesso vicina all'1%. In quell'epoca il cambio €/$ vagava tra la parità e 0.80. Cioè l'euro valeva spesso meno del dollaro.
Eppure la nostra crescita rimaneva anemica, anche se "galattica" rispetto a quella del regno dei tre governi successivi nominati da Napolitano.

In pratica per avere una crescita decente in Italia è necessario che l'euro si svaluti di un bel po', cioè che diventi come la lira. In definitiva dovrebbe svalutarsi intorno al 50%.

E poi per avere una ripresa mercantilista, lasciando da parte la feroce concorrenza germanica alla nostra manifattura, dovremmo anche avere una vera "locomotiva dell'economia" mondiale. Esiste chi importa i nostri prodotti con questo grande slancio? Certo qualche punto a nostro favore l'industria italiana lo potrebbe segnare, ma non dobbiamo sognare ad occhi aperti, e nemmeno fidarci di mitiche riprese americane, spagnole o inglesi ecc.

"Booommmm! Il 72% degli Americani pensa di essere ancora in Recessione...

Che un sondaggio che cerchi d'intercettare cosa "prova" la ggggente...
non può di certo inficiare gli affidabilissimi dati macro di....
FED, Institute of Supply Management, Conference Board, Markit, Università del Michigan, Federal Housing Finance Agency, ADP Automatic Data Processing, Census Bureau of the Department of Commerce, U.S. Department of Labor, Energy Information Administration (EIA), Dipartimento del Lavoro, National Association of Realtors, NAHB National Association of Home Builders, U.S. Bureau of Labor Statistics, NBER National Bureau of Economic Research etc etc etc

Tutti queste affidabilissime fonti infatti ci raccontano di una Ripresa USA iniziata nella lontana estate del 2009 e che dura ancora oggi...
...
Gli americani non sono contenti dell'economia, nonostante i continui segnali di miglioramento.
In realtà, il 72% degli americani "crede che la recessione ci sia ancora", secondo il American Values ​​Survey del 2014.
Solo il 7% degli americani crede che essi sono in "ottima salute finanziaria" e circa un terzo di intervistati ha detto che "loro o qualcun altro nel loro nucleo familiare ha dovuto ridurre il cibo nel corso dell'ultimo anno per risparmiare denaro."
Quasi la metà degli intervistati ha detto che il sogno americano di una volta è ancora vero, ma non più, mentre il 7 per cento ha detto che il sogno non era vero.
Due terzi degli adulti credono che il sistema economico favorisce ingiustamente i ricchi. Nel complesso, gli americani esprimono serie preoccupazioni circa il futuro economico per sé e per i propri figli."

(www.ilgrandebluff.info)

Che dire, siamo alle solite. Non solo alle solite balle degli enti preposti a misurare il benessere di una nazione, ma nel credere che si possa tutti sopravvivere con le esportazioni verso ricchi stranieri. Ma se i ricchi stranieri non esistono e tutti credono al sogno mercantilista, verso dove dirigiamo le nostre esportazioni? Speriamo nei marziani?

Bisogna ricordare che il Pil mondiale sta scendendo, anche perché la locomotiva cinese (quella lo è veramente) sta già rallentando da qualche mese. Se la sua crescita diventasse "normale" a livello occidentale (2-3%) potrebbe implodere come una supernova la cui pressione dei gas non è più contrastata dalle reazioni nucleari interne. La pressione è quella dei debiti palesi e del sistema bancario ombra, la reazione nucleare è quella della produzione manifatturiera in continuo calo. L'equilibrio fra i due comincia ad essere precario.

Quindi non mi preoccuperei più di tanto dei destini dei no-euro, perché sono del tutto ininfluenti. La moneta unica salterà in qualche modo, e lo farà senza l'aiuto dei no-euro. Al limite la svalutazione dell'euro potrà essere un ulteriore calcio al barattolo che ci consentirà di prendere tempo per altri mesi. Nulla di più.

mercoledì 24 settembre 2014

Crack... Crack... Crack... (3)


E' vero che scrivo post anti-tedeschi solo quando giungono messaggi negativi dalla Germania, come quello di ieri sulle Pmi. Quindi ammetto di trovare una certa consolazione nel detto "mal comune mezzo gaudio" come del resto molti italiani in questi ultimi anni. Ma è anche vero che da qualche mese dal core dell'eurozona provengono segnali contraddittori.
Solo alcune settima fa sembrava che venisse smentito il passaggio da crescita a stagnazione, come indicava il dato Pil tedesco del secondo trimestre.

"L’export tedesco sfonda per la prima volta la soglia dei 100 miliardi di euro. A luglio le esportazionidella Germania hanno toccato il record storico di 101 miliardi di euro, in crescita del 4,7% su base mensile, secondo quanto riferisce l’Ufficio federale di statistica. Al contrario le esportazioni sono calate dell’1,8%. Di conseguenza il surplus commerciale ha raggiunto i 23,4 miliardi di euro contro i 16,6 del mese prima e attese per un lieve rialzo, a 16,8 miliardi. Il surplus delle partite correnti è salito a 21,7 miliardi da 17,2 miliardi di giugno."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Ma ancora qualche giorno primo, dalle parti di Berlino si incassava con stizza e mestizia questa notizia:

"I numeri sul Pil del secondo trimestre mettono a rischio l’impalcatura sulla quale l’Eurozona era uscita dalla crisi
...
La Germania, spesso considerata il motore economico d’Europa, ha fatto peggio del previsto con un -0,2% di Pil: primo dato negativo dal 2012, brusca frenata dal +0,8% di gennaio-marzo, e seria ipoteca sulla stima di una crescita vicina al 2% quest’anno."

(www.lastampa.it)

Se il dato sul boom dell'export aveva ringalluzzito gli estimatori della Cancelliera Merkel e dell'austerità, ieri il dato dell'indicatore Pmi "flash" di Hsbc/Markit ha mandato tutti in confusione. Estimatori e non della politica economica tedesca ed europea. C'è qualcosa che non funziona più lassù, tra kartofen e brezel. La locomotiva tedesca sta correndo o sta sferragliando verso il deragliamento?

"Le rilevazioni Pmi caratterizzano anche l'agenda macroeconomica del Vecchio Continente (gli appuntamenti della settimana).
Si parte con la Germania, locomotiva d'Europa ultimamente balbettante. Oggi si confermano le difficoltà: il Pmi manifatturiero scende a 50,3 punti dai 51,4 di agosto, con un tasso di crescita ai minimi da 15 mesi. Meglio il dato composito, che sale da 53,7 a 54 punti."

(www.repubblica.it)

Ritengo che il susseguirsi di dati contraddittori confermi che la Germania si sta danneggiando con le proprie mani. Continua a segare il ramo su cui siede. Imponendo l'austerità al mercato quasi-interno europeo, ha di fatto decretato la perdita di una parte consistente della sua produzione. 

Tale caduta non si avverte nell'export tedesco, ma andrebbe anche compreso come è composto questo dato. Se l'export fa un boom grazie all'esportazione di beni costosi e lussuosi, ma che impiegano poco capitale e lavoro, il Pil comunque cala. In poche parole se si vendono 10.000 mercedes lussuose in più, ma 1.000.000 di volkswagen di fascia medio bassa in meno, probabilmente le esportazioni nel complesso aumentano, ma la forza lavoro tedesca tende a ridursi. Quindi anche le Pmi tendono a produrre meno per mancanza di domanda.

Credo che il dato sulle Pmi incorpori sia la caduta di domanda interna tedesca dovuta al calo di produzioni per la classe media europea, che la caduta di domanda estera in generale. In ogni caso, come ho già scritto, dipendere dalla domanda estera come fa e propone il sistema tedesco, è sempre pericoloso. Ed anche ridurre ai minimi termini quella interna non è saggio, è come "autocastrasi". La riforma "Hartz" sul lavoro tanto apprezzata da renziani e neoliberisti, di fatto ha provocato la stagnazione della domanda interna tedesca riducendo i salari. 

Non è saggio massacrare il reddito dei propri cittadini, perché la domanda interna è sempre controllabile con le leve dello Stato, cioè la fiscalità e gli incentivi, e può sopperire a quella esterna nei periodi di crisi. Ma la politica tedesca dell'austerità estesa all'Europa intera è un suicidio prima di tutto tedesco. Prima hanno ucciso il mercato quasi-interno europeo, ed ora sta morendo quello interno vero e proprio tedesco.

"A dispetto della sua luccicante facciata, l'economia tedesca si sta sbriciolando al proprio interno. Così, quantomeno, la pensa Marcel Fratzscher.
...
Quando Fratzscher, capo del German Institute for Economic Research, tiene una conferenza, gli piace porre una domanda al pubblico: "Di che paese stiamo parlando?" Dopodiché inizia a descrivere un paese che ha avuto meno crescita rispetto alla media dei paesi dell'eurozona fin dall'inizio del nuovo millennio, dove la produttività è cresciuta solo di poco, e dove due lavoratori su tre guadagnano oggi meno di quanto guadagnavano nel 2000.

Di solito Fratzscher non deve attendere molto prima che le persone inizino ad alzare la mano. "Portogallo" afferma qualcuno. "Italia" dice un altro. "Francia" esclama un terzo. L'economista lascia che il pubblico continui a cercare la risposta giusta finché, con sorriso trionfante, annuncia la risposta. Il paese che stiamo cercando, quello con dei risultati economici così deboli, è la Germania.
...
L'industria tedesca vende automobili di alta qualità e macchinari in tutto il mondo, ma quando l'intonaco comincia a scrostarsi dai muri di una scuola elementare sono i genitori a dover raccogliere il denaro per pagare l'imbianchino. Le aziende e le famiglie posseggono attività e beni per migliaia di miliardi, ma metà dei ponti autostradali hanno urgente bisogno di riparazioni. La Germania ottiene più benefici dall'Europa rispetto alla maggior parte degli altri paesi, eppure i suoi cittadini hanno l'impressione che Bruxelles si approfitti di loro.
...
I tedeschi vedono il proprio paese come un motore di occupazione e un modello per le riforme per tutta l'Europa, dice Fratzscher ... Il paese sta percorrendo "un sentiero in discesa", scrive il presidente del DIW, e sta vivendo "delle proprie riserve".

Gli stessi buoni dati sul mercato del lavoro nascondono in realtà la più pericolosa debolezza della Germania.
...
Mentre all'inizio degli anni '90 il governo e l'economia investivano il 25 percento del prodotto totale per costruire nuove strade, linee telefoniche, edifici universitari e fabbriche, nel 2013 questo numero è sceso ad appena il 19,7%
...
L'economia tedesca evita da anni gli investimenti. Le aziende hanno quasi 500 miliardi di euro messi da parte in risparmi, secondo le stime del presidente del DIW, e tuttavia la proporzione di investimenti nell'economia privata della Germania è caduta da poco meno del 21 percento nel 2000 a poco più del 17 percento nel 2013.

Molti economisti concludono che le aziende sono preoccupate non solo per le strade che si sbriciolano, ma anche per la mancanza di lavoratori qualificati, le condizioni dell'eurozona, e i crescenti costi dell'energia. E questa paura, a sua volta, sta ostacolando i progetti per il futuro della Germania."

(vocidallestero.blogspot.it)

In un certo senso, la Germania assomiglia o comincia ad assomigliare all'Italia. Lo Stato non spende più, probabilmente perché come quello italiano non riesce a ridurre la spesa pubblica a sufficienza per mantenere alti livelli di investimento, e il terrore di fare deficit obbliga ad essere parsimoniosi anche quando non si dovrebbe.

Ma anche le industrie tedesche cominciano a comportarsi come quelle italiane: perché fare investimenti, se il mercato interno e quasi-interno europeo non tirano più? Perché le aziende italiane dovrebbero approfittare dei prestiti agevolati della Bce del programma Tltro, se i loro prodotti non trovano mercato (soprattutto quello interno)? Il tipo di domanda che si fanno gli imprenditori italiani e tedeschi è la stessa. Con la differenza che se fossero stimolati quelli tedeschi avrebbero proprie risorse da investire, mentre quelli italiani ormai sono all'osso e dipendono dall'incentivazione di qualche ente esterno (ora non più lo Stato italiano, ma la Bce).

La realtà è che abbiamo sbagliato a lasciar fare alla Germania. Probabilmente ha ragione chi dice che i tedeschi non capiscono niente di economia, altrimenti non avrebbero combinato certi disastri storici come l'iper inflazione degli anni trenta. O molto più probabilmente anche loro sono vittime/carnefici inconsapevoli della comune disgrazia chiamata euro. Una moneta che ci ha ingabbiati in un mondo perverso e ingestibile. Ma ormai è partito un dibattito fra le élite (estere) sulla moneta unica, che potrebbe in breve portare a qualche decisione importante (vedi: "Bisognerebbe indire un concorso nazionale per il nuovo nome della moneta italiana" - "Trappola del debito" - "Siamo agli sgoccioli. L'euro non è più bello come prima.") compresa la permanenza o meno dell'Italia nell'euro.


martedì 23 settembre 2014

41% - 25% = 0


"
“Dove è scritto che il Pd vuole abolire l’articolo 18?”. La domanda arriva da Pier Luigi Bersani che, a diMartedì in onda questa sera su La7, prende le distanze dalla proposta del governo di abolire la norma per i neoassunti...
l’ex segretario dem mette anche in guardia il presidente del Consiglio che spesso ricorda il successo elettorale del 40 per cento ottenuto dal partito alle scorseEuropee. “Con il mio 25% Renzi sta governando – ha detto Bersani"

(www.ilfattoquotidiano.it)

E forse grattando grattando, in fondo è poi quello vale il 41% raccolto dal Pd renziano, al netto dell'astensionismo:

"- nel 2013 il Pd sotto Bersani prese il 25,42% dei voti (alla Camera), che con una partecipazione del 75,19% significa un voto effettivo del 19,11% (furono 8.644.523 milioni di voti);

- ieri 2014 il Pd con Renzi prende il 40,81% dei voti, con una partecipazione del 57,22%, quindi un voto effettivo del 23,35% (11.200.000 milioni circa di voti);"

(Mega sorpresona!)

Non è che l'articolo 18 diventerà il Vietnam del governo Renzi come lo è stato per altri governi? Il sospetto diventa sempre più una certezza:

"secondo quanto raccontava a Palazzo Madama Miguel Gotor, i senatori “contro” la legge delega così com’è stata scritta, sono circa 40. Un numero che si evince dalla conta delle firme che campeggiano sotto i principali emendamenti presentati dai democratici, ma c’è chi sospetta che possa anche essere corretta al rialzo al momento del voto.

Ora, considerando che la maggioranza, in Senato e con l’esclusione dei senatori a vita, è di 158, se al governo mancassero davvero 40 voti, l’apporto di Forza Italia diventerebbe determinante. Una “profezia” fatta, nei giorni scorsi da Cesare Damiano (”Se i voti di Forza Italia dovessero diventare determinanti, ci sarebbero conseguenze politiche”)
...
Un “problema” che si chiamerebbe voto anticipato a cui Renzi, secondo molti osservatori di Palazzo, starebbe già lavorando, ma che incontrerebbe – come da tradizione, ormai – il veto di Napolitano."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Come sospettavo, Renzi rischia di diventare ostaggio di Forza Italia, cioè di Berlusconi. Già Toti fa delle avance all'indirizzo del Pd.

Come sospettavo ora sono tutti incastrati. Renzi se viene fermato dalla minoranza del suo partito, cercherà o di allearsi con Berlusconi (ma sarebbe brutto...) o di andare ad elezioni sperando di riprendersi il suo 40%. Ma Napolitano non concederà le elezioni tanto facilmente. E probabilmente anche Berlusconi preferirebbe aspettare, non si sente pronto perché il centro destra è ancora troppo diviso, e preferisce lasciare Renzi a rosolare tra Parlamento e Troike varie.

Napolitano avrà notevoli difficoltà a sostituire Renzi, perché questi gode ancora di una certa popolarità, perché dovrebbe poi decidere o di mettere assieme il Pd ma senza fare le riforme volute dall'Europa, o spaccare il Pd a metà, mettendo assieme renziani e Forza Italia per fare riforme come le vuole l'Europa, ma rischiando che siano anche come le vuole Berlusconi.

Se si andasse ad elezioni comunque ci vorrebbe una legge elettorale, dal punto di vista di Napolitano, che faccia vincere una parte, preferibilmente quella giusta (filo europea). Ma la legge non c'è e quella attuale è proporzionale e non consentirebbe di ottenere un governo dirigista come serve all'Europa. E se si fa la nuova legge in questo clima di scontri per bande, difficilmente si otterrebbe una legge elettorale sufficientemente maggioritaria.

Insomma la situazione politica si ingarbuglia sempre più. Quel che mi chiedo è, ma i vecchi dirigenti alla Bersani non avevo capito cosa significava stare dalla parte degli euroburocrati ultraliberisti? Si svegliano solo ora? Possibile che la sinistra "antica" sia stata così miope di fronte al disegno dell'Europa voluto dalla finanza internazionale? O forse si ritrovano improvvisamente di fronte alle loro contraddizioni: appoggiare l'Europa tecnocratica e contemporaneamente salvare lo Stato sociale. Alla fine il Pd andrà in corto circuito, come fanno i sistemi che contengono errori profondi al loro interno.

Non so se ci sarà una nuova scissione in quel partito. Probabilmente no, ma potrebbe esserci l'espulsione di corpi estranei alla linea. Ora però è difficile capire chi fra Renzi e Bersani è il vero corpo estraneo del Pd.

Le difficoltà di Renzi a fare le "riforme" volute da Draghi e Germania, sono quelle dell'Europa nel dirigere l'Italia secondo una certa linea ultraliberista. L'unico che è riuscito a fare qualcosa in tal senso è stato Monti, poiché è arrivato subito dopo il trauma dello spread. Gli italiani e i politici sono rimasti bloccati come quando si ha paura, ed hanno lasciato che Monti mettesse le mani sulle pensioni senza protestare. Ma quello è stato il massimo concesso alle richieste giunte dall'Europa.

Letta non ha più avuto le mani altrettanto libere. Renzi ha tergiversato con legge elettorale e Senato facendo finta di fare le riforme neoliberisti volute dalla Bce. Ora il ceto politico si sta a poco a poco svegliando dal blocco provocato dalla paura.

Non vorrei che dalle parti di Bruxelles e Berlino si pensasse di ripetere il giochetto dello spread del 2011. Se lo facessero questa volta non avrebbe più lo stesso successo. Anzi rischierebbero di far uscire più velocemente l'Italia dalla zona euro.

Per concludere, credo che le soluzioni che siano il bastone (spread) o la carota (interventi della Bce, riforme), per tenere assieme l'area euro, per costringere l'Italia a seguire politiche suicide, stiano per esaurirsi e per diventare sempre più inefficaci. Per fortuna.

Siamo agli sgoccioli. L'euro non è più bello come prima.


Comincia la corsa alla scialuppa di salvataggio degli economisti che contano. Dopo aver svillaneggiato gli economisti e opinionisti eretici che si scagliavano contro la moneta unica, alcuni cominciano a comprendere che non c'è via d'uscita. Non bastano piccoli o grandi aggiustamenti delle economie periferiche per rendere sopportabile l'euro, e per ritornare alla crescita. L'evidenza dei fatti supera qualsiasi ideologia economica che dica il contrario.

Il più illustre di questi economisti ravveduti sembra proprio Zingales, il quale ha lanciato il suo "contr'ordine compagni (liberisti)" e credo presto sarà seguito da altri. Fra poco rimarranno solo pochi economisti neo-nazisti a tifare austerità ed euro, e molti spaesati politici teste di legno che faranno di tutto per rifiutare l'idea del loro fallimento ideologico. Ma anche loro dovranno riposizionarsi se non vorranno sacrificare una carriera travolta dalla realtà.

"È come quando Ulisse si fa legare all’albero per non cadere vittima del canto ammaliatore delle sirene: 
...
entrando nella moneta unica e rinunciando alla leva della politica monetaria per intervenire sugli shock economici, è un po’ come se si fosse fatta legare a un albero; ed è come se ora, non solo in piena recessione ma anche alle prese con la nuova bestia della deflazione (i prezzi vanno giù), la nave del Belpaese fosse diretta a vele spiegate verso gli scogli.
...
... incrociando una crisi economico-finanziaria senza precedenti, si è creata un’insanabile contrapposizione tra paesi del Sud Europa (tra cui l’Italia) e del Nord Europa, con i primi in posizione di debolezza e i secondi, rappresentati dalla Germania, 
...
Una contrapposizione che, per certi aspetti, evidenzia l’economista nel suo libro, ricorda molto quella tra Nord e Sud Italia ai tempi del processo di unificazione di fine ’800.

... il contesto è cambiato a tal punto che anche un economista come Zingales, in passato più critico verso l’Italia e le sue pecche che verso l’area dell’euro nel suo insieme, riconosce che ora qualcosa va cambiato. 
...
Sono lontani i tempi in cui il Belpaese aveva (quasi) tutto da guadagnare (soprattutto in termini di interessi meno salati da pagare sul debito) a entrare nella moneta unica. 
...
E ora che cambiano i fatti l’Italia deve ripensare la sua permanenza nell’euro, perché se si va avanti di questo passo il rischio è di finire contro gli scogli.
...
E quindi ora come se ne esce? In una recente intervista al Secolo XIX, il professore di Finanza alla University of Chicago Booth School of Business, da sempre convinto liberista, suggerisce che il premier Matteo Renzi dovrebbe cercare di dare vita a una coalizione tra paesi del Sud Europa, Francia e socialdemocratici per risolvere la questione del lavoro. In sostanza, l’economista propone di creare un sistema federale di sussidi che possa risollevare le economie dei paesi del Sud Europa in modo che poi possano avviare le necessarie riforme. Quelle che non aveva avviato l’Italia di Romano Prodi al momento di entrare nell’euro e quelle che poi non sono state avviate nemmeno dai successivi governi di Silvio Berlusconi."

(www.formiche.net)

Perché la Francia dovrebbe farsi carico anche dei sussidi di disoccupazione spagnoli, portoghesi, greci ed italiani? Mi pare un'idea inaccettabile. Ma a parte quest'ultima, l'abbandono dell'euro è forse la dichiarazione più spiazzante di Zingales, per un certo mondo eurocentrico, di quelle che possono far mancare la terra da sotto i piedi...

Zingales abbraccia l'eresia no-euro, e diventerà sempre più difficile per altri fare finta che tali propagandisti eretici siano solo dei pazzi. Per un po' gli intellettuali con radici a sinistra, potranno dire: ma Zingales è un liberista di destra, è normale che dia di matto. Però se i Zingales cresceranno, c'è il rischio che i berlusconiani diventino (o tornino ad essere) favorevoli al ritorno ad una moneta nazionale. E dato che l'Italia si avvia a diventare sempre più una nazione governata da grandi coalizioni, sarà difficile anche per un Renzi decisionista ed euro-telecomandato continuare a trascinare l'Italia dove non vuole più andare. La strada dell'euro diventa ogni giorno più inagibile, prima o poi gli italiani (in maggioranza moderati) saranno influenzati dal nuovo sentiment, e come fanno i somari quando si impuntano, cominceranno a indietreggiare e scalciare. Dispiace per l'immagine degli italiani come somari (anche se è un animale simpatico), ma del resto se fossimo stati delle volpi, nell'euro non ci saremmo mai entrati...

lunedì 22 settembre 2014

Trappola del debito



Se tutto va bene siamo spacciati. L'Italia è una mina vagante nel sud Europa, basta una scossetta esterna e può esplodere una crisi micidiale. Ormai dall'estero siamo costantemente monitorati come si fa con i vulcani che emettono sinistri brontolii.

Non ci salveranno nemmeno le "contro-riforme" renziane volute da Bruxelles. La moneta unica esige le sue vittime che siano virtuose o meno.

"SALVO che qualcosa di importante non cominci presto a cambiare, l'Italia è in corsa verso un gran default.
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Anche se c'era la tendenza ad un'alta inflazione, la ripresa era sempre a portata di mano con una lira più debole (per farsi un'idea più precisa sulla realtà delle svalutazioni dell'Italia consigliamo di leggere la risposta di Bagnai a Zingales, ndVdE). E l'economia continuava a crescere. Poi tutto ha cominciato ad andar male.
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Dal momento che è stato adottato l'euro nel 1999, il tasso medio annuo di crescita dell'economia italiana è stato solo dello 0.3pc - in altre parole, quasi nulla.
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Intendiamoci, non tutto questo è dovuto all'euro. C'è un disperato bisogno di riforme e il sistema politico sembra incapace di adottare le misure necessarie. E l'Italia è stato uno dei primi paesi a soffrire della crescita dei mercati emergenti.

Si consideri che la Germania produce beni durevoli di largo consumo e macchinari a tecnologia avanzata, mentre l'Italia si è specializzata in beni di consumo a bassa o media tecnologia che la Cina e altri paesi riescono a produrre più a buon mercato
...
l'euro non ha certo aiutato perché, fin dall'inizio, i costi italiani hanno continuato ad aumentare più velocemente di quanto abbiano fatto in Germania e in altri paesi del centro.
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il tasso di disoccupazione è al 12.6pc ... Con tanta capacità produttiva inutilizzata, è possibile che i salari e gli altri costi inizieranno a scendere notevolmente, come hanno fatto in Spagna, Grecia e Irlanda. Ma se questo accadrà, anche se finirà per rendere i prodotti italiani più competitivi, tuttavia farà peggiorare l'altro grande problema dell'Italia - il debito.

Anche se, al 3pc, il deficit pubblico non è particolarmente alto, il vero problema finanziario sta nello stock di debito, accumulato con una serie di deficit succedutesi nel tempo. Sorprendentemente, durante il recente periodo di "austerità", il rapporto debito/Pil è aumentato ... Attualmente è pari a circa il 130pc del PIL. Se l'economia ristagna e i prezzi scendono, il PIL nominale crollerà. E questo porterebbe il rapporto debito/PIL a salire, anche se il bilancio fosse mantenuto in pareggio allo scopo di fermare la crescita del debito.

L'Italia è molto vicina alla situazione che gli economisti definiscono "trappola del debito", in cui il rapporto debito/Pil aumenta in modo esponenziale. L'unica via di fuga da questa situazione è l'inflazione, o il default. L'Italia non può creare inflazione perché non ha una propria valuta. Quindi, a meno che qualcosa di grosso inizi a cambiare molto presto, l'Italia è in corsa per un grande default sovrano.

... si sente dire che una crisi del debito pubblico in Italia non è possibile perché gli italiani hanno un alto tasso di risparmio personale ... si sostiene spesso che, a differenza delPortogallo o della Grecia, la posizione con l'estero dell'Italia non èpoi così male, con le passività verso gli stranieri superiori alle attività verso l'estero di qualcosa come il 30pc del PIL. Questo significa che il debito italiano è per lo più dovuto agli stessi italiani.

poichél'Italia non è un grande debitore verso l'estero vi è un rischio limitato di una crisi di indebitamento internazionale del tipo che affligge periodicamente diversi mercati emergenti. Ma ci può sempre essere una crisi fiscale. Il fatto che gli italiani hanno molti risparmi non significa che mettano volentieri il loro denaro in titoli di Stato, in particolare quando l'insostenibilità delle finanze pubbliche implica che a un certo punto ci sarà un default.

Come abbiamo visto, il debito greco può essere "ristrutturato" senza scuotere il sistema finanziario. Questo perché la Grecia è piccola.Ma l'Italia decisamente non lo è. Il mercato dei titoli di Stato italianiè il terzo più grande al mondo, dopo Stati Uniti e Giappone. Qualcuno da qualche parte è seduto su enormi scorte di titoli didebito italiani - per lo più le banche italiane. Quindi una crisi del debito si trasformerebbe in una crisi bancaria.
...
Come potrebbe l'Italia sfuggire a tutto questo? I problemi sono profondamente radicati e non miglioreranno in una notte.
...
Come il resto della zona euro, quel di cui l'Italia ha più immediatamente bisogno è una crescita economica decente.
...
L'opzione radicale per l'Italia è quella di uscire dall'euro e permettere a una valuta debole di generare un boom di esportazioni, una maggiore inflazione, un maggior gettito fiscale e un onere del debito più leggero."

(vocidallestero.blogspot.it)

Le nostre banche sono imbottite di titoli di Stato italiani, così come volle Draghi nel 2012, quando lanciò l'operazione Ltro 1 e 2 per abbassare lo spread dei periferici. Mentre noi abbiamo le banche ripiene di titoli pubblici di dubbio valore, quelle tedesche lo sono di derivati. Ma non siamo alla pari: infatti mentre i nostri titoli di Stato sono registrati fra gli attivi bancari, il mondo dei derivati è nascosto nella pancia delle banche. Le banche che li detengono in qualche modo sono protette dal potere finanziario che non ha interesse a far crollare i suoi castelli di carte.

Le nostre banche godono unicamente della protezione dello Stato italiano, mentre la Bce in caso di problemi si affiderà al Bail-in, cioè farà pagare i guai delle banche ad azionisti, obligazionisti e correntisti. Quindi si può dire che le banche italiane (e non solo le nostre sotto questo aspetto) sono esposte ai "quattro venti" senza nessuna protezione. E più delle banche i correntisti italiani.

La crisi bancaria non è ancora evidente, ma è già latente ed in procinto di esplodere. Per ora non a causa dei titoli di Stato, ma per il perdurare della crisi che fa aumentare in modo progressivo le sofferenze (vedi grafico sopra) come avvenuto alle banche spagnole. 

"Come prevedibile e inevitabile la traiettoria delle sofferenze bancarie italiane è perfettamente in linea con quella Spagnola o Greca solo traslata di qualche trimestre
...
va rilevato che la girandola di aumenti di capitali effettuati dalle banche italiane tra Giugno e settembre hanno migliorato la situazione, ma solo temporaneamente… a Luglio 2014 il rapporto fra capitale delle banche e soffernze nette è ricominciato a salire (come di consueto), l’effetto aumenti di capitale è già svanito. Ora bisogna vedere come incideranno le politiche della BCE nell’acquisto di ABS.
...
Luglio 2014 (i dati sono riferiti a 2 mesi fa) conferma la situazione ORRIBILE del sistema bancario italiano,
...
Per quanto il ritmo di crescita di sofferenze nette e lorde sia calato esso rimane comunque insostenibile specie alla luce dell’incidenza di crediti (quasi) inesigibili sul patrimonio e le riserve del sistema bancario. Ora non resta che sperare nella BCE.

Ove non ci fossero altri aumenti capitale (ho detto forse Monte dei Paschi?) o interventi della BCE (oppure di contribuenti italiani) non sarei sorpreso di vedere un bel numero di banche italiane commissariate (me ne viene in mente una di Genova…)"

(www.rischiocalcolato.it)

Basta ormai poco e una cosa può precedere l'altra:

1) la crisi continuando a peggiorare l'economia nazionale, potrebbe portare le banche ad una crescita di sofferenze tale da indurle a vendere massicciamente i loro attivi sul mercato, fra cui i titoli di Stato italiani. Questo provocherebbe l'immissione sul mercato di un gran numero di tali titoli sul mercato, che potrebbe innescare il terrore nei mercati. Tutti i grandi investitori comincerebbero di nuovo a vendere i nostri Btp e lo spread comincerebbe di nuovo a galoppare. Si ripeterebbe di nuovo la situazione del 2011, ma forse questa volta sarebbe l'ultima. E si andrebbe verso il default.

2) la crisi bancaria potrebbe partire proprio dai titoli di Stato e dall'amministrazione pubblica. Se dagli Usa inizieranno a salire i tassi di sconto ufficiali come vorrebbe la Sig.ra Yellen, comincerebbero a salire anche qui in Europa. Ad iniziare da quei titoli che hanno rating spazzatura o molto prossimi. Come i nostri titoli di Stato. Se le banche da un lato beneficerebbero di tassi più alti, dall'altra lo Stato italiano rischierebbe di diventare insolvente. Alle prime avvisaglie di questo pericolo gli investitori stranieri inizierebbero a vendere a man bassa i nostri Btp, di conseguenza il loro valore nella pancia delle banche italiane diventerebbe nullo. Le nostre banche vedrebbero le loro sofferenze esplodere fino a portarle al default assieme allo Stato italiano.

Siamo in trappola e probabilmente non ne usciremo volontariamente, cioè abbandonando l'euro. Ma è sicuro che dopo un default il resto dell'Europa (vedasi Germania) ci costringerebbe a farlo. Ma questa sarà in definitiva la fine della moneta unica. Di li a breve lo faranno altre nazioni periferiche e non (vedi Francia).

sabato 20 settembre 2014

I sindacati provocheranno una crisi mondiale?


"Sulla riforma del mercato del lavoro è scontro frontale fra Renzi e sindacati, spalleggiati dalla minoranza Pd. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, accusa il premier di avere "un po' troppo in mente la Thatcher". E il presidente del Consiglio risponde con un videomessaggio dai toni duri e venati di sarcasmo: "A quei sindacati che vogliono contestarci - dice Renzi - io chiedo: dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande ingiustizia, tra chi il lavoro ce l'ha e chi no, tra chi ce l'ha a tempo indeterminato e chi precario"
...
l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani e il collega di partitoCesare Damiano, presidente Pd della Commissione Lavoro della Camera e nemico giurato del Jobs Act renziano, sono andati all'attacco e, in pieno accordo con i sindacati Cgil e Fiom, hanno criticato il progetto di riforma del premier. "
(www.repubblica.it)

Tacevano i sindacati, forse per non disturbare un governo di sinistra (o pseudo-sinistra), ma ora si sono svegliati all'improvviso. Sembra che qualcuno abbia dato il via alla battaglia all'improvviso. Sembra che sia iniziata la demolizione del governo. Guarda caso proprio quando il governo Renzi ha da poco superato la durata di quello Letta. Probabilmente esiste un limite fisico di sopportazione, oltre il quale i governi tendono ad essere scaricati.

E poi c'è stato il mini attacco della magistratura, mentre Renzi e il suo governo stanno studiando la riforma della giustizia.

"Ma guarda, la magistratura si sta accorgendo che qualcosa non va nella famiglia Renzi. Avreste mai potuto immaginarlo? Ma certo che sì, lo avevamo già capito ai tempi dell'appartamento affittato per Renzi dall'amico boyscout (che fa affari col comune di Firenze): la magistratura sta affilando le armi. Già, perché? Ma perché le funzioni pubbliche devono essere esercitate soltanto da persone di specchiata moralità e assolutamente affidabili. Ah, certo certo, mi ero distratto per un attimo e mi sfuggivano queste alte motivazioni. Io però sono un complottista dichiarato, come tutti sanno (e non me ne vergogno) e capisco che la sua fine è vicina. 
... i magistrati, i quali hanno già i cassetti pieni di carte "renziane", che spunteranno a tempo e luogo. Il sistema politico rimarrà distrutto, perché avremo semplicemente esaurito ogni possibilità politica. E allora? E allora è forse un caso che i Republikaner, e non solo, si lascino sfuggire pensieri sulle oligarchie, sulla troika."
(goofynomics.blogspot.it)

Qualcuno osserva che se Renzi lasciasse, arriverebbe al galoppo la troika. Potrebbe accadere, ma dubito che possa avere gli strumenti per governare, a meno che venga abolito il Parlamento con un vero colpo di Stato esplicito. Altrimenti l'Italia rimane ingovernabile, e come sembra in questi giorni, proprio quando si arriva al dunque. Cioè quando si deve tagliare sulla carne viva di pensionati e dipendenti per salvare la permanenza italiana in euro zona. E' per questo che sono ottimista, che comincio a vedere "la luce fuori dal tunnel", cioè l'imminente uscita dall'euro. Perché penso che al dunque prevarranno le rivendicazioni corporative e sociali di tutte le parti: i sindacati non intendono perdere i "privilegi" (per l'Fmi e Germania) dei lavoratori e pensionati, gli industriali vogliono poter di nuovo esportare, la casta non vorrà perdere il suo potere... molto meglio sacrificare l'euro.

Ed in fondo, dopo avercelo detto i tedeschi, ce lo ricordano anche gli americani. La nostra situazione è insostenibile, qualcosa dovrà saltare:
"Tre anni di contrazione della terza economia europea hanno pericolosamente spinto i livelli del debito sempre più in alto. Non è un rischio trascurabile per il resto del continente, o per l'economia globale.

Il FMI ha dovuto correggere ripetutamente le sue previsioni sulla crescita del debito sempre più in alto e più in là nel calendario, una montagna di obbligazioni che rischiano di travolgere la capacità del paese di pagare negli anni a venire, soprattutto se il governo non sarà in grado di generare lo slancio per una politica di riforme politiche ed economiche
...
il FMI stima che la traiettoria del debito di Roma potrebbe arrivare quasi al 150% - 15 punti percentuali in più dai livelli attuali - se l'economia in Italia dovesse contrarsi con unamedia annua del 1,3% nei prossimi due anni o se una crisi bancaria costringesse il governo a un salvataggio dell'industria finanziaria."

Certo l'Fmi crede ancora nelle "riforme strutturali", ma comprende che la nostra situazione è insostenibile. Ad un certo punto sarà molto più semplice uscire dall'euro e svalutare, piuttosto che fare riforme impopolari. Inoltre l'Fmi è alla ricerca di un capro espiatorio, cioè qualcuno a cui dare la colpa della prossima crisi in dirittura d'arrivo:

""Oltre ad essere un freno alla crescita economica per la regione e oltre, ulteriori turbolenze potrebbero anche innescare ampie ricadute sull'economia in altre parti del mondo fino ad arrivare a una maggiore avversione al rischio nei mercati finanziari globali, ad aumenti della spesa pubblica o perdite di gettito, perturbazioni nei mercati delle materie prime, del commercio e della finanza ""
(vocidallestero.blogspot.it)

In pratica secondo l'Fmi se il sindacato fermerà le grandi riforme (job act, taglio delle pensioni ecc.) provocherà una crisi a livello globale... Una minaccia fra le più sgangherate mai sentite.

Il governo Renzi rischia comunque di lasciarci lasciandoci solo un po' di slides in power point... L'unica "riforma" effettiva di questo governo rimangono gli 80 euro concessi ad alcuni italiani. I quali ringraziano dell'imprevisto regalo, ma sono sicuro che non si aspettano che la pacchia possa durare ancora per molto.

Per il resto, se il governo dovesse cadere, sarebbe il nulla. La riforma del Senato non è conclusa, la riforma elettorale non è stata fatta, quella del lavoro rischia di trasformarsi in un Vietnam, vorrei proprio vedere l'esecutivo alle prese con le pensioni come suggerisce l'Fmi... questa sarebbe la "bomba atomica" che spazzerebbe via Renzi.

Non è nemmeno certo a questo punto che il Parlamento riesca a partorire una legge elettorale prima di eventuali elezioni. Come potrà essere questa nuova legge elettorale? Un Italicum corretto sulle esigenze di Berlusconi, nel caso il premier si appoggiasse a Forza Italia per farla passare. Un Italicum depotenziato e quasi proporzionale nel caso Renzi decida di accontentare la sinistra Pd e Sel.

Ma se non si troverà l'accordo ne con l'uno , ne con l'altro gruppo politico, si andrà al voto con il "consultellum", cioè una specie di proporzionale, che produrrà un Parlamento dove si potrà avere unicamente una maggioranza di grande coalizione. Una maggioranza che sarebbe ancora meno idonea per far passare le riforme volute da Draghi, dall'Europa e dall'Fmi, cioè in una parola dalla troika.

A questo punto diventerebbe inevitabile l'uscita prima dai parametri europei, e poi dall'euro. Già questo autunno sarà piuttosto complicato produrre una manovra correttiva come ci chiede l'Europa, viste le tensioni politiche che si stanno manifestando in queste ore. La situazione si fa pesante: i tagli non si faranno perché impossibili, nuove tasse ci saranno ma non potranno essere pesanti, perché rischiano di non essere accettate ne da destra, ne da parti della sinistra... Si sforeranno già ora i parametri europei? Si falseranno i dati come fatto spesso? Mi pare che tutti gli opinionisti siano in trepidante attesa.

venerdì 19 settembre 2014

Renzi è alla fine (7)


Avevo letto che sarebbe iniziata una campagna stampa anti Renzi, che i poteri forti o deboli che siano, non lo sopportano più. Ed infatti:

"È una richiesta di proroga indagini presentata al giudice per le indagini preliminari di Genova che fa scoppiare l’ultima bufera giudiziaria sul Pd. Anche se l’indagato non è un deputato o un candidato alle primarie, ma il padre del presidente del Consiglio. Tiziano Renzi è iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta. Un’indagine nata, dopo la dichiarazione di fallimento della società Chil Post srl il 7 novembre 2013, e seguita dal pm Marco Ayroldi e dall’aggiunto Nicola Piacente. L’impresa occupava si distribuzione di giornali e volantini.
...
Prima di diventare Chil Post la società si chiamava Chil ... Il futuro candidato alle primarie risultava assunto come dirigente dalla società di famiglia, la Chil Srl appunto, undici giorni prima che l’Ulivo lo candidasse a presidente della Provincia di Firenze nel 2004. Grazie a quella assunzione da dirigente (messo in aspettativa dopo l’elezione) i contributi della pensione del dirigente-sindaco venivano versati, di fatto, dalla collettività.

La Chil era stata creata da papà Tiziano. Dal 1999 al 2004 era stata intestata a Matteo e alla sorella, poi subentra il genitore. Nel 2006 Renzi senior vende il suo 50 per cento alle figlie Matilde e Benedetta. Chil arriva a fatturare 7 milioni di euro nel 2007. Poi cambia nome in Chil Post Srl e nell’ottobre del 2010 cede il suo ramo d’azienda a un’altra società creata dalla famiglia"

(www.ilfattoquotidiano.it)

Questo è un avviso, non di garanzia, ma al premier goloso di gelati che è ora di sloggiare. Che l'aria è cambita, la luna di miele con media e poteri economici è finita.

E non solo, anche il Pd sta per rivoltarglisi contro:

"La riforma del lavoro di Matteo Renzi spacca anche il Partito democratico. ... Matteo Orfini: “I titoli sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo”. Più duro ancora l’ex segretario Pierluigi Bersani che parla di “intenzioni surreali“: “E’ assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perché si parla di cose serie”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Non credo che nel Pd interessi qualcosa dei lavoratori visto che hanno appoggiato tutti i massacri europoidi. Credo piuttosto che anche qui sia stato mandato il messaggio al premier che dice "non te le faremo più passare tutte lisce". L'opposizione nel partito sembrava scomparsa, invece esiste ancora. Forse presso i vecchi dirigenti già si sa che Renzi non è destinato a percorrere i 1.000 giorni.

Ora a Renzi rimane qualche arma, ma non si sa ancora quanto efficace: due in particolare, la popolarità ancora alta e Berlusconi. In effetti potrebbe difendersi allargando la maggioranza a Forza Italia, rendendo palese quella che è già di fatto una grande coalizione. Ma poi il partito lo seguirebbe, o meglio lo seguirebbero in un numero sufficiente?

In ogni caso Berlusconi questa volta pretenderebbe una contropartita, come per esempio l'uscita dal pantano di Cesano Boscone. E credo che pretenderebbe anche di dare indicazioni sulla manovra. Sicuramente non accetterebbe di mettere la faccia su una stangata, anche se mascherata con tagli e 80 euro. E qui la situazione diventerebbe insostenibile per Padoan, il quale non potrebbe trovare le risorse sufficienti. Già si sa che i tagli non saranno di 20 miliardi, ma nemmeno della metà. Sarà di nuovo una manovra di tasse. Quindi Berlusconi se appoggiasse Renzi, lo costringerebbe a sforare i parametri europei, o a fare sotterfugi contabili.

In ogni caso si sta preparando una bella e pericolosa partita a tre: Renzi, Berlusconi e Napolitano. Ognuno ha le sue carte, le sue pedine da muovere. Napolitano potrebbe rimanere fregato da Renzi se questi accettasse l'appoggio di Berlusconi. Nello stesso tempo Renzi rischia di diventare ostaggio di Berlusconi e farsi molti nemici in Europa. Berlusconi rischia un inasprimento delle sue vicende giudiziarie se tenta di tornare protagonista, anzi antagonista di Napolitano e di quel che rappresenta in Italia ed Europa.

Di sicuro per Napolitano sostituire Renzi non sarà semplice come con Monti e Letta.

giovedì 18 settembre 2014

Bisognerebbe indire un concorso nazionale per il nuovo nome della moneta italiana


Si perché ormai ci stiamo avvicinando al rendez-vous monetario. Oramai l'argomento dell'abbandono dell'euro non è più un tabù. Cioè non lo è dove esiste un dibattito pubblico vero, quindi non in Italia. Ma se ormai se ne parla su Le Monde e su Die Welt, su quotidiani del cuore franco-tedesco dell'eurozona, allora vuol dire che manca poco all'appuntamento fatidico.

Su Le Monde si osserva che probabilmente l'uscita dall'euro della Francia, non è tutto questo disastro come invece sostiene la propaganda terroristica dei governi europei.

"Gli autori in un primo tempo danno conto dell'esistenza della Lex monetae ("L'indebitamento con l'uscita dall'euro"), vale a dire, il fatto che nel caso di un'uscita della Francia dall'euro il debito pubblico francese sarebbe convertito nella nuova moneta nazionale.
...
i debiti delle imprese finanziarie e non finanziarie emessi sotto il diritto estero o non riconvertibili non ammontano al 70%, ma al 33%, cosa che riporta la questione alla sua importanza relativa.
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secondo Jens Nordvig, se si uscisse dall'euro, le perdite sulle passività delle società sarebbero più che compensate dai guadagni sulle attività!
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Chi può credere per un solo momento che l'uscita non sarebbe negoziata o concertata? Come se gli altri paesi potessero accettarre una perdita sulle loro attività senza prevedere degli aiuti o un meccanismo di solidarietà? Chi può pensare anche che nel caso di un'uscita della Francia, che svaluterebbe e guadagnerebbe in competitività, altri paesi non seguirebbero (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo …)? Chi può infine credere che la moneta unica esisterebbe ancora se la Francia e questi paesi decidessero di uscire? In tal caso, non esistendo più l'euro, la questione diventerebbe obsoleta nel senso giuridico del termine.
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E' poi assolutamente possibile che i tribunali stranieri applichino la Lex monetae
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Che cosa è successo quando l'euro si è deprezzato bruscamente primi anni 2000? La Francia si è trovata in un buco nero, o invece ha attraversato uno dei suoi periodi economici migliori da molti anni a questa parte? Come ha fatto il Giappone a sopravvivere al deprezzamento del 25% del suo yen nel 2013? Come ha fatto il Regno Unito a rimanere in piedi dopo la svalutazione della sua moneta del 20% dopo la crisi? Le imprese sono state tutte messe a terra dal maggior costo del debito? La risposta è ovviamente no.

Stranamente, di questi fatti non se ne parla, né del fatto che per un paese che si riappropria della sua sovranità monetaria, avere la sua banca centrale significa poter limitare i presunti danni causati dalla svalutazione "
(vocidallestero.blogspot.it)

La Francia sta preparando il terreno di coltura per il prossimo cambio di regime monetario? Si sta cominciando a fare propaganda anti euro cancellando un po' alla volta gli anatemi terroristi del guai uscire dall'euro? Probabilmente si comincia a comprendere che non è più possibile continuare con piccoli aggiustamenti. Ma nemmeno con i grandi, come le riforme del lavoro e il taglio del welfare. Che fra l'altro la Francia non ha ancora fatto veramente, forse in attesa che le cose si aggiustassero da sole (non per niente li chiamiamo "cugini d'oltralpe").

Ma ancora più impressionante è l'articolo apparso su Die Welt, perché è dedicato proprio a noi italiani. E' riassumibile con la domanda: "ma cosa ci fate ancora nella moneta unica? per voi è solo un danno...".
E' quasi incredibile che esca un'analisi così condivisibile su un quotidiano conservatore tedesco, che in pratica evidenzia tutti i fattori contrari all'euro per l'Italia, elencati dai vari economisti ed opinionisti "eretici" sempre tacciati di diffondere idee stupide, pericolose e disfattiste.

"Per l’Italia non ci sono validi motivi per restare nell’unione monetaria. Non ci sono mai stati.
...
L’economia italiana si trova da sei anni in una depressione permanente. Dal suo picco nel 2007, il PIL è crollato drammaticamente al livello di 14 anni fa. La produzione industriale è in una situazione paragonabile a quella degli anni '80. I settori competitivi e le attività produttive stanno scomparendo: la disoccupazione giovanile è intorno al 42 per cento. Prima che la Lira si legasse al D-Mark nel 1996, il produttivo nord Italia fece registrare per l’ultima volta un sano surplus commerciale con la Germania, con un Marco tedesco che si rivalutava regolarmente.

Il mercato immobiliare è attualmente in caduta libera in molte regioni. Circa il 90 per cento degli italiani sono insoddisfatti del proprio Paese, una percentuale di insoddisfazione che posiziona l’Italia al quart'ultimo posto al mondo, peggio che nei territori palestinesi o in Ucraina. Il livello di indebitamento in rapporto al PIL è ora al 135 per cento. Alla fine di quest’anno salirà probabilmente al 140 per cento. L’anno scorso era ancora al 130 per cento.
...
Con un’inflazione pari a zero, per essere in regola l’Italia dovrebbe avere un avanzo primario, esclusi gli interessi, del 7,8 per cento, in modo da poter coprire gli interessi, gli ammortamenti e i servizi pubblici necessari. Questa è pura fantasia. La situazione italiana è uno dei motivi per cui la Banca centrale europea (BCE) ha già perso la partita ed è nel panico, come mostrano chiaramente le misure dell’ultima riunione del Consiglio direttivo della BCE.

Così l’Italia uscirà dall’unione monetaria – dovrà farlo per forza. La democrazia e la politica in Italia si trovano di fronte ad una dura prova, paragonabile alla situazione creatasi con l’inizio (1861) e la fine (1946) della monarchia italiana, compreso l’intermezzo fascista.

Ciò che tiene (ancora) assieme l’Italia, sono alcuni fattori: tassi di interesse storicamente bassi, l’irrazionale assegno in bianco di Berlino per salvare e garantire fiscalmente l’Italia e tutti gli altri paesi dell’Euro (Trattato ESM), e l’audace tentativo della BCEdi acquistare obbligazioni ad alto rischio dalle banche italiane (ABS, RMBS) attraverso un sistema di dubbia regolarità per comprare (direttamente o indirettamente) titoli tramite terzi beneficiari privati (Blackrock), ridistribuendo i rischi verso i contribuenti europei e tedeschi. Secondo i calcoli della banca d’affari italiana Mediobanca, la crescita economica in Italia dipende circa per il 67 per cento dal valore esterno dell’euro (Germania: 40 per cento). Non c’è da stupirsi, se ora la BCE e Wall Street stanno cercando di deprezzare l’euro rispetto al dollaro,spingendolo verso la parità, per stabilizzare l’Italia. Il sistema barcolla e la politica non sa che pesci pigliare.

Tutto questo non salverà l’Italia. Si stanno già preparando nuovi shock esogeni.
...
L’Italia, con le sue risorse naturali, le sue 2.451 tonnellate d’oro (pari a circa il 67 per cento delle riserve di valuta estera di Roma oggi) e altri beni geo-strategici, può creare le basi per la sua nuova moneta. E per tutti i nostalgici: no, la nuova moneta non si chiamerà certamente Lira."

(vocidallestero.blogspot.it)

A parte la solita cantilena dell'Italia sulle spalle del contribuente tedesco, quando in realtà l'Italia partecipando con il proprio bilancio al salvataggio di Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna ecc. in realtà ha contribuito a salvare le banche tedesche, i tedeschi stanno cominciando a scaricarci.

Certo però così scaricheranno anche l'euro, perché se esce un paese subito ci sarà la coda all'uscita, e anche loro si troveranno in guai seri. Le loro banche sono state rifocillate solo in parte con i nostri introiti fiscali (e di altri paesi), perché probabilmente le banche tedesche non sono salvabili, e alla prossima grande crisi se ne vedranno delle belle anche in Germania.

In ogni caso si sta prendendo coscienza del fatto che il sistema euro non è più sostenibile. Solo in Italia questa presa di coscienza non è ancora avvenuta nelle élite, soprattutto di sinistra. Persino Prodi che critica profondamente l'Europa dell'austerità, poi continua ad affermare che l'uscita dall'euro sarebbe un disastro, un suicidio. Mentre invece i suicidi economici avvengono ora all'interno dell'euro.

Comunque questi sono tutti segnali da cogliere. Il loro significato è che il momento delle decisioni gravi è vicino. Il popolo italiano non potrà sopportare a lungo ulteriori pressioni fiscali, ulteriori precarizzazione del lavoro, ulteriori tagli di trasferimenti ecc. Probabilmente non ci sarà una vera ribellione, ma un declino tale che nemmeno più lo Stato, mandando a casa nostra i Carabinieri, sarà in grado di esigere il pagamento delle imposte. Non si può ricavare sangue dalle rape. Lo Stato già ora ogni volta che aumenta la pressione fiscale vede diminuire le entrate, siamo già al punto di non ritorno.

Siate ottimisti, la galera dell'euro sta per terminare...

mercoledì 17 settembre 2014

Dalla Fed il colpo di grazia?


La signora Yellen, capo della Fed, sta pensando di terminare la serie di Quantitative easing, ed anche di aumentare i tassi americani. Questo perché le statistiche economiche americane indicano che gli Usa sono in ripresa accentuata. Non credo molto a questa supposta ripresa.

"Ve la possono raccontare come vogliono. Ovvero che l’Economia USA “tira”, che il PIL sale, che la disoccupazione ufficiale scende. Ora chiedetevi:
1 - Come mai se la disoccupazione ufficiale scende, il numero di americani senza un lavoro rispetto alla popolazione è ai massimi storici
2 - Come mai se tutto va bene la popolarità di Obama è ai minimi storici
3 - Che genere di “lavoro” si trova in USA, ovvero di che roba è composto il dato mensile di nuovi posti di lavoro creati?
...
La verità è che l’economia (e la finanza) USA è ancora largamente sussidiata da aiuti di Stato e si regge unicamente sulla capacità americana di:
1 - Vendere il proprio debito a tassi molto bassi
2 - Continuare a vendere i propri dollari al mondo

E dal punto di vista del rapporto fra economia reale e aiuti di Stato (Fed compresa) l’economia americana è in una situazione ben peggiore addirittura di quella europa"

(www.rischiocalcolato.it)

Funnyking nutre dubbi sull'operato futuro della Fed, in quanto sarà difficile aumentare i tassi con un livello di debito Usa molto alto, simile a quello italiano (125% sul Pil) se si considerano i debiti di tutte le amministrazioni e non solo del governo federale.

Ma ammettendo che la baracca Usa regga un aumento dei tassi, la stessa cosa potrebbe essere pericolosa per la baracca italiana. Se i tassi aumenteranno negli Usa, lo si dovrà fare anche in Europa sui rispettivi titoli di Stato. Anche a causa della fine del Qe che ha fornito molta liquidità in cerca di investimento sicuro, ed ha contribuito alla discesa del nostro spread. Intanto l'Europa di Merkel&Draghi dorme sonni profondi fra guanciali di deflazione, e di Qe in stile Fed non se ne parla per niente. Non che siano risolutivi, ma sevono a tenere sotto controllo il debito pubblico.

"Draghi, piegandosi alle richieste della Germania (che non vuole indietro denaro inflazionato incastrato nei crediti Target-2), ha fatto capire a chiare lettere che un €uro-QE “non s’ha da fare”: del resto, l’immobilismo di U€ ed €urotower non si smentisce mai. Come mai si smentirà lo spirito “uber-alles” teutonico che più di una volta ha già mandato il pianeta nel baratro. Sia chiaro che non ho nulla contro il popolo tedesco ma contro chi li governa si. Godranno ancora per poco di quella residuale crescita che hanno costruito sulle MACERIE dell’intera Europa ma a partire dall’inverno, quando Putin farà pagare soprattutto a loro il salato conto delle politiche imbecilli e autolesionistiche condotte dalla UE (di cui sono l’azionista di maggioranza) cominceranno a sentire i contraccolpi di quella mancanza cronica di domanda che non potrà far altro che peggiorare, tanto da “questaparte” (Paesi avanzati) che da “altraparte” (emergenti e in via di sviluppo). Come ampiamente previsto c’è stato già il primo abbassamento delle stime di crescita del PIL globale e presto ne seguiranno altre."
(scenarieconomici.it)

Non so quando suonerà la sveglia nella società tedesca abbagliata dalla propria immagine di splendore apparente, ma temo che si suonerà quando è già tardi. Di solito i tedeschi hanno fatto così nella loro storia. E noi naturalmente ci stiamo andando dietro nella più classica tradizione repubblichina (sociale).
L'Italia ormai è spacciata, lo dicono anche i banchieri che prima tacevano. Basta un altro piccolo sisma finanziario-economico e crolla tutto:

"“Questa è una catastrofe per le finanze del paese. Stiamo per arrivare a una ratio del debito del 145%”, ha dichiarato Antonio Guglielmi, esperto di Mediobanca. (N.d.R. Io ve lo anticipo da almeno 18 mesi...ma se lo dice Mediobanca allora tutti "ohhhhh!")
“Chi conosce il numero massimo che il mercato tollererà?
Il numero è già preoccupante, e il tempo ci dirà se questo gioco di poker di Draghi si rileverà un successo. Ci vorrebbe una bomba nucleare monetaria per cambiare la situazione.
Se Draghi alla fine non farà nessun intervento di rilievo – e c’è molto scetticismo sui piani della Bce – l’Italia è morta”, ha dichiarato.
Sono stati giorni tremendi per l’economia italiana, scrive Ambrose Evans-Pritchard: l’Istat ha dichiarato oggi che la produzione industriale è crollata dell’1% in luglio, e l’1,8% da un anno.
Si tratta della perdita di un quinto della produzione dal 2008"

(www.ilgrandebluff.info)

Ascoltare il discorso dei 1.000 (+ o - 30) giorni di Renzi fa cadere le braccia se solo si tiene a mente la situazione disastrosa dell'Italia. Anzi non si riesce proprio a mantenere l'attenzione sul cumulo di sogni e idiozie partoriti dal governo. Un discorso vuoto, fatto di slogan e buoni propositi completamente fuori tempo e luogo. Un modo per suonarsela e ballarsela mentre il Titanic Italia affonda lentamente. Devo dire che un po' compatisco questo premier che evidentemente ottenebrato dalla sua vanagloria non vede il disastro verso cui stiamo procedendo. Non capisco più se ci prende in giro, se tenta di tenere calmo il popolo, o se non capisce ciò che accade nel mondo. Forse c'è una miscela di tutto ciò.

Comunque comincio ad essere ottimista. La situazione peggiora e sfugge sempre più di mano, questo significa che la fine dell'euro è vicina. Sarà difficile per lo Stato italiano resistere all'interno della gabbia Ue ancora per altri anni. Lo schianto è vicino. La liberazione è vicina. Anche gli organi di stampa ufficiali francesi cominciano a pensare che l'uscita dall'euro sia una liberazione, e che non comporti poi tutti questi disastri ipotizzati.

E se si uscirà dall'euro cambierà paradigma, almeno per noi europei. Verrà accantonato il neoliberismo anglosassone per un bel po', poiché gli Stati dovranno intervenire direttamente in economia, per rianimarla (industria) e salvarla (banche). Si tornerà a politiche più o meno keynesiane, più o meno socialiste. E forse la ripresa dell'Europa con i soldi pubblici, farà bene anche agli Usa ed all'Asia. Sperando che nel frattempo gli americani non impazziscano e tentino di uscire dai loro problemi dichiarando guerra a tutto il mondo.