domenica 7 settembre 2014

Dalla padella europea alla brace americana


Interessante articolo su Comedonchisciotte.org che analizza la vignetta su l’Economist che ha fatto in parte indignare gli italiani per quel gelato in mano a Renzi. In realtà non era solo uno sberleffo al premier italiano, il suo significato era più vasto.

“La copertina di "The Economist" dedicata alla barca dell'euro che affonda, è così diventata per i media laquestione del gelato di Renzi. Nella barca della vignetta ci sono però anche la Merkel e Hollande, che, insieme con Renzi rappresentano una sorta di famigliola ignara, avviata verso il naufragio. Più in basso nella vignetta c'è il presidente della BCE, Draghi, rappresentato come l'unico consapevole, ma impegnato a cercare di salvare la barca con strumenti inadeguati.

Nella famigliola europea raffigurata da "The Economist", Renzi viene visto come il figlioletto, il nuovo arrivato, e questo era il senso del gelato collocatogli in mano.

Evidentemente non era lui il bersaglio principale della satira, eppure i media italiani hanno fatto finta che così fosse, mettendo sù una pretestuosa questione di orgoglio nazionale.”

Siamo così offuscati da questioni politiche interne da non vedere il messaggio principale della copertina del giornale inglese. E soprattutto i media italiani non possono e non vogliono mettere in dubbio l’euro:

“La consapevolezza che il tempo dell'euro stia scadendo, è consentita alle opinioni pubbliche di Paesi come la Francia, la Germania o la Gran Bretagna, ma non a quella italiana, poiché qui nei prossimi mesi ci sono le famose "riforme" di marca FMI da varare. Che le "riforme" e le "spreming review" non avranno alcun effetto sulla sopravvivenza o meno della moneta unica, questo oggi in Italia è il vero segreto di Stato.”

La moneta unica probabilmente prima o poi salterà. E’ nella legge delle unioni monetarie, soprattutto quelle mal congegniate, che non resistano al tempo. A meno che non si formi un vero Stato centrale europeo. Ma questa è una prospettiva che vedo molto improbabile al momento. Non tanto perché gli europei non lo vogliano, ma perché non lo vogliono le rispettive élite nazionali europee.

Pertanto è logico che i centri finanziari, di cui l’Economist è una delle voci, si aspettino già un futuro diverso da quello rappresentato dall’euro:

“Il settimanale britannico ci fa sapere che il lobbying finanziario si prepara alla fine dell'euro, ed ovviamente ci sono già pronte altre soluzioni. L'anno prossimo dovrebbe essere avviato il mercato transatlantico tra UE ed USA (il TTIP o "NATO economica"), e chiaramente ciò avrà ripercussioni anche sul piano monetario. Se la recessione tedesca dovesse cronicizzarsi nei prossimi mesi, la già fittizia leadership tedesca in Europa sarebbe ulteriormente screditata e indebolita, perciò la dollarizzazione dell'Europa si presenterebbe come una prospettiva credibile, e sarebbe resa persino desiderabile per l'opinione pubblica. Gli USA potrebbero facilmente spacciarsi come i salvatori della barca europea che affonda, tanto più che ci sarebbe la "minaccia-Putin" da tenere a bada.

Risulta sempre più evidente che la realizzazione del TTIP richiede che l'Europa ci arrivi in pessima salute, non come un partner degli USA, ma svolgendo la parte del paziente da strappare dal coma. Una delle regole auree dell'imperialismo è che ci si inventi dei nemici, in modo da poter fregare soprattutto gli "alleati".”

Quindi la nostra storia futura è già stata disegnata dalla finanza occidentale. Dopo aver fatto la fine della Grecia, ci aspetta un cammino in direzione Argentina. Il cui primo default del 2001 fu proprio provocato dall’aver legato la propria moneta al dollaro.

Ci stiamo incamminando su un percorso di miseria crescente e cadute rovinose a ripetizione. Se era già troppo difficile stare al passo dell’Europa continentale, diventerà pressoché impossibile stare a quello degli Usa+Eu. Le aziende italiane ne avranno ben pochi vantaggi, infatti saranno avvantaggiate le multinazionali che potranno anche non seguire la legislazione italiana, come prevede il TTIP.

L’unico modo che avrebbero le piccole e medie aziende italiane per salvarsi, sarebbe quello di prendere tutto il blocco di norme e leggi italo-europee e buttarle via, sostituendole con le stesse che utilizzeranno le imprese multinazionali. Una mole di lavoro impossibile da far svolgere a un Parlamento italiano frantumato politicamente e normato da regolamenti bizantini. E soprattutto un lavoro impossibile sulla fiscalità.


L’Italia senza più sovranità monetaria, senza più sistema produttivo distrutto dall’austerità e fiscalità, con una enorme spesa per le pensioni e una forza lavoro ridotta, è destinata ad un rovinoso collasso economico. Potrebbero verificarsi ondate di licenziamenti pubblici, riduzioni ad assegni di miseria delle pensioni, quasi cancellazione del welfare. A meno che gli italiani si sveglino per tempo ed affidino il loro voto a forze politiche non dico in grado di portarci fuori dal guano, ma almeno capaci di opporsi a questo disegno e non di esserne complici fra un gelato ed una battuta sagace.

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