lunedì 25 maggio 2015

L'Europa salta per aria come nel 15


Il 2015 è un anno che non smentisce le premesse. Si stanno accumulando a poco a poco tutte le contraddizioni europee, che probabilmente potrebbero anche esplodere all'unisono in un fragoro fuoco d'artificio economico-finanziario. Ma non sarà una festa.

Tutto il lavoro svolto da Bruxelles, dalla Bce e dall'Fmi per lenire i problemi della crisi che ha investito l'euro nel 2010, potrebbero essere vanificati. Sforzi che del resto, bisogna ammetterlo se non si è ciechi di fronte alla realtà, sono stati inutili e dannosi. Infatti i denari che sono stati "investiti" nei vari salvataggi, non solo della Grecia, ma anche di Portogallo e Spagna non hanno fatto altro che far esplodere ulteriormente i debiti. Per non parlare della nostra Italia, il cui debito pubblico fa un record dietro all'altro. Tutto frutto delle perverse contradduizioni dell'euro.

Che cosa hanno migliorato gli interventi di questi enti sovrannazionali, se non i bilanci di alcune banche tedesche, e difficile capirlo. Tutti i soldi dei salvataggi sono serviti per lo più a mettere al riparo i creditori, che prima del 2010 avevano fatto pazzi investimenti nei paesi Piigs.
Sembra un secolo fa, eppure anche in Italia c'è stato un periodo in cui avere un mutuo era facile come fare la spesa al supermercato, e le banche erano così generose da offrirti più soldi del valore dell'immobile. Questa follia del passato ha interessato tutti i Piigs, in Spagna anche peggio che da noi. Oggi la paghiamo. Ma invece di pagarla metà ciascuno debitore e creditore, si pretende che siano solo i debitori a soccombere.

Le trattative sulla Grecia sono ad un punto morto, con le due parti che si minacciano a vicenda. Da una parte l'ex troika minaccia che se non si arriverà ad un accordo, cioè se Syriza non capitola sull'austerità, non arriveranno i nuovi fondi.
Dalla parte opposta il governo greco tenta di dividere i creditori: se non arriverà la prossima trance di prestiti sarà impossibile pagare l'Fmi. Forse la Grecia ha meno da perdere in questo momento, e quindi può tener duro e rischiare di far saltare il pagamento all'Fmi.

"La Grecia non è in grado di pagare le rate del prestito del Fmi perché non ha i soldi per farlo. la dichiarazione-choc è stata fatta dal ministro dell’Interno Nikos Voutsis ai microfoni della televisione Mega. «Le quattro rate per il Fondo Monetario Internazionale a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro. Questo denaro non sarà versato, perché non c’è», ha dichiarato.
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Il ministro delle Finanze greco Yannis Varoufakis, in un’intervista rilasciata alla Bbc, ha dichiarato che l’uscita della Grecia dalla moneta unica «sarebbe l’inizio della fine per il progetto dell’euro». «Se ci si trova in un’unione monetaria - ha aggiunto - uscirne è catastrofico». Varoufakis ritiene che «una volta che si mette nella testa degli investitori che l’euro non è indivisibile è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi». «La Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. - ha detto Varoufakis - Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi li abbiamo “incontrati” a tre quarti del percorso. Ora devono venirci incontro loro nell’ultimo quarto del cammino»."

(www.corriere.it)

"E si aggiunga che la Grecia ha i soldi in cassa per pagare le pensioni e gli stipendi di Maggio, forse anche quelli di Giugno (forse..) poi festa dfinita.

2- Continua il quinto mistero di Fatima per gli euroscettici, ovvero che “nonostante” l’austerity il popolo greco ha maggiore timore di rimettere in mano la moneta al proprio stato sovrano rispetto al terrificante e malvagyo Euro:
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Situazione che è destinata a ribaltarsi nel momento in cui non ci saranno più Euro per pagare il settore pubblico.

A quel punto qualsiasi pezzo di carta straccia colorata a corso forzoso e avente valore legale andrà benissimo.
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Cosa succede da domani:

1.Il mercato crederà ancora per un pochino che alla fine un accordo ordinato (che comprenda il default greco, inevitabile) si troverà.

2.I greci continueranno a ritirare cash (cioè Euro) dalle loro banche e continueranno a fare bonifici in banche non greche, consiglierei di evitare banche estere nella zona euro.

3.Le banche Greche continueranno a chiedere altro cash alla BCE.

Se si trova un accordo ovvero: sussidiare i greci e rinunciare a una parte consistente del credito che i contribuenti eurpei vantano verso la grecia i mercati vivacchieranno tranquilli.

Se non si trova un accordo ovvero: l’Europa smette di sussidiare i Greci e gli fa implodere il 100% del sistema bancario zombie in tempo zero e ovviamente rinuncia lo stesso a vedere onorato il credito vantato dai contribuenti europei verso la Grecia (il pagamento di quel debito non è una questione che si accorda con la realtà). A quel punto il mercato ballerà. Francamente però non credo che il Default o il Grexit abbiano un impatto immediato sull’architettura dell’Euro. Nel medio periodo sarà più una questione politica che finanziaria. Anzi è sempre stata una squisita questione politica.
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alla fine di questo casino andrebbe fatta una critica seria alla Germania, ovvero sulla oggettiva inefficacia della sua leadeship in Europa."

(www.rischiocalcolato.it)

Si alla fine ci dovremmo chiedere perché abbiamo accordato tanta fiducia alla Germania, ma a questo punto direi che è troppo tardi per le recriminazioni nazionali. Abbiamo già superato il punto di non ritorno. La situazione critica in Grecia sta contaggiando l'Europa periferica.

Ad ogni modo che venga concesso alla Grecia il permesso di evitare l'austerità, o che ci sia un grexit in piena regola, si tratta sempre di dover prevedere una forma di default. I creditori in entrambi i casi perdono molti soldi, per questo la ex troika non vuole cedere a tutti i costi. Ma è in gabbia tanto quantio il governo di Tsipras. E se poi l'ex troika cedesse, si formerebbe la coda ai cancelli delle istituzioni europee per avere altre deroghe, permessi, soldi ecc. e quindi il sistema finanziario ne verrebbe minato definitivamente.

"in Grecia dove si sta arrivando a grandi passi al momento decisivo: Atene non ha piegato la testa al summit di Riga, ma personalmente continuo ad avere la sensazione che ci siano dei non detti essenziali dentro la visione di Syriza, che si viva un po’ alla giornata in attesa degli eventi, come dentro a un “punto zero” nel quale tutto possibile. A mio personalissimo parere se non si è ancora arrivati al redde rationem è anche perché la stessa controparte europea non sa bene che fare. Non può tollerare disubbidienze riguardo ai massacri sociali in nome della moneta unica anche se è ormai noto che essi sono controproducenti: l’economia in sé c’entra relativamente, è la politica che sta dietro a tutto questo che conta.
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ora sembra farsi strada l’idea di una parziale retromarcia rispetto alla prima linea Schäuble: una robusta ristrutturazione (leggi cancellazione) del debito purché però non vengano disattesi i dikat della troika che impongono di colpire a morte le pensioni, licenziare decine di migliaia di persone, abbattere ancora i salari e qualsiasi tutela sul lavoro, privatizzare tutto il privatizzabile, compreso il territorio.
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Le cose però non sono così facili: dietro tutto questo si nasconde una bomba atomica creata dalla tracimazione del sistema finanziario che non conosce più limiti: sia l’uscita della Grecia dall’euro, sia una cancellazione del 50% del suo debito avrebbero oggi enormi conseguenze. Qui non si tratta più dei 350 miliardi di titoli sovrani emessi da Atene per far fronte a situazioni sostanzialmente create dalle imposizioni austeritarie conseguenti a Maastricht, si tratta invece di una cifra probabilmente dieci volte maggiore, a stare bassi, dovuta alla massa enorme di derivati sottoscritti dalle banche ( in particolare Deutsche Bank e Paribas) come assicurazione contro il ribasso dei titoli greci. Sarebbe in ogni caso un bagno di sangue a testimonianza del vicolo cieco nel quale si trova l’Europa della moneta unica con i suoi aedi, turibolatori e speculatori: quella che alla fine rischia di crollare tutta insieme al prossimo terremoto senza preparazione e senza preavviso o di diventare una dittatura del denaro."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

E mentre la Grecia agonizza, arrivano altri segnali inquietanti per l'élite finanziaria europea. Le elezioni regionali e municipali in Spagna, e quelle polacche hanno dato un esito non propriamente auspicabile per Bruxelles. Sono elezioni che esprimono messaggi diametralmente opposti, ma con unico denominatore comune: l'antipolitica che punisce i partiti di centro ed il rifiuto verso questa Unione Europa.

E' una serie di mazzate devastanti.

"Il terremoto annunciato per la politica spagnola alla fine si è verificato alle amministrative e regionali di ieri (gli spagnoli sono andati alle urne per rinnovare 8.122 municipalità oltre che per assegnare i seggi nei parlamenti di 13 delle 17 regioni del Paese), che hanno visto i post-indignados di Podemos prendere Barcellona, avvicinarsi anche alla conquista della capitale e imporre ai due grandi partiti tradizionali Pp e Psoe un drastico ridimensionamento: 4 anni fa i popolari aveva ottenuto la maggioranza assoluta in 8 regioni, oggi devono scendere a patti con altre forze politiche."
(www.ilfattoquotidiano.it)

E' un campanello d'allarme drammatico per i poteri finanziari europei ancora alle prese con la crisi greca irrisolta. Perché in Spagna si voterà alla fine del 2015, ed anche quella nazione potrebbe precitare in un vortice simile a quello greco. A quel punto Bruxelles e Berlino potrebbero ritrovarsi con due paesi avversari e coalizzati contro l'austerità. E una crescente massa di debiti pubblici e prvati sempre più barcollanti ed ingestibili. L'euro e gli spread potrebbero tornare a volare sulle montagne russe.

A questo punto si può anche affermare che il quantitative esaing della Bce dimostra tutta la sua insufficienza. Probabilmente Draghi dovrà sbacare alla grande per fronte ad una tempesta sempre più forte e travolgente. Dovrà cominciare a comprare debito pubblico di qualsiasi genere, senza garanzie e senza fare troppo lo schizzinoso.

La Spagna mi ricorda per certi versi gli Usa: dove c'è una ripresa economica micidiale, sono entrambe un modello da seguire per tutti, salvo poi che Obama perde clamorosamente le elezioni di medio termine, ed ora anche il Patido Popular segue la stessa sorte. La ripresa è così forte che americani e spagnoli non se ne sono accorti...

"in Polonia si è votato e con qualche sorpresa ha vinto un candidato di un partito centrista alternativo a quello di governo (in Polonia la sinistra è completamente scomparsa)
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Andrzej Duda è il nuovo presidente della Polonia. Al ballottaggio ha battuto con il 53% Bronislaw Komorowski, esponente della Piattaforma civica (Po), il partito centrista che domina la scena politica dal 2007. Duda è invece membro di Diritto e Giustizia (PiS)
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Perché Duda ha vinto? Perché i polacchi non hanno confermato Komorowski, vista la buona situazione economica del paese, che continua a registrare tassi di crescita superiori non solo a quelli dei vicini, ma alla media europea? Una spiegazione l’ha fornita il nostro redattore Pierluigi Mennitti. In un suo articolo alla vigilia del ballottaggio aveva ricordato che le tendenze di voto in Polonia ricordano sempre più quelle occidentali. Anche nel più grande paese dell’Europa centrale emerge infatti il malcontento verso i partiti tradizionali e sorge un’unione tra apocalittici e integrati, tra vinti e vincitori della transizione, come della crisi.
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Una componente moderna, senza con questo attribuirle alcun giudizio di merito, simile a quelle presenti in tanti paesi dell’Europa occidentale, allo stesso tempo frutto del benessere conseguito in questi anni dalla Polonia e dell’inevitabile diseguaglianza con cui si è spalmato sulla società.

Apocalittici o integrati, arrabbiati o apolitici, indignati anti-corruzione o semplici scontenti della politica: un magma di istanze, a volte anche contraddittorie fra di loro, più facilmente unificabili da un outsider stravagante come Kukiz
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l’errore di Komorowski è stato quello di cullarsi sulla stabilità del paese e di non capire che fuori dal palazzo la gente era insoddisfatta."

(www.rischiocalcolato.it)

E non finisce qui. Persino nelle lande ritenute più "sicure" dagli euro-burocrati sta germogliando il germoglio della rivolta.

"Gli Austriaci Stanno per Chiedere di Uscire dall’Europa (Iniziativa Popolare dal 24 Giugno al 1 Luglio 2015)

Eppure, segni del risveglio popolare, di fine della passività, si notano. A volte senza far rumore. Il 7 gennaio 2015, un progetto di iniziativa popolare (Volksbegehren) sulla uscita dalla UE è stato accettato dal ministero austriaco dell’Interno. Anche se questa speciale forma di democrazia diretta è prevista dalla legge fondamentale austriaca, non è stato facile: la prima raccolta di firme (diecimila) è stata ritenuta ininfluente dalla Corte costituzionale. Una seconda raccolta, con firme raddoppiate, non ha potuto più essere gettata nel cestino. Sicché, tra il 24 giugno e il primo luglio prossimo, per otto giorni, tutti gli austriaci potranno iscriversi sulle liste ufficiali del loro comune per esprimere ufficialmente, con la loro firma, la loro volontà di uscire dalla UE.

Qui sotto, un estratto del testo ufficiale dei promotori dell’uscita dalla UE:

• Solo l’uscita dalla UE ci permetterà di sfuggire ai famigerati accordi transatlantici di libero scambio tra UE ed Usa (TTIP) e Canada (CETA).

• L’Austria recupera una parte minima dei miliardi di euro annuali che servono alla ‘promozione’ della UE. Per questi pagamenti annuali, noi siamo contributori netti da venti anni.

• L’Austria non ha nemmeno il ‘diritto’ alla co-decisione sull’utilizzo di questi fondi.

• A conti fatti, l’appartenenza alla UE dopo 20 anni è un affare in perdita per l’Austria, ha condotto a diminuzioni delle prestazioni sociali e degli investimenti pubblici in favore della popolazione.

• Se esce dalla UE, l’Austria non economizzerà solo i pagamenti annuali in qualità di contributore, ma anche i diversi «fondi di salvataggio per l’euro».

• Le obbligazioni di deposito (che valgono miliardi di euro) per il Meccanismo europeo di stabilità e le enormi garanzie per il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF) sarebbero cancellate.

• L’Austria potrebbe reintrodurre la sua moneta e condurre una politica monetaria che serva anzitutto alla sua economia nazionale.

Ed ecco la conclusione del testo:

«Vogliamo di nuovo vivere in un Paese libero e neutrale senza essere una ‘colonia’ di Bruxelles e di Washington. Non vogliamo essere trascinati in conflitti all’estero che non ci riguardano affatto e sono un vero pericolo per la pace. Fermiamo subito queste pretese, altrimenti sarà troppo tardi».
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Purtroppo la democrazia diretta austriaca non è forte e compiuta come quella svizzera e dunque le Iniziative Popolari (Volksbegehren) non hanno una forza di legge che impegna il parlmento a eseguirle.
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gli Austrici, li conosco molto bene per questioni che riguardano le mie origini familiari, e credetemi, sono il popolo europeo con lo spirito più libero (e libertario) che esista. Non a caso hanno (ancora, e dovranno lottare per mantenerlo) scritto nella loro costituzione il diritto al segreto bancario. Sotto traccia e nemmeno troppo in Austria sta divampando un odio viscerale verso le ingerenze europee, Haider non fu un “incidente della storia” e mi aspetto che dall’Austria e dai suoi cittadini esploda la critica più radicale e vincente alle urne verso Euro e Europa."

(www.rischiocalcolato.it)

Qui sta per saltare tutto. Non so immaginare quali tipi di turbolenze economiche, sociali e politiche tutto questo sommovimento del '15 potrà provocare. Mi spaventa il fatto che in questi giorni si commemorino i 100 anni dall'inizio della prima guerra mondiale. Purtroppo mi pare ci siano tutte le premesse per veder crescere enormi contrasti e tensioni fra i popoli europei. La moneta unica, invece di unire l'Europa, la sta portando di nuovo al disastro. Speriamo che l'esperienza del secolo breve, l'amicizia fra i popoli europei, ed il buon senso permettano di evitare il peggio.

sabato 16 maggio 2015

Grecia: da piigs a brics



"Fitch conferma il rating della Grecia a CCC, ampiamente all'interno del livello 'spazzatura', citando la mancanza dell'accesso al mercato e le incertezze sull'emissione di nuovi prestiti da parte dei creditori. "Ci aspettiamo - si legge in una nota diffusa nella tarda serata di ieri - che il Governo superi l'attuale crisi di liquidità senza impatto sui bond detenuti dai privati, ma il default è una possibilità reale".
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Yanis Varoufakis, rassicura: "la Grecia pagherà regolarmente stipendi e pensioni, ma non darà l'ok a misure inaccettabili solo per trovare un intesa con i creditori". "Sia i creditori che la Grecia hanno una linea rossa nelle trattative e tutti i problemi devono essere concordati per trovare un accordo"
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la situazione della Grecia "non è sostenibile", secondo il membro della Bce Yves Mersch. "Siamo alla fine del gioco" in Grecia, dove - ha aggiunto - la situazione è "grave". E la stessa Grecia non sarà in grado di pagare la rata di giugno (che scade il 5) al Fondo monetario internazionale se non raggiungerà un accordo con i creditori internazionali."
(www.ansa.it)

La Grecia si sta dimostrando un avversario tosto per l'Fmi. Abituato a trattare dall'alto in basso i paesi del terzo mondo, a travolgerli con le sue politiche di rapina. Ma la Grecia è un paese della vecchia Europa, e non pare cedere alle richieste della finanza criminale internazionale. Tsipras sembra sempre sul punto di accettare tutte le richieste della ex troika, ma evidentemente non è così. Compie passi avanti solo di facciata, non sodddisfa i criteri neoliberisti e più antidemocratici. In poche parole non si piega ai dictat delle grandi istituzioni finanziarie. Syriza ritiene che la politica abbia il diritto di guidare l'economia, le istituzioni finanziarie considerano la politica e la democrazia un ostacolo alle proprie mire.

La Grecia si sta dimostrando un  caso piuttosto ostico e probabilmente anche un pericoloso. La Grecia potrebbe rappresentare una svolta geopolitica poco gradita per l'Europa, gli Usa, l'Fmi. Ormai il corteggiamento fra Grecia e Russia è arcinoto. La Russia intende costruire il gasdotto Turk Stream, che a dispetto del nome, giungerebbe propio in Grecia dal Mar Nero, rendendo il paese europeo strategico per la Russia. Il legame possibile con la Russia, e l'avvicinamento alla Cina attraverso la vendita del porto del Pireo, sono segnali che penso non debbano essere sottovalutati.

Putin sta inviando messaggi di grande interesse verso la Grecia. Chiaramente con il fine non ultimo di destabilizzare l'Unione Europea, ed il rapporto di questa con gli Usa e la Nato. Perchè è ovvio che se la Grecia finisse nell'orbita russa, la colpa non sarebbe solo dei greci. Ma anche dell'ottusità dei funzionari europei, della Germania, dei banchieri ecc. Per questo Putin sta spingendo sempre più sull'acceleratore:

"Ogni grande colosso, ogni grande istituzione ha sempre un punto debole, un “tallone d’Achille”. Quello dell’Unione Europea è certamente la Grecia. Ma non solo, essa potrebbe risultare il punto debole del Fondo monetario internazionale (Fmi)
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Putin sembra averlo capito benissimo (a differenza della Merkel e degli esponenti del Fmi). E’ di oggi infatti la notizia che Putin avrebbe proposto a Tsipras un’offerta molto allettante: entrare nella “Nuova banca di Sviluppo” dei Brics
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In essa ogni stato fondatore capitalizzerà una cifra già definita in partenza, proporzionale al proprio PIL (la Cina sarà il paese che metterà le maggiori riserve, ossia 41 miliardi, il Sudafrica le minori, appena 5 miliardi). L’obiettivo di questo progetto è di fungere da alternativa al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale, ridimensionando così lo strapotere della moneta maggiormente favorita da questo sistema, il Dollaro.
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l’economia dei Brics rappresenta da sola il 25% dell’economia mondiale, ma questo peso ed importanza non è stato ancora riconosciuto all’interno dell’Fmi
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la Grecia è da qualche anno sull’orlo del baratro e la sua fine ormai, agli occhi di molti, sembra segnata.
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Sembra però a questo punto piuttosto probabile l’addio della Grecia dall’Fmi soprattutto perché la New Development Bank ha i fondi necessari a salvare la Grecia e non sembra farsi troppi problemi ad investirli per questa causa. La parte più interessante della vicenda è però un’altra: bisogna infatti chiedersi per quale motivo i Brics sarebbero disposti a spendere così tanti soldi (si pensa circa 50 miliardi) per salvare un paese come la Grecia. Cosa ci guadagnano? La risposta possiamo ritrovarla nelle parole di Paul Craig Roberts, ex sottosegretario del Tesoro negli Usa, rilasciate in una intervista a King World News:” In questo momento ci sono molte cose nel sistema finanziario che possono crollare. Usa ed Europa per poco, fintanto che possono stampare denaro, potranno mantenere in piedi questo sistema truccato. Nel momento in cui il valore del dollaro e dell’Euro inizierà a collassare, il gioco terminerà. C’è la possibilità che “un cigno nero di massa”, un evento non previsto, faccia collassate il tutto, e che si sviluppi a causa della crisi greca e dell’elezione del nuovo governo Tsipras. Ciò si verificherà se le banche tedesche, creditrici della Grecia e i politici dell’Unione Europea si rifiuteranno di soddisfare le legittime necessità del governo greco.” A questo punto l’obiettivo di Putin e degli altri membri del Brics sembra essere palese: far traballare l’Unione Europea grazie alla Grecia. Infatti, qualora la Grecia dovesse accettare l’invito ad unirsi ai Brics per non avere più problemi con i debiti, cosa potrebbe ancora ostacolare anche gli altri paesi europei in difficoltà (Italia, Spagna, Portogallo ecc.) dal fare lo stesso? Nulla, assolutamente nulla. Ciò significherebbe la disgregazione dell’Unione Europea, un vero e proprio cataclisma per gli Usa, la Fmi e la Banca mondiale."
(www.morasta.it)

Probabilmente non è tutto così semplice. L'uscita dall'euro non sarà indolore per la Grecia come per nessun altro. Ma è evidente che l'Fmi, la Bce e l'Europa stanno giocando una partita pericolosa. E temo che la loro supponenza li accechi, e non gli faccia vedere i pericoli verso cui stanno procedendo.

Ma in cosa potrebbe investire la nuova banca dei Brics? Per esempio in questo:

"petrolio al centro della crisi greca

l'ultimo rapporto GEAB, il 94, cita i giacimenti di petrolio presenti nelle coste orientali del Mediterraneo. Nessuno ne parla ma potrebbero essere la chiave per risolvere la crisi greca.
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al centro della crisi del debito ci sono le risorse di petrolio della parte orientale del Mediterraneo. I media non ne parlano, ma la Grecia siede su enormi depositi di idrocarburi.

Il governo precedente aveva preso in considerazione l'ipotesi di usare le risorse energetiche epr risolvere la crisi economica e geopolitica. Ha firmato accordi per concedere appalti a contractor canadesi, britannici, europei (società italiane e irlandesi) a maggio dell'anno scorso.

Ma l'entusiasmo è stato ridimensionato leggermente quando ha notato che anziché calmierare le tensioni con la Turchia come sperato, il progetto ha alzato il nervosismo e peggiorato i rapporti tra i due paesi vicini.

La Grecia non è peraltro l'unico paese ad aver scoperto preziosi depositi di idrocarburi nella parte orientale del Mediterraneo: nelle coste israelian, siriane, libanesi, cipriote, albanesi e persino nella costa Adriatica. "

(www.wallstreetitalia.com)

La Grecia potrebbe essere il cigno nero che farà crollare tutto il castello di carte della finanza? E' probabile, poichè a questo punto rimangono poche possibilità al governo greco, se non quella di stampare dracme. Se la situazione è veramente così drammatica, vedremo già lunedì sui mercati gli effetti della imminente crsisi greca.

venerdì 15 maggio 2015

Controrivoluzione francese



La Francia è già oltre. Si è già lanciata nel mondo post-democratico del Ttip, dell'integrazione nel grande impero atlantico fondato sulla finanza e sul feudalesimo delle multinazionali. E ci svela anche l'origine della recente proposta berlusconiana di fondare un partito repubblicano (ma non esisteva già in Italia?) emulo di quello americano. Il partito democratico, almeno in Italia, già esiste e con Renzi si è già americanizzato a sufficienza. L'Europa deve funzionare e diventare come gli Usa, ma senza nemmeno una parvenza di democrazia.

"I repubblicani non hanno patria

Quello che anni fa avremmo chiamato il nostro amato giovane premier precocemente calvo ma che oggi, al 4%, è ex amato, ex giovane, ex premier e pure ex calvo, ha lanciato una delle sue boutade, che boutade non è: “Bisogna fare un unico grande partito alternativo al partito democratico, possiamo chiamarlo… che ne so, ‘repubblicano'”. E, guarda caso, ci ritroveremo con un bipolarismo perfettamente americano di nome e di fatto. Di Pietro direbbe: “Che c’azzecca con la Francia?” C’azzecca, c’azzecca. Anche qui non manchiamo di uomini bassi dalle manie di grandezza spropositate. Infatti Sarkozy, senza preavvisare nessuno dei suoi, annuncia che il suo partito, l’UMP, cambierà nome e si chiamerà Républicains. La prima reazione dei colleghi, ufficialmente ancora gaullisti, anche se De Gaulle probabilmente tornerebbe a Londra per combatterli a cannonate, a questa americanata è stata subito un “no”. Peccato poi che i politici “moderati” alla Juppé son così: di nobili valori nei primi propositi, ma poi Francia o Spagna purché se magna, e con i soliti scambi elettorali hanno votato tutti, compresi Juppé e Fillon, “sì” al nuovo nome americano. Ora sono Les républicains. E quando si frequenta un po’ la sede nazionale del partito e si sente che aria tira, si capisce dove si vuole andare. Per gli eletti UMP il trattato transatlantico è cosa fatta. Anche la parola “Unione europea” non è più di moda: si parla ormai di “Europa delle grandi regioni” e di “Unione transatlantica”. Che dire? Ormai siamo due passi indietro noi sovranisti. Ecco quindi che bisogna anche uniformare le formazioni politiche a quelle americane, in modo che ben presto ci siano solo partiti sovranazionali. Naturalmente i partiti sovranisti non potranno partecipare alle elezioni, a meno che non raccolgano firme in tutti i paesi. Che coincidenza! In realtà, non dovete pronunciare la parola “Stato”, altrimenti Attali vi prende per imbecilli. Non vogliono imporre le stesse leggi a tutti i cittadini: no, sono per la libertà degli individui! A loro non interessa un fico secco di legiferare sui diritti civili, quello che interessa è imporre i propri standard produttivi e finanziari a tutto il pianeta; per il resto degli aspetti quotidiani si rimanda al (udite udite che chicca!) “comunitarismo democratico”, che scompone completamente l’unità del corpo del diritto in funzione della comunità a cui si appartiene. Quindi, per quanto riguarda gli aspetti civili della propria vita (divorzio, eredità, ecc.), ci si potrà rifare al diritto “gallico” o “islamico” a seconda della propria religione o sensibilità. Il diritto pubblico lascia il passo all’arbitrato e le condizioni di lavoro non vengono più normate ma, anzi, negoziate caso per caso o, al limite, posizione per posizione. Nessun tipo più di inquadramento per settore o, peggio, di contratto nazionale. Un post fordismo transatlantico! Per fare questo, naturalmente, occorre una società il più possibile divisa, eterogenea, non compatta, instabile, nella quale ogni sistema di controllo è possibile in nome della sicurezza. Lo so. sembra un articolo da blog complottista, eppure è quanto hanno dichiarato diversi deputati socialisti e dell’UMP.

Io, becero, pensavo che il diritto fosse nato con le Dodici Tavole, per sottomettere tutti i cittadini alle stesse leggi scritte per gli stessi reati; oggi scopro, invece, che ognuno per uno stesso reato può essere giudicato in maniera diversa in funzione della sua appartenenza religiosa, sociale o economica.

Vivendo in Francia, soprattutto in quest’ultimo mese nulla più sembra ormai eclatante. Uno degli eventi più importanti è stato il voto in parlamento della legge sulle intercettazioni, quella che da noi fu stralciata in extremis, che dà di fatto la possibilità a qualsiasi forza dell’ordine di accedere su qualsiasi dispositivo elettronico di qualunque cittadino e scaricare tutti i dati registrati: qualsiasi cittadino sospettato di “creare instabilità o pericolo a riguardo dell’interesse sociale, economico e di sicurezza del paese”. Quindi anche uno sciopero, un’associazione consumatori, una frase su facebook, potrà autorizzare questo pirataggio. Inoltre, non sarà la magistratura a autorizzare o a presiedere a tali controlli, ma gli uffici del primo ministro. Il tutto venduto come fondamentale alla lotta al jihadismo. Premesso che tutti gli attentatori reali e potenziali individuati dalla polizia francese e americana erano tutti già noti alle forze dell’ordine e quasi tutti già condannati (eppure tutti ingiustamente a piede libero), cosa avrebbe aggiunto il fatto di scaricare le foto del loro cellulare? L’attentatore di Charlie aveva reclutato 900 jihadisti francesi dieci anni fa, ed era pure stato condannato per tale atto, eppure Taubira lo fece liberare. Di cosa stiamo parlando? Ma soprattutto: cosa ne sa il primo ministro di chi sono i possibili jihasiti? Nulla! Sa, però. chi sono i suoi avversari politici, chi sono i sindacati e le associazioni scomode. Uno sciopero non é un possibile disordine? Non nuoce agli interessi economici della comunità? E allora ti scarico tutti i dati dal tuo pc, caro sindacalista o oppositore politico, cosi al minimo scopro chi sono i tuoi coorganizzatori, chi partecipa, chi ti finanzia, chi ti sostiene, e in più, magari, scopro anche se hai un amante, vai a trans, ti droghi. Tutti han gridato allo scandalo ma alla fine, tranne il Front National e il Front de Gauche, hanno votato a favore. Grottesco Sarkozy che la mattina del voto indice una conferenza stampa per dire che si è scocciato di essere intercettato, che si tratta di una vera e propria perscecuzione politica (chi vi ricorda?) e al pomeriggio chiede ai suoi di votare la legge. Ma meno male che c’è il ministro alla giustizia Taubira, con un figlio in prigione per omicidio e furto e un altro accusato di violenza sessuale (la mamma però ha cercato di far annullare la sua condanna), presenta un emendamento per chiedere che tale legge non si applichi ai… carcerati! Cioé: per combattere il terrorismo, tutti i liberi e innocenti cittadini possono essere piratati, ma i terroristi in prigione no. Per fortuna, almeno questa volta anche i deputati socialisti han votato contro. Ma questo vi dà la misura di dove stia andando il paese e della moralità delle persone che lo governano.

E mentre si autorizza a sapere qualsiasi cosa di qualsiasi cittadino, scoppia la polemica sul sindaco di Bezieres, Robert Menard, fondatore di Reporters sans frontieres, colpevole di aver citato alla radio una statistica sui propri scolari in base alla loro religione: risultato il 64,6% degli studenti delle sue scuole è musulmano. Che c’è di strano? Ebbene, in Francia i sondaggi che riguardano la religione o la provenienza dei cittadini sono vietati, tranne alcune eccezioni normate. Sono lecite tali statistiche per gli organi religiosi: l’imam può sapere quanti musulmani ci sono a Bezieres, ma non il sindaco. Per i dipartimenti sono ammesse per assegnare gli alloggi popolari, per effettuare una discriminazione positiva, ovvero privilegiare popolazioni straniere rispetto a quelle autoctone. Però non devono essere pubblicate. In realtà, tali statistiche vengono proibite per evitare che si sappia quanti stranieri ci sono in Francia, e in che maniera incidano sulla vita del paese; per evitare che si sappia quanti sono responsabili di crimine, quanti ce ne siano nelle scuole, nelle carceri, quanti beneficiano di aiuti pubblici. E in meno di dodici ore dalle dichiarazioni del sindaco, polizia e magistratura gli sono piombati addosso. Se una qualsiasi prova di tali statistiche fosse stata ritrovata nei suoi uffici, avrebbe rischiato centomila euro di multa, tre anni di prigione e la sospensione immediata dall’incarico. Questa è la libertà di espressione in Francia. Je suis Charlie!

E infatti questo è stato forse il mese in cui, senza più remore, viene alla luce il piano del grand remplacement del popolo francese, destinato a essere rimpiazzato da popolazioni più docili e malleabili. Ormai non c’è settimana in cui la chiesa principale di un paese non venga completamente bruciata nel silenzio dei media. Immaginate la vostra città, il vostro paese in Italia, dove da secoli al centro si erge sempre la stessa chiesa che delinea il profilo stesso della cittadina e la cui vista, come le campane di Pascoli, vi fanno sentire subito a casa, a prescindere dalla vostra fede. Immaginate ora che fra cinque o dieci anni questa chiesa venga completamente bruciata dai nuovi arrivati insieme a una ventina di macchine e al municipio. Poi quella del paese vicino, e poi ancora. Per non parlare delle tombe cristiane, profanate a centinaia ormai ogni settimana: chi ha fatto la Francia, chi è morto per costruirla e difenderla ingiuriato in questo modo! Sempre in questo mese, mentre i socialisti invocano un adattamento della legge sulla laicità rispetto all’islam, quindi di fatto ammettono che l’islam non è compatibile con la laicità della republique, un tribunale della Bretagna ha ordinato di abbattere una statua di Giovanni Paolo Secondo nel piazzale di una chiesa, perché spazio laico!

E in questo clima mercoledì scorso è passata la riforma della scuola promossa dalla ministra berbera dell’istruzione francese, tutt’oggi al centro delle polemiche. Tolti definitivamente il latino e il greco dai licei, tolti dai programmi obbligatori di storia, dopo Luigi XIV e Napoleone, anche gli illuministi e la storia cristiana medievale, compreso Carlo Magno e Luigi IX. Ma diventa obbligatorio l’Islam, almeno dieci ore all’anno. E si badi bene: non la storia della civiltà islamica o delle conquiste islamiche ma l’islam religione tout court. Per la prima volta da due secoli, l’école laique publique impone l’insegnamento di una religione. Come definireste voi questo fatto se non il più spudorato tentativo di riscrivere il dna di un popolo? E per chi avesse dubbi sulle buone intenzioni del ministro, arriva il finale con il botto: il 20% delle ore di lezione (in parte tolte a francese e matematica) dev’essere scelto dai docenti “in funzione dei quartieri e delle popolazioni che vi abitano”. Lo Stato riconosce ufficialmente che non esiste più un solo popolo con una sola lingua ma tante popolazioni, addirittura divise per quartieri, ognuna con la sua storia e la sua lingua. Anzi no, perché nello stesso testo di legge vengono soppressi i licei bilingue tedeschi, di fatto presenti in gran parte in Alsazia e in Lorena. Dunque tali riforme non sono varate per promuovere le diverse comunità, ma per sopprimerne alcune al vantaggio di altre. E quando si sentono le interviste del ministro, rilasciate in arabo ai media maghrebini, non si hanno dubbi sui suoi fini. Del resto, se il tedesco va in soffitta, l’arabo si potrà ancora scegliere nelle scuole, almeno per ora. Di fatto, è insegnato in quasi tutti gli istituti del paese, subito dopo l’inglese e a differenza delle altre lingue come l’italiano, lo spagnolo, il tedesco, diventando spesso l’unica opzione possibile. Ora in un paese come quello di Bezieres il 65% di alunni musulmani quali corsi sceglieranno nel 20% del loro tempo? Quale seconda lingua sceglieranno? Come si fa integrare il 65% di studenti arabi con il 5% di francesi? E con chi deve integrarsi l’altro 30% di origine straniera? Magari qualcuno ha la risposta.

Quando nell’articolo pubblicato due mesi fa dicevo che Roubaix era abitata al 70% da musulmani, mi si fece osservare che su wikipedia solo il 16% era dato per straniero. Ma visto che si diventa cittadini francesi dopo cinque anni, quel 16% erano solo gli stranieri residenti lì da meno di cinque anni, senza contare gli irregolari. Ebbene, la settimana scorsa alla radio (chissà perché non in televisione!) si è molto parlato del caso limite dell’unica famiglia bianca, col padre in cassa integrazione, rimasta in un quartiere a Roubaix e mandata a vivere in un Hotel dal comune. Le è stato consigliato dalla polizia di trasferirsi altrove, dopo avere subito di tutto: macchine, porte e finestre bruciate e furti tutte le settimane (hanno portato via tutto, anche i giochi dei bambini, gli elettrodomestici, i vestiti, le bici). In realtà, si tratta della solita tecnica che si usa anche nelle banlieux di Parigi quando si vogliono fare sloggiare gli ultimi bianchi o cinesi per farvi restare una sola comunità africana. E tutti che si scandalizzano sui giornali, quando i casi nella regione parigina sono migliaia! A me ricorda molto la sorte degli indios in America e in Australia. Oops, censura!

Ma questo è stato anche il mese dei Le Pen. Se Marine ha detto in pubblico di volere la “morte politica” del padre, dopo avergli sospeso al carta del partito e indetto un congresso per ritirargli il titolo di presidente d’onore, è la figlia che rischia adesso di essere uccisa dal padre, che sta pensando di creare un suo partito. Mitterand fece prosperare il Front National per togliere voti al partito di centro destra, l’RPR di Chirac; del resto, la stessa cosa da noi fece il PCI, che votò per mantenere il MSI perché toglieva voti alla DC.

Marine è tranquilla, Philippot le ripete che al massimo l’FN perderà il 2% ma guadagnerebbe fra il 4 e l’8% dalla fuoriuscita dell’ingombrante Jean Marie e delle sue frasi imbarazzanti.

Io non sarei così sicuro non tanto dei voti guadagnati, quanto di quelli persi. Oggi tutti cantano il successo del Front National di Philippot e Marine, ma non bisogna dimenticare che con Jean Marie il partito era al 17%, non al 2%, e che con gli avvenimenti di questi ultimi anni anche Jean Marie avrebbe guadagnato qualche punto, magari non fino al 30%. Ma almeno 2/3 dei votanti del Front hanno più le idee del padre che della figlia. Quando, per rassicurarla, le dicono che il padre ha 86 anni e soprattutto non ha quadri e dirigenti su cui contare, si dimenticano che, di fatto, tutti i dirigenti del Front National sono stati cacciati negli ultimi quattro anni e hanno tutti il dente avvelenato con Marine. Di certo, se avessero la possibilità di fargliela pagare non esiterebbero. Altra cosa è poi la base: ci son cose che si sanno e cose che non si sanno del Front. Fin dove Jean Marie è disposto a sputtanare non si sa; per adesso dice che fonderà un’associazione ma non un partito: il fine è restare all’interno del Front, diventato per lui ormai un partito “socialista eterofobo”, per ricambiarne la rotta. Chi vivrà vedrà! Intanto, se da un lato nei sondaggi l’FN arriva al secondo turno delle presidenziali in ogni caso e Marine è data vincente al ballottaggio con Hollande, questa storia ha fatto scendere di quattro punti l’indice di gradimento.

Dulcis in fundo, i perdenti della civiltà globale e nazionale sono comunque sempre gli stessi: i Francesi che lavorano e che hanno il gran privilegio di avere un’auto per andare a lavoro, soprattutto perché fuori Parigi i mezzi pubblici, a suon di tagli, ormai non esistono più: ebbene, per far cassa ancora guerra agli automobilisti, gli unici criminali contro cui lo stato francese osa far guerra. Dall’altro ieri sono state triplicate le telecamere sui semafori e sulle corsie degli autobus, solo a Parigi 300 km in più di strade controllate in un solo giorno, limiti di velocità sulle interurbane abbassati da 90 a 80 km/h, per adesso in prova su tre assi e poi su tutto il paese. Installati nuovi tipi di autovelox capaci di dire in tempo reale tutte le multe accumulate su quella targa: se il conducente non regola immediatamente la sua posizione, ritiro immediato del veicolo. Sulla tangenziale di Parigi il limite è stato portato addirittura a 70 km/h con autovelox ogni chilometro. La scusa era ridurre l’inquinamento: le prime analisi mostrano il contrario, ma il sindaco ecologista di Parigi non torna indietro, preferisce inquinare di più e fare più multe. Ah i valori della sinistra morale! Ultima chicca: l’uso degli elicotteri militari non è più autorizzato per inseguire gli autori di crimini come l’omicidio, il furto o la violenza, ma solo in caso di attentati o sequestri. E’ tuttavia concesso per inseguire auto che hanno commesso infrazioni al codice stradale e che non si sono fermate al posto di blocco. Se avete ucciso un bambino e scappate non si può richiedere l’elicottero, ma se siete stati multati dall’autovelox a 140 km/h in autostrada e all’uscita non vi fermate al controllo, l’elicottero può intervenire."

( www.appelloalpopolo.it)

giovedì 14 maggio 2015

Crescita debole, non potrà consolidarsi



La ripresina è troppo debole per resistere alle sfide che arriveranno all'economia italiana. E' un piccolo raggio di sole in un cielo che sta diventando tempestoso.
In Italia c'è il problema delle pensioni che azzoppa l'azione governativa. Per ora Renzi e Padoan glissano e non dicono esattamente come risolveranno la situazione. Molto probabilmente è una questione elettorale, meglio non dare cattive notizie ora che il Pd sembra essere in affanno nelle regioni chiave. Ma lo scherzo della Corte Costituzionale ha un peso rilevante sui conti dello Stato.

I conti non tornano. Anzi continuano a non tornare come sempre. Non c'entra molto con la crescita, ma il debito è sempre fuori controllo.

"Facciamo finta che il Pil Nominale Italiano alla fine del 2015 sia di ben 1646 mld di euro, inclusi circa 56 miliardi (anche di più, probabilmente per sparare queste cifre) fra puttane, droga e altre amenità.
...
Ovvero: 2.184 miliardi di euro.

Facciamo la matematica e otteniamo il nuovo record dei tempi moderni nel rapporto debito Pil : 132,68%

Ehhh già.

Il numerello sembrerebbe il “solito” 130 e fischia, non fosse che il Pil è drogato di almeno 56 miliardi di Euro dalle nuove metodologie di calcolo che includono Droga, Puttane e altre amenità. Togliendo i 56 suddetti avremmo un simpatico 137,3….. (sempre 130 e fischia ma non così Cool)

E ho usato le fantasiose previsioni governative."

(www.rischiocalcolato.it)

Il debito pubblico non c'entra con la crescita (se non considerando che il suo costo la rellenta), però il nuovo metodo di calcolo invece si. Perché bisogna riflettere sul fatto che malgrado "Droga, Puttane e altre amenità" si cresca solo del 0,3% nel primo trimestre. Gli italiani non riescono più nemmeno a sostenere i consumi illegali?

"Disgraziatamente per quanto cerchi dentro i meandri dell’informazione non trovo traccia di conti che calcolino il pil al netto dei cambiamenti introdotti a partire dal settembre dello scorso anno. Di tali cambiamenti abbiamo sentito parlare a lungo non fosse altro che per la stranezza di incorporare nel prodotto interno lordo stime sulla prostituzione, la droga e la criminalità oltre a tutta un’altra serie di fattori che riguardano mille cose dal settore militare a quello assicurativo. I nuovi criteri avrebbero dovuto portare – secondo gli esperti che ora tacciono e fanno i mendaci – a un aumento puramente numerico dell’1% fino all’1,2% del Pil a parità di ciclo economico. Ed erano stati introdotti in Europa proprio allo scopo di favorire un’uscita puramente tecnica dalla recessione e salvare le facce di bronzo di Bruxelles..

Quest’anno tenendo conto che i nuovi criteri sono stati applicati già dall’ultimo quadrimestre del 2014, si dovrebbe avere un aumento di default di circa lo 0, 7% su base annua, una cifra miracolosamente uguale all’aumento previsto e strombazzato come un cambiamento rivoluzionario dal governo: ogni cifra inferiore a questa significherebbe una diminuzione reale del Pil e dunque in effetti le ottimistiche previsioni della banda del bullo, indicano nel mondo reale una crescita zero. Quanto poi al più 0,3% nel primo trimestre di quest’anno rispetto a quello del 2014 è presto detto: se un anno fa il pil di gennaio, febbraio, marzo fosse stato calcolato con i nuovi criteri sarebbe stato superiore del 0,25 – 0,30 per cento. Vale a dire che non ci siamo schiodati di un millimetro."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Quindi crescita debolissima se non inesistente. Ed in questa situazione non molto rosea ci toccherà affrontare un mondo che probabilmente ricadrà in una recessione molto pesante. Se l'Italia troverà la crescita in queste condizioni, dovremmo veramente parlare di "miracolo italiano".

"Che l’America sia in recessione è cosa nota ormai, parlano i dato macro. Ora però rischia di trasformarsi in qualcosa di peggio. Ieri la Fed di Atlanta ha reso noto l’aggiornamento del suo tracciatore in tempo reale del Pil Usa per il secondo trimestre (dopo che nel primo aveva pronosticato un +0,1% contro il +0,2% finale dei dati ufficiali), il GDPNow e sono bastati un paio di giorni di pubblicazione di ulteriori letture macro per fare in modo che la previsione scendesse da +0,8% del 5 maggio al +0,7% attuale, mentre il tracciatore per il primo trimestre a ieri era già sceso a -1,0%
...
la lettura per la prima metà di quest’anno della crescita Usa sarà negativa o al massimo a 0%, di fatto una recessione tecnica ma soprattutto che il dato annualizzato di Pil, fissato al 2,5% nelle previsioni ufficiali, potrà essere raggiunto unicamente se l’economia crescerà del 5% o più sia nel terzo che nel quarto trimestre. Quest’altro grafico, invece, ci mostra come una crescita simile appare impossibile, a meno di cambiamenti epocali nelle dinamiche economico-finanziarie globali.

...
 

La ratio tra scorte di magazzino e vendite all’ingrosso, infatti, non è mai stata così alta in un periodo che non fosse di piena recessione e oggi siamo a un livello mai toccato dal picco Lehman Brothers. Di più, l’ultima volta che gli ordinativi di beni durevoli erano scesi al livello attuale fu subito prima che la Fed lanciasse il QE3 nel 2009. Non sarà che la Fed deciderà di alzare davvero i tassi a settembre per il semplice motivo che, a fronte di un mezzo terremoto, avrà però munizioni che non siano unicamente politiche di tassi a zero o negativi quando la prossima recessione entrerà nella fase più acuta?"
(www.rischiocalcolato.it)

"Alcune tra le più importanti società al mondo che gestiscono gli ETF si stanno preparando a far fronte a una forte crisi di liquidità, assicurandosi maggiori linee di credito bancarie, a cui attingeranno nel momento in cui le turbolenze temute di verificheranno.
...
Gli ultimi documenti societari mostrano chiaramente che le società finanziarie stanno preparando nuove garanzie da presentare alle banche a fronte della richiesta di finanziamenti, aumentando al contempo quelle già esistenti.

Le manovre che i colossi finanziari stanno adottando, evidentemente per prepararsi a qualcosa di grosso, alimentano diversi dubbi sulle reali condizioni di salute dei mercati e della liquidità.

Vanguard Group, Guggenheim Investments e First Trust sanno qualcosa che il resto degli investitori non immagina neanche? D'altronde, anche in occasione del crac di Lehman Brothers, tutti parlarono di shock improvviso. Ma poi si scoprì che era da parecchio tempo che i problemi della banca d'affari americana andavano avanti.

Fanno riflettere le dichiarazioni di Martin Armstrong, autore di diverse analisi sui mercati, citato da riviste americane del calibro di Time Magazine, che ha scritto: "L'ammontare di cash che si sta ammassando nella parte breve della curva dei rendimenti è impressionante. I tassi stanno crollando in territorio negativo, ed è esattamente quanto iniziò a verificarsi nell'apice della crisi del 2009. I grandi player di mercato stanno smobilizzando soprattutto titoli a 10 anni o a scadenza maggiore e tutti si stanno accalcando ad acquistare titoli di breve termine, tanto che non c'è abbastanza offerta da soddisfare le richieste. Non c'è il desiderio di detenere (bond) a lungo termine e anche titoli di stato a scadenza decennale come quelli della Germania. Tutto ciò mostra che la crisi si sta manifestando e che si sta verificando un collasso di liquidità"."

(www.wallstreetitalia.com)

Credo che fra poco Wall Street risolverà tutti i problemi di Padoan e Renzi. Ci sarà un tale crollo che sarà impossibile persino per la Germania rispettare qualsiasi parametro di Maastricht.

mercoledì 13 maggio 2015

Cresciamo come un gatto morto che rimbalza



"L’Italia è fuori dalla recessione. Nel primo trimestre 2015 il prodotto interno lordo è tornato a crescere, con un aumento dello 0,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2014, mettendo fine alla fase di declino più lunga dal Dopoguerra. A comunicarlo è stato l’Istat nelle sue stime preliminari, confermando così quanto anticipato in audizione al Senato, lo scorso 21 aprile, dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il risultato, per quanto modesto, è superiore alle attese degli analisti e il più corposo da inizio 2011. Nei primi tre mesi di quell’anno, infatti, il pil era aumentato dello 0,4%. A dire il vero anche nel terzo trimestre del 2013 l’economia italiana era risultata in crescita, ma solo di un flebile +0,1%. E nei mesi successivi il dato era tornato negativo."(www.ilfattoquotidiano.it)

Scendiamo in strada a festeggiare con bandiere e coriandoli. Siamo fuori dalla recessione! Cresce anche l'occupazione, anche se ancora una volta bisogna fare la tara al lordo dell'Inps. Non erano 200.000 nuovi posti di lavoro, ma in realtà 40.000.

Il problema è che questo è un rimbalzino dovuto probabilmente a motivi esterni all'economia italiana, come era già prevedibile ad inizio anno (euro svalutato, prezzo basso del petrolio, quantitative easing della Bce).
E' auspicabile che si inverta la caduta del Pil italiano, ma senza una redistribuzione dei redditi rischiamo una crescita con impoveriento come sta avvenendo in Spagna. Dove la crescita è accompagnata da disoccupazione ancora elevata e salari schiacciati verso il basso. Li la svalutazione salariale è stata applicata in maniera esemplare. Non penso che gli spagnoli siano felici di questo tipo di crescita, che di fatto è monca, perchè deprime la domanda interna.

L'Italia comunque rimane lontana dalle sue potenzialità effettive. Tanto per essere brutali, l'ultima volta che c'è stata una crescita decente (ma non sufficiente) è stato nel 2011 sotto il governo Berlusconi. Poi sono arrivati i "salvatori della patria", primo fra tutti Monti, che ci hanno mazzulato senza pietà con una violenta stretta fiscale.
Il grafico ad inizio post evidenzia l'inversione di tendenza del primo trimestre 2015, rispetto agli anni precedenti. Si tratta di ben poca cosa.

"in FallitaGlia ci si fanno gran "masturbazioni virtuali" per uno 0,1% in più od in meno...
Questa volta è "andata bene": lo 0,1% è stato in più....
+0,3% di PIL rispetto alle attese per +0,2%...
...
E ricordarsi sempre che partiamo da circa -10% di PIL in pochi anni...

dunque fisiologicamente prima o poi rimbalzi per forza...
soprattutto con condizioni astrali eccezionalmente favorevoli
come euro svalutato del -25%, Petrolio a saldo e super-QE di Draghi....
...
Dunque...
la Germania avrebbe dovuto salire del +0,5% ed invece ha deluso arretrando al +0,3%
L'Italia doveva salire del +0,2% ed invece si è sparata un "mitico" +0,3%
Dunque la crescita Italiana sarebbe PARI a quella CRUCCA?
Ma cos'è? Una BATTUTA DI CROZZA...?
Ed è ancor più Cabaret puro
nonchè un "filino" irriverente rispetto ai milioni di persone in Crisi in FallitaGlia
se allarghiamo la Prospettiva oltre ai tre mesi
per meglio cogliere il Gap tra Germania ed Italia"
(www.ilgrandebluff.info)




Gioiamo quindi con moderazione, perché la ripresa potrebbe essere fragile, come dice solitamente Draghi. Perché è una ripresa con alta disoccupazione, come del resto aveva certificato lo stesso Istat qualche giorno fa. E potrebbe essere una ripresina dovuta a situazioni temporanee:

"Breaking News: PIL Italia +0,3% trimestrale, +0,0% annuo; Italia resta fanalino di coda sul dato annuo, ma il dato trimestrale e’ buono (tutti i dati)
da scenarieconomici.it

ITALIA: PIL Italia +0,3% trimestrale, +0,0% annuo
Dopo una recessione infinita lunga 13 trimestri, il dato della crescita annua passa a ZERO. Ancora non e’ “ripresa” ma almeno non si crolla piu’.
Il dato annuo resta negativo e segnala l’Italia quale fanalino di coda europea.
Il dato trimestrale e’ superiore alle aspettative, +0,3%.
La ragione la si capisce da alcune spiegazioni dell’ISTAT, quali:

La crescita congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dell’industria e di una sostanziale stazionarietà nei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) maggiore dell’apporto negativo della domanda estera netta.

Traducendo: c'è stata una crescita trimestrale legata al solo settore industriale (infatti i servizi segnano crescita ZERO), e simultaneamente, nonostante svalutazione dell’EURO la componente estera ha dato apporto negativo (ergo le importazioni sono cresciute in volume, cosa che su questo sito vi avevamo detto). Quindi?
Semplicemente sia “Industrie nazionali” che “Importatori” hanno prodotto ed importato di più’, al fine di “ricostituire le “scorte di magazzino” che erano a livelli molto bassi. Attenzione però, che se non ripartono i “consumi” ed il settore dei “servizi”, questo effetto potrebbe venir perso rapidamente.
L’effetto non e’ quindi legato ad un effettivo e sostenuto aumento della domanda, ma ad un’aspettativa di ripresa della domanda imminente."
(www.ilgrandebluff.info)
 
Ed inoltre ci sono fattori esterni che potrebbero già quest'anno destabilizzare i conti dello Stato, facendo aumentare ancora se possibile la stretta fiscale. Non c'è solo la sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni da rivalutare, ma anche il clima strano che si è generato sui mercati obbligazionari. Sembra che i tassi ufficiali d'interesse stiano di nuovo salendo. Non sarebbe però in questo caso una crsi dello spread come nel 2011, ma un aumento generalizzato in tutto il mondo. Anche i tassi dei bund tedeschi aumentano.

"Vi Rendete Conto che Solo un RIDICOLO 4% Vi Porterebbe in Rovina?

I Titoli di Stato “occidentali” sono sotto pressione da 3 settimane, ovvero stiamo assistendo ad un aumento rapidissimo dei rendimenti (che “forse” erano scesi un pochino troppo… giusto un zin zin). Non è un fatto italiano per ora ma globale, a partire dal mitico Bund a 10 anni che è passato da 0.1% a 0.7% in un amen (+700% oh yeah)

Per ora il costo del debito pubblico italiano è tutto sommato eccezionalmente basso pur essendo salito anch’esso da 1.10% a circa 1.90% sul decennale. Dunque nessun allarme.

Ma c’è un fatto: ci rendiamo conto che i tassi di interesse non potranno salire in maniera consistenete MAI più senza passare da una bancarotta?

Diciamo un 4% sul decennale, nulla di trascendentale, un tasso normale anzi naturale a confronto con le follie a cui assistiamo nel nuovo normale post Lehman. Ecco 4% è inconcepibile, 4% non è più gestibile se non con un simpatico default.

Senza contare i miliardi di euro di perdite nei bilanci delle banche nel caso in cui ci fosse una forte discesa dei corsi delle obbligazioni.

Questa è la sottile lama su cui ci stiamo muovendo."

(www.rischiocalcolato.it)

Già oggi il costo del debito incide per una percentuale enorme sul bilancio dello Stato. Si tratta di circa 85 miliardi all'anno su entrate fiscali complessive di circa 400. In Giappone, dove il debito è prossimo al rapporto del 250% debito/Pil, il suo costo assorbe più del 40% del bilancio statale. Li l'interesse sul debito è ridicolo, prossimo allo zero. Nel caso dovesse raggiungere il valore "folle" del 2% come in Italia, il Giappone sarebbe costretto al fallimento.

E' bello tornare a crescere, ma con uno 0,3% è meglio essere cauti. Ci sono ancora troppi "cigni neri" in agguato, la situazione non è per niente rosea. Inoltre fuori dall'Italia molti paesi forti stanno cominciando a rallentare. La Germania, come su indicato, ma anche Usa e Cina stanno dando molte preoccupazioni. Se non c'è crescita fuori dall'Italia, difficilmente la nostra economia ormai basata sull'export, potrà continuare a migliorare.


martedì 12 maggio 2015

Guerra prossima ventura



Si sta preparando una scusa colossale per giustificare la mancata ripresa? Il dubbio viene considerando quanto stia spingendo il governo italiano per intervenire in Libia. Prima ha cercato appoggi in Egitto, Russia e Usa. Ora sembra che l'Onu sia disponibile a concedere una copertura per qualche tipo di intervento.

Intervento "alla  Salvini" o intervento umanitario esteso alle coste libiche? Per ora non si capisce.

"La priorità in Libia è “distruggere il modello di business dei trafficanti di immigrati ed essere sicuri che i barconi non vengano più usati” perché smantellare questa rete “significa salvare vite”. L’Alto Rappresentante dell’Ue Federica Mogherini ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu a New York di prestare il cappello ad una missione europea per il contrasto ai trafficanti nelle acque libiche, con la distruzione dei barconi, e di tutti gli “asset” dei trafficanti, “reti criminali che operano attraverso i confini, che fanno soldi sulle speranze della gente”. Uno smantellamento che deve avvenire con la necessaria collaborazione di sindaci e municipalità locali. In sostanza, l’Ue pensa ad azioni militari contro gli scafisti, e intende convincere il Consiglio ad approvare una risoluzione che le legittimi."
(www.ilfattoquotidiano.it)
Sembrerebbe intenzione eseguire un'intervento duro "alla Salvini". Anche perchè in Europa preferirebbero tirare qualche bomba sui libici, piuttosto che ripartire i flussi migratori che sbarcano in Italia.
Ma i governi semi-ufficiali libici (ce ne sono almeno tre, con alle spalle rispettivamente Egitto, Turchia, Isis e forse Usa...) non sono d'accordo. Finirà male per noi? Nell'articolo che segue tratto da scenarieconomici.it si ritiene di si.

"L’intervento italiano in Libia presto sarà realtà?

Secondo indiscrezioni rilevate dai principali organi di stampa, sembra che all’ONU si riuscirà presto a trovare un accordo per consentire all‘Italia e all’Unione Europea un intervento militare in Libia con lo specifico e limitato scopo di fermare la pirateria scafista e quindi l’enorme flusso di immigrati clandestini che partono proprio dalla Libia ma che arrivano da diversi paesi africani.

Intervento che però non raccoglie i consensi di nessuno degli attori sul campo libico che ricordiamo essere il governo “legittimo” di Tobruk, a cui non interessa un intervento italiano ma essere rifornito di armi; il governo islamista di Tripoli riconosciuto da Turchia e Qatar che addirittura vedrebbe in un intervento del genere un vero e proprio atto di guerra e poi ovviamente lo Stato Islamico che controlla Derna e Sirte che vedrebbe nell’intervento italiano una vera e propria crociata.

L’intervento, sempre secondo le ultime indiscrezioni, non sarà di tipo aereo, data l’opposizione in merito di Russia e Cina, sarà probabilmente un intervento con navi militari atto ad individuare e distruggere i barconi degli scafisti oltre a fermare in acque libiche ogni imbarcazione carica di profughi. Non è esclusa nemmeno un’operazione terrestre se necessaria. Nel nostro articolo L’Italia pronta ad intervenire in Libia siamo stati troppo prematuri nel parlare di immediato intervento militare, dato che poi Renzi ha pensato bene di tirarsi indietro sentendo l’odore di una trappola. Ora però le cose sembrano cambiate, probabilmente qualcuno di importante (vedi USA), sta di fatto obbligando l’Italia ad intervenire militarmente. Questo conferma la strategia USA di non intervenire più direttamente ma di far combattere gli alleati, come in Ucraina, dove si mandano avanti inglesi, polacchi e baltici e come in Yemen dove si mandano avanti Sauditi e company. In Libia è il turno dell’Italia. La nostra domanda è: perché gli USA avrebbero interesse a fronteggiare i governi libici di Tobruk e Tripoli? Il primo chiaramente perché filorusso il secondo perché filoturco e sembra che la Turchia sia diventata un’obiettivo da abbattere. E questo è confermato dai recenti fatti avvenuti sul suolo turco (rivolte, attacchi armati, black out generale). E anche dai recenti fatti in Macedonia, che hanno l’obiettivo di destabilizzare il paese con lo scopo di frenare il gasdotto Turkish Stream. Per maggiori informazioni leggetevi questo articolo.

Tornando all’Italia, una volta ottenuto il via libero all’intervento, probabilmente farà muovere le proprie navi nelle acque territoriali libiche. A questo punto il governo di Tripoli potrebbe dichiararci guerra e quindi ci troveremmo effettivamente in un conflitto. Come già enunciato da Hamas, l’intervento italiano in Libia sarà visto come una crociata dal mondo islamico e anche l’ISIS marcerà molto su questo e non è escluso che abbia già delle cellule dormienti pronte a colpire proprio in caso di intervento. Se dovessero esserci degli attentati proprio in risposta all’intervento la situazione diventerebbe difficile per Roma che non potrebbe tornare sui suoi passi perché sarebbe una disfatta umiliante ma al tempo stesso sarà travolta dalle critiche per aver portato il terrore sulle proprie strade. L’attuale governo dispone di un’ampia maggioranza ma tra questo intervento militare, i conti fuori controllo e l’imminente bancarotta greca, la tenuta diverrà sempre più difficile.

A nostro avviso un intervento in Libia di contenimento dell’immigrazione clandestina è necessario, siamo consapevoli del dramma di queste persone, ma l’Italia non può accoglierne altre, rischia seriamente di esserne destabilizzata, è una questione di sopravvivenza. Il problema è che un intervento limitato rischia di diventare inutile e ritorcersi contro. Purtroppo ci troviamo in una trappola la cui responsabilità è nel passato quando si è consentito l’abbattimento del regime di Gheddafi. Attualmente sia non fare niente sia intervenire porterebbe a delle conseguenze dolorose. Se l’ONU darà il consenso ci troveremo in guerra con la Libia e probabilmente sarà necessario anche un intervento di terra e l’Italia inizierà a contare i propri morti sia sul territorio libico sia sul proprio territorio se diventeremo il principale obiettivo dei terroristi.

A tutto questo c’è da aggiungere l’atteggiamento della Turchia già decisamente aggressiva contro il Vaticano per le parole sul genocidio armeno e che già in passato ha espresso la propria opposizione a qualsiasi intervento contro il governo libico di Tripoli. La sua effettiva reazione ad un intervento militare italiano potrebbe essere egualmente aggressiva e noi non ci sentiamo di escludere un confronto militare tra italiani (ed europei) e turchi, magari proprio sul suolo libico o limitato a scaramucce tra navi militari. Un conflitto italo-turco sarebbe una tempesta geopolitica “perfetta” dato che entrambi i paesi fanno parte della NATO e di conseguenza quest’ultima potrebbe definitivamente spaccarsi se due sue membri entrano in conflitto. Spaccatura della NATO che poi potrebbe allargarsi anche al conflitto ucraino aggravandolo ulteriormente. Ed ancora, a questa già grave instabilità nel Mediterraneo, si aggiunge la probabile caduta di Damasco nelle mani dei ribelli, le importanti rivolte curde in Iran, l’intervento di Hezbollah in Siria, i gravi fatti violenti avvenuti in Macedonia e l’imminente collasso del governo e dello stato greco le cui conseguenze geopolitiche sono ancora da valutare.

Per i più complottisti non possiamo non ricordare che l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale è datata 24 Maggio 1915 e adesso sempre a Maggio ma del 2015, a cent’anni di distanza, l’Italia potrebbe entrare nella Terza Guerra Mondiale che mese dopo mese coinvolge sempre più paesi.

by Fenrir

Fonte: HESCATON.COM"

lunedì 11 maggio 2015

l'Inps smentisce di nuovo se stesso


Sinceramente non capisco più bene cosa accade alla scienza statistica. Soprattutto quella che attiene alle rilevazioni sul lavoro. Dagli Usa arrivano continuamente notizie manipolate dove si esulta per l'occupazione che non c'è. Se si guarda a fondo le statistiche americane si scopre che la forza lavoro Usa è precipitata ai valori del 1977. Eppure si riesce a manipolare i dati così bene da far sembrare che la disoccupazione cali: magie statistiche, abracadabra che fanno sparire i disperati che non cercano più lavoro perchè tanto non lo troveranno mai.

In Italia invece si gioca sulla confusione. A marzo per dire si era esultato per 70.000 nuovi contratti di lavoro conteggiati dall'Inps di Boeri, per poi scoprire qualche giorno più tardi, che facendo la tara del lordo, si trattava di 40.000 posti in meno...

Oggi di nuovo l'Inps propone cifre confortanti:

"Più assunti a tempo indeterminato, meno con contratti precari. Ad attestarlo è l’Inps nel suo Rapporto sul precariato. Da cui risulta che i nuovi rapporti di lavoro stabili sono stati 470.785, il 24,1% in più rispetto all’analogo periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti a termine, comprese le “trasformazioni” degli apprendisti, sono state invece 149.041 (+5% rispetto allo stesso periodo del 2014). Al contrario, i contratti a termine sono stati 32.117 in meno e le assunzioni in apprendistato 9.188 in meno. Nel complesso, dunque, i nuovi rapporti di lavoro attivati nel corso dei tre mesi ammontano a 49.972. Se si aggiunge la diminuzione delle cessazioni di rapporti di lavoro, il saldo netto dei rapporti in essere nel primo trimestre 2015 ammonta a 185.656 unità."(www.ilfattoquotidiano.it)

Sarà vero? Sono dati affidabili? E se sì come si coniugano con le statistiche Istat?

"Il tasso di disoccupazione torna a salire a marzo, crescendo dello 0,2% da febbraio e raggiungendo quota 13%. Lo comunica l'Istat nei dati provvisori, precisando che la risalita arriva dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio. Si tratta del livello più alto dal novembre 2014 (13,2%). Cresce anche la disoccupazione dei giovani fino a 25 anni, che raggiunge il 43,1%."
(www.tgcom24.mediaset.it)

Attendiamo i prossimi dati Istat per capire se c'è stato un errore di rilevazione. Fatto sta che per l'Istat a marzo le cose sono andate peggio che a febbraio, e non penso che tutto il bilancio positivo decantato dall'Inps dipenda dalle assunzioni a gennaio. Parlano dello stesso trimestre? Dello stesso anno? Della stessa nazione? mah...


South stream, Italia e gas di scisto americano


L'Italia è un paese strano. Sempre pronti a baciare la mano alla potenza di turno. In particolare negli ultimi 70 anni siamo atlantisti convinti fino al midollo. Questo non ci ha comunque impedito di fare fare affari con gli storici nemici degli Usa. Dall'Iran alla Libia, passando per la Russia.
In piena guerra fredda la Fiat era corsa in soccorso dell'industria sovietica costruendo stabilimenti di auto in Russia. A Saddam, prima di essere spazzato via dalle guerre del golfo, siamo riusciti a vendere il "super cannone" tanto per dire (che poi forse non ha mai funzionato...).

Le cose non sono cambiate oggi, così per far piacere alla superpotenza Usa, abbiamo aderito controvoglia alle sanzioni contro la Russia.
Ma mentre la Francia (anch'essa controvoglia) non consegnerà le navi da guerra promesse alla Russia, anzi si aprirà un contenzioso perché pare le voglia addirittura affondare (ma gli scafi non sono di fabbricazione francese), noi proseguiamo imperterriti con i nostri affari. E neppure quisquilie, ma affari strategici.

"Saipem, si sblocca il contratto per il gasdotto nel Mar Nero

Il comunicato, diffuso ieri sera da Saipem, è decisamente stringato: la società italiana riprenderà «le operazioni per la costruzione del gasdotto offshore nel Mar Nero», dopo aver «ricevuto notifica dal cliente South Stream Transport Bv della revoca della sospensione dei lavori».

 ...
 l'incognita sulla sorte del contratto da 2,4 miliardi di dollari, “congelato” lo scorso dicembre dalla russa Gazprom, minacciava il bilancio, rischiando di sottrarre almeno un miliardo di euro ai ricavi di quest'anno, previsti a 12-13 miliardi.
...
La notifica da parte di South Stream Transport Bv non deve trarre in inganno: la Russia non sta resuscitando il “vecchio” South Stream, gasdotto abbandonato in polemica con l'Unione europea, che non voleva concedere l'esenzione dal Terzo pacchetto energia, che impone di separare la proprietà dei gasdotti da quella dei giacimenti. Si tratta anzi, con tutta probabilità, di un'accelerazione da parte di Mosca del progetto Turkish Stream: pipeline alternativa al South Stream, che segue in gran parte il tracciato di quest'ultimo, ma per sfociare in Turchia anziché dirigersi verso l'Europa balcanica attraverso la Bulgaria
...
ben 660 km del tracciato offshore dei due gasdotti coincidono e South Stream Transport Bv ormai è controllata al 100% da Gazprom. Lo scorso dicembre il colosso russo del gas aveva rilevato le partecipazioni dei soci del consorzio, che avrebbe dovuto occuparsi solo del segmento di South Stream nel Mar Nero, liquidando Eni (che ne possedeva il 20%), la francese Edf e la tedesca Wintershall (gruppo Basf), che avevano il 15% ciascuna."
(www.ilsole24ore.com)

In questo caso nessuno ha perso niente, Eni è stata rimborsata, Saipem eseguirà il lavoro. Rimangono in sospeso i costi della sospensione dei lavori, ma credo che si troverà un accordo con i russi.

Come informa www.rischiocalcolato.it , non appena ripartono i lavori del south... cioè del turk stream, come un orologio svizzero scoppia la primavera macedone

"Casualmente:

- A Scopje ci sono manifestazioni sempre più violente delle opposizioni supportate da intercettazioni telefoniche che non si capisce come arrivano alla stampa (ho detto per caso CIA?)


- A Kumanovo verso il confine Serbo, frontiera che alcuni miei contatti mi hanno detto essere temporaneamente chiusa, sono scoppiati scontri fra la Polizia e gruppi di “rivoluizionari” di etnia Albanese. La stampa serba parla anche di infiltrazioni dell’UCK Kosovaro. (ho detto per caso Cia?)

Ma tu guarda i casi della vita. (ehi, ma per caso mi è scappato di dire Cia?)
...
Ah certo ma sono tutte coincidenze temporali con la possibilità che la grecia si accordi con Putin per far passare Turk Stream sul suo territorio…. ovviamente.

p.s. la geopolitica è ironica, fino a ieri quei coglioni dei Greci si incazzavano se chiamavi la Macedonia col il nome che i Macedoni si sono dati, tanto che alla frontiera greco-macedone dovevi dichiarare di andare a Scopje e non in Macedonia (come se Scopje fosse uno Stato) se no ti fermavano per perquisizioni lunghissime. Oggi la MACEDONIA (ingoiate idioti col sirtaki) diventa un possibile alleato, ah una bella dose di umiltà non fa male a nessuno."

( www.rischiocalcolato.it )

E si. A questo punto credo che i greci si faranno andare bene amicizie scomode come quelle macedoni e turche. Ma visto il trattamento ricevuto dall'"occidente", i greci sono pronti a ricevere a braccia aperte l'insperato aiuto russo.

Ma ritornando a noi italiani, c'è da dire che fra south e turk non ci cambia un gran che. Con il vecchio tracciato il tubo del gas arrivava in Friuli. Con il nuovo potrebbe arrivare in Puglia.Con il gran vantaggio (sempre per noi) che se l'Europa del nord vuole il gas del south stream, si deve attraversare tutta l'Italia, e ci pagano il pedaggio.

Ma non finiscono qui i vantaggi energetici per noi. Ricordiamoci sempre che l'Italia è bifronte, e si stanno aprendo inaspettati scenari a occidente. Sta iniziando la guerra dei produttori di gas fra Usa e Russia.

Molti commentatori ritenevano che con il crollo del prezzo del petrolio imposto dall'Opec, l'industria dello shale oil e gas sarebbe fallita miseramente. In effetti qualcosa è successo, le trivellazioni sono diminuite bruscamente. Ma la realtà è che non si fa mai del tutto i conti con la tecnologia.
Lo shale gas in particolare forse non è in crisi come si pensava a causa della caduta dei prezzi energetici

"Il prossimo anno gli Stati Uniti saranno pronti ad inondare i mercati mondiali con quantità una volta impensabili di “gas naturale liquefatto” [GNL], modificando profondamente la geopolitica dell'energia e portando una grave minaccia al dominio del gas russo in Europa.
...
Il Sig. Moniz ha detto che sono in costruzione quattro terminali di esportazione per il GNL.
...
"Ci sono certamente delle buone possibilità per diventare, entro questo decennio, degli esportatori di GNL di dimensioni pari a quelle del Qatar, che oggi è il più grande esportatore di GNL", egli ha sostenuto
...
Il Sig. Moniz ha dichiarato che l'aumento della produzione statunitense di idrocarburi generata dal “fracking” degli scisti ha già trasformato il mercato globale: "Avremmo già dovuto importare un sacco di GNL. Queste quantità, invece, sono andate altrove e hanno avuto un impatto significativo sul mercato europeo".
...
Il giacimento “Marcellus” – profondo di un miglio, si estende dal West Virginia e arriva, attraverso la Pennsylvania, allo Stato di New York – sta guidando questa crescita esplosiva. La “interlocking fracture” [tecnica di fatturazione] della roccia rende possibile l’estrazione di molto più gas di quanto fosse ritenuto possibile solo cinque anni fa.
Già ritenuto in declino il “Marcellus”, da solo, produce 113 BCM l’anno. Questa quantità equivale, più o meno, alle esportazioni dalla Russia verso l'Europa fatte attraverso i gasdotti North Stream, Yamal, e Brotherhood.
...
"L’efficienza delle trivellazioni è stata assolutamente piatta per trent’anni, ma oggi l’abbiamo migliorata di ben cinque volte. Abbiamo messo in moto qualcosa di irresistibile che, a questo punto, non può più essere negato", egli ha detto.
E ha continuato dicendo che, nel 2007, la sua azienda impiegava 17 giorni per realizzare un pozzo di 2.600 piedi.

Adesso, invece, ha appena realizzato un pozzo di 5.400 piedi in soli 6 giorni: "La nuova tecnologia è incredibile. Abbiamo una punta da trapano con all’interno un chip che gestisce da solo i cambiamenti di cui necessita".
Il Sig. Mueller continua ad investire pesantemente nel settore e spera d’incrementare la produzione fino al 10% l’anno per i prossimi tre anni, nonostante il calo a circa 2,60 dollari per BTU [milione di unità termiche britanniche] dei prezzi del gas. "Se resta a circa 3 dollari tutto andrà bene", egli ha concluso.
La EIA [US Energy Information Administration] prevede che i prezzi del gas saliranno, in termini reali, fino a 4,88 dollari [per BTU] entro il 2020 – e fino a 7,85 dollari [per BTU] entro il 2040.
E’ notevole il fatto che, oggi, i trivellatori degli Stati Uniti, con solo 280 impianti, siano in grado di produrre un terzo in più di gas naturale rispetto a quanto potevano fare nel 2009, con ben 1.200 impianti. La produzione totale di “shale gas” è salita a più di 350 BCM [miliardi di mc], partendo dal quasi nulla di una decina di anni fa. Ora rappresenta più della metà della produzione di gas degli Stati Uniti."
( www.comedonchisciotte.org)

Mancano ancora i terminali per stoccaggio e rigasificazione. Costruirli in Italia sarà molto complicato, ma alla fine si realizzeranno. Se non saranno in Italia saranno comunque in altri paesi europei, e l'Italia potrà comunque usufruire dell'approvigionamento anche dagli Usa.

Il clima di tensione fra Russia ed America, se non sfocierà in violenze belliche, sarà favorevole all'Europa e quindi all'Italia. Gli europei si troveranno al centro di una feroce guerra commerciale per le forniture energetiche e non potranno far altro che approfittarne per stracciare il prezzo migliore.

La situazione assurda, è che dopo averci angosciato con la fine del petrolio e delle altre fonti energetiche, forse con il solo scopo di aumentarne i prezzi, ci si ritroverà in un'era di basso costo dell'energia. Ma la cosa ancora più assurda, che quest'epoca favorevole non non migliorerà la qualità della vita di milioni di europei. Ci avviamo in un'epoca di debiti crescenti, di Stati voraci a causa della loro situazione finanziaria disastrosa, di banche sempre meno impegnate negli investimenti nell'economia reale e sempre più interessate all'ingegneria finanziaria fine a se stessa, e non ultimo, ci si avvia ad una crisi demografica pericolosa, che vedrà le nostre società sempre più dominate dai vecchi, con i giovani senza prospettive future. Quindi l'energia a buon mercato, che in un altro periodo avrebbe significato crescita poderosa, potrebbe diventare in futuro un fattore ininfluente.


sabato 9 maggio 2015

Forza lavoro Usa come nel 1977



Per continuare il post "Crollo lento o rapido, ma nessuna ripresa", si può affermare che traspare una certa volontà negli Usa di cambiare politica monetaria. Anche se la rotta al momento appare ancora confusa. Eppure secondo me la Fed guidata dalla Yellen vuole a tutti i costi aumentare i tassi di interesse e chiudere l'esperienza del Quantitative easing. Probabilmente le cose non avverranno in modo così lineare, ma le notizie di ieri mi spingono a pensare questo.

Ieri sono usciti dati sull'occupazione Usa molto confortanti, ma pienamente in contrasto con altri, come quelli sui consumi che dicono che gli americani stanno entrando in recessione.
Malgrado tale notizia positiva scrivevo:
"La ripresa mondiale che non si vede, anzi pare che gli Usa stiano per entrare in recessione (altro segnale qui, non fidatevi troppo delle statistiche manipolate sul lavoro)"
(Sta succedendo qualcosa di strano)

Ed infatti sono bastate poche ore per smascherare l'ennesimo inghippo, l'ennesima truffa sulle rilevazioni statistiche sul lavoro in Usa:

"Ieri era infatti il giorno della pubblicazione del dato sui nuovi occupati nel mese di aprile e il mercato ha brindato alle 223mila unità rese note dal Bls, più o meno in linea con le attese di 228mila. Peccato che, come ci mostra il primo grafico a fondo pagina, a rendere questo dato anemico un qualcosa da festeggiare ci ha pensato, tanto per cambiare, la revisione del dato di marzo al ribasso, solo 85mila, la lettura più debole dal giugno 2012!

In compenso, il tasso di disoccupazione generale è sceso dal 5,5% al 5,4%, ma anche qui occorre guardare il dato scomposto per vedere il trucco. Primo, in aprile c'è stato un aumento dei lavori part-time di 437mila unità, comunque la lettura peggiore dallo scorso giugno, mentre i lavori a tempo pieno sono crollati di 252mila unità, il peggior calo da un anno a questa parte. Direte voi, ma come fa a calare il tasso di disoccupazione? Semplice, si rivede il numero della base, visto che come ci mostra il secondo grafico, ad aprile gli americani fuori dalla forza lavoro sono stati 93.194.000, in aumento dal precedente dato di 93.175.000, livello che porta il tasso di partecipazione al 69.45, record in negativo toccato l'ultima volta nel 1977.

 
Ma c'è dell'altro, visto che un altro indicatore strettamente controllato dalla Fed in vista del rialzo dei tassi è quello delle dinamiche salariali: bene, la paga oraria ad aprile è salita solo dello 0,1% contro attese dello 0,2% e ancora più in basso dal dato pre-revisione di marzo che era allo 0,3%, mentre dopo l'aggiustatina è stato portato allo 0,2%. Ma va tutto bene, l'America sta economicamente uno splendore! Ormai sbugiardare i dati macro Usa è diventato troppo facile, fanno sempre le stesse cose: revisioni al ribasso e conteggi su basi alterate."

(www.ilsussidiario.net)

Quindi le borse europee sono salite su una notizia falsa? E quella americana? Per Bottarelli che ha smascherato i dati farlocchi sull'occupazione Usa, in realtà gli operatori borsistici vedono il risultato al contrario. Cioè comprendono che è falso e quindi che la politica monetaria della Fed continuerà ad essere espansionistica.

"Ma tant'è, ai mercati è bastato per guadagnare: d'altronde, sapete che la nuova regola è "bad news is a good news" e siccome chi investe i dati sa leggerli, quello di ieri è un'ulteriore prova del fatto che la Fed non alzerà affatto i tassi a settembre (sempre che non intenda distruggere il mondo), ma anzi si prepara ad ancora un po' di tassi a zero e denaro a pioggia."
(www.ilsussidiario.net)

Non condivido il ragionamento arzigogolato dell'autore, che forse cerca di trovare una logica in una situazione paradossale. Penso invece che questi dati vengano taroccati appositamente per poi seguire una determinata linea politico-monetaria. Anche se gli Usa entrano in recessione, si deve far credere il contrario per giustificare certe decisioni piuttosto pesanti.

Quindi la Yellen a giugno, o a settembre di quest'anno, farà quel che promette da mesi. Alzerà i tassi, magari di pochi decimali, e starà a vedere quel che succede. Se sarà un disastro come molti esperti affermano, probabilmente ritornerà sui suoi passi. Ma l'intenzione della Fed è di abbandonare le pazze politiche monetarie dei Qe e dei tassi a zero, per cercare di tornare alla normalità.

Con tassi normali, il capitale cercherà strade più remunerative e sicure nell'economia reale, abbandonando le pericolose speculazioni finanziarie perseguite in assenza di meglio. Credo sia questo il pensiero segreto dei funzionari della Fed. Ma per tornare alla normalità il vecchio edificio finanziario dovrà essere demolito. E questa demolizione potrebbe essere molto pericolosa e travolgere anche quel poco di economia industriale ancora superstite. La sfida è quasi mortale.

venerdì 8 maggio 2015

Sta succedendo qualcosa di strano



Ieri è successo qualcosa di strano, forse di molto grave. Sono stati riversati sul mercato grandi quantità di bund tedeschi. Quei titoli di Stato che erano considerati dei beni rifugio mondiali, malgrado rendessero zero, o peggio avessero rendimenti a volte negativi. Perché la sicura Germania è stata scaricata così violentemente dai portafogli di qualche investitore piuttosto importante?

"Ieri mattina i mercati hanno conosciuto una sell-off sull’obbligazionario sovrano europeo (ma anche sui Treasuries Usa) di proporzioni epiche, tanto che il Bund ha segnato la peggior performance a livello settimanale della sua storia, arrivando a toccare un rendimento dello 0,76%, più 17 punti base, il calo maggiore e più veloce di sempre a livello di prezzo. Ma tutti hanno pagato uno scotto, Btp e Bonos compresi, saliti sopra il 2% rispettivamente per la prima volta da inizio 2015 e dal 24 novembre dello scorso anno. E attenzione, perché se ieri non fosse successo qualcosa di “miracoloso”, sarebbe stato il classico “Black Thursday” per i mercati, roba da 2011. Già, perché poco dopo mezzogiorno, quando la svendita sui bond europei era al picco, casualmente Euronext avvertiva in anticipo che ci sarebbero stati problemi per i collegamenti legati al mercato dei derivati, un’anomalia poiché di solito si avvisa a guaio avvenuto chiedendo scusa e avvertendo rispetto ai tempi di ripristino dell’attività. Come facevano a sapere prima dei guasti? O, peggio, perché fare manutenzione a mercati aperti se la criticità era nota? Bene, puntualissimo, alle 13.10 il servizio si è bloccato per riprendere poi alle 13.39"
(www.rischiocalcolato.it)

Il Sole24ore prone in questo articolo alcune risposte:

1) in Germania cresce l'inflazione, quindi i rendimenti scarsi dei bund non sono più appetibili. L'inflazione come si sa si mangia gli interessi. Ma mi pare una ragione poco plausibile. Da quando in qua gli investitori si sono messi a guardare i fondamentali? Investivano in bund anche se non rendevano nulla solo e proprio perché ritenuti sicuri rispetto ad altri investimenti equivalenti più remunerativi me meno sicuri.

2) Il prezzo del petrolio torna a salire, quindi meglio disfarsi del bund sicuro ma poco redditizio, e saltare sul carro della speculazione sul brent. Questo mi pare un motivo più valido, anche se l'impennata improvvisa di muzza di altro. Di solito questi travasi finanziari avvengono meno violentemente.

3) Il Quantitative easing potrebbe interrompersi, poichè in Germania aumenta l'inflazione e quindi la Bce avrebbe raggiunto l'obiettivo prefissato. Ma non ci sono stati annunci o avvertimenti dalla Bce in tal senso, e mi pare un troppo presto per interrompere gli stimoli monetari. Proprio ora che c'è l'incancrenirsi della crisi greca, sarebbe pericoloso interrompere il Qe europeo.

4) C'è poca liquidità nel mercato, e quindi si può assistere a brusche variazioni di prezzo e rendimenti. Solo la Bce (e le altre banche centrali) in questo momento agiscono sul mercato. Grosse operazioni di questi maxi operatori possono creare alte "onde finanziarie". Tale motivazione potrebbe non essere del tutto falsa: credo che molti operatori di grandi dimensioni, tipo fondi pensione o di investimento, in questo periodo stiano rimodulando i loro portafogli. Del resto l'Europa non è così affidabile in questo periodo.

5) I sistemi informatici che agiscono in automatico, utilizzando complicati algoritmi, possono creare momentanee situazioni incontrollate. Fra tutti questa mi pare la motivazione più inconsistente, ma non è da escludere a priori.

Per quanto mi riguarda, in questo balzo improvviso del bund io ci ho letto un avvertimento mafioso alla Germania, che si è scontrata in questi giorni con l'americana Fmi sulle sorti della Grecia. In pratica l'Fmi si è dimostrata favorevole ad un parziale default del debito greco, naturalmente da scaricare su Bce, banche europee e quindi sui governi europei. La Germania si è naturalmente opposta, come ha sempre fatto quando è balenata la possibilità che i debiti dei Piigs venissero diluiti in qualche socializzazione delle perdite, o venissero inglobati, di fatto cancellandoli, all'interno di eurobond.

Credo che qualcuno di grosso (Usa?) abbia voluto dimostrare che non solo i Piigs, ma anche la Germania potrebbe ballare la tarantella dello spread, se non segue la linea tracciata a Washinghton.

Per M. Bottarelli invece c'è lo zampino della banca centrale svizzera, che per qualche motivo è improvvisamente impazzita.

"Qualcuno di molto grosso e potente, ieri ha salvato un’altra volta il mondo comprando obbligazioni in proporzioni drammatiche. Che si fa però, ci si inventa interruzioni del servizio su Euronext un paio di volte alla settimana d’ora in poi? Ma chi è stato, poi, a comprare quella messe di titoli? Già una volta vi ho detto che le Banche centrali sono i principali indiziati
...
La Banca centrale svizzera è di fatto un hedge fund! Le sue detenzioni di titoli azionari Usa sono salite nel primo trimestre di quest’anno – proprio quando si sono registrati i primi, consistenti outflows dal mercato equities – sono salite del 40% a quota 37 miliardi di dollari! Di più, al 31 marzo soltanto di Apple la SNB deteneva 1,1 miliardi di azioni, contro i 614,5 milioni del 31 dicembre scorso! Tanto per capirci, l’istituto centrale elvetico ha in portafoglio circa 100 miliardi di titoli azionari, equivalenti al 15% del Pil del Paese! Ovviamente nessuno sa se sia stata la SNB a intervenire ieri e io ne dubito fortemente ma qualcuno lo ha fatto, altrimenti un’inversione di tendenza simile e acquisti su quei volumi non si possono spiegare se non facendo ricorso alla psichiatria."
(www.rischiocalcolato.it)

Ma anche Bottarelli teme una mossa da oltre oceano, non solo per ammorbidire la Germania, ma addirittura per mandare a gambe all'aria l'intera architettura finanziaria europea.

"E se per caso gli Stati Uniti stessero utilizzando Wall Street per appiccare un altro incendio doloso nell’eurozona, utilizzando i bond sovrani e la questione greca (stranamente a rialzare la tensione ci ha pensato l’irrigidimento dell’Fmi, guidato sì da una francese ma di stretta osservanza yankee) come accelerante nella speranza di innescare una correzione il cui conto principale sia pagato dall’Ue, salvo poi riattivare la stamperia con il QE4 e salvare Wall Street dal suo destino di Lehman 2.0? Una cosa è certa, se quella di ieri è stata la prova generale di tenuta dei mercati da un attacco speculativo in grande stile, c’è poco da stare allegri e le voci di un assalto all’Italia per metà giugno ormai si sprecano negli ambienti finanziari. Probabilmente è soltanto dietrologia ma l’accelerazione decisionista del governo Renzi in quest’ultimo periodo, con il coté dell’Abi che spinge molto preoccupata perché la “bad bank” diventi priorità dell’esecutivo, sono segnali che aprono interrogativi."
(www.rischiocalcolato.it)

Una cosa è certa. Troppi nodi stanno venendo al pettine in questo 2015. La Fed che non sa più cosa fare esattamente, che ha armi spuntate, e getta nell'insicurezza i mercati mondiali. Lo stesso le altre grandi banche centrali. Le mega bolle finanziarie mondiali che sembrano prossime ad esplodere. La ripresa mondiale che non si vede, anzi pare che gli Usa stiano per entrare in recessione (altro segnale qui, non fidatevi troppo delle statistiche manipolate sul lavoro), che anche la Cina precipiti velocemnte verso recessione e crisi da debito eccessivo. Inutile parlare dell'Europa: un morto che cammina. Qualcosa di grosso e deleterio dovrà accadere quanto prima. E' matematico.