domenica 30 settembre 2012

Monti è un loden



Il "Partito dei carini" alias Italia Futura, scende in campo per sostenere Monti. Così dice Montezemolo in un'intervista al Corrierone. Il quale avendo scelto ormai di sostenere il Monti bis, non si lascia sfuggire la ghiotta occasione di un partito che fa altrettanto senza se e senza ma.
Ma poi leggendo tutta l'intervista si capisce che Montezemolo usa Monti come un vestito, l'apparenza di un governo autorevole soprattutto all'estero, perché nella sostanza Italia Futura sembra andare in direzioni diverse dal montismo fin qui visto.

E' contento il promotore di I.F. della ricandidatura di Monti?

"«È un’ottima notizia. La stagione delle riforme è appena iniziata. Mario Monti è riuscito a dare agli italiani l’idea che si possa voltare pagina, affrontando un momento drammatico della nostra storia. Adesso è necessario un passaggio elettorale per consolidare il lavoro svolto e andare oltre."

Voltare pagina? se voltare pagina significa fare peggio del precedente governo, distruggere l'economia nazionale, allora è così... ma pare che non se ne renda conto nessuno di questi illuminati miliardari che non rischiano di perdere il lavoro o che non hanno mai lavorato veramente.

"... è necessario costruire una grande forza popolare, riformatrice e autenticamente liberale, che nasca dall’incontro tra società civile e politica responsabile e si ponga l’obiettivo di dare consenso elettorale al percorso avviato da Monti. Personalmente intendo impegnarmi perché questo progetto abbia successo, senza rivendicare alcun ruolo o leadership. La mia speranza e quella di molti cittadini è che il premier voglia continuare a guidare la fase che si aprirà dopo le elezioni, insieme a tanti altri italiani che dovranno abbandonare le tribune, impegnandosi in prima persona, senza nulla chiedere in cambio in termini di ruoli o ricompense»"

Lo dicono tutti, lo diceva anche Berlusconi che è necessario costruire una grande forza liberale e riformatrice. Perché ora dovremmo credere all'ennesimo imprenditore che scende in campo? Trovo arduo il punto principale del programma: dare consenso al percorso di Monti... sarà difficile convincere milioni di italiani tartassati a proseguire su questa strada. Non ci credono nemmeno gli imprenditori che faticano a tenere aperte le loro aziende.
E non manca un tocco di grillismo che va sempre di moda: contribuire senza nulla in cambio.

"È ora che il governo intervenga subito e con determinazione, e quindi per decreto, sui centri di spesa regionali. La prossima legislatura non potrà che essere costituente, è impossibile pensare di tornare alla conflittualità permanente della Seconda Repubblica. L’Italia non ha bisogno dell’ennesimo partito personale, grande o piccolo che sia, e Italia Futura non è mai stata interessata a esserlo. Serve un ampio movimento civico che si ponga l’obiettivo di dare rappresentanza ai milioni di italiani che si sono riconosciuti almeno in parte nel percorso di Monti..."

Allora qui è chiaro il tipo di riforme che intende Montezemolo: una forma di governo centrallizzata, che tagli le spese delle regioni e diriga l'Italia come un'azienda. E' la solita solfa imprenditoriale che non si coniuga con la realtà di uno Stato che non è un'azienda.
Rimane il dubbio sul ruolo di I.F., forse anche nella testa di Montezemolo. E' un partito che vuole anbire alla maggioranza? un movimento d'opinione? mah...
Comunque a questo punto dell'intervista aggiusta il tiro e cominci a sfilarsi il loden di Monti: infatti dice che è sufficiente riconoscersi in parte nel percorso montiano.

"È mai possibile che i tanti milioni di italiani che non si riconoscono nel Pd o nel Pdl siano condannati a disperdere il loro voto in piccoli partiti, la cui massima aspirazione sembra essere quella di accordarsi con questo o con quello, invece di ritrovarsi in un unico grande soggetto che abbia l’ambizione di essere il primo partito? ... Oltre la destra e la sinistra di questa fallimentare Seconda Repubblica occorre dare finalmente un approdo agli elettori liberali, democratici e riformisti»"

Ormai tutti i partiti giocano a rubarsi gli elettori. Ha cominciato inconsapevolmente Grillo, rubando a man bassa dal serbatoio degli scontenti di tutti i tipi. Ha proseguito Renzi invitando in modo ambiguo gli elettori di centro-destra a sostenerlo. E' stato più corretto O. Giannino rivolgendosi agli elettori della sua area scontenti di Berlusconi. Montezemolo invece si rivolge a destra e sinistra. Ma la concorrenza tra questi mariuoli di elettori è alta. Non so se c'è posto per tutti. Il M5s parte indubbiamente avvantaggiato.

"«La crescita è il grande tema della prossima legislatura. Con molta franchezza, è su questo tema che dall’attuale governo sono venute le maggiori delusioni. Si è data l’impressione di perdersi in mille rivoli e annunci mirabolanti, mentre occorreva una visione netta e pochi obiettivi chiari. Io penso che dobbiamo rimettere al centro lavoro, produzione e cultura: i tre pilastri su cui costruire il rilancio italiano e sui quali concentrare ogni euro disponibile. E l’unica via per trovarne è ripensare radicalmente il perimetro dello Stato. Agli italiani serve uno Stato più forte nei suoi compiti fondamentali ma meno pervasivo. Un solo esempio: non è possibile con una spesa pubblica gigantesca a otto anni dall’ultimo indulto, siamo di fronte a una nuova emergenza carceri. Non è pensabile che si costituisca ogni giorno un nuovo fondo per questa o quella categoria d’imprese, quando a migliaia chiudono per il peso insostenibile del fisco. Meno incentivi, meno tasse e soprattutto molte più dismissioni. Agli italiani sono stati richiesti sacrifici immani. Ora è lo Stato che deve fare la sua parte»."

Faceva caldo durante l'intervista, e Montezemolo è stato costretto a togliersi completamente il loden di Monti. La crescita? non mi pare rientri nell'agenda Monti. Certo sono venute da qui le delusioni maggiori, semplicemente perché il governo non intende investire un centesimo nella crescita. Direi che non intende investire un centesimo su nulla, a meno che non inizi per "b" e finisca per "anche"...

Il nostro leader dei carini, dovrebbe anche dire con quali fondi si incentiva la crescita e si tagliano le tasse. Soprattutto se si condivide la politica economica di Monti di rimanere nell'euro a tutti i costi, facendoci dettare la linea dall'Europa, cioè alla Bce. Se non ritorniamo a stampare una nostra moneta non potremo fare nulla per la crescita. Semplicemente non potremo mai fare investimenti, saremo sempre in emergenza finanziaria. E se lo Stato investirà sarà a discapito di qualche altro capitolo di spesa sociale.

Poi l'accenno alle carceri, è un pizzino rivolto a chi accetterà I.F. nel futuro governo: Montezemolo ha il pallino delle carceri private, evidentemente ha un progetto pronto nel cassetto su tale argomento. La solita imprenditoria all'italiana basata su commesse e monopoli statali, niente di nuovo.

"Se i partiti del centro hanno in testa qualcosa di diverso da una “Udc 2.0”, da un remake dello stesso film, e pensano invece a contenuti, idee e rinnovamento vero della classe dirigente, allora vale assolutamente la pena aprire un dialogo. Senza tatticismi o idiosincrasie, perché gli italiani non capirebbero operazioni all’insegna dello slogan “tutto cambi perché niente cambi”. Il tempo in cui si poteva essere per il rigore a Roma e per gli sprechi in Sicilia è finito»."

Una botterella alla concorrenza filo montiana non poteva mancare... Come osano questi ex berluschini appoggiare il salvatore dell'Italia?
E la concorrenza grillina?

"... le risposte non possono essere distruttive o populiste, perché il populismo è una delle cause della crisi italiana. Affrontare una profonda riforma dello Stato è il migliore antidoto"

Tutto qui, per il Movimento 5 stelle non vale la pena dire di più. Invece bravo Renzi, sotto sotto filo montiano, bravo Marchionne e la Fiat (come poteva sputare nel piatto in cui ha sempre mangiato...) e molto male Della Valle. Profonda amarezza per le esternazioni dell'industriale della calzatura contro mamma Fiat.
E poi un occhio di riguarda a Squinzi e confindustria, che comunque si allontanano sempre più dal loden di Monti:

"... tra barriere alla concorrenza e insufficiente attenzione da parte del governo siamo l’unico Paese al mondo dove sembra che la politica faccia una cortesia a lasciar investire i privati. Per questo dico: dobbiamo favorire e premiare l’Italia che rema e che continua ad avere fiducia nelle proprie potenzialità, restituendo al lavoro e alla produzione il posto che meritano, anche nelle politiche fiscali. Lavoratori e imprese sono legati in maniera molto forte in questo momento storico. Con una tassazione sulle imprese che è vicina al 70%, con un costo dell’energia del 30% superiore alla media europea, con una burocrazia asfissiante, una produttività bassa, norme spesso assurde e liberalizzazioni insufficienti o continuamente rinviate, come possiamo pensare che gli imprenditori continuino ad investire e l’occupazione cresca?"

Già come possono? Se lo chiede giustamente anche Squinzi. Ma come possono pensare gli imprenditori che le cose cambino con un Monti bis? misteri della fede euro dogmatica...


Alleanza Sel-Pdl


"Mario Monti «Fa politiche che stanno peggiorando la situazione di crisi economica del Paese, perchè stanno spingendo l'Italia verso una recessione ancora più buia e profonda. Come avviene in tutta Europa e ovunque si pensa di rispondere alla crisi tagliando il welfare, tagliando i diritti dei cittadini, tagliano i servizi sociali»."


"«Mi accorsi subito - ha detto- che l'Italia non avrebbe potuto assumersi gli oneri di una riduzione del debito pubblico di 45 miliardi di euro.  
...
l'austerità non porta alla crescita e porta invece alla recessione. "

Questo è il gioco di "chi ha detto cosa". I due intervistati sono Vendola e Berlusconi. Se non fosse per i link sarebbe difficile attribuire le frasi a uno o all'altro.

Questo presuppone che i casi politici possono essere solo due: o Vendola crede di essere di sinistra ma è di destra; o Berlusconi crede di essere moderato ma è di sinistra.

Usando invece un metodo di valutazione non politico, cioè a spannometro, direi che sono le dichiarazioni di due persone di buon senso. Ma ormai vengono invece definiti come irresponsabili dai politici euro dogmatici e sostenitori montiani. Nulla di strano, ormai la follia si è impossessata del mondo intero:

"Nessuno Chiama gli Psichiatri

Stasera il governo spagnolo ha annunciato una finanziaria di tagli e tasse da 40 miliardi, (facendo rimbalzare il mercato) e Hollande ha annunciato un budget "storico" per la Francia perchè per la prima volta taglierà circa 30 miliardi. I commenti su CNBC, Class o Bloomberg vengono tutti dallo stesso copione, senza sgarrare: "...la Spagna deve impegnarsi a ridurre spese e mettere tasse .... per poter poi ottenere un prestito di 100 miliardi dagli altri paesi da girare alle sue banche...la Francia deve presentare un piano di riduzione del debito, perchè i mercati altrimenti l'attaccano...l'Italia ha fatto molto con Monti per ridurre il deficit, ma vede aumentare il suo deficit e ora deve preoccuparsi, fare dismissioni...". In altre parole la follia continua e nessuno chiama gli psichiatri.

Una unanimità così di commenti ce l'hai nelle dittature, forse è vero che c'è stato una specie di colpo di stato finanziario perchè su argomenti finanziari non esiste dissenso sui media.

Un dissidente si è espresso fuori dal consenso "europeo" che include tutti i partiti di governo in europa, di sinistra e di destra. Il dissidente noto è Berlusconi oggi a 360 gradi su euro, debito e svalutazione. Ha lasciato fare Monti anche lui per opportunismo, ma mostra chiaramente di sapere che tutta la storia del debito, deficit, spread e austerità è una farsa e una truffa"

E i folli stanno a loro agio solo con altri mattacchioni, per questo rivogliono Monti a Palazzo Chigi.
Se un uomo saggio raggiungesse il potere e mostrasse che questa crisi nasce da banalissime fesserie e teorie senza logica, i folli dovrebbero poi prendere atto della loro follia.

Se manca denaro, va stampato e immesso nell'economia reale.
Se nessuno compra i titoli di Stato, lo Stato se li può ricomprare.
Se il privato è stremato dalla crisi, lo Stato può e deve intervenire con una spesa pubblica utilizzata per migliorare servizi e infrastrutture, contribuendo così alla crescita.
Se il privato si ostina a seguire strade vecchie e improduttive, lo Stato può fare da guida spingendo la nazione verso innovazione, ricerca, migliorando la scuola e i servizi.

Se lo Stato, come guida politica al di sopra dei popoli, non è in grado di svolgere questa funzione, se diventa solo uno zerbino della finanza, se due persone di buon senso che dicono quello che è palese, vengono scambiati per irresponsabili, allora vuol dire che le idee hanno perso la sfida contro il denaro. Contano solo più le contabilità, che superano in importanza sia il buon senso che i diritti dei popoli e dei cittadini singoli.

Mi chiedo quanto tempo ci vorrà ancora prima che queste contraddizioni esplodano in tutta la loro evidenza. Quante vite dovranno ancora essere immolate sull'altare della finanza prima che esploda tutta la società. Quella italiana sembra sopportare tutto come una roccia. Ma le roccie quando cedono lo fanno di schianto e in modo imprevedibile. Un'altra legislatura con Monti potrà essere sopportata dal popolo-roccia italiano o franerà tutto?

sabato 29 settembre 2012

La campagna di Silvio



E' sempre più un Cavaliere grillesco. In questa ultima occasione alla presentazione di un nuovo libro dell'ex ministro Brunetta, anti euro dalla prima ora, o perlomeno dal novembre 2011. Quindi con Brunetta non si potevano non toccare certi temi:

"«Il grande imbroglio non è il Governo tecnico, il grande imbroglio è lEuro». 
...
«Gli stati europei - rincara il Cavaliere -hanno deciso di rinunciare alla politica monetaria e a stampare moneta, hanno passato diritto a Ue e attraverso essa alla Banca centrale europea». Nel mirino dellex premier ci sono tutti, dal governo Prodi a Berlino: «Cambiare un euro per 1.927 lire è stato un suicidio». «La Germaniaviene dalla Repubblica di Weimar, unesperienza che prostrò leconomia tedesca e aprì le porte a Hitler e al nazismo - ha spiegato -. Per questo la Bundesbank e la Merkel hanno nelle loro radici il terrore dellinflazione» e per questo la principale missione della banca centrale europea è quella di coprire linflazione. 

Ci sono due possibilità perché gli stati europei indebitati possano tornare ad avere investimenti «decenti», secondo Berlusconi. Uno è che «si arrivi alla situazione che la Banca centrale europea sia banca prestatore di ultima istanza», laltra è «che la Germania esca dalleuro. Non sarebbe una tragedia.»

 «Io ho sostenuto battaglie plurime in Europa contro chi voleva dare a tutto limpianto europeo solo regole di austerity nellillusione che portassero al rialzo delleconomia. Ma ero una voce isolata». «Sono intervenuto in Europa a fermare delle cose perché ero lunico imprenditore tra i capi di Stato e di Governo. Ho fermato, ad esempio, la Tobin Tax, che la Merkel con il sostegno di Sarkozy voleva fosse introdotta. Dissi che o veniva introdotta in tutto loccidente oppure cera il rischio che le transazioni finanziarie sarebbero andate tutte in Lussemburgo e a Singapore». Il nemico è la Germania: «Il fiscal compact esprime le idee di una politica di una Germania che è un paese egemone e non è solidale. Dissi che lItalia non poteva caricarsi lonere di ridurre il debito pubblico di 45 miliardi, posi il veto e il Consiglio si bloccò. Io non mi spaventai, mi riunii con Junker e al telefono con Tremonti ed espressi la mia contrarietà. Non riuscii a convincerli. La rigidità porta austerity che non porta la crescita e se non aumenta il pil si va verso la recessione»." 

Naturalmente dopo queste dichiarazioni si è subito preso dell'irresponsabile, ovviamente. Anche perchè una campagna elettorale impostata così dal centro destra fa paura.

Perchè gli italiani, stanno diventando sempre più euroscettici, soprattutto all'interno dell'elettorato del centro destra. Quindi se Berlusconi decidesse di infiammare gli animi, riportando le emozioni in politica, spiazzerebbe i poteri forti pro Monti, e spiazzerebbe i poteri "deboli" del centro sinistra (i bersaniani soprattutto) i quali vorrebbero una campagna elettorale un po' grigia, tranquilla, supervisionata dal Presidente Napolitano. Con parole d'ordine rassicuranti come presentabilità, serietà, competenza, tecnici, europa, euro irreversibile, riduzione del debito, pareggio di bilancio, fiscal compact ecc.

Parole in parte legittime ma in gran parte odiate dagli italiani. Se il Cavaliere decidesse di infiammare gli animi già surriscaldati degli italiani con una campagna anti europa e anti euro, per gli altri diventerebbe difficile fermarlo. E più i partiti avversari, i poteri finanziari, e anche le nazioni straniere tentassero di delegittimarlo dandogli dell'irresponsabile, più acquisterebbe consensi.

Perché è sempre stato così con Berlusconi: nella lotta politica si rafforza perchè ha la capacità di dividere gli italiani in feroci fazioni. Facendo così giungere in cabina elettorale anche chi non sarebbe andato a votare. Sia che vada a votare per lui o contro di lui. Poi dopo aver polarizzato l'elettorato, non è detto che vinca le elezioni, ma può riuscire a ridimensionare più che il centro sinistra, gli elitari fans di Monti.

E fra questi fans elitari sono da annoverare anche i media ufficiali sussidiati, che aimè stanno già facendo il tifo per un Monti bis (con grande irritazione di Bersani) non capendo una minchia (scusate il francesismo) di quelli che sono i sentimenti attuali degli italiani. Tentano di creare una opinione pubblica favorevole a Monti, ma non penso riusciranno ad essere convincenti. Gli italiani sono stanchi, e continuando la crisi, lo saranno sempre più delle "riforme" e delle assurde esternazioni naif di Monti.

Cosa farà alla fine il Cavaliere? Avrà il coraggio di impostare una campagna elettorale cattiva e incarognita? Penso ci stia pensando, ma l'ex premier è ancora molto dubbioso. Non solo sull'impostazione della campagna, ma anche della sua partecipazione. Ma è chiaro che se deciderà di tornare in campo lo farà per vincere ed utilizzerà l'artiglieria pesante, costringendo gli strateghi dei piccoli passi e degli arroccamenti ad uscire dalle proprie trincee se non vorranno essere spianati dalla rabbia popolare.

venerdì 28 settembre 2012

Infiammazione da debito



l'Italia non rischia più di infiammare la crisi del debito
(www.repubblica.it)

"L'Italia non è più a rischio. Parola di Mario Monti. ... lo ha ripetuto a più non posso, negli incontri ufficiali
...
non potrei essere candidato perchè sono un senatore a vita, e i candidati sono candidati per diventare memmbri del Parlamento"
"


Parla Monti: i maschi si diano una grattata e le femmine facciano gli scongiuri come possono. I più pii recitino una preghierina... 

Siamo guariti. E' finita l'infiammazione da debito. La pillola OMT (Outright Monetary Transactions) di Draghi ha abbassato la febbre. Forse.

Ogni volta che Monti officia la fine della crisi, questa si presenta in fase più acuta. Quindi è meglio non gioire delle parole di Monti ma rimanere guardinghi e pronti ad ogni evenienza. Perché quest'autunno si sta presentando stranamente tiepido sul versante economico. Ma più che un tepore, che potrebbe preludere a un miglioramento effettivo, mi pare un'agonia più lenta. La Bce è riuscita a tamponare la crisi dello spread, anche se in questi giorni tornano le preoccupazioni su Grecia e Spagna.

Potrebbe anche avvenire che le tensioni si spostino dalla finanza alla società. La Spagna potrebbe rappresentare un'avanguardia in tal senso. E le nostre future elezioni potrebbero produrre un Parlamento ingestibile, con in più una difficile gestione delle piazze.

Monti non si candida: lo spiega benissimo lui perché non ha bisogno di farlo. A lui non interessa l'investitura popolare, è già li in Parlamento in attesa di essere chiamato dai "poteri forti". Cosa gliene importa delle elezioni?

"
"Dopo le elezioni - dice intervenendo al Council of Foreign Relations- è giusto che i partiti politici possano presentare un presidente del Consiglio che sia uno di loro e che non sarò io. Certo che se ci fosse una circostanza particolare, se dovesse essere richiesto, considererei l'ipotesi di dare una mano". Dopotutto, ricorda, "sono stato nominato senatore a vita"
"

"E la cosa divertente, ma in fondo incoraggiante non tanto per questo governo ma per il Paese - prosegue - è che gli italiani hanno subito forse la più dura e intensa cura di sempre ma sembrano avere fiducia nel governo"


Capito? Gli italiani sono dei masochisti, quindi Monti con grande gaudio non vede l'ora di tornare nel 2013 per propinare ancora altra austerità ai suoi concittadini. Quindi votate chi vi pare, tanto il risultato è già scritto fin da oggi: Monti bis.

giovedì 27 settembre 2012

La ripresa è dentro di noi



Epperò è "sbagliata"... fuori di noi, invece ci aspetta tutt'altro:

Come Jim Rogers si sta preparando per una recessione

"Jim Rogers da mesi si aspetta una nuova recessione, dato che sta percependo che i livelli di debito sovraccarichi e il crollo delle entrate fiscali, ci spingeranno in una nuova spirale finanziaria.

Ha avvertito: "E' in arrivo", aggiungendo che nel 2013 e nel 2014 sarà peggio rispetto ai crolli del 2008.

Ora che la FED ha annunciato un nuovo QE3, Rogers si pone molto ribassista nei confronti del Dollaro, prevedendo che arriverà ad avere perdite paragonabili alla Sterlina inglese di qualche anno fa.

Fortunatamente Rogers ha gentilemente spiegato agli investitori come precisamente si comporterà con la recessione in arrivo.

Prima di tutto ha ribadito il suo amore per le commodities agricole.

Secondo una base storica, esse sono state poco considerate, data l'elevata offerta, ma presto aumenterà la domanda in modo esponenziale.

Recentemente ha dichiarato di preferire più l'argento dell'oro, questo perchè in confronto, l'oro è un 10-15% sotto i suoi massimi storici, mentre l'argento è un 40% sotto i suoi massimi storici, quindi le prospettive di crescita per un altro bene rifugio sono a favore del metallo bianco.

Si aspetta che la tendenza rialzista sull'oro terminerà entro la decade, quando raggiungerà la bolla.

Infine ha enfatizzato lo Yen Giapponese e il Renminbi Cinese, perchè non crede come molti altri che la Cina continuerà a scendere."

La risposta è dentro di te, ...  epperò è sbagliata

mercoledì 26 settembre 2012

Pdl polverizzato



Alla fine la Presidente Polverini ha dimostrato più dignità di tutti i dirigenti del Pdl che avrebbero voluto resistere pur di mantenere il sedere di alcuni impresentabili sulle relative poltrone. Ora toccherà alla Lombardia e al suo presidente dalle giacche colorate? Forse no, ma l'impressione è che a questo punto il tentativo di ricostruzione del partito iniziato da Berlusconi è abortito.

Il Pdl diventerà un altro Udc, non potrà più ambire a diventare maggioritario. Aveva la maggioranza dei voti moderati, ma spaccature nelle alleanze ed espulsioni hanno eroso sempre più consensi. Prima si è allontanato Casini, e poi Fini è stato defenestrato. Bossi si è auto liquidato con le sue mani. I tre moschettieri del centro destra si sono divisi, e D'Artagnan ha ormai perso il suo fascino... troppi lifting.

Ma del resto, perchè dovrebbe conservare o ambire alla maggioranza, un partito a cui molti italiani hanno dato fiducia inutilmente. Un partito che è stato al governo quasi 20 anni e non è riuscito a rilanciare il paese. Ricordo l'Avv. Agnelli quando diceva "vedo la fine del tunnel", ed era prima del 2003 anno della sua scomparsa. Oggi la stessa frase la dice Monti, e sono passati 10 anni! In questi anni nulla è cambiato, l'Italia attraversa una crisi decennale, che alla fine del 2011 si è acuita.

Ecco, il Pdl ha avuto un'ultima occasione alla fine del 2011 per fare qualcosa di utile, cioè riconoscere, come fanno oggi Berlusconi e Brunetta le vere cause della crisi, e prendere provvedimenti a difesa dell'economia nazionale. Ma come i finti antagonisti del Pd, è prevalsa la paura, il Pdl ha consegnato il potere a Napolitno&Monti ed ha firmato la sua condanna a morte.

Inutile piangere sul latte versato, ormai la dissoluzione del Popolo delle Libertà è imminente. E questa volta sarà definitiva; non ci sarà una rinascita berlusconiana. Il leader "padrone" è poco convinto, poco combattivo e l'anagrafe non aiuta. Ha già tentato una volta di lanciare un successore giovane, per rinnovare l'immagine del partito, ma non ha funzionato. E poi le altre rinascite  berlusconiane sono avvenute per reazione verso gli avversari della sinistra, questa volta è diverso. Il Pdl e il suo capo si sono arresi volontariamente. L'elettorato di riferimento, ho l'impressione che non abbia perdonato questa viltà. Dopo aver combattuto per vent'anni contro campagne politiche, giudiziarie e di stampa, spesso difendendo posizioni impossibili da difendere, il Pdl si è arreso ad uno spread farlocco.

Ora, però si apre una questione politica importante. Chi prenderà i voti degli elettori del Pdl?

Sondaggio politico elettorale sulle intenzioni di voto degli italiani. Il sondaggio e' stato realizzato tra il 10 ed il 12 settembre 2012 con metodo CAWI su un campione di 900 casi.

Il sondaggio riportato sopra (cliccare per ingrandire) evidenzia spostamenti di voti dal 2008 ad oggi (gli ultimi solo virtuali) che secondo me mostrano una chiara dinamica. So che gli analisti più importanti, sostengono che i voti del M5s provengono sia dal centro sinistra che dal centro destra, ma osservando la tabella, mi pare che i numeri dicano altro.

Se si osserva la situazione e la distribuzione dei voti del centro-sinistra, si nota subito una cosa lampante: la coalizione di centro sinistra si mantiene invariata intorno al 43%. In post precedenti, subito dopo le disastrose elezioni amministrative, mi ero convinto che, avendo il Pd perso voti, anche la sinistra stava perdendo consensi. In effetti non è così. La sinistra non ha perso voti, li ha persi solo il Pd a favore di Sel, Idv e altre formazioni minori.
Nel Pd dovrebbero stampare una gigantografia di questa tabella da appendere in sede a Roma in via delle Fratte. Le alleanze sono evidenti, l'elettorato è ben definito. Se gli elettori astenuti non si risvegliano di colpo giocando un brutto scherzo, sinistra più centro possono conquistare la maggioranza (42,5 + 9) da rendere effettiva e solida con un premio di maggioranza.

Invece, per tornare al tema del post, un'altra cosa salta immediatamente all'occhio: dal 2008 ad oggi, la coalizione di centro-destra ha perso (per ora virtualmente) 20 punti percentuali! Nello stesso tempo è cresciuto il Movimento 5 Stelle da "nulla" (non contemplato nel sondaggio) a +18%.
Credo non ci sia molto da aggiungere. Mi sembra di osservare una bilancia su ci sono stati spostati i pesi da un piatto all'altro.

Poi un po' di mobilità ci può essere, qualche elettore di centro sinistra è andato verso il M5s, e qualche astenuto verso Sel, alcuni elettori di centro-estra possono essere andati verso Casini, ma il più, mi pare si sia trasferito dal centro-destra verso il M5s.

L'astensione a confronto dei partiti nelle ultime elezioni.

Non bisogna naturalmente dimenticare un altro importante serbatoio di voti del centro-destra: il partito dell'astensione. Un partito notevole: può variare dal 45% al 33% (elezioni amministrative). Per ora il partito italiano più grande. E' da questo contenitore di scontenti che possono arrivare le maggiori sorprese elettorali: negative per il centro sinistra, positive per i grillini, l'ultima disperata possibilità di sopravvivenza per il Pdl.

martedì 25 settembre 2012

Terremoto e Fiat uguali




La ricostruzione ferma quattro mesi dopo
Centri storici chiusi, tendopoli e le difficoltà delle imprese

È uno dei problemi più gravi del dopo terremoto. La ricostruzione dei centri storici sfregiati dalle scosse del 20 e 29 maggio è il capitolo di un libro ancora tutto da scrivere e non c'è nemmeno un segnale che faccia sperare in un'accelerata. «Se andrà bene, ma proprio tanto bene, forse potremo parlare al passato fra cinque anni» azzarda il direttore della Confindustria di Modena Giovanni Messori. Ed è fra i più ottimisti.
 
Il fatto è che nessuno ha avuto ancora un solo centesimo. 
Nelle tendopoli il freddo si fa già sentire, soprattutto di notte. Nei dodici Comuni terremotati dell'Emilia ci sono ancora tendopoli aperte per 3.061 sfollati. Altri 88 sono ospiti in un residence e 1.467 vivono in alberghi. Le persone che aspettano il contributo per la sistemazione autonoma programmato dalla Protezione civile sono 39.327.
Dicono che non ci sono soldi e ci portano i piatti già pronti che costano meno. I moduli dove dovremo vivere arriveranno a fine dicembre. E comincia a far freddo».
Il sindaco di Novi, Luisa Turci, capisce che «la gente ha ragione, i soldi non sono arrivati». E spiega che «noi siamo i primi ad essere arrabbiati. Ci sarebbe da chiedersi come mai la Protezionecivile non ha dato denaro per finanziare le sistemazioni autonome. Lo sta anticipando la Regione... Capisco che nel comune sentire tutti pensino "se non mi danno nemmeno 500-600 euro come faccio a credere che arriveranno i soldi della ricostruzione?"».
Per quattro mesi la parola d'ordine è stata «arrangiarsi». Per tutti, commercio e aziende in testa.
Adesso si fa spazio la rabbia, c'è un problema nuovo ogni giorno e cresce la sensazione di essere indietro su tutto. Troppo indietro.
I negozi, per esempio. Non sono ancora pronti (se non in forma improvvisata) i centri commerciali temporanei da mettere in piedi con i container. Né si è visto un euro nemmeno in questo caso. Le promesse parlano di 15 mila euro di risarcimento per chi dovrà comprare un container e pagare gli oneri di urbanizzazione ma per ora i più se la cavano aprendo bottega in un garage, con una bancarella, magari in una cantina oppure online. «Stiamo lavorando con i soldi delle donazioni private» confessa Cristina Ferraguti, assessore alle Attività produttive di Cavezzo. «E per non farci mancare niente abbiamo anche una questione legale che blocca lo sgombero delle macerie dalla piazza centrale».
E poi, ultimo dei problemi in ordine di tempo, si è scoperto che buona parte dei tetti delle aziende danneggiate o crollate sono di Eternit. Dove, come e con quali finanziamenti smaltire quindi le fibre d'amianto cancerogene?”

A onor del vero tutto comincia, anzi la ricostruzione non è mai cominciata, con l’Aquila. Anche li dopo il terremoto avvenuto 3 anni fa, ad oggi la situazione non è ancora risolta, e ci vorrà ancora moltissimo tempo.
E’ la nuova situazione finanziaria italiana che impone l’inazione. Già con Tremonti, che oggi afferma che la gestione economica di Monti è sbagliata, i cordoni della borsa erano ben serrati.

Va detto che comunque all’Aquila, pur avendo il centro storico inagibile, un minimo è stato fatto e tentato. Sono stati costruiti edifici antisismici (forse) in fretta e furia, già arredati anche se non per tutti. Sono stati costruiti villaggi con prefabbricati in legno però più solidi e duraturi delle tende.
Con mille problemi, perché evidentemente vivere in un prefabbricato, non è una soluzione. Perché le nuove abitazioni sono state realizzate a casaccio nell’emergenza, senza un piano. Perché molti aquilani vivono ancora una vita provvisoria, e vorrebbero poter ritornare nella città.

Dal sito del Commissario per la Ricostruzione si evincono i numeri di questi interventi, aggiornati a fine maggio 2012:


Soluzione alloggiativa
Comune dell'Aquila
Altri Comuni del cratere
Progetto C.A.S.E. (1)
12.901
0
MAP (moduli abitativi provvisori)
2.785
4.399

Affitti fondo immobiliare
(+ accordo quadro con
Comune di Barete)
416
0

Affitti concordati con DPC
(affitto protezione civile)
538
285

Altre strutture comunali
0
63
Totale persone
16.640
4.747

Totale persone in soluzioni alloggiative a carico dello Stato
21.387


(1) Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili: 185 edifici (4.449 alloggi) realizzati su 19 aree del Comune dell’Aquila.

Dal punto di vista locale però questi numeri si traducono in una situazione piuttosto sconfortante:

“… vi parlerò de L’Aquila sotto un punto di vista relativamente critico dando visibilità a cosa (non) è cambiato in 3 anni.
Vi ricordate le transenne che si espandevano per gran parte del centro storico? Quelle ci sono ancora. Vi ricordate il deserto per le vie interne? Quello c’è ancora. Vi ricordate il silenzio? C’è ancora.
E gli sfollati che non ancora tornano nelle proprie case? Non ancora tornano nelle proprie case.
Sono 27mila le persone che, su 45mila sfollati, ancora non rientrano nelle rispettive abitazioni. Come scrive Repubblica.it «diecimila di queste vivono con un misero contributo mensile e si arrangiano da parenti e amici oppure pagano un affitto quasi da strozzo all’Aquila o altrove». Parte della popolazione vive nelle periferie: vicini e al tempo stesso lontani dalle proprie case.
Quasi 13mila cittadini si trovano nel Progetto C.A.S.E. (n.b.: C.A.S.E. non Case!), le 19 “new town” fatte costruire in tempi record da Berlusconi, costate 2.700 euro al mq. Sono dislocate su un asse lungo decine e decine di chilometri intorno all’Aquila e, anche per questo, non sono pochi i problemi ricaduti sul Comune per costi (dal trasporto pubblico alla nettezza urbana) e manutenzione. Una New Town è stata costruita nei pressi di Assergi, nel cuore del Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga, ad un passo dalla funivia per Campo Imperatore e ad una ventina di chilometri dal capoluogo. Nelle new town mancano i servizi – chi vi abita le definisce “quartieri dormitorio” – e per fare la spesa gli abitanti sono costretti a prendere l’automobile (da Assergi imboccano addirittura l’autostrada).
Ad oggi restano ancora da rimuovere il 95% delle macerie generate dal crollo degli edifici,
I lavori di ristrutturazione sono cominciati solo in alcune periferie o nelle campagne, dove si è peraltro costruito ad alto impatto ambientale, modificando la tipicità e i colori dell’abitato, dando un altro colpo alla vocazione turistica del territorio. Si è inoltre lavorato disordinatamente e perfino ignorando prescrizioni antisismiche.
Dove si poteva intervenire già da subito, accelerando il processo di recupero degli edifici, si è preferito attendere l’approvazione del piano di ricostruzione recentemente approvato dal Comune. Il nuovo documento sancisce il principio del “Com’era, dov’era”, anche se spesso i costi per riportare gli edifici allo stato precedente al sisma sono, soprattutto per il centro storico, superiori alle risorse effettivamente messe a disposizione.»
Inoltre “Sono stati buttati via 40 milioni di in tre anni per pagare le spese di emergenza causate dalla mancanza di ricostruzione delle aree periferiche della città“, così si sfogò il sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente.
Secondo dati della locale Confartigianato sono 500 le attività commerciali e artigianali (soprattutto del centro storico dell’Aquila) che non sono ancora riuscite a ricollocarsi e 1.500 le attività a rischio chiusura in tutto il cratere sismico. Sono riuscite a ricollocarsi circa ottomila imprese.
I fondi raccolti per L’Aquila con la canzone Domani, più di 1 milione di euro, a tre anni dal terremoto sono ancora inutilizzati.
Nel maggio 2009 la Fiat donò alla Protezione Civile 6 mezzi, tra escavatori e minipale del valore di 860 mila euro … Fino ad oggi i mezzi non sono mai arrivati nella città fantasma nè tantomeno utilizzati!”
(www.rosatiluca.it- post del 5 aprile 2012, ma credo che ad oggi non sia cambiato molto)

Come si può leggere, ordinarie storie di sprechi, lavori insufficienti e fatti male, promesse non rispettate ecc. nella tipica conduzione amministrativa all’italiana. La burocrazia, è un mostro che non si ferma davanti a nulla. Nemmeno al dolore e alla distruzione, rallenta o blocca ogni cosa. Il centro dell’Aquila non sarà ricostruito senza un piano di recupero, la cui attuazione è molto lenta, e probabilmente in parte irrealizzabile.

Eppure, gli abruzzesi possono dirsi ancora fortunati, rispetto agli emiliani. Perché il terremoto dell’Aquila è avvenuto prima della crisi dello spread, e prima di Monti.
Berlusconi e Tremonti potevano ancora, anche se effettivamente per i vincoli europei non avrebbero dovuto, spendere a deficit. Seppure con mille vincoli burocratici, seppure fra mille critiche, infatti spesero. Spesero anche male, ma avevano ancora la possibilità (o meglio volontà) di farlo.

Monti non può e non vuole. Il suo scopo è il pareggio di bilancio, i suoi obiettivi sono quelli del fiscal compact: deficit sotto il 3% e rapporto debito pil al 60%. Tutti gli ostacoli che si frappongono agli obiettivi vengono aggirati o ignorati.

Per questo per i terremotati dell’Emilia non è ancora arrivato un euro, e dubito che arriverà da questo governo quel poco che è giunto per il terremoto dell’Aquila. L’ex premier non si sottrasse agli impegni, anche se poi riuscì a mantenere solo parte delle promesse. 
L’attuale premier invece fu alquanto “infastidito” dal terremoto in Emilia, e giunse a visitare i territori su pressione dell’opinione pubblica. Il governo aveva appena approvato norme stringenti sulla protezione civile e la gestione dei disastri naturali, alcuni giorni prima del 20 maggio 2012:

“Questo terremoto pone anche un problema politico, ben prima di quel che si sarebbe immaginato Monti. Tutto congiura contro le scelte di questo governo, non solo l'economia anche la natura:

"decreto legge n.59 sulla riforma della Protezione Civile.
 ...
Ne avevamo già dato l’annuncio, ora è ufficiale, tanto da essere uscito sulla Gazzetta Ufficiale. «La calamità naturale sarà a carico del cittadino. In caso di terremoto, alluvione, tsunami e qualsivoglia altra catastrofe, non sarà più lo Stato a pagare i danni. A ricostruire l’edificio crollato o pieno di crepe, casa o azienda che sia, dovrà provvedere il proprietario. A sue spese. O stipulando, previdente, una relativa polizza di assicurazione.
La novità, enunciata chiaramente, si trova nel decreto legge n.59 sulla riforma della Protezione Civile pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. In cui si afferma che «al fine di consentire l’avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati, possono essere estese tutte le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di fabbricato appartenente a privati». E questo per poter «garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione». Cosa che lo Stato non può più permettersi per cronica carenza di fondi»."
E’ precisa volontà del governo non intervenire più con aiuti statali nell’economia italiana. In nessun caso, ne a seguito di eventi catastrofici, ne per mitigare gli effetti della crisi. Per questo motivo la risposta ricevuta da Marchionne è valida anche per i terremotati. Per la Fiat non sono previsti incentivi, si deve affidare al mercato e basta. Per i terremotati non arriveranno aiuti (perlomeno non come in passato), dovranno arrangiarsi.

E’ incredibile la miopia economica di questo governo, la follia lucida nel perseguire un piano che sta distruggendo l’Italia. Oltretutto riconoscerlo (la ha detto Monti stesso che le sue politiche sono recessive), ma perseverare ugualmente nell'errore. Non ricostruire significa rinunciare ad una parte importante di crescita del Pil nazionale. E se non si ricostruisce in fretta, questi territori non potranno contribuire alla crescita economica del paese per molto tempo.

E’ più che probabile, a questo punto, che il piano intravisto e denunciato da Grillo, sia effettivamente vero. Un premier che voglia un minimo difendere gli interessi del suo paese, non perseguirebbe una politica economica così assurda, che sta distruggendo la nostra economia, e probabilmente anche controproducente ai fini del piano stesso.
Quando non ci saranno più risorse da tassare, espropriare e svendere, non si potranno perseguire gli obiettivi di pareggio di bilancio e abbattimento del debito. A meno che il passo successivo non sia lo smantellamento ancor più deciso dello Stato, con l’espulsione di migliaia di dipendenti e la riduzione dei suoi organi burocratici ai minimi termini. Che Dio ce ne scampi da un Monti bis...

lunedì 24 settembre 2012

Marchionne e Monti



In questi giorni tutti accusano l'amministratore della Fiat, ormai anch'essa multinazionale transcontinentale, di non essere stato di parola, di non aver investito in Italia. Lo fanno i sindacati che si sentono ingannati, i politici  che pensavano di aver stretto un patto d'acciaio con la Fiat, e persino gli industriali "Made in Italy", i quali sono gelosi dei sussidi avuti dalla Fiat da quando esiste. Ed infatti è così. La Fiat non ha investito, non ha prodotti nuovi, è sempre stata sussidiata.

Ma nello stesso tempo, Monti vuole la "moglie ubriaca e la botte piena". Se la politica industriale del governo diventa quella di lasciar fare al mercato, del non intervento dello Stato, l'amministratore di Fiat regola di conseguenza le sue strategie. Cioè lascia fare il mercato: se il mercato non tira (con pesanti responsabilità oggi di Monti stesso), non investe perché non ci sono le condizioni per farlo.

Bisogna parlarsi chiaro sull'industria automobilistica. E' un'industria ormai al tramonto, che vivacchia solo più sul mercato di sostituzione delle vecchie auto. Può sperare solo nei paesi emergenti, che però le auto sanno farsele a casa propria. Da sola, quest'industria, non ha la forza di espandersi nei paesi occidentali. Ormai c'è sovrapproduzione nel vecchio e nuovo continente. L'industria automobilistica ha bisogno di essere sussidiata. Le auto si vendono solo se accompagnata da grandi sconti.

Basta vedere quel che è accaduto nel mercato più florido del mondo fino agli anni '80, cioè gli Usa. Praticamente tutte le case automobilistiche hanno rischiato di fallire. Si diceva perché i loro prodotti erano troppo voraci di carburante, con tecnologia troppo vecchia. Può essere, ma la verità è che c'era una sovrapproduzione, troppi marchi, troppe auto. Il governo Usa ha cercato pertanto di incentivare miglioramenti dell'auto americana per farla diventare più simile a quella europea, ma se l'industria è stata salvata, i posti di lavoro no. Basta leggere qualcosa o vedere le fotografie della periferia di Detroit per capire come è stata ridimensionata quest'industria in Usa.
La Fiat è in America grazie ai sussidi del governo statunitense. Oggi la Chrysler naviga in buone acque, ma è già tanto se rimane a galla. I grandi guadagni del passato li possono dimenticare. E i tagli al personale ci sono stati.

In Europa le cose non vanno meglio. Infatti si dice che c'è una casa automobilistica in più. Un marchio dovrebbe scomparire. Eppure ne sono già scomparsi parecchi, per esempio la Rover, per esempio la Saab.
Vuol dire che il mercato è saturo e lo sarà sempre di più. Poi con questa assurda politica dell'austerità imposta ai paesi del sud, sarà difficile che si vendano più auto in Europa.
Ed anche nel nostro continente le grandi case sono state sostenute e sussidiate dallo Stato. La Renault è semi statale, quindi li la mano statale è diretta. In Germania poco tempo fa è stata sostenuta la Opel che rischiava di chiudere. La Wolkswagen è stata poi accusata di dumping, cioè di vendita dei suoi prodotti sotto costo per rimanere in certi mercati "poveri". In Italia l'ultimo boom delle vendite è stato accompagnato dalla rottamazione dei vecchi veicoli, cioè un sussidio statale evidentissimo.

Quindi, tornando a Monti ed alla sua politica economica folle, ancora una volta si dimostra che i miti del liberismo sfrenato come piace al nostro premier, sono solo miti. L'intervento dello Stato nell'economia è fondamentale. Soprattutto in periodi come questo di grandissima crisi.
Naturalmente l'incontro Monti-Marchinne si è concluso con promesse verbali e nulla più. Era ovvio, del resto Marchionne si è presentato con la dichiarazione che in Brasile la Fiat viene sussidiata e incentivata. Un messaggio che non poteva essere recepito ne compreso da Monti.
Inoltre, la politica austerica di Monti, tutta rivolta al pareggio della contabilità statale, non può permettersi nessun sostegno di tipo economico a qualsiasi industria. Il sostegno del governo più solo essere sui principi capitalistici e di solidarietà con il mondo dell'impresa.

Monti lo ha anche ribadito di recente: il governo ha già fatto molto (gulp!), ora tocca alle parti sociali darsi da fare.
Anche nel caso Fiat, è evidente che se tornassimo ad avere la sovranità monetaria, potremmo fare molto di più per proteggere la nostra industria, ma soprattutto per incentivare il mercato interno.

domenica 23 settembre 2012

La missione di "Rigor Montis"



Beppe Grillo nel suo comizio gridato dal palco di Parma, ha detto che Monti, "Rigor mortis", un esorcista al contrario, sta facendo gli interessi di Francia e Germania. Le quali pensavano di investire e prendersi a pezzetti l'Italia. Invece hanno sbagliato l'investimento e ora rivogliono i soldi indietro. Il nucleare non è partito, l'acqua è rimasta quasi pubblica. 
Quindi il loro sistema bancario si vuole liberare dei nostri titoli di Stato, a prezzo pieno (non quello svalutato di oggi). In pratica Monti è una specie di curatore fallimentare incaricato di saldare i creditori. Messo al governo italiano da loro stessi. Ed infatti sta avvenendo un fenomeno di spostamento di ingenti fondi dalle banche italiane a quelle del nord Europa. La pressione fiscale asfittica serve proprio a questo scopo.  Nel post "Le patacche del Sole" spiegavo proprio questo piano in relazione all'aumento e diminuzione dello spread:

"o i mega esperti di economia e finanza nostrani sono gravemente incapaci d'analisi e deficitari in matematica;
o c'era un piano politico predisposto, non tanto per cacciare Berlusconi, che in fondo è solo un innocuo populista catodico, ma per insediare un governo delle banche e dei banchieri guidato da Monti.

Un piano redatto in qualche consiglio di amministrazione di banca straniera, per fare in modo di utilizzare il popolo italiano come portafoglio, come salvadanaio da spremere per risanare i conti della finanza allegra europea (cioé tedesca).

Le nostre tasse sono servite per pagare gli interessi sul debito o per risanare, attraverso i fondi salvastati, banche tedesche impelagate in investimenti ellenici e spagnoli sballati? Perchè l'Italia partecipa al "salvataggio" di Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo a beneficio di banche varie europee, e non a beneficio dei cittadini europei?"
(spensierata-mente2.blogspot.it)

Ma non c'erano solo gli investimenti ellenici e spagnoli, ad essere sballati. Erano avventati anche quelli prospettati in italia, programmati senza prevedere la volontà popolare italiana.
Ma ci sono delle prove di questo piano di riacquisto di titoli italiani e spoliazione delle ricchezze del popolo italiano? Certo che ci sono, le ho riportate nel post "Come ti frego la Bundesbank":

original Alcune Considerazioni Elettorali e Bancarie sulla Faccenda dellItalianizzazione del Debito Pubblico 

"il ritmo di sostituzione nel possesso di titoli di stato fra residenti e non residenti è di circa 30 miliardi di euro al mese.
...
ai ritmi attuali verranno spostate in mani italiane altri 330 mld di euro portando il totale in mano straniera a soli 267 miliardi di euro ovvero il 14% circa di un debito pubblico stimato intorno a 2 trilioni a quella data [delle elezioni ndr].
...
Lazzardo che il governo italiano sta tentando è evidente: far nazionalizzare dalle banche italiane il più in fretta possibile il debito pubblico italiano...
...
Un piano di nipponizzazione dell'Italia: in Giappone il 90% del debito pubblico è in mano nazionale e i rendimenti sono al minimo indispensabile per annullare l'inflazione. ...

La Bcenon può acquistare i titoli di Stato dei paesi europei, ma in compenso le banche europee non hanno problemi di accesso ai fondi della Banca Centrale. Lo dimostrano l'ultimo intervento Ltro (Long Term Refinancing Operation da 1.000 miliardi) rivolto alle banche europee, che non ha incontrato eccessivo contrasto presso gli ultraliberisti tedeschi di stretta osservanza. Lo dimostra anche la funzione di regolatore del mercato interbancario adottata dalla Bce, in mancanza di fiducia tra istituti di credito europei, che non si prestano più denaro.

L'obiettivo di Draghi e Monti potrebbe quindi essere quello di realizzare un Ltro permanente, senza naturalmente denunciarlo."

E anche questo si sta avverando con il piano di acquisto di titoli cha sarà indefinito, senza l'indicazione di un limite (salva Stati Mes). In questo modo potrà essere trasferita, con l'aiuto della Bce, l'ultima trance di titoli detenuti all'estero, verso le banche italiche. E le nostre banche potranno anche lucrare la differenza tra il rendimento dei titoli e il prestito Bce all'1%.

Gli unici a non guadagnarci sono i cittadini italiani, che oltre ad alcune "riforme" e manovre con cui hanno versato allo Stato (franco-tedesco) un centinaio di miliardi, perderanno con la caduta del Pil circa 50 miliardi. E pagheranno alle proprie banche circa 10 miliardi di interessi e un paio alla Bce. Quindi al popolo italiano il piano franco-tedesco costerà circa 160 miliardi in un anno. Più l'acquisto dei titoli italiani che prima erano all'estero, che il popolo italiano acquisterà attraverso banche, fondi d'investimento, assicurazioni, fondi previdenziali ecc.

E questo piano è ormai operativo e quasi completato. Il Ltro è stato fatto e le nostre banche ne hanno preso una fetta di 250 miliardi. Le manovre sono state fatte e l'Imu prelevata già per un terzo circa. Il Pil è irrimediabilmente crollato.
Anche se Grillo vincesse con il 90% dei voti, ormai il piano ha avuto successo. Anche se uscissimo dall'euro,  anche se l'Italia fallisse, queste ricchezze sarebbero irrimediabilmente perse. Ma almeno con la ritrovata sovranità monetaria, e il debito pubblico tutto nazionalizzato potremmo ripartire e forse ritrovare la crescita.

Non mi stupirei se fra qualche mese i dogmatici dell'euro irreversibile, a piano franco-tedesco concluso con successo, si trasformassero improvvisamente in grillini e sostenitori della nuova lira... 

sabato 22 settembre 2012

Pil in caduta libera

(ricavato da dati Istat - www.istat.it)


"Il governo ha tagliato le stime di crescita del Pil che nel 2012 si attesterà al -2,4% (-1,2% la precedente stima contenuta nel Def) e nel 2013 sarà pari a -0,2% (+0,5%). Nel 2014-2015, invece, è prevista una crescita rispettivamente dell'1,1 per cento e dell'1,3 per cento grazie all'aumento della domanda interna ed esterna in virtù degli effetti positivi delle riforme strutturali per rilanciare l'economia."

Alla fine le previsioni peggiori si stanno avverando. Il Pil è in calo del 2,4 % e l' anno non è ancora finito. L'autunno ci porterà facilmente verso il -3%, -3,5%. Il governo promette però un Pil tendenzialmente in crescita per il 2013. Ma è una promessa assurda fondata su qualche idea economica magico esoterica. Infatti Monti afferma che il Pil crescerà grazie al pareggio di bilancio. Che cosa c'entra con il Pil? Non molto, con l'economia del settore privato da cui deriva il Pil in massima parte.

Anzi a ben vedere non è per niente un vantaggio per il Pil. Pareggio di bilancio significa in definitiva minore spesa pubblica e quindi minore passaggio di ricchezza tra settore pubblico e privato. Il risanamento dei conti pubblici è sacrosanto, ma non è detto che debba passare attraverso il pareggio di bilancio e questo non significa un automatico aumento del Pil. Se mai una contrazione se il minore passaggio di ricchezza tra pubblico e privato non è compensato da una crescita di quest'ultimo.

Non si capisce come possa crescere il settore privato in un momento di crisi come l'attuale, se lo Stato non interviene direttamente stimolando l'economia reale con soldi altrettanto veri. Gli stimoli previsti da Monti e Passera a costi zero possono avere solo un impatto residuale. Sarebbero necessarie semplificazioni normative molto più incisive (quelle previste sono ridicole e servono solo per fare i titoli dei giornali prezzolati), e comunque andrebbero presi in considerazione esenzioni fiscali importanti che sono comunque un costo per lo Stato.

La crescita del Pil è quindi frenata da molteplici fattori: primo fra tutti la congiuntura internazionale che porterà recessione anche nei paesi più ricchi; secondariamente i costi di produzione nel nostro paese (e in tutta Europa) che non ci consentono di essere competitivi con nazioni come Cina ed India. E su queste due situazioni esterne non si può fare molto, ma di sicuro la politica economica di questo governo che va nella direzione di distruggere il mercato interno con una tassazione eccessiva, è quanto di più controproducente si potesse fare.

Poi in Italia il Pil è anche frenato dallo Stato che appunto limita al massimo la spesa pubblica, non paga con puntualità, ed effettua un prelievo fiscale che sottrae molta ricchezza che potrebbe essere reinvestita.
Non vedo come possa risalire il Pil nel 2013 se queste condizioni non vengono modificate. Ma dato che ci sarà anche il fiscal compact che prevede per il 2013 un rientro di almeno il 2,5% del debito pubblico (50% in 20 anni) equivalente a 45 miliardi di euro, prevedo molte difficoltà al raggiungimento dell'obiettivo della crescita.
Il governo crede ancora nelle dismissioni pubbliche per saldare il debito, che sono invece una chimera:

"Per far calare il debito il governo conferma il programma di dismissione del patrimonio dello Stato, sia degli immobili che delle partecipazioni pubbliche i cui proventi, si stima, ammontano a circa un punto percentuale di Pil all'anno."

Mettiamoci anche il fatto che il prossimo governo sarà politico e non tecnico, si devono quindi moltiplicare le difficoltà per un certo fattore x.

A meno che, i politici nella loro insipienza, si dimostrino più saggi dei tecnici. Cioè spinti più dalle esigenze elettorali che dalle loro capacità di comprensione dell'economia ricomincino a spendere senza rispettare i vincoli di bilancio, facendo così inconsapevolmente crescere il Pil. Almeno in quella porzione che riguarda i trasferimenti di ricchezza tra pubblico e privato. L'ignoranza e la cattiva politica ci potrebbero salvare...

venerdì 21 settembre 2012

Polvere di partiti



Le elezioni si avvicinano e i partiti si fanno trovare sempre più impreparati.
Non si fa in tempo ad analizzare le divisioni nel Pd sotto stress primarie, che arriva come un fulmine a ciel sereno un nuovo macigno sul Pdl. Pare che i due stanchi partiti campioni del bipolarismo non reggano più.
Non solo,  si copiano i programmi, come dice Grillo, ma si copiano anche i problemi.

Il Pd si divide tra bersaniani, renziani, vendoliani ed ex margheriti, in una confusione totale. In cui non c'è nulla di certo, nemmeno le primarie stesse.
Il Pdl è diviso in maniera più sotterranea e nascosta, ma è comunque diviso. Soprattutto perché nel prossimo Parlamento, i posti disponibili per gli onorevoli del Pdl saranno la metà o anche meno. E allora gli ex An, si chiedono se non sia il caso di tentare la fortuna da soli senza Berlusconi. Potrebbero avere qualche chance in più.

E in tutto il casino preesistente, arriva poi la vergognosa figuraccia laziale.
Tutto il lavoro fatto da Berlusconi in questi giorni per tentare di rilanciare il Pdl è stato vanificato dalla giunta regionale Polverini. Per il Cavaliere una crociera mediatica da buttare. Hai voglia a promettere di abolire l'Imu se poi i tuoi amministratori sprecano le già ridotte risorse pubbliche in maniera così demente.

Come può il potenziale elettore del centro destra, anche quello disposto a perdonare la mancata riforma liberale, l'appoggio al governo Monti ecc. a tornare a fidarsi di questa accozzaglia di personaggi arraffoni e incapaci? Non può.

E' vero che ognuno ha gli amministratori che si merita, ma a tutto c'è un limite. Ci dovrebbe essere per lo meno un senso del limite nelle coscienze di chi ha la responsabilità di dare l'esempio pubblico. E va bene il pranzo e la cena di rappresentanza, e va bene la festa celebrativa, e va bene il servizio fotografico, e va bene le consulenze... ma tutte queste cose andrebbero fatte con un minimo di decenza. Un pensiero alla lobby e al clan, ma anche un pensiero sempre rivolto all'elettore che soprattutto oggi, soffre per la crisi economica.

Ma a quanto pare l'arroganza di certo potere è tale da pensare che queste azioni rimarranno nascoste e impunite per sempre.
Nella sciagura poi è un peccato, anzi è un errore per la dirigenza del Pdl l'aver impedito alla Presidente Polverini di dimettersi. Berlusconi avrebbe fatto una miglior figura assecondando le dimissioni e approfittando della situazione per fare pulizia nel partito.
Altro che pericolo di effetto domino!

Ma forse è impossibile, perchè il Pdl è spesso guidato a livello locale da personaggi non troppo trasparenti. E perdere questo genere di capetti significa perdere un sacco di voti. 
Comunque, se il Pdl non sarà in grado di rigenerarsi, poco male, ci penseranno gli elettori votando altri partiti e movimenti.

giovedì 20 settembre 2012

Le patacche del Sole




Finalmente il "Sol dell'avvenire incerto", alias il Sole24ore, si sveglia e scopre che lo spread è una bufala:

"Ha ancora senso parlare di spread? Perché i rendimenti dei BTp si sgonfiano ma lo spread resta alto

Oggi lo spread tra BTp-Bund a 10 anni (che misura appunto il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi) viaggia intorno a 340 punti (ovvero i titoli italiani pagano il 3,4% in più di quelli tedeschi). In sostanza i BTp a 10 anni rendono poco più del 5% mentre i Bund tedeschi circa l'1,6%
...
Se però analizziamo il dato un po' più a fondo la lettura cambia. Nel periodo marzo-aprile 2011 (quando la crisi dei debiti sovrani era ancora lontana dato che è esplosa nel settembre 2011) i BTp a 10 anni pagavano il 4,8%, un tasso vicinissimo a quello attuale (5,1%). Eppure nella primavera di un anno fa lo spread con il Bund tedesco era di 120-130 punti base rispetto agli attuali 340.

In sostanza, (quasi) a parità di rendimento per i BTp abbiamo oggi uno spread nettamente più alto...

nel frattempo i rendimenti dei Bund sono passati dal 3,3% della primavera 2011 all'attuale 1,5-1,6%."( www.ilsole24ore.com )


Si accorgono al Sole, ma solo dopo aver fatto fuori casualmente il governo Berlusconi, dopo aver largamente e generosamente sponsorizzato il governo di Mago Magó Monti, dopo aver constatato di aver però scommesso su un cavallo zoppo (o asino?) ecc.  che lo spread è una patacca.

Me n'ero accorto anche io, grazie comunque signori esperti per le vostre anticipate ed aggiornate analisi. vedi post "Eurobond niente di nuovo" del 18 agosto.

Lo spread é un differenziale tra due numeri, e non c'é scritto da nessuna parte che uno dei due é immutabile. Quando lo spread era a 130, l'interesse pagato sul debito italiano era di un solo punto piú basso di ora. Perché era maggiore l'intetesse pagato dalla Germania sui suoi bund. Che grande scoperta scientifica ha fatto il Sole24ore: anche l'altro numero, quello tedesco, può variare (bingo!). Li proporrei per il Nobel alla matematica.

Eppure in quel periodo, quando pagavamo anche il 4,5% d'interesse, non eravamo ad un passo dal baratro. Possibile che a causa di un punto e mezzo di percentuale in piú abbiamo rischiato il default?
Le bugie hanno le gambe corte, Prima o poi la verità verrà fuori. E le verità possono essere solo due:

o i mega esperti di economia e finanza nostrani sono gravemente incapaci d'analisi e deficitari in matematica;
o c'era un piano politico predisposto, non tanto per cacciare Berlusconi, che in fondo è solo un innocuo populista catodico, ma per insediare un governo delle banche e dei banchieri guidato da Monti.

Un piano redatto in qualche consiglio di amministrazione di banca straniera, per fare in modo di utilizzare il popolo italiano come portafoglio, come salvadanaio da spremere per risanare i conti della finanza allegra europea (cioé tedesca).

Le nostre tasse sono servite per pagare gli interessi sul debito o per risanare, attraverso i fondi salvastati, banche tedesche impelagate in investimenti ellenici e spagnoli sballati? Perchè l'Italia partecipa al "salvataggio" di Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo a beneficio di banche varie europee, e non a beneficio dei cittadini europei?

Due conti li dovremo fare prima o poi. Perché una cosa è la solidarietà fra i popoli europei, un'altra faccenda è la "solidarietà" verso le ricche quanto incapaci lobby finanziarie franco-tedesche. Che con l'euro  moneta unica, disinnescata dalla minaccia di svalutazione fra nazioni europee deboli e forti, hanno fatto investimenti insensati in Grecia, Portogallo, Spagna e Irlanda. E poi quando i loro investimenti sono risultati un fallimento, ci hanno presentato il conto. E noi paghiamo! Grazie Mago Monti.

mercoledì 19 settembre 2012

3 conti della serva

Rino Gaetano - Nun Te Reggae Piu'

Dal sito Wallstreetitalia.com un bel pezzo ironicamente amaro, che mette in evidenza in tutta franchezza la nostra vera situazione economica. L'occidente è una società con relativa economia, ad uno stadio maturo, destinata al declino senza possibilità di invertire il trend. Ci possiamo scordare la crescita in queste condizioni e soprattutto con percentuali a due cifre.
Ne ho scritto anche nel post: Convulsioni da economia e società matura. La cosa più auspicabile, a questo punto, è accorciare l'agonia con un bel default generalizzato, in modo da poter ripartire più in fretta possibile. Tanto, è inevitabile che i nostri debiti pubblici e privati, le nostre monete svalutate da infiniti "Quantitative easing", le nostre attività sempre più improduttive, perderanno il loro valore, mano a mano che sarà chiaro che non potranno mantenere la promessa del credito.

"Ebbene si è arrivato il momento. Ci siamo rotti. Non ne possiamo più di PIL, debito pubblico, fondi salva stati, spread, quantitative easing, massa monetaria, bond, bund, Bce, Fed, investitori, cancellieri, presidenti, deputati, economisti, opinionisti e chi più ne ha più ne metta.
Nun te reggae più più cantava Rino Gaetano.

Ce lo concediamo. Facciamo 3 conti della serva. O da pensionato se preferite. Una di quelle specie ancora sane ma in via di estinzione. Una specie che se va bene incassa 800 euro al mese e se ha 100.000 euro di mutuo ci perde il sonno, mica si mette a stampare moneta. Lui non può.

Il debito pubblico sistemico

C’erano una volta gli Stati, unici soggetti dotati di potestà normativa, monetaria, economica e fiscale. I soggetti più affidabili al mondo. Dopo varie crisi, un paio di guerre mondiali, guerre fredde e annesse guerrette calde, riarmo nucleare e altri sconvolgimenti, in primo luogo un’emorragia pluridecennale di massa monetaria messa in circolo più o meno a casaccio, un giorno si sono svegliati nell’incubo anche loro. Come il pensionato.

Il mondo non cresce più come prima e se cresce lo fa nei posti sbagliati. E noi siamo imbottiti di debiti. Noi tutti paesi occidentali, quelli del sistema capitalistico tanto per intenderci, ci troviamo nella stessa situazione.
E’ inutile che ci continuino a bombardare di percentuali di debito sul PIL o dati analoghi peggiori in Italia, Spagna o Grecia.

La Germania oramai è assimilabile a noialtri, gli Stati Uniti e il Giappone stanno pure peggio.

La situazione al 2011, secondo i dati del fondo monetario, è la seguente. 





Si salvano solo i paesi una volta emergenti: Russia e Cina, ad esempio, di debiti praticamente non ne hanno. Brasile e India ne hanno, ma a livelli pur sempre molto più ragionevoli.

Il primo conto della serva. Il debito pubblico mondiale è già in default

E’ ora di dircelo chiaro in faccia. Io pensionato i 100.000 euro non te li ridarò mai più, caro sistema.

Quello che riesco a risparmiare dei miei 800 euro al mese se va bene mi basta per pagarti gli interessi. Per potere pagare la rata capitale devo periodicamente andare da un’altra banca, negoziare un altro mutuo e con quello rimborsare la quota in scadenza del primo.

L’importante è solo che io continui a incassare gli 800 euro al mese. Tutto qui. Se però diventano 700, si blocca tutto. Se poi per assurdo fallisse l’Inps sarebbe la catastrofe sistemica. Come nel gioco delle catene di Sant’Antonio.

Wall Street Italia continua a dare il quadro veritiero della realtà in pochi titoli, di cui si riporta qualche esempio.

http://www.wallstreetitalia.com/article/1428211/crisi-sistemica/bce-draghi-via-all-acquisto-illimitato-di-bond-titoli-sterilizzati.aspx

http://www.wallstreetitalia.com/article/1427943/outlook/debito-usa-supera-soglia-16-000-000-000-000.aspx

http://www.wallstreetitalia.com/article/1430535/crisi-globale/usa-fed-lascera-i-tassi-a-zero-per-sempre.aspx

http://www.wallstreetitalia.com/article/1432052/debito/decisioni-fed-dovrebbero-gettare-usa-nel-panico.aspx

Circa 3 anni fa sostenevamo che l’Italia con il suo debito sarebbe stata solo la scusa per defaultare tutto il mondo.

Ora si sterilizzano i bond UE.

Poi arriveranno Usa e Giappone. Si parla di tassi a zero per sempre in USA come in Giappone (senza la minima vergogna e senza considerare che il Giappone è già fallito una volta ed è prossimo alla seconda, a conferma che i tassi a zero non servono a nulla).

Ci prepariamo a finire un secolo di indebitamento statale con una grande "argentinata"?

Il secondo conto della serva. Il focus sul rapporto debito/Pil è uno specchio per allodole

Non si riuscirà mai a rimborsare il debito con le proprie forze (il Pil, cioè gli 800 euro del pensionato). Continuare a insistere sul bisogno di crescita vuol dire non avere capito lo stadio evolutivo del sistema mondo in cui ci troviamo.

Non si crescerà mai più a tassi del 10/20% nei paesi occidentali.

Anzi, semmai il problema sarebbe adattarsi a un sistema di PIL in contrazione, scenario molto più probabile di quello di una forte crescita in un mondo oramai saturo dove altre economie viaggiano meglio delle nostre.

Ma anche crescendo un po’ (2/3% all’anno) e non pagando più interessi, se tutto il surplus del 2/3% venisse dedicato ad abbattere il debito, ipotesi quanto mai inverosimile, ci vorrebbero 30,40,50 anni.

Che è un orizzonte lunghissimo e imprevedibile nel vorticoso mondo attuale.
L’unica vera via di uscita è una ristrutturazione del debito. Ma come?

Il terzo conto della serva. La massa monetaria off-shore

Il pensionato questa estate, come sempre, in vacanza non ci è andato. E’ rimasto in città a guardare i notiziari e le immagini dai luoghi di vacanza. E a chiedersi: "ma dove li prendono i soldi? Aereo+albergo+ cibo. Per 4 persone, minimo minimo ci vogliono 5.000 euro". Senza considerare barche, barchette, gommoni, costumi, aperitivi, discoteche ,vestiti, souvenir, e altro.

E un pensiero gli continuava a balenare nella testa : "qua non me la contano giusta. Qua secondo me sono i soldi dell’evasione o del sommerso o della mafia che mandano avanti tutto quanto".

E si è messo a cercare informazioni. Fino a che ha capito che ognuno dice la sua. L’evasione per un Ministero è di 100 miliardi di euro all’anno, per un sindacato di 200 o 300, per un’altra istituzione ancora di 150. Il sommerso poi è ancora più oggetto di stime personali senza alcun riscontro.

Ma una cosa è certa: la maggior parte delle stime si riferisce all’importo annuale. Nessuno parla mai dei capitali accumulati nei decenni in centri e società off-shore. La ricchezza in questione infatti viene accumulata e non spesa tutta, per cui se per assurdo ipotizzassimo solo 100 miliardi di euro all’anno (il 5% del PIL più o meno – stima assolutamente prudenziale) il calcolo da fare sarebbe del tipo 100 x 50 anni. 5.000 miliardi di euro. 2,5 volte il PIL (o il debito).

E allora una mattina il pensionato si svegliò di soprassalto con la folgorazione di chi ha visto la luce, come Belushi nei Blues Brothers, e si mise a gridare: "Signor Presidente del Consiglio: la patrimoniale la devi fare alle Cayman Islands! Anche se volessi pagartela per il mio bilocale faticosamente comperato con il mutuo ci metteremmo una vita a risolvere il problema".

E come si fa a fare la patrimoniale in uno stato-sistema che non esiste? Ma è semplicissimo: si fa con le corazzate, le portaerei, i carri armati e gli aerei. Qualche migliaio di parà o marines pronti a sbarcare o invadere.

Dopodichè con una buona dose di libero arbitrio: "Signor Paradiso Fiscale, adesso o avvii il prelievo alla fonte come sostituto di imposta su tutte le ricchezze presso di te, e in questo caso ti lascio anche il segreto bancario, o io ti invado e vengo a aprire tutte le cassette di sicurezza e controllare tutti i conti.

Insomma scegli tu: "o metti un verdone dentro il cannone o ti tocca l’annessione per invasione".

Diceva un noto filosofo: "certe volte per difendere la tolleranza bisogna impugnare la .44 Magnum".