lunedì 30 giugno 2014

Siamo salvi...


"Ieri i jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq hanno annunciato la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. In un audio su Internet, l'Is ha anche designato il suo capo Abu Bakr al-Baghdadi "califfo", cioè "capo dei musulmani" nel mondo. Secondo gli autori del filmato, il nuovo "stato" si dovrebbe estendere da Aleppo (Siria) a Diyala (Iraq).
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ha precisato il portavoce dell'Isil (che dunque diventa Is), Abu Mohammad al-Adnani, nella registrazione audio diffusa in Rete, in cui ha sottolineato come il califfato rappresenti "il sogno di tutti i musulmani" e "il desiderio di ogni jihadista".
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"L'annuncio della nascita di un califfato è un messaggio da parte dello Stato islamico non solo per l'Iraq o la Siria, ma per la regione e il mondo. Il messaggio è che lo Stato islamico è diventato una minaccia per tutti i Paesi"."


Siamo salvi. Non così Madrid, Atene e persino Vienna. Per varcare il Brennero ci vorrà il passaporto... Anche l'attuale guerriglia civile per l'Ucraina e la Crimea è del tutto inutile, tanto finiranno nel Califfato. 

Strano che i Jihadisti non si siano ricordati che la Sicilia fu una conquista araba. La Sardegna invece è scomparsa: hanno intenzione di "affondarla"? Evidentemente non ci vogliono nemmeno loro, gli facciamo schifo. Questo è bel problema, perché se ci sbatte fuori l'Europa non possiamo nemmeno aderire al Califfato.

La Germania continua a sfasciare l'Europa

V1 tedesca precipitata in Inghilterra

Come nella prima e nella seconda guerra mondiale, la Germania sta dividendo l'Europa imponendo ciecamente solo la propria visione del mondo. Ignorando ed allontanando chi vi si oppone. Quello che è successo con l'elezione di Juncker è molto grave. Le istanze di un importante paese europeo come l'Inghilterra sono state ignorate da tutti i premier europei, tutti a traino della Merkel e dei suoi diktat.

Non si è nemmeno tentata una mediazione, per fare in modo che almeno sui media anche Cameron uscisse se non vincitore, almeno con qualcosa in mano. Come è avvenuto con Renzi, che pur non avendo portato a casa nulla, è stato rassicurato sulla "flessibilità" richiesta dall'Italia. E' come se la Germania consideri l'Inghilterra ormai persa.

Anzi, probabilmente la Germania è intenzionata ad effettuare un'invasione virtuale delle isole britanniche che non gli è mai riuscita nel passato.

"E meno male che Cameron era tutto questo fenomeno di politico.

In Europa è riuscito a fare contare l’Inghilterra meno di zero, anzi a dare adito a Francia e Germania di porre le basi per portare via al London Stock Exchange (facciamo il 10% del PIL inglese?) un bel po di triliardi di dollari di interscambio."

(www.rischiocalcolato.it)

Se Londra dovesse perdere importanza come piazza dei mercati internazionali, cosa resterebbe del Regno Unito? L'industria è ormai persa, politicamente sta cambiando pelle con l'Ukip sempre più forte, istituzionalmente è sul punto di esplodere con Scozia e Galles che vogliono l'indipendenza.

"Gli elettori di “sua maestà” che come noto sono si euroscettici, ma con il culo degli europei, hanno adesso ben chiaro che l’Europa della grande coalizione cioè quella della premiata coppia Junker-Sheuble è fatta su misura per togliere dai giuochi Londra. Che vedrà respinti i propri interessi (legittimi) nella spartizione di finanziamenti e privilegi europei.

D’altro canto se la coperta e corta, e a vincere le elezioni è un partito euro-scettico non è che poi puoi andare a fare il fenomeno a Bruxelles.

Il risultato netto è che il prossimo anno si vota, e Cameron a meno di fatti clamorosi si appresta ad una sconfitta epocale, e parrebbe (sempre a meno di fatti clamorosi) che il partito che sostituirà i conservatori inglesi sarà proprio l’Ukip di Nigel Farage.

A salvare Cameron paradossalmente potrebbe esserci la decisione di anticipare il promesso referendum per l’uscita dell’Inghilterra dall’Europa, ed a occhio a Bruxelles si stanno già comportando come se gli inglesi siano fuori."

(www.rischiocalcolato.it)

Ora che l'Europa ha messo all'angolo l'Inghilterra Cameron è sempre più costretto a diventare euroscettico, se non vuole ritrovarsi Farange al suo posto fra qualche mese. Ma nello stesso tempo perdere l'Europa per l'Inghilterra può essere economicamente letale.

I tedeschi intanto continuano imperterriti a costruire il loro impero incuranti del fatto che stanno come al solito attuando strategie del tutto sbagliate e controproducenti. Alla fine, come già successo nel ventesimo secolo, il loro predominio gli si ritorcerà contro. Continuando così non ci sarà popolo europeo che potrà continuare a considerare i tedeschi come amici. Aprono troppi fronti e non saranno in grado di gestirli.

Non possono scontrarsi contemporaneamente contro Usa (gestione della politica monetaria non condivisa), contro l'Inghilterra, contro la Russia nella gestione della partita ucraina. E poi non possono continuare a far affondare mezza Europa nell'austerità distruggendo i paesi mediterranei ed umiliando la Francia. Prima o poi perderanno il controllo della situazione. A quel punto forse si stupiranno che le cose non vanno meravigliosamente come prevedevano? Temo di si, cadranno dal pero come al solito e si sentiranno puniti e umiliati dal mondo...

domenica 29 giugno 2014

Gridatelo ai quattro venti: si è sfracellata la domandaaa!!


Il caso del bonus Letta per l'occupazione chiarisce ancora una volta, se è necessario ripeterlo, che viviamo una crisi della domanda per di più aggravata in Italia dalla moneta unica. Il seguente post di G. La Torre è eloquente:

"Uno dei provvedimenti che il governo Letta aveva strombazzato per nascondere la propria impotenza è stato quello concernente il bonus concesso alle imprese, pari a un terzo del costo del lavoro, per i nuovi assunti a tempo indeterminato. Ebbene l’Inps ha attestato che si è trattato di un vero e proprio flop. Erano previste 100.000 adesioni, ne sono arrivate solo 22.000, e chi scrive sarebbe pronto a scommettere, se fosse possibile avere dati appropriati, che quelle 22.000 sarebbero arrivate anche senza il bonus, si è trattato di assunzioni che comunque sarebbero state fatte.

Questo flop è l’ennesima conferma che quella attuale, e che ci assilla da sette anni, è una crisi che non proviene dall’offerta, ma dalla domanda. Alle imprese si possono concedere tutti i regali che vogliamo, tanto per tenere buono Squinzi, ma se esse non sanno a chi vendere la produzione aggiuntiva, non incrementeranno mai l’occupazione. La Bce può immettere tutta la moneta che si vuole, ma se le imprese utilizzano oggi in media intorno al 50-60% della loro capacità produttiva, non faranno mai nuovi investimenti. E invece il pensiero dominante, quello che ci ha portato alla crisi per intenderci, si ostina a sostenere che la questione è solo quella della “competitività”, la quale è senz’altro una questione seria per l’Italia e va affrontata (ma non con queste misure che servono solo a dare altri soldi alle imprese meno efficienti), ma non può essere risolutiva in questo momento di insufficienza della domanda globale. Ripetiamo per l’ennesima volta, da questa crisi o si esce tutti o non ne esce nessuno in maniera seria e duratura, e le vie da percorrere sono due: una redistribuzione del reddito da perseguire nell’ambito “privato”, e un aumento della spesa pubblica da parte dei paesi cosiddetti “virtuosi”, con conseguente riequilibrio anche delle bilance commerciali. "

(www.linkiesta.it)

L'intervento di Renzi interviene invece sulla domanda (gli 80 euro in busta paga), ma potrebbe essere un intervento largamente insufficiente. Se gli ottanta euro mensili venissero effettivamente spesi totalmente per spese primarie e voluttuarie, ogni trenta stipendi se ne potrebbe creare uno nuovo. Per otto o dieci milioni di italiani che ne usufruiscono, si potrebbero creare 200 o 300 mila posti nuovi di lavoro.

Ma la situazione è così deteriorata che gli italiani non fanno in tempo ad incassare il bonus renziano che subito lo devono impiegare per ripianare vecchi debiti (dai mutui al debito al consumo) o per ridarli indietro allo Stato attraverso nuovi balzelli, che fra poco il governo incrementerà (tanto per cambiare). Quindi per intenderci l'operazione renziana è quasi a somma zero. Tanto entra e tanto esce dalle tasche degli italiani.

"Lo stesso bonus di 80 euro di Renzi, rischia di essere inefficace sul piano del rilancio della domanda, fermo restando il suo valore sociale, se viene finanziato solo con riduzioni di spesa, perché quello che conta in questi casi è il "saldo netto" della manovra pubblica."
(www.linkiesta.it)

Ma del resto Renzi più di tanto non poteva fare. Anzi è già andato oltre il consentito con un intervento senza coperture certe. Ma che l'oligarchia euro-tecnocratica dominante gli ha consentito di fare, perché una qualche parvenza di interventi espansivi bisogna darla. Infatti l'effetto elettorale degli 80 euro è stato portentoso in Italia, mentre nei paesi in crisi dove il governo non ha fatto "regali" hanno vinto gli euroscettici.

"Purtroppo il blocco scientifico-sociale-politico che ha determinato la crisi, superato il momento di imbarazzo e confusione iniziale per quello che aveva combinato, si è ricompattato molto in fretta e ha ripreso in mano le redini dell’economia e della politica mondiale. E certo pensiero di sinistra, anziché combattere contro questo blocco, preferisce prendersela solo con le banche e la mitica “finanza”, la quale invece non fa altro che speculare sugli squilibri dell’economia reale: eliminate questi squilibri e i finanzieri speculatori resteranno disoccupati."

Ma che sta succedendo in Europa? Per quanto tempo potrà continuare questa situazione potenzialmente esplosiva, sia dal punto di vista sociale che finanziario?
Temo di dover vivere quei tremendi sconvolgimenti socio-politici che videro i nostri nonni nel ventesimo secolo, guerre comprese.

Matteo il ridicolo



"Renzi esulta per nulla. Ha vinto di nuovo Angela Merkel, rimane l’Europa a trazione tedesca che abbiamo visto in azione negli anni della crisi. E che ci ha portato nelle drammatiche condizioni economiche cui con le parole, ma non con i fatti, in pieno stile europeo, ma anche renziano, ora si vorrebbe porre rimedio. Purtroppo ad oggi i risultati non si vedono. Il presidente del Consiglio abbia almeno il pudore di non illudere gli italiani. Che già soffrono. E soffrono tanto”.

Lo dichiara Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia."

(www.agenparl.com)

"Tanto più che l’Europa ha detto chiaramente al nostro governo che: 1) pur riconoscendo tutta la flessibilità possibile, il 3% deve essere rispettato, e per farlo occorrerà in autunno una manovra correttiva da almeno 25 miliardi di euro sul gobbo degli italiani; 2) per avere questa tanto sbandierata flessibilità, già utilizzata dall’Italia, non si può prescindere dalle 8 raccomandazioni del 2 giugno.

E per fortuna che il presidente del Consiglio avrebbe imposto agli atri partners il suo metodo: prima i contenuti e poi i nomi. Il nostro premier dice di aver avallato la nomina di Jean Claude Juncker a capo della Commissione europea perché ‘c’era un documento’. Ebbene, ricordiamo a Renzi, forse ancora ai suoi primi appuntamenti europei e per questo inesperto, che un documento (chiamato, appunto, ‘Conclusions’) si approva al termine di tutti i consigli europei. Banale routine, insomma. Soprattutto nel ‘testo pro-Juncker’ non c’è alcun provvedimento, neanche minimo, che dia all’Italia quanto le spetta. Peggio di così…. e allora perché ha detto sì? La Merkel è potente, e veste i colori della Fiorentina, suscitando entusiasmo in Renzi. In effetti ci fa viola, peggio che con Monti."

(www.freenewsonline.it)

Bravo il nostro premier. Ha proprio ottenuto una vittoria "flessibile". Allora ricapitolando abbiamo ottenuto "flessibilità in cambio di riforme". Le quali riforme a quanto pare ci costeranno 25 miliardi di nuove tasse.

Cioè questa sarebbe la vittoria renziana: per superare l'austerità, per avere più flessibilità, in cambio ci chiedono ancora più austerità! Siamo nel ridicolo... nella farsa tutta europea dove un premier fantoccio, come lo erano Monti e Letta, tenta di dimostrarsi protagonista, quando in realtà è la solita marionetta comandata da Berlino.
E siamo all'interno del gorgo maledetto austerità, aumento di tasse, recessione, debito, più austerità, più aumento di tasse, più recessione, più debito... fino al boom, che non sarà quello degli anni '60 che ricorda Napolitano.

Che poi, per parlare chiaro, la manovra aggiuntiva era ormai obbligatoria. Il Def del governo prevedeva crescita dello 0,8% del Pil. Qualche giorno fa Confindustria ha ridotto tale crescita allo 0,2%, ma con buona probabilità a fine anno sarà zero, se non sotto zero. Ovviamente in questa situazione, con valutazioni tutte sballate (come sempre negli ultimi anni gestiti da Re Giorgio), saranno necessarie correzioni per garantire allo Stato le entrate previste. Che poi per essere ancora più precisi, era lo stesso Def di Renzi a prevedere un aumento di imposizione fiscale di 18 miliardi. Quindi di cosa si sta parlando? Era già tutto previsto, ma tutto taciuto prima delle elezioni europee.

Naturalmente da questa austerità non se ne esce se non a parole. Le parole del parolaio Renzi che annuncia di aver votato per il campione dell'austerità Juncker per combattere l'austerità stessa. Cose da pazzi che solo gli italiani possono bersi come un bicchiere d'acqua.

"Il sonno della ragione crea Renzi. E qui più che di sonno si tratta di un coma profondo, di encefalogramma piatto del Paese nel suo complesso. Dopo la salita del cane da guardia dell’austerità, Juncker al soglio di presidente della commissione Ue, avvenuta anche grazie a chi aveva chiesto il voto per tutt’altro, vedo che i media in grande spolvero di irrealismo ci presentano la clamorosa sconfitta come una mezza vittoria e gaudiosamente annunciano che con le riforme chieste dalla troika e parte del programma di governo, forse sarà possibile ottenere un po’ di flessibilità sui parametri.

In soldoni che del resto è la moneta corrente dell’informazione, viene considerata una mezza vittoria il fatto che ci troviamo di fronte allo stesso bivio, allo stesso ricatto in seguito al quale fu piazzato Monti a Palazzo Chigi"


E gli italiani si bevono tutte queste manfrine da quattro soldi, imbevuti da un'informazione mainstream sconsiderata e complice. Una sola cosa mi chiedo sempre. A chi daranno la colpa quando la bomba con cui stanno giocando gli esploderà in mano? Perché non potrà durare ancora a lungo, presto i conti dello Stato e il debito saranno completamente fuori controllo. E questa volta non si potrà più dire, che Berlusconi ha governato male per vent'anni... non ci sarà più un capro espiatorio brutto e unfit, facile facile da mandare in pasto all'opinione pubblica. Come giustificheranno il fatto che l'Italia sarà costretta a lasciare l'euro? Tra l'altro la moneta unica non è stata voluta con tanta passione dal Caimano. E' una creatura prodiana. 

Immagino già le capriole intellettuali che dovranno inventarsi per giustificare l'appoggio a politiche e idee completamente nefaste per il nostro paese: l'euro era una buona idea, ma è stato male gestito, non sono state fatte le riforme in tempo, non ci siamo capiti con la Germania, abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, la corruzzzione... e se mio nonno avesse avuto le ruote sarebbe stato un treno...

sabato 28 giugno 2014

Trova le differenze


Secondo il giornalista economico Feltri de "Il Fatto Quotidiano" in sostanza Renzi non porta a casa nulla dall'Europa. Secondo Renzi invece la sua grande vittoria è "flessibilità in cambio di riforme"...

Mi pare di averla già ascoltata da altre bocche questa frase... qualcuno mi suggerisce un nome o due? La solita formuletta velenosa che significa una sola cosa: non si transige dall'austerità.

Per cui osservando l'immagine in testa al post, propongo un nuovo gioco per la Settimana Enigmistica. Trova la differenza fra i premier su indicati, tralasciando ovviamente le differenze caratteriali e anagrafiche. Voglio però facilitarvi nell'enorme sforzo: le politiche seguite da tutti e tre sono assolutamente le stesse: austerità, austerità, austerità e ancora un po' di austerità...

Le "riforme" fra tutti e tre le ha fatte Monti. Anzi ne ha fatta una sola ed è stata pessima e devastante. La controriforma delle pensioni che ci lascerà poveri in canna da vecchi, che ha lasciato poi quello strascico vergognoso che è stato battezzato con il neologismo di esodati. Queste sono del resto le riforme che vuole l'Europa.

Letta è passato come acqua sul marmo non riuscendo, per fortuna, a concludere nessuna riforma. il Matteo nazionale ne ha promesse decine a mitraglia e con tempistiche via via dilatate nel tempo.

"«La piattaforma che discuterò – ha spiegato [Matteo Renzi] parlando al Quirinale dopo aver ricevuto da Napolitano l’incarico di formare il nuovo governo – prevede che entro febbraio si faccia un lavoro urgente sulle riforme costituzionali ed elettorali, e nei mesi successivi ci saranno: a marzo il lavoro, ad aprile la riforma della Pubblica amministrazione, a maggio il fisco» (Ansa, 17 febbraio 2014)

Confermo entro giugno la riforma del welfare e della giustizia, lo Sblocca-Italia entro luglio e un provvedimento ad hoc sulla scuola”. Così Matteo Renzi al termine del consiglio dei ministri (Ansa, 13 giugno 2014)

Indichiamo un arco temporale ampio, sul quale sfidiamo il Parlamento: vi proponiamo un arco di tempo quasi triennale, 1.000 giorni, in cui individuare, giàentro l’1 settembre 2014, in modo esplicito come cambiare il fisco, lo Sblocca Italia, come intervenire dai diritti all’agricoltura, dalla Pa al Welfare, come migliorare il paese. (…) Il semestre di presidenza italiana deve essere l’occasione per un pacchetto di riforme. Ci prendiamo, dopo i primi 100 giorni più o meno scoppiettanti, un arco di tempo più ampio, di medio periodo, mille giorni, dal primo settembre 2014 al 28 maggio 2017» (Matteo Renzi, Ansa, 24 giugno 2014)
...
Per ora, l’unica cosa che Renzi è riuscito a fare è stato pagare una mancia elettorale una tantum, finanziata in modo molto immaginifico, e ad imporre un aumento della tassazione sul risparmio ferocemente distorsivo a danno dell’attività produttiva privata."

(phastidio.net)

Grazie al riassunto di Seminerio di promesse e realizzazioni renziane, posso affermare di essere abbastanza ottimista. In pratica Renzi seguirà la strada di Letta. Cioè ci farà perdere solo del tempo ma per fortuna non concluderà nessuna riforma. Soprattutto da ieri, cioè da quando la minoranza Pd e mezza Forza Italia, supportati dal M5s, si stanno ribellando alla castrazione elettorale del Senato. Quindi prevedo un percorso accidentato per qualsiasi "riforma" (tra virgolette significa controriforma) proposta da Renzi.

Poi se proprio vogliamo proseguire il gioco delle differenze, c'è un'altra riforma richiesta dall'Europa che hanno praticato tutti e tre, senza dover firmare un qualsiasi atto. Questa "riforma" si chiama disoccupazione alta. 
E si. Perché la deflazione salariale è una delle riforme richieste dall'Europa e dalla Germania. E per ottenerla, cioè per fare in modo che gli italiani lavorino per due soldi, bisogna spaventarli licenziandoli. E' così che funziona. Peccato che nessun politico italiano abbia speso cinque minuti per spiegarlo. E' un frutto dell'austerità, uno dei tanti velenosi.

In pratica per concludere il giochetto, osservando i ritratti in cima al post, si può affermare con sicurezza che tutti quanti sono stati abbindolati e sconfitti dalla Merkel. Come sempre e come ovvio. Del resto i premier italiani da Monti in giù, non sono altro che giocattoli in mano tedesca. Ci mancherebbe che si permettessero di contraddire i loro creatori.

venerdì 27 giugno 2014

Le riforme renziane non fermeranno il declino italiano


Viste le previsioni di nuove cadute del Pil da parte di Confindustria, appare abbastanza probabile che anche il 2014 si chiuderà con il segno meno. Del resto se risulta sballata la previsione per gli Usa che comunque un po' di crescita in più l'hanno vista, figuriamo per per l'Italia.

"La Federal Reserve ha parlato di un rallentamento temporaneo nel primo trimestre, l’amministrazione Obama ha più volte sottolineato che la frenata del Pil non doveva essere motivo di preoccupazione. Bisognerà vedere cosa diranno ora che il dato del primo trimestre è stato rivisto drasticamente al ribasso, da -1 a -2,9%, il calo peggiore dal -5,9% del primo trimestre 2009, quando la recessione si avviava a conclusione.

Ricordo a tutti coloro che si fossero messi in ascolto solo in questo momento con la realtà, dopo aver vissuto di illusioni che anche nel quarto trimestre 2013 la crescita era stata del 0,4 %.

Per correttezza è giusto informare il gentile pubblico che la recentissima previsione da parte della Federal Reserve che unitamente a FMI e World Bank stimavano la crescita complessiva del PIL per l’intero anno 2014 intorno al 2,1 % è carta straccia.

Serve una crescita del 4 % per ognuno dei prossimi tre trimestri per rispettare, una già infelice previsione."

(icebergfinanza.finanza.com)

Per cui la previsione negativa di Confindustria mi pare ancora troppo ottimistica:

"Gli economisti di Confindustria hanno rivisto "all'ingiù le previsioni per l'economia italiana nel 2014-2015". Il Centro studi di via dell'Astronomia prevede ora che il Pil dell'Italia si fermerà al +,02% nel 2014, un taglio rispetto alle previsioni del scorso dicembre che indicavano un +0,7%. Per il 2015 la crescita attesa scende dal +1,2% al +1%."
(www.wallstreetitalia.com)

Si va sempre più giù. Gli italiani però hanno comportamenti contradditori di fronte alla crisi, forse perché non hanno capito da dove è arrivata. Probabilmente malgrado il tracollo di mezza Europa, molti credono ancora alla fola che è stato Berlusconi a distruggere l'Italia. Ha le sue responsabilità, ma non è a causa delle "olgettine" che siamo in questa situazione, ma di una politica economica pianificata al di fuori dall'Italia e a cui Berlusconi non ha voluto o saputo opporsi.

Oggi però la maggioranza degli italiani pensa che è colpa della corruzione e della Kasta, del Mose e dell'Expo, come se bastassero quei milioni rubati a ribaltare le sorti dell'Italia.

Malgrado ci sia un malessere diffuso verso i politici, hanno dato fiducia al sistema. Forse credendo che Renzi fosse fuori dal sistema. Però contemporaneamente la fiducia degli italiani è ai minimi termini. Non fanno più figli e quelli capaci emigrano di nuovo in cerca di fortuna (vedi "Istat: calano le nascite e l’immigrazione. Cresce l’emigrazione").
Anche chi è consapevole delle cause della crisi continua ad aggirare il tema principale.

"possiamo osservare che in Italia stiamo viaggiando a ritroso in una infernale macchina del tempo, visto che il Pil pro capite è tornato all’anno 1996, la produzione industriale addirittura al 1986, gli investimenti al 1994. Poi, i margini sono in grave sofferenza, in particolare nel manifatturiero, mentre la quota di valore aggiunto assorbita dal lavoro è in aumento.
...
C’è una slide della relazione del CSC che illustra a colpo d’occhio la peculiarità di questa crisi infinita: le stime di crescita vengono sistematicamente rettificate al ribasso, e non solo nel nostro caso. Ma quali ricette per uscirne, quindi? Per il CSC serve aumentare il tasso di partecipazione alla forza lavoro, per “donne, ultrasessantenni e lavoratori non qualificati”. E qui avremmo dei seri dubbi, non nel principio in sé ma nella sua fattibilità nella attuale fase. Forse questo suggerimento serve ad occultare l’esigenza di una troncata epocale alle retribuzioni del resto della popolazione? E poi si invocano gli immancabili “investimenti” ma anche qui non ci è per nulla chiaro: quelli privati sono frenati dalla latitanza della domanda, oltre che dal credit crunch; quelli pubblici dallo stock del debito, almeno a livello nazionale. Parliamo quindi di investimenti infrastrutturali comunitari? Se si, ne parleranno per tutta l’estate, a Bruxelles e dintorni, ed il rischio che la montagna partorisca l’ennesimo topolino è piuttosto elevato.

Anche perché abbiamo perso anni accumulando debito come unica conseguenza di misure folli di austerità, ed ora abbiamo vincoli evidenti all’idea di creare ulteriore debito per cavarci dai guai. L’impressione è che siamo finiti in un angolo, come Eurozona. E l’Italia, per dirla con il centro studi guidato da Luca Paolazzi, cammina sul filo del rasoio. Per essere più precisi, su quello del dissesto. Che, detto in questo modo, non rende appieno l’idea delle conseguenze che si abbatteranno sulla vita di tutti noi."

(phastidio.net)

L'impressione è che siamo finiti in un angolo? Siamo nel bel mezzo di un ciclo di Frenkel da cambio fisso (cioè da moneta unica), siano al punto 6:

"1) Il Paese accettando l’unione monetaria, liberalizza i movimenti di capitale.

2) Affluiscono i capitali esteri, che trovano conveniente investire in un Paese dove i tassi di interesse sono più alti, ma è venuto meno il rischio di cambio.

3) Il flusso di liquidità fa crescere consumi e investimenti, quindi crescono Pil e occupazione.

4) Tuttavia aumentano anche l’inflazione e il debito privato; inoltre si creano bolle azionarie e immobiliari.

5) Un evento casuale crea panico tra gli investitori stranieri, che arrestano i finanziamenti.

6) Inizia la crisi: si innesca un circolo vizioso tra calo del Pil e aumento del debito pubblico. Il governo taglia la spesa pubblica o aumenta le tasse, aggravando la recessione.

7) Il Paese è costretto ad abbandonare il cambio fisso e a svalutare."

(it.m.wikipedia.org)

Anzi siamo ormai al penultimo gradino di questo girone infernale. Ecco perché le "riforme" o controriforme di Renzi non serviranno a nulla. Saranno un solletico sulla pancia della recessione. Si tratta di riforme farlocche, su cui peraltro sono molto ottimista. Nel senso che non ne vedo arrivare nemmeno una a meta.

Comunque le riforme dirette sull'economia, come il job act o quella sulla P.A. sono insufficienti. Il job act ad esempio sarà ancora più deleterio sull'economia della situazione attuale perché renderà ancora più incerta la domanda oggi agonizzante, rendendo il lavoro ancora più precario.

Per quanto riguarda le altre riforme, come la castrazione del Senato e la legge elettorale, non serviranno a nulla. Non daranno alcun contributo positivo all'economia, e se lo daranno sarà in tempi biblici. Qui l'Italia crolla ad una velocità sempre maggiore, e se crediamo che sia solo una situazione peculiare nostrana, si può osservare lo stesso fenomeno di accelerazione verso il disastro in Francia. 

Renzi come Buffon non riuscirà a parare il gol decisivo, che ci sbatterà fuori dal campionato dell'eurozona.

giovedì 26 giugno 2014

Non solo l'Italia


Non solo noi siamo e saremo in futuro afflitti da crescita zero. Ci stanno raggiungendo i campioni, quelli che ci bacchettano perché non facciamo le riforme: Usa e Francia per esempio.

"L’America frena più delle attese. Nel primo trimestre il Pil Usa si è contratto del 2,9%, mettendo a segno il ribasso più marcato dall'inizio del 2009.
Il dato è stato rivisto significativamente al ribasso dal -1% della stima intermedia e soprattutto dal +0,1% della prima stima. La revisione finale del dato diffuso dal dipartimento al Commercio è molto peggiore delle previsioni degli analisti, che attendevano un -2%.

Nel quarto trimestre il Pil era cresciuto dello 0,4%, mentre nell'intero 2012 la crescita era stata del 2,2%."

(www.wallstreetitalia.com)

"Appena usciti i dati definitivi del primo trimestre USA, PIL a -2,8% annualizzato (-0.7% in un trimestre):
...
E’ matematico, sballano tutti, ma proprio tutti i conti fatti per giustificare i livelli ridicoli raggiunti dallo S&p500

Ok ci sarà un mega rimbalzo

Ma per nessuna ragione al mondo gli USA faranno il +2,4% stimato per il 2014."

(www.rischiocalcolato.it)

E i nostri cugini d'oltralpe arrancano sempre più, con un Hollande confuso che non sa se stare dalla parte di un Renzi parolaio e inconcludente o chiedere definitiva annessione alla Germania della Merkel. Intanto l'economia Francese va a rotta di collo verso il crollo:

"La Francia è in una situazione molto negativa che va di male in peggio dal punto di vista economico.

L'indice dell'attività manifatturiera ha mostrato un deterioramento più accelerato degli altri paesi dell'Eurozona.

Dal sondaggio Insee sulla fiducia delle aziende, si scopre che i capi di impresa sono pessimisti in pressoché tutti i settori.
...
La Francia ha fatto peggio della Germania durante la crisi e lo ha fatto in maniera sostanziosa. Ora che la fase di ripresa è cominciata, a Parigi non si vedono segni di recupero come invece sta avvenendo in altre nazioni della cosiddetta periferia"

(www.wallstreetitalia.com)

Lasciamo perdere le riprese finte dei paesi periferici. Come quella della Spagna che non vede diminuire la disoccupazione ed è frutto più di trucchi contabili che di vera crescita economica.

Comunque le cose non vanno bene ne nella Francia al centro d'Europa e nemmeno in Usa, entrambi campioni della tripla A. Questo significa che la colpa della crisi nostrana forse non è del tutto addossabile alla moneta unica. L'euro ha le sue colpe, ma probabilmente la crisi è più profonda.

Penso ormai da tempo che questa crisi mondiale sia stata generata soprattutto dalla voluta e ricercata scomparsa della classe media di qua e di la dall'oceano Atlantico. In pratica non c'è più una adeguata domanda di beni tale da mantenere la crescita economica a livelli accettabili.

In questi anni c'è stata una propaganda mediatica tutta diretta contro il parassitismo statale inutile e dannoso, con conseguente riduzione delle attribuzioni pubbliche. E in contemporanea un'esaltazione del privato è bello, della conquista della ricchezza come segno di libertà dai vincoli statali e della flessibilità del lavoro. Che hanno comportato stipendi sempre più stellari per i manager e sempre più miseri per i dipendenti, oltretutto privati via via dei loro diritti.

Ora in una società con molti poveri, poca classe intermedia e pochissimi super ricchi si pretende anche che l'economia cresca a ritmi da boom degli anni '60, quando oltre a non esserci più domanda, non c'è nemmeno più richiesta di beni primari. Ora che tutti hanno il frigorifero, la lavatrice e magari un paio di auto a famiglia, se non si mantengono alti gli stipendi agli operai ed impiegati, è molto più difficile che questi acquistino tali beni per rimpiazzare i vecchi. Preferiranno ripararli più volte. Anche l'acquisto a debito comunque diventa sempre più difficoltoso a causa dell'accumulo di debiti vecchi che hanno decretato la crescita negli anni precedenti, ma che oggi cominciano a diventare inesigibili. Questo è vero soprattutto negli Usa dove il credito facile, ad ogni ondata si infrange in qualche crisi modello subprime.

Tutto il mondo pertanto è destinato a crescere poco e le società a diventare sempre più bloccate. E' quel che è successo in Giappone dieci anni fa, quando a causa della nuova concorrenza della Cina i suoi prodotti hanno smesso di primeggiare nel mondo. La sua potente economia è stata costretta ad arrancare a causa della mancanza di domanda, in quel caso estera soprattutto. Ma la situazione è molto simile a quella che stanno per vivere gli Usa e la Francia e che noi viviamo più o meno da una decina d'anni. Anche se ora dopo la crisi dello spread del 2011 le cose sono ancora peggiorate.

In più ci si mettono le nuove guerre e guerriglie in medio oriente e nell'est dell'Europa. Queste potrebbero essere il vero colpo di grazia alla crescita mondiale. Sarebbe veramente assurdo assistere alla crescita del prezzo del petrolio e di altre materie prime proprio ora che a causa della crisi c'è meno richiesta da parte delle industrie. Eppure potrebbe accadere, e la cosa andrebbe a danneggiare ulteriormente l'industria occidentale che già oggi vede un calo di produzione notevole. Un ulteriore aggravio dei costi di produzione da scaricare sul prezzo finale potrebbe essere un'ulteriore mazzata su una domanda già moribonda.

Per ora si salva solo la Germania, che a dire il vero non ha mai avuto una crescita così impetuosa anche in questi anni in cui è stata favorita dall'euro. Come ho già scritto ritengo la Germania una delle nazioni più fragili. Impernia tutta o buona parte della sua crescita da zero virgola sulle esportazioni. Ciò significa che affida il suo destino a mani estere, e questa non è un'idea molto furba. E' facile intuire cosa accadrà all'industria manifatturiera e all'economia tedesca in caso di una gelata economica mondiale.

Non è vero che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità. E' vero il contrario: in questi anni ci hanno rubato una notevole parte di reddito con la scusa della flessibilità e produttività. Tutte balle per sottrarci ricchezza a vantaggio di pochi. Ma poi questa miope strategia si ritorce anche contro chi l'ha adottata. Infatti tutto l'Occidente sta economicamente collassando.

Il mio timore è che ora, finite le mosse economiche (quantitative easing, austerità ecc.) dimostratesi fallimentari si passi a quello che qualcuno ha già suggerito.

"Per il New York Times l'Assenza di Grandi Guerre Può Nuocere alla Crescita Economica

i pianificatori centrali uno dopo l'altro, e praticamente tutti gli economisti, risultano in fallo nelle loro continue previsioni di un' "imminente" ripresa dell'economia, che dovrebbe verificarsi da un momento all'altro, ed è sempre dietro l'angolo.
...
"Tuttavia, un'altra spiegazione della crescita lenta sta ora ricevendo attenzione, è la persistenza e l'aspettativa della pace.»

Questo è giusto - la colpa è la mancanza di guerra!

Il mondo non ha vissuto così tante guerre ultimamente, almeno non secondo gli standard della storia. Alcuni dei recenti titoli di giornale sull'Iraq o il Sud del Sudan fanno sembrare il nostro mondo un posto molto cruento, ma le vittime di oggi impallidiscono alla luce delle decine di milioni di persone uccise nelle due guerre mondiali nella prima metà del 20° secolo. Anche la guerra del Vietnam ha avuto molti più morti di qualsiasi guerra recente che coinvolga un paese ricco.
...
Anche se può sembrare controintuitivo, il maggior pacificismo del mondo può rendere meno urgente, e quindi meno probabile, il raggiungimento di alti tassi di crescita economica.
...
L'argomento è anche diverso dalla tesi keynesiana che la preparazione della guerra fa aumentare la spesa pubblica e mette le persone al lavoro. Piuttosto, la possibilità stessa di una guerra focalizza l'attenzione dei governi su come prendere correttamente alcune decisioni fondamentali – come investire nella scienza o semplicemente liberalizzare l'economia. Questa attenzione finisce per migliorare le prospettive a più lungo termine di una nazione."
(vocidallestero.blogspot.it)

Ormai gli economisti, esaurite le analisi scientifiche, sono passati direttamente ai discorsi da bar: "... ehh se ci fosse una bella guerra... signora mia... si risolverebbe tutto!".

mercoledì 25 giugno 2014

Crisi spread in vista?


Mi ha colpito il grafico qui sopra pubblicato da Funnyking su Rischio Calcolato che potrebbe essere un allarme circa il ritorno di una grave crisi dello spread.

"Ma Sta Tornando la Crisi dello Spread? (Il Berlusconi’s Moment ritorna?)

Dunque razzolavo qua e la fra le statistiche di banca d’italia e mi cade l’occhio su un grafico che mi fece notare la prima volta il Direttore Maurizio Blondet a Gennaio 2011,
...
E infatti a Giugno 2011 cominciò a scatenarsi quell’inferno che porto Mario Monti a Palazzo Chigi al posto di Berlusconi.
...
Non pare affatto che ci siano tensioni, lo spread è ai minimi, i tedeschi e Renzi slinguazzano allegramente, il mondo intero riversa Yen e Dollari su BOT e BTP, Soros investe in Italia, Blackrock anche, Mario Draghi dopotutto è italiano, il cielo è sempre più blu..."

(www.rischiocalcolato.it)

Si tratta del grafico che indica l'aumento o diminuzione in percentuale degli aggregati monetari, cioè la massa di moneta circolante espressa in diversi modi:

"gli aggregati monetari sono grandezze aggregate che esprimono la quantità complessiva, esistente in un determinato momento nel sistema economico, di moneta e di attività finanziarie
...
- M0 (o base monetaria), che comprende la moneta legale, ossia le banconote e le monete metalliche che per legge devono essere accettate in pagamento, e le attività finanziarie convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi, costituite da passività della banca centrale verso le banche (e, in certi paesi, anche verso altri soggetti);[1]

- M1 (o liquidità primaria), che comprende le banconote e monete in circolazione (il circolante), nonché le altre attività finanziarie che possono fungere da mezzo di pagamento, quali i depositi in conto corrente, se trasferibili a vista mediante assegno, e i traveler's cheque; non vengono fatte rientrare in questo aggregato le banconote e monete depositate, quindi non in circolazione, per evitare il doppio conteggio, una volta come banconote e monete, l'altra come depositi in conto corrente;[2]

- M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d'altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno);

- M3, che comprende M2 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da riserva di valore; si tratta essenzialmente delle obbligazioni e dei titoli di stato con scadenza a breve termine (come i BOT italiani).
...
Per l'area dell'euro, la Banca centrale europea ha definito:[3]

- M1 come l'insieme delle monete e banconote in circolazione più i depositi a vista, compresi i depositi overnight; a fine aprile 2014 ammontava a 5.498,8 miliardi di euro;[4]

- M2 come M1 più i depositi con scadenza fissa fino a 2 anni e i depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi; a fine aprile 2014 ammontava a 9.287,5 miliardi di euro;[4]

- M3 come M2 più i pronti contro termine, le obbligazioni con scadenza fino a due anni, le quote di fondi di investimento monetario ed i titoli di debito con scadenza fino a 2 anni; a fine aprile 2014 ammontava a 9.882,4 miliardi di euro.[4]"
(it.wikipedia.org)

Wikipedia fornisce anche una spiegazione di massima sull'andamento della quantità di moneta circolante o vincolata in investimenti, che oggi come mostra il grafico è in diminuzione per M3 e in aumento positivo, ma sempre più basso per gli altri aggregati:

"una maggiore offerta di moneta, infatti, si traduce in un minor tasso d'interesse (a parità di domanda) e può tradursi in maggiore inflazione. Per questo motivo gli aggregati monetari sono normalmente utilizzati per esprimere gli obiettivi della politica monetaria (che, per esempio, potrebbero essere del tipo: crescita annua di M1 non superiore al 2%).

L'aggregato M3 è il primo pilastro della politica monetaria della Banca Centrale Europea (il secondo pilastro è l'andamento dei prezzi al consumo): la BCE annuncia il tasso di crescita medio annuale di M3 che ritiene compatibile con la stabilità dei prezzi nel medio periodo; nel dicembre 1998 il consiglio direttivo della BCE lo ha fissato nel 4,5%, confermato negli anni successivi, anche se la crescita effettiva di M3 si è sempre mantenuta superiore"

(it.wikipedia.org)

La lineetta rossa orizzontale nel grafico superiore indica l'obiettivo Bce del 4,5% di crescita dell'aggregato M3. Come si può notare tale obiettivo è stato mancato in pieno. Forse si spiega così l'ultimo intervento di politica monetaria espansiva di Draghi (ancora da definire) che riguarderà gli Abs (Asset backed securities), cioè il finanziamento dell'economia reale (esclusi i mutui per paura di bolle) attraverso strumenti finanziari. In questo modo si tenterà di risollevare la linea M3 del grafico.

Mentre la caduta di M1 e M2, a questo punto va interpretata come una caduta della domanda interna al paese, e quindi che la direzione verso la deflazione è ormai ineluttabile.
Come riportato da Wikipedia negli Usa si preferisce tenere sotto controllo l'aggregato M2, in quanto fornisce indicazioni sull'inflazione, essendo le due grandezze correlate. Quindi diminuendo M1 e M2 di fatto si va verso inflazione bassa, come dice Draghi, cioè verso la deflazione.


In un vecchio articolo del 2012 trovato in rete, si specifica meglio il rapporto tra aggregati monetari e crescita:

"Tutte le banche centrali di tutto il mondo tengono sotto controllo la quantità di moneta che circola nel sistema economico. Si tratta di un dato molto importante da conoscere perché la quantità di moneta in circolazione influenza significativamente l'economia. Più moneta circola, più scambi si fanno, più l'economia cresce. Troppa moneta in circolazione può creare inflazione, poca moneta in circolazione può creare recessione (come sta avvenendo).
...
Il grosso della moneta in circolazione, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è emessa dalle banche centrali, bensì dalle banche private attraverso i finanziamenti che concedono.
Tanto per capire le proporzioni su 1.340 miliardi circa di moneta circolante in Italia (M3), solo 150 miliardi è denaro fisico (e l'Italia è una delle nazioni con il maggior utilizzo di contante).
...
- M1 non è altro che la somma dei contanti e dei conti correnti non vincolati con i relativi strumenti di pagamento.
- M2 è la somma di M1 più i depositi bancari che non sono immediatamente esigibili (per capirci, i conti di deposito vincolati).
- M3 è la somma di M2 più gli strumenti finanziari monetari (per farla semplice, pronti contro termine e obbligazioni a breve termine).

Nel 2009 il totale dell'aggregato monetario M1 era pari a 809,84 miliardi di euro. A febbraio 2012 siamo a 740,66 miliardi di euro. In parte questo fenomeno è dovuto all'aumento dei depositi vincolati (che finiscono in M2), ma anche prendendo l'aggregato monetario più grande, M3, nel 2009 eravamo a 1.363,46 miliardi a febbraio 2012 a 1.339,86. 

Ciò significa che rispetto al 2009 in Italia c'è meno capacità di acquisto proprio in termini monetari. La BCE considera “normale” un aumento di M3 pari al 4,5% all'anno. Per l'Italia, in tre anni è diminuita!
La situazione è ancora peggiore se consideriamo il 5,7% d'inflazione di periodo (indice FOI). I 1.366,46 miliardi del 2009 sono pari a 1.441,18 miliardi di oggi. Quindi poiché oggi M3 è pari a 1.339,86 miliardi mancano all'appello circa 100 miliardi in meno di massa monetaria che il sistema Italia non può spendere (1).
C'è un problema ancora più grave che gli aggregati monetari non riescono a cogliere, proprio perché sono aggregati. Negli ultimi decenni, un po' in tutti i Paesi sviluppati si è assistito ad un allargamento impressionante fra i ricchi che sono diventati sempre più ricchi ed i poveri che sono diventati sempre più poveri (e sempre più numerosi). Questo fa sì che la stessa quantità di moneta generi un minor numero di scambi poiché chi ha tanti soldi tende a spendere (in proporzione alla propria ricchezza) di meno rispetto a chi ha pochi soldi che deve spendere pressoché tutto quello che ha. Se si riuscisse a dare più denaro alla fascia più povera della popolazione, questo denaro entrerebbe in circolo molto più velocemente ed aiuterebbe molto di più l'economia rispetto ad un classico aumento di liquidità creato dalla BCE attraverso le banche.
(www.aduc.it)

Come vado scrivendo da tempo, manca sempre la domanda interna. E questa è scomparsa a causa delle politiche salariali nefaste di contenimento (per es. blocco dei rinnovi contrattuali statali) e per la crescente precarizzazione del lavoro. Tutto ciò ha portato a un maggior squilibrio sociale, dove i ricchi non si vergognano di diventare sempre più ricchi schiacciando le altre fasce sociali. Non solo non si vergognano, ma sentono che questo andamento è virtuoso, culturalmente questa situazione non è ritenuta immorale nemmeno da una larga maggioranza di chi viene schiacciato dalla crisi. Quando essere troppo ricchi a scapito delle classi sociali più basse tornerà ad essere immorale, si avrà una ripresa degli scontri sociali. Oggi non è così.

Oggi la situazione degli aggregati monetari è questa:
 
(clicca immagine per ingrandire)

- M1 pari a 806,9 mld di euro; 
- M2 pari a 1288,3 mld di euro; 
- M3 pari a 1324,9 mld di euro.

Senza fare ulteriori ricerche e spaccare il capello in quattro, stimando un'inflazione media annua del 2% dal 2009 ad oggi, è facile costatare che l'aggregato monetario M1 del 2009 per rimanere costante (senza crescita) oggi dovrebbe valere circa 895 mld di euro. Quindi nell'economia reale più basilare, quella degli scambi per l'acquisto di "pane e companatico", mancano quasi 100 miliardi di euro. Senza considerare un'eventuale crescita dal 2009 ad oggi che in effetti non c'è mai stata. Questo spiega la crisi dell'Italia di oggi. Tra l'altro metà di questi miliardi mancanti negli ultimi anni se li è presi lo Stato (da Tremonti in giù...) contribuendo alla recessione con una stretta fiscale micidiale.

L'aggregato M3 del 2009 oggi dovrebbe valere circa 1.500 mld di euro. Qui mancano all'appello circa 150-200 miliardi di euro (compresi i cento di M1). Quindi anche l'attività finanziaria in Italia si è e si sta contraendo.
Nel 2009 la caduta massiccia di M3 stava probabilmente ad indicare la frenetica vendita di titoli di Stato italiani a breve termine (assieme ai decennali e ad altre scadenze), che portò effettivamente lo spread a salire vertiginosamente.

Oggi lo spread sembra stabile, quindi la discesa dell'aggregato M3 potrebbe semplicemente significare che la crisi continua a mordere, che la spirale della fase 6 del ciclo di Frenkel è in pieno svolgimento. Cioè che ci stiamo impoverendo a tutti i livelli, compreso quello finanziario.

Ma potrebbe anche preannunciare un nuovo aumento dello spread, visto che Draghi ha solennemente annunciato (ed anche ipocritamente direi) che le nuove politiche monetarie espansive della Bce non dovranno essere rivolte alle banche ed in particolare agli acquisti di bond statali. Quindi queste potrebbero aver iniziato a disfarsi di questo peso, in considerazione del fatto che devono ancora restituire il primo prestito Ltro.
Ma i tassi di interesse sui titoli per motivazioni politiche-economiche non segnalano ancora questi flussi in uscita. Questo perché c'è probabilmente un bilanciamento fra investitori esteri (o speculatori in uscita dai paesi emergenti?) in entrata (favoriti dalle politiche monetarie di Usa e Giappone) e investitori nazionali (banche) in uscita. Quando anche gli investitori esteri sentiranno puzza di bruciato, allora lo spread potrebbe cominciare a salire veramente.

In ogni caso quello della caduta degli aggregati monetari non è un bel segnale. Se non si farà qualcosa di shoccante nell'economia, non basteranno le smargiassate di Renzi per portarci fuori dalla crisi.

martedì 24 giugno 2014

Ritorno alla realtà


Mi dispiace essere cinico in questo momento di sbandamento nazionale. Ma meglio così. C'era qualcosa di irreale, di sbagliato in questo clima festaiolo da mondiali. Non è il momento di fare festa. E' meglio se gli italiani tornano con i piedi per terra e tornano a valutare la realtà per quella che è.

Quindi basta distrazioni e più attenzione a quello che combinano i nostri governati. Freccero su La7 ha affermato che questa è la prima sconfitta di Renzi. Un po' esagerata come affermazione, ma effettivamente il premier da oggi non potrà più fare affidamento su un certo clima sbarazzino e lieve. Ogni sua mossa da oggi verrà verificata con più severità.

Panem et circense si prometteva un tempo. Ed infatti anche quel regime antico è crollato quando non è più riuscito a dare pane e spettacolo. Per ora il pane c'è, anche se è diminuito rispetto al passato, ma anche lo spettacolo scarseggia e non è più all'altezza del passato. Anche perché quando scoppiano crisi come questa il livello di distrazione deve essere molto alto, altrimenti non funziona. I mondiali erano una forma di spettacolo imbattibile, perderli così in fretta è una tragedia per chi ci governa.

Quindi basta distrazioni, torniamo ad essere attenti. Perché le fregature che ci stanno mollando sono talmente tante che sarà persino difficile valutarle tutte attentamente. Arrivano da diversi versati: governo, Europa, Bce, Fmi, Troika ecc. Quindi bisogna essere molto concentrati.

Mezza resa, mezza vittoria


"La cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene possibile un utilizzo "flessibile" del patto europeo di stabilità, che però deve essere rispettato. Lo ha detto il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, nella consueta conferenza stampa oggi a Berlino: «La credibilità deriva dal rispetto delle regole che ci si è dati».
...
«Un prolungamento delle scadenze» di rientro «è possibile ed è già stato usato». Così il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, che ha anche fatto riferimento alla cosiddetta clausola per gli investimenti che consente ai paesi con deficit inferiore al 3% del Pil di deviare temporaneamente dalla politica di consolidamento per realizzare investimenti pubblici che favoriscano il rilancio dell'economia."
(www.ilsole24ore.com)

Non è lo scomputo delle spese per investimenti che propongono i nostri governi da Monti in avanti, ma è una leggera deviazione, un posticipo delle scadenze, ma niente più. Nulla di veramente servibile, in quanto il posticipo delle scadenze vuol dire che se un anno esci dal patto poi comunque alla fine devi recuperare tutto quello che non hai rispettato.

La cosa potrebbe funzionare meglio se si tenesse in conto l'andamento dell'andamento dei cicli economici. Se è vero quel che afferma la Cancelliera che si devono tenere in considerazione i cicli economici negativi, allora difficilmente il fiscal compact entrerebbe in funzione prima dei prossimi 5 anni, forse 10, o forse mai visto che la permanenza in una moneta unica inadeguata genera recessione perpetua.

Comunque è un fatto che il nostro tanto bistrattato primo ministro qualcosa combina. Visto che ha queste doti di incantatore di folle, almeno le usi per liberarci un po' dall'austerità e dalla recessione impostaci dalla Germania. Se ci riesce ben venga.

"Approfittando dei sei mesi di presidenza al timone della Ue, Renzi e l'Italia proveranno a sfondare la fortezza tedesca.
Sono tre le proposte del leader del PD e premier in pectore italiano. In un editoriale pubblicato sulFinancial Times Woflgang Munchau le ha messe in fila, sottolineando come "il futuro dell'Europa si gioci nella sfida tra il giovane ex sindaco di Firenze e Angela Merkel, cancelliera di Germania.

Mentre va in scena la battaglia per la presidenza della Commissione, con gli inglesi che si oppongo strenuamente alla nomina di Claude Juncker, pur essendo di una fazione, il centro destra, analoga a quella dei conservatori britannici guidati dal premier David Cameron, nelle retrovie c'è una sfida di cui si parla poco al di fuori di Germania e Italia.

È la richiesta di Roma per un ripensamento delle politiche fiscali nell'area euro. "L'oggetto inamovibile dell'ortossia fiscale di Merkel sta per scontrarsi con la forza irresistibile dell'inarrestabilità di Renzi", scrive Munchau nel suo editoriale.

"Sedetevi e godetevi lo spettacolo". Il primo luglio si comincia.
...
I tre punti che Renzi vuole rivedere sono: regole fiscali più lasse, un cambiamento del fiscal compact - un trattato multi laterale firmato da tutti tranne Croazia, Regno Unito e Repubblica Ceca - e infine un programma di investimenti congiunto."

(www.wallstreetitalia.com)

Super Renzi è inarrestabile. Mi ricorda Napoleone Bonaparte che si dice stesse alzato la notte per scrivere le leggi dell'Impero. Non ha ancora finito di rovin... riformare l'Italia e già pensa di cambiare l'Europa.

E' giusto che un simile statista non ce lo teniamo tutto per noi. Dobbiamo essere  generosi e condividerlo con gli altri europei. Sperando che prima o poi se lo tengano li a Bruxelles.
Intanto la Merkel comincia a cedere al fascino latino, pur non frequentando i lidi romagnoli. Speriamo che Renzi riesca a "cucinarsela" a puntino come è riuscito a fare con una bella fetta di italiani.

Forza Matteo. Diamogli un bella "sola" a questi tedeschi supponenti, che magari nel turbine di promesse, parole ad effetto e frasi Perugina, si confondono e il fiscal compact finisce in soffitta, o diventerà talmente incasinato che sarà inapplicabile per incomprensione sul suo funzionamento (saremo sempre in congiuntura negativa...).

lunedì 23 giugno 2014

Padoan: qualcuno deve abbassare le tasse (gulp!)


“E’ urgente intervenire per contenere l’elevata pressione fiscale che è ostacolo al ritorno a ritmi di crescita in linea con i partner internazionali”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan"
(www.ilfattoquotidiano.it)

"Mi chiedo come si possa sopportare la beffa di un ministro dell’economia il quale auspica che qualcuno abbassi le tasse quando è proprio lui che dovrebbe farlo. ... E come sia possibile che si guardi con fiducia a un premier che si sottomette completamente a quei trattati capestro che voleva cambiare prima delle elezioni, che fa ponti d’oro all’ultra conservatore Juncker, assertore nei rari momenti di sobrietà dello stau quo europeo e lo accetti a capo della commissione Ue, come Merkel comanda, salvo poi indossare i panni del miles gloriosus assieme al collega d’armi e di fuffa Hollande per farsi campione di una patetica, inconsistente e vaga lotta per la flessibilità sui parametri. Tuttavia il porno giornale Europa Quotidiano dice che “passa la dottrina Renzi” e non è nemmeno vietato ai minori di diciotto anni esposti così alla sconcertante visione della sodomia politica."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Qualcuno abbassi le tasse per carità, il ministro dell'economia e della Repubblica non ne può più... O forse dovrebbe essere lui ad abbassarle?

Povero ministro, lui sbraita e si lamenta, intanto "a sua insaputa" qualcuno gli aumenta le tasse sotto il naso. E persino in modo subdolo, quando era stato promesso che si faceva una riforma con invarianza di gettito fiscale. Si come no... Ministro anche lei ci casca ancora in queste promesse. Alla sua età...

"Riforma catasto, maxi tassa sulla casa

L'operazione "Riordino Catasto" è appena partita e già c’è il fondato rischio di aumenti del prelievo fiscale. Le rendite catastali, infatti, verranno nuovamente allineate ai valori di mercato e, in virtù di ciò, sono destinate a crescere fino a dieci volte.

Il riordino è partito venerdì con l’approvazione del decreto attuativo sulle commissioni censuarie in Consiglio dei ministri
...
Anche se tutto dipenderà da come i sindaci rimoduleranno aliquote e agevolazioni delle imposte una volta concluso il restyling, il pericolo di un ulteriore aggravio delle imposte sulla casa è pesante.

In alcuni casi si potrà anche arrivare a importi addirittura dieci volte superiori a quelli attuali. L’aumento sarà tanto più elevato quanto più basso è il livello delle attuali rendite.
...
Ciò andrà ad incidere, innanzitutto, sul calcolo di Imu e Tasi
...
così come è già avvenuto per il calcolo della Tasi – gli italiani sanno che, senza precisi vincoli (e penalizzazioni per chi non lo rispetti) che obblighino le amministrazioni comunali a restare nei limiti di quanto già incassato finora, le buone intenzioni della delega rischiano di trasformarsi nell’ennesimo rincaro della tassazione sugli immobili a carico degli italiani. A meno che non sia il cittadino a doversi attivare impugnando al Tar la delibera comunale contraria alla legge."

(www.wallstreetitalia.com)

Povero Ministro e fra poco poverissimi italiani sempre più tartassati. E sugli immobili l'accanimento continua. Ho sentito qualcuno della maggioranza affermare con sicumera in Tv che in Italia non c'è stata bolla immobiliare, quindi è sottinteso che non c'è nessun problema negli acquisti e nell'erogazione dei mutui. E quindi non si capisce perché calino le compravendite e le banche siano così restie a concedere mutui.

Ne siamo proprio sicuri? Credo che invece in Italia la bolla immobiliare sia arrivata prima che negli Usa. Ricordo appartamentini che un giorno erano proposti in agenzia a 200 milioni di lire e il giorno successivo erano già a 200.000 euro. Solo un aumento del 100! Se non è bolla questa...

Ed ora con la crisi della inadatta  moneta unica stiamo pagando tutto quanto. I prezzi torneranno ai loro valori in lire aumentati dell'inflazione dal 2001 ad oggi. Se non si dimezzeranno, sicuramente il calo sarà massiccio. E il riordino del Catasto sarà il detonatore.

Tutto questo porterà ad un'ulteriore e sostanziale diminuzione della ricchezza degli italiani. Una deflazione interna non solo salariale, ma anche di prezzi e valori che renderà sempre più insostenibili i vecchi debiti. Compreso quello pubblico.

Si capisce a questo punto l'allarme del ministro che accusa "ignoti" di aumentare le tasse, e quindi massacrare la crescita del Pil. E si capisce l'agitazione che pervade le cancellerie europee alla ricerca di un'uscita da questa situazione disastrosa. Il sogno di molti governanti è di riuscire magicamente a ridurre le tasse (mentre le aumentano) e pertanto riuscire a rinvigorire la domanda interna, ed anche quello di fare investimenti pubblici che non vengano conteggiati nel patto di stabilità europeo. Ma se per raggiungere questi obiettivi ci si accanirà sul welfare, il bilancio risulterà invariato e peggio ancora aumenteranno gli squilibri sociali.

Come se ne uscirà da questa trappola dell'euro? Non ci sono alternative, o si abbandona la moneta unica o si ricomincia a fare deficit pubblico in barba ai limiti pedanti del 3% del Pil. Cioè tradotto: o si ritorna alla lira o si "stampano" euro. E' sempre la solita alternativa, non ci sono terze vie.

sabato 21 giugno 2014

Dove sta il trucco?


"Madrid, 20 giu - Il Governo spagnolo ha annunciato un progetto di legge che prevede un calo delle imposte sui redditi e le societa' a partire dal 2015, mentre ha anche scartato un aumento dell'Iva a seguito delle pressioni da parte dell'Ue. Il portavoce del Governo di Madrid, Soraya Saenz de Santamaria, ha affermato che "si tratta di una riforma strutturale che prevede un calo generale delle imposte per tutti: dipendenti, imprese e famiglie. Una riforma che punta, dopo tutti gli sforzi delle imprese spagnole a fronte della crisi, non solo a compensare i sacrifici, ma anche a rendere piu' dinamica la crescita e la creazione di posti di lavoro". Le imposte sui redditi dovrebbero diminuire del 12,5% in media a partire dal 2015, ha precisato Saenz de Santamaria, mentre a fine maggio il premier Mariano Rajoy ha reso noto un calo della tassazione sulle imprese dal 30% al 25%."
(www.borsaitaliana.it)

La Spagna si prepara ad una corposa riduzione della pressione fiscale. Come è possibile che riesca a farlo con la crisi che la investe e il deficit di bilancio ancora molto alto?

Inoltre il governo spagnolo ha dichiarato di non voler alzare le aliquote Iva. Cosa che invece era nelle recenti raccomandazioni dell'Fmi. Fra le raccomandazioni del fondo monetario vi era infatti l'indicazione di ridurre la tassazione sul lavoro ed aumentare quella sul consumo (ancora?) e quella sugli immobili (ancora?!).
Insomma un gioco di prestigio in cui si concede da una parte e si massacra dall'altro. Forse è questo il trucco che sta dietro la mossa spagnola? Come gli 80 euro di Renzi, compensati dall'aumento della tassazione?

Ecco le raccomandazioni dell'Fmi per l'Italia:

"Roma, 17 giu - "Un riequilibrio di bilancio volto a ridurre le aliquote fiscali e ad aumentare la spesa produttiva puo' sostenere la ripresa". Lo afferma il Fondo monetario internazionale nella dichiarazione finale della missione in Italia. A giudizio del Fondo, "maggiori risparmi dalla revisione della spesa pubblica e minori agevolazioni fiscali consentirebbero di aumentare e rendere permanenti le riduzioni sulla tassazione sul lavoro e permetterebbero maggiori agevolazioni per l'aiuto per la crescita economica (Ace)" ai fini dello "stimolo degli investimenti. Maggiori sforzi per ridurre l'evasione fiscale genererebbero maggiori risparmio per il riequilibrio di bilancio e aumenterebbero l'equita' dell'aggiustamento". Per quanto riguarda la spesa, secondo l'Fmi, "spostare le risorse dalle pensioni piu' elevate all'istruzione e alle politiche attive del lavoro rafforzerebbe la produttivita' e l'occupazione giovanile e contribuirebbe alla riduzione dell'ampio squilibrio intergenerazionale".

Quindi il nuovo mantra internazionale del neoliberismo in crisi è il seguente: forti riduzioni di tasse accompagnate da forti tagli alla spesa pubblica, fatti in spending review e tagli alle agevolazioni. E poi ancora tagli sulle pensioni, ma questa volta non quelle future ormai inesistenti ma quelle in essere. Non so se funzionerà ma è già evidente che si propongono due provvedimenti uno espansivo ed uno recessivo, che andranno ad elidersi come materia e antimateria.

Ridurre drasticamente le tasse è un intervento sicuramente espansivo. Ma tagli di egual misura in drasticità, sono un intervento fortemente recessivo, soprattutto se in Italia si toccheranno le pensioni esistenti, che attualmente sono uno dei pochi veri sostentamenti delle disastrate famiglie italiane.
Se si vuole incentivare la domanda, un intervento di questo tipo è molto in chiaro-scuro. Concede da una parte (i giovani e chi è ancora in età lavorativa) e taglia da un'altra parte (pensionati, dipendenti pubblici, ma anche cittadini che non potranno più ricorrere all'aiuto dello Stato attraverso il welfare, e anche aziende e tutto ciò che gravita attorno al pubblico).

Ora tocca alla Spagna verificare questa tesi. Sempre che seguirà questa strategia, ma non vedo alternative se vuole mantenere un minimo di sostenibilità del suo bilancio statale già oggi in affanno. Del resto la Germania non gli concederà di ridurre le tasse in deficit che già oggi non rispetta il 3% limite del Pil.

Intanto Spagna chiama ed Italia risponde:

"“E’ urgente intervenire per contenere l’elevata pressione fiscale che è ostacolo al ritorno a ritmi di crescita in linea con i partner internazionali”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan
...
Il governo punta “a rendere più equo l’onere del prelievo fiscale” perché bisogna “tenere conto delle difficoltà deicontribuenti onesti. Un fisco equamente distribuito consentirà di affrontare meglio questo momento”."

(www.ilfattoquotidiano.it)

E' probabile che fra poco anche il nostro governo farà un annuncio simile a quello spagnolo. E dai media si leverà un genaralizzato "oooohhh!" di ammirazione. Solo dopo qualche tempo ci si renderà conto che i maggiori guadagni finiranno in maggiori spese, ed il gioco sarà a somma nulla.

venerdì 20 giugno 2014

Super Renzi (2)


Tutti lo vogliono. Tutti lo cercano. Qualcuno lascia dietro di se la bava come le lumache ed è disposto a sfasciare il suo partito pur di averne i favori (Migliore&C. Di Sel...). Qualcuno vuole incontrarlo con il coltello fra i denti (M5s), ma brama per interloquire. Qualcuno prega di non essere abbandonato dal nuovo beniamino del pubblico per sopravvivere nella sua luce riflessa (Berlusconi).

La realtà è però che l'Italia continua a precipitare nel suo gorgo da moneta unica letale. E con Renzi la velocitá di caduta sta aumentando. E anche in questo caso, come nel caso del miglioramento dello spread, non per merito suo. E' semplicemente una funzione matematica che descrive il continuo aggravarsi del corto circuito di austerità, recessione economica, aumento di tasse per sopperire alla caduta degli imponibili, e quindi successiva recessione causata da tasse ed austerità... e via continuando in questo circolo vizioso fino al collasso finale.

Renzi segue esattamente le ricette europee e tedesche. Quindi per quanto si sforzi di essere innovativo e di dare alla politica una nuova estetica, non sta facendo nulla di diverso da Monti e Letta. Quindi il risultato sará lo stesso, anzi peggiore in quanto è l'ultimo della serie dei curatori fallimentari. Aveva preannunciato sforamenti del 3% del deficit, sforamenti del patto di stabilitá, scomputo delle spese per investimenti, revisione della austerità ecc. Nulla di tutto ciò è stato fatto. Si è continuato il programma Monti.

Ma a quanto pare ai protagonisti della politica italiana interessa solo saltare sul carro del vincitote, o almeno seguirlo da vicino, incuranti della strada sbagliata che stiamo percorrendo. Per esempio il Movimento Cinquestelle mentre in Europa si apparenta con Farange, un super e preparato anti europeista, in Italia insegue Renzi sulla legge elettorale. Credo inutilmente. Renzi non mollerà il suo "papi" Berlusconi, che fra poco, essendo impegnato nei tribunali, gli lascerà praticamente in custodia il suo elettorato.

Renzi, se l'euro non esplode prima, raggiungerà il famigerato 51%. E potrà governate senza nemici, con uno stuolo di servi ancora più devoti dei berluscones.

Sinceramente è un epilogo che non mi sarei mai aspettato. Ma a quanto pare gli italiani reagiscono in modo strano alla crisi. Invece di ribellarsi preferiscono infilare la testa nel cappio. Gente strana. La selezione naturale farà il suo corso. Del resto non è assolutamente obbligatorio che sulla Terra continui ad esistere un popolo italiano. Molte civiltà stravaganti nel passato si sono estinte. Accadrà così anche a noi.

A meno che una crisi improvvisa (ancora peggiore dell'attuale s'intende) obblighi persino Renzi ad un cambio di passo per non essere schiacciato dalle proteste. Perchè gli italiani saranno anche un popolo strano ma se poi vengono ingannati si arrabbiano sul serio. Per ora no. Semplicemente perchè non hanno ancora inteso l'inganno. Ma non si potrà continuare all'infinito con la storiella della ripresa dietro l'angolo.

Per ora peró niente crisi improvvisa. Anche se il prezzo dell'oro e del petrolio hanno ricominciato a salire. E questo non è un buon segnale. Indica timore di crisi. 

"I trader fanno sapere che un hedge fund misterioso di primo piano ha ridotto l'esposizione short al metallo prezioso, il che ha spinto i prezzi in rialzo fin sopra $1.310 l'oncia. Si parla di un'operazione da mezzo miliardo di dollari."
(www.wallstreetitalia.com)

Ormai le borse sono salite a livello improbabili. Ma questo non è più ritenuto un segnale d'allarme in questo mondo di bolle gonfiate dalle banche centrali. Ma non si sa mai. Potrebbe succedere che un giorno qualcuno dica: questo gioco è fasullo e pericoloso, io non ci sto più. E poi venga seguito da tutti gli altri generando la famigerata caduta del castello di carte della finanza mondiale.

A quel punto se Renzi vorrà continuare ad essere il più amato dagli italiani, dovrá porsi finalmente dalla loro parte e lasciare le sottane della Merkel. Altrimenti verrà rottamato anche il rottamatore.

giovedì 19 giugno 2014

Alcuni prevedono "boom" (cioè deflagrazione dell'euro)


Il boom arriverà. Ma sarà diverso da quello degli anni '60 ricordato da Napolitano a Grillo. Sarà il rumore della frattura dell'euro. Un rumore sordo i cui scricchiolii si sentono già oggi.

Emiliano Brancaccio e Nadia Garbellini dopo aver fatto una disanima statistica dei pro e dei contro la permanenza e l'uscita da un'area valutaria innaturale (vedi: "Il crepuscolo dell’euro e la rinascita della politica"), osservano che la permanenza nell'euro ha già prodotto costi insostenibili per i lavoratori europei che hanno visto decurtati i loro salari.

"Queste tendenze non rappresentano solo un riflesso della recessione. Esse sono anche il frutto di una precisa dottrina, che altrove abbiamo definito di “precarietà espansiva”. Secondo questa visione, sarebbe possibile accrescere la competitività e la connessa solvibilità dei paesi periferici dell’Unione a colpi di ulteriore flessibilità del lavoro e conseguenti riduzioni dei salari, nominali e reali.[7] Stando a questa ricetta, l’Italia in un certo senso sarebbe addirittura in ritardo, nel senso che dovrebbe cercare di adeguarsi più rapidamente alle cadute salariali che già si registrano negli altri paesi periferici dell’Unione. Il recente Jobs Act, del resto, trova la sua ragione di fondo non certo nella fantasiosa pretesa di creare direttamente occupazione, ma proprio nel tentativo di adeguarsi alla linea deflazionista prevalente in Europa.[8]

Quali risultati ci si può attendere da questa linea d’azione? Il caso della Grecia ci pare emblematico: nello stesso periodo in cui attuava una spaventosa deflazione salariale, questo paese ha fatto registrare nuove cadute del reddito nazionale e un aumento conseguente dei rapporti tra debito estero e debito pubblico da un lato e reddito dall’altro.
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la riduzione dei salari non necessariamente corregge gli squilibri ma anzi può accentuarli, e può portare dritti verso una deflazione da debiti.
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Gli interessi prevalenti, in Germania e non solo, sono avversi a qualsiasi inversione di rotta, che sia ad esempio basata su uno “standard retributivo europeo”[10] o che sia pure solo fondata su una generica politica di reflazione. Si insiste pertanto con l’idea perniciosa che la corsa al ribasso dei salari porterà in equilibrio l’Unione.
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Di questo passo, il “monito degli economisti” prevede che la deflagrazione dell’attuale eurozona prima o poi sarà inevitabile.

L’implicazione è chiara: a lungo andare, come è già avvenuto in altri paesi, la reiterazione delle politiche di deflazione salariale potrebbe provocare anche in Italia una caduta dei salari reali e della quota salari persino superiore a quella che potrebbe scaturire dall’abbandono della moneta unica. Ma l’accentuazione della deflazione salariale in un paese grande come l’Italia potrebbe avere effetti ancor più destabilizzanti sulla tenuta complessiva dell’Unione. La conclusione ha un che di ironico: i salari potrebbero subire una doppia decurtazione, in un primo momento dovuta alla deflazione dentro l’eurozona e in un secondo momento dovuta alla svalutazione fuori dall’Unione. Se così davvero andasse, per i lavoratori sarebbe una vera beffa.
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La lezione che possiamo trarre, per l’attuale fase politica, è chiara. Al di là della grancassa mediatica, le divergenze macroeconomiche in atto segnalano che occorre prepararsi a una prospettiva di deflagrazione dell’eurozona. Al tempo stesso, bisogna riconoscere che non vi è molta differenza tra i retori europeisti che propongono di preservare l’eurozona a colpi di deflazione salariale e i gattopardi che esortano ad abbandonare la moneta unica ma non osano mettere minimamente in discussione il mercato unico europeo. Gli uni e gli altri, dopotutto, costituiscono il prodotto di un liberoscambismo manicheo che ha avallato in questi anni una indiscriminata libertà di circolazione internazionale dei capitali e delle merci e che ha già fatto tanti danni. "

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Più si rimarrà nell'euro e più il rischio sarà di un doppio handicap per i lavoratori: mazziati dall'euro e cornuti dalla svalutazione monetaria successiva all'uscita. I lavoratori dipendenti sono l'anello debole della catena secondo Brancaccio. Ma io temo che anche imprese e professionisti non avranno sorte migliore. Anche loro sono vittime della svalutazione interna di prezzi e stipendi.

Ambrose Evans-Pritchard commentatore economico del Telegraph ci spiega proprio che il rischio maggiore della crisi dell'euro è che la sua deflagrazione, che Brancaccio e Garbellini indicano come inevitabile, avvenga con troppo ritardo. Tale ritardo produrrebbe inutili e laceranti sofferenza alle economie e agli abitanti dei paesi periferici. Quindi se ne deduce che è auspicabile a questo punto che intervenga una crisi imprevista che acceleri tale processo inevitabile.

"Riflettete su questo: a 5 anni dall'inizio della ripresa globale dopo la crisi Lehman Brothers, la disoccupazione giovanile in Italia è al 46%! E' il tragico risultato delle scelte perseguite all'interno dell'Unione Europea e nella zona euro. Detto in altri termini è l'inevitabile suicidio di scegliere contemporaneamente politiche fiscali e monetarie restrittive.
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Per quel che riguarda l'Italia l'errore è proprio quello di considerare solo il Pil reale nelle valutazioni economiche che si compiono: quello che conta per Italia, Spagna, Portogallo è soprattutto il Pil nominale. Il problema è che in un mondo di bassa inflazione o deflazione, il Pil nominale cala drammaticamente e il peso debitorio esistente diventa semplicemente non sostenibile. E' un problema drammatico per l'Italia che oggi ha il debito pubblico al 133% del Pil, mentre quello privato è più sostenibile rispetto a Portogallo e Spagna. La contrazione del Pil nominale italiano negli ultimi due anni e' un fallimento politico di proporzioni storiche e non sarebbe mai dovuto accadere. La riduzione del debito pubblico e privato per i paesi del sud è praticamente impossibile in una situazione di deflazione. Ho intervistato recentemente l'ufficiale del Fmi nelle operazioni della Troika in Irlanda e lui mi ha detto che Italia e Spagna per avere un debito sostenibile nel medio periodo hanno bisogno di un tasso d'inflazione della zona euro al 2% per oltre cinque anni consecutivi.
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Cosa sta facendo la Bce di fronte a questa situazione drammatica? Abbiamo un'espressione in inglese che descrive molto bene la situazione economica paradossale attuale dei paesi del sud: "E' un danno se lo fai ed è un danno se non lo fai". Se la periferia della zona euro ha successo nell'adempiere a quanto prescritto da Bruxelles-Berlino-Francoforte crea una situazione di svalutazione interna e per riguadagnare competitività con la Germania si abbatte il Pil nominale, rendendo fuori controllo la traiettoria del debito. Se raggiungi quello che Bruxelles ti sta chiedendo, in poche parole, vai in bancarotta. E' la conseguenza del "successo". Non so se le autorità monetarie europee si siano mai poste questa domanda: perchè hanno imposto queste politiche ai paesi se il loro successo rende la situazione peggiore di quella precedente? La Bce non rispetta in modo continuativo e con una differenza enorme né il target del 2% di inflazione dell'area, né la quantità di moneta M3 che dovrebbe essere in circolazione. Perchè non rispetta i suoi obiettvi? Esiste una ragione credibile a livello economico sul perché la Bce non vuole raggiungere gli obiettivi di politica monetaria e per un periodo così lungo? No, non c'è.
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Il pericolo sistemico esiste ancora e si può arrivare ad una rottura per ragioni differenti: i paesi del sud vivranno una situazione di depressione economica permanente, che produrrà danni ai settori industriali nevralgici per la vita dei diversi paesi e una situazione politicamente insostenibile nel lungo periodo. Le elezioni di partiti radicali potrebbero quindi forzare il cambiamento e modificare l'intero progetto.
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Ci sono due possibili vie: i paesi della periferia comprenderanno che la permanenza nella zona euro richiede un numero di sacrifici non più tollerabili e decideranno di uscirne; oppure, ad esempio insieme all'Olanda che è in una situazione similare, prenderanno possesso in modo coordinato delle istituzioni che controllano la politica economica dell'UE, imponendo il cambiamento in linea con le loro esigenze. Sarei molto sorpreso se si realizzasse quest'ultima alternativa, ... Ma anche se dovessero riuscirci, il rischio della zona euro sarebbe poi l'opposto, vale a dire un'uscita della Germania, che non accetterebbe mai politiche inflazionistiche.
Il problema centrale all'origine di tutta la crisi della zona euro è il conflitto fondamentale d'interesse e di destino tra i paesi del sud e la Germania su come risolvere l'immenso gap di competitività. Questa questione rimane irrisolta e, secondo me, è semplicemente senza soluzione.
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La situazione non può essere risolta e prima la zona euro finirà, meglio sarà per tutti.
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L'alternativa? Sono 15-20 anni di depressione per la periferia imposti dall'attuazione delle regole del Fiscal Compact, che, in una fase di calo demografico e diminuzione della forza lavoro, produrranno scenari drammatici al tessuto economico e sociale di queste nazioni.
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Il rischio vero è che l'euro sopravviva ancora. Ed è un rischio terribile per il futuro delle nazioni europee."
(www.lantidiplomatico.it)


mercoledì 18 giugno 2014

Vita da smartphone


Il governo ci vuole bene, e fra poco ci libererà le tasche. Niente più documenti, denaro, monetine, occorrerà una sola tasca, quella per lo smartphone.

L'intenzione è quella di utilizzare solo moneta elettronica, e giustificare le transazioni con altrettanti documenti elettronici (scontrini e fatture) direttamente trasmessi all'erario. In questo modo allo Stato non sfuggirà più nulla delle nostre vite. Conoscerà i nostri gusti, dove siamo stati, quanto guadagniamo e quanto presumibilmente abbiamo risparmiato. Soprattutto quanto dovremo contribuire in tasse.

Così la compilazione del 730 in automatico non sarà più una pia illusione, ma la norma. Anzi non sarà nemmeno più necessario, in quanto potremmo essere tassati istante per istante, e lo Stato non avrà più necessità della nostra autodenuncia dei redditi.

"Lo spettro degli interventi anti- evasione ai quali si sta pensando, delineati dal corposo e dettagliato articolo 9 della delega fiscale, è ampio: si va dallo scontrino telematico (che comincerebbe essere obbligatorio almeno per la grande distribuzione) alla fatturazione elettronica, dall’affiancamento ai dispositivi elettronici chiamati Pos (già obbligatori da fine mese per commercianti e liberi professionisti) all’introduzione della carta di pagamento per saldare il conto del medico o dell’avvocato. Naturalmente il presupposto di tutta l’azione è il potenziamento delle banche dati e delle possibilità di incrocio.

Tutto condito con una misura di sistema: l’avvento generalizzato della moneta elettronica, tracciabile per definizione, con incentivi al sistema creditizio e delle telecomunicazioni (molte compagnie telefoniche, ad esempio, stanno sviluppando app per utilizzare carte di credito, carte prepagate e persino carte-sconto e buoni pasto)."

Ok, va bene. Lo Stato non ha più fiducia nei suoi cittadini, esattamente come questi non ce l'hanno più nel loro governo. E' comprensibile. Ma che nessuno si lamenti poi che di App in App, i cittadini finiscano per fare transazioni in Bitcoin e i suoi fratelli... producendo evasioni totali ai limiti dello sciopero fiscale ancora più dirompenti.

martedì 17 giugno 2014

Ricomincia a nevicare...


Torna la neve sull'economia mondiale, e fra poco su quella italiana la gelata sarà tremenda.

"Proprio così: gli economisti sono le uniche persone che possono guardare qualcuno negli occhi, e suggerire che è stato il brutto tempo ad aver distrutto il commercio globale, abbattuto le vendite al dettaglio (congelando internet perché la gente aveva così freddo che nessuno faceva acquisti on line), e nonostante l'impennata nell'utilizzo dei servizi e la cattiva allocazione del capitale indotta dall' Obamacare, tutto questo ha portato la più grande economia del mondo a un crollo del 5% rispetto alle stime iniziali di crescita del 3% nel Q1 (Primo trimestre). In altre parole, una variazione di centinaia di miliardi di "crescita persa o non creata" a causa, ebbene... della neve in inverno.
Purtroppo per gli stessi economisti, ora che il Q2 non si preannuncia essere molto meglio del Q1, si ricorre ad altre giustificazioni, soprattutto climatiche: come El Nino, la siccità in California,"

(www.comedonchisciotte.org)

Ma torniamo in Italia, ed al "brutto tempo" economico che non cessa di imperversare sul sud Europa. Il nostro governo sta tentando di dare una sterzata alla cattiva stagione, cercando di scacciare le nubi con 640 euro annuali concessi ad alcune fasce lavorative. Ma nello stesso tempo si abbattono sull'Italia 54 miliardi di tempeste estive fino all'autunno, che sono l'equivalente di circa il 3% del Pil. Questa tempesta fiscale sarà probabilmente la causa della chiusura del 2014 con un Pil nuovamente in caduta. Difficile che questo possa crescere per quest'anno.

Mentre invece cresce sempre e decisamente il debito pubblico. Una crescita vertiginosa ed anche superiore a quella registrata con i governi precedenti.

"Volendo fare qualche conto spicciolo, considerando che il Pil nominale, alla fine del 2013, era di circa 1560 miliardi di euro e, tenuto conto che, per il primo trimestre del 2014, l'Istat ha certificato una flessione dello 0.1%, considerando anche il basso livello di inflazione (circa lo 0.5%), potremmo concludere che, ad essere ottimisti (ma proprio ottimisti), il PIL a fine aprile potrebbe essersi attestato a circa 1563 miliardi di euro, che si confronta con il debito salito a 2146 miliardi, con previsioni ancora in crescita. Rapportando i dati, concludiamo che a fine aprile il rapporto debito/PIL è stato di circa 137.30%, ossia quasi tre punti in più rispetto a quanto previsto dal governo per fine 2014.In termini assoluti, va segnalato che il debito pubblico, nei primi 4 mesi del 2014, è aumentato di oltre 78 miliardi di euro, che corrispondono allo stesso incremento che si è verificato in tutto il 2013.

Riprendendo un grafico che avevamo proposto in un precedente articolo, dove si evidenziavano gli errori dei vari governi nella stima della dinamica del rapporto debito/PIL, si osserva che il governo Renzi (linea rossa continua), a consuntivo, sta facendo addirittura peggio dei suoi predecessori."

(www.vincitorievinti.com)

Ed aumenteranno le tasse, malgrado gli 80 euro di Renzi. Continua insomma la stessa e solita politica di austerità in cui lo Stato non potendo fare deficit spreme al limite i suoi cittadini. Provocando altra recessione che richiederà nuove spremiture... così fino a quando il sistema andrà in tilt. Infatti così ci si gioca ogni anno la crescita tanto auspicata.

"con circa 54,5 miliardi di refurtiva, lo Stato da questa mattina farà partire una nuova ondata di prevedibile recessione.

Laffer osserva calmo e ridacchia sotto i denti, il girone infernale per quanto riguarda gli immobili si concludera a Ottobre con la Tasi per la maggior parte d’Italia (dopo essere passati per la Tari).

Io non vorrei che qualcuno si facesse qualche illusione.

Ogni euro che finirà nello Stato sarà sottratto all’economia produttiva e quello che è peggio le aspettive di sempre maggiori insaprimenti fiscali favoriranno esportazone di capitali e (molto peggio) di cuori e cervelli."

(www.rischiocalcolato.it)

Quindi le "nevicate" continueranno anche in Italia per tutto l'anno. Con possibilità di successive ondate di gelo provenienti dall'Ucraina e addirittura dal medio oriente. Difficilmente quest'anno si rivedrà il sole, salvo rare schiarite appena appena tiepide, come l'ultima di aprile nell'industria.

Renzi dovrà fare grandi sforzi per trovare nuovi motti e frasi ad effetto che siano convincenti (si farà aiutare da Crozza?). Che facciano dimenticare la recessione e i continui fallimenti economico-finanziari del nostro paese.
Non sarà facile dare la colpa al maltempo come si sta facendo in Usa.