sabato 7 giugno 2014

Malgrado il 41%


L'impressione che ho osservando il governo barcamenarsi tra promesse ancora da mantenere e manovre richieste dall'Europa, è quella di un premier che non ce la farà a concludere il suo mandato. Malgrado il 41% di voti al Pd. Malgrado l'intervento generoso della Bce. Quest'ultimo è stato importante, ma funzionerà bene e male nel medesimo istante: bene sullo spread, male sull'economia reale, dove l'immediata riduzione del tasso di sconto (e il tasso negativo sui depositi Bce) tenderà da subito ad aumentare i costi bancari. Ma gli interventi sull'economia reale (Tltro e acquisti di Abs) arriveranno con tempi molto lunghi e non è detto che il nostro governo potrà beneficiarne in tempo, cioè prima che si facciano sentire gli effetti negativi delle correzioni fiscali richieste da Bruxelles.

I casi sono due. A Matteo Renzi è stata fatta una proposta che non poteva rifiutare e quindi non ha alcuna intenzione di continuare a far politica, ma brucerà la sua carriera in poco tempo facendo quello per cui è stato assunto; Oppure è veramente convinto di riuscire a salvare "capra e cavoli"  (austerità e crescita), quindi ha intenzione di continuare a fare politica ed avere un seguito elettorale districandosi nel ginepraio europeo.

Nel primo caso, se a Renzi è stato offerto di andare in pensione anzitempo sul modello a lui caro di Blair (il quale ora ricopre ruoli milionari), non avrà alcuna remora a trascinarci nel gorgo europeo di manovre e fiscal compact. La sua unica difficoltà sarà nel tenere unita maggioranza e il proprio partito per portare a termine l'obiettivo. In questo caso sarebbe una carneficina.

"Ieri è stata la volta dei dati dell'Istat sulla disoccupazione, i più alti mai registrati. La crisi non "cambiaverso", e neppure l'Europa. A confermarlo, ieri l'altro, erano arrivate le "pagelle" della Commissione UE. L'Italia è rimandata a settembre, ma solo grazie ad una considerazione politica.
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Ora si discute sul reale significato delle cosiddette "raccomandazioni". Richiedono una manovra aggiuntiva oppure no? A leggerle una cosa pare chiara: la Commissione è in scadenza, ma le regole dei trattati assolutamente no. Chi si illude su una qualche riformuccia resterà deluso assai. Certo, le "furbate" non mancheranno, a partire dal ricalcolo del Pil con la prevista inclusione delle attività criminali.
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in attesa dell'applicazione della regola della riduzione del debito di un 5% annuo della quota eccedente il 60% del Pil, meccanismo che scatterà dal 2016 - l'obiettivo è quello di arrivare al pareggio di bilancio
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Questo obiettivo, originariamente previsto per il 2015, è stato spostato dal governo Renzi al 2016. La qual cosa non ha reso troppo felici Olli Rehn e soci.
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La Commissione è «del parere che siano necessari sforzi aggiuntivi, in particolare nel 2014, per garantire la conformità ai requisiti del patto di Stabilità e Crescita». Di che si tratta? Siccome l'aggiustamento strutturale previsto dal governo per il 2014 è di 0,2 punti percentuali, mentre le regole europee esigerebbero uno 0,7%, si tratta di 8 miliardi di euro.

Ma la Commissione non si dimentica che dopo il 2014 verrà il 2015. Anno in cui l'Italia dovrà «garantire il rispetto del requisito della riduzione del debito», completando fra l'altro «l'ambizioso piano di privatizzazioni»
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Vediamo cosa scrive Dino Pesole sul Sole 24 Ore del 3 giugno:
«A conti fatti, per rendere strutturale il bonus Irpef ed eventualmente estenderlo alla platea di contribuenti finora esclusi (pensionati, incapienti, partite Iva), onorando al tempo stesso gli impegni già inseriti nella legislazione vigente (la legge di stabilità del 2014), occorreranno non meno di 15 miliardi. Se poi si aggiungono interventi inderogabili da finanziare in corso d'opera (tra cui la Cig, le missioni internazionali) ci si avvicinerà a quota 20 miliardi. Difficile immaginare fin d'ora che per effetto dell'eventuale correzione del deficit 2014 si debba raggiungere l'astronomica cifra di 25 miliardi».
Avete capito bene: quasi 20 miliardi, che potrebbero salire a 25. Così, giusto per scaldarsi, in attesa della piena applicazione del Fiscal Compact."

(sollevazione.blogspot.it)

Si continua imperterriti verso il disastro, alla via così:

"...nonostante il deteriorarsi della situazione occupazionale italiana (e dell'area UEM intera, peraltro), nessuna pallida concessione all'esistenza di un problema di caduta della domanda interna viene minimamente affrontato da Bruxelles,
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questa linea inequivocabilmente ribadita riflette l'assoluta egemonia tedesca nell'imporre le politiche UEM e, considerata l'unicità del rigore sul deficitpubblico imposta all'Italia, ribadisce che noi, proprio noi, siamo considerati l'oggetto principale ed essenziale del fiscal compact
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l'acquiescenza a questo "fatto politico", sempre più manifesto, può derivaresolo dalla scelta politica interna, italiana, di considerare tale egemonia un interesse prevalente su quello nazionale,
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l'esatto riprodursi di questa situazione pone il potere governativo italiano in una situazione che, trasposta dal piano militare a quello finanziario (in cui la Storia si sta ripetendo in "farsa"...non particolarmente incruenta, peraltro), è inevitabilmente analoga a quella che nel giugno 1943 si poneva per il regime fascista."

(orizzonte48.blogspot.it)

Anche gli interventi di Draghi sono in funzione della domanda più che dell'offerta. Questo è in effetti il loro limite. In un'economia depressa le banche non hanno interesse a concedere prestiti anche se il loro costo è molto basso. Le banche stesse, che troveranno svantaggioso detenere depositi presso la Bce, non è detto che trovino un impiego più rischioso per questo denaro.

Quindi se Renzi e il suo seguito hanno accordi o sognano esili milionari alla Blair dopo aver affondato il Titanic Italia (abbiamo già perso la settima posizione mondiale di paese manifatturiero), sappiano che probabilmente rischiano una specie di Piazzale Loreto...

Se invece si tiene buona la seconda ipotesi, quella del Renzi premier austerico "a sua insaputa", probabilmente non ce la farà a rimanere in sella del governo ancora per molto. Dovrà per forza di cose scontrarsi con i tecnocrati europei e con la Germania. Se farà finta di applicare i dettami della Ue tergiversando alla Tremonti-Berlusconi verrà in qualche modo estromesso. Napolitano&C. garanti dell'austerità, trovano sempre il modo come hanno dimostrato dal 2011 in avanti. Se si opporrà tenacemente alle richieste dell'Ue e della Germania sarà anche peggio e farà la fine impietosa di Berlusconi delegittimato come incapace agli occhi dell'opinione pubblica.

In quest'ultimo caso effettivamente potrebbe avere qualche chance, perché opponendosi all'Ue potrebbe raggiungere percentuali elettorali plebiscitarie. Sempre che non sia costretto a sloggiare a colpi di spread. Ma lo stesso gioco del 2011 potrebbe riuscire all'Europa ed alla Germania? Probabilmente in questo caso Renzi avrebbe il sostegno dell'opinione pubblica, ma i mercati ci farebbero a pezzi, fino ad ottenere il suo allontanamento come fecero con Berlusconi.

Per il momento non sono in grado di decidere quale dei due Renzi è quello vero. Mi limito ad osservare che il ministro Padoan per ora rifiuta di eseguire il nuovo dettato europeo e smentisce nuove manovre. Potrebbe anche essere la solita manfrina che ci porterà inevitabilmente alla rettifica della smentita della smentita... e poi la mano al portafoglio.

"«La via maestra per abbattere il debito in condizioni di stabilità é la crescita. È lì che dobbiamo incentrare i nostri sforzi«. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo alla presentazione del rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti a palazzo Giustiniani 
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«L'Italia ha fatto e continua a fare i compiti a casa» sulla finanza pubblica, tanto che «nel 2011-2013 il valore delle manovre cumulate è stato di 67 miliardi, il 4,3% del Pil»"

"Padoan risponde all'Ue: "Per ora non ci sarà la manovra aggiuntiva"
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E sul richiamo operato da una Commissione giunta ormai al capolinea viste le recenti elezioni del 25 maggio e l'imminente nomina di un nuovo esecutivo europeo, Viale XX Settembre spiega: "Le stime non tengono conto di alcune voci relative alle minori spese pianificate ma non ancora specificate nel dettaglio e a maggiori introiti, come quelli attesi dalle privatizzazioni"."

(www.tgcom24.mediaset.it)

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