sabato 28 febbraio 2015

L'Europa impassibile di fronte alla deriva ucraina



Dopo aver seguito e assecondato il delirio di onnipotenza degli Usa, l'Europa frastornata assiste inerme all'imminente catastrofe ucraina. Infatti si avvicinano eventi turbolenti in quella nazione. La moneta dell'Ucraiana ha iniziato un processo di inflazione galoppante tipico delle nazioni in guerra. La situazione economica si complica sempre più. La situazione militare è fuori controllo, tanto che nelle settimane scorse Merkel ed Hollande sono dovuti correre in soccorso di Poroshenko imbastendo quella pantomima di accordo di tregua con Putin.

Poroshenko ed il suo governo avevano bisogno come l'ossigeno di una tregua dopo la disfatta Debaltsevo. La "sacca" in cui l'esercito ucraino è stato circondato dai separatisti, e poi massacrato un paio di giorni dopo la ratifica del cessate il fuoco. Ora Debaltsevo è in mano ai separatisti, e questi si sentono più forti di prima.

Ma il problema è che i nazistelli che sostengono Poroshenko, la Cia e la Nato, cominciano ad essere nervosetti.

"... i rappresentanti di queste milizie irregolari si sono recate a Kiev per protestare contro il “governo di traditori”, traditori che si sono rifiutati di combattere “sul serio” contro i separatisti.
Come se una guerra che ha portato all’annientamento di due terzi dei mezzi militari e dei soldati ucraini non fosse stata combattuta “sul serio”.

Alla fine la manifestazione è stata abbastanza tranquilla, soldati in mimetica hanno marciato per alcune ore, hanno cantato una numero esagerato di canzoni patriottiche e hanno sventolato cartelli con le foto degli “eroi” morti nel Dombass per combattere contro gli inesistenti “invasori russi”.

Poroshemo ha abbandonato ogni velleità di trattare la resa, pardon di parlare con i separatisti e entro uno, due mesi al massimo, non appena sarà finito il disgelo e il fango si sarà più o meno asciugato, i combattimenti ripartiranno alla grande, se non prima.
Visto che questa è la terza tregua, e che ogni volta i soldati di Kiev avanzano “vittoriosi” per poi essere annientati in modo abbastanza plateale e incomprensibile, ritengo che non ci sia ragione di credere in una variazione del trend, ma loro insistono.

...
Le proteste nel paese cominciano a salire, la popolazione si è accorta che paesi come lo Zambia e il Gabon, hanno stipendi minimi più elevati, e il tracollo delle entrate fiscali è avvertibile. A gennaio la Tunisia ha incassato un gettito fiscale, calcolando il cambio in dollari , più elevato dell’intera Ucraina (ok, la Tunisia ha dieci milioni di abitanti e l’Ucraina 36…). 
...
Praticamente tutte le aziende del paese hanno smesso di generare utili e , di conseguenza, di pagarci le tasse sopra.

Ok, la fine è vicina, probabilmente, ma, a questo punto può succedere di tutto, un colpo di stato dei “colonelli”, stufi di essere comandati da perfetti imbecilli, un colpo di stato delle destre, o un atto di guerra deliberata contro la Russia, tipo invasione della Crimea, per fare precipitare la situazione."

La moneta nazionale sta perdendo velocemente valore. Beati loro che hanno la svalutazione... peccato che non hanno più delle imprese funzionanti che possano approfittare del cambio favorevole.

"Vuoi un preziosissimo dollaro? fanno 44 Grivnie. Vuoi mica un ancora più raro e prezioso Euro (attento che luccica), fanno 52 Grivnie
Cioè…….
Faccio notare un piccolo particolare.
Il Budget dello Stato Ucraino (oh… sono serio smettete di ridere) tiene conto dell’indebitamento estero dell’Ucraina (specie con la Russia) denominato in…dollari.
Sapete quale è il tasso di cambio utilizzato per fare quadrare i conti?
21.1 Grivnie, cioè un cambio almeno il 50% più favorevole."
(www.rischiocalcolato.it)

"Improvviso balzo della moneta ucraina, la hryvnia, nei confronti del dollaro, dopo gli smobilizzi scatenati dei giorni scorsi, che hanno confermano l'allarme iperinflazione in Ucraina.
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A scatenare gli acquisti, praticamente il via dei controlli sui capitali nel paese, annunciato dallo stesso governatore della Banca centrale, Valeriya Gontareva. Di fatto, l'istituto aumenterà le restrizioni sui capitali, al fine di lottare contro il panico che si è tradotto nella corsa agli sportelli e nell'acquisto di valuta estere.
...
Stando a quanto riporta Bloomberg, soltanto nel mese di febbraio, la hryvnia si è deprezzata -53%, scontando l'attesa di Kiev per l'approvazione del pacchetto di emergenza del Fondo Monetario Internazionale, che prevede prestiti di $17,5 miliardi, al fine di aumehtare le riserve e rimborsare i debiti."
(www.wallstreetitalia.com)

Intanto Poroshenko è così sicuro della sua politica economica e militare, che ha già trasferito i suoi famigliari all'estero. Questo qualcosa deve voler significare sugli imminenti sviluppi della situazione ucraina.
Ma in Europa tutto tace. Continua sui media la propaganda strisciante anti Putin e anti russa. Ma non una parola sulla pericolosa situazione economico-sociale dell'Ucraina. Sulla disfatta continua dell'esercito del beniamino Poroshenko il cioccolataio, sostenuto dalle brigate neonazi. Che potrebbe ricevere la mazzata definitiva con la chiusare del gas da parte russa.

Ma un paese che dipende al 100% dalle forniture energetiche russe, com'è che ha deciso di fare la guerra proprio al suo unico fornitore? C'è qualcosa di folle nell'odio degli ucraini verso la Russia. Che sicuramente è un vicino ingombrante e scomodo, ma proprio per questo andrebbe trattato con maggior astuzia.
Intanto credo di poter anticipare come andrà a finire: gli Usa dopo aver provocato un altro bel casino (quante "primavere" ed "esportazioni di democrazia" cadute in disgrazia...), lasceranno all'Europa la gestione delle conseguenze. Che potrebbero essere il ritorno del nazismo in Europa dopo 70 anni, o una guerra fuori controllo al centro del continente.



venerdì 27 febbraio 2015

La Fed si e ci farà molto male


Solo alcuni giorni fa il novantenne Greespann, ex capo della Fed, avvertiva che il mondo finanziario americano (e quindi mondiale) è in trappola. E lui fra l'altro è uno di quelli che ha più contribuito ad allestire questa trappola.

"(qualche giorno fa) Alan Greenspan, ex-numero 1 della FED per 20 anni (dal 1987 al 2006), soprannominato "il Maestro" per la sua abilità nelle politiche monetarie e per la sua "prescienza"...

"non si può uscire da l'Era del Quantitative Easing + ZIRP senza che si generi nei Mercati un evento significativo....
 

ovvero

un Crash del Mercato Azionario oppure una Recessione prolungata.

Non c'è una via di uscita dall'Era della stampa di moneta senza pesanti ripercussioni... che potrebbero dunque innescare un QE4 della FED"....................."

(www.ilgrandebluff.info)

I mercati sono stati drogati da interessi prossimi a zero e da grandi emissioni di denaro dal nulla (quantitative easing) servito a speculare in borsa e ad altre operazioni finanziarie.
Una improvvisa fine dello "spaccio di droga finanziaria" potrebbe causare una violenta crisi d'astinenza.
E non è solo Greespann ad avvertire che ci troviamo vicino ad un pericoloso punto di equilibrio, che può diventare un punto di caduta. Ormai il Nasdac ha raggiunto le quotazioni del 2000 ai tempi delle azioni dot.com che crollarono miseramente.

Il rapporto P/E, cioè tra prezzo e rendimento delle azioni sta aumentando a causa dell'inflazioamento dei valori borsistici. Mentre i rendimenti scendono, o vengono tenuti alti artificialmente con trucchi contabili. Quando si raggiunge un rapporto di 25 si è in una zona pericolosa. E probabilmente si è già molto prossimi a tale quota se non si fossero taroccati i bilanci, cancellando i costi facendoli rientrare in "spese non ripetibili" che spariscono dalle voci in rosso diventando magicamente attivi. I rendimenti societari e quindi quelli azionari così sembrano più alti, ma il trucco è ormai evidente perché la "spese non ripetibili" in realtà sono molto ripetute...

Insomma tutta la baracca è retta da un finto ottimismo. Borse che salgono a stecca con la droga monetaria, riprese inesistenti e fragili, quadro internazionale da panico...

E cosa pensa di fare il nuovo capo della Fed Yellen? Proprio di provocare quell'evento significativo che preoccupa Greespan.

"L'appuntamento con il rialzo dei tassi si avvicina. Lo ha detto la presidente della Federal Reseve in un'udienza al Congresso, durante cui ha gettato le prime basi di una stretta monetaria che dovrebbe materializzarsi nell'anno in corso.
...
"La situazione occupazionale negli Stati Uniti sta migliorando sotto molti aspetti", ha dichiarato la numero uno dell'istituto centrale davanti alla Commissione Bancaria
...
Se l'economia dovesse continuare a migliorare come la Fed anticipa la banca centrale "inizierà a prendere in considerazione un incremento della forchetta di obiettivo dei tassi di riferimento, riunione per riunione".
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Molti funzionari della Fed hanno già detto che avrebbero visto bene la possibilità di imporre una stretta monetaria a metà 2015"

(www.wallstreetitalia.com)

Tutte palle: non c'è nessuna vera crescita dell'occupazione, ma solo statistiche manipolate. I consumi interni USA rimangono deboli. Non c'è nessuna vera ripresa.

"La ripresa americana? Una truffa. Non usa mezzi termini, Albert Edwards, strategist di Societé Generale noto per il suo pessimismo cronico
...
Secondo l’esperto la situazione è talmente compromessa, che non sono escluse "violente" reazioni del mercato nella seconda metà dell’anno.

Edwards invita a guardare i dati sugli utili: "La flessione dei profitti degli Stati Uniti sta accelerando e non è solo un fenomeno legato al petrolio o al dollaro. Senza considerare che ci sono numerosi dati macro che hanno deluso le attese nel mese di febbraio".

(www.wallstreetitalia.com)

La Fed aumentando i tassi rischia di rompere il giocattolo borsistico: finirà la pacchia del prendi in prestito a costo zero e gioca in borsa tanto sai che sale perché la Fed stampa dollari. Potrebbero crearsi all'improvviso ondate di panico con clamorose cadute di borsa, se tale giochino si inceppasse.

E poi un aumento dei tassi americani potrebbe generare anche squilibri mondiali. Con flussi di capitale in uscita dai rischiosi paesi in via di sviluppo verso gli USA. E per ripercussione un aumento di tassi ovunque dall'Europa al Giappone. Un problema per i conti degli Stati molto indebitati come Italia o Giappone.

"L'ex presidente della Fed Alan Greenspan torna a parlare e lo fa smentendo le dichiarazioni dell'attuale numero uno dell'istituto, Janet Yellen. "Il mercato azionario sta riportando davvero una buona performance. L'economia no".

La "crescita economica degli Stati Uniti non è solida" ed è stata la Fed il principale motore dell'espansione dei P/E delle azioni. La Banca centrale americana, insomma, è responsabile dell'inflazione in atto nel mercato azionario.

Ancora: "il fatto che i tassi a lungo termine siano bassi non è un enigma. E' un'indicazione di quanto la crescita dell'economia globale sia debole". Il punto è che la "la domanda effettiva è straordinariamente debole - simile agli ultimi stadi della Grande depressione".

Alla domanda su come le cose andranno a finire, Greenspan risponde: "Dipende ...quando i tassi di interesse reali inizieranno a salire, è allora che la crisi potrebbe colpire".

(www.wallstreetitalia.com)

Penso che la "pazienza" manifestata dalla Fed nell'attendere prima di decidere di aumentare i tassi ufficiali, si tramuterà in un ennesimo sbraco. La Fed non può permettersi di alzare i tassi: provocherebbe la fine della debole ripresa in atto sostenuta dal basso costo del petrolio. Una ripresa che sa più che altro di stagnazione controllata... Si dovrà tornare a stampare dollari come se non ci fosse un domani...

Certo è un mondo strano, dove il governatore precedente della Fed ammette i propri errori, cioè di aver inflazionato i listini borsistici (cioè creato la mega bolla finanziaria attuale), ammette che la cosa non è positiva, e nello stesso tempo mette in guardia il suo successore nel prtaicare politiche opposte. E come se dicesse: ho sbagliato, ma da questo errore non si può uscire. Quindi l'attuale capo della Fed non può far altro che proseguire su quest'errore, se non vuole provocare un immane diluvio che spazzerà via mezza economia finanziarizzata.

Dalla gabbia dorata del quantitative easing e dei tassi a zero non si può uscire...

martedì 24 febbraio 2015

La telenovela sull'Acropoli è solo all'inizio



La nuova crisi greca non è risolta per niente. Le riforme promesse da Tsipras e Varoufakis alla ex troika sono aria fritta. Roba già masticata e rimasticata in Italia, tipo la "patrimoniale per i ricchi" e la "lotta all'evasione". Sembra che il compromesso tra Europa e Grecia sia stato raggiunto al ribasso.

L'Europa fa finta di non aver concesso nulla, la Grecia fa finta di proseguire sulla strada del governo precedente promettendo qualche generico impegno di risanamento.

"il neo premier potrà rivendicare un attacco su tutti i fronti all’infedeltà fiscale e alle grandi ricchezze. Il piatto forte del piano di riforme che troika, comunque la si chiami, dovrà approvare pena il blocco della proroga di quattro mesi del programma di assistenza finanziaria in scadenza il 28 febbraio, è costituito da una patrimoniale da 2,5 miliardi di euro che colpirà soprattutto armatori e oligarchi
...
poi un inasprimento della lotta alla corruzione, all’evasione fiscale e al contrabbando di sigarette e benzina. Stando a quanto anticipato dal quotidiano tedesco Bild, l’esecutivo conta di ricavare dal combinato disposto un totale di 7,3 miliardi. Via libera poi a controlli a tutto campo dell’ispettorato del lavoro per far emergere il nero e l’evasione contributiva.
...
compaiono anche la riforma della pubblica amministrazione e l’impegno a non bloccare le privatizzazioni."

( www.ilfattoquotidiano.it)

Necessariamente il programma sociale di Syriza va in soffitta anticipatamente. Ma si tratta comunque di impegni vaghi, quelli presi con le istituzioni europee, se è vero che nel documento stilato dal governo greco non appaiono cifre certe. Si tratta di un elenco di "buone intenzioni", che lasciano prevedere ulteriori scontri con l'Europa nei prossimi mesi. La stessa cosa l'hanno fatta spesso i governi italiani: per esempio la lotta all'evasione si è quasi sempre trasformata in nuove tasse sugli onesti...

Un elenco di facezie, quello stilato da Tsipras e Varoufakis, che ogni governo italiano ha messo in bilancio o in preventivo, ma che poi non sono realmente quantificabili o poco rilevanti. La lotta all'evasione e corruzione sono più che altro mitologia per telegiornali, le cifre che le riguardano sono per lo più campate in aria. Le patrimoniali che fanno piangere i ricchi di solito si trasformano in Imu, perché malgrado la demagogia corrente con i soli ricchi non si fa bottino.

La commissione europea comunque esprime parere positivo, forse più per il timore di innescare una nuova crisi europea, che per convinzione.

"I ministri dell’Economia e delle Finanze dell’Eurozona hanno esaminato la lettera di impegni inviata lunedì notte a Bruxelles dal governo di Alexis Tsipras e hanno deciso di dare il via libera all’estensione fino a giugno del piano di sostegno finanziario per la Grecia, che sarebbe altrimenti scaduto sabato 28. “La lista, sufficientemente completa, è un buon punto di partenza per completare la revisione e quindi diamo il via libera alle procedure nazionali per raggiungere una decisione finale sull’estensione di 4 mesi dell’attuale accordo”, si legge nella nota diffusa dall’Eurogruppo."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Probabilmente alla Bce e all'Fmi (le altre due componenti dell'ex troika) hanno subodorato la fregatura, ma per ora lasceranno correre anch'esse. Lo scontro ulteriore è solo rimandato.

"Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi scrive al presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che la lettera “è un valido punto di partenza”, ma dato “il tempo molto limitato disponibile” non è stato possibile ad Atene “elaborare proposte concrete e impegni” su crescita, finanza pubblica e stabilità finanziaria. Insomma, ci sono diverse lacune. Non solo: “Notiamo che gli impegni delineati dalle istituzioni differiscono con gli impegni dell’esistente programma in un certo numero di settori”. Ancora più netta Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, secondo la quale “in vari settori”, tra cui “alcuni tra i più importanti”, la lista di misure inviata da Atene “non dà una piena rassicurazione” sul fatto che l’esecutivo Tsipras intenda proseguire nelle riforme indicate dal memorandum. “Notiamo in particolare che non ci sono impegni per disegnare e implementare una modifica complessiva del sistema delle pensioni e dell’Iva, oltre che le già concordate politiche per aprire alle liberalizzazioni, le riforme amministrative, le privatizzazioni o la riforma del mercato del lavoro“. Impegni che l’istituzione di Washington, ricorda la Lagarde, “considera fondamentali perché la Grecia possa rispettare gli obiettivi di base del programma” di aiuti."

Quello con la Grecia appare un compromesso scritto sull'acqua. Tsipras non ha vinto, ma nello stesso tempo non ha fornito nessuna rassicurazione ai falchi dell'austerità. Si tratta di un altro calcio al barattolo, della durata di quattro mesi. Poi lo scontro riprenderà.

"La prima domanda è: che succederà se, in questo o in quel punto, nei prossimi mesi Atene non sarà in grado di rispettare le clausole dei patti sottoscritti? Il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli. L'accordo infatti, è per ora è solo teorico, dovrà essere messo in pratica, e in questo passaggio si nascondono diverse insidie.
...
Ma ce n'è una seconda: che accadrà ad agosto se la Grecia, nonostante abbia fatto diligentemente i "compiti a casa", scoprisse di non avere ottenuto la piena fiducia dei "mercati" e si trovasse ancora sull'orlo del default? A quel punto la terapia imposta dal sinedrio eurocratico avrebbe fatto nuovamente fiasco e saremmo da capo a quindici. Davvero si pensa che a quel punto Tsipras tornerà dai tedeschi col cappello in mano per chiedere, a condizioni ancor più dure, il rinnovo della "assistenza" europea? O non sarà vero piuttosto il contrario? Che Atene, guadagnato tempo, tirerà fuori un "piano B"?
...
qual è l'eventuale "Piano B" di Tsipras e Varoufakys?

Azzardo un'ipotesi: davanti all'impossibilità conclamata di onorare il debito e di restare nell'eurozona, tenteranno di salvare capra e cavoli, proponendo a Berlino ed al sinedrio eurista la possibilità di una separazione consensuale: un'uscita che sia al contempo la meno dolorosa possibile per il popolo greco e la meno distruttiva per l'Unione europea. "

(sollevazione.blogspot.it)

Io invece credo più realisticamente che il nuovo governo greco non ne avrà il coraggio. Come non avrà il coraggio di farlo qualsiasi governo europeo, malgrado ormai sia evidente che l'euro è un problema. Succederà invece che l'Europa andrà piano piano nella confusione più completa, e si proporranno correzioni e compromessi al ribasso che non serviranno a nulla, se non a rimandare la fatale decisione. Non solo per la Grecia. Probabilmente a fine anno anche la Spagna si ritroverà sulle stesse barricate greche.

L'agonia europea proseguirà ed intaccherà anche la solida Germania, fino a quando un nuovo evento drammatico esterno all'Ue metterà in pericolo di sopravvivenza il sistema euro facendolo deflagrare.

lunedì 23 febbraio 2015

Buon compleanno governo Renzi



E' incredibile come ad un anno di distanza Renzi ed il suo governo siano ancora così vezzeggiati dai media di regime. Ma del resto lo stesso era accaduto con Monti, che anzi era stato spinto o sopravvalutato fino all'esito deludente di Scelta Civica. Meno gentili i media erano stati con Letta. Forse perché era meno simpatico e meno pronto a parare le domande impertinenti di certi giornalisti (per la verità molto pochi)?

La sbruffoneria di Renzi ed il suo linguaggio fumoso evidentemente pagano e soddisfano i giornalisti che così hanno sempre qualcosa da scrivere, e qualche commento sdraiato da proporre sui giornali. Eppure non pare che gli italiani ad un anno di distanza siano più soddisfatti di quanto lo fossero di Letta dopo lo stesso periodo. Ma i media di regime non demordono, e riescono a sfiorare il ridicolo pur di sostenere il beniamino. Ho letto da qualche parte un titolo che diceva: "Il 40% degli italiani promuove il governo Renzi". Forse pareva troppo offensivo scrivere la notizia vera, cioè "il 60% boccia il governo Renzi"...

"Il premier, in particolare, gode del consenso degli elettori di centrosinistra (67%) e di centro (65%). Curiosità: Renzi piace più agli elettori di centrodestra (40%) che a quelli di sinistra (34%)- Complessivamente però gli italiani danno in maggioranza un valore negativo al primo anno di governo (47% contro 40% di pareri positivi)."( www.blitzquotidiano.it)

La sua popolarità indica che ormai è riuscito nel suo intento. Trasformare il Pd in una specie di Democrazia Cristiana del ventunesimo secolo che piace ai moderati. O forse in un partito liberale vero e proprio. In ogni caso la sua popolarità è destinata a diminuire, malgrado le fanfare di giornali come il Corriere che vogliono far credere il contrario con frasi del tipo "il consenso è in ripresa...".

Del resto gli italiani si sono già stancati della novità del rottamatore. Le promese sono rimaste tali. L'unica cosa per cui Renzi sarà ricordato sono gli 80 euro a fini elettorali.
Più o meno la fiducia nel premier e nel governo segue le leggi di tutti gli altri. Qualche punto in più o qualche punto in meno. Il governo Renzi non è per niente la svolta, il governo del grande statista. Siamo nella norma italiana:

"Il governo Prodi che aveva esordito nel 2006 con il 53,7% di apprezzamento, dopo un anno era sceso al 36,3%; il governo Berlusconi nel 2008 risultava gradito dal 63% e a un anno di distanza, pur facendo segnare una flessione, poteva contare sul sostegno di oltre un italiano su due (55,7%). Il governo Monti a fine 2011 è stato salutato da un elevato gradimento (60,9%) e 12 mesi dopo, tra alti e bassi, il consenso si attestava al 50,3%. Da ultimo il governo Letta, all’inizio sostenuto dal 60% di consensi, ha concluso il proprio mandato a meno di un anno dall’insediamento sostenuto dal 40% degli italiani.
Spesso si è soliti attribuire il feeling di un leader con il Paese alle capacità comunicative. In realtà i cittadini sono diventati molto più disincantati, pragmatici e impazienti"

(www.corriere.it)

Ad ogni modo, Renzi per festeggiare il suo primo anno di governo, ha voluto farsi un bel regalo. Con i decreti attuativi del Job Act. Dove ha dimostrato per l'ennesima volta di muoversi come uno schiaccia sassi, e di farsi beffe della minoranza Pd che blandisce anch'essa con promesse che non mantiene.


"La botta è forte perché quella norma sui licenziamenti collettivi non era nei patti. La commissione Lavoro della Camera, guidata da Cesare Damiano, capofila dei mediatori, si era espressa in modo molto chiaro nelle scorse settimane, e il Pd in commissione aveva votato all’unanimità, compresi i renziani, per modificare i decreti varati dal governo alla vigilia di Natale e dunque escludere i licenziamenti collettivi dalle nuove norme. E ora sono proprio i mediatori a leccarsi le ferite. “Da parte del governo c’è stato un errore clamoroso e inspiegabile”, dice all'Huffpost il capogruppo Pd Roberto Speranza, che alza voce rarissimamente, impegnato a tenere insieme un gruppo assai variegato che va da Civati agli ex montiani. “Non si è voluto tenere conto dei pareri delle commissioni di Camera e Senato”, insiste Speranza, sottolineando come il suo partito fosse stato unanime nella richiesta al governo.
...
Cesare Damiano è più che deluso: “Quella sui licenziamenti collettivi era l’unica richiesta che il Pd aveva formulato all’unisono, Camera e Senato. Non tenerne conto significa che il governo se ne infischia del Parlamento”. E ancora: “Questo atteggiamento non consolida un clima di unità e dialogo nel Pd, evidentemente col ‘metodo Mattarella’ abbiamo ballato una sola estate”. "
(www.huffingtonpost.it)

Se quel che rimane della sinistra nel Pd non tirerà fuori gli artigli, se non avrà il coraggio di fare il passo necessario, allora sarà Renzi a farli fuori.
Ma probabilmente ora sta arrivando l'uomo-bandiera di sinistra, che coagulerà attorno a se il nucleo di un partito di sinistra. E toglierà voti al Pd liberale di Renzi.

"
“È cambiato tutto, siamo alla fine di un’epoca. È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi”. Le parole di Maurizio Landini, il giorno dopo il varo del Jobs Act, sono molto chiare. Qualcosa sta per avvenire a sinistra e soprattutto nel rapporto tra il sindacato e la rappresentanza politica. Perché il segretario della Fiom ritiene che un limite storico sia stato valicato e ora occorra costruire una risposta adeguata.

Siamo dunque a un cambio d’epoca?
Non c’è dubbio. Non solo Renzi applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria, ma afferma il principio che pur di lavorare si debba accettare qualsiasi condizione. Non c’è più il concetto che il lavoro è un diritto e la persona deve avere tutti i diritti di cittadinanza. Inoltre, viene messo in discussione un diritto fondamentale: quello di potersi coalizzare e agire collettivamente per contrattare la prestazione lavorativa.

Lei vede in atto lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori?
Siamo a uno scardinamento sostanziale.
...
Sembra che non stia parlando di un governo di sinistra.
Renzi dice di essere il nuovo, ma non siamo di fronte alle idee geniali di un giovane rampante. Si tratta, invece, delle direttive impartite dalla Bce con la famosa lettera del 2011 e che il governo sta applicando fedelmente. Bisogna aver chiaro quello che sta succedendo."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Avremo anche in Italia la nostra Syriza, il nostro Podemos?

domenica 22 febbraio 2015

Ex troika



Tsipras ha vinto: prima c'era la troika, ora non c'è più. Ci sono la Bce, l'Fmi e l'Ue. Cioè l'ex troika.

"Sarà esteso per un massimo di quattro mesi e non sei come chiesto da Atene nella lettera inviata giovedì all’Eurogruppo il programma europeo di sostegno finanziario della Grecia.
...
il governo di Alexis Tsipras potrà contare solo su circa 11 miliardi di euro di fondi da utilizzare però esclusivamente per stabilizzare e ricapitalizzare le banche. Soldi che, peraltro, verranno spostati dai forzieri della National bank of Greece a quelli del fondo europeo salva Stati (Efsf) e potranno essere prelevati solo con l’ok della Bce.
...
Tsipras per parte sua gioisce: “Abbiamo vinto una battaglia, non la guerra. Le vere difficoltà sono davanti a noi”. Così il premier greco: “Ieri abbiamo fatto un passo decisivo, lasciando l’austerità, i piani di salvataggio e la troika”
...
Eppure lunedì la Grecia è chiamata a presentare una lista di riforme e misure concrete. Che di fatto, a dispetto delle strenue resistenze opposte da Tsipras, dovranno essere quelle previste dal memorandum sottoscritto tra i precedenti governi greci e la ormai ormai ex troika formata da Commissione Ue, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. A quel punto, ha spiegato Dijsselbloem, le “istituzioni” (nuova definizione politicamente corretta della troika) “daranno una loro opinione sul fatto se sia un buon punto di partenza per poter arrivare a una conclusione positiva della revisione”
...
il divario di posizioni emerso nei giorni scorsi sembra in gran parte colmato grazie a quello che appare come un mezzo dietrofront di Atene. Che, si legge nel comunicato finale, per ottenere ossigeno fino a giugno “si impegna a onorare completamente e tempestivamente tutte le sue obbligazioni nei confronti dei creditori e astenersi dal ritirare qualunque misura o da modifiche unilaterali delle politiche e delle riforme strutturali che possano avere un impatto negativo sugli obiettivi di bilancio, la ripresa o la stabilità, come valutato dalle istituzioni”

(www.ilfattoquotidiano.it)

Purtroppo ha ragione Barnard:

"Da Zero Hedge, credo il commento più giusto di questa farsa greca
...
“Ecco cosa voleva dire il Ministro delle Finanze tedesco Schauble quando ha detto ‘Non sarà facile per il governo greco spiegare ai loro elettori questo accordo’. Rimanendo sotto il totale potere della Troika di approvare o meno, il governo Tsipras deve ora rinnegare praticamente tutte le promesse fatte al suo popolo, cioè circa 20 miliardi di euro che voleva spendere per loro, altrimenti la Troika gli fotte l’accordo da sotto il sedere e li cacciano dall’Eurozona. E tutto ciò è il motivo per cui Schauble era in brodo di giuggiole alla fine dell’accordo, cioè la Germania ha dato al governo greco abbastanza corda con cui impiccarsi…”

Poi Tsipras ha ottenuto in cambio 4 miserabili mesi di estensione di debiti da pagare con altri debiti, da ripagare con altri debiti per i debiti precedenti… Pur di stare con l’euro.

Sono anni che lo dico, ANNI CHE LO DICO!, il Vero Potere ha pensato a tutto 70 anni prima di noi, i Trattati europei sono delle belve giuridiche da cui si esce solo STRACCIANDOLI. NON NEGOZIANDO."
( www.comedonchisciotte.org )

E' la contraddizione insanabile del governo greco: dire no all'austerità e dire si all'euro. E' una contraddizione insormontabile, poiché l'euro per i paesi deboli come la Grecia, o la Spagna, o l'Italia è di per se l'austerità. Per prendere a prestito una moneta che non ci appartiene siamo costretti a sacrificare il welfare, e nonostante ciò i debiti pubblici sono in costante e preoccupante aumento. Varoufakis ha ragione: il debito greco (e italiano) non potrà mai essere pagato. Ma restando nell'euro le cose peggioreranno ancora. E' matematico.

"Purtroppo tutte le considerazioni svolte negli ultimi due anni su questo blog hanno trovato la loro dimostrazione: non c’è alcuna possibilità di cambiare politica finché si rimane nell’area euro che non è solo una moneta, ma espressione ideologico contabile del liberismo selvaggio. Così chi come Tsipras, al seguito di molta parte delle cosiddette sinistre europee, mai come ora cosiddette, intende salvare salvare capra e cavoli è destinato a fallire. Sia in termini di analisi della realtà perché moneta unica e solidarietà sociale sono in antitesi,
...
Fortunosamente è riuscito a strappare 4 mesi di tempo che gli permetteranno di giocarsi qualcosa sul piano mediatico, tanto più che le contrattazioni sulle riforme andranno avanti  fino a giugno, ma in pratica non ha ottenuto alcuna concessione che gli consenta di realizzare anche in minima parte il programma con cui è stato eletto, se si esclude il fatto che la troika non si chiamerà più così, ma in altro modo
...
Ora che se ne farà Tsipras di quattro mesi di tempo per decidere definitivamente se arrendersi o essere estromesso dalla moneta unica in una situazione né concordata, né pensata, ma improvvisata e dunque drammatica, visto che all’Europa non dispiacerebbe colpirne uno per educare gli altri 18?  Quattro mesi sono troppo pochi per sperare di ricevere aiuto da un’eventuale vittoria di Podemos in Spagna perché l’appuntamento con le urne è a dicembre"
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Si è vero Merkel e Schauble forse hanno vinto. Ma è una pericolosa vittoria di Pirro. Le cose non miglioreranno. La faccenda graca ed europea non è risolta, è rimandata di quattro mesi. Questa non è la fine dei problemi, ma l'inizio di una telenovela con sullo sfondo l'Acropoli.

"C’è poi un’altra verità. La Grecia non è solo isolata ma è fortemente indebitata con l’estero. Non bisogna dimenticare che circa 2/3 dei titoli di Stato greci sono detenuti da diversi soggetti sovranazionali “pubblici”: il Fondo di salvataggio europeo, Esm, ( 142 miliardi di euro), i Paesi della zona euro ( 53 miliardi), il Fondo monetario internazionale (€ 34 miliardi) e la Bce ( 20 miliardi).

A ciò si aggiunge che le banche sono a corto di liquidi
...
Considerato tutto ciò, c’è da chiedersi se il terzo salvataggio della Grecia che potrebbe essere concordato nei prossimi giorni servirà difatti a qualcosa. In questo giorni circola su Internet un grafico (rilanciato inizialmente dal sito zerohedge.com) da cui emerge che meno del 20% degli “aiuti” va ad alimentare politiche fiscali (spesa per cittadini e domanda interna).
...
L’alambicco degli aiuti alla Grecia viene quindi fortemente filtrato per tutelare gli interessi dei creditori stessi (gli stessi che decidono se aiutare o no e a che condizioni) mentre solo una parte residuale è destinata al rilancio economico, a far invertire la rotta pesantissima (-25 punti di Pil reale dal 2008). Di questo passo non c’è salvataggio che tenga. Anzi, probabilmente non sarebbe neanche il caso di considerarlo, ponendosi nei panni di un cittadino greco, un salvataggio."
(vitolops.blog.ilsole24ore.com)

 Non è Tsipras che ha ottenuto quattro mesi di ossigeno. Ma è la Germania di Merkel e Schauble.

mercoledì 18 febbraio 2015

Pericolo invasione



In questo periodo di propaganda in stile Isituto Luce la preoccupazione degli italiani è tutta rivolta alle vicende libiche. Nei telegiornali manca solo "faccetta nera" come sottofondo delle notizie. Ogni giorno che passa sembra che in Libia la situazione peggiori sempre più. Ma le cose sono "peggiori" da mesi. Solo che l'informazione se n'è accorta solo ora che è stato deciso che bisogna morire per l'Eni. Si aspetta solo il timbro di approvazione delle Nazioni Unite per una missione umanitaria a ritmo di bombe.

Spero prevalgano i timori, sull'euforia di certi ministri pronti ad inviare uomini e mezzi. Lo scherzo ci costerebbe un sacco di soldi, un sacco di morti e un sacco di instabilità sociale, che le turbolenze greche di oggi apparirebbero piccolezze.
Mentre l'Italia ondeggia fra sogni coloniali ed incubi di guerra, c'è qualcuno che si preoccupa di invasioni ben diverse. Non quelle dell'Isis, ma quelle degli extraterrestri. Può far sorridere, ma almeno è una notizia che aiuta a distrarci dalle pessime situazioni che stiamo vivendo.

"Nella comunità scientifica è tornato l’incubo di un altro tipo di invasione: la guerra dei mondi. Negli ultimi convegni o documenti prodotti dalle varie comunità accademiche è ripreso il dibattito sui rischi di estendere i sistemi di comunicazione Internet nello spazio. Non è mistero che il sogno di Mr. Cerf, co-creatore del programma Tcp/Ip, il protocollo Internet per intenderci, è portare il web a livello interplanetario per le future imprese di esplorazioni spaziali e più avanti di colonizzazione di Marte e della Luna. Intanto gli scienziati del Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence) per oltre mezzo secolo all’ascolto di eventuali segnali “intelligenti” provenienti da qualche galassia, tramite i radiotelescopi come quello di Arecibo, hanno riproposto la possibilità di inviare in maniera attiva, messaggi agli eventuali extraterrestri per rivelare la nostra presenza. Un programma come quello proposto di Internet nello spazio, permetterebbe ad eventuali visitatori, di studiarci in anticipo, magari attraverso lo studio dei nostri costumi attraverso Wikipedia."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Trovo meravigliosa l'idea degli exterrestri intenti a consultare Wikipedia. Si fideranno, non avranno timore di incorrere in qualche refuso o notizia errata? E poi chi lo dice che saranno attratti da Wikipedia, potrebbero preferire Facebook, o magari Youporn...

"Nell’ultima sessione della Aas (La American Association for the Advancement of Science), il prof. Douglas Wakoch, costatando che dopo 50 anni non avendo ricevuto messaggi, occorreva trasformare il Seti in Active seti, cioè inviare messaggi per farci notare, soprattutto ad esso con la scoperta di migliaia di pianeti Extrasolari di tipo terrestre. Ciò ha nuovamente animato il parere di alcuni scienziati come già negli anni ’70 fece il Premio Nobel Martin Ryle, che metteva in guardia dall’inviare messaggi a civiltà magari malvagie, pronte a sottometterci o peggio annientarci. Dello stesso parere il più noto Steven Hawking, letteralmente terrorizzato dall’arrivo degli alieni, poiché con la loro tecnologia dunque avanzatissima, faremo secondo lui, la fine degli indigeni con l’arrivo di Cristoforo Colombo. Ne emerge un quadro sconcertante. Nei vari simposi accademici, sia di tipo scientifico che economico, l’incubo di un annientamento del nostro pianeta per colpa di malvagi Et è ormai quasi una costante.

Per gli astrofisici e per il Seti la convinzione dell’esistenza di extraterrestri è un dato statisticamente accettato, ma non il fenomeno degli Ufo. Parere condiviso anche dal direttore della Specola Vaticana Funes. Ma allora con quale mezzi potremmo essere invasi se non da dischi volanti, come nella cinematografia hollywoodiana? Gli Ufo intesi come astronavi extraterrestri non possono concettualmente coesistere per le “attuali” nostre conoscenze scientifiche e per le primitive tecnologie per viaggiare nello spazio e per le convinzioni della fisica nostrana. Eppure come afferma il Prof. Paul Davies e Wagner e prima di lui Carl Sagan, non si esclude che in un passato remoto qualcuno ci abbia visitato e magari abbia creato colonie sulla Luna e su qualche asteroide invitando la Nasa ad un attento monitoraggio del lato oscuro del suolo lunare."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Be qui le idee sono in continua evoluzione, soprattutto nella comunità dei fisici. Nessuno ha le prove inconfutabili dell'esistenza dei dischi volanti, ma ormai è abbastanza diffusa l'idea che concettualmente possa essere costruita un'astronave in grado di compiere viaggi fra stelle e galassie. E' la famosa idea della "nave a curvatura", nel senso che viaggerebbe curvando lo spazio tempo. Cosa che avviene normalmente in natura, anche attorno a noi, benché a livelli difficilmente misurabili.
Per ottenere una "curvatura" in grado di spostare un'astronave nel cosmo dovremmo accedere ad energie che attualmente non disponiamo. Nemmeno con l'energia nucleare. Per l'Enterprise di Star Trek si immaginava infatti l'uso di antimateria.

Se alcuni scienziati affemano che questo mezzo di trasporto è teoricamente realizzabile, praticamente non disponiamo dei mezzi tecnici per farlo. Non è però da scartare l'idea che qualcuno lassù prima di noi ci abbia pensato e sia riuscito a realizzarlo veramente.
Quindi sarà una buona idea trasmettere internet nello spazio? E se poi gli ET arrivano veramente con le loro portaerei? Potremmo avere nostalgia dei tagliatori di teste dell'Isis...

martedì 17 febbraio 2015

Euro e guerra



Il fattore che potrebbe far uscire dall'euro la Grecia, si chiama Syriza. Ad oggi tale eventualità sembra sempre più alta. O forse no, Tsipras potrebbe cedere all'Europa, alla Troika e alla Germania.

Il fattore che potrebbe far uscire dall'euro la Spagna, si chiama Podemos. Sempre più in testa nei sondaggi e con un programma di rottura come Syriza in Grecia.

Il fattore che potrebbe far uscire dall'euro l'Italia, si chiama guerra in Libia. Soprattutto se il nostro paese verrà chiamato ad uno sforzo bellico smisurato per le effettive capacità militari italiane.

Afferma giustamente il blog Orizzonte48 che ci potrebbe attendere un futuro in cui si sommano oneri del fiscale compact, con quelli di guerra e con quelli di tutte le varie "riforme" chieste dall'Europa.

"Il tutto, poi, mentre continuiamo ad essere dominati dalla spending review: da un lato, con la legge n. 244 del 2012 abbiamo ulteriormente ridotto il nostro strumento militare e le nuove acquisizioni sono sempre più limitate rispetto ai mezzi che vengono dismessi. Inoltre, di fronte alla popolazione colpita dalla recessione, non credo sarà facile giustificare un'operazione di questo tipo. Dove si andrà a "tagliare" per reperire le necessarie risorse?
E ancora: non dobbiamo dimenticare che l'Europa ci ha lasciati sostanzialmente soli a gestire il drammatico fenomeno migratorio che arriva dalla Libia.
...
quando, raggiunto un certo livello di spesa militare, probabile all'interno di una esclalation che è tanto prevedibile quanto ORA IRRESPONSABILMENTE NASCOSTA, si farà riferimento a una NUOVA EMERGENZA-TINA e si dirà che comunque occorrerà adeguare la spesa pubblica secondo LE NUOVE PRIORITA' NECESSITATE.
Cioè, si dirà che, a seguito della indispensabile protrazione della lotta al terrorismo, pensioni e sanità pubbliche "non ce li possiamo più permettere" (così ben descritto da Keynes); perchè "mancano le risorse" e "DOBBIAMO COMUNQUE RISPETTARE GLI IMPEGNI FISCALI EUROPEI".
Un copione che mi pare già scritto..."
(orizzonte48.blogspot.it)

È possibile che si avveri questa situazione, ma nel caso in cui l'Italia si trovasse a concorrere ad un'operazione internazionale, senza esserne la principale sostenitrice.

Al contrario se per ragioni di strategia energetica nazionale, fossimo di fatto lasciati quasi soli (parteciperebbe di sicuro l'Egitto per ora), il costo dell'operazione diventerebbe imprevedibilmente alto, non sarebbero sufficienti i tagli al welfare. E poi come si fa in piena guerra tagliare anche il welafare? Anche il generale De Gaulle ebbe i suoi problemi sociali durante la guerra d'Algeria...

Ci potremmo ritrovare in una vera economia di guerra con deficit e debito che esplodono. Altro che parametri di Maastricht debito/Pil al 3%!

A quel punto la Germania (di solito neutrale in questi contesti) potrebbe trovarsi in forte imbarazzo e disappunto verso un'Italia guerrafondaia con i conti che esplodono.

Pur essendoci in Italia un governo europeista fino al masochismo estremo, ben diverso dal greco o dallo spagnolo venturo, il nostro paese potrebbe trovarsi in una situazione analoga. Dimostrando una volta di più la fragilità di una moneta unica che viene facilmente messa in crisi da eventi esterni.

Che le guerre possono facilmente sfuggire di mano (e di portafoglio) ce lo dimostra il nostro stesso passato coloniale. La stessa conquista della Libia durò decenni. Iniziò sotto i governi liberal-socialisti in epoca monarchica e venne ultimata brutalmente sotto il regime fascista.

Ancora peggiore e forse più costosa fu la conquista dell'Etiopia ed Eritrea, che poi si concluse miseramente con una nostra sconfitta e cacciata.

Immagino che oggi le cose non sarebbero tanto diverse in caso di nostro coinvolgimento diretto. La prima fase sarebbe simile ad una guerra lampo con uso di tecnologia aerea che ci permetterebbe una certa supremazia. Una volta occupato parte del territorio libico comincerebbero i veri guai.
Ci si ritroverebbe impantanati nella classica guerra di posizione, a difendere improbabili avamposti dietro trincee e sacchi di sabbia. In mezzo ad una popolazione in parte ostile e sempre alla merce di attentatori kamikaze.

E forse Renzi ne è consapevole se non intende agire fuori dall'egida dell'ONU. Ma il problema non è avere un timbro delle Nazioni Unite sul permesso di invasione. Il problema è dover sostenere una guerra quasi esclusivamente da soli.

Credo che per questo Renzi cercherà di ritagliare per l'Italia un ruolo meno appariscente. Ma non è detto che ci riesca. La nuova politica USA è rendere anche gli europei militarmente autonomi e "responsabili".

Quindi in Europa Renzi potrebbe trovare l'appoggio interessato dei francesi e forse degli inglesi, ma difficilmente dei tedeschi. Che vedrebbero appunto in questa avventura neocoloniale un pericolo per i conti nazionali ed europei.

Per la Germania in ogni modo si appresta un periodo difficile dal punto di vista politico. Ora c'è l'imprevedibile vicenda greca, che non si sa a quali sbocchi potrà portare. Ora sembra che la Grecia ridimensioni le sue pretese, ma io non ci giurerei in una conclusione immediata della questione. Questa verrà tirata per le lunghe e non risolta.
Sicuramente se i greci saranno cacciati dall'euro verrà rinfacciata ai tedeschi la loro cocciutaggine. E non sono nemmeno poi così certo che l'uscita della Grecia dall'euro possa diventare una "lezione" per gli altri ribelli, come Podemos.

Una tale eventualità potrebbe spaventare alcuni europei come anche esacerbare gli animi di altri. Insomma potrebbe anche ottenere l'effetto contrario di far gonfiare ulteriormente i movimenti anti euro.
Com'era prevedibile, la Germania si è di nuovo aperta troppi fronti di "guerra" (finanziaria) ed ora la situazione rischia di sfuggirgli di mano. Arriverà per loro di nuovo il giorno del disastro. Questo succede quando si preferisce spezzare piuttosto che piegare.

sabato 14 febbraio 2015

Un anno da vivere pericolosamente



Il 2015 appare sempre più l'anno dei fatti. Un anno di cambiamenti. Un anno da vivere anche pericolosamente. In ogni ambito. Da quello sociale a quello economico, passando per la politica.

Già con la vittoria di Syriza in Grecia è cambiato tutto in Europa. Non c'è più la stessa musica suonata da nord a sud del continente: le voci di verità di Tsipras e del suo ministro Vaurofakis stonano la melodia fin qui ascoltata. La vittoria di un partito che tiene testa ai propaganda tori di austerità è una vera novità dopo le false promesse di Hollander e Renzi.

Uno scossone alle certezze sbagliate degli ultra liberisti che si sono impossessato delle istituzioni europee. La politica sta di nuovo faticosamente cercando di imporsi sulla finanza. E se accadrà la stessa cosa successa in Grecia anche in Spagna con Podemos, questo sarà l'ultimo anno dell'Europa così come la conosciamo oggi. Dalla Grecia e dalla Spagna potrebbe diffondersi un irresistibile virus di liberazione da questa Unione Europea Sovietica.

"Il 20 Dicembre 2015 si vota in Spagna, e a quanto pare Podemos (l’M5S Spagnolo) prenderà il potere:

Vi ricordo che il sistema elettorale spagnolo è solo formalmente proporzionale, a causa di collegi piccolissimi esso si sostanzia in un sistema di fatto maggioritario a turno unico e dunque il 27,7% di Podemos potrebbe essere sufficiente per avere la maggioranza dei seggi in parlamento (o quasi)

Podemos ha un programma che è radicalmente incompatibile con l’attuale architettura europea.

In particolare fra i punti qualificanti del Programma di Podemos c’è il controllo Statale della Banca Centrale di Spagna e la sostanziale nazionalizzazione del sistema bancario (tutto). Ovvero il vero anticristo per l’Europa e il sistema Euro.

Non ha alcuna importanza il fatto che Podemos è formalmente favorevole all’Euro
...
Il tipo di Europa e di Euro che vuole Podemos ... sono in radicale contrasto con quella voluta dal Nord Europa, dunque una separazione è nelle cose, anche perché a stretto giro si voterà in Francia e probabilmente anche in Inghilterra sul referendum sulla permanenza degli inglesi in Europa."

(www.rischiocalcolato.it)

Ma questo anno di svolta potrebbe interessare anche il nostro paese, ed anche in modo piuttosto brutale. Una svolta non buona. Non mi riferisco tanto alle riforme autoritarie di Renzi, che comunque sono state accettate da una larga maggioranza partitica. Anche da Forza Italia che oggi le disconosce.

Mi riferisco ai venti di guerra che si levano dalla Libia. Sento dire in giro con molta disinvoltura, da politici e intellettuali, che ora è necessario un intervento armato in Libia. Ci stanno avvisando. Probabilmente l'Italia sarà chiamata a qualcosa di più che ad una semplice fornitura di basi e logistica.

"La radio ufficiale dello Stato islamico, al-Bayan, ha citato per la prima volta l'Italia, riportando le dichiarazioni del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sulla Libia e definendolo "il ministro degli Esteri dell'Italia crociata".
...
In un'intervista a SkyTg24, Gentiloni ha detto ieri che l'Italia è pronta a "combattere in Libia in un quadro di legalità internazionale", sottolineando che "l'Italia è minacciata da quello che sta accedendo in Libia. Non possiamo accettare l'idea che a poche miglia di navigazione ci sia una minaccia terroristica". Tesi rafforzata poi dal premier Matteo Renzi: "Italia pronta a fare la propria parte nell'ambito di una missione Onu".
  (www.repubblica.it)
 
Temo che si prepari un intervento di terra con la nostra partecipazione diretta. Del resto è un po' di tempo che la nostra difesa è oggetto di nuovi finanziamenti (malgrado la grave crisi) per riarmarsi ed aggiornarsi. Con mire a dir poco esagerate, come raggiungere la forza aerea del Regno Unito, o realizzare la più grande marina militare del Mediterraneo (vedi: "Pronti alla guerra?" in cui ci sono dichiarazioni di Gentiloni del 2014 di identico tenore sulla Libia).

Ci sono progetti per trasformare l'Italia in una media potenza militare nella regione mediterranea? Ci sono avvisaglie di un imminente scontro tra Africa ed Europa?

Non lo so, ma è evidente che si vuole trasformare il nostro paese in una nazione autoritaria, insensibile ai cittadini più svantaggiati, e probabilmente intrisa di retorica patriottico e militarista. Il nuovo modello di riferimento non è più la democratica Atene, ma la rude Sparta.

Non so si riuscirà a portare a termine il disegno, proprio ora che gli altri paesi del sud Europa stanno cercando di fuggirlo. Ma noi in effetti siamo diversi. Mentre in Spagna cresce il consenso per Podemos, qui da noi cresce quello di Renzi e cala quello del M5s sulle stesse corde di Podemos. Gli italiani potrebbero dare nuovo consenso al ducetto guerrafondaio di Firenze come novant'anni fa lo diedero a Mussolini. Ci sono sempre piaciuti gli statisti da operetta, quelli che promettono imperi di cartone e fanno girare i carri armati attorno al Colosseo.

Però quest'anno promette anche tanti cambiamenti esterni che potrebbero innescare spiacevoli crisi in grado di vanificare le mire smisurate dei nostri renzoidi.

La Fed potrebbe decidere di alzare i tassi, spaventati come sono dagli eccessi dei quantitative easing degli anni precedenti. Si assisterebbe ad una fuga dei capitali dai paesi in via di sviluppo verso il dollaro forte. E ad un deterioramento dei loro debiti in dollari. Ci sarebbero altri possibili casi di destabilizzazione finanziarie di intere nazioni. Anche la Cina potrebbe andarci di mezzo.

Le crisi nate in questi paesi si trasferirebbero velocemente anche in USA ed Europa. Dove accelererebbero il disfacimento dell'euro ormai avviato.

Questo è proprio un anno cruciale. Da vivere intensamente, ma purtroppo anche pericolosamente.

giovedì 12 febbraio 2015

La piccola Grecia tiene in scacco l'Europa



La piccola Grecia sta dimostrando di saper condurre un complesso gioco internazionale. Sembrava spacciata di fronte alla fermezza degli austerici tedesci. Invece Tsipars e i suoi sono disposti a vedere il gioco di Schauble, rischiando anche di far uscire la Grecia fuori dall'euro.

Ma se l'euro è irreversibile come dicevano alcuni anni fa Draghi e la Merkel, la Grecia non può essere cacciata dall'area euro. Altrimenti verrebbe messa in discussione la irreversibilità della moneta unica, e dopo la Grecia potrebbe provarci qualche altro paese. L'euro potrebbe quindi finire molto male.

La trappola stesa da Tsipras e Varoufakis è geniale. Se non si vuole vedere il primo paese uscire dall'euro, allora la Germania dovrà fare delle concessioni sull'austerità. Tutte quelle che la Grecia richiederà. Ma anche qui c'è un problema. Se la Grecia ottiene delle deroghe all'austerità, prima o poi le stesse richieste arriveranno da altri paesi.

Comunque vada la Grecia ha già vinto. E che faccia sul serio, è chiaro dal fatto che la Grecia sta predisponendo un piano B.

"Se la Grecia non trova l’accordo con l’Unione Europea, potrebbe usufluire dell’aiuto di terze parti che non vedono l’ora di aprire un porto sull’Europa, cambiando sensibilmente gli equilibri geopolitici. Si tratta ovviamente di Cina e Russia.

(…) l’esponente dei Greci Indipendenti (destra) alleati di Syriza, Panos Kammenos, minaccia: “Se la Grecia non riuscirà a raggiungere un accordo con i suoi partner europei sulla rinegoziazione del debito, si rivolgerà ad altri paesi per ottenere fondi”. (…) Questo “significa ottenere fondi da un’altra fonte, che potrebbe essere gli Stati Uniti, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere la Russia, potrebbe essere la Cina o altri paesi”.

Secondo voi l’UE ha interesse che la Grecia passi al Piano B? Ma neanche un po’! Ma nello stesso tempo non può mollare la presa, altrimenti gli altri paesi “prede” dell’austerity (Spagna e Portogallo ma anche l’Italia) rischiano di ritrovarsi con la gente in piazza a manifestare.
Coperta corta figlia di un’Unione Europea male assemblata e gestita sempre con una logica non di condivisione. Ora ne pagheremo le conseguenze più serie."

(intermarketandmore.finanza.com)

E' il mondo multipolare, signori tedeschi. Non siete mica il centro dell'universo...

Un piano congeniato in modo da creare un corto circuito pazzesco. Uscire dall'euro e ricorrere all'aiuto della Russia (o della Cina), non solo creerebbe seri problemi in Europa, ma anche seri problemi con gli Usa. E non solo tra Usa e Grecia, anche soprattutto tra Usa e Germania che per la cocciutaggine del suo governo, creerebbe seri problemi di allenaza strategica.

Mentre la cancelliera Merkel si affanna a trovare un modo per risolvere la crisi ucraina con un negoziato con Putin (e qui sono dalla parte tedesca), creandosi qualche difficoltà con l'alleato americano, il ministro greco vola a Mosca e promette basi militari ai russi. Portandoli dal Mar Nero all'Egeo. Se non ci fossero enormi preoccupazioni bellica, ci sarebbe da divertirsi.

La Germani non fa in tempo a parare i gol di Tsipras a Bruxelles che la Grecia gli scappa verso est. La Grecia è così disperata, che il suo governo non ha più niente da perdere. Gli americani che forse da fuori colgono meglio la situazione, l'hanno capito bene. Non a caso hanno inviato tecnici della Fed per vedere se possono "salvare" loro il paese. Un assurdo: è come se la Bce inviasse degli emissari in Florida per fargli un prestito...

"I greci hanno fatto una mossa elementare ... hanno spuntato le armi ai conservatori iper-liberisti che da almeno 5 anni ci sfracassano le palle (perdonatemi) tentando di darci ad intendere che siamo dentro a una crisi economica e che tutto si risolverà se si passa da un +2,5% a un + 4,3% oppure da un -3,6% a un -2,8%. Sorretti da una valanga di economisti e dai servitori deferenti della cupola mediatica, in Italia si insiste a presentare soluzioni monetarie e/o finanziarie.

Mentre invece si tratta di aprire un tavolo affrontando l’unico tema serio e reale: “l’assoluta necessità di negoziare le modalità di una nuova re-distribuzione della ricchezza, combattere la piaga della povertà e della disoccupazione e prospettare soluzioni pratiche per andare ad affrontare immediatamente il disagio sociale dei popoli europei. Perché di questo si tratta, e non di soldi, è in gioco il destino e la tenuta della nostra civiltà europea. Dobbiamo rimettere al centro dell’interesse generale e collettivo l’Uomo, qui inteso come soggetto principe di ogni trattativa che dir si voglia” (discorso del primo ministro Alexis Tsipras al comizio domenicale di ieri).

Nella peggiore delle ipotesi, ovvero nel caso dovesse andar loro tutto storto, hanno spiegato con toni chiari, trasparenti e diretti, che “è preferibile morire subito con dignità e alto senso morale piuttosto che protrarre un’agonia socialmente, esistenzialmente, culturalmente e psicologicamente insostenibile”"
(www.libero-pensiero.net)

L'Europa sta andando in panico. Ed è bastato che solo un piccolo Stato sfuggisse all'ortodossia liberista e austerica per madare in confusione un sistema sempre più simile all'ex sovietico. Persino nel comportamento del suo ceto burocratico:

"la delegazione ufficiale greca è stata accolta a Bruxelles dal presidente della commissione europea, Juncker ... il quale era ubriaco fradicio e non riusciva neppure a stare in piedi, blaterando sciocchezze etiliche. La presidente greca ha protestato ufficialmente -intervistata dalla BBC- dichiarando che “è triste accorgersi di stare nelle mani di chi rischia un coma etilico mentre noi combattiamo per salvare il diritto della povera gente a essere considerate prima di tutto come persone”. I britannici sono rimasti molto colpiti, a tal punto da spingere l’abile David Cameron ha inoltrare una richiesta formale a Bruxelles per “verificare l’esatto accaduto e aprire una inchiesta esplorativa al riguardo”."
(www.libero-pensiero.net)

E l'Italia? Distratta dalle cantanti con la barba di San Remo.
Il governo Renzi appare sempre più vecchio ed inadeguata. Sta facendo una battaglia molto più incisa Tsipras in 10 giorni, che Renzi in un semestre di presidenza Ue. Di cui alla fine non rimane nulla. La nostra politica litiga (o fa finta) su questioni interne marginali, come la legge lettorale e le brutte riforme costituzionali. Che poi alla fine si faranno, perché entrambe convengono a tutti i grandi partiti.

Come al solito verremo travolti dagli eventi che arriveranno dall'esterno. E la "ripresina" che le nostre inadeguate classi dirigenti sognano ad occhi aperti, svanirà come neve al sole.


martedì 10 febbraio 2015

Giubileo greco-babilonese



Quello che vogliono Tsipras, Varoufakis e tutto il governo greco, in fondo è una remissione del debito. Probabilmente solo parte del debito. O probabilmente hanno le idee confuse essendo sottoposti ad una pressione mediatica enorme, per cui un giorno chiedono un taglio del debito e quello seguente un allungamento dei termini.

In ogni caso l'idea della remissione del debito, non andrebbe sottovalutata. E non solo per il caso greco. Ci sono debiti pubblici (e privati) ormai catastrofici in giro per il mondo, ben peggiori di quello greco.

Giubileo babilonese.

"Hudson ha osservato nel 2004:

Il pensiero economico Mesopotamico al 2000 a.C. poggiava su un fondamento matematico più realistico di quanto non faccia l’ortodossia di oggi. Almeno i Babilonesi sembrano aver riconosciuto che nel corso del tempo l’overhead del debito diventava sempre più invadente come si tendeva a superare la capacità di pagare
...
I Babilonesi riconoscevano che, mentre i debiti crescevano in modo esponenziale, il resto dell’economia (quello che oggi viene chiamato l’economia “reale”) cresce meno rapidamente. Gli economisti di oggi non sono venuti a patti con questo problema con altrettanta chiarezza.
...
Ogni economista che ha osservato la matematica dell’interesse composto ha sottolineato che, alla fine, i debiti non possono essere pagati. Ogni tasso di interesse può essere visto in termini di tempo che ci vuole per un debito per raddoppiare. Al 5%, un debito raddoppia in 14 anni e mezzo; al 7 per cento, in 10 anni; al 10 per cento, in 7 anni. Già nel 2000 a.C. a Babilonia, ragionieri scribi erano addestrati a calcolare come il capitale dei prestiti raddoppiava in cinque anni, all’allora corrente tasso del 20% l’anno (1/60 esimo al mese per 60 mesi).
...
Nessuna economia è mai stata in grado di continuare a raddoppiare su una base costante. I debiti crescono su principi puramente matematici, ma le economie “reali” procedono con curve ad S.
...
i pagamenti di interessi finiscono per precipitare le economie in recessione. Durante il secolo scorso o giù di lì, è stata solitamente di 18 anni la durata del tipico ciclo immobiliare.

Hudson chiede un giubileo del debito, e sottolinea che le remissioni del debito periodiche erano una parte normale della cultura sumera, babilonese e degli antichi ebrei [e cristiana].

...
Se un giubileo del debito non viene concesso volontariamente, la gente può benissimo ripudiare i propri debiti.
...
il nostro moderno sistema bancario a riserva frazionaria è davvero un sistema di creazione del debito, garantito per creare sempre più debiti."
(econocrash.altervista.org)

Debito greco.

E' auspicabile che la storia antica fornisca dei suggerimenti per il presente. Per esempio per la Grecia. Il suo governo in effetti fa delle richieste che vanno nel senso di alleggerimento dal peso del debito, però nello stesso tempo di un aumento del deficit (e quindi del debito):

"... in ordine cronologico estrapolando dal discorso di Alexis Tsipras:

- La Grecia chiederà un prestito ponte, o una moratoria (un accordo ponte) sui debiti fino a Giugno in modo da avere il tempo per preparare un piano economico di gestione del debito da presentare alla UE.

- La Grecia “vuole” pagare i suoi debiti ma non può pagarli nei termini stabiliti.


- Il rapporto fra Debito Pubblico e Pil Greco ha sorpassato il 180%


- Tsipras ha annunciato un taglio dei costi della politica (auto blu tec…) e un taglio alle procedure burocratiche inutili


- Lotta dura alla corruzione e all’evasione fiscale


- Viene istituita una commissione di inchiesta su come si è arrivati a firmare il Memorandum of Understanding, ovvero la cessione di sovranità della Grecia verso la Troika.


- La ERT (la Rai greca) viene resuscitata, così come il canone.


- Viene istituita una no-tax-asrea fino a 12.000 euro l’anno


- La tassa sulle proprietà (ENFIA, ovvero l’IMU da pagare in bolletta) viene abolita e sostituita da una più pesante tassa sulle “grandi proprietà” (probailmente estesa a tutto il patrimonio, si vedrà)


- Il salario minimo viene innalzato a 751 euro al mese lordi.


- Diventa un crimine vendere proprietà dello Stato per pagare i debiti dello Stato


- E’ vietato mettere all’asta la PRIMA CASA dei debitori


- Viene ristabilita la 13 mensilità per le pensioni basse (quelle sotto i 700€ al mese)


- La Grecia rivendica (e ricorda ai tedeschi) di avere rinunciato al debito di guerra della Germania alla fine della seconda guerra mondiale (e dunque si aspetta medesimo trattamento? n.d. fk)

Commento: in sintesi, Tsipras chiede di:


1. Non pagare i debiti a scadenza e presentare un piano di rientro più favorevole alla Grecia a Giugno

2. Intanto fare ancora deficit (finanziato da chi?) per affrontare l’emergenza nazionale."
(www.rischiocalcolato.it)

Contradditorio e inefficace. Perché sarebbero interventi ancora troppo timidi. Sarebbero necessari pesanti interventi pubblici. Ci vorrebbe il "piano Merkel" che Varoufakis ha suggerito alla Germania ispirandosi al piano Marshall del dopoguerra. Solo aumentando la forza lavoro in modo decisivo, solo aumentando i consumi interni e quindi l'inflazione, il debito comincerà ad erodersi.

Ma probabilmente a lungo andare, anche questa strategia non funzionerà. Probabilmente sarà necessario un vero giubileo del debito. E questo è evidente nel caso americano.

Debito Usa.

"Nell’ottobre del 1981, con l’economia americana che stava scivolando in una recessione a doppio fondo, la matematica fiscale della Reaganomics stava già cominciando a strappare le cuciture del bilancio. Il “taglio fiscale di Reagan” aveva innescato una guerra monumentale a Capitol Hill tra le varie lobby di interessi particolari, e aveva finito per ridurre la base delle entrate permanenti di circa il 6.2% del PIL. Allo stesso modo, il bilancio della difesa si prevedeva che dovesse crescere del 5% in termini reali per alcuni anni
...
... dal 1982 al 1986, il deficit federale era in media il 5% del PIL. Niente del genere era mai stato immaginato prima, o perlomeno al di fuori di una guerra mondiale — nemmeno da professori come Samuelson, Heller, Tobin e altra marmaglia keynesiana. Durante il tempo di pace tra il 1954 e il 1964, ad esempio, il deficit federale era in media meno dell’1% del PIL
...
Durante i dodici anni delle amministrazioni Reagan-Bush, il debito pubblico avrebbe raggiunto $4.3 bilioni e sarebbe stato 4 volte superiore a quello che Jimmy Carter ci aveva lasciato.
...
I deficit delle amministrazioni Reagan-Bush furono pari a 3 volte il deficit medio maturato in tempo di pace da FDR, Truman, Kennedy-Johnson e Jimmy Carter messi insieme.
...
Non c’è stata la rovina economica che sarebbe dovuta scaturire dai grandi deficit fiscali — almeno non nel lasso di tempo che ci si immaginava.
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...il problema fiscale strutturale non è stato mai risolto; è stato solo temporaneamente sepolto sotto tre illusioni.

La prima: la gigantesca macchina bellica di Reagan ... sarebbe dovuta andare in pensione quando finì la guerra fredda e l’Impero del Male crollò. Le cose non sono andate così.
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l’aumento delle tasse sui salari ha infine esaurito la sua capacità di compensazione. Di conseguenza nell’anno fiscale 2013 il Fondo AVS (pensione) ha registrato un deficit da $95 miliardi e il fondo DI (disabilità) ha registrato un ulteriore deficit da $45 miliardi. Ciò significa che il deficit complessivo è quasi di $140 miliardi l’anno e in rapida ascesa. In effetti il cosiddetto surplus della previdenza sociale, che ha finanziato il deficit del fondo generale per più di due decenni, non solo è scomparso, ma è ormai entrato nella falsa contabilità del fondo fiduciario di Washington.
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Ciò significa che i $18 bilioni di debito pubblico rappresentano debito reale — non la comoda illusione spacciata da Washington e dagli economisti keynesiani secondo cui il debito “detenuto dal pubblico” è solo $13 bilioni e quindi il 75% del PIL.

No, il vero rapporto di leva della nazione è 106% del PIL. In trentatré anni l’onere del debito pubblico sul reddito nazionale è triplicato. E quando si aggiungono i $3 bilioni di debito statale e locale, il rapporto del debito pubblico totale è quasi il 120% del PIL.

E questo ci porta alla domanda finale. Come è possibile che al cospetto di cotanta dissolutezza fiscale siamo riusciti a cavarcela? La risposta breve è che non ce la siamo affatto cavata.

L’effetto crowding out e un’alta inflazione dei prezzi al consumo non si sono mai verificati perché la FED di Greenspan ha indirizzato l’intera economia mondiale lungo un sentiero di espansione del credito e massiccia finanziarizzazione
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Credo che ormai siano evidenti due cose. La prima è che la massiccia monetizzazione del debito pubblico non può andare avanti ancora a lungo, o il sistema monetario verrà distrutto. Questo è quello che significa essere bloccati dalla ZIRP. La follia monetaria in Giappone non è altro che il segno di come ci stiamo avvicinando alla fine dell’era della monetizzazione.

Nel caso del Giappone, il più grande debitore al mondo ha già distrutto il proprio mercato obbligazionario — la BOJ è l’unica che ancora acquista il decennale giapponese con un rendimento dello 0.4%. E la BOJ ora sta anche uccidendo rapidamente lo yen.

In secondo luogo, il PIL nominale degli Stati Uniti è cresciuto a meno del 4% l’anno negli ultimi dieci anni, e, in un mondo necessitante di deflazione, non c’è alcuna possibilità che si possa emancipare da tale “vincolo”.
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l’attuale situazione politica di Washington — ormai in corso da 30 anni — genererà nel prossimo decennio (come minimo) $15 bilioni di nuovo debito pubblico.

Sì, aggiungeteli all’attuale montagna di debito pubblico della nazione e arriverete a $33 bilioni entro il 2024 o giù di lì. E poi non bisogna scordarsi la gigantesca bolla finanziaria e gli sconfinati investimenti improduttivi generati dalle banche centrali di tutto il mondo negli ultimi due decenni, i quali ci garantiscono un lungo periodo di deflazione globale.

Di conseguenza il PIL nominale degli Stati Uniti sarà fortunato se raggiungerà i $24 bilioni entro lo stesso anno. Il debito pubblico sarà pari al 140% del PIL. Questo significa che il futuro prospetta per questa nazione una crisi fiscale senza fine."

(www.rischiocalcolato.it)

Il debito Usa è destinato a crescere sempre. Già oggi in effetti è più o meno allo stesso livello italiano (rispetto al Pil), conteggiando tutto il debito di tutte le amministrazioni pubbliche Usa.
Forse è venuto il tempo della remissione dei debiti.

lunedì 9 febbraio 2015

Ripetita juvant, però annoia



Mi sembra noioso ripercorrere sempre gli stessi temi, però quelli sono. Inutile dire che tutto va male, lo vediamo tutti. Però le cose stanno così. Il mondo va sempre peggio.

Lentamente la recessione arriva ovunque. E dove non c'è tecnicamente, come negli Usa, c'è invece nella sostanza. Nella vita di tutti i giorni degli americani, che infatti non consumano più come un tempo. Che lavorano anche di più, ma hanno redditi sempre più bassi. Dove aumenta l'occupazione nelle statistiche falsate, ma negli ultimi decenni è diminuita fortemente la forza lavoro. Come può essere? E' semplice, basta non conteggiare più quelli che si scoraggiano ed escono per sempre dal mondo del lavoro.

Ed ora anche la Cina mostra le prime crepe (quasi -20% di import e circa -3% di export). Non cresce più in modo vertiginoso come qualche anno fa, e mostra i segni di un'economia matura.

"... torniamo al normale rallentamento globale, il benchmark non può che essere la fabbrica del mondo ovvero la Cina, il luogo dove ancora oggi si fa materialmente praticamente tutto.

Ebbene la mitica Cina sta rallentando, importa di meno, ed esporta di meno. Il suo record nel surplus commerciale è una illusione ottica buona per migliorare la bilancia dei pagamenti, ma se grattiamo la superfice c’è un fatto:


- La Cina chiede al mondo meno beni e servizi e riesce ad esportare nel mondo meno beni e servizi

Il che non è, e non dovrebbe essere una tragedia, anzi trattasi di una normalissima fase di aggiustamento anzi, si tratta di una fase che certifica anche la maturità della Cina che sta uscendo dallo status di paese emergente.

Ma chiedetevi: cosa significa per l’occidente, e in particlare cosa significa per l’Italia?"

(www.rischiocalcolato.it)


Per l'Italia sarà come al solito. Dopo i roboanti annunci di ripresa di questi giorni, arriverà la realta gufa. Le prime "sparate" di Confindustria, di crescita oltre 1,5% del Pil, non è il caso di commentarle. La fantascienza lasciamola al cinema.

La crescita dello 0,5% del Pil pronosticata da Bankitalia ed altri enti sovrannazionali è meno fantascientifica, ma comunque ha come considerazione di base il fatto che fuori d'Italia le cose vadano per il meglio. Non solo che petrolio e materie prime si mantengano basse di prezzo, ma che ci siano nazioni che aumentino i consumi interni per acquistare le nostre merci. Invece non pare che ciò avvenga.

Anzi, proprio il collasso delle materie prime (escludendo il petrolio dove predominano ragioni geopolitiche), ma anche dei costi di trasporto, indica che non c'è richiesta in crescita di beni nel mondo. Anzi gli scambi sembrano diminuire. Quindi l'ottimismo di queste previsioni, che comunque nel mio piccolo avevo fatto anche qui (vedi: "post ottimista per il 2015") senza avere grandi staff alle spalle, è da prendere molto con le pinze. E comunque è di nuovo inutile ricordare (ripetita juvant) che tutti questi grandi enti che pronosticano crescite per l'Italia e per il mondo, non ci hanno mai azzeccato.

""La Commissione europea conferma un contenuto ritorno alla crescita per il 2015 in Italia, con il Pil in aumento dello 0,6%
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1. Rallegriamoci!

In questo mondo di incertezze geo-politiche e int€rnazional-finanziari€-monetari€,
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abbiamo una bella sicurezza.
La Commissione UE, infatti, toppa regolarmente ogni anno le proprie previsioni di crescita per l'anno successivo.
E le toppano regolarmente anche il FMI, l'OCSE e, naturalmente, la Banca d'Italia (della Confindustria e delle sua fantasmagoriche "spinte" superiori alle "attese" abbiamo già detto).
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Questo perchè, come sappiamo, i conti di ESSI non tornano, mai e poi mai, semplicemente perchè non applicano un moltiplicatore fiscale (per i saldi delle manovra fiscali che impongono) minimamente rispondente alla realtà.
Di più, accecati dalla loro stessa furia deflazionatrice, - che funziona eccome se hai un solo obiettivo: la perfetta flessibilità "competitiva" sul mercato del lavoro!- è ormai chiaramente da presumere che il moltiplicatore fiscale lo sottostimino deliberatamente
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Insomma, se la Commissione ci dice che la crescita italiana nel 2015 sarà dello 0,6 (punti di PIL)
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Diciamo, applicando lo scostamento previsionale regolarmente ottenuto da tale "entità" €urocratica, una recessione intorno al -0,4-0,5.
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anche ESSI ammettono che c'è questa forte "volatilità" dei mercati e che la situazione geopolitica può peggioare le cose! Ergo: potrebbe andare anche molto peggio."

(orizzonte48.blogspot.it)

Il risultato è che a fine anno i conti dello Stato saranno di nuovo da rifare a causa di previsioni sballate. E arriverà la consueta stangata. Finché rimarrà qualcosa da "stangare" agli italiani...

E tanto per insistere su temi triti e ritriti, la Grecia torna a periodi ad imperversare sui media mondiali. A dimostrazione di come il problema sia stato brillantemente risolto dai burocrati euro-germanici in questi anni. Anzi, prevede che il problema tornerà sempre più prepotentemente in auge. Se questa volta non verrà risolto con Syriza al potere, la prossima si riprensenterà con Alba Dorata o una giunta di colonnelli a capo della Grecia. E sarà sempre peggio.

Un altro tema che imperversa da anni, malgrado gli avvertimenti di molti economisti accorti ma inascoltati, è la deriva finanziaria mondiale. Un mondo dove il potere economico legato al lavoro manuale ed intellettuale è ormai minoritario, dove le grandi somme finanziarie non sono più investite nella crescita ma nella pura speculazione delle "tre carte". Il denaro si autoalimenta in attività finanziaria più simili a bische che investimenti.

"Guan Jianzhong, numero uno dell'agenzia di rating cinese Dagong Rating Acency, ha lanciato un alert, prevdendo che "nei prossimi anni l'economia globale potrebbe scivolare in una nuova crisi finanziaria globale...peggiore perfino di quella del 2008".

Stando a quanto riporta l'agenzia di stampa russa ITAR TASS, il funzionario si è così espresso. "Ritengo che dovremo far fronte a una nuova crisi finanziaria globale nei prossimi anni. E' difficile stabilire il momento esatto, ma ci sono tutti i segnali, come il crescente volume dei debiti e lo sviluppo incerto di economie di Usa, Ue, Cina e di altri paesi avanzati".

"La crisi corrente in Russia è stata causata dalle sanzioni dei paesi dell'Occidente più che da fattori interni. Se guardiamo agli Stati Uniti e ai paesi dell'Unione europea, le loro crisi sono state provocate invece da fattori interni, e non esterni", ha continuato Jianzhong, sottolineando che "diversamente dalla Russia, la portata dell'erogazione dei crediti in queste economie ha ecceduto il potenziale della produzione di beni e ha creato una bolla".

Tale "crisi è stata trasmessa al mondo intero attraverso una politica di quantitative easing e l'utilizzo della stampa (di moneta)". Un ritorno al "modello di crescita concentrato su consumi a credito potrebbe diventare fonte di una nuova crisi". "

(www.wallstreetitalia.com)

Stampa che ti passa. Tanto è solo carta colorata con dei numeri... anzi non è più nemmeno necessario tagliare le foreste. Sono solo bit dentro a un computer. Perché investire in ricerca, imprese, istruzione, infrastrutture ecc. se puoi risolvere tutti i tuoi problemi molto più rapidamente premendo il tasto "enter" del computer?
Vedremo fra qualche anno se i risultati saranno così mirabolanti come annunciano le banche centrali di tutto il mondo. Anzi lo vediamo già oggi. Aumentare le bolle finanziarie non risolve nulla ed anzi peggiora la situazione. Ma chiaramente chi ha prodotto il fallimento di questo sistema, non ci sta a farsi da parte (che sarebbe il minimo, andrebbero processati) ma vuole mantenere i vantaggi e quindi si continua su questa strada correndo sempre più rapidamente verso il disastro completo.

Un altro post ripetitivo. Ma purtroppo non vedo cambiamenti in giro. Ci sta tentando Tsipras a far ragionare diversamente i nostri governati europei. Ma temo fallirà, perché sarà stritolato dai ricatti di Bruxelles, Germania e Bce.


venerdì 6 febbraio 2015

Syriza (e la Germania) di fronte alle contraddizioni dell'euro



Per Tsipras giungerà presto, nelle prossime settimane, il momento di decidere quale strategia adottare.
E non ce ne sono tante.
Sono solo due.

In pratica o cedere alle richieste della Germania, continuando con le politiche del suo predecessore, oppure uscire dall'euro.

Questo in conseguenza delle decisioni recenti prese dalla Bce.

"La Bce ha annunciato che "il consiglio direttivo ha deciso di rimuovere la deroga sugli strumenti di debito quotati emessi o garantiti dalla Repubblica ellenica".
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Draghi toglie in questo modo agli istituti di credito greci l'accesso alle normali aste di liquidità
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Con le nuove regole, e a partire dal prossimo 11 febbraio, le banche greche non potranno offrire più come garanzia in cambio di liquidità i bond sovrani valutati "junk".
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Un funzionario del governo greco ha annunciato che la Bce ha però alzato la soglia di finanziamenti di emergenza (ELA) di 10 miliardi di euro e che il sistema bancario non corre rischi"
(www.wallstreetitalia.com)

Senza soldi della Bce non solo le banche greche non saranno più solvibili ma anche lo Stato greco non avrà risorse sufficienti per far fronte alle eventuali crisi di liquidità bancarie e per i suoi impegni diretti. L'unico modo per uscirne sarà stampare una propria moneta greca.
E' evidente che il sistema euro tenta di soffocare le politiche non conformi della periferia con il ricatto finanziario. Le banche greche sono a rischio default, e lo Stato non avrebbe modo di proteggerle, ne di sopravvivere a lungo.

Qui è insita la contraddizione più grande di Syriza. Pensare che l'euro sia compatibile con il superamento dell'austerità. Non lo è.
L'euro è una moneta priva di nazionalità in cui il paese maggiore che la utilizza, rifiuta di farsi carico dei problemi finanziari degli altri paesi deboli. Per questo la nazione più forte impone austerità alle più deboli, per costringerle a "risparmiare" come dicono i tedeschi. Ma in realtà questi risparmi sono tagli al reddito dei cittadini delle nazioni deboli.

Questo atteggiamento della Germania è comprensibile. Rimane incomprensibile perché debba esistere una moneta come l'euro priva di uno Stato vero, dove chi la utilizza non ha voce in capitolo sulle politiche economiche correlate.

Si può pertanto affermare che allo stato attuale, l'euro di per se è il simbolo dell'austerità per quei paesi che per forza economica non sono minimamente comparabili alla Germania.

Anche la Germania è di fronte alle sue contraddizioni. Cioè pensare che tutto va bene così, che continuando con le riforme ci sarà la ripresa anche nella periferia d'Europa, che le cose si stanno aggiustando anche alla luce della piccola ripresa in Spagna, nella stessa Grecia e forse prossimamente in Italia.

Le cose non si aggiusteranno perché il dato da verificare non è tanto l'incremento del PIL. Ma il dato della disoccupazione che rimane allarmante in tutto il sud Europa.
E dopo la Grecia arriverà un'altra ondata di instabilità politico-sociale dalla più grande Spagna. Anche in questo caso la pressione sociale crescente è dovuta all'alta disoccupazione. E forse questo è il motivo per cui in Italia pur essendo nato un movimento come il Cinquestelle, non ha ancora raggiunto la forza di Syriza e di Podemos. Da noi la disoccupazione è alta, ma non ancora come in Grecia e Spagna.

E non è comunque da escludersi una crisi di governo in Italia, che aggiungerebbe altra istabilità nel sud Europa. Con Renzi destinato a diventare sempre più un relitto fra riforme inutili e promesse frastornati a cui non crede più nessuno. Di fronte a Tsipras che batte veramente i pugni sui tavoli d'Europa, Renzi fa la figura dell'ameba senza spina dorsale.
Ed ormai non cerca nemmeno più di dissimulare:

"La decisione della Bce sulla Grecia? “E’ legittima e opportuna“. Matteo Renzi ha commentato così la mossa di mercoledì della Banca centrale europea, che ha deciso di non accettare più i titoli di Stato ellenici"
(www.ilfattoquotidiano.it)

E poi con la sua solita capacità di gettare fumo negli occhi riesce a dire:

"Una decisione giusta, ... “dal momento che mette tutti i soggetti in campo attorno ad un tavolo “. “In un confronto diretto e positivo – aggiunge il premier italiano – che, andando oltre una concezione burocratica tutta rivolta all’austerità, sia capace di rispettare e far rispettare gli impegni presi e di guardare con maggiore fiducia e determinazione ad un orizzonte europeo fatto di crescita e investimenti“"
(www.ilfattoquotidiano.it)

Giusta? Un ricatto che mette tutti attorno ad un tavolo? Con qualcuno però che ha una pistola puntata alla testa...

Il suo bluff è a questo punto scoperto, il suo accostarsi a Syriza dei giorni passati appare ogni giorno più ridicolo.
Non so se il suo governo arriverà all'autunno, potrebbe anche non riuscirci. Ma quando in Spagna Podemos avrà un grande risultato elettorale, spero non abbia la faccia tosta di intestarlo alla propria parte politica, come se il suo Pd destraiolo e liberista fosse minimante paragonabile a questi movimenti di ribellione all'Europa.