martedì 17 febbraio 2015

Euro e guerra



Il fattore che potrebbe far uscire dall'euro la Grecia, si chiama Syriza. Ad oggi tale eventualità sembra sempre più alta. O forse no, Tsipras potrebbe cedere all'Europa, alla Troika e alla Germania.

Il fattore che potrebbe far uscire dall'euro la Spagna, si chiama Podemos. Sempre più in testa nei sondaggi e con un programma di rottura come Syriza in Grecia.

Il fattore che potrebbe far uscire dall'euro l'Italia, si chiama guerra in Libia. Soprattutto se il nostro paese verrà chiamato ad uno sforzo bellico smisurato per le effettive capacità militari italiane.

Afferma giustamente il blog Orizzonte48 che ci potrebbe attendere un futuro in cui si sommano oneri del fiscale compact, con quelli di guerra e con quelli di tutte le varie "riforme" chieste dall'Europa.

"Il tutto, poi, mentre continuiamo ad essere dominati dalla spending review: da un lato, con la legge n. 244 del 2012 abbiamo ulteriormente ridotto il nostro strumento militare e le nuove acquisizioni sono sempre più limitate rispetto ai mezzi che vengono dismessi. Inoltre, di fronte alla popolazione colpita dalla recessione, non credo sarà facile giustificare un'operazione di questo tipo. Dove si andrà a "tagliare" per reperire le necessarie risorse?
E ancora: non dobbiamo dimenticare che l'Europa ci ha lasciati sostanzialmente soli a gestire il drammatico fenomeno migratorio che arriva dalla Libia.
...
quando, raggiunto un certo livello di spesa militare, probabile all'interno di una esclalation che è tanto prevedibile quanto ORA IRRESPONSABILMENTE NASCOSTA, si farà riferimento a una NUOVA EMERGENZA-TINA e si dirà che comunque occorrerà adeguare la spesa pubblica secondo LE NUOVE PRIORITA' NECESSITATE.
Cioè, si dirà che, a seguito della indispensabile protrazione della lotta al terrorismo, pensioni e sanità pubbliche "non ce li possiamo più permettere" (così ben descritto da Keynes); perchè "mancano le risorse" e "DOBBIAMO COMUNQUE RISPETTARE GLI IMPEGNI FISCALI EUROPEI".
Un copione che mi pare già scritto..."
(orizzonte48.blogspot.it)

È possibile che si avveri questa situazione, ma nel caso in cui l'Italia si trovasse a concorrere ad un'operazione internazionale, senza esserne la principale sostenitrice.

Al contrario se per ragioni di strategia energetica nazionale, fossimo di fatto lasciati quasi soli (parteciperebbe di sicuro l'Egitto per ora), il costo dell'operazione diventerebbe imprevedibilmente alto, non sarebbero sufficienti i tagli al welfare. E poi come si fa in piena guerra tagliare anche il welafare? Anche il generale De Gaulle ebbe i suoi problemi sociali durante la guerra d'Algeria...

Ci potremmo ritrovare in una vera economia di guerra con deficit e debito che esplodono. Altro che parametri di Maastricht debito/Pil al 3%!

A quel punto la Germania (di solito neutrale in questi contesti) potrebbe trovarsi in forte imbarazzo e disappunto verso un'Italia guerrafondaia con i conti che esplodono.

Pur essendoci in Italia un governo europeista fino al masochismo estremo, ben diverso dal greco o dallo spagnolo venturo, il nostro paese potrebbe trovarsi in una situazione analoga. Dimostrando una volta di più la fragilità di una moneta unica che viene facilmente messa in crisi da eventi esterni.

Che le guerre possono facilmente sfuggire di mano (e di portafoglio) ce lo dimostra il nostro stesso passato coloniale. La stessa conquista della Libia durò decenni. Iniziò sotto i governi liberal-socialisti in epoca monarchica e venne ultimata brutalmente sotto il regime fascista.

Ancora peggiore e forse più costosa fu la conquista dell'Etiopia ed Eritrea, che poi si concluse miseramente con una nostra sconfitta e cacciata.

Immagino che oggi le cose non sarebbero tanto diverse in caso di nostro coinvolgimento diretto. La prima fase sarebbe simile ad una guerra lampo con uso di tecnologia aerea che ci permetterebbe una certa supremazia. Una volta occupato parte del territorio libico comincerebbero i veri guai.
Ci si ritroverebbe impantanati nella classica guerra di posizione, a difendere improbabili avamposti dietro trincee e sacchi di sabbia. In mezzo ad una popolazione in parte ostile e sempre alla merce di attentatori kamikaze.

E forse Renzi ne è consapevole se non intende agire fuori dall'egida dell'ONU. Ma il problema non è avere un timbro delle Nazioni Unite sul permesso di invasione. Il problema è dover sostenere una guerra quasi esclusivamente da soli.

Credo che per questo Renzi cercherà di ritagliare per l'Italia un ruolo meno appariscente. Ma non è detto che ci riesca. La nuova politica USA è rendere anche gli europei militarmente autonomi e "responsabili".

Quindi in Europa Renzi potrebbe trovare l'appoggio interessato dei francesi e forse degli inglesi, ma difficilmente dei tedeschi. Che vedrebbero appunto in questa avventura neocoloniale un pericolo per i conti nazionali ed europei.

Per la Germania in ogni modo si appresta un periodo difficile dal punto di vista politico. Ora c'è l'imprevedibile vicenda greca, che non si sa a quali sbocchi potrà portare. Ora sembra che la Grecia ridimensioni le sue pretese, ma io non ci giurerei in una conclusione immediata della questione. Questa verrà tirata per le lunghe e non risolta.
Sicuramente se i greci saranno cacciati dall'euro verrà rinfacciata ai tedeschi la loro cocciutaggine. E non sono nemmeno poi così certo che l'uscita della Grecia dall'euro possa diventare una "lezione" per gli altri ribelli, come Podemos.

Una tale eventualità potrebbe spaventare alcuni europei come anche esacerbare gli animi di altri. Insomma potrebbe anche ottenere l'effetto contrario di far gonfiare ulteriormente i movimenti anti euro.
Com'era prevedibile, la Germania si è di nuovo aperta troppi fronti di "guerra" (finanziaria) ed ora la situazione rischia di sfuggirgli di mano. Arriverà per loro di nuovo il giorno del disastro. Questo succede quando si preferisce spezzare piuttosto che piegare.

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