sabato 31 agosto 2013

Perché non funziona l'austerità


L'idea della politica economica alla base dell'austerità promossa dall'Europa su forte impulso della Germania, è la deflazione di prezzi e stipendi. In pratica si pensa che riducendo il costo della manodopera, si riducano le importazioni ed aumentino le esportazioni. E' un tipo di svalutazione competitiva fatta sul lavoro e sulle persone invece che sulla moneta. Riducendosi i costi del lavoro, ovviamente si riduce la domanda interna, e quindi i prezzi tendono a scendere. Ed in effetti sta succedendo qualcosa di simile, poiché l'inflazione si è raffreddata bruscamente.

"«Il basso tasso d’inflazione è frutto del clima di depressione dei consumi che ha costretto oltre il 70 per cento delle famiglie a ‘tagliarè anche sul cibo, con un calo dell’1,8 per cento delle vendite alimentari nei primi sei mesi dell’anno e il conseguente crollo della spesa per prodotti indispensabili come pasta (-9,3 per cento), pesce (-16,6 per cento), carne rossa (-4,4 per cento) e ortofrutta (-3,7 per cento)». Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati provvisori sui prezzi al consumo ad agosto diffusi dall’Istat. «Non bastano i ribassi su base mensile degli alimentari non lavorati (-1,3 per cento), soprattutto verdura (-6,5 per cento) e frutta (-2,1 per cento), a cambiare la situazione -spiega la Cia-. Gli italiani continuano a svuotare il carrello della spesa, orientandosi sempre di più verso una tavola ‘low-cost’, con 7,4 milioni di famiglie che optano per prodotti di qualità inferiore e 6,5 milioni che ormai si rivolgono quasi esclusivamente ai discount. "
(www.rischiocalcolato.it)

Il problema è che la teoria si scontra spesso con la pratica. Ridurre gli introiti da lavoro, riduce la domanda interna che a sua volta taglia ulteriori aziende e posti di lavoro in un vortice discendente. Infatti se teoricamente i prezzi dovrebbero scendere, in pratica è difficile che avvenga in un contesto in cui i costi per produrre rimangono invariati, la tassazione cresce (sempre a causa dell'austerità), e le banche in crisi per debiti inesigibili non erogano più prestiti.

Bisognerebbe che alcune condizioni, perché funzioni l'austerità, si modifichino. Dovrebbero sicuramente scendere i costi di produzione, come per esempio i costi dell'energia. I costi della manodopera, volendo essere sinceri, in questi anni sono già scesi molto, con l'introduzione dei nuovi contratti precari. Non dico sia giusto sottopagare il lavoro, ma dal punto di vista della mitica competitività, da questo punto di vista le aziende non dovrebbero lamentarsi.

Al riguardo dei costi di produzione, incidono quelli energetici. Vedi il grafico a inizio post:
"Il grafico riporta due indici con base 1994:1=100 (dati mensili). In rosso l'indice del prezzo del barile del petrolio in valuta italiana (lira quando è lira, euro quando è euro
...
In blu il prezzo alla pompa (absit iniuria verbis) della benzina.
...
Quale che sia il motivo che fa variare il prezzo del greggio in valuta nazionale, le variazioni del prezzo della benzina sono infinitamente più contenute! Banalmente: il greggio parte a 100 e arriva a 700. La benzina, fatto 100 il 1994, arriva poco sopra 200. Chiaro, no?

Ve lo dico in un altro modo. Ricordate quello che diceva "non di solo pane vive l'uomo"?Bene: "non di sola materia prima è fatto un prezzo". Nel prezzo della benzina c'è un bel 50% di accise (a spanna), per cui la variazione del prezzo "alla pompa" di per sé è una metà (sempre a spanna) di quello industriale. E nel prezzo industriale non c'è solo la materia prima. Gli impianti non si pagano? E le persone che ci lavorano dentro? E tutti i servizi necessari a mandare avanti la baracca (da quelli informatici, di contabilità, di sicurezza, ecc.)."

(goofynomics.blogspot.it)

Con questa analisi il prof. Bagnai vuole dimostrare che il valore della moneta (rivalutata o svalutata) è quasi indipendente dai costi delle materie prime. Almeno entro una certa banda di oscillazione molto ampia che il professore identifica in circa il 30%. 
Ma c'è un'altra situazione strana nel prezzo della benzina, che smentisce chi ripete che l'euro ci dà dei vantaggi con l'importazione delle materie prime. A moneta forte non dovrebbe corrispondere costi ridotti delle materie prime? Ma allora perché il prezzo della benzina da quando c'è l'euro è sempre salito e mai sceso?

Il costo del brent e del crude oil è dato in dollari. Ma l'euro è passato da 0,80 sul dollaro a 1,32 sul dollaro, cioè l'euro si è rivalutato di circa il 60%! Per quale motivo allora il costo della benzina non è diminuito, non dico del 60%, ma nemmeno del 6%? Dov'è il vantaggio ad avere in tasca una moneta fortissima, a parte quando siamo turisti in giro per il mondo?


Evidentemente non è vero che con l'euro c'è stato un grande vantaggio energetico o sulle materie prime.

Riprendendo il ragionamento sull'austerità, soprattutto in queste condizioni di crisi, lo Stato dovrebbe diventare meno esigente. Ridurre la tassazione sul mondo produttivo e del lavoro, ridurre i costi indiretti come quelli burocratici. Ma non può farlo proprio a causa dell'austerità, che riduce il Pil e quindi riduce le entrate fiscali. Per questo motivo lo Stato deve diventare ancora più esoso con chi ancora resiste, deve cercare in tutti i modi di scovare i contribuenti diventando più invadente (vedi potenziamento di Equitalia in questi anni). Non può ridurre molto la burocrazia perché gli serve per controllare le attività produttive, per non farsi sfuggire nemmeno un euro di tasse. E con la moneta unica euro non può nemmeno fare come in Usa e Giappone, cioè stampare moneta in casi estremi (ma nemmeno poi tanto estremi...).

Le banche italiane e degli altri Piigs poi, sono state catturate dal circolo vizioso dell'austerità. Con l'improvviso calo della domanda interna, hanno perso molto del loro potenziale mercato interno. Sempre meno famiglie possono fare credito per la casa e altre spese. Molte aziende sono diventate anch'esse cattivi pagatori non essendo più competitive sul mercato interno. Sopravvivono quelle che ancora esportano, ma anche queste spesso preferiscono delocalizzare dove i costi sono inferiori, e quindi tendono a diventare clienti di banche straniere. Inoltre le banche anche volessero erogare credito ad aziende ancora sane, sono restie a farlo e richiedono interessi alti a causa delle sofferenze di cui sono ripiene.

Quindi l'austerità sta si' provocando la deflazione di prezzi e salari, ma questo non porta vantaggi sufficienti. Non porta ovviamente vantaggi alla domanda interna, la cui depressione incide pesantemente sul Pil, che difficilmente può essere risollevato dalle esportazioni. Le esportazioni dovrebbero migliorare in modo molo più ampio di quanto avviene oggi. Gli italiani dovrebbero in pratica imparare a vivere con valuta straniera. Ma è molto difficile che le esportazioni crescano ancora, in un periodo di crisi internazionale come l'attuale. La crescita degli Usa non è convincente, il Giappone vorrebbe crescere anch'esso con più esportazioni e quindi è un competitore più che un mercato, in Europa non c'è solidarietà e subiamo la pesante concorrenza tedesca, l'insieme dei paesi in via di sviluppo sta entrando in un periodo di crisi, con una pesante svalutazione monetaria che li renderà sempre meno paesi importatori.

In definitiva l'austerità non funziona. La caduta dei prezzi interni provoca ancora più chiusure di aziende e disoccupazione e quindi distrugge la domanda interna e il Pil. A sua volta la diminuzione di ricchezza incide sul bilancio statale, il quale per resistere all'austerità deve dapprima aumentare l'imposizione fiscale, e poi o in contemporanea diminuire i costi. Ridurre il welfare e i servizi. Ridurre il proprio personale contribuendo a distruggere ulteriormente la domanda interna e quindi a far chiudere altre aziende e provocare nuova disoccupazione.

Per invertire un ciclo del genere è necessario che da qualche parte venga immessa della liquidità. Storicamente questo è avvenuto tramite lo Stato, l'unico autorizzato a coniare moneta. Ma in effetti non c'è ragione per non cercare un sistema alternativo, per esempio attraverso un meccanismo  che utilizzi le banche. 
Ma la cosa fondamentale è che in qualche modo, arrivi del denaro fresco e poco costoso per rivitalizzare la domanda interna. Che sia lo Stato a introdurlo attraverso opere pubbliche, incentivi diretti o fiscali, o che siano le banche erogando credito in modo più facile e nella giusta quantità e costo, non si può prescindere ormai da un intervento di rivitalizzazione dell'economia. 

Non possiamo sperare che arrivi la "fata ripresa" dall'estero, non possiamo sperare che dall'estero acquistino le nostre merci. Riuscire ad esportare è indubbiamente importante. Ma dobbiamo avere un controllo interno della nostra economia, non possiamo dipendere in toto dai capricci di altre nazioni. C'è solo un problema per raggiungere un tale obiettivo: si deve tornare ad una sovranità monetaria, che può essere massima con il ritorno alla lira, o minima con qualche concessione dalla Bce o con un intervento della medesima in Europa.
E' necessaria una valvola di sfogo del sistema, perché in sua assenza, la pressione in caldaia continuerà ad aumentare fino al prevedibile scoppio.

venerdì 30 agosto 2013

Tasse: cortocircuito fra Europa, Pd e Pdl


Schizofrenia. Non saprei meglio descrivere il rapporto in essere fra Europa, governo Letta e parte della maggioranza che fa capo a Berlusconi. E' in atto un cortocircuito assolutamente imprevisto, che poterà probabilmente ad una qualche deflagrazione economica e politica, che però condurrebbe ad un quadro ancora più incerto.

Vediamo nella sostanza cosa accade e cosa accadrà. Per ora il Pdl canta vittoria per l'abolizione dell'Imu 2013 sulla prima casa. Malgrado il giubilo di Letta, era ovvio che in casa Pd masticassero amaro.

"L'accordo in extremis sullo stop all'Imu non porta in dote nessuna "pacificazione" tra favorevoli e contrari schierati nella fila di Pd e Pdl, 
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A dar fuoco alle polveri, in mattinata, un commento di Fassina apparso su un blog dell'Huffington Post: «In una fase così difficile, dedicare un miliardo per eliminare l'Imu per meno del 10% degli immobili di maggior valore, ha sottratto preziose risorse a finanziare, ad esempio, il rinvio dell'aumento dell'Iva previsto, oramai irrimediabilmente grazie alla "vittoria" del PdL sull'Imu, per il 1 ottobre». Quello di ieri è stato «un compromesso utile» tra due forze politiche «che sono e rimangono alternative per valori, programmi e interessi materiali rappresentati». 
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Brunetta smentisce: nessun aumento Iva ad ottobre L'uscita non piace a Brunetta, che dissotterra subito l'ascia di guerra seppellita in occasione dell'accordo sull'Imu per andare all'attacco del viceministro Pd con una nota che non lascia dubbi: «Non ci sarà alcun aumento dell'Iva da ottobre, come da accordi di maggioranza», e Fassina evidentemente straparla."
(www.ilsole24ore.com)

Ovviamente nel cancellare una tassa si prospetta un problema di ricopertura. E quindi Fassina puntualizza che essendo ancora da definire la copertura di parte del mancato gettito Imu, difficilmente e ragionevolmente si potrà evitare l'aumento Iva. Dal punto di vista dei conti il ragionamento non fa una grinza. Ma c'è anche il punto di vista politico che è davvero interessante e imprevedibile per il Pd.

Ma proseguiamo con le polemiche, perché anche quella fra Serracchiani e Santanché avvenuta alla trasmissione In Onda su La7 è interessante per definire il quadro della situazione politico economica.

Malgrado le affermazioni positive e a denti stretti pronunciate dell'on. Serracchiani sulla cancellazione dell'Imu, dopo poche parole è risultato abbastanza evidente l'irritazione dell'esponente Pd per un provvedimento che considera di fatto un successo Pdl. Quindi per rimarcare l'inconcludenza e l'inutilità di questa decisione, l'on. Serracchiani ha affermato che a causa dell'abolizione dell'Imu 2013, il prossimo anno ci sarà una pesante Service Tax (Tares o Taser?) che inciderà ancora più dell'Imu sui bilanci familiari.

Risposta dell'on. Santanché? Se sarà così ci attiveremo per rivedere completamente questa tassa. Ovvio! Non poteva che rispondere in questo modo, poiché se il Pd ha ceduto su un punto importante come l'Imu, non c'è motivo di pensare che non cederà anche sugli altri. In pratica è la certificazione che il ricatto politico del Pdl funziona.

Trascuro la polemica di Monti sull'Imu, in quanto nel sistema politico italiano è diventato residuale. Chi governa oggi la maggioranza è Berlusconi. Se n'è accorto anche Renzi, il quale ha affermato che il governo Letta deve diventare il governo del Pd. Segno che oggi non lo è. Questo è il governo del ricatto, e vedremo probabilmente il Pd cedere (forse solo in parte e ipocritamente) sull'espulsione di Berlusconi dal Senato.

Naturalmente, oltre al Pd, ci sono preoccupazioni sulle coperture anche in Europa:

"“L’Italia mantenga la stabilità dei conti” è la sintesi del messaggio con cui Olli Rehn, commissario europeo all’economia, ha commentato l’approvazione in consiglio dei ministri dell’addio alla tassa sulla prima casa. L’Europa, infatti, chiede chiarimenti su quali misure verranno adottate precisamente per compensare la cancellazione della tassa sugli immobili. Tradotto: l’Ue vuole sapere da dove il governo prenderà i soldi. Il commissario per gli affari economici ha infatti affermato che “in termini di finanza pubblica, l’Italia negli ultimi due anni ha fatto molto per stabilizzare la situazione, e adesso è essenziale che i traguardi raggiunti vengano mantenuti e venga assicurata la sostenibilità finanziaria del Paese”. Insomma, la Ue sta “analizzando” i provvedimenti varati dal governo italiano e chiede di sapere quali interventi saranno messi a garanzia del mancato gettito."
(www.ilfattoquotidiano.it)

E veniamo quindi ad analizzare il vero e insanabile corto circuito economico e politico europeo. Al centro c'è il Pdl, ma in particolare il suo capo. E' noto ed arcinoto che nel 2011 l'Europa ha tentato di liquidarlo politicamente, sperando che i moderati andassero a sostenere un politico più "europeo" come Monti. Notoriamente questo piano è fallito. A causa della cattiva performace elettorale di Monti (e anche del Pd), in seguito alla rielezione del Presidente Napolitano e la nascita del governo Letta, l'Europa ha dovuto "digerire" ancora Berlusconi, sperando che diluito in una larga maggioranza la sua importanza e potere venissero sminuiti.

Invece Berlusconi è rimasto forte. Anzi con la condanna che gli è piovuta addosso, probabilmente si è ulteriormente rafforzato dal punto di vista elettorale. Per l'Europa è un risultato pazzesco, in quanto di solito un politico colpito da una condanna del genere è elettoralmente spacciato. Ma con Berlusconi questo non funziona, anzi avviene esattamente il contrario. Diventa una vittima, un martire, che probabilmente molti ex elettori delusi potrebbero tornare a votare.

Ora cosa sta avvenendo? Che l'Europa per poter contare su un governo come quello Letta, che continui la politica economica impostata dalla lettera della Bce del 2011 e praticata da Monti, deve accettare la convivenza con il berlusconismo. Ma Berlusconi ogni giorno che passa pone nuovi ricatti al governo, di fatto compromettendo proprio la politica economica dell'austerità. Infatti a Berlusconi delle coperture mancanti, non importa proprio nulla, con buona pace di O. Rehn e della Merkel. La sua filosofia, espressa a giugno di quest'anno, è questa:

"Durissime le parole usate dall'ex premier nei confronti del governo Letta e dell'Unione europea: "Bisogna che qualcuno nel governo abbia il coraggio e l'autorevolezza di andare a Bruxelles e di dire a quei signori: 'Noi siamo in questa condizione perché ci avete cacciato voi con la vostra dannata politica di austerità. Dobbiamo rimettere a posto le cose, da qui in avanti il limite del 3 per cento all'anno e il fiscal compact ve lo potete dimenticare'.

Ci volete mandare fuori dalla moneta unica? Fatelo. Ci volete mandare fuori dall'Unione europea? Ma no. Vi ricordiamo che noi versiamo 18 miliardi all'anno e ce ne ridate indietro solo dieci. Ma chi mai ci manda fuori dall'una e dall'altra parte?".

(www.repubblica.it)

Cosa accadrà a questo punto? E' molto difficile da prevedere: se il Pd, che rappresenta le istanze europee, continuerà a cedere ai ricatti del Cavaliere, verrà meno per l'Europa la necessità di sostenere il governo Letta. Che diventerà addirittura un governo dannoso per le politiche imposte dalla Germania a tutti gli altri paesi.

In conclusione, eliminando l'Imu, si dovrebbe introdurre una tassazione sostitutiva, ma il Pdl si opporrà con il ricatto anche ai nuovi aumenti e balzelli. Mancheranno le coperture e aumenterà per tanto il deficit, salteranno i conti dello Stato così come decisi a Bruxelles e Berlino. Ma al capo del Pdl non importa, anzi forse questo è proprio il suo obiettivo: mettere in discussione l'austerità e la Germania.

Cosa potrebbe fare l'Europa? Potrebbe decidere di non cedere più ai ricatti berlusconiani. Ma è un grosso rischio, perché il Pd, il partito su cui maggiormente si appoggia l'Europa, è in sofferenza. Il Pdl grazie anche ai ricatti e ai piccoli successi, sta nuovamente crescendo dal punto di vista elettorale. In caso di elezioni in autunno potrebbe vincere il premio di maggioranza con il Porcellum (che nessuno si sogna di eliminare) almeno alla Camera. Il quadro politico potrebbe ritornare di nuovo confuso, con in più un Pdl rafforzato.

Il montismo si è esaurito prematuramente, il centro conta sempre meno.
E poi c'è sempre il M5s che è una vera incognita. La sua forza potrebbe essersi smorzata, ma i sondaggi con questo movimento si sono spesso dimostrati inesatti. Se poi il Pd dovesse perdersi fra lotte interne per la leadership e cedere continuamente ai ricatti del Pdl, potrebbe perdere molti elettori proprio a favore di Grillo.

Quindi l'Europa è prigioniera di Berlusconi. Deve cedere ai suoi ricatti per tenere in piedi il governo Letta, non può scalzare il Cavaliere perché rischia di ritrovarsi in Italia con una situazione ancora più caotica, o addirittura con un governo Berlusconi nettamente schierato contro le politiche economiche europee. Si è creato un equilibrio instabile che potrebbe cambiare solo in conseguenza di qualche evento esterno, come per esempio una guerra regionale che provocasse un acuirsi della crisi economica. Se le cose precipitassero non ci sarebbe più motivo per l'Europa di difendere l'indifendibile: austerità e zona euro. A quel punto anche in Italia sarebbe tutto da reinventare: equilibri di potere, schieramenti politici, appartenenza all'Europa e all'euro ecc.

giovedì 29 agosto 2013

Catena di ricatti


Primo round per Silvio, anche se permangono ancora delle questioni aperte:

"“Missione compiuta! Imu prima casa e agricoltura 2013 cancellata. Parola Imu scomparirà dal vocabolario del futuro”. Con queste parole il vicepremier Angelino Alfano esulta su twitter mentre il Consiglio dei ministri è ancora in corso: “E’ una legge tax free, per finanziarne non aumentano altre tasse”. In conferenza stampa aggiungerà: “Finalmente una bella notizia per gli italiani. E’ stato attuato un punto cardine del patto fondativo del governo”. Per Berlusconi, addirittura, “senza l’Imu gli italiani avranno più fiducia nel futuro”. Quello che Alfano e Berlusconi dimenticano di dire (ovvero che al posto dell’Imu ci sarà una nuova tassa), lo spiega il ministro per i Rapporti con il ParlamentoDario Franceschini: “Abbiamo superato l’Imu sulla prima casa con l’introduzione di una tassa finalmente davvero federale e affidata all’autonomia dei comuni”. Concetto approfondito da Enrico Letta in conferenza stampa: “Dal 2014 l’Imu non ci sarà più. Dal primo gennaio 2014 nasce laService tax, che al suo interno comprenderà la Tares. L’Imu del 2013 non sarà pagata e l’operazione sarà gestita senza aumenti di tasse”. Il premier ha aggiunto che tutti i partiti della maggioranza volevano la riforma dell’Imu”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Come succede spesso per una tassa abolita ce n'è un'altra pronta a sostituirla. E per la copertura dell'Imu 2013 appena cancellata si farà ricorso alla solita fantasia italica, come una maggiore tassazione dei giochi. Sempre che poi il gettito di tali giochi si mantenga uguale e non precipiti come è successo in questo tempo di crisi.

Ma come ha fatto il Cavaliere a vincere questo round, e probabilmente anche il prossimo a cui è molto più interessato, in quest'Europa dell'austerità? Semplice, con il ricatto. Il ricatto di far cadere il governo che deve perpetuare le stesse politiche di austerità europee nel solco di Monti. E' l'Europa stessa a salvare il governo e forse anche Berlusconi, non Napolitano e nemmeno il Pd. Questi ultimi sono solo paraventi. Del resto se il Pd si comporta così è evidente che è ricattato anch'esso.

"Un uomo decisamente fortunato il Cavaliere. Se la Cassazione lo ricondanna, alle sue spalle il Presidente premuroso, con alle sue spalle un'Europa incredibilmente premurosa con il peggior "unfit", gli caveranno le castagne dal fuoco.

E se non dovesse riuscirci il Presidente, ci sono sempre i nemici/alleati del Pd pronti ad offrire il petto al plotone d'esecuzione al suo posto. Che eroi!

...
Tutto questo per salvare un grande imprenditore italiano? Per salvare una importante azienda mediatica italiana? Per salvare un importante politico che deve poter manifestare il suo pensiero liberamente? Per salvare il centro destra italiano tenuto assieme dalla colla berlusconiana? No, nulla di tutto ciò.

Per salvare l'euro. E nel Pd, il vero "core" del più grande PUD€, sono disposti a sacrificare anche il loro onore per l'euro. Mentre il Pdl è solo blandamente eurofilo, cioè solo quando conviene al suo capo, nel Pd lo sono convintamente come del resto ha manifestato lo stesso Letta nel suo saggio "Morire per Maastricht"."


Oggi così il centro destra vince un'altra battaglia. Dopo la prima vinta, quella della formazione del governo dell'inciucio e l'archiviazione di Bersani, ormai il Pd non è più in grado di gestire la situazione. E' un continuo calar di braghe...
Inoltre il Pd si è giocato il proprio piccolo ricatto: se cade il governo si pagherà l'Imu per intero, diceva Letta. Ora non più, ora Silvio ha di nuovo in mano il pallino con in più la piccola vittoria dell'Imu da poter sbandierare come un vessillo in campagna elettorale. In queste condizioni è ovvio che il Pdl vincerà anche il secondo round, cioè si troverà un sistema per rimandare alle calende greche il voto in Giunta per l'immunità.

Lo vuole Berlusconi? No lo vuole l'Europa, una delle tante varianti del "ce lo chiede l'Europa". Insomma il Pdl può continuare a condurre i giochi, a decidere sia di continuare a puntellare il governo alle sue condizioni, sia di buttarlo giù. E' incredibile, per un ex premir accusato delle peggiori cose e che doveva essere spazzato via dal nuovo campione dei moderati, cioè Monti.

Con questo andazzo il centro destra continuerà a rafforzarsi e l'elettorato di centro sinistra sarà sempre più frustrato. E soprattutto confuso dalla difesa estremista dell'euro, e dell'austerità, contro welfare e lavoro. La gente, che sia progressista o conservatrice, non è stupida e lo capisce che le politiche economiche europee non vanno incontro ai ceti più deboli. Ma la casta di sinistra è in grado di farlo e sganciarsi dal sistema ricattatorio?

mercoledì 28 agosto 2013

Far vincere o salvare Berlusconi


Ogni volta che vedo all'opera il Pd, i suoi dirigenti, i suoi intellettuali sul tema Berlusconi mi chiedo se questi credono veramente a quel che fanno e dicono o lavorano per il nemico. In realtà se lo chiedono un pó tutti. E poi mi rispondo che un partito con una tale strategia in fondo merita di perdere e di perdersi anche quando vince.

Certo la grana della condanna definitiva del Cavaliere ormai ex, non ci voleva. Forse non era stata prevista dal Pd che avrebbe preferito un Cavaliere alleato ingombrante, ma perfettamente innocuo e risorsa per sostenere un governo amico. Certo per il Pd tifare segretamente per l'assoluzione del suo più antico acerrimo nemico, non procura una bella figura e nemmeno l'apprezzamento degli elettori. Ma cinicamente li comprendo i dirigenti del Pd: stanno sostenendo un governo di cui hanno la responsabilità maggiore, e dopo la debacle elettorale di Bersani è un eccellente modo per consolarsi e consolare i cuori degli elettori delusi.

Quindi la difesa del governo Letta è sacrosanta. Ci mancherebbe. E' giusto che un partito si dimostri orgoglioso di avere fra le sue fila il capo del governo. Ma a tutto c'è un limite.
Capisco la delusione dissimulata per la sentenza pronunciata dal giudice Esposito, perché va a creare un enorme problema al governo in cui il Pd è molto esposto.

Condivido comunque la comunicazione e la decisione assunta dal segretario Epifani circa il comportamento che il partito terrà nella Giunta per le immunità rispetto alla presa d'atto della legge sulla decadenza da Senatore di Berlusconi.
E' un atteggiamento duro con l'alleato politico del momento, ma è una decisione di assoluta linearità e coerenza con la storia del partito. Il Pd ha fatto dell'antiberlusconismo la sua battaglia esistenziale. Tornare indietro ora sarebbe un suicidio politico.

Ma è il passaggio successivo che dimostra la totale incoerenza delle strategie politiche di quel partito. Una volta che si è ottenuta una Prima importante vittoria, non si può essere titubanti e confusi, ma andrebbe inferto il colpo di grazia.

E il colpo decisivo non è sicuramente la richiesta perentoria al Pdl di continuare a sostenere il governo Letta. A parte l'assurdità di pensare che tu possa dare una badilata in testa al tuo alleato senza che questo metta in dubbio i principi fondanti dell'alleanza. Ma era chiaro che nel Pdl con la condanna di B. si sarebbero incazzati come bisce. Non ci voleva una mente da Sherlock Holmes per scoprirlo in anticipo.

Ma allora perché il Pd invece di chiedere penosamente un sostegno al governo, non ha giocato d'anticipo, aggressivamente, chiedendo le elezioni e preparandosi a vincerle con i suoi uomini migliori? Potrebbe ancora giocarsi la carta Renzi mettendo in campo tutte le sue forze di rinnovamento. Anche se penso che la carta Renzi sia ormai un po' consumata: ma non tutto è perduto. Bisogna crederci nella vittoria, e bisogna investire sugli uomini giusti, sulle nuove leve arrivate dagli enti locali. Volere è potere, dice un detto popolare: ma se manca una volontà precisa...

Ora niente di tutto questo si è visto o sentito uscire dal Pd. Non solo, si va velocemente alla riedizione di micidiali errori. Dimostrando di non avere capito minimamente chi è Berlusconi.
Se veramente si andrà verso un nuovo governo pur di rimanere a galla e cantare vittoria perché Berlusconi non ha raggiunto il traguardo delle elezioni, sarà l'ennesimo errore e sottovalutazione della pazienza degli italiani.

Il Pd pensa veramente ad un Letta bis con democristiani, montiani e ribaltonisti alla Scilipoti? O a un altro governo di emergenza con premier Grasso o un nuovo tecnico a cui il Pd dovrebbe offrire il suo sangue per nulla?
Per Berlusconi andare a elezioni o fare opposizione di un governo debole è la stessa cosa. Con la differenza che dopo un anno di un governo del genere vincerà meglio e con una certa sicumera. Una minaccia da ridere un governo con un paio di senatori scilipotiani in più al Senato...

Un governo così è un modo per dare campo libero alle opposizioni di destra e della nuova sinistra grillina.
Nel Pd o sono pazzi suicidi o sono perennemente ricattati dalle oligarche finanziarie nazionali ed europee.
Il bello è che questi strateghi folli si scontrano con quelli ancora più folli alla Violante, pronti ad inventare un meccanismo infernale per rimandare al prossimo giubileo l'espulsione di Berlusconi dal Senato:

“Senza aver sparato un solo colpo il Cavaliere è a un passo dalla vittoria. Intimoriti dal volteggiare dei falchi, blanditi dal tubare delle colombe, ammaliati dal sibili ricattatorii della Pitonessa, i sempre più teorici avversari dell’ex premier paiono prepararsi alla ritirata.

L’annuncio è stato significativamente dato da due dei supposti dieci saggi di Giorgio Napolitano.Secondo Valerio Onida (saggio in quota Sel) e Luciano Violante (saggio in quota Pd) la legge Severino sulla decadenza dei condannati va sottoposta all’esame della Corte Costituzionale. Entrambi sono certi che la norma, approvata pochi mesi fa dal parlamento quasi al completo, sia perfettamente legittima. Tutti e due spiegano che non è una legge penale e che quindi ha valore retroattivo. Ma con salto carpiato aggiungono che sollevare un’eccezione davanti alla Consulta non sarebbe una “dilazione”, ma l’applicazione della Costituzione. Anzi, spiega Violante, Berlusconi tanto che c’è potrebbe pure rivolgersi pure alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

La manovra ideata prevede più tappe. Il ricorso alla Consulta, che tanto piace agli uomini più vicini al Colle, se otterrà il via libera parlamentare partirà infatti solo a metà autunno. Tenuto conto dei tempi della Corte difficilmente verrà esaminato prima della tarda primavera o dell’estate del 2014. E anche se verrà respinto ci vorranno poi altri mesi per votare la decadenza.

Ipotizzare che il Cavaliere arrivi al 2015 ancora indossando il laticlavio non è insomma troppo sbagliato.
...
l’ex premier chiederà l’affidamento in prova ai servizi sociali. … Visto il suo buon comportamento l’interdizione non sarà più di tre anni (il massimo consentito), ma molto inferiore. Forse un anno o un anno e mezzo.”

(www.ilfattoquotidiano.it)

E probabilmente dopo aver calato le braghe sull'Imu, messi all'angolo da Brunetta, nel Pd si appresteranno a salvare Berlusconi. Sembra di rivedere e risentire le vicende bersaniane: “mai con Berlusconi, si a un governo della svolta...” ah ah che risate... E' solo questione di tempo, poi la persuasione europea sarà più forte dell'orgoglio piddino. Tra un tira e molla il Pd viene condotto come un cagnolino dove Napolitano vuole. Perché il Pd non deve salvare Berlusconi, di cui a Napolitano e all'Europa non importa molto, ma attraverso il magnate di Arcore deve salvare il governo Letta a tutti i costi. Solo questo importa, un governo amico della Germania e dell'austerità.

Ora l'unico avvenimento che potrebbe spezzare questo piano pangermanico, è l'eventuale escalation militare con la Siria. Una guerra che potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso della finanza in bolla. Nel caso di borse impazzite e spread in orbita, qualsiasi strategia di austerità o quantitative easing andrebbe a farsi benedire. Non ci sarebbe più nessun motivo per la Germania di cercare di mantenere in rotta l'Europa se saltasse tutto. I governi delle larghe intese sarebbero lasciati al loro destino...

martedì 27 agosto 2013

La ridicola difesa dell'euro e dell'Ue


Dopo aver letto il post di G. Granero su IlFattoQuotidiano.it, non so se piangere o ridere. Si vorrebbe controbattere a chi afferma che l'Europa è guidata unicamente da Germania e Francia, chi afferma come me che l'euro è una tragedia, chi afferma che l'Ue non è un'istituzione democratica, ma alla fine non chiarisce nulla e rende ancora più forte l'opposizione a questa assurda ottusità pro europea.

"Presunto Problema 1: la dominazione (franco-)tedesca. Mi pare ovvio che la Germania, o la Francia, come qualunque altro Paese, tentino di imporre la loro visione. I lettori stanno quindi dicendo semplicemente che…ci sono riuscite! Vale quindi la pena di ricordare che, nell’Ue, tutte le regole del gioco (i Trattati) sono scritte all’unanimità: o ci stanno tutti, o niente. E, una volta definite le regole, si gioca a maggioranza qualificata, vale a dire che niente (nessuna legge, per esempio) può passare senza l’appoggio di un nutrito gruppo di Stati. La Germania, da sola o con il solo appoggio francese, in Europa non ha i numeri per decidere nulla, e tantomeno per “imporlo” agli altri. Se (e dico se) hanno ragione i lettori, mi pare quindi più utile interrogarsi sull’incapacità italiana di creare un consenso diverso e alternativo.
Non voglio negare con questo la contrapposizione di vedute tra un blocco “nordico” di Stati che si considerano “virtuosi” e un blocco “del sud” di Stati considerati “cicala” in difficoltà economica. Però ho dovuto mettere tante virgolette perché ci avviciniamo ai livelli del Bar Sport, e qui mi fermo. L’uscita dalla crisi, a mio modesto avviso, è legata all’uscita da queste semplificazioni nella testa dei cittadini e ancor più in quella dei decisori politici."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Ma quali semplificazioni da bar! Ma se nell'ultimo vertice decisivo in cui partecipò Monti, questi dovette forzare la mano costringendo gli altri capi di Stato a fare gli straordinari (la Merkel voleva a tutti i costi vedere la partita degli europei...) per riuscire ad ottenere una misera concessione dalla Germania. Quel Mes salva Stati, per la cui adesione, guarda caso, la Germania ha poi preteso ancora maggiore austerità, garanzie, restrizioni e "riforme". Tanto che l'Italia, persino sotto il governo Monti, si è guardata bene dal chiedere aiuti. 

Ma di cosa vanvera Granero. Ma quali discorsi da bar. Piuttosto questi sono discorsi da banchieri, quelli del "blocco nordico", quelli con le banche piene di derivati e crediti inesigibili dal sud Europa. Come se fossero stati costretti con una pistola alla tempia a concedere tutto quel flusso di liquidità verso investimenti improduttivi nel sud Europa. Diciamo la verità una volta per tutte: la finanza del nord Europa ha sbagliato completamente investimenti, ed ora vorrebbe che fossero i cittadini del sud Europa a rimborsarglieli. Ma quando mai si è vista una cosa così assurda essere difesa a spada tratta persino dai debitori?

E poi il fatto che i politici del sud Europa non riescano ad imporsi, semmai è la prova provata che sono tutti, e dico tutti oppositori e maggioranze, al soldo o al ricatto di questa élite finanziaria mitteleuropea.

"Presunto problema 2: l’euro. Non intendo dilungarmi sull’influenza dell’euro sull’economia italiana ed europea, e sulla possibile “soluzione” di un’uscita dalla moneta unica. Come molti lettori rilevano, fior di economisti ne discutono quotidianamente e mi stupisce molto sentir parlare di “pensiero unico pro euro”, mentre in quel poco che leggo trovo una sorta di pensiero unico anti-euro, basato su pochissimi fatti concreti e moltissime congetture. Un’eccezione: Zingales, che giustamente (a mio avviso) invita a chiedersi, prima di proiettare scenari di ritorno alla lira, dove saremmo ora senza l’euro. Già, perché una cosa è certa: se l’euro non fosse mai esistito, la crisi del 2008 sarebbe scoppiata lo stesso, il nostro debito astronomico – così come quello della Grecia – sarebbe comunque entrato nel mirino degli speculatori e, con tutta probabilità, avremmo già fatto default.

Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’euro non è stato la causa scatenante della crisi, e che quindi parlare di “eurocrisi” è scorretto e fuorviante. Prendiamo due esempi:
Il problema di Cipro è (speriamo di poter dire “era”) un settore finanziario e bancario sproporzionato rispetto all’economia nazionale, e sovraesposto ad alcuni paesi. Esattamente lo stesso problema dell’Islanda, che non solo non ha l’euro ma nemmeno fa parte dell’Unione. E in entrambi i casi, il problema era noto da tempo, ma la classe politica ha preferito rimandare decisioni difficili fino a quando era troppo tardi.
Qual è lo Stato UE che ha speso più denaro pubblico per salvare il suo sistema bancario e finanziario? Lo spiega Barroso davanti al Parlamento europeo: il Regno Unito, con la sua solida sterlina.

Ultimo fatto che vorrei sottolineare sul presunto problema euro: l’euro non è un optional, è parte integrante dell’Unione e tutti gli Stati Ue sono chiamati, appena rispettino le condizioni, ad adottarlo (tranne chi ha ottenuto un opt-out, come il Regno Unito). In parole povere: un referendum per uscire dall’euro è un non-senso: o si esce dall’Ue, e quindi anche dal mercato interno e da tutte le altre politiche comuni, o si negozia un opt-out. Entrambe opzioni piuttosto difficili, e infatti gli economisti pro-exit preferiscono soprassedere su questi aspetti, a mio avviso non secondari, del problema.

Insomma, ci sono partiti e movimenti che hanno preso i vostri voti promettendo cose impossibili. E ci sono valanghe di articoli, editoriali, opinionisti che parlano di euro a prescindere dalla situazione giuridica e politica attuale. Sarebbe un enorme passo avanti se, parlando dell’euro e nel rispetto di tutte le opinioni, si integrasse il semplice concetto che in tutto questo processo non siamo soli, e non possiamo ignorare le regole che abbiamo sottoscritto."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Posso comprendere e condividere le preoccupazioni per un nuovo cambio di unità monetaria. Lasciare l'euro e tornare alla lira non è una scampagnata. Ne ho scritto anche in diversi post qui. Ma ad un certo punto bisognerà fare una seria valutazione costi/benefici, ossia: ci costa di più rimanere nell'euro od uscire? Mi pare che finora analisi politico-economiche di questo genere, fra media e pensatori vicini ai partiti di governo, non siano state fatte.

Ma tutte le restanti cose scritte da Granero nel punto 2 sono emerite caxxate.

Perché mai dovrebbe essere chiaro che l'euro non è stata la causa scatenante della crisi? perché la causa è da ricercarsi nei mutui subprime impazziti nel 2008 negli Usa? Ma perché allora questa crisi che l'Italia stava superando non senza difficoltà nel 2011 e ritornata violenta non appena la Germania (il "blocco nordico") ha preteso di riavere indietro tutto il credito elargito? Forse perché le sue banche erano troppo coinvolte. Non è un caso che negli Usa li chiamassero gli "idioti di Dusseldorf".
Ma se non ci fosse stato l'euro sarebbero stati perlopiù affari "amari" dei tedeschi e del marco. Invece così ci hanno coinvolto pesantemente, in quanto hanno voluto compensare le perdite dei derivati con i crediti che avevano con noi.

La Bce avrebbe potuto comportarsi da calmieratrice nella crisi offrendo liquidità gratis, per dare tempo alle economie del sud di riassorbire il colpo. Ma la Germania ha invece preteso di chiudere tutti i rubinetti, di impedire che si stampassero euro come invece fece la Fed con il dollaro, e nel contempo di farsi rimborsare i crediti. La botte piena e la moglie ubriaca. Infatti i risultati si vedono tutti, di questa gestione monetaria egoista e fallimentare.

E poi che c'entrano Cipro e le banche Inglesi con l'euro? Un bel niente, se non che Cipro senza l'euro poteva avere un sistema bancario squilibrato e non è mai successo niente, mentre proprio sotto l'euro il suo sistema bancario è entrato in crisi. Guarda caso. E le banche inglesi soffrono semplicemente dello stesso male di quelle americane, francesi e tedesche: sono cioè ripiene di carta straccia. Ma con l'euro non c'entra nulla la loro crisi. 
Degli esempi che si potevano evitare in quanto poco indicativi delle dinamiche interne alla zona euro che vedono ingenti squilibri nelle partite correnti fra paesi core e periferici, che implicano l'impazzimento di debiti e pressione fiscale nei paesi più deboli. Indotti a questo gioco perverso dalla facilità di credito precedentemente elargito e quindi ritrovatisi con importazioni squilibrate rispetto alle esportazioni.

Infine l'ultimo capitoletto è il culmine dell'ilarità. Si è appena parlato due righe sopra di Inghilterra e sterlina, e si viene a minacciare più sotto che uscire dall'euro non si può senza uscire dall'Ue. Perché l'Inghilterra non è forse fuori dall'euro e dentro l'Ue? Se regole particolari valgono per il Regno Unito potrebbero benissimo valere anche per l'Italia. Il non senso qui non è il referendum sull'euro, quanto le farneticazioni di Granero.

"Presunto problema 3: l’UE non è democratica. Qui i lettori sono appena più clementi di Nigel Farage, leader carismatico degli euroscettici britannici, che sostiene che l’UE è anti-democratica. Vale la pena di guardare e ascoltare alcuni suoi interventi (per esempio qui, ospite della TV finlandese, o qui, in un vecchio intervento in cui parla anche di noi). Oratore molto efficace, riuscirebbe quasi a convincere anche me, se soltanto quel che dice non si basasse su presupposti del tutto falsi:

1) L’UE non funziona per niente come Farage pretende di far credere (e come molti tuttora credono). Queste cose dovrebbero insegnarle a scuola, ma per chi vuole informarsi rapidamente consiglio il sito dell’UE o un video dei Presidenti delle Istituzioni su YouTube (potete mettere i sottotitoli in italiano). Punto fondamentale: la Commissione non adotta nessuna legge! Quello che Farage chiama “governo europeo non eletto”, attribuendogli funzioni legislative da sovrano assoluto e quindi confondendo i poteri democratici, in realtà ha diritto diproporre le leggi europee, che poi però possono diventare tali solo con l’accordo degli Stati Membri (il Consiglio dell’UE, formato dai Ministri nazionali) e del Parlamento europeo(direttamente eletto dai cittadini). La Commissione poi non è per nulla “irremovibile”, ma può essere sfiduciata dal Parlamento europeo – come qualunque governo nazionale.

2) Nessun governo è stato “rimosso” dall’UE: quando, nel mezzo della crisi, dei governi sono saltati, sono stati i Parlamenti nazionali a togliere loro la fiducia, e i cittadini a eleggere nuovi Parlamenti, che poi hanno nominato nuovi governi. E’ successo cioè quello che Farage rivendica per il suo Regno Unito, la possibilità di sceglier e rimuovere i propri leader, e che l’UE non gli ha mai tolto né mai gli toglierà.

3) Se la famigerata “Troika” è come il fumo negli occhi per molti, all’interno della Troika la Commissione ha finito per diventare un comodo parafulmine. Non ci vorrebbe (se l’informazione fosse corretta) una laurea in economia per capire che i bail out costano molti soldi, e che la Commissione quei soldi non li ha (vedi il mio ultimo post: con l’1% del PIL europeo non si salva nemmeno la Lettonia). Dietro il parafulmine ci sono gli Stati, con i loro pingui bilanci nazionali, ma troppo numerosi e protetti dai media nazionali per essere chiamati a rispondere delle accuse alla Farage. L’IMF poi nessuno capisce cosa sia. Meglio prendersela con la Commissione, e con i Commissari “non eletti”.

Mi fermo qui, alla top 3. Non dubito che alcuni risponderanno che i problemi sono ancora altri. A mio avviso, i problemi ci sono eccome, e ne ho parlato in precedenza. Oggi mi pare che il problema fondamentale sia lo smantellamento alla base dei principi fondatori dell’UE, anche attraverso la polarizzazione dell’opinione pubblica e il ritorno, preoccupante, dei complessi di superiorità nazionali (attenzione: non mi riferisco solo a uno Stato). Ma questa è un’altra Storia."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Se l'Unione europea è un esempio di democrazia io sono paragonabile ad Einsten perché so le quattro operazioni, qualche utile formula matematica e sommariamente qualche sprazzo della teoria della relatività... Ma di che si blatera in questo post di Granero. Le istituzioni europee sono qualcosa di talmente strano che è persino difficile descriverle. Sono una via di mezzo tra una consiglio d'amministrazione, gli organi di un'alleanza commerciale e le istituzioni di uno Stato vero e proprio.

L'Unione legifera continuamente norme minuziosamente idiote e molta burocrazia. Quindi il suo potere legislativo è più dannoso che utile, ed in molti sostengono con ragione che è completamente nelle mani delle lobby. Il Parlamento europeo esegue solamente ordini superiori.

Il potere esecutivo dell'Unione non proviene dai cittadini europei in forma diretta, ma dalle singole nazioni, con il risultato che vengono difesi perlopiù gli interessi delle nazioni egemoni. Non a caso di Germania e Francia. I "ministri" non hanno nulla a che fare con il Parlamento, che è un costoso "soprammobile" semi inutile. 
E' come se in Italia i ministri provenissero dalle regioni invece che in seguito alle elezioni parlamentari. E la Lombardia vi facesse sempre la parte del leone comandando a bacchetta le altre. Con un presidente del consiglio che sarebbe niente di più che un maggiordomo come lo è H. V. Rompuy.

E questa è democrazia? E poi, che c'entra e cosa importa cosa dice o non dice Farange? Si cita il Bossi inglese per caso per rendere più ridicole le critiche all'Ue? Siamo alla stesse bassezze di Scacciavillani che per svilire l'idea di nuova lira la chiama "bungalira"?

Nessun governo è stato rimosso, e dal punto di vista formale posso essere d'accordo. Ma quanti invece sono stati "accomodati"? Vorrei tanto che Granero spiegasse ai lettori de IlFattoQuotidiao.it da dove saltano fuori Monti, Letta (non ci doveva essere Bersani li?) e perché Napolitano è stato votato per la seconda volta alla Presidenza, cosa mai avvenuta prima. Chi ha imposto all'Italia questi splendidi governi campioni dell'austerità e difensori a spada tratta delle scelte compiute all'estero?

Invece non si può non vedere nella Troika un ente democraticissimo e simpaticamente accettato dalle popolazioni di cui si prende cura. Se la Commissione non è un parafulmine è comunque complice in tutte le nefandezze compiete a suo nome dalla Troika. Si tratta in realtà di null'altro che commissari fallimentari che si intromettono negli affari di uno Stato sovrano, imponendo decisioni sulla pelle dei cittadini, che di sicuro non hanno mai votato questi signori.

Se quella di Granero doveva essere un chiarimento ed una difesa dei "valori" dell'Ue e dell'euro, mi pare si sia trasformata nella solita cialtronata del partito unico dell'euro. Che non vuole ad ogni costo discutere e aprire gli occhi sulla situazione disastrosa in cui versa l'Italia, e buona parte della zona euro a causa della decisione folle di adottare l'euro moneta unica, prima di aver fatto una vera riforma politica in senso democratico e una completa uniformazione economica dell'Europa.

lunedì 26 agosto 2013

La crisi economica porterà la guerra vera?

(portaerei Garibaldi)

Continuo a rimanere impressionato ed interdetto di fronte l'aumento di spesa militare italiana, soprattutto alla luce della tremenda crisi in cui siamo immersi da due o tre anni.
Dietro a questo aumento della capacità bellica italiana e relativa spesa in armamenti ci possono essere motivazioni poco nobili, come una corruzione che segue vie internazionali poco perseguibili dalla magistratura italiana. Se si guarda alla vicenda degli arei F35, vista l'ondata di critiche internazionali piovute su questo bidone volante, il primo impulso è quello del pensare male, che come dice il detto popolare, non è cosa bella ma il più delle volte si indovina la verità.

Eppure ci deve essere qualcosa di più, qualche preoccupazione a livello internazionale, di cui non siamo informati a dovere. Molti, al riguardo della vicenda degli F35, si chiedevano perché l'Italia non avesse optato per l'aereo militare europeo Eurofighter. In realtà l'Italia si appresta ad acquistare anche una notevole quantità di questi velivoli. In sostanza non ci facciamo mancare nulla:

"quest'anno i fondi per l'acquisto di armamenti aumentano in modo clamoroso rispetto al 2012: complessivamente saranno 5,5 miliardi di euro, grazie al contributo del ministero dello Sviluppo Economico che mette a disposizione 2.182 milioni per comprare sistemi militari.
...
Gran parte di questi soldi servono per finanziare l'acquisto dei caccia europei Eurofighter. Mentre si discute dei costi del Lockheed F-35 - stimati in 12 miliardi di euro - si scopre che il preventivo per gli Eurofighter italiani ha superato ogni record: il documento ufficiale indica in 21,1 miliardi di euro la spesa per questi aerei.
...
Nel corso del 2013 soltanto per comprare gli Eurofighter il ministero Sviluppo Economico spenderà 1182 milioni di euro, mentre quello della Difesa sborsa mezzo miliardo per gli F-35."

(www.wallstreetitalia.com)

Ma non è solo questione di rafforzare l'aeronautica militare, l'aumento di spesa militare riguarda anche altri settori della difesa:

"Tutto il budget per le forze armate è cresciuto nel 2013. Esclusi i carabinieri, ci saranno 14,4 miliardi di euro contro i 13,6 miliardi del 2012 - quando la spending review si è abbattuta sui conti - e i 14,3 miliardi del 2011, ossia prima che la crisi si abbattesse sulla vita degli italiani. Il problema è che i due terzi dei soldi servono per gli stipendi.
...
Oltre all'Eurofighter, il dicastero di Flavio Zanonato si accollerà le fregate Fremm (5,6 miliardi per le prime sei); i blindati da combattimento Freccia (1,5 miliardi per 249 veicoli); i jet d'addestramento Aermacchi M-346 (220 milioni per la prima trance); i gadger elettronici per il "Soldato futuro" (800 milioni); gli elicotteri NH-90 di Esercito e Marina (3.895 milioni) e gli Agusta AW-101 dell'Aeronautica (740 milioni).
...

Ancora più frammentato il finanziamento dei nuovi satelliti spia Cosmo SkyMed. La Difesa ci mette 229 milioni, altri 500 circa li tirano fuori il ministero dell'Università e Ricerca e l'Agenzia Spaziale.

Il solito Sviluppo Economico contribuisce ai 300 milioni dei satelliti Sicral per le comunicazioni. Per le nostre sentinelle orbitanti i generali prevedono di spendere circa mezzo miliardo in tre anni, inclusi 170 milioni per lo 007 delle stelle Opsat 3000 acquistato in Israele: risorse superiori a quelle per equipaggiare l'Esercito.

E non sono gli unici stanziamenti a favore dell'intelligence militare. Una fetta consistente dei 1.200 milioni che si sborseranno per i "sistemi C4" servirà per aerei radar e droni: 580 milioni per acquisire due fantascientifici jet Gulfstream Caew prodotti in Israele, vere centrali di spionaggio volanti. Altri 211 milioni sono il contributo italiano per la discussa squadriglia di velivoli-robot Global Hawk voluta dalla Nato.
...
L'Esercito spende soprattutto per gli elicotteri: i grandi Chinook presi negli Usa costano 974 milioni. Poi ci sono 202 milioni per acquistare 479 camionette Lince con protezione migliorata. La Marina sta completando la nuova flotta di sottomarini: i quattro modernissimi U-212 costeranno 1.885 milioni. Il documento rivela il prezzo finale della portaerei Cavour: 1.390 milioni. Le due ultime fregate Orizzonte consegnate invece verranno 1.500 milioni, con rate fino al 2020."

Perché un rafforzamento così poderoso del nostro esercito, cosa si teme? Siamo prossimi ad essere coinvolti in una grande guerra regionale dall'Iran all'Africa del nord?

E possibile che l'acuirsi delle varie crisi economiche che sconvolgono il mondo produca un conflitto armato. La storia insegna che molto spesso è accaduto questo. Se così fosse, ci sarebbe una responsabilità criminale in chi ha fatto determinate scelte economiche in questi anni, ben sapendo che avrebbero provocato una crisi di sistema e alla lunga conflitti armati. Eppure a leggere la concatenazione degli eventi sembrerebbe vedere una certa consequenzialità: prima si inventano strumenti finanziari per far arricchire pochi a discapito dei molti, pi si scaricano gli errori finanziari sui debiti di banche e Stati nazionali, il tutto generando povertà, svalutazioni ed inflazione a cominciare dai paesi più deboli del secondo e terzo mondo, poi si osserva e molto spesso si fomentano rivolte e rivoluzioni, e poi si perviene alla guerra vera e propria per riportare tutto alla normalità e ricominciare lo sporco giochetto. E di nuovo qualcuno si arricchisce vendendo armi...

Lungo le sponde del Mediterraneo questo è il film che si sta proiettando da un po' di tempo. Tunisia, Libia, Egitto ed ora la Siria si appresta al momento clou della sua crisi, cioè all'intervento "umanitario" sotto l'egida dell'Onu se possibile, altrimenti anche sotto le bandiere Nato come in Libia.

"Siria: Il Gas Nervino è il Segnale che l’Invasione è Pronta?

Al di la di quanto ci hanno fatto vedere i media non sapremo mai se sono state veramente usate le così dette “armi di distruzione di massa” (Gas Nervino) in Siria ed eventualmente da chi, se dal governo Siriano oppure i così detti ribelli.
...

Mettiamo insieme le notizie riportate dai media (i fatti sono un altra questione):
- Il presunto attacco con i Gas sarebbe avvenuto alle 6 del mattino (ora italiana, le 7 ora Siriana) di Mercoledì 21 Agosto a Ghouta, città dell’est Siriano
- il presunto attacco con i gas è stato denunciato da organi di informazione dell’opposizione armata al governo Siriano e documentata ieri con una serie di video su youtube in cui comunque NON è possibile capire la veridicità delle immagini (link attenzione immagini piuttosto crude)
- il Ministro degli Esteri Francese ha immediatamente “chiamato” l’uso della forza (ovviamente se fosse confermato l’uso del gas da parte di Assad) per punire il regime Siriano a prescindere dalle decisioni dell’Onu.
- Il presunto attacco del governo Siriano contro i così detti “ribelli” sarebbe avvenuto in concomitanza con una missione ONU sul suolo siriano per verificare la situazione sul campo.
Le Figarò riporta che commandos Israeliani e Americani siano entrati in azione in Siria da metà Agosto, cioè PRIMA del presunto attaco coi Gas di l’altro ieri.

Facciamo un passo indietro:
- l’amministrazione russa ha fatto trapelare che una delegazione dell’Arabia Saudita ha chiesto la fine dell’appoggio ad Assad in cambio di una commessa militare da 15 miliardi di dollari. L’incontro è avvenuto il 31 Luglio scorso (link)

Commento

Partirei da questo ultimo fatto inaudito. Dubito che l’Arabia Saudita si sia mossa con un proposta di tale portata di sua esclusiva iniziativa, mi pare più verosimile che i 15 miliardi di commesse alla russia siano state una gigantesca mazzetta occidentale per togliere di mezzo il vero ostacolo all’invasione da parte delle forze militari occidentali. Peraltro una mossa così spregiudicata denota una certa “disperazione” nel non riuscire a risolvere la questione Assad.

L’impressione è che le forze occidentali (la Nato? Un sottoinsieme della Nato + Israele?) vogliano forzare la mano e attaccare la Siria a prescindere dalle risoluzioni dell’Onu.

La questione di più difficile lettura rimane l’atteggiamento Russo, Vladimir Putin al solito farà ciò che è bene per la Russia e per i Russi. Il che potrebbe anche comprendere la fine di Assad se il prezzo pagato sarà sufficientemente alto. "

(www.rischiocalcolato.it)

E l'Egitto non è ben messo come noto, ma la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Secondo qualcuno anche questa nazione seguirà lo stesso destino di altre sulla sponda sud del Mediterraneo:

"Se vogliamo capire le prossime tendenze di una società, dobbiamo prendere in considerazione che esiste una manipolazione esterna.
...
Quando fu rovesciato Mubarak non era ancora il momento giusto. I media mainstream hanno fatto una partenza falsa. Se il bersaglio vero è il dollaro USA e l'Egitto è solo una diversione, quest'anno si è presentata l'occasione perfetta per giustificare il fallimento, ormai evidente, come stimolo dell’economia, del Quantitative Easing.
Stante la situazione attuale, il regime militare egiziano che ha rovesciato Mohammed Morsi ha completamente tagliato fuori dal processo politico i Fratelli Musulmani
...
Ma il vero combattimento comincerà probabilmente presto, quando l'attuale governo chiederà di sciogliere gli stessi Fratelli Musulmani. Allo stesso tempo, l'odio per gli Stati Uniti e il suo costante sostegno, alla base del potere in Egitto - indipendentemente da chi sieda sul trono - sta crescendo a un ritmo febbrile in tutta la regione. Questo non è salutare per la vita del petrodollaro nel lungo periodo.

E' importante che gli americani capiscano che, quando si parla di Egitto non si tratta di prendere una posizione. Il problema qui è che le circostanze sono quasi mature per la guerra e che se scoppierà una guerra, sarà di grandi dimensioni e danneggerà i mercati petroliferi. Il Canale di Suez vede passare quasi l'8% del commercio marittimo mondiale e 4,5 milioni di barili di petrolio al giorno passano attraverso questo corridoio. Già, i prezzi del petrolio hanno registrato un'impennata per la semplice minaccia del blocco di Suez (come avevo previsto). E questa volta, la nazione non ha intenzione di tornare indietro. Un conflitto estenuante è sicuro, data la natura del colpo di stato militare in atto e vista l'opposizione irremovibile della popolazione musulmana.

Stranamente, ci sono ancora certi mainstream che continuano a sostenere che Suez "non chiuderà mai" perché "è troppo importante per l'economia egiziana". L'importanza di Suez però, per il governo egiziano, sarà irrilevante se scoppierà una rivoluzione. Suez chiuderà proprio perché non resterà più nessuna struttura per mantenere il canale aperto. Nel frattempo, i prezzi del petrolio continueranno a salire e la diffidenza verso gli Stati Uniti continuerà ad inasprirsi."

(www.comedonchisciotte.org)

E qui sta probabilmente il punto centrale di tutta la questione, in cui forse verrà coinvolta l'Italia. Il mantenimento dell'apertura del Canale di Suez, quando a causa della guerra civile, l'Egitto non sarà più in grado di sorvegliare e garantire il transito alle navi commerciali dall'oceano indiano al mediterraneo e viceversa.

Ed inoltre la questione potrebbe complicarsi ulteriormente viste le tensioni con l'Iran nel caso venisse invasa la Siria, e per le tensioni all'interno della società in Arabia Saudita. Siamo molti vicini al punto di deflagrazione di una grande bomba all'interno del mondo islamico. Con in più Libia, Tunisia ed Algeria non ancora del tutto pacificate e percorse da numerose tensioni politiche interne. La Libia rischia addirittura di dividersi in due nazioni in lotta fra loro.

La situazione nell'Arabia Saudita è la più misteriosa, in quanto da quel regime non filtra nessun dissenso ufficiale:

"Il rapporto tra Stati Uniti e Arabia Saudita è contemporaneamente simbiotico e parassitario, a seconda di come si guarda la situazione. I primi pozzi petroliferi e le prime estrazioni in Arabia Saudita furono fatte dai cartelli petroliferi internazionali della Royal Dutch Shell
...
Come membro fondatore dell’ OPEC, l'Arabia Saudita è stata una delle poche principali nazioni produttrici di petrolio che mantenne un oleodotto diretto che by-passava il Canale di Suez. (La pipeline fu poi chiusa nel 1983). Questo permise alla Standard Oil e agli Stati Uniti di rientrare in punta di piedi in Egitto per lavorare sulla instabilità interna, che già si sentiva e che alla fine culminò nella guerra civile del 1952. All’epoca erano considerati fantocci dell'Impero britannico e le classi dirigenti d'Egitto furono rovesciate dai Fratelli Musulmani, fatto che determinò la scomparsa della sterlina britannica come Top petro-Pound e come valuta di riserva mondiale.
...
In apparenza, l'Arabia Saudita sembra aver evitato gli effetti del clima della Primavera Araba, ma non è tutto come sembra. La defezione del principe saudita Khalid Bin Farhan al-Saud ha fatto sorgere domande sorprendenti sul vero stato di salute del gigante tra i produttori di petrolio.

Credo che questa defezione sia solo l'inizio dei problemi dell’Arabia Saudita e che il più grande partner petrolifero dell'America stia per assistere ad un tumulto interno che destabilizzerà le spedizioni di petrolio in tutto il mondo. Il sostegno dell'America ad una monarchia, tanto brutale con la sua popolazione, potrà solo accelerare la fine dell'uso del dollaro nel commercio mondiale del petrolio, soprattutto se questi regimi fantoccio saranno rovesciati.

A chi dubita che l'Arabia Saudita sia sulla strada di una disgregazione sociale, vorrei domandare perché questo paese abbia sentito la necessità di sovvenzionare con miliardi di dollari la nuova giunta militare egiziana al potere.

Mentre il paese serve, in certi casi, come prestanome dell'Occidente, il governo saudita teme che il successo di idee dissenzienti possa raggiungere i suoi confini. 


Ma probabilmente la strada che porterà ad una rivolta in Arabia Saudita è ancora molto lunga, per il semplice fatto che il regime saudita ha le risorse per comprare il consenso. Bisognerà che crolli il mercato del petrolio prima di vedere le piazze di Riyadh riempirsi di contestatori e barricate.
Invece, complice il regime islamico al governo, l'Iran potrebbe facilmente essere coinvolto in uno scontro regionale.

"Il fatto che il governo americano abbia creato uno stato di fatto con la rivolta siriana e il suo finanziamento e con l’armamento degli agenti di al-Qaeda ha comprensibilmente irritato molte nazioni del Medio Oriente, compreso l'Iran. L'Iran si trova sulla via del petrolio più importante del mondo: lo Stretto di Hormuz. Circa il 20% delle esportazioni di petrolio di tutto il mondo vengono spedite attraverso Hormuz, e la stretta insenatura è incredibilmente facile da bloccare, basterebbe far affondare qualche nave cargo. In realtà, questa tattica è esattamente quella che l'Iran si è abituato ad usare per neutralizzare qualsiasi progetto di invasione USA / Israele. Una presenza degli Stati Uniti o della NATO sulla terra o nello spazio aereo della Siria, dell'Egitto o dell'Iran molto probabilmente potrebbe provocare la chiusura dello Stretto di Hormuz e forti aumenti dei costi della benzina, che gli americani non si possono permettere. "
(www.comedonchisciotte.org)

Mi risulta incomprensibile al momento capire da dove possa arrivare una minaccia o un coinvolgimento dell'Italia. La difesa delle rotte commerciali di Suez potrebbe essere un buono spunto, ma non escluderei la formazione di un fronte unico islamico dall'Iran, ai Fratelli Mussulmani, fino agli alquedisti sparsi ovunque fino all'Algeria. In tal caso la nostra posizione immersa nel Mediterraneo diventerebbe molto scomoda.

domenica 25 agosto 2013

Cambiare la legge elettorale

(trend coalizioni ultime elezioni)

Sinceramente provo una certa irritazione quando giornalisti, commentatori e politici dichiarano solennemente che ora non si può votare perché deve essere cambiata la legge elettorale. Innanzi tutto lo si ripeteva già con il governo Monti, ma la riforma non si fece per irresponsabilità di Monti stesso che si dimise in anticipo mettendo una fretta sospetta (e poi inutile se intendeva avvantaggiarsene) alla fine della legislatura.

E poi questo ripetere continuamente uno slogan inutile non ha alcun senso, serve solo a dimostrare che si è nel solco della "moda del momento" che impone di dire la frase "cancelliamo il Porcellum", altrimenti non si è abbastanza trendy. Soprattutto a sinistra.

Abolire il Porcellum perché? I motivi dovrebbero essere essenzialmente due: primo perché non consente l'indicazione sulla schede delle preferenze dell'elettore; secondo perché non c'è un limite "minimo" di voti sotto il quale non si applica il premio di maggioranza. Per assurdo potrebbe usufruire del premio di maggioranza una coalizione che arriva al 10% se tutte le altre arrivassero a percentuali inferiori. Inoltre la Cassazione nel 2013 ha bocciato il premio di maggioranza squilibrato fra Camera e Senato, e la sua evanescenza ed inutilità per quanto riguarda la governabilità:

"Dopo otto anni e tre elezioni, la Cassazione boccia il Porcellum.
...
Le critiche di piazza Cavour riguardano soprattutto il premio di maggioranza al Senato, che pone “dubbi di legittimità costituzionale per la mancanza di una soglia minima di voti e/o seggi” e per “un meccanismo irrazionale che di fatto contraddice lo scopo che vuole perseguire”, ovvero assicurare la governabilità. “Il bonus diverso per ogni regione”, aggiunge la Cassazione, “porta a una sommatoria casuale dei premi regionali che finiscono per elidersi tra loro e possono addirittura rovesciare il risultato ottenuto dalle liste e coalizioni su base nazionale”.
...
La Cassazione avanza poi ”dubbi” di costituzionalità sul meccanismo delle cosiddette liste bloccate, sottolineando che, con tale legge, è in gioco la libertà del voto
...
E bacchetta ancora il premio di maggioranza. “Si tratta – scrive piazza Cavour – di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano”. “Dall’altro – scrive ancora la Suprema Corte – esso provoca una alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l’altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura”. Da qui la sua manifesta “irragionevolezza” in base all’art. 3 della Costituzione nonché la lesione “dei principi di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica”."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Sono tutte critiche assolutamente condivisibili, ma al contempo mi viene da chiedere a chi continua a ripetere meccanicamente il mantra "abolire il porcellum": ma che cosa si vuole al suo posto? Perché in Italia abbiamo sempre il solito vecchio vizio di dire quello che non funziona ma di non proporre un'alternativa.

E poi comunque, anche alle critiche della Cassazione si può controbattere che ci fu un ampio dibattito pubblico in Italia che portò alla nascita di leggi elettorali orientate al porcellum. 
Ad un certo punto si cominciò a dire e scrivere tutto il male possibile delle preferenze, perché a Napoli i camorristi compravano il voto per il tale e per tal'altro, e lo stesso faceva la Mafia in Sicilia. Si doveva assolutamente evitare questo scempio, e quindi via le preferenze dalle schede.
E poi ci fu il dibattito sull'ingovernabilità causata da leggi elettorali troppo proporzionali che consentivano a partiti dello zero virgola di diventare troppo influenti e provocare persino la caduta di governi. E allora ci fu una continua ricerca di sistemi per attenuare il proporzionalismo del nostro sistema.

Queste modifiche alla legge elettorale hanno di fatto trasformato la nostra repubblica a base parlamentare, in una specie di repubblica del premierato. Con i premi di maggioranza si coalizza attorno al nome di un pretendente alla Presidenza del Consiglio una struttura di partiti alleati che di fatto impongono al Presidente della Repubblica quel nome e quella scelta. Andando contro a quanto stabilito costituzionalmente, dove si prevede sia il Presidente a nominare il Primo Ministro e non la volontà popolare. Si può questionare sul fatto che il sistema costituzionale sia sufficientemente democratico (per me non lo è), ma è evidente che la Costituzione materiale sia stata superata da una serie di leggi elettorali.

Detto questo, è necessario che si ritrovi chiarezza. Si vuole cancellare il Porcellum? va bene, ma si dica chiaramente per cosa ci si batte, cosa si vuole al suo posto. Ogni opzione è legittima, ma ogni opzione ha delle conseguenze.
Con il ritorno alle preferenze si torneranno ad avere delle distorsioni e delle ingerenze della criminalità, ma non solo. Sarà avvantaggiato chi avrà più soldi da destinare alla campagna elettorale. Non è che le cose cambieranno molto rispetto ad oggi comunque, dove i posti migliori in lista sono occupati dai personaggi più "potenti" nei partiti. Con le preferenze almeno dovranno verificare il loro grado di simpatia presso gli elettori.

Con il ritorno al proporzionale, è ovvio che ci sarà un ritorno ad accordi opachi in Parlamento. Inoltre i partiti si rimangeranno le promesse elettorali ancora più velocemente che con il premio di maggioranza, in quanto per forza di cose dovranno mediare fra più esigenze politiche per ottenere la maggioranza. Inoltre i governi torneranno ad essere effimeri come nella prima repubblica (cioè con una media di uno all'anno), mentre con il premio di maggioranza la durata dei governi è aumentata notevolmente. Non è un caso che il governo Monti e probabilmente il governo Letta durano e dureranno poco. Perché sono governi nati da accordi fra singoli partiti slegati dalle rispettive coalizioni.

Se poi si vuole fare una ulteriore critica alla Cassazione, si potrebbe affermare che in realtà la forte differenza nel premio di maggioranza fra Camera e Senato è addirittura salutare e rende quasi inutile un limite inferiore all'applicazione del premio.
Infatti quando si confrontano coalizioni molto forti, una delle due vince e si ha un governo stabile sia alla Camera che al Senato (almeno nei numeri per es. il quarto governo Berlusconi); quando le coalizioni sono deboli o troppe, la legge diviene nei fatti quasi un proporzionale. O meglio una coalizione troppo piccola non può intestarsi totalmente il premio di maggioranza al Senato. Si tratta evidentemente di un sistema contorto che poggia su troppe variabili, quindi non del tutto giusto.

Però diciamo la verità, sarebbe stato giusto far vincere la coalizione di centro sinistra con un premio di maggioranza in questa tornata elettorale avendo essa conquistato solo un terzo dei voti (anzi meno considerando gli astenuti)? Secondo me no.
Prima del voto si parlava di modificare il Porcellum con una soglia al premio di maggioranza. La discussione era tra il 40 e il 43%, sotto tale soglia non si avrebbe avuto diritto al premio di maggioranza. Se avesse vinto questa linea, dove il Pd spingeva per il 40% e il Pdl per una percentuale maggiore, oggi il Parlamento sarebbe stato votato di fatto con una legge elettorale proporzionale (la coalizione "vincente" di centro sinistra ha preso il 29,5% dei voti). E quindi di fatto non ci sarebbe stato scampo a un governo delle larghe intese come quello Letta.

In definitiva, credo che il problema vero delle elezioni è vincerle con programmi e persone idonee. Tutto il resto è fuffa. Il centro sinistra non ha nulla da recriminare alla legge elettorale, ma deve invece fare i conti con i suoi errori tattici: rinunciare a tutti i costi all'immagine di un vincente come Renzi per proteggere la poltrona dei dirigenti è stato un errore clamoroso, di una cecità unica. Continuare a fare la corte a Monti, malgrado ormai fosse inviso agli italiani, e snobbare le potenzialità di Grillo sono stati altri due errori clamorosi. La somma di questi ha generato la "non vittoria" con il 30% contro un'aspettativa di superamento del 40%.

Quindi prima di pensare alla legge elettorale e scaricare su di essa tutti gli strali, è bene pensare a quel che si dice e si ascolta. Se proprio si vorrà portare una modifica alla legge elettorale, credo, ma è un'opinione personale, ci si dovrebbe ispirare a quella dei comuni che grazie al doppio turno, permette di ottenere una certa stabilità di governo. Ma anche questa ha evidenti limiti di democraticità, in quanto è una legge che tende ad escludere sempre le minoranze politiche relegandole in un'opposizione impotente. Non esite di per se comunque una legge elettorale perfetta. 
La vera tragedia è poi se a questa legge imperfetta si somma una politica incapace e inconcludente, come stanno dimostrando le attuali grandi coalizioni da Monti a Letta.

sabato 24 agosto 2013

Un euro = mille lire


Ritorno su un argomento antico e per molti economisti del tutto populista. Quello dell'introduzione dell'euro e sulla cattiva gestione della procedura medesima, che si imputa a Berlusconi. Effettivamente credo ci sia stata una certa leggerezza. Non so se è da imputare completamente al governo Berlusconi, o tutti i passaggi erano già decisi dai precedenti governi Prodi, D'Alema e Amato che si erano occupati di euro.

Ma al di la di chi si dovrebbe prendere le maggiori responsabilità, l'introduzione dell'euro ha dato una percezione di raddoppio dei prezzi, o se vogliamo di dimezzamento degli stipendi. Gli economisti armati di statistiche ufficiali si accaniscono contro chiunque afferma una cosa del genere, dicendo che gli aumenti sono dovuti essenzialmente all'inflazione.

Ma più si scende nelle classi sociali italiani, più questa sensazione è forte. Forse perché aumenti esorbitanti si sono avuti nei prezzi dei beni essenziali, provocando la perdita di valore proprio dei salari più bassi. Chi guadagnava un milione e mezzo o due di lire al mese, ed aveva quindi condizioni di vita decenti, oggi si ritrova tra i 750, 1000 euro al mese che consentono una vita piuttosto grama. Molti italiani hanno accusato il governo Berlusconi di allora, di non aver provveduto ad effettuare i necessari controlli su prezzi e listini. E a questi mi associo anch'io, anche se penso che ci sarebbe stato un metodo molto semplice per farlo: continuare a mantenere ed utilizzare la lira a fianco dell'euro.

Ci sono stati diversi livelli di aumenti in più campi. Basti ricordare che un caffè nel 2000 costava 1000 lire, oggi costa un euro, un euro e dieci, cioè il doppio. Ma ci sono stati aumenti esorbitanti anche nelle tariffe dei servizi. Le bollette sono aumentate sempre più, a seguito di tutte le fasi di privatizzazioni, che sono state un sistema per trasformare monopoli pubblici, in altrettanti privati. E quindi molto più costosi.

Poi ci sono stati aumenti esorbitanti nel campo immobiliare, la casa degli italiani è diventata sempre più costosa. E questa volta, mi spiace per le statistiche degli economisti, qui c'è stato un raddoppio dei prezzi. Il giorno dopo l'introduzione dell'euro, gli agenti immobiliari hanno aggiornato il prezzo degli immobili cancellando solamente gli ultimi tre zeri (da 200 milioni a 200 mila euro per es.). Qui la speculazione è stata agevolata dall'introduzione dell'euro, dalla finta area valutaria omogenea, che ha consentito al mondo finanziario del nord Europa di venire in Italia a portare un fiume di liquidità a basso costo (come in anche in Spagna, Grecia e Portogallo). Gli immobili costavano il doppio, ma il mutuo era concesso  tutti.

Oggi la festa è finita, infatti gli immobili stanno perdendo velocemente valore (-25% circa) a causa del credit crunch bancario, ma le situazione mette in crisi l'edilizia. Infatti in questa industria, al contrario di quanto avvenuto in altri comparti sottoposti a concorrenza estera, i prezzi sono aumentati seguendo la speculazione immobiliare. Forse è stata l'unica industria a riadeguarsi al "raddoppio" dei prezzi dell'euro.

Pochi strati sociali in Italia in questi dieci anni sono riusciti a riadeguare le proprie entrate all'aumento enorme dei prezzi. Alcuni commerciati in nicchie di mercato, alcuni professionisti già affermati, pochissime industrie in campi avanzati non sottoposte alla concorrenza dell'estremo oriente. Qui non mi è chiara la strategia della classe dirigente italiana, che ha osservato e lasciato fare. Probabilmente l'idea di fondo era che se gli stipendi si svalutavano aumentava di contro la mitica "competitività" liberista e quindi il paese si avvantaggiava. Purtroppo questa è una competitività debole, non basata su maggiori competenze e idee migliori, ma solo sul taglio dei costi.

Ma il calcolo è stato sbagliato in pieno: l'unico risultato ottenuto è stato quello di distruggere la domanda interna. Una volta consumati i risparmi in precedenza accumulati, molti italiani si sono ritrovati in bolletta. E questo effetto ha provocato un circolo vizioso: caduta della domanda, chiusura di aziende, licenziamenti, ulteriore caduta della domanda e il ripetersi del giro vizioso.

Questo conferma un dato strabiliante: l'Italia è veramente un paese un tempo ricco e tenace. Gli italiani hanno resistito a 10 anni di dimezzamento del loro potere d'acquisto, alla distruzione di quasi un terzo della potenzialità manifatturiera, alla concorrenza dei paesi emergenti, all'aumento di tasse enorme per riuscire a rimanere nell'area euro, ed al momento, a parte alcuni acquisti di titoli pubblici da parte della Bce, non abbiamo ancora ricevuto un euro di aiuto dall'Europa. E siamo ancora qui, malconci ma ancora vivi.

La storia non si fa con i "se", ma ogni tanto penso che se la doppia circolazione euro/lira fosse ancora in vigore oggi, difficilmente avremmo osservato un'escalation di aumento dei prezzi a cui abbiamo assistito in questi anni. Un aumento che ci ha tramortito, che ha generato confusione grazie alla facile erronea equivalenza di un euro uguale mille lire, ma di cui molti si sono accorti. Anche in questo caso i media main stream non hanno fatto il loro lavoro. Non hanno fatto inchieste serie e hanno fatto di tutto per sopire le proteste, semplicemente non parlando del problema.

Oggi con l'austerità in effetti si tenta di tornare indietro di dieci anni. L'austerità serve anche a deflazionare prezzi e stipendi. Si vorrebbe in effetti far tornare il caffé a 55 centesimi. Ma ora è molto complicato raggiungere l'obiettivo senza produrre nova povertà e disperazione, sarebbe stato più semplice mantenere vitale la lira, anche senza stampare più banconote, ma continuando a scrivere i prezzi sui cartellini in lire (con la stessa visibilità degli euro) e continuando ad accettare vecchie banconote. I prezzi sarebbero aumentati comunque, ma probabilmente con un ritmo molto inferiore. Oggi ci ritroveremo quindi in una situazione migliore di quella che viviamo.

venerdì 23 agosto 2013

In arrivo un somma impressionante di crisi?

Ben Bernanke all'opera

Avevo già valutato quest'ipotesi in un post precedente dal titolo La crisi mista che verrà (16 febbraio 2013). Elencavo fra le crisi che potevano sommarsi quella del debiti sovrani europei, del fiscal clift americano e del debito Usa, quella della guerra valutaria innescata con i Quantitative easing del Giappone, quello della classe media mondiale che non è più in grado di sostenere un'adeguata domanda, eventuali conflitti armati a cui oggi rischiamo di aggiungere quello latente in Egitto. Altre crisi le avevo già trattate in un post del 2012 ("Prima o poi le bolle scoppiano"): le bolle speculative immobiliari, sui titoli di Stato, sulle monete, il sistema dei derivati ecc.

Oggi si vanno delineando meglio i contorni di questa somma di crisi, e di altre all'epoca non valutate e non previste sia in ambito internazionale che casalingo.
Intanto da febbraio il mondo dell'economia e non solo ha subito varie "scosse" non proprio confortanti:

"... tonfo di Tokyo, il peggiore dallo tsunami di due anni fa (- 7,32% nda). Il FTSE MIB chiude in pesante calo a -3,06%."

"... il panico che alla fine è arrivato sul mercato dei Titoli di Stato Giapponesi. Per la terza volta in 8 sedute, il mercato sui titoli di stato giapponesi è stato fermato per eccesso di ribasso"

"... "«Il nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta» .... Così il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, "

"... scossa politica:

"... Silvio Berlusconi, è stato uno dei "responsabili di vertice di tale illecita complessa operazione", un sistema che ha portato avanti per anni, anche da premier, con la gestione di una "enorme evasione fiscale"."


Le cose naturalmente, invece di migliorare vanno peggiorando.

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L'Europa non ha risolto le sue infinite crisi, anzi si continua a negare l'evidenza di un fallimento di governo europeo, come l'evidenza del fallimento della Grecia:

"Anche se non la cita espressamente, la Grecia è uno degli snodi più complicati della campagna elettorale che la cancelliera uscente Angela Merkel sta affrontando in questi giorni. Perché è un banco di prova altamente scivoloso, perché da almeno sei mesi analisti e tecnici convergono sul fatto che ad Atene i conti non tornano e il Paese non sarà in grado di restituire il fiume di denaro che gli è stato prestato a tassi di interesse altissimi, perché la Grecia altro non è che una possibile anticamera per altri palcoscenici in preallarme.
...
A cinque settimane dalle urne a cui tutte le cancellerie si preparano con attenzione, Schaeuble ammette apertamente che qualcosa non è andato per il verso giusto nella crisi greca, e quindi in quella europea, sconfessando di fatto i teoremi fin qui sostenuti da frau Angela. Incassando il no francese con le barricate da Parigi, dove il ministro delle Finanze Pierre Moscovici in un’intervista radiofonica ha sottolineato di non vedere “alcuna urgente necessità di nuovi progetti di aiuti per la Grecia”. Un taglio del debito greco per tutti gli esperti è considerato inevitabile tuonano invece gli economisti del partito Alternativa per la Germaniache, al di là della condivisibilità del programma elettorale fondato sull’uscita dall’euro, mostrano quantomeno di saper fare i conti. E accusano Schaeuble, quindi la cancelliera Merkel, di aver sistematicamente mentito dopo l’introduzione dell’euro, ignorando tutte le voci di allarme ed emarginandole.

Solo lo scorso 12 Agosto Schaeuble aveva sottolineato che non ci sarebbe stata nessun’altra occasione di riflessione su altre agevolazioni finanziarie per la Grecia; come dire che il caso era chiuso con l’accordo del novembre scorso. "

(www.ilfattoquotidiano.it)

La telenovela greca (più quella portoghese e spagnola) ha ormai più puntate di Beautifull. E questo perché? Per un motivo semplice e lapalissiano. La politica di austerità voluta ed imposta dai tedeschi non funzionerà mai.

Se poi guardiamo ai conti di qualsiasi paese europeo che non sia la Germania è un disastro diffuso. Non solo la Spagna, il Portogallo e l'Italia vedono esplodere i debiti pubblici, ma anche i virtuosi olandesi, e i finti virtuosi francesi che vantano una crescita del secondo trimestre grazie a deficit fuori controllo e conti dello Stato in pericolo (vedi "Nella ripresa europea vince Keynes vs austerity" e "Sapir: Crescita? Quale crescita? - vocidallestero.blogspot.it")
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Negli Stati Uniti per ora è stato superato il problema del fiscal compact (fine delle agevolazioni fiscali) e del tetto del debito. Ma si presenta un altro pericolo più insidioso: il tapering. L'assottigliamento delle politiche di Quantitative easing, ormai direi inevitabile (vedi "Non c'è scampo al tapering" e "Qe all'infinito? molto improbabile - www.rischiocalcolato.it"). Gli Stati Uniti sono "carnefici" che rischiano di trasformarsi in "vittime" della guerra valutaria. Ormai una guerra che sta travolgendo nazioni in via di sviluppo importanti e gigantesche.

India, Brasile, Sud Africa, Indonesia, Russia, Turchia, Egitto e forse fra poco Cina rischiano di essere travolti da svalutazioni monetarie e iper inflazione. Per questo gli Usa non potranno che imboccare la strada del tapering, sperando non sia troppo tardi per la salute del dollaro.

"I governatori della Federal Open Market Committee appaiono divisi sulle tempistiche del tapering off, cioé della riduzione degli acquisti di bond.
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Alcuni governatori vorrebbero che la riduzione iniziasse «presto», forse dunque già in settembre (la riunione del Fomc sarà il 17-18 ottobre) mentre altri consigliano «pazienza» spostando l'arco temporale verso fine anno o inizio 2014."
(www.ilsole24ore.com)

Ormai non è più questione di se, ma di quando attivare questa ritirata strategica.

Ma il tapering può provocare una crisi finanziaria micidiale facendo crollare il mercato borsistico mondiale come nel 2007-2008. Attualmente le borse sono cresciute contro ogni evidenza economica, malgrado una crisi generale pesantissima. L'unica fiducia dei mercati era nei continui Quantitative easing della Fed, e poi del Giappone. Se dovesse venir meno questa fiducia sarebbe la catastrofe finanziaria mondiale.
E bisogna dire la verità, almeno la borsa americana è ormai matura e pronta ad un'inversione di rotta. Nei post successivi tanti segnali di pericolo raccolti in questi ultimi mesi:

"Cinque anni di steroidi nelle borse" con un grafico che evidenzia quanto i rialzi di borsa dipendano al 90% dai Qe;
"Attenzione: pericolo Dow Jones" un grafico che mostra la formazione di una figura di inversione;
"Arriva l'inverno: compratevi un buon cappotto" con analisi particolari dei cicli economici che evidenziano l'arrivo di una "cattiva stagione";
"Sale ancora o crolla?" sull'ottimismo "spaccone" degli operatori di borsa;
"Wall Street, l’isola felice (che non c'è)" sull'ottimismo incerto degli operatori di borsa;
"Attenzione su Wall Street: un grafico molto chiaro" perché dai grafici si evidenzia che sono stati raggiunti picchi mai superati;
"La borsa usa in bolla" e l'economia non se ne avvantaggia;

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Sulla classe media è inutile qualsiasi analisi, basta dire che negli Usa vivono con i food stamps (tessera alimentare come in guerra) e lavori precari circa 50 milioni di americani, quasi un sesto della popolazione. E in Italia quest'anno hanno potuto permettersi una vacanza solo il 45% degli italiani:

"Rispetto agli anni passati cresce di circa 6 milioni il numero di italiani che, a causa delle difficoltà economiche, non potrà permettersi una vacanza e rimarrà a casa. La maggior parte delle famiglie che decideranno di partire trascorrerà fuori casa un periodo compreso tra i 7 e i 10 giorni (circa il 50% del totale), mentre il 35% opterà per una vacanza di 14/15 giorni. Solo il 15% di chi parte trascorrerà più di 15 giorni fuori casa."(www.repubblica.it)

Tanto che quest'anno sulle autostrade ci sono stati giorni di "bollino rosso" ma quasi mai di "bollino nero".
In quasi tutto l'occidente la fascia media della popolazione è in forte affanno, mentre nei paesi emergenti fatica a formarsi una classe media.

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Anche sui conflitti armati è quasi inutile aggiungere ulteriori commenti, i telegiornali li guardiamo tutti.

"Il nord Africa è di nuovo pronto ad esplodere. L'Egitto si sta trasformando in un Afghanistan a pochi chilometri dalle nostre coste, avendo come confinati quei libici che senza Gheddafy vivono in piena anarchia, senza un vero potere politico, senza polizia nelle strade sorvegliate da bande armate. Dove facilmente i Fratelli Mussulmani egiziani, o frange impazzite del mondo estremista, potranno andare a fare la spesa e comprare armi all'ingrosso. E poco più sotto c'è il Ciad, un'altra terra devastata da guerriglia civile, dove poter comprare armi e reclutare i fanatici dell'Africa continentale.

E le cose non si sono ancora sistemate nemmeno in Tunisia, e men che meno in quel magma ribollente che è l'Algeria. L'Algeria dove tutto tace in attesa che la casta del regime decida chi sarà il nuovo presidente, garante di tutte le tangenti e di tutta la corruzione.
In tutto questo casino, di cui in parte dobbiamo ringraziare gli "amici" europei ed americani, oggi la situazione di Israele appare persino le meno preoccupante. Una nazione osteggiata dal mondo arabo, che si ritrova immersa in un mondo arabo in conflitto con se stesso: verso est il Libano e la Siria in qualche modo parte dello stesso conflitto con alle spalle gli iraniani, verso ovest l'antico nemico egiziano della guerra dei sei giorni, che si avvia a diventare pericolosamente instabile.

E noi italiani stiamo a guardare il mare nostrum diventare improvvisamente inagibile, se non per gli scafisti e i profughi, infuocato dalle guerre e commercialmente inutile. L'Europa del sud è schiacciata dalla crisi, e il suo mare è stato reso inutilizzabile non soltanto dalle primavere arabe, ma anche dalle portaerei francesi, inglesi ed americane."

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E poi dobbiamo anche guardare in casa nostra, dove la situazione politico-giudiziaria rischia di esplodere da un momento all'altro: il Pd non vuole cedere su sacrosanti principi di legalità, il Pdl non vuole cedere su sacrosanti diritti alla propria sopravvivenza.

E' iniziato il countdown del governo Letta: Berlusconi gli ha dato i 10 giorni di preavviso prima del licenziamento in tronco. Sarà crisi? Si troverà un accordo? Non sono in grado di dirlo, ma storicamente le crisi di governo in Italia hanno un andamento standard: quando se ne comincia a parlare dopo qualche settimana avvengono. Poi si mettono delle toppe alla maggioranza risicata (tipo i responsabili o i ribaltonisti) e si forma un nuovo traballante governo, che entro breve tempo, non più di un anno, cade e si va alle elezioni.

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Riassunto di tutto questo? Un combinato di crisi economica, finanziarie e politica da brivido. 

Per noi italiani significa ritrovarci in poco tempo, nel caso di crolli borsistici importanti ed estesi, con una crisi dello spread, con gravi problemi alle banche legate a doppio filo con lo spread, con una crisi finale della zona euro, con la conseguente crisi delle finanze pubbliche, con una crisi delle esportazioni a causa del crollo dei mercati dei paesi emergenti e quindi ulteriore crollo del nostro Pil, e se tutto va come è sempre andata, una crisi politica che potrebbe diventare crisi di sistema dove nessuna parte politica è più in grado di imporsi e governare (un altro Parlamento di 1/3+1/3+1/3 di tre forze incompatbili).