sabato 17 agosto 2013

Il "ribellismo" degli ultimi tempi


Era successo anche a Monti, quando aveva intuito che la storia del suo governo era segnata. Era diventato improvvisamente critico con l'austerità, affermando appunto che i "compiti a casa" erano stati svolti, era giunto il momento degli investimenti per la crescita di cui l'Europa avrebbe dovuto farsi carico.

Oggi capita la stessa cosa a Letta:

L'Italia "Può, invece, farcela e tornare a competere solo dentro un’Europa più solida e unita, anche e soprattutto sul piano politico. Parlo però - e ne parlerò nel mio intervento a Rimini - di un’Europa diversa da quella che abbiamo osservato in questi anni di crisi.

A quale Europa si riferisce?
Non l’Europa del rigore e basta, ma l’Europa dei popoli, quella che costruisce risposte concrete ai bisogni e ai problemi veri delle persone. Mi pare che le conclusioni del Consiglio europeo dello scorso giugno, con gli interventi in favore della lotta alla disoccupazione dei giovani, segnino un cambio di passo. È in questa direzione che vogliamo e possiamo continuare a insistere

...
Dobbiamo, prima di tutto, avere maggiore fiducia in noi stessi. Uscire da quella cappa di sottovalutazione, autolesionismo, benaltrismo che troppo spesso ci toglie ossigeno. Dimostrare all’Europa e al mondo che non c’è più bisogno che ci si dica di fare i “compiti a casa”. I sacrifici li abbiamo fatti e li stiamo facendo non perché ci sia qualcuno a imporceli, ma perché siamo un Paese adulto che vuole ricominciare a costruire il futuro dei propri figli."

Che Letta senta odore di governo bruciato? Forse a Berlusconi non garba la grazia sgraziata del Presidente? Ad ogni modo in questi giorni il governo Letta non è in una bella posizione, troppo esposto ai venti di tempesta. Quindi bisogna ribadire vecchi slogan:

"l’euro non è una sciagura. Il punto è che si tratta di un solo tassello della più ampia, e ambiziosa, Unione economica e politica. In questa prospettiva tutti gli strumenti adottati non devono avere il sapore della contingenza, ma puntare dritto verso una maggiore integrazione.
Penso, ad esempio, all’Unione bancaria. La stiamo sostenendo con grande convinzione e continueremo a farlo nei prossimi Consigli europei, ponendo poi il tema al centro del semestre di presidenza italiana"

In pratica il nostro sistema politico appartenente alla cerchia di comando crede ancora o vuole farci credere ancora al motto "più Europa!", che come si sa è solo italiano. Non c'è la stessa volontà in Francia o Germania di pervenire ad un'unione politico economica dell'Europa. Soprattutto ora i tedeschi sono molto restii a condividere i loro vantaggi con il resto d'Europa, che vedono come una massa di incompetenti e parassiti, pronti a vivere alle loro spalle.

"Più Europa!" per noi diventa perciò una formula vuota. Che significa soltanto continui sacrifici economici, pressione fiscale asfissiante e il massacro continuato del welfare. Per giunta ad opera e con il pieno appoggio di quella parte politica che si definisce di sinistra, che dovrebbe invece tutelare le conquiste sociali. Mentre i nostri politici eurofanatici ci imboniscono con "più Europa!", veniamo sistematicamente depredati dalle nazioni forti d'Europa, che quando ci avranno privati di ogni libertà economica, forse finalmente ci concederanno l'unione politica. Che non sarà altro che la certificazione in una costituzione della nostra schiavitù ai potentati europei.

Come successe a Monti, anche Letta beneficia dell'indubbio vantaggio dello spread basso che può sbandierare come una vittoria. Paradossalmente lo può fare ancora meglio di Monti, in quanto la vittoria montiana era di un evidenza plateale una vittoria di Draghi, il quale aveva appena concesso il programma Ltro di immissione di 1.000 miliardi di liquidità nel sistema bancario.

Grazie a quella mossa lo spread scese repentinamente, e di sicuro non per meriti del governo bocconiano. Però grazie a quella mossa, si contribuì al peggioramento delle condizioni del sistema bancario nazionale, che è andato appesantendosi di titoli di Stato italiano, di scarso rating, che hanno contribuito ad affossare il rating delle banche stesse mettendole in difficoltà. Il "sistema giapponese", cioè riportare in casa propria buona parte del debito pubblico, non ha funzionato. Ha funzionato benissimo per le banche francesi e tedesche che si sono liberate dei nostri titoli, e si sono pertanto risollevate.

In questi giorni che lo spread è di nuovo sceso al minimo, tornano a respirare anche le banche, facendo dei buoni rally borsistici:

"Lo spread tra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco continua a scendere e anche a ritmo veloce: oggi in chiusura ha toccato i 231 punti base, contro 237 in apertura. Il livello non era così basso da due anni.

Anche grazie a questa buona notizia Piazza Affari festeggia la settima chiusura consecutiva col segno più. La Borsa di Milano è la migliore d’Europa con l’indice Ftse Mib +1,23% e l’All Share +1,04%.

Fra gli istituti di credito, boom di Intesa Sanpaolo (+6,40%) e bene Bpm (+3,59%), Mediobanca (+2,84%), Ubi (+2,48%), Mps (+2,34%) e Unicredit (+1,70%). Rialzi più contenuti per Banco popolare (+0,86%) dopo i guadagni dei giorni scorsi. "


Quindi il governo Letta può prendersi il merito di questa vittoria soprattutto agli occhi di chi non segue l'andamento della guerra valutaria mondiale, e non sa che grazie a Giappone e Usa, e attraverso i loro mostruosi Quantitative easing, i nostri titoli ne hanno beneficiato partecipando alla miracolosa tombola globale degli investimenti redditizi.

Però osservando il grafico dello spread da ilSole24ore, si può constatare quanto sia effimero e probabilmente pilotato, questo calo dello spread. E probabilmente in questo agosto 2013 gli investitori giapponesi e americani hanno avuto un ruolo marginale:



Mi pare che il comportamento dell'indice sia piuttosto sospetto e tipico dei periodi vacanzieri. Infatti i volumi di scambio sono quasi nulli. In queste condizioni bastano pochi scambi per influenzare l'andamento di un titolo: una banca o un insieme di enti finanziari possono in queste condizioni vendere o acquistare quantità rilevanti ma modeste di titoli e modificarne profondamente il valore. A giugno, nel periodo di maggior abbassamento dello spread, i volumi erano molto più alti di quelli agostani. Vedremo a settembre al ritorno al lavoro degli investitori internazionali se l'andamento basso dello spread sarà confermato.

E soprattutto se continuerà ad essere confermato l'ottimismo di Letta...

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