domenica 30 giugno 2013

Che barba che noia, che noia che barba...


Non finisce mai la farsa politica italica. Ci lanciamo verso il futuro con lo sguardo rivolto al passato, armati di "Forza Italia" e dei cimeli degli anni '90. La valigetta con il kit forzista qualcuno l'avrà ancora a casa, così il Cavaliere potrà risparmiare su adesivi e magliette. Forse è per questo che viene riesumata la salma del partito di plastica. Siamo pur sempre in un periodo di crisi e i risparmi sono benvenuti, anche quelli elettorali.
Senza contare che si potrebbero riciclare gli spot televisivi con un Berlusconi giovane e con capelli quasi veri... un'operazione che ricorda le vecchie pubblicità della Coca Cola che un tempo resistevano per decenni (vorrei cantare insieme a voi...).

Ormai il ras di Arcore è abituato a comandare, fondare e fare campagna elettorale. Poi a governare non si diverte più. Anzi, non ci riesce proprio. Anche se sul malgoverno è in buona compagnia.

""Il Pdl restera' come coalizione dei partiti di centrodestra: Forza Italia ne fara' parte e temo che saro' ancora chiamato ad essere il 'numero 1' ". Lo ha detto Silvio Berlusconi al Tg1 parlando di un imminente ritorno a Forza Italia."
(www.rainews24.rai.it)

Una notizia così attesa che non trova spazio su nessuna edizione on line dei grandi giornali. Compreso il quotidiano di famiglia "Il Giornale"!

Non so cosa sarà questo riciclato partito di centro destra. Ma l'impressione è che sarà l'ultimo giocattolo di un miliardario annoiato. Perché gli italiani dovrebbero rinnovare la fiducia a chi è preso dalla nostalgia per il suo passato? Penso che non sarà la rediviva "Forza Italia" a trascinare le folle alle urne elettorali. Se non riesce nemmeno Grillo a scuotere gli elettori sui temi degli sprechi, della crisi, come potrà farlo Berlusconi con un residuato bellico come "Forza Italia"?

"Silvio Berlusconi rifonda Forza Italia, Antonio Di Pietro molla la sua Italia dei valori.
...
Berlusconi, pluricondannato, che si aggrappa ancora alla sua vecchia creatura, Forza Italia, per resistere alla decadenza politica e umana che lo insegue.

Di Pietro “espulso” dal partito che aveva fondato, partito personalissimo e sul modello forzista di Arcore, travolto egli stesso dal malcostume della politica. Una sola differenza: Silvio succede a se stesso, nonostante lividi e condanne. Di Pietro lascia il campo al partito di Beppe Grillo e da questo si aspetta un po’ di benevolenza, che non ci sarà."

(www.blitzquotidiano.it)

I protagonisti della politica degli anni '90 hanno mancato tutti gli obiettivi. Eppure sono ancora li a fare progetti e inciuci per un futuro che alcuni nemmeno vedranno. Non che i vari Alfano, Santanchè, Letta, Fassina, Orfini, Renzi ecc. ci esaltino più di tanto. Ma almeno hanno ancora la speranza di lasciare un segno che possa migliorare un futuro che gli italiani vedono sempre più nero. 

Eppure queste "giovani" promesse già molto mature, preferiscono stare in retrovia ed attendere. Alfano è un delfino a vita, una promessa che non verrà mai mantenuta. Nel centro destra nessuno osa mettere in dubbio il grande capo, almeno finché questi metterà mano al portafoglio. Poi scomparso il grande mecenate di Arcore, ci sarà il fuggi fuggi verso partiti neo democristiani o neo fascisti.

Nel centro sinistra, l'unico che ha tentato di ribellarsi è stato Renzi. Ma purtroppo anche lui è stato troppo accomodante con i vecchi dirigenti del suo partito, che gli hanno piantano delle belle barriere burocratiche per evitare che vincesse le primarie. Renzi si è lamentato, ma avrebbe dovuto essere più cattivo, fare un gran casino.

Oggi ci riprova, e lo fa nel modo peggiore. Prendendosela con chi non c'entra nulla, e chi dovrebbe essere dalla sua parte. Ma evidentemente Renzi ha compreso che Letta assaggiando questi scampoli di potere, sta crescendo come leader e diventa ogni giorno più ambizioso. E in tema di ambizioni Renzi non vuole essere secondo a nessuno. Ma ben venga chi è disposto a spendersi per la collettività.

"«La sfida più grande sarebbe certamente la posizione di premier e per questo diventa importante il partito. Chi vince le primarie aperte dovrebbe essere il candidato a guidare il Governo. Certo, non vorrei diventare capo del Pd per cambiare il partito, ma per cambiare l'Italia». Lo ha detto Matteo Renzi in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

LETTA - Sempre nella stessa intervista parla anche del Presidente del consiglio. «Enrico Letta è un amico, solido, abile, competente ed è un grande europeista» convinto che per la grande coalizione con cui governa, «tutto quello che fa è pragmatico e non rivoluzionario. E nella nostra situazione piccoli passi non bastano»."

(www.corriere.it)

Ma Renzi potrebbe essere un premier migliore di Letta? Ho come l'impressione che ormai la battaglia per la vittoria elettorale e il governo del paese assomigli sempre più ad un concorso di bellezza e simpatia.
Che le decisioni fondamentali siano prese fuori dall'Italia. La cosa è pienamente evidente in ciò che avviene in questi giorni con il governo Letta (vedi: "Italia paese privo di sovranità"). 

Ci vorrebbe un governo nazionale "nazionalista", per tener testa a quest'Europa e questa Germania. Ed invece i nostri premier la testa la piegano volentieri. E in tutto questo marasma europeo ed internazionale cosa c'entra un partito personalistico guidato da un gagliardo vecchietto semi-mummificato? Cosa potrà dare di più domani Berlusconi che nel 2011 disse di si alle condizioni della Bce? Oggi che è fuori dal governo sia lui che Tremonti si affidano alle tesi anti-austeriche di Krugman&C.. Ma perché all'epoca, quando erano al governo, non dissero un grande no alla Bce argomentandolo con quelle tesi? 

Va bene, continuiamo così. Con la nuova Forza Italia il Cavaliere si divertirà con l'ennesima campagna elettorale da protagonista, magari sparando ad altezza uomo su euro, Europa, Germania, Bce ecc. E poi se mai dovesse tornare a sedere sugli scranni del governo (la vedo molto dura...) non farebbe cose tanto diverse da quelle fatte dagli anni '90 ad oggi, e soprattutto tanto diverse da quelle imposte da Bruxelles. 

Nemmeno Berlusconi ha la forza per opporvisi. E' forse il politico italiano più ricattabile. Non solo dal lato giudiziario. Del resto che sia così è evidente dalle voci di corridoio che vedrebbero la figlia Marina scendere in campo al posto del padre. Per fare cosa, se non garantire ancora una volta le aziende di famiglia? E se i Berlusconi devono difendere i loro interessi, come potranno rivoltarsi contro l'Europa per difendere i nostri? Un'Europa retta da potentati che potrebbero rivalersi per vie indirette sulle loro aziende?

sabato 29 giugno 2013

Draghi "capro espiatorio"


Alla fine, quando l'euro andrà a gambe all'aria, a qualcuno la colpa la si dovrà appioppare. Meglio se questo qualcuno ha fatto qualche imbroglio per aiutare per esempio un paese come l'Italia ad entrare nell'euro, malgrado non avesse la capacità di reggere una moneta così forte.

E allora chi meglio di Draghi. Mentre il mega governatore della Bce sotto tutela germanica rinnova le sue buone intenzioni: "siamo pronti ad agire di nuovo se necessario", qualcuno tira fuori una presunta spada di Damocle derivati pronta a caderci in testa. Contratti derivati firmati con l'avallo dell'allora governatore di Banca d'Italia. Otto miliardi di passività causati da derivati non sono molti, ma nella situazione italiana, dove non si riescono a reperire i fondi per fermare l'aumento Iva e per togliere l'Imu sulla prima casa, sono tantissimi.

Draghi potrebbe essere quindi additato quale responsabile per un dissesto improvviso del bilancio italiano? Come se i 50 miliardi del fiscal compact per il prossimo anno, pur previsti, non fossero il vero evento catastrofico pronto ad affondarci definitivamente...

"Un trappolone lobbistico contro Mario Draghi, “reo” - agli occhi dei tedeschi oltranzisti, ma non solo – di star difendendo “troppo bene” la stabilità dell'Unione europea. E' questa la lettura più diffusa, tra gli addetti ai lavori, sullo “scoop” del Financial Times circa gli 8 miliardi di perdite teoriche sommerse nei conti dello Stato italiano a causa di una serie di operazioni in titoli derivati fatte tra il '97 e il '99, in concomitanza con le trattative per l'ingresso dell'Italia nell'euro sin dalla prima fase. “Hanno messo i derivati nel ventilatore per gettare un'ombra contro Draghi, ma anche contro i suoi uomini che oggi, in Italia, sono ancora tutti in posizione chiave, come il direttore generale attuale del Tesoro Vincenzo La Via o la responsabile del debito pubblico Maria Cannata”.

D'altronde la speculazione mediatica – ammesso che di questo si tratti – trova nel caso italiano un facile appiglio, ed anche una chiarissima e duplice concomitanza. L'appiglio va riletto nella storia faticosissima dell'”aggancio” dell'Italia all'euro. Nessun altro Paese europeo come il nostro riuscì a migliorare i parametri della propria finanza pubblica. Ancora nel '97 l'Italia, nonostante la pace salariale e le privatizzazioni, era molto perplessa sull'opportunità di conferire la lira all'euro da subito rispetto a quella di posticipare la sfida. “Prodi andò da Aznar a Madrid, sperando di trovare nel premier spagnolo un compagno di sventura e invece lo trovò determinatissimo a entrare subito con la sua peseta”, racconta un altro che “c'era”. “Capimmo di doverlo fare anche noi, ma era un gran problema perché il parametro del rapporto tra debito pubblico e Pil era già oltre il 100. Dovemmo farcelo perdonare offrendo in cambio il rispetto dell'altro parametro-chiave, cioè il rispetto del rapporto del 3% tra deficit e Pil. Tutta la strategia di governo dell'economia pubblica fu dunque rivolta a quello scopo. Anche a costo di imporre la famosa Eurotassa. Non lesinammo operazioni spericolate di window dressing, insomma di maquillage finanziario: per esempio quella sulle riserve auree della Banca d'Italia che furono passate all'Ufficio italiano dei cambi con plusvalenze favolose... E secondo alcuni esagerammo con i derivati”."

(www.affaritaliani.it)

Solo un "gomblottone" dei perfidi "teteschi" o forse c'è qualcosa di più? Forse un po' alla volta viene fuori quello che è ormai lampante per i blogger più svegli: l'euro non è una moneta adatta all'Italia (e nemmeno alla Spagna poveretta...) e quindi bisogna cominciare le manovre d'uscita. La strategia è abbastanza chiara: non volevamo entrare nell'euro, diranno i partitoni e gli espertoni, ma qualcuno ci ha cacciati nel casino a tutti i costi falsificando i bilanci. Quel qualcuno è stato Draghi.

"Il punto di svolta è settembre con le elezioni in Germania e il pronunciamento della corte costituzionale tedesca sull’ammissibilità di meccanismi europei che passano completamente sulla testa dei cittadini e offendono la democrazia.

Non lo dico io, lo dice il presidente della corte suprema tedesca, Andreas Vosskuhle per il quale è quanto meno improprio che “le decisioni più importanti a livello europeo vengano negoziate nei corridoi anonimi della burocrazia di Bruxelles, o nelle riunioni del Consiglio d’Europa, o in qualche altro posto senza un’adeguata discussione pubblica e senza che i cittadini europei abbiano alcun potere di influenzare queste decisioni. Sarebbe davvero tragico se dovessimo perdere la democrazia per risolvere i problemi dell’euro o per raggiungere una maggiore integrazione europea”.

E’ abbastanza chiaro che siamo di fronte a radicali mutamenti di umori e pensieri che fatalmente finiscono per avere come oggetto Draghi, vale a dire l’uomo simbolo dell’euro e del governo finanziario. Non a caso gli attacchi al presidente della Bce non si contano in Germania. E adesso questo siluro tutto italiano partito fra l’altro tra un giornale come Repubblica fino a ieri tra i più osannanti. Si potrebbe anche pensare che si cominci ad attaccare il contesto e gli uomini che hanno portato all’ingresso nella moneta unica come per preparare un cambiamento di posizione, rendendo più agevole il giro di valzer, del resto inevitabile vista la situazione insostenibile e senza uscita nella quale ci si trova.
...
Non è nemmeno un caso che adesso si rammenti come Kohl conoscesse la vera situazione finanziaria dell’Italia, ma non disse nulla per non creare difficoltà all’entrata nella moneta unica. Insomma la sensazione è che con la scoperta degli altarini dell’operazione euro, si voglia cominciare a prendere le distanze dalla moneta stessa. Anzi quasi quasi mi figuro plasticamente gli “io l’avevo detto” di economisti e di opinionisti, di responsabili economici di partito e belle firme che invece hanno ostinatamente detto il contrario. comincia l’ammaina banderuola."

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)


venerdì 28 giugno 2013

Otto e mezzo: paladini del Pude


E' ufficiale. Scalfari non capisce nulla di euro e moneta. La sua critica a Caltagirone che ha affermato che o l'Europa stampa moneta, o l'Italia dovrà uscire dall'euro (tesi semplicistica ma validissima) non ha ne capo ne coda. Scalfari con noncurante supponenza da a Caltagirone dell'incompetente e non riesce a capire come possa un imprenditore così importante dire tali "sciocchezze".

Ma poi Scalfari dice assurdità del tipo che con la nuova lira dovremo gareggiare al ribasso con l'Egitto. La conduttrice Gruber afferma timidamente: "ma potremmo esportare di più". Ma per Scalfari con la lira il nostra paese sarebbe oggetto degli speculatori internazionali che ci farebbero a pezzi. Perché adesso invece no? Lilli tace.

Poi l'affermazione più comica: "cosa facciamo, torniamo alla lira per svalutare per poi entrare di nuovo nell'euro?".
Ecco. Nella sua testa l'euro è un obiettivo a tutti i costi. Una persona sensata dopo la distruzione economica del nostro paese dovrebbe pensare "adesso euro basta", invece Scalfari vorrebbe rientrarci per ripetere l'esperienza.

Poi la spiegazione che non si può stampare moneta perché nessuna nazione può deciderlo. Inoltre la Bce non stampa euro, ma non fa altro che ricevere i depositi delle banche nazionali e poi redistribuirli a queste. E allora che cos'è stato il Ltro (Long term refinancing operation) della Bce? Non è stata "invenzione" di moneta dal nulla? Ma probabilmente la Lilli non ricorda, e quindi non controbatte a queste stupiderie scalfariane.
E quindi? Mah! Scalfari rimane convinto che la moneta non si può stampare. La conduttrice Gruber naturalmente fa molto bene il suo lavoro di intervistatrice sdraiata: potrebbe chiedere perché allora la Fed, la Banca del Giappone ecc. lo fanno, ma si astiene rispettando i dettami del Pude (Partito Unico dell'Euro).

Ma comunque per Scalfari la crisi non centra niente con l'euro. Le cause sono nella cattiva gestione dell'economia e politica italiana. Insomma siamo alle solite: non ha potuto dire la solita scemenza del tipo che è tutta colpa di Berlusconi, perché il tapino ha smesso di governare dal 2011. Come si fa a dargli delle colpe a tanta distanza di tempo e dopo il passaggio di Monti che è stato peggio dell'uragano Katrina. Naturalmente anche la crisi di Grecia, Spagna, Portogallo, Cipro, Slovenia, in parte Francia, probabilmente sono dovute a qualche problema italiano. Ma anche qui la Gruber non interviene a farglielo notare, non sia mai che si metta in difficoltà il vegliardo di Repubblica, che pare non ne abbia mai azzeccata una.

Naturalmente anche G. Floris da man forte a Scalfari. Anche lui tesserato nel Pude. Che ripete a pappagallo la tragedia dell'iper inflazione, che non si troverebbe più un lavoro (forse pensava alla Rai...), che tutto andrebbe a catafascio... e altre tesi terroristiche similari. Poi la Gruber dirotta la trasmissione sulla melmosa politica italiana, dove certi pesci di fondale sguazzano meglio. Evviva il Pude.

Italia paese privo di sovranità



Un'altra prova che viviamo in una mezza nazione: la sfavillante vittoria del Pdl sul governo di coalizione. L'aumento dell'Iva è stato rinviato. Ma a quale prezzo? Molto semplice, il bilancio nel suo complesso non cambia. Viene solo fatto uno scambio fra i capitoli di spesa:

"- Il nuovo decreto occupazione toccherà anche l’acconto Irpef che, per rendere possibile lo slittamento dell’aumento dell’Iva salirà al 100% e toccherà tutti i contribuenti. Il decreto prevede la decorrenza dell’aumento a partire dal periodo d’imposta in corso fino al 31 dicembre 2013.

Dal 90% a 100% l’acconto IRpef per tutti i lavoratori autonomi.
- La manovra non si ferma qui e nuovi aumenti arrivano anche per ciò che concerne l’acconto Irap e l’acconto Ires 2013. Per entrambi si assiste all’aumento al 110% per il periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013."


Nulla di cui stupirsi in quest'Italia pro Europa e pro euro. "Euro sì. Morire per Maastricht" non è soltanto più il titolo del libro del saggista E. Letta, è il destino che attende gli italiani. Ma dovemmo comunque ringraziarli, non hanno avuto il coraggio di inventarsi un'imposta sostitutiva. Per ora:

"Quindi, non una “nuova” tassa ma di certo una sorta di “prestito forzoso” – non proprio simpatico – al quale tutti i contribuenti saranno chiamati per consentire il rinvio di tre mesi dell’aumento dell’Iva. Un aspetto che, se vogliamo, rende la scelta del Governo ancor più difficile da capire. Non può, infatti, non balzare agli occhi come in un Paese in cui le imprese e spesso i professionisti sono in attesa di decine e decine di miliardi di pagamenti non onorati dalle pubbliche amministrazioni ..., ora siano proprio gli stessi creditori a dover anticipare allo Stato gli importi necessari
...
Poi, se queste sono le premesse, c’è da sperare che non ci siano ulteriori rinvii dell’aumento Iva che ora è slittato ad ottobre, perché di questo passo rischiamo di beccarci un’addizionale Irpef."


Ma però, qualcuno potrebbe dire, sono state trovate risorse per il lavoro finalmente. Quindi si possono reperire dei fondi nuovi volendo, senza chiedere il permesso a Bruxelles e Berlino. Ma anche qui, c'è qualcosa che non torna:

"A copertura per le misure sul lavoro per i giovani e gli ultra cinquantenni (quelli che stanno in mezzo se disoccuppati possono pure suicidarsi) l’ineffabile governo Letta-Alfano ha introdotto le seguenti misure:

- introduzione di una NUOVA TASSA che graverà sui dispositivi contenenti nicotina o altre sostanze sostitutive del consumo di tabacchi lavorati, nonché sulle sue parti di ricambio e sui dispositivi meccanici ed elettronici. Questi prodotti saranno assoggettati all’imposta di consumo nell’ordine del 58,5% del loro prezzo di vendita al pubblico.

Con grande esultanza delle multinazionali del tabacco e delle società farmaceutiche che producono farmaci chemioterapici."

(www.rischiocalcolato.it)

Quindi per finanziare un provvedimento sul lavoro giovanile, per prima cosa si uccide una delle poche attività commerciali di discreto successo, che di questi tempi è cosa rara. Ma evidentemente il concetto di crescita del governo è diverso da quello generalmente riconosciuto.

Per seconda cosa, c'è una tale sicurezza nel reperimento di tali fondi, che i salti ad ostacolo, e le condizioni che bisogna rispettare per accedervi sono parecchio restrittive. Come scrive Seminerio pare sia stata evitata per un soffio una condizionalità aggiuntiva: Ma solo nelle notti di luna piena

"Per poterne usufruire i giovani devono rientrare in queste condizioni: essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; essere privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, vivano soli con una o più persone a carico."

Ed inoltre sono "Previsti «in via sperimentale» incentivi all'assunzione stabile di giovani tra i 18 ed i 29 anni. Il governo ha messo sul piatto 1,5 miliardi di euro di cui 794 milioni per la stabilizzazione degli under 30. Così come annunciato, le risorse andranno per lo più alle Regioni del Sud dove il problema della disoccupazione giovanile arriva a livelli drammatici. Confermato il tetto di 650 euro al mese per lavoratore: gli sgravi saranno di 18 mesi per le nuove assunzioni e di 12 per chi trasforma i contratti a tempo indeterminato."
(www.corriere.it)

Un provvedimento in via sperimentale per un motivo molto semplice: uccidendo il commercio delle sigarette elettroniche è ovvio che poi non si è certi degli introiti fiscali. Laffer è sempre in agguato.

Che cosa sarebbe successo invece nell'Italia della vecchia lira? Molto semplicemente sarebbe successo quel che ha affermato Berlusconi qualche giorno fa. Anzi non ci sarebbe stato nemmeno bisogno di dover affermare pubblicamente che si dovrebbe sforare il limite di deficit, il pareggio di bilancio o si dovrebbe aumentare il debito. Semplicemente lo si faceva e basta. E lo avrebbe fatto qualsiasi governo e molto probabilmente gli interventi sarebbero stati più corposi e definitivi (non ridicolmente "sperimentali"). 

E questo perché? Perché una nazione che non può fare una propria politica monetaria, non è una nazione indipendente e libera. Con una moneta propria è possibile prendere decisioni fondamentali su inflazione e svalutazione. L'inflazione si "mangia" il debito pubblico. La svalutazione mantiene in equilibrio il sistema produttivo e quindi garantisce l'occupazione.

Quando i nostri partiti di sinistra, e i sindacati, capiranno che abbracciando il fanatismo europeo hanno abbracciato un'ideologia reazionaria, per non dire fascista? Ci è arrivato Berlusconi, possibile che non ci arrivi l'intellighenzia di sinistra? O forse l'hanno capito benissimo e sono d'accordo. C'è anche questa possibilità in effetti...

giovedì 27 giugno 2013

Se fossimo più tedeschi


Se fossimo più tedeschi non avremmo problemi con la Germania. Questa è la tesi del commentatore cinese Lao Xi sulla situazione italiana. Un po' come dire che "se mio nonno aveva le ruote era un treno".

"C’è stata qualche riforma radicale dell’economia, dell'industria o dello Stato italiano dal momento in cui Enrico Letta ha assunto il posto di capo del governo? A vedere l'Italia dalla Cina sembra di no"
(www.ilsussidiario.net)

Anche dall'Italia posso confermare che le cose stanno così... ma Lao Xi poi la prende da molto lontano:

"L’Italia si è voluta unire per un’idea nazionale, simile a quelle romantiche tipiche dell'Europa nell’800.
Tale idea è rimasta debole per oltre un secolo a motivo dell’incapacità di integrare il nord con il sud, il nord efficiente economicamente, il sud arretrato e vessato dalla criminalità organizzata. Tale debolezza è diventata spaccatura con la nascita della Lega Nord, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, esplosa insieme alla contemporanea dissoluzione del sistema dei partiti a causa di una campagna civile contro la corruzione e alla fine della guerra fredda. La Lega poneva, in forma nuova, il vecchio problema dell’arretratezza meridionale proponendo stavolta non di occupare il sud (ipotesi piemontese dal 1861 al 1943) né di adattarlo al nord (tentativo democristiano dal 1950 al 1990) ma di abbandonarlo."
(www.ilsussidiario.net)

E' un po' irritante farsi diagnosticare i problemi da chi ci osserva dall'estero, in questo caso da molto lontano, ma purtroppo non si può non ammettere che Lao Xi ha centrato il problema: ci portiamo dietro dall'800 sempre gli stessi problemi. Quelli di un'Italia che non è mai riuscita ad unirsi completamente, e soprattutto a diventare una nazione omogenea al suo interno. In realtà nessuna nazione europea ha regioni tutte omogenee, neppure quelle più piccole come il Belgio. La peculiarità dell'Italia è che le differenze tra nord e sud sono molto più evidenti che in altri paesi.

Il problema però è culturale, ed è difficile superare certi comportamenti sociali atavici. Non sono bastati 150 anni. L'Italia è una nazione mal riuscita, e non ci sono vere soluzioni per modificarla. Se ci fossero state sarebbero già state adottate con successo. Anche la soluzione della Lega non era una soluzione, perché l'abbandono del sud avrebbe di certo creato una nazione molto problematica, in mano alla criminalità, al confine con il resto d'Italia "più migliore".

Che fare allora? Ricette miracolose non ce ne sono. Si può solo insistere, insistere e insistere con politiche di integrazione e riequilibrio fra nord e sud.
Ma secondo Lao Xi, questa situazione ci impedisce di essere simili alla Germania e in definitiva ci condanna a non essere competitivi.

"Né Berlusconi, né i suoi avversari sono riusciti a dare una svolta al paese in questi 20 anni, periodo in cui il paese è entrato nella moneta unica senza adeguarsi alle nuove regole economiche e di competitività dettate dalla Germania nell'Europa.
La crisi del 2008 ha accelerato i tempi, ma il risultato era già scritto. Questi quattro anni, passati nell’incapacità di reagire con decisione e radicalità agli eventi, si sono di fatto accumulati sui 20 anni di liti non risolte e difficoltà a integrarsi nell’Europa dell’euro. La crisi attuale così travalica l’annosa questione meridionale e la innesta nel problema nuovo di come l’Italia può integrarsi in Europa, o viceversa può uscirne, dopo 20 anni di mancata preparazione e di integrazione meridionale non risolta.
Questi problemi di lungo termine si sono cristallizzati in questi mesi in cui l’economia, pur tirata per la coda a un centimetro dal baratro, resta debolissima, mancano prospettive e la gente sta semplicemente abbandonando la partecipazione politica.
...
Da lontano il dibattito sull’Europa sembra quello che si leggeva sui libri di storia patriottici ai tempi dell'occupazione italiana da parte dell’Austria. “Andiamo a Berlino e chiediamo di più! Sforate quel 3% di deficit impostoci dalla Germania! Guastiamo le uov a nel paniere europeo (cioè tedesco)”. Come se l’Italia fosse un paese occupato dall’Europa al pari di come era occupato dall’Austria 200 anni fa!
...
La sensazione è che quella storia si ripeta come in una farsa di second’ordine. Infatti, che c’entrano l’Europa e la Germania col fatto che l’Italia non ha risolto la questione meridionale e per 20 anni ha fatto la cicala mentre a Berlino lavoravano come formiche? Ma soprattutto il problema dovrebbe essere:
come può contribuire l’Italia all’Europa in questo momento? Senza questa risposta la politica italiana pare in realtà in attesa degli eventi, due in particolare"
(www.ilsussidiario.net)

Il primo evento è l'imminente crisi finanziaria che ho trattato in vari post: Siamo sul crinale, Segnali di impatto imminente, Convulsioni, Avviso ai naviganti: burrasche in arrivo, Futuro nero, primavera triste, ecc.

L'altro evento è la speranza che dalle elezioni tedesche esca un risultato favorevole a politiche espansionistiche, o almeno contro l'austerità. La politica italiana non decide più, ha delegato i suoi compiti alla Germania.

"Qui in sostanza il problema è che l’Italia, pur con oltre 2mila miliardi di debito pubblico, ha ricchezza privata per 8mila miliardi, forse più che in Germania. In queste condizioni non si può chiedere a tedeschi ed europei di pagare i debiti pubblici per l’Italia quando gli Italiani (o meglio: alcuni italiani) sono più ricchi dei tedeschi."
(www.ilsussidiario.net)

Questa mi pare la solita mitologia da quattro soldi. E purtroppo ci casca anche Grillo. Il debito è troppo alto! dobbiamo ristrutturare! Innanzi tutto, come insegna Bagnai il problema dell'Italia è nato dalle partite correnti (cioè più dal debito privato) e non dal debito pubblico.

E poi non è detto che sia il debito ad essere alto, potrebbe essere il Pil troppo basso, cioè aumentando la produzione si ritornerebbe a un rapporto fra debito e Pil migliore, e quindi a un debito pubblico sostenibile. E' sulla crescita che ci si dovrebbe concentrare. Peccato che l'Europa ci blocca i bilanci impedendoci di investire a deficit per aumentare la nostra capacità produttiva. Ma qui non c'è solo una cattiva teoria economica da incolpare, ma anche la cattiva coscienza della Germania che con l'austerità comprime i suoi competitori industriali e si avvantaggia.

E poi la seconda leggenda metropolitana sono gli 8.000 miliardi di ricchezza degli italiani. Probabilmente sono solo 6.000 visto il calo dei valori immobiliari. Ma fossero anche 8.000 miliardi si tratta più che altro di un valore virtuale, perché i tre quarti è rappresentato da immobili ed aziende, solo una piccola parte è cash. Chi ci potrebbe acquistare un valore, anche solo di 2.000 miliardi in immobili ed aziende? Se un tale volume di beni venisse immesso sul mercato, si svaluterebbe di colpo. Gli 8.000 miliardi sono pura leggenda.

Per Lao Xi quindi abbiamo due possibilità, le uniche in effetti:

"Quindi l’Italia può essere aiutata, ma mettendola davvero sotto tutela, magari anche con una spinta di centralizzazione del sistema fiscale."

Cioè aiuti in cambio di un intervento diretto della Troika sul controllo fiscale dello Stato italiano. L'ultima definitiva perdita di sovranità...

 "Oppure, l’Italia viene espulsa dall’euro. In entrambi i casi, il Paese deve trovare un nuovo senso di sé, e lo deve fare rapidamente perché le elezioni tedesche sono a fine settembre."

Su una cosa comunque il commentatore cinese ha ragione: uscendo dall'euro probabilmente si tornerebbe a respirare e a crescere, ma i problemi italiani che ci trasciniamo dal 1861 e non abbiamo mai risolto, continuerebbero a zavorrare il nostro cammino.

mercoledì 26 giugno 2013

Crisi di governo in vista?


Il grafico di Bloomberg.com sui tassi di interesse del nostro debito parla chiaro: siamo tornati ai massimi di quest'anno, all'indomani delle elezioni che hanno shoccato i partiti che solitamente si spartivano seggi e prebende. I tassi di interesse si stanno impennando pericolosamente. Anche lo spread ha comunque risuperato quota 300 (308). Ma con l'aumento dei tassi d'interesse di tutti i paesi, compreso il Giappone banzai dell'abenomics, i nostri rischiano di diventare insostenibili.

A febbraio la crisi dello spread seguiva la crisi politica. Oggi potrebbe essere il contrario. Ma sul governo non pendono solo i problemi finanziari dell'Italia, che in pratica sono europei. E qui berlusconi ha già detto la sua (vedi "Berlusconi gioca pesante (2)"), cioè tiriamo dritto e facciamo come pare a noi e non come vuole l'Europa (e la Germania).

Ma sul governo si stanno accartocciando tutte le promesse megalomani di Letta, che all'insediamento pareva avere tutta la forza (residua) dell'Italia alle spalle, e che invece in Europa è andato a genuflettersi esattamente come Monti.

E sul governo si stanno scaricando le solite tensioni giudiziarie di Berlusconi. Che continueranno ad aumentare. Questa situazione in realtà potrebbe però anche rafforzare il governo:

"... è certo comunque che la pesantissima sentenza di Milano a cui si replica, senza un minimo lume di intelligenza e di fantasia, sempre con lo stesso disco rotto dei complotti, non mette minimamente in crisi il patto consociativo, anzi lo rafforza, nonostante Silvio sia costretto a far suonare il tamburo di guerra dai suoi fidi: il Cavaliere adesso ha bisogno di essere nella stanza dei bottoni per contrattare il suo salvacondotto, non può mettersi sulla strada di elezioni rischiosissime per lui, può solo minacciare la fine delle larghe intese per ottenere in cambio una via d’uscita. E d’altra parte il Pd si vede sfuggire uno degli elementi che lo tenevano insieme, il grande nemico che adesso fa meno paura e non può essere – non come prima almeno – un surrogato della politica: nemmeno lui può rischiare. La condanna di Berlusconi è un macigno per un’intera stagione della politica che non può fare un passo con lui e nemmeno senza di lui."(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

La situazione è comunque piuttosto instabile e già si stanno facendo prove di una nuova maggioranza, che non piacerà alle forze politiche inciuciste e nemmeno all'Europa:

"Ad agitare il governo è anche la grana F35 con la mozione sull'acquisto slittata a mercoledì. «Secondo me bisogna fare un'ulteriore istruttoria. Si può rimodulare questa spesa, ma ci sono diverse implicazioni di lavoro, industria, accordi internazionali. Credo che una revisione andrebbe fatta» ha detto sempre Delrio. «Non si può dire che sia semplicissimo - ha rilevato l'esponente Pd - ma dobbiamo fare di tutto per recuperare risorse per l'emergenza vera che non è quella della difesa ma del lavoro per i giovani. Non ha senso spendere risorse nel comparto militare». Pippo Civati, sempre del Pd, chiede apertamente la «sospensione dell'acquisto degli aerei da guerra anche per dare un segnale: ci ragioniamo bene in Commissione Difesa e a settembre facciamo un regalo agli italiani che risparmiamo qualche soldo. A me sembra una cosa che si può fare, così come del resto avevamo stabilito in campagna elettorale». Sulla stessa lunghezza d'onda Sel e Italia dei Valori."
(www.corriere.it)

"Il voto sulla mozione Sel-M5S (sostenuta da un gruppo di deputati del Pd) che chiede la sospensione del programma militare è slittato a domani. Questo ha concesso un po’ più di tempo ai mediatori che puntano ad una soluzione indolore per la maggioranza. L’obiettivo, cui si sta lavorando in particolare il Pd con Gian Piero Scanu, è quello di arrivare ad una mozione con cui avviare una indagine conoscitiva sul programma “Joint strike fighter” e, in sostanza, attuare la legge 244 che affida al Parlamento la competenza sulle spese militari. Per fare ciò, si chiederebbe la sospensione del programma degli F35 per un periodo di almeno 6 mesi. Il presidente della Commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre (Pd) racconta di “una discussione in corso in Parlamento alla quale bisogna guardare con rispetto, ma mi auguro che la discussione si concluda con una mozione della maggioranza, perché la mozione di Sel mira a mettere il governo in difficoltà”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Il Pd rischia comunque sempre di scindersi, almeno in due parti. La vicenda degli F35 mette in evidenza la profonda differenza di vedute fra la vecchia dirigenza ormai abituata ai peggiori compromessi con il potere, e i nuovi eletti che si confrontano meglio con il Movimento 5 stelle e con Sel, che non con i propri leader.

O poi c'è ormai la telenovela dell'Iva e dell'Imu che seguendo le direttive dell'austerità non potrebbero che essere mantenute. Ma Letta si è impegnato in un accordo di governo, avallato da Napolitano e da tutti i tecnocrati a comando di Bruxelles e Berlino. Erano disposti a firmare un patto con il diavolo pur di continuare un governo diretta emanazione di quello di Monti. Era evidente. Già durante la campagna elettorale, un Pd dato vincente si era impegnato a trovare un accordo con Monti, che pareva potesse portare in dote molti voti e seggi. Per non deviare dalla strada tracciata dagli accordi europei.

Il Pd è sempre più in balia delle tecnocrazie europee. Il sospetto è che sia un partito, un sistema di potere, sotto ricatto. Anche il Pdl nella persona di Berlusconi è sotto ricatto, ma le sue vicende giudiziarie potrebbero indurlo a compiere qualche mossa della disperazione. In fondo Berlusconi e il Pdl si ritroverebbero molto bene all'opposizione, mentre un Pd diviso sarebbe costretto a una maggioranza con Sel e M5s o suoi transfughi. Un governo che lo porterebbe in rotta di collisione con l'Europa e gli eurofanatici.

E' difficile dire cosa accadrà, se il governo durerà o meno. Probabilmente durerà per mancanza di alternative: quella del governo Pd-Sel con una parte dei cinquestellati non è così facile da praticare. Ma si potrebbe anche arrivare ad una situazione di crisi economica acuta, in cui la fazione antieuropea del governo (vedi "Le due fazione nel governo"), potrebbe portare il ricatto sull'altra parte a livelli tali da costringere alla caduta dell'esecutivo. Potrebbe arrivare il momento più terribile, una vera crisi istituzionale e politica, con un governo questa volta nominato veramente dalla Troika.

martedì 25 giugno 2013

Lo spread non conta più



Come si può osservare dal grafico sovrastante il tasso di interesse pagato dai nostri titoli di Stato decennali sta crescendo velocemente. Stiamo arrivando alle quotazioni post elezioni non vinte dal partito dell'austerità. Eppure sui media non c'è nessun allarme spread. Lo spread non ha grandi sussulti.

La colpa dell'inversione della curva del grafico sta nel comportamento della Fed che da un po' di tempo fa trapelare indiscrezioni circa un disimpegno dalle politiche di Quanitative easing. L'ultima impennata poi è colpa principalmente delle dichiarazioni di B. Bernanke.

"Da quando la Federal Reserve ha annunciato un piano di riduzione del "doping" ai mercati le reazioni degli investitori si sono fatte sentire. In due sedute Wall Street ha bruciato il 3%, Piazza Affari il 5%, Francoforte il 5,5% e così via. 
...
Dall'annuncio della Fed il rendimento dei BTp a 10 anni è salito di 34 punti base, dal 4,26% al 4,6%. In rialzo anche i tassi sui Bonos, balzati dal 4,52% della chiusura del 19 giugno (prima del discorso di Ben Bernanke della Fed che ha parlato alle 20.30 ora italiana) al 4,97% (tabella dei rendimenti dei bond dell'Eurozona). È aumentato di 39 punti base anche il rendimento dei titoli portoghesi e di 27 quello dei titoli irlandesi."
(www.ilsole24ore.com)

Il disimpegno dalle politiche espansive provoca questo. La fuga prima dagli investimenti ad alto rischio dei paesi emergenti. Poi la fuga dall'azionariato i cui valori sono sproporzionati rispetto alle potenzialità dell'economia reale. E poi naturalmente ci sarà la fuga dai paesi più deboli come i Piigs di eurolandia. Ridente "quasi nazione", in cui fra non molto si dovranno fare i conti con la realtà dell'euro moneta sballata e sbagliata.

"E' stata la notizia dell'anno. Quando Ben Bernanke ha annunciato che ridurra' la portata delle manovre espansive straordinarie a sostegno dell'economia maggiore al mondo a partire da quest'anno
...
Secondo il premio Nobel per l'Economia Paul Krugman si tratta di un errore madornale. In un'editoriale sul New York Times, il professore riconosce che se l'economia si riprende, allora la Fed scampera' la gogna. Altrimenti, se le cose tornano a peggiorare seriamente, Bernanke non potra' far altro che tornare sui suoi passi e tornare a premere sull'acceleratore delle politiche accomodanti.
...
La Fed ha perso un'arma importante a sua disposizione, quella che le consetiva di poter segnalare che anche se il pericolo di un rialzo dei prezzi al consumo si dovesse fare pressante, non alzera' il piede dall'acceleratore fino a quando l'economia produttiva e' a pieno regime.

Secondo Krugman, agendo in modo preventivio proprio quando le cose sembrano sistemate, la Fed si e' giocata per sempre quella carta.

"E se la ripresa dovesse interrompersi e le previsioni inflative scendere ancora? La Fed potra' tornare indietro e mandare un messaggio credibile circa il fatto che non e' cosi' attaccata alle politiche monetarie convenzionali?" 

(www.wallstreetitalia.com)

Insomma, per farla breve, la Fed si è giocata in parte la fiducia degli investitori, che potrebbero ora comportarsi in maniera irrazionale a causa della paura che in mancanza di Qe la pacchia sia finita (ed in effetti è una paura motivata: Cinque anni di steroide nelle borse). Se poi la paura diventa panico, addio. Andrà tutto a rotoli.

Per questo i tassi dei nostri Btp salgono. Quindi lo spread dovrebbe aumentare di conseguenza, ed infatti aumenta, ma non più come faceva alla fine del 2011 o a metà del 2012 (malgrado il "salvatore" Monti). E questo per un motivo molto semplice, anche i tassi tedeschi stanno crescendo:

"Ma le vendite non hanno colpito solo i titoli della periferia dell'Eurozona (così definiti perché hanno debiti pubblici considerati più traballanti e, di conseguenza, rating inferiori). Sono stati venduti anche i titoli dei Paesi a tripla A (come Germania, Olanda, Austria e Finlandia) e anche quelli della Francia (che non ha la tripla A ma al momento fa parte del club dei Paesi "core"). 
...
I tassi sui titoli tedeschi a 10 anni sono saliti dall'1,55% all'1,73% (18 punti base). Se si considera però lo scatto percentuale hanno fatto peggio di quelli dei Paesi periferici. I rendimenti dei bund tedeschi sono infatti balzati dell'11,6% contro il +8% dei BTp, il +10% dei Bonos spagnoli, il +6,43% di Portogallo e +6,9% dell'Irlanda. Anche i tassi sui titoli di Olanda e Austria sono schizzati di oltre 11 punti percentuali (tabella sul balzo dei bond dopo il tapering della Fed).
...
Cosa significa questo in prospettiva? Che se si continua di questo passo, ovvero se vengono venduti i bond del "Nord Europa" quanto o più che proporzionalmente (come avvenuto la scorsa settimana) rispetto a quelli del "Sud Europa" lo spread potrebbe diventare un parametro falsante, depotenziato. Potrebbe perdere la sua capacità di misurare il rischio Paese. Lo spread tra BTp e Bund potrebbe infatti anche restare sotto i 300 punti in un ipotetico scenario in cui i titoli italiani a 10 anni salisssero al 6% e i rispettivi Bund tedeschi al 3%. In quel caso, lo spread potrebbe andare in pensione e dovremo preoccuparci di trovare un nuovo termometro finanziario.

Del resto, un esempio che lo spread rischia di diventare un paramentro meno efficace per misurare il termometro del rischio lo si ottiene osservando le quotazioni nei momenti più critici di quest'anno. Lo spread ha toccato il massimo dell'anno lo scorso 26 marzo, a quota 348 punti base. Il momento era istituzionalmente "caldo". Un mese dopo le elezioni l'Italia faticava a comporre un governo. Bene, in quello stesso periodo i BTp a 10 anni pagavano tra il 4,6 e il 4,7%, praticamente quanto oggi quando invece, come visto, lo spread è sotto 290 (circa 60 punti in meno rispetto ad allora)."
(www.ilsole24ore.com)

Il tempo volge sempre più al brutto. Sono in arrivo temporali che potrebbero trasformarsi in tempeste ed alluvioni. Tutto viene rimesso in discussione, tutto è a rischio: lo è ancora di più l'economia reale, la tenuta finanziaria dello Stato italiano, la tenuta politica che come si è visto con Berlusconi e Monti dipende sempre più da quella finanziario-economica, la tenuta dell'Europa e dell'euro. Prevedo per la Germania un pessimo periodo per svolgere le elezioni. I tedeschi potrebbero votare a settembre in concomitanza di un pesante crisi internazionale. Dopo tutti gli sforzi che ha fatto Angelina per non fare nulla, per non smuovere nemmeno un po' di polvere in Europa...

lunedì 24 giugno 2013

Homo ciberneticus


« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi,navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire. »


(dal film "Blade runner")

Quelli di Blade runner erano droidi, cioè umani creati artifcialmente. Non è detto che un domani questa tecnologia non diventi disponibile e permetta di coronare  il sogno dei generali: costruire in fabbrica sia i carri armati che i soldati...

Ma ora i protagonisti del celebre film di fantascienza di R. Scott, mi sono tornati in mente a causa dell'evoluzione tecnologica, e degli studi più avveniristici che permetteranno in futuro una connessione diretta tra cervello e sistemi informatici.
Ormai ci siamo quasi: l'homo sapiens si sta evolvendo in homo ciberneticus. Le probabilità di una tale evoluzione sono alte. Se è improbabile che verranno mai realizzati (ma poi chi lo può sapere...) robot o droidi umani, è quasi certo che avremo a che fare con congegni elettronici che ci consentiranno di diventare in parte droidi. Mezzi umani e mezzi macchina.

E potrebbe avvenire anche abbastanza in fretta. Le cose con la tecnologia corrono in fretta. Negli anni '80 ci siamo trovati per casa dei computer giocattolo (i vari Commodor 64, Sinclair Zx ecc.) e in poco tempo si sono trasformati in oggetti sempre più potenti e pervasivi. Ora li ritroviamo ovunque: nel mondo del lavoro non se ne può più fare a meno. Negli uffici, la dove si utilizzavano matite, penne, calcolatrici, moduli, carta, oggi impera il calcolatore ed il software. Ma anche nelle officine i macchinari non sono più controllati manualmente, ma da computer. Il cambiamento epocale è avvenuto durante gli anni '90.

Oggi si studiano sempre più il cervello e le implicazioni che questo ha con la tecnologia. Dai primi rudimentali macchinari per tracciare encefalogrammi, alle moderne tecniche che utilizzano la Tac, oggi si riesce già a tracciare in modo abbastanza preciso l'attività di un cervello umano. Gli attuali macchinari verranno migliorati e poi come è avvenuto per tutto il resto, miniaturizzati sempre più. Un giorno potremmo comunicare telepaticamente con il nostro smartphone e considerare la cosa del tutto ovvia.
Per esempio, dieci anni fa, chi l'avrebbe mai detto che sarebbero arrivati in commercio dei telefonini con tasti virtuali, solo disegnati su uno schermo?

La ricerca nel campo del cervello e della tecnologia si fa sempre più importante. Si sta allineando, per volume e per intensità di ricerca, a quella militare e spaziale. Da quest'anno, sono nati due progetti di ricerca sul cervello umano piuttosto importanti: uno finanziato dall'Europa (vedi "Cervello artificiale europeo") e uno dagli Stati Uniti (vedi "Mappatura del cervello"). L'intento di entrambi è si nobile, cioè cercare delle cure per le malattie celebrali, ma anche commerciale e strategico. E probabilmente avrà anche ricadute militari.

"Tra circa 30 anni, saremo in grado di poter caricare il nostro cervello su dei computer e divenire immortali, digitalmente parlando. Entro il 2100, poi, le parti biologiche del nostro corpo verranno interamente rimpiazzate da quelle meccaniche....
Durante il congresso internazionale Global Futures 2045, svoltosi a New York e incentrato sui modi in cui il mondo può cambiare nel futuro, Kurzwell ha cercato di spiegare cosa intende: "Avremo una sorta di immortalità digitale, perché il cervello e l'intelligenza di una persona verranno memorizzati digitalmente per sempre, anche dopo la morte e questo sarà possibile attraverso l'ingegneria neurale, che negli ultimi anni ha fatto grandi passi avanti".
...
"A noi serve un corpo", conclude Kurzwell. "Questo potrà diventare meno fragile in futuro e saremo in grado di espandere la 'portata' della nostra intelligenza di un miliardo di volte"."
(www.wallstreetitalia.com)

Le implicazioni per le possibili implementazioni del corpo umano con parti artificiali possono essere molto rilevanti per la nostra evoluzione. Soprattutto l'implementazione dei poteri di calcolo e memorizzazione del cervello. Si tratterà di una rivoluzione pari, o forse superiore a quella avvenuta con l'introduzione su larga scala dell'informatica.

I passaggi chiave sono già tracciati, e a pensarci ora un po' tremano i polsi. Il primo passaggio è già in piena sperimentazione e potrebbe trovare a breve delle applicazioni commerciali. Si tratta di trasmettere comandi dalla nostra mente a un sistema informatico. Sarà utile per consentire ai disabili che non possono più usare gli arti a comandarne di artificiali solo con il pensiero. Sono già stati prodotti vari prototipi funzionanti.

Il secondo passaggio sarà l'inverso: da un computer verso la mente umana. Per ora questo obiettivo non è stato ancora raggiunto, almeno ufficialmente. Ma non ci sono motivi particolari perché non si possa fare. E' necessario che il computer riproduca onde cerebrali che siano comprensibili ai nostri neuroni. Qualche esperimento semplice è stato fatto, ma fino a quando non si comprenderà più a fondo il funzionamento della nostra materia grigia non si potrà raggiungere il risultato voluto.

Il terzo passaggio è la diretta conseguenza dei primi due. E quando i primi due saranno ben funzionanti e collaudati, si potrà avere il doppio passaggio mente umana "A" verso sistema informatico, verso mente umana "B". Sarà in pratica una sorta di telepatia wifi che consentirà di scambiare dati di qualsiasi tipo, in modo veloce portando con se un oggetto simile a un cellulare. I dati passeranno di mente in mente, probabilmente anche fra sconosciuti, e probabilmente i nostri pensieri più segreti potrebbero essere rubati e resi pubblici. Ogni nuova tecnologia porta con se grandi vantaggi e naturalmente nuovi pericoli.

Questi sistemi porteranno a una nuova evoluzione dei nostri cervelli. Già oggi nella sperimentazione della prima fase si sta constatando come il sistema neurale delle cavie tenda ad adattarsi agli stimoli artificiali:

"Macchine dirette dal pensiero: cosa cambia nel cervello

Per imparare a controllare con il pensiero un cursore o un dispositivo meccanico il cervello segue gli stessi schemi di apprendimento necessari a impadronirsi di qualsiasi altra abilità motoria, ovvero all'iniziale impegno intenzionale e cognitivo subentra un automatismo. La mappatura dei circuiti cerebrali coinvolti in questi schemi permetterà di realizzare interfacce sempre più complesse per il controllo di arti artificiali sempre più realistici

Un importante passo avanti verso l'evoluzione di interfacce cervello-macchina sempre più sofisticate e agevoli da utilizzare è stato compiuto da un gruppo di ricerca interdisciplinare dell'Università di Washington a Seattle, che ha mappato le aree cerebrali impegnate in questo tipo di compito. I risultati dello studio – descritti in un articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” ­- indicano in particolare che l'apprendimento dell'abilità di controllo di un dispositivo meccanico con il pensiero segue gli stessi schemi di apprendimento di altre abilità motorie, come andare in bicicletta.

La ricerca è stata realizzata grazie alla collaborazione di sette pazienti in attesa di un intervento chirurgico per curare gravi forme di epilessia, ai quali era stata impiantata una serie di elettrodi per monitorarne l'attività cerebrale. Jeremiah D. Wander e colleghi hanno sfruttato uno di questi elettrodi in modo da consentire ai pazienti di controllare il movimento di un cursore su un monitor, mentre gli altri elettrodi proseguivano nel monitoraggio della corteccia motoria primaria, e di quelle somatosensoriale primaria, prefrontale dorsolaterale e premotoria.

Si è così scoperto che, via via che i partecipanti diventavano più abili nel controllo, diminuiva l'attività cerebrale in alcune delle aree coinvolte, in particolare della corteccia premotoria, di quella prefrontale e di quella parietale posteriore. Contemporaneamente, si registrava un aumento dell'attività neurale in altre parti differenti del cervello coinvolte nella pianificazione e nell'esecuzione dei movimenti, come la corteccia motoria primaria, corteccia somatosensoriale primaria, corteccia prefrontale dorsolaterale.

Questo slittamento dell'attività cerebrale, osservano Wander e colleghi, riflette il passaggio da un iniziale impegno mentale intenzionale e prevalentemente cognitivo, a un'elaborazione sempre più automatica, esattamente come avviene quando ci si impadronisce gradualmente del complesso coordinamento motorio necessario ad andare in bici.

Un aspetto abbastanza sorprendente della scoperta è che, a differenza dell'apprendimento di altre abilità motorie, come imparare a digitare su una tastiera, il controllo del movimento del cursore con l'interfaccia cervello-macchina non implica il movimento muscolare di alcun arto, e che l'unico feedback ricevuto dal soggetto proviene dagli occhi, ma non dagli altri sensi o parti del corpo.

Questi risultati, conclude Wander, saranno preziosi per migliorare le possibilità di controllo del paziente di interfacce sempre più complesse, come quelle che controllano gli arti artificiali: "Sviluppando la nostra conoscenza di come il cervello impara e si adatta all'uso di una di queste interfacce, saremo in grado di progettare sistemi che addestrino gli utenti nel modo più efficace possibile, aggiungendo lentamente la complessità, mentre si sviluppano abilità."

(www.lescienze.it)

Saremo quindi interfacciati a sistemi elettronici, potenzieremo le nostre capacità mentali, ma naturalmente saremo incatenati a una nuova forma di schiavitù. Inoltre questi sistemi, sviluppandosi nelle regioni più ricche del pianeta, contribuiranno ad amplificare le differenze sociali fra chi potrà permetterseli e chi no. Chi potrà ampliare le sue facoltà mentali avrà indubbiamente un vantaggio su chi dovrà continuare a fare affidamento su madre natura.

In compenso ci sarà un fiorire di nuove invenzioni, tecnologie, studi scientifici perché sarà più facile riordinare i pensieri e simulare, grazie a software gestiti mentalmente, situazioni nuove, nuove teorie ecc. Si inventeranno nuove forme di arte e di intrattenimento. Qualcuno troverà poi il modo di rincitrullirci più di quanto non faccia oggi la Tv. Saremo sempre raggiungibili da "trasmissioni" di dati di ogni genere, fino ad inviarci sensazioni artificiali che ci faranno credere di vivere situazioni ed esistenze diverse dalla nostra. Meglio di una droga, e senza le implicazioni sulla salute. Almeno non quella mentale.

domenica 23 giugno 2013

Le due fazioni nel governo


Che cos'è realmente la politica italiana oggi? Berlusconiani contro anti berlusconiani? Chi lo pensa non si è ancora aggiornato alla terza repubblica, che nasce si dalla seconda, ma in cui si fronteggiano due fazioni ben distinte, più una terza che rimane purtroppo alla finestra.

Le due fazioni, come avevo scritto in un post precedente (Intrecci di politica ed austerità) sono "quella piddino-montiana propensa a mantenere il rigore europeo a tutti i costi," e "quella pidiellina del "e chi se ne frega dell'Europa..." che prima o poi diventerà "e chi se ne frega dell'euro..." con annessi e connessi."

La prima, quella filo europea prona a qualsiasi volere della Troika, è capeggiata dall'estero, e in Italia è rappresentata direttamente da Napolitano che ne è il garante. Prima attraverso Monti e poi direttamente lui stesso con la sua rielezione. La sua forza principale sta nel Pd, ma ormai questo partito non conta più nulla. Tutto è deciso al di sopra dalla Merkel, da Draghi, da Rehn e tutta l'oligarchia finanziaria europea. Il Pd recepisce ed esegue. All'interno del partito non sono tutti d'accordo, ma per spirito di disciplina ereditato dai tempi del comunismo, tutto rimane a livello di mugugno. Nulla più.

Il Pd è un partito che non solo non può accontentare il suo temporaneo alleato Berlusconi, con l'abolizione di Imu e aumento Iva, ma non può più accontentare nemmeno i suoi:

"«Non vanno bene i continui annunci che non si traducono in una scelta che dia il senso del cambiamento». Così la leader della Cgil, Susanna Camusso, alla manifestazione nazionale unitaria sul tema «Lavoro è democrazia». Una mobilitazione che vede riuniti di nuovo insieme dopo dieci anni Cgil, Cisl e Uil.

...«Servono risposte rapide per uscire dalla crisi - dice la Camusso parlando ai giornalisti -. Una prima potrebbe essere la restituzione fiscale a pensionati e lavoratori dipendenti per fare ripartire i consumi. Non bastano solo gli annunci, perché la crisi è profonda». «Sul terreno del lavoro - aggiunge - si possono fare cose importanti anche senza risorse, come la clausola sociale sugli appalti e la garanzia per i lavoratori che non perdano il posto in quelle situazioni. Invece si fa una discussione sulla flessibilità che non è utile per fare ripartire l'economia. Oggi manifestiamo e vediamo quali risposte arriveranno, ma i sindacati sono convinti che senza risposte si perde tempo e si aggrava la crisi. La situazione non sta ferma in attesa e peggiora».

... Se le misure per contrastare la disoccupazione «sono quelle che si leggono sui giornali, la spina al governo non la staccheranno Pd o Pdl ma i cortei dei disoccupati»
...
«Il Paese perisce e la classe dirigente si perde in chiacchiere» ha affermato il leader della Cisl, Raffaele Bonanni che ha chiesto al governo di «dimezzare le tasse e inasprire le pene sull’evasione fiscale. Letta - ha concluso Bonanni - deve avere coraggio»."


In nome dell'Europa e dei suoi trattati la sinistra è pronta a tutto: a massacrare la classe lavoratrice più esposta innanzi tutto, e poi a rischiare di far saltare il governo con il Pdl. 
Qualcuno potrà pensare che questo non è un rischio, ma una speranza. In realtà molti che non sono ancora giunti mentalmente nella terza repubblica, non hanno capito che quasi mezzo Pd non vorrebbe un accordo con i grillini. Sempre che i numeri consentano effettivamente di fare un governo non traballante. Anche perché per un tot di grillini che potrebbero arrivare, ci potrebbe essere un tot di Scelta Civica che se ne va...

La seconda fazione è tutta "nazional popolare" ed è capeggiata da Berlusconi. La seconda fazione ha accettato di sostenere il governo per due motivi: il primo è che dopo la performance sbiadita del Pdl prima della campagna elettorale, il Cavaliere si è ritrovato a febbraio di nuovo protagonista e al centro delle scene. Non poteva rinunciare a questa ghiotta occasione. Il secondo motivo riguarda gli accordi di governo che prevedevano l'eliminazione dell'Imu e poi dell'aumento Iva, che la prima fazione ha avallato non perché lo voleva, ma perché era disposta a tutto pur di dare all'Italia un governo accettabile per l'oligarchia europea.

Ma era evidente che queste richieste del Pdl non erano evadibili fin dall'inizio ("Che significa essere un paese in crisi fiscale – 3" - Phastidio.net). Infatti la prima mossa furbetta di Letta è stata quella del rinvio. Ora però i nodi vengono al pettine ed è difficile trovare una soluzione, cioè trovare le risorse per dar seguito all'accordo di governo. Una soluzione la fazione nazionale di Berlusconi l'ha suggerita secondo la sua visione strategica:

"Bisogna che qualcuno nel governo abbia il coraggio e l'autorevolezza di andare a Bruxelles e di dire a quei signori: 'Noi siamo in questa condizione perché ci avete cacciato voi con la vostra dannata politica di austerità. Dobbiamo rimettere a posto le cose, da qui in avanti il limite del 3 per cento all'anno e il fiscal compact ve lo potete dimenticare'.

Ci volete mandare fuori dalla moneta unica? Fatelo. Ci volete mandare fuori dall'Unione europea? Ma no. Vi ricordiamo che noi versiamo 18 miliardi all'anno e ce ne ridate indietro solo dieci. Ma chi mai ci manda fuori dall'una e dall'altra parte?".

(www.repubblica.it)

Cioè la soluzioni di Berlusconi è: 
facciamolo lo stesso e freghiamocene di deficit, fiscal compact, debito ecc. e di tutte le paturgne dell'Europa. Una soluzione che la prima fazione eurofanatica non può accettare, perché in Germania e a Bruxelles non l'accetterebbero mai.
Ora però la fazione filo europea deve fare i conti con i ricatti della fazione avversa: o così o cade il governo. 

"Un messaggio forte e chiaro a Letta. Che arriva da Angelino Alfano. «Il destino del governo è legato al programma e se non è realizzato il governo non va avanti»
...
«Dobbiamo intervenire sulle tasse, sul cuneo fiscale e detassare le nuove assunzioni. Sono questioni fondamentali e, a partire dall'Iva, la nostra linea è evitare l'aumento della tassazione», ha aggiunto Alfano."

(www.corriere.it)

Inoltre la fazione filo europea, o è masochista, o è impotente. Probabilmente un mix di entrambi, in quanto non è riuscita o non ha voluto fermare il giudizio della Corte Costituzionale su Berlusconi. Corte che in Italia si occupa di beghe di cortile, in Germania guarda caso delle ingerenze della Bce nella politica economica nazionale. Una bella differenza: la Germania non vuole sottostare all'Europa come l'Italia, semmai sottometterla. 
Comunque i colpi inferti al Cavaliere non possono essere indolore per il governo di coalizione.

E se cade il governo le soluzioni sono entrambe un disastro per l'Europa e la Germania: o un governo instabile e spostato a sinistra con il sostegno dei fuoriusciti dal M5s, o le elezioni in concomitanza con quelle tedesche, con Berlusconi che in campagna si divertirebbe a sparare a palle incatenate su Merkel, Europa &C. 
Si è vero che Napolitano sarebbe molto restio a concedere le elezioni, ma se non si trova uno sputo di maggioranza la strada è obbligata. A meno che non si continua con altri "colpetti di Stato" sempre più complicati, spregiudicati e difficili da giustificare. Per esempio un altro premier come Monti. Ma chi lo sostiene poi in Parlamento?

E' difficile che questo governo duri a lungo. Anche perché è probabile che Grillo abbia azzeccato la profezia: potrebbe essere un'estate di crolli finanziari, con banche e nazioni pronti a collassare. L'Italia in realtà non sarebbe nemmeno uno dei paesi più malmessi, ma purtroppo con l'euro siamo come un pugile con un braccio legato dietro la schiena.

A proposito di Grillo e del suo movimento, questi rappresentano la terza fazione. Una fazione che purtroppo sta dimostrando di non avere le idee chiare, o non averne nessuna, per quanto riguarda la battaglia campale principale, che si svolge in e per l'Europa. Oggi la politica italiana svolge la sua attività principalmente con lo sguardo rivolto all'Europa: la sinistra se ne frega dei suoi riferimenti sindacali pur di accontentare i banchieri, e la destra cerca di uscire dai ricatti finanziari (di Berlusconi) per liberarsi dalla morsa dell'Europa. Grillo avrebbe immense praterie di consenso innanzi a se, ma il movimento sta spendendo tutte le sue energie per mantenere la sua purezza e verginità. Cose di cui chi oggi è senza lavoro, senza prospettive, senza sostegni non interessano molto. 

Ho l'impressione che il movimento perderà spinta, soprattutto se Berlusconi dovesse scendere in campo facendo una campagna in cui si scaricano tutte le colpe sulla Germania e sull'Europa. Agli italiani piace sentirsi dire che sono innocenti, che le colpe sono degli altri.
Intanto nel mondo un paese dopo l'altro si infiamma di proteste. Dopo la Turchia anche il Brasile. Se poi dovesse esserci una crisi molto seria, la catena potrebbe allungarsi. Potrebbe persino toccare il nostro paese, anche se mi pare improbabile. Gli italiani sembrano oggi scoraggiati, non combattono più, anzi nemmeno vanno più a votare.

sabato 22 giugno 2013

Ben, ripensaci


"Ben (Bernanke) ripensaci", sembra la supplica che emerge dal mondo della finanza non solo americana. Ma Bernanke farà sul serio, o ha solo voluto fare un esperimento psicologico fra gli investitori, per capire cosa succederebbe veramente fermando il flusso di Qe? Credo sia consapevole di cosa può accadere, ma credo si renda anche conto che non si può continuare a gonfiare la mega bolla delle borse e dei bond.

"... il manager del fondo obbligazionario Ignis, Chris Bowie, ha avvertito sul fato che la "piu' grande bolla dei bond della storia e' gia' scoppiata". Il suggerimento agli investitori e' quello di "scappare finche' siete in tempo". "Nessuno dovrebbe comprare titoli pubblici in questo momento", ha dichiarato il gestore inglese al Telegraph.
...
Il sell off di ieri è stato scatenato dalle ultime dichiarazioni della Fed, pronta a staccare la spina al programma di quantitative easing che ha permesso agli indici azionari di balzare negli ultimi anni. La notizia ha messo ko l'intero azionario globale , che ha sofferto alla vigilia il calo più forte in 19 mesi.
La capitalizzazione dell'azionario globale è calata di 2.400 miliardi dal massimo degli ultimi 5 anni testato il 21 maggio, con gli indici di Hong Kong e del Giappone che sono entrati nel mercato orso."

(www.wallstreetitalia.com)

Vedi "Cinque anni di steroidi nelle borse"

"C'è però anche un'altra questione: fino a quale punto la riduzione al QE è uno scenario realistico? A fronte di chi parla della necessità di eliminare o per lo meno diminuire la portata del programma di acquisti di asset per $85 miliardi al mese della Fed, ci sono i monetaristi che fanno notare come non ci sia affatto bisogno che Ben Bernanke & Company intraprendano questa strana: questo, perchè l'inflazione negli Usa viaggia al minimo degli ultimi 50 anni, ed è insomma troppo bassa. Parlare di deflazione è forse azzardato, ma un quadro di disinflazione non è affatto da escludersi. Inoltre la congiuntura americana, sebbene in notevole recupero, scricchiola ancora un po'. Non manca così chi consiglia addirittura alla Fed di aumentare il QE.

E la prospettiva di nuovi stimoli monetari è alta soprattutto se si considerà che Bernanke lascerà la Fed all'inizio del 2014. Il presidente Usa Barack Obama si assicurerà infatti, secondo alcuni, che il suo successore stimoli la crescita con politiche ultraespansive. E' troppo presto, per alcuni, parlare della fine imminente delle politiche di quantitative easing. Tra l'altro, si fa sentire la voce di James Bullard, presidente della Fed di St. Louis, che ha detto che la banca centrale americana ha adottato un atteggiamento inappropriato nel parlare di tempi di taglio al QE. "Sarebbe appropriato un approccio più prudente, come quello di aspettare che ci siano segnali tangibili del rafforzamento dell'economia e che l'inflazione stia tornando vicina al target previsto", ha detto."

(www.wallstreetitalia.com)

Ovviamente chi sta beneficiando del grande gioco d'azzardo delle banche centrali non ci sta a smettere. Non solo smettere nel gioco è pericoloso, lo è persino ridurre le puntate. Significa in ogni caso provocare un cedimento del mercato azionario, il quale non si può controllare con una manopola come fosse una radio. Quando gli investitori cominciano ad uscire dall'azionario, i comportamenti possono diventare di colpo irrazionali: tutti vendono provocando un crollo inaspettato e devastante.

"... il tapering è la riduzione degli acquisti mensili di titoli da parte della Fed, lo zucchero-adrenalina-eroina (i giudizi divergono) che viene immesso dal 2009, in dosi sempre più massicce, nelle vene del sistema finanziario americano e che da qui si riversa nel mondo intero.
...
Il tapering, come Bernanke ha ripetuto fino alla nausea, ci sarà solo se tutto andrà meravigliosamente bene e inizierà solo alla fine di quest’anno. I mercati non sembrano nemmeno avere prestato attenzione al fatto che lunedì Obama ha molto ruvidamente licenziato Bernanke, il cui mandato in scadenza nelle prime settimane del 2014, ha detto il presidente, non verrà rinnovato.
...
I tempi e i modi irrituali dell’allontanamento non possono non fare pensare a una Casa Biancache vuole fare sapere fin da ora che ci sarà una persona di assoluta fiducia a gestire l’accelerazione attesa l’anno prossimo nell’economia con una politica monetaria ancora ultraespansiva.
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James Bullard, capo della Fed di St. Louis di lunga tradizione monetarista, chiede addirittura più Qe, perché l’inflazione sta scendendo troppo.
...
I democratici moderati e i repubblicani moderati sono in fondo d’accordo sul tapering e discutono solo su quanto velocemente smantellare il Qe. La sinistra e i monetaristi chiedono invece più Qe, la prima perché ci sono ancora troppi disoccupati e i secondi perché c’è troppo poca inflazione.
...
Sceglie quindi, Bernanke, di gettare un sassolino ... L’obiettivo non è quello di avviare il crollo dell’obbligazionario globale ma quello molto più modesto di bloccare e fare un poco scendere la schiuma che stava facendo lievitare sempre più in fretta i bond di ogni ordine e grado.
...
Con la sua reazione malmostosa e spaventata, il mercato dimostra di preferire il paradiso
artificiale del Qe alla bella realtà che si profila per l’anno prossimo.

È una tipica reazione da tossicodipendente. Agli occhi del medico, è la conferma della necessità di avviarlo il prima possibile su un percorso di disintossicazione."


Ora le carte sono scoperte. Le opzioni sono tutte in campo. Si può chiudere un po' alla volta il rubinetto della politica monetaria espansiva, ma non è detto che questa operazione sia controllabile completamente dalle banche centrali e che sia indolore.

Si può continuare così come fatto fino ad oggi, con i risultati che a mio avviso non sono stati così evidenti. Anche negli Usa non c'è stata tutta questa crescita proporzionale alle risorse messe in campo nella finanza americana. Sembra che questi Qe mondiali servano più che altro a mantenere a galla l'economia, ma una vera ripresa globale non c'è. Ora anche la Cina sembra rallentare bruscamente ("CINA: da Locomotiva del Mondo a Grande Malato?..." - Ilgrandebluff.info)

Si potrebbe addirittura aumentare il livello di Qe, andando ad incrementare una bolla già oggi parecchio pericolosa. Ma incrementare il Qe significa continuare a spostare i problemi di una crescita equilibrata e solida nel futuro, significa tentare di risolvere i problemi dell'economia con le slot machine. E' difficile che si possa continuare e addirittura incrementare il livello di droga finanziaria sui mercati senza averne delle conseguenze. E il bello è che in tutte queste politiche espansive, di vere politiche keynesiane, in favore della produzione e del lavoro, non se ne vedono proprio. Altro che ricette per l'occupazione giovanile che dovrebbero essere partorite dal G8-G20-Gxx... si fanno solo parole e si creano fiumi di denaro per speculatori.

venerdì 21 giugno 2013

Siamo sul crinale


Siamo sul punto più alto di tute le bolle finanziarie mondiali. I capitali sono in fuga da tutto. E' cominciata, la fuga, già da qualche settimana dai paesi emergenti.

Il contagio della sfiducia giapponese, per ora sta colpendo i paesi più deboli, quelli emergenti:

“Gli indici azionari, i bonds e soprattutto le valute emergenti stanno tutti franando, in particolare Brasile (-21% l'indice di borsa Bovespa più un altro -8% della valuta (solo quest'anno perchè dal massimo ha perso quasi il 50%!), ovviamente la Cina continua sempre a franare, Hong Kong che la segue, il Sudafrica che è il peggiore assieme a Cina e Brasile, poi Russia e ora anche Thailandia, Messimo, Indonesia, Filippine e solo l'India ha perso un poco di meno. E gli investitori stanno togliendo soldi in fretta da fondi e ETF emergenti, -7 miliardi questa settimana

E tutto questo senza che nessuna banca centrale al mondo abbia alzato i tassi, anzi da Israele alla Corea alla Turchia all'Australia le banche centrali continuano ad abbassarli e hai da dicembre il Giappone che pompa moneta a manetta sul suo mercato finanziario. Perchè allora questa improvvisa caduta ?

Intanto, senza che molti lo notassero perchè guardano sempre a Wall Street, diversi paesi emergenti e asiatici stanno cedendo da un anno e più e poi è bastato un vago accenno al fatto che la FED potrebbe forse intorno a settembre o ottobre cominciare a ridurre un poco i suoi acquisti di bonds (da 85 a 65 miliardi di dollari al mese) per scatenare una frana degli emergenti, …”
(www.cobraf.com)

Nessuno può veramente credere che questa specie di “Catena di Sant'Antonio” gonfiata dalle banche centrali espansive, tramite tassi a zero e successivi quantitative easing, possa continuare all'infinito.


Ora però dopo i primi avvisi dalla succursale giapponese, arrivano i moniti pesanti dai creatori della teoria Quantitative easing. Ora sono tutti in ansia, perché malgrado Bernanke dica che continuerà la politica di stampa di dollari fino a quando la disoccupazione rimarrà ancora alta, in realtà l'uscita dovrà avvenire ugualmente. Non è pensabile continuare a distorcere il mercato finanziario all'inverosimile.

"Nessuna Via d’Uscita

Ma aspettate un minuto. Se la FED continua a tenere alti i prezzi delle azioni per altri cinque anni, ciò non le farà finire in un terreno fatto di “esuberanza irrazionale”?

I tassi di interesse artificialmente bassi – per un periodo così esteso – non creeranno lo stesso tipo di distorsioni e bolle che hanno portato alla crisi del 2008-09?

Beh… sì… ovviamente.

Ma la FED è sul caso, e lo fa sapere dai giornali. I governatori della FED “stanno prendendo in considerazione una strategia d’uscita.” Uscire da cosa? Stanno cercando di capire come scendere.

Per quattro anni si sono arrampicati su e su – offrendo prestiti a tassi di interesse reali negativi – cercando di incoraggiare le persone a prendere in prestito e spendere. Vogliono che la gente si separi dai propri soldi, non che li risparmi. E hanno anche incrementato in modo significativo la base monetaria attraverso il QE1, il QE2 ed ora il QE3. Nella versione corrente, stampa $85 miliardi al mese e li pompa nel sistema bancario!

Tale denaro non ha fatto molto per l’economia reale (il tasso di disoccupazione è sceso, ma solo perché le persone hanno lasciato la forza lavoro), ma ha fatto meraviglie per i prezzi delle azioni. Il Dow è più che raddoppiato sin dal 2009. E’ salito anche quest’anno – segnando record dopo record."

(www.rischiocalcolato.it)

Ora la vera natura di questa immissione di denaro insensata, fatta non per favorire il lavoro, e quindi non di tipo keynesiano, viene alla luce. Una gigantesca speculazione attuata appositamente per arricchire i già debordanti centri finanziari con giochetti delle tre carte. Certo sempre meglio dell'austerità europea, ma comunque una politica monetaria poco lungimirante e assai pericolosa.

Cosa avrebbe invece dovuto fare la Fed? stampare denaro da assegnare al bilancio federale Usa per far ripartire la spesa pubblica, le infrastrutture, l'istruzione, gli investimenti nell'industria ecc. Che senso ha stampare un fiume di denaro da "regalare" a centri finanziari che acquistano azioni di aziende libere poi di investire ovunque o di non investire affatto, di assumere americani o cinesi? Non c'è nessuna certezza che tutto questo denaro produca ricchezza diffusa, che crei posti di lavoro negli Usa.

Ed ora il gioco d'azzardo è allo scoperto. Nei prossimi mesi potrebbe verificarsi un fuggi fuggi disastroso, che non ci sarebbe stato se questo denaro fosse stato investito in beni ed opere certe e concrete: ponti, autostrade, ferrovie, porti, scuole, impianti industriali rimangono sul territorio per decenni, la puntata al tavolo verde evapora nel giro di un lancio di pallina...

Inoltre l'obiettivo principale di tanta stampa di denaro è stato fallito.

"La fed non taglia il programma di acquisto da 85 mld di $ al mese sui titoli di Stato americani per tenere a bada i Tassi di interesse, in un mondo sensato ti aspetteresti una reazione perlomeno tranquilla invece:"


Tutto ciò sta cominciando a diventare pericoloso. Il Qe della Fed è ormai paragonabile ad una droga. La dose deve essere sempre aumentata se no non fa effetto; se si smette si va in crisi (d'astinenza), ma se si continua si va incontro a danni al corpo dell'economia ancora peggiori. Sarà difficile per Bernanke e tutte le banche centrali che l'hanno seguito, riuscire ad uscire dalla "tossicodipendenza" senza creare un gigantesca crisi mondiale.

giovedì 20 giugno 2013

Segnali di impatto imminente


La crisi si avvicina ad una nuova fase acuta. Ci sono segnali dall'estero e dall'Italia che non preludono a niente di buono.

Tanto per cominciare B. Bernanke della Fed sta perdendo credibilità. Ormai cominciano a palesarsi fra gli investitori i primi dubbi. Potrà continuare ancora a lungo la politica monetaria espansiva di Bernake?

"La Federal Reserve ha mantenuto invariata la sua politica monetaria accomodante al termine di una riunione al vertice di due giorni.
...
a cominciare dal Quantitative easing che oggi prevede l'acquisto di 85 miliardi di dollari di bond al mese. Ha però previsto schiarite sulla ripresa per il 2014, con una disoccupazione che potrebbe scendere al 6,5 per cento. 
...
Riviste leggermente in calo le stime di crescita per quest'anno. L'economia Usa crescerà tra il 2,3%-2,6% contro il 2,3%-2,8% stimato a marzo. 
...
In attesa della Fed Investitori e trader sono in standby dal 12 giugno. Da allora l'indice Vix - che sintetizza la volatilità dei mercati finanziari - ha perso il 10%. In sostanza è tornata la calma piatta. Perché i mercati aspettano l'appuntamento clou di giornata, il discorso che alle 20.30 ora italiana il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, terrà sulla politica monetaria. 
...
Parlerà di tapering (riduzione graduale del quantitative easing da 85 miliardi di dollari al mese) oppure prenderà altro tempo con un canonico "wait and see" con cui rimanderà ad altri momenti la decisione sul programma di iniezione monetaria? Ma soprattutto gli operatori si aspettano un discorso che li rassicuri (ecco perché Bernanke non deluderà i mercati)."
(www.ilsole24ore.com)

La borsa americana rimane in rosso, segno che le parole di Bernanke non sono bastate.

La crisi socio-politica, conseguenza della crisi finanziaria, in Europa potrebbe acuirsi già durante l'estate:

"I potenti del mondo e i leader europei sono convinti che alla fine la ripresa dell'economia globale ci sarà. Ma ovunque, e non solo in Eurozona, monta la rabbia dei cittadini: sono sempre di più coloro che vedono un tenore di vita dignitoso come un miraggio.
Proteste e manifestazioni dilagano in qualsiasi parte del globo, dalla Svezia al Brasile, dove la frase miracolo economico, proferita fino a qualche anno fa, non risuona più nelle strade.

Il grande malato del globo rimane l'Eurozona, piegata dalle misure di austerity. Ora si parla di impegno verso la crescita, ma i danni al tessuto economico e sociale sono gravissimi.

Niall Ferguson, professore dell'Università di Harvard, afferma così chiaramente in una intervista rilasciata al canale televisivo Cnbc che l'elevato tasso di disoccupazione in Europa e le aspettative di una crescita deludente nei mercati emergenti genererà maggiori proteste.

Per Ferguson, la prossima città che corre il rischio di "bruciare" per le proteste e per i disordini sociali è Parigi. "Le grandi città europee, con Parigi, sono in cima alla lista dei siti estremamente vulnerabili. E Parigi ha una tradizione di disordini urbani più di ogni altra città nel mondo".

Nel paese, continua Ferguson, l'economia va male. Ma la Francia non è certamente l'unica a essere chiamata in causa. "La disoccupazione giovanile nei paesi latini dell'Europa è davvero una bomba pronta a esplodere"."

(www.wallstreetitalia.com)

Cipro ha scoperto che la politica di risanamento imposta dalla Troika non è sostenibile e porterà il paese verso il baratro:

"Cipro sta provando a rimettere in discussione il prelievo forzosoe dunque il salvataggio della UE...
Tanto non ci riuscirà...statene pur tranquilli....;-)

Cipro, prelievo forzoso sui conti torna in dubbio. Il presidente Anastasiades alla Ue: Basta
...Cipro rimette in discussione il prelievo forzoso sui conti correnti imposto dall’Unione Europea.
In una lettera a Bruxelles il presidente Nicos Anastasiades si è lamentato di aver dovuto sottoscrivere rapidamente il piano di salvataggio con le clausole imposte a Cipro lo scorso aprile, appena eletto.

...“Il bail-in è stato è stato attuato senza un’attenta preparazione”, ha scritto Anastasiades nella lettera. Nel piano di salvataggio non è stato tenuto conto “del pesante fardello che la ristrutturazione della Grecia ha causato a Cipro”.
Il presidente non chiede esplicitamente più soldi ma fa capire che l’economia cipriota non è in grado di ripartire con le condizioni imposte dalla Troika.

Ma le possibilità che si arrivi ad una revisione del piano non sono molte............"
(www.ilgrandebluff.info)

Le politiche di austerità ricevono sempre maggiori critiche. Ed ormai non sono solo più forze di opposizione residuali ed eccentriche. Ma ci sono capi di stato od organizzazioni come Confindustria in Italia. Prima o poi queste voci diventeranno un coro e poi un boato della folla.

In Italia il governo Letta potrebbe avere i giorni contati. Poveracci. Non tanto Berlusconi e i suoi sostenitori, quanto piuttosto Merkel, Napolitano, l'Europa e tutte le élite del continente che hanno dovuto sostenere un governo con Berlusconi pur di salvare l'austerità in Italia e l'euro. Mi sa che il nostro di Arcore è proprio inaffidabile... ora come faranno a tener su la baracca dell'eurozona se l'Italia precipiterà nell'ingovernabilità? Basterà il pilota automatico di Draghi?

"No al legittimo impedimento di Silvio Berlusconi, all'epoca dei fatti premier, a partecipare all'udienza del primo marzo 2010 del processo Mediaset. La Corte Costituzionale ha respinto il conflitto di attribuzione tra poteri sollevato da Palazzo Chigi nei confronti del tribunale di Milano, dove era allora in corso il procedimento, nell'ambito del quale il leader del Pdl è stato condannato in primo grado e in appello a 4 anni di reclusione (3 coperti da indulto) e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, e che nei prossimi mesi approderà in Cassazione. Dunque salta la prescrizione. Berlusconi tranquillizza: «Il sostegno al governo continua»."
(www.corriere.it)

Il sostegno a Letta continua, salvo smentite... Del resto una mini (ma nemmeno tanto) bordata è già arrivata quando Berlusconi ha incitato Letta ad infischiarsene del limite del 3% di deficit e del Fiscal Compact ("Il Cavaliere gioca pesante (2)"). Si sa come vanno a finire queste cose: dopo un po' il Cavaliere si stufa di fare il bersaglio mobile della politica italiana e fa saltare il banco.

E mentre la politica viene tenuta assieme con lo sputo, l'economia reale è sempre più a schifio. Un esempio arriva dalle nostre banche imbottite di titoli di Stato italiani (a rischio default) e di debiti inesigibili. Altro che concedere nuovo credito:

"Nuovo record per le sofferenze bancarie, oltre 133 mld ad aprile
Nuovo record negativo per le sofferenze bancarie. Ad aprile, secondo quanto emerge dal rapporto mensile dell'Abi, quelle lorde sono salite a oltre 133 miliardi rispetto ai 131 miliardi del mese precedente e del 22% circa rispetto ai 108 miliardi di un anno prima. L'associazione ha sottolineato l'elevata rischiosità dei prestiti a causa della crisi in atto: dal 2008 al 2012 le banche italiane hanno visto triplicare i prestiti in sofferenza, il cui ammontare è passato nel quadriennio da 41 miliardi a quasi 121 miliardi di euro.
Rimane negativa a maggio anche la dinamica dei prestiti erogati dalle banche italiane alle famiglie e alle imprese. Il calo tendenziale è risultato pari al 3,1% come ad aprile, attestandosi a 1.455,5 miliardi di euro, e sul dato ha pesato soprattutto la contrazione dei prestiti alle imprese, scesi del 3,7% tendenziale (-2,8% ad aprile), laddove i prestiti alle famiglie hanno segnato una flessione dello 0,8%, la stessa di aprile.........."

(www.ilgrandebluff.info)

Tutte queste situazioni, dalla bolla finanziaria globale pronta ad esplodere, alle tensioni sociali presenti ovunque dal Brasile alla Turchia, dalla crisi politica italiana a quella ben più preoccupante dell'economia reale, potrebbero fondersi e produrre un cocktel micidiale per il nostro paese. Tutti gli indicatori preannunciano una tempesta perfetta in arrivo. Le ondate di tsunami saranno altissime e l'Italia è la nazione meno attrezzata per resistervi.