lunedì 31 dicembre 2012

Buon anno nuovo



Il 2012 è stato un pessimo anno, 
ci hanno tradito i Maya e ci ha fregato Monti.
Il 2013 non potrà che essere migliore.

Qui son tutti Re Tentenna



Il Savoia Re Carlo Alberto (1798 - 1849) fu soprannominato Re Tentenna "per le sue esitazioni e una certa imperscrutabilità nelle sue scelte". Del resto, bisogna comprendere i suoi tempi, fu un sovrano che attraversò il passaggio tra assolutismo monarchico ed illuminismo. Visse gli eccessi della rivoluzione francese fino all'epilogo napoleonico, vide i moti violenti del '48, rimasto come modo di dire fino ai giorni nostri. Fu il primo monarca italiano a concedere una Costituzione ai suoi sudditi, malgrado i suoi tentennamenti.

Probabilmente stiamo attraversando un identico momento di trapasso tra un'epoca (una repubblica) ed un'altra. Sarà per questo che oggi la politica italiana e piena di "Re Tentenna".
Da Berlusconi ad Ingroia, hanno tentennato tutti. Forse perché, sono attraversati da indecisioni di ordine filosofico (facciamo bene a seguire i dictat europei?), o forse perché tutti vorrebbero vincere senza rischiare molto. Vorrebbero tutti un paracadute che li faccia atterrare dolcemente in Parlamento.

Ha cominciato il Cavaliere, che ci ha dilettati di un anno di: "ritorno, no mi ritiro a fare il padre nobile, candido Alfano, no candido Monti, ho cambiato idea ritorno..." sperando che si fermi qui. Ora pare che cambi ancora idea candidandosi come capo di coalizione, ma non come primo ministro che sarà Alfano o Tremonti.
Il paracadute di Berlusconi si chiama "sondaggi": ha atteso fino all'ultimo cercando di leggere nei sondaggi un vaticinio vincente. Probabilmente poi questo vaticinio non c'è stato e ha deciso di "pancia" invece che di testa. Infatti finora non mi pare ci sia stata una stratosferica rimonta del centro destra grazie alla sua ri-ri-...discesa in campo.
Pagherà cara la sua esitazione, l'elettorato di centro destra ha già marchiato come traditore il suo partito di riferimento. Probabilmente Berlusconi avrebbe dovuto far cadere Monti già a luglio, quando lo spread era tornato a 500 punti, ed era evidente che le politiche di austerità erano inutili e dannose. Ha atteso troppo.

Un'altro che non scherza come Re Tentenna è Montezemolo. Fino all'ultimo non si sapeva se era della partita. Doveva partecipare solo a determinate condizioni, solo se ci fosse stata la possibilità di liste ed alleanze pulite con nomi giovani della società civile. Infatti poi è finito con Casini e Fini, due verginelle della politica. Diciamo che se attendeva il momento più propizio per far rifulgere la sua figura politica di fronte all'Italia, ha scelto proprio il più grigio. Voleva essere il nuovo Berlusconi del 1994, invece sarà un modesto gregario di una lista reazionaria e clericale.

Anche Monti non ha scherzato. "Mi candido, rimango super partes, faccio una lista, non la faccio ma la guido da fuori ecc." Ora finalmente (ma anche qui, come per Berlusconi non è detta l'ultima), ha deciso. E dopo tanta attesa e tante elucubrazioni se ne esce fuori con un pasticcetto tipicamente italiano. Rimane Senatore a vita, quindi non si candida direttamente, ma benedice liste in suo nome. Ma anche qui con un altro pastrocchio da azzeccagarbugli: al Senato lista unica, alla Camera federati ma ognuno per se. Ovviamente Casini e Fini non ne vogliono saperne di farsi dettare le liste dei candidati dalla società civile di Monti.
L'uscita di Passera non so se è sintomatica di questi scontri interni, o è solo la ripicca di un ex ministro che considerandosi indispensabile non trova sufficiente spazio fra le candidature. Fatto sta che questa salita in politica comincia a diventare un'erta sempre più faticosa.

Credo che Monti, avendo un concetto "diversamente elitario" di democrazia, più che un paracadute, attendesse davanti a casa una lettiga che lo portasse in trionfo a Palazzo Chigi, o magari al Quirinale...
Invece a furia di fare pasticci, e farsi attendere come una prima donna, è già tanto se riuscirà a fare il ministro per Bersani. Il Quirinale ormai se lo può scordare, è diventato politico di parte, difficilmente potrà trovare i voti per diventare Presidente della Repubblica. E' più facile che lo diventi D'Alema che ha fatto il gesto nobile di non candidarsi.

Anche Igroia, invitato a numerose trasmissioni tv e riunioni "arancioni", ha sciolto gli indugi solo ora. Pare che anche Igroia avesse tentennato alla ricerca di paracaduti elettorali presso partiti e società civile che conta (magistrati, giornalisti, opinionisti, politici decaduti...). Perché probabilmente ha poco tempo (e anche poche idee a parte la lotta alla mafia, dicono alcuni) ed ha bisogno di qualcuno che gli scriva il programma e gli faccia la campagna elettorale. Ora dovrà riuscire ad organizzare il movimento, raccogliere le firme necessarie, trovare candidati ecc. ed il tempo non è più molto. Se attendeva ancora un po' si sarebbe candidato alle elezioni anticipate subito dopo quelle del 2013 (che comunque potrebbero esserci).

Devo dire, che in mezzo a tutti questi indecisi, gli unici che hanno sempre avuto le idee chiare, sono stati i politici del Pd e di Sel. Anzi, probabilmente non è affatto vero, ma quello che ha salvato questi partiti dai tentennamenti è stato un metodo democratico, che avrebbero dovuto seguire tutti. Si può essere in disaccordo sul livello di democraticità, ma non sul metodo delle primarie che si è rilevato efficiente. Si può discutere sulla scelta finale degli elettori che hanno preferito la tradizione bersaniana, alla novità renziana, ma almeno c'è stata chiarezza. I partiti, i loro simpatizzanti, hanno scelto, dopo una lotta interna vera, un uomo come capo della coalizione. E Bersani a questo punto non può più tentennare, ma solo seguire le indicazioni del suo elettorato di riferimento.

Solo attraverso l'applicazione di un metodo democratico di scelta si evitano questi tentennamenti, che poi non fanno bene alle capacità attrattive sull'elettorato. L'indecisione è valutata negativamente dagli elettori, che così percepiscono un capo di coalizione non convinto fino in fondo del suo operato, delle sue idee. Organizzare primarie è costoso, non tutti i partiti e movimenti possono farlo. Ma oggi la tecnologia, come ha dimostrato il Partito dei Pirati in Germania e il M5s in Italia, può sopperire a molti di questi costi difficili da affrontare. Sia Berlusconi che Monti avrebbero dovuto attuare una qualche forma di consultazione interna e confrontarsi con la democrazia e la volontà dei rispettivi simpatizzanti. Alla fine sono convinto che avrebbero vinto loro le rispettive primarie, e le cose non sarebbero tanto diverse da ora, ma almeno avrebbero evitato di mostrarsi così indecisi di fronte ai loro potenziali elettori.

Anzi, con una rispettiva investitura popolare, si sarebbero dimostrati più forti.
Berlusconi avrebbe allontanato le critiche di chi gli rinfaccia troppe discese in politica. Monti avrebbe allontanato le accuse di chi lo considera designato da banche d'affari e prelati vaticani. Invece così, questi moderni Re Tentenna entrano in campagna elettorale già un po' azzoppati, e faranno parecchia fatica contro chi, effettivamente o falsamente, può esibire uno straccio di democrazia interna, cioè il centro sinistra e il M5s.

domenica 30 dicembre 2012

Il vangelo di Monti (2)



Un punto dell'agenda evangelizzatrice di Monti, mi pare di fondamentale importanza. E' un punto sul quale penso il 90% degli italiani sono d'accordo con il premier. Eppure io penso sia il concetto economico fondamentalmente più sbagliato:

"La crescita non nasce dal debito pubblico. Finanze pubbliche sane, a tutti i livelli.
...
Bisogna rovesciare la prospettiva e prendere il quadro europeo come lo stimolo a cercare la crescita dove essa è veramente, nelle innovazioni, nella maggiore produttività, nella eliminazione di sprechi.

La crescita si può costruire solo su finanze pubbliche sane."


Nel post precedente commentavo così questo passaggio:

"Qui c'è un dogma di origine germanica. E probabilmente è l'errore più grave del montismo. Io credo che sia proprio il contrario: la crescita si ha con debito pubblico. E' sempre stato così, anche nei paesi anglosassoni (vedi Roosevelt dopo la crisi del '29). Solo uno Stato sovrano che può battere moneta riesce a stimolare lo sviluppo dell'economia. Con i giochini della finanza in stile Catena di Sant'Antonio, in stile schema Ponzi, non si crea sviluppo, ma bolle finanziarie come quella del 2008 negli Usa, che stiamo ancora pagando adesso."
(Il Vangelo di Monti)

Per Monti (e la maggior parte degli italiani) la spesa pubblica è come l'anticristo, al solo parlarne si fa il segno della croce:

"Se la corsa della spesa pubblica non viene fermata e la dinamica del debito non è invertita, il Paese non può ripartire.
...
Spending review non vuol dire solo “meno spesa”, ma “migliore spesa”.


Nella grande quantità di temi trattati dall'agenda montiana, non c'era il tempo e lo spazio di elaborare ulteriormente il concetto nel precedente post. Lo faro ora con gli scritti di Zibordi, uno dei pochi che lo spiega in modo semplice e schietto:

"C'è Oscar Giannino che deve avere molti amici in Italia perchè ha lanciato il suo manifesto "Fermare il Declino" e in tre giorni ha già centinaia di adesioni di tanti professori, dirigenti e imprenditori.

Il programma economico punta sul ridurre la spesa pubblica, ridurre il debito pubblico privatizzando e vendendo beni pubblici e ridurre poi le tasse di un ammontare (forse) proporzionale.
...
Se tu riduci stipendi, pensioni e spese varie di enti pubblici, tagliando auto blu, province, dipendenti Regione Sicilia e Ministeri, sussidi ai giornali ecc... fai una cosa meritoria. Però riduci di tot miliardi la spesa, diciamo 10 miliardi di euro in meno. Se tu anche (per miracolo) riduci di questi 10 miliardi ad es l'Irpef e i contributi INPS fai una cosa meritoria. Però riporti in circolazione gli stessi 10 miliardi che prima venivano spesi dal dipendente del Ministero super-pagato e oggi ritornano in tasca ad un dipendente privato o artigiano. IL TOTALE DEI SOLDI IN CIRCOLAZIONE NON CAMBIA. Per cui le imprese o autonomi o professionisti o altri che devono fatturare, vendere, avere clienti... incontrano la stessa domanda, la stessa spesa di oggi.
...
L'economia moderna si basa sulle vendite, sul fatturare, sullo spendere soldi per ricevere beni e servizi, sul denaro che viene speso e circola.
...
oggi abbiamo la produzione industriale giù del -24% rispetto a cinque anni fa, almeno due milioni di disoccupati e sottoccupati, stipendi e salari più bassi in termini reali di dieci anni fa e migliaia di aziende e esercizi commerciali che stanno fallendo. Per cui devi a tutti i costi disperatamente far entrare moneta, spesa, domanda, dare lavoro, trovare clienti che pagano, vendite, fatturato. Altrimenti resti in depressione.
...
su Reuters ad esempio c'è il commento di Anatole Kaletsky: "Quantitative Easing for the People" che lo spiega in modo cristallino. Anche Kaletsky chiede che si emetta moneta per darla alla gente e non alle banche"

(www.cobraf.com)

Ridurre la spesa, come tassare, ha l'effetto di deprimere l'economia. Non è questa la strada. Bisogna spendere di più per spendere di meno e meglio. E' necessario investire a deficit in infrastrutture ed in incentivi alla produzione, al lavoro, all'istruzione ed alla ricerca. Dobbiamo creare in Italia delle "Silicon Valley" e smettere di preoccuparci del debito. Ma per farlo l'Italia dovrebbe ritrovare una propria autonomia monetaria. Il debito si riassorbirà quando crescerà il Pil, quando cresceranno gli occupati, quando aumenteranno i contribuenti attivi (possibilmente senza tassarli all'inverosimile). Quando l'economia ritornerà florida, ritorneranno anche gli investitori stranieri, e il nostro debito storico diventerà di nuovo credibile.

"Qual'è allora l'unico modo per evitare questa Depressione che può arrivare a ridurre il reddito nazionale di un terzo o della metà e portare la disoccupazione al 30% della popolazione come ora in Grecia, Spagna e come negli anni '30 in Germania e Stati Uniti ? Che lo stato emetta moneta e la spenda in misura sufficiente a compensare la contrazione del debito .....
Cioè se il reddito si è contratto da 1,000 a 900 e il settore privato ne risparmia 1/10 cioè 90, MA LI USA PER RIDURRE DEBITI PER CUI NON TORNANO IN CIRCOLO, occorre che qualcun altro rimetta in circolo i 90 di moneta e quindi domanda mancanti. E ovviamente dato che tutto il settore privato è impegnato a ridurre i suoi debiti solo lo stato può emettere mezzi di pagamento e immetterli nell'economia per 90 compensando il buco di domanda e impedendo che la produzione e poi il reddito crolli

Morale: nella situazione attuale, a causa della montagna di debito accumulato da banche e famiglie in particolare, occorre che lo stato compensi la riduzione di debito privato emettendo moneta in misura corrispondente, altrimenti hai una depressione che può durare anni e anni. Nel caso dell'Italia, poi siamo alla follia totale perchè in aggiunta con il pretesto del debito pubblico si sono aumentate le tasse per 100 miliardi in due anni!

Ma proprio per questo la soluzione sarebbe semplice ora in Italia: dato che la pressione fiscale sulle imprese e lavoro autonomo è superiore al 60% effettivo e sul lavoro dipendente al 50%, occorre semplicemente emettere moneta per finanziare una riduzione massiccia delle tasse. Ridurre Irpef, contributi in busta paga, IRAP, tasse locali, ridurre tutte le tasse per almeno 100 miliardi di euro, finanziandolo semplicemente con moneta emessa dallo stato.

Questo non provoca nessuna inflazione, solo dei bambini lo dicono, perchè la produzione industriale è crollata del -27%... quello che farebbe sarebbe solo di rimettere in carreggiata un economia in cui mancano ora almeno 100 miliardi per poter funzionare"

(www.cobraf.com)

Quello che non va assolutamente fatto è proprio quanto scritto nel programma di Monti. Cioè tagliare e vietare qualsiasi finanziamento statale criminalizzando il debito, secondo i pregiudizi tipicamente tedeschi. Il debito non è una "colpa", il debito è ricchezza al settore pubblico al privato. Se poi questo debito è proprio così fastidioso, ci sono le possibilità di cancellarlo con manovre contabili:

"Non è questione di una teoria "MMT" e Mosler, lo sanno tutti, sotto sotto, a Londra e a New York, al Fondo Monetario, al Wall Street Journal, al Telegraph, al Financial Times, alla City di Londra che il debito pubblico è un gioco di prestigio, un imbroglio e il governo lo potrebbe cancellare quando vuole. Alcuni pensano che proponga "teorie". Errore: qui mi limito ad informare il popolo di quello che si sa nei piani alti.
...
Come ha scritto Warren Mosler e spiegato al convegno di Rimini ieri, lo stato non ha bisogno di finanziarsi emettendo debito, la prova è che in Inghilterra da cinque anni stanno quatti quatti ritirando il debito pubblico con una pura manovra contabile, senza aumentare tasse e fare austerità, senza vendere beni pubblici, semplicemente scambiando Gilt con Sterline. E negli ultimi giorni Wall Street Journal, Financial Times e Telegraph parlano del fatto la Bank of England può ora semplicemente cancellarli con un colpo di tastiera...paf !... e 400 miliardi di titoli di stato non esistono più...

Nonostante sia ovvio che funzioni così e sia facile da spiegare, nonostante che qui si riportino esempi su esempi nella storia, nella letteratura economica e persino nell'establishment finanziario attuale del fatto che funzioni così, lo stesso tanta gente ha paura di pensare con la propria testa e accetta un idea solo quando appare su Repubblica, Corriere e in TV. Come titola Joe Weisenthal"...una soluzione al problema del debito che fa sì che il tuo cervello ti faccia male"

LO SANNO TUTTI A QUEL LIVELLO, ma il pueblo italiano e spagnolo ... va menato per il naso con la favola del "dobbiamo pagare i debiti" (dello stato)"

(www.cobraf.com)

"Bernanke anche oggi giustifica sempre il QE dicendo che consente alle famiglie di indebitarsi facendo più mutui...

E' solo perchè ad un certo punto nel 2009 in questo modo (come era successo negli anni '20) gli è scoppiato tutto in mano e c'era il rischio che saltasse tutto come nel 1931-1933 che sono stati costretti, e solo in parte, a rivelare il trucco.
...
Non a caso hanno dato questo nome in codice incomprensibile ("quantitative easing") e offuscato quello che stavano facendo, dando appunto al pubblico l'impressione che fosse uno "stampare moneta" e quindi pericoloso, che andava tenuto al minimo necessario e poi appena possibile fermato. Finora hanno sempre dichiarato che prima o poi i bonds che compravano in questo modo li avrebbero rivenduti sul mercato. Se avessero dichiarato :"...ehi.. si può cancellare il debito scambiandolo con moneta elettronica emessa dal governo... non ve lo avevamo detto finora, scusate tanto, ci eravano dimenticati forse, ma è possibile cancellare il debito ..." sai cosa succede.... poi i profitti di Wall Street e della City sparirscono...

Se fossero costrette a stampare moneta e ritirare e cancellare debito pubblico sarebbe una catastrofe per Wall Street e la City di Londra, per Morgan, Goldman, JP Morgan, Barclay's, SocGen, Paribas, Citigroup e i grandi fondi hedge. Cioè sarebbe un disastro totale per tutto il circo della finanza internazionale che fa il grosso dei suoi soldi non con le azioni, ma CON IL DEBITO

Se ora cominciano a venire fuori discussioni in cui si parla (tra le righe) di cancellarli è perchè la situazione è rimasta molto grave e non sanno come uscirne, prova ne sia che il debito totale non si riduce e anzi gli asset (impieghi) della banche europee sono AUMENTATI DI 2MILA MILIARDI negli ultimi 3-4 anni ! E' perchè sono con le spalle al muro che ora stanno pensando di cancellare un poco di debito"

(www.cobraf.com)

Esiste un mondo diverso da quello ineluttabile descritto dai nostri media e dai nostri tecno-politici. Esisterebbe se solo lo vorrebbero, un mondo più giusto. Basato sul lavoro, sulla produzione di ricchezza sufficiente per tutti. Ma oggi la finanza è come un sovrano che vede andare in rovina il suo regno a causa propria, ed invece di sloggiare e lasciar governare chi è più capace, si accanisce con i suoi metodi di governo sbagliati credendo così di salvare il suo regno. Ma alla fine lo perderà ugualmente e più cerca di salire in lato (sostituendo la politica o sostituendosi ai governi), più profondo sarà il buco quando cadrà.

sabato 29 dicembre 2012

Democrazia sempre più calpestata



Un governo pasticcione peggio di quello Berlusconi, dilettanti allo sbaraglio, e un Presidente complice spero a causa dell'età avanzata, stanno attentando alle regole della democrazia. Tutti intenti a sponsorizzare e glorificare un premier già dichiarato "santo" in vita, non si sono accorti che stanno pesantemente limitando l'accesso alle elezioni ai partiti più sfortunati che non sono già presenti in Parlamento. Con una fretta fuori luogo, una accelerazione voluta per mettere in cattiva luce il cattivo di turno, il Cavaliere nero, sono stati calpestati i principi costituzionali, credono di avvantaggiare Monti il "salvatore" d'Italia chissà poi per quale recondito motivo. E già gli costruiscono su misura sondaggi che lo vedono al 20% dei consensi (quando mai...). Ma perché non dargli direttamente d'ufficio il 51% ed evitare le elezioni a questo punto?

La fretta rischia di provocare solo danni, alla democrazia sospesa e vilipesa da un anno, all'Italia che rischia di diventare un terreno di lotte sociali e barricate in strada, alla reputazione delle nostre istituzioni che rischiano un richiamo serio da tribunali internazionali.
Il Movimento 5 stelle che ha iniziato in anticipo la raccolta delle firme richieste, pur avendo un seguito rilevante, rischia di non farcela, anche se Grillo non fornisce dati espliciti al riguardo. Figurarsi altri partiti molto più piccoli, dai Radicali agli Arancioni, da Fermare il declino ai cespugli del Pdl ecc.

Inoltre la televisione è stata occupata prima dal Pd con una presenza continua durante le primarie, poi quasi militarmente da Berlusconi che ha invaso tutti i canali, ed in parte anche da Monti approfittando della sua posizione di Primo Ministro. Decine di ore di propaganda politica dei soliti noti, e neanche un po' di informazione su come e dove firmare per permettere l'esercizio della democrazia.

Ora il Parlamento ci mette una pezza (con l'aiutino al centro), ma quello che manca è sempre il tempo:

"L'aula del Senato ha dato il via libera al cosiddetto decreto legge "taglia firme". L'assemblea di Palazzo Madama ha approvato, in mezz'ora, il decreto che riduce al 25% le firme necessarie per la presentazione delle liste alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013. Il decreto quindi è legge.
...
Basteranno quindi trentamila firme per la presentazione di una lista elettorale di una forza politica oggi fuori dal Parlamento. Una ulteriore riduzione del 60% è prevista per i partiti che - alla data di entrata in vigore del decreto - sono costituiti in gruppo parlamentare almeno in una delle Camere, come ad esempio l'Udc."

(www.tgcom24.mediaset.it)

Hanno fatto bene i Radicale a presentare ricorso al Consiglio d'Europa, all'Osce e alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Mi pare che esistano tutti i presupposti, e spero che vengano accolte le richieste dei Radicali. Che almeno si spostino le elezioni ad una data più avanzata che permetta a tutti la possibilità della raccolta delle firme necessarie, essendo i tempi ridotti a causa delle festività natalizie e di capodanno.

Il ricorso dei Radicali

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IL CASO ITALIA
LE CONDIZIONI ANTIDEMOCRATICHE DELLE ELEZIONI 2013

Il 24 febbraio 2013 si terranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento e l’elezione diretta dei Presidente e dei consiglieri delle Regioni Lazio, Lombardia e Molise. In tutti e tre i casi si tratta di elezioni anticipate.L’intero procedimento elettorale è connotato dall’assenza delle condizioni minime di democraticità riconosciute a livello internazionale e dalla violazione sistematica -e priva di sanzioni appropriate-delle leggi poste a garanzia della regolarità del processo elettorale, dal sistema di voto alle modalità di accesso alle elezioni sino alla campagna elettorale vera e propria.Ad oggi, le condizioni in cui si arriverà al voto non assicurano il diritto a libere elezioni e il rispetto del principio del suffragio universale, eguale e libero.

La manipolazione del diritto elettorale
Il diritto elettorale è stato modificato in prossimità delle elezioni sia per quanto riguarda le elezioni politiche nazionali che per le elezioni regionali, di indubbia rilevanza politica.La Regione Lombardia ha modificato il sistema elettorale solo il 31 ottobre 2012 (1) mentre laRegione Lazio ha modificato il numero di consiglieri da eleggere addirittura il 1 dicembre 2012. (2)

Quanto alle elezioni per il rinnovo del Parlamento italiano, il diritto elettorale è stato modificato con un decreto legge del Governo intervenuto il 18 dicembre 2012.
Sino ai primi giorni del mese di dicembre 2012, peraltro, lo stesso sistema elettorale è stato incerto:la spinta pubblica e convergente verso una sua modifica -da parte delle forze della maggioranza parlamentare e del Presidente della Repubblica- ha disorientato l’elettore ingenerando la convinzione che le modiche del diritto elettorale siano uno strumento che coloro che esercitano il potere manovrano a proprio favore.Inoltre, l’incertezza sul sistema di voto ha impedito alle forze politiche di minoranza di organizzarsi in tempo utile, mentre il venire meno di una serie di garanzie previste dalla legge hanno sostanzialmente costruito un sistema elettorale differente da quello previsto.La situazione descritta si pone in aperto contrasto con il principio di stabilità del diritto elettorale -in base al quale gli elementi fondamentali non devono poter essere modificati nell’anno che precede il voto- elaborato dalla Commissione di Venezia e fatto proprio dal Consiglio d’Europa e dalle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo (3)

. Si tratta di una situazione che pone le forze politiche in condizioni non eque per concorrere nelle lezioni del prossimo 24 e 25 febbraio.La manipolazione del diritto elettorale in Italia non è un fatto episodico: tutte le elezioni degli ultimi otto anni sono state sistematicamente caratterizzate dalla modifica delle leggi elettorali pochi mesi prima del voto. (4)

Sotto diverso aspetto, il sistema di attribuzione dei seggi del Senato rimane incerto perché spetterà a ciascun ufficio elettorale regionale decidere l’interpretazione della norma relativa alla soglia di sbarramento. In questo modo, il risultato elettorale potrà essere alterato a posteriori, come accadde alle elezioni politiche del 2006. Non è inoltre possibile fare appello a un tribunale per le decisioni prese dal Parlamento in merito ai risultati e ai reclami post-elettorali.

La data del voto
La data del voto (da cui dipendono tutti gli adempimenti per la presentazione delle liste) è stata oggetto di continue variazioni, mutando ogni giorno sulla base di atti e dichiarazioni pubbliche delle stesse istituzioni.Dopo che per mesi il Presidente della Repubblica ha espresso l’indicazione pubblica perché la legislatura compiesse il suo regolare corso, così prevedendo il voto nel mese di aprile 2013, lo stesso Presidente lo scorso 16 novembre 2012 ha indicato nel 10 marzo 2013 la data dell’elezione,salvo condizionarla all’approvazione di una nuova legge elettorale (!). Successivamente, è stata indicata la data del 24 febbraio prima e del 17 febbraio poi come data del voto, infine il 3 marzo per  poi tornare al 24 febbraio. Solo il 22 dicembre 2012, infine, è stata fissata nel 24 febbraio 2013 la data per le elezioni politiche. La data delle elezioni politiche condiziona anche le elezioni Regionali perché le istituzioni hanno scelto di farle tenere nello stesso giorno. In realtà, l’election day limita la libertà di voto degli elettori e li disorienta, in quanto sovrappone elezioni che avvengono con sistemi elettorali molto diversi e riduce gli spazi di campagna elettorale.

L’accesso alle elezioni
La disciplina della presentazione delle candidature non garantisce i diritti di elettorato attivo e passivo, anche a causa della condotta delle istituzioni che non ottemperano ai loro obblighi di legge.Per la presentazione delle liste elettorali la legge prevede la raccolta di 180 mila sottoscrizioni di elettori divise per circoscrizione (120 mila per la Camera e 60 mila per il Senato) e autenticate alla presenza di un pubblico ufficiale. Quattro partiti sono invece esonerati dalla raccolta.

Da anni in Italia l’onere della raccolta firme si è trasformato in uno strumento per impedire ad alcuni partiti l’accesso alle elezioni e favorire le violazioni delle regole.Siccome le istituzioni competenti (Ministero degli interni, Ministero della giustizia, Comuni,Province) non organizzano un servizio pubblico di autenticazione delle firme né la televisione pubblica (RAI) informa i cittadini rispetto a questa loro prerogativa, la raccolta delle firme e-dunque la presentazione alle elezioni- diventa impossibile per quelle forze politiche che non dispongono di autenticatori tra i propri affiliati e che vogliono rispettare le leggi. Nella situazione attuale, la conclusione anticipata della legislatura comprime notevolmente i tempi per la raccolta delle sottoscrizioni, da raccogliere in meno di un mese, in pieno periodo invernale e sotto le feste natalizie. Una situazione senza precedenti nella storia della Repubblica confermata ammessa dallo stesso Governo che, nella presentazione del decreto legge sulle elezioni emanato il18 dicembre 2012 ha definito “numerosissime” le firme da raccogliere riconoscendo che le forze politiche non hanno avviato la raccolta “perché si era in attesa della riforma del sistema elettorale”.Il decreto legge con cui il Governo ha dimezzato il numero di firme da raccogliere, peraltro in maniera insufficiente allo scopo e senza garantire l’autenticazione delle firme, non è stato ancora convertito in legge e il Governo si è nel frattempo dimesso e le Camere sciolte.

In ogni caso, persiste una disparità di trattamento tra le liste partecipanti alle elezioni, poiché quelle che sono esonerate dalla raccolta firme potranno decidere candidati e alleanze sino all’ultimo giorno utile a differenze di tutte le altre, poiché le firme degli elettori si raccolgono sulle liste di candidati.(5)

A tutto ciò si somma la grave incertezza sugli stessi adempimenti necessari. In base alla normativa nazionale, le firme sulle liste possono essere raccolte a partire da 180 giorni prima delle votazioni.In realtà, nessuna informativa è stata data né ai cittadini né ai funzionari preposti, mentre solo da pochi giorni il Ministero dell’interno e le Regioni hanno predisposto la modulistica. Nella sentenza del 6 novembre 2012 “causa Ekoglasnost c. Bulgaria”, la Corte europea dei diritti dell’uomo inserisce anche le condizioni di presentazione dei partit alle elezioni tra gli elementi fondamentali del diritto elettorale che non devono essere manipolati in prossimità del voto.Sotto altro aspetto, la procedura di presentazione e di verifica delle firme favorisce le frodi elettorali, che hanno la sostanziale certezza di rimanere impunite a causa dell’inefficacia del sistema dei ricorsi. Truffe elettorali, ad esempio, hanno caratterizzato nel 2010 le elezioni nelle regioni Lombardia, Piemonte e Liguria, ma trascorsi quasi tre anni dal voto i tribunali di primo grado non sono ancora arrivati alla sentenza di annullamento delle elezioni nonostante l’evidenza delle prove.

Campagna elettorale e periodo pre-elettorale
Negli ultimi dieci anni le competizioni elettorali sono state segnate da gravi violazioni delle regole sulla parità di accesso ai mezzi radiotelevisivi, accertate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con provvedimenti che l’ordinamento però priva di sanzioni efficaci. Anche il periodo non elettorale è segnato da illegalità che impediscono un libero confronto tra proposte politiche.Dal 2008, ad esempio, sono cancellate le Tribune politiche nei periodi non elettorali nonostante siano obbligatorie per legge. Il rinnovo del Parlamento avverrà dopo che per un’intera legislatura è stato negato ai cittadini lo strumento scelto dall’ordinamento per consentire attraverso l’equal time il giudizio sull’operato delle forze politiche. Un fatto senza precedenti a livello internazionale, dove il diritto di tribuna è considerato un requisito minimo delle democrazie moderne.La Commissione parlamentare di vigilanza non ha ancora approvato la disciplina per la campagna elettorale radiotelevisiva ne si hanno date certe per la sua approvazione.Il sistema radiotelevisivo italiano rimane segnato da un duopolio delle reti Rai e Mediaset, con il permanere della proprietà delle reti Mediaset in capo all’ex Presidente del Consiglio e ancora oggi leader di partito, mentre la televisione pubblica (Rai) è governata dai partiti che sono al potere.(6)

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Le leggi sulla propaganda politica attraverso l’affissione di manifesti sono sistematicamente violate con la garanzia dell’impunità assicurata da una serie ininterrotta di sanatorie che si protrae dal 1996,favorendo chi viola le leggi e punendo chi invece le rispetta.(7)

Il sistema dei rimborsi elettorali ai partiti, poi, ha determinato una disuguaglianza tra le forze politiche che negli ultimi venti anni hanno esclusivamente recuperato le spese elettorali sostenute e quelle forze politiche che hanno invece incassato 1,7 miliardi di euro di finanziamento pubblico occulto in aggiunta ai rimborsi elettorali. Il 6 luglio del 2012, anche in questo caso nell’anno che precede il voto, il Parlamento ha modificato la legge sui rimborsi elettorali introducendo un finanziamento pubblico espresso e vincolandolo in proporzione ai voti ricevuti. Ciò significa che i rimborsi elettorali andranno esclusivamente alle liste che avranno superato il 4%.

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In conclusione si segnala che non è stata recepita nell’ordinamento italiano nessuna delle indicazioni correttive contenute nel Rapporto della Missione di Valutazione delle elezioni dell’OSCE/ODIHR relative alle elezioni politiche del 2008.

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1) Legge regionale 31 ottobre 2012, n 17
2) In questo caso l’atto che ha modificato la legge elettorale è stato adottato illegittimamente dal Presidente regionale in contrasto con lo Statuto e e sulla base di un decreto legge del Governo intervenuto su materia coperta da riserva di legge regionale
3) Si veda, da ultimo, la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 6 novembre 2012, causa Ekoglasnost c.Bulgaria
4) È già successo alle elezioni regionali del 2005 e del 2010, alle elezioni politiche del 2006, e del 2008, alle elezioni europee del 2009.
5) Questa rappresenta una chiara violazione degli impegni di Copenhagen del 1990 dell'OSCE, in particolare del 7.6 che stabilisce che tutte le forze politiche debbano poter competere elle elezioni senza discriminazioni ne' da arte delle autorità, ne' da parte delle leggi
6) Non sono state ancora recepite, peraltro, le raccomandazioni del Rappresentante per la libertà dei media dell’OSCE nel suo rapporto del 2005 “Visita in Italia: la legge Gasparri”.
7) In gran parte del territorio italiano l’affissione dei manifesti è gestita da gruppi criminali che, oltre ad affiggere anche fuori dagli spazi consentiti, impediscono a chi voglia rispettare le regole di utilizzare lo strumento dei manifesti.


venerdì 28 dicembre 2012

Libera Chiesa in Stato non sovrano


Quante volte ho scritto su questo blog, che la scienza bocconiana dei nostri tecnici di governo, non si è proprio vista, dato che alla fine si sono limitati a fare quello che facevano i governi democristiani della prima repubblica: aumentare le accise sulla benzina o qualche altra tassa. A governare così sono capaci tutti.

E probabilmente di questo remake della prima repubblica se ne deve essere accorta la Chiesa cattolica, che prontamente è corsa in appoggio al montismo di centro.

"Dopo l'articolo dell'Osservatore Romano, che ieri definiva la decisione di Monti segno della volontà di recuperare il senso alto e nobile della politica, anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, commentando l'editoriale, sostiene l'operato del professore: ''Penso che sull'onestà e capacità di Monti ci sia un riconoscimento comune. Ognuno può avere opinioni diverse, ma penso che su questo piano, sia in Italia sia all'estero, ci siano stati riconoscimenti''. Il porporato ha poi ribadito la ''necessità di una politica nobile'' su cui ''penso che tutti siamo più che d'accordo e noi la auspichiamo. Per quanto riguarda i casi particolari, ognuno fa le proprie considerazioni, valutazioni. Auspichiamo veramente che chiunque è nella politica, soprattutto nelle prossime elezioni, faccia una politica alta per il bene del paese. Di questo - ha concluso il cardinale Bagnasco - c'è bisogno per la gente''.
(www.repubblica.it)

"La benedizione del Vaticano al premier uscente, entrante, amletico, indeciso a tutto, salvo che ai massacri sociali, è la prova del nove che tutta la novità del professore consiste in una riesumazione della Democrazia Cristiana, delle sue prassi e della sua idea di governance. La legge di stabilità con le sue opache distribuzioni di soldi, salvezze e prebende è la fotocopia ingiallita di un governo Fanfani, Rumor o Andreotti. Quasi un fax arrivato dal passato."

Ora Monti, con la benedizione dei porporati, ha tutto, ma veramente tutto per raccogliere antipatia ed odio a piene mani dagli italiani. Una benedizione che arriva da una Chiesa che sta via via diventando sempre più oscurantista, ma nello stesso tempo che plaude all'Imu, soprattutto se sono gli altri a pagarla. Non sia mai che si interrompa il flusso magico dell'8 per mille. Magico perché proviene anche da quegli italiani che non devolvono a nessuno l'obolo, e che lo Stato suddivide in percentuale tra tutte le confessioni e ridevolve a queste. Praticamente la fetta maggiore (80%?) se la prende la Chiesa cattolica. Una Chiesa ingiusta e avida.

"... un cambiamento c’è perché la sua neo Dc manca del tutto di quel carattere sociale e popolare che il mondo cattolico aveva espresso nel secolo scorso e che in qualche modo era rappresentato pure nelle gerarchie della Chiesa: oggi abbiamo un Papa reazionario che accusa i gay addirittura di attentare alla pace e invece dell’Isolotto o dei preti operai, abbiamo i parroci di Lerici e i Pontifex che richiamano le donne al casto vestire e soprattutto al dovere di starsene a casa fare la calzetta. La nuova democrazia cristiana tecnocratica perché incapace di pensiero innovativo e oligarchica nello spirito, va in perfetto accordo con il ritorno all’arcaismo nella chiesa che del resto non fa mancare il suo appoggio: sono due fenomeni paralleli."

Credo che la Chiesa si avvii a diventare anacronisticamente reazionaria, in quanto è seguita solo più da chi la vede come tutela dell'ortodossia della tradizione italiana ed occidentale. Il suo messaggio è ormai logoro. La sua funzione inesistente, perché chiunque può leggersi un Vangelo, trovare libri che ne spieghino le basi storiche, filosofiche, i punti controversi ecc. e farsene un'idea personale. La spiegazione della casta sacerdotale interposta tra le scritture antiche e l'utente finale è quasi del tutto inutile. Anzi, la presenza di certi sfarzi vaticani stride con il messaggio cristiano oggi più che in passato, e non per la crisi, ma proprio per il maggior grado di  cultura ed istruzione dei suoi potenziali fedeli.

L'unica funzione dei sacerdoti è diventata quella di celebranti di riti e cerimoniali che ancora resistono nella tradizione. Ma probabilmente col tempo perderanno anche questa funzione, se è vero che nel 2012 i matrimoni civili hanno superato quelli religiosi.
E per fortuna ci sono ancora ordini religiosi che svolgono funzioni sociali, come per esempio in campo sanitario. Anche se solo più di supporto, in quanto gli ordini religiosi difficilmente hanno oggi le competenze tecnico-scientifiche necessarie: non siamo più nel medioevo dei monasteri custodi del sapere...

Berlusconi piangerà per la perdita della Chiesa? probabilmente soffriranno i ciellini, ma non certo l'elettorato delle "cene eleganti", gli acquirenti di "Chi", i guardoni della Costa Smeralda, gli spettatori di "mille vetrine",  che di quello che dicono i cardinali e i vescovi è l'ultimo dei loro pensieri. Le chiese sono desolatamente deserte, ed anche quei pochi che le frequentano non è detto che abbiano tutta questa voglia di obbedire alle gerarchie ecclesiastiche. I tempi di Don Camillo e Peppone sono finiti da cinquant'anni.

Leggendo i quotidiani di questi giorni, mi pare in effetti che siano scritti per lettori di quei tempi andati. Titoloni su Monti appoggiato da Bagnasco, come se ci fossero schiere popolari che non aspettavano altro. In realtà la maggior parte inizia a leggere il giornale dal fondo, dallo sport. Di quel che fa Bagnasco ai più non importa. Poi a molti, solo a leggere il nome di Monti viene l'orticaria. E quelli che resistono, sono colpiti da altri eritemi cutanei alla vista di titoloni con Berlusconi. Sarà per questo che il Fatto Quotidiano si limita a scrivere "B.".

Mi pare proprio che Monti si stia impantanando in un centro politico senza grandi speranze. Alla fine gli sarebbe convenuto di più stare fuori, e vedere cosa usciva dallo scontro elettorale. Dato che la possibilità che si arrivi ad un pareggio è abbastanza elevata, ci sarà bisogno di un premier super partes. Ma a questo punto difficilmente potrà di nuovo essere Monti. Anzi è possibile che vendoliani e fassinaniani (da Fassina), in caso di governo con il centro, pongano un veto sul suo nome anche come ministro.

Bolla immobiliare e debito pubblico


La garanzia del pagamento del debito italiano, si dice spesso che è data dall'enorme ricchezza degli italiani. Ma è una ricchezza vera? O una stima da rettificare a causa della crisi?

"La Banca d'Italia nel suo ultimo bollettino statistico sulla ricchezza delle famiglie italiane, stima a fine del 2011 una ricchezza netta pari a circa 8.619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140 mila euro pro capite e 350 mila euro in media per famiglia. Un cifra davvero ragguardevole e che spesso è da molti enfatizzata come la vera ed unica tutela per il nostro paese dalla speculazione internazionale e da quell'enorme massa di debito pubblico che ha da poco superato i 2.000 miliardi e che ognuno di noi ha sulle spalle per un importo pro capite superiore a 33.000 euro.

Un vero e più interessante cambiamento non appare dunque nella distribuzione di chi detiene la ricchezza, bensì sul come sia così crescita, passando da poco più di 4.000 miliardi ad oltre 8.600 nel giro di 15 anni. Com'è stato possibile con l'anemico PIL italiano e la non eclatante cresciuta del reddito? Dall'analisi emerge che tra il 1995 ed il 2011 il risparmio delle famiglie ha contribuito a calmierare fortemente la diminuzione di ricchezza generata dal 2000 in seguito alle perdite in attività finanziarie ma questo non è stato sufficiente ad innalzare in modo così sensibile la ricchezza totale, in quanto è costante la flessione della capacità di risparmio, passata da poco meno del 2% della ricchezza totale a fine anni '90, a poco più dello 0,5% attuale.
...
se le attività finanziarie hanno negli ultimi 10 anni deluso i risparmiatori ed il valore di Borsa italiana è li a testimoniarlo, allora non resta altro che la "plusvalenza" nel settore reale e prevalentemente immobiliare. Infatti, alla fine del 2011, la ricchezza in attività reali (abitazioni, fabbricati, terreni ecc.) ha raggiunto quasi 6.000 miliardi, poco meno del 70% della ricchezza totale stimata e di questi ben l'84% è riconducibile alle abitazioni." 

(www.finanzaelambrusco.it)

Secondo R. Ligabue, quindi di questa immensa ricchezza, quella che rappresenta un valore quasi certo, spendile, è in realtà quasi pari al debito stesso. Cioè 8600 miliardi meno 6000 miliardi di euro: quindi 2600 miliardi in risparmi ed attività diverse dall'immobiliare.

Dei 6000 miliardi dell'immobiliare, in realtà potrebbe esserci rimasto molto meno, a causa della bolla immobiliare già esplosa (dal -10% al -40%) e di quella che potrebbe ancora esplodere.


Se il valore immobiliare dovesse seguire in modo lineare, l'aumento dei metri quadri disponibili, dal 1995 dovrebbe crescere al massimo del 150%, cioè il 30% in meno. Tutto torna.

"BOLLA IMMOBILIARE
I capital gains sulle abitazioni (a prezzi costanti), sono risultati i veri driver della ricchezza nazionale "presunta", in quanto sono sempre stati in crescita tra il 2000 ed il 2007 grazie a bassi tassi d'interesse conseguenti all’avvio dell’Unione Economica e Monetaria, mentre ad oggi non sono ancora sostanzialmente scesi e questo ha finora mantenuto inalterata la ricchezza netta totale. E' da notare come la crescita della superficie abitativa effettiva non sia così esplosa come la crescita al metro quadrato delle abitazioni.

RICCHEZZA PRESUNTA
L'evidente "doping" immobiliare rispecchia fedelmente la definizione di bolla speculativa, ovvero di una particolare fase in cui un mercato è caratterizzato da un aumento considerevole e ingiustificato dei prezzi di uno o più beni, a causa di una repentina crescita della domanda in un lasso di tempo limitato. Se tale affermazione è condivisa, allora la conseguenza logica è che la tanto decantata ricchezza delle famiglie italiane non sia proprio così "certa" e nel momento in cui la bolla esplodesse sarebbe drasticamente ridimensionata, motivo per cui speriamo che la proverbiale capacità di risparmio sia in grado come nel 2000 di calmierare la probabile perdita."

(www.finanzaelambrusco.it)

Rifacendo i conti si avrebbe che:
- secondo le stime di Banca d'Italia gli italiani possiederebbero una ricchezza pro capite media in immobile di circa 100.000 euro (6.000 miliardi di euro totali in immobili);
- se dovesse esplodere la bolla immobiliare con una caduto dei valori del 30%, gli italiani possiederebbero una ricchezza pro capite media in immobile di circa 70.000 euro, e su un totale degli immobili di 4.200 miliardi di euro;

In definitiva lo scoppio della bolla immobiliare brucerebbe una ricchezza (1.800 mld) quasi pari al nostro debito pubblico, e di poco superiore al nostro Pil annuale.

giovedì 27 dicembre 2012

Il costo salato del montismo



Del conto salato pagato dall'economia italiana a causa del governo Monti, ho scritto in diversi post. Un riassunto di un anno di commenti all'operato del governo è qui: "Breve storia di un fallimento prevedibile"

Ma Monti ora presenta il conto anche alla politica. Non voglio dire che questo sia un bene o un male, ma è evidente. La sua salita-discesa in campo dalla tribuna, non è gratis, prima di tutto per i suoi sostenitori:

"Un passo dopo l'altro. Mario Monti sta distribuendo le forze per la "salita". 
...
Non sono passi frutto della casualità ma di una precisa strategia che punta a mettere in difficoltà non solo i suoi avversari, ovvero Pdl e Pd, ma anche i suoi alleati alle prese con la questione liste. L'aver puntato tutto su Monti, non è a costo zero. Il Professore non è disposto a entrare in Parlamento senza poter contare su uomini di sua stretta fiducia, su un esercito che risponda a lui direttamente e non prima a Casini o a Montezemolo."
www.ilsole24ore.com)

Un costo politico naturalmente, anche per i suoi avversari o semialleati che dir si voglia: Pd e Pdl.
Il Pd ha già perso alcuni suoi esponenti al seguito di Ichino, che probabilmente è stato anche uno degli estensori dell'agenda Monti, un programma elettorale di 25 pagine che riempie i giornali di commenti pro o contro.

Fra gli ultimi sostenitori a spada tratta, senza ripensamenti, anche T. Boeri (www.ilfattoquotidiano.it) il quale si becca sul quotidiano on line un sacco di rampogne per il suo sostegno acritico al montismo, fra cui uno dei commenti più belli è stato "Per coerenza (non vedo distinzioni se non generiche con monti e la sua agenda) boeri dovrebbe uscire dal pd e accodarsi a casini e montezemolo. Ne gioverebbe la chiarezza politica nel pd e nel paese."
In effetti non capisco cosa centri la sinistra con una politica economica reazionaria come quella messa in atto da questo governo. Posso capire che ci siano esponenti del Pdl che sbavano di fronte all'icona di Monti, e vorrebbero sostituirlo nella nicchia della loro chiesa liberista, all'immagine scolorita di Berlusconi. Ma come è possibile che studiosi di sinistra non vedano nell'azione di questo governo una corsa verso l'impoverimento del ceto medio e la formazione di una società sempre più asimmetrica e ingiusta? Misteri della fede.

Probabilmente, a dispetto del buon senso, il Pd subirà una diaspora maggiore di quella che subirà il Pdl verso il centro montista. Se non altro perché l'elettorato del centro destra non ha mai amato il governo Monti, anzi molto spesso lo ha odiato visceralmente. Ed inoltre perché Berlusconi ed i suoi dirigenti stanno già mettendo in difficoltà l'elettorato moderato che volesse transitare verso Monti. La frase di Berlusconi buttata li quasi con noncuranza potrebbe avere un effetto molto profondo sui suoi elettori: se Monti farà da stampella al centro sinistra, perché sprecare il voto per il suo centro? Tanto vale votare direttamente Pd.

Questa frase è comunque, secondo me, sintomatica del costo politico rappresentato dal montismo. Un Berlusconi che invita a votare Pd, è un leader che teme fortemente che il premier uscente peschi nel suo elettorato. Ed effettivamente qualcosina potrebbe rubargli in termini di voti. E qualcosa si muove anche dalle parti del centro destra:

"...si fanno avanti anche gli ex del Pdl ora attratti da Monti. E a parlare per loro è Isabella Bertolini, in passato feroce e irriducibile dichiaratrice pro-Cavaliere. ”L’Agenda e il metodo Monti testimoniano un salto di qualità della politica italiana. Venticinque pagine di proposte per la crescita del Paese che mettono al centro della prossima campagna elettorale un programma di cose da fare”, afferma a nome di Italia Libera, gruppo composto da 11 deputati ex Pdl. Che auspica una rivoluzione “copernicana per chi è abituato solo alla logorante e improduttiva sfida tra berlusconiani e antiberlusconiani, o alle dispute ideologiche a sinistra. Un progetto che, per avere successo elettorale e politico, deve anche conquistare quegli elettori moderati che in questi anni hanno dato fiducia al Pdl. Le proposte contenute nell’agenda Monti devono andare oltre i confini degli attuali partiti”.
(www.ilfattoquotidiano.it)

Anche se in realtà, i sondaggi poco propizi ai montiani, non hanno prodotto quell'abbandono della nave berlusconiana che affonda, che molti commentatori si immaginavano. In realtà Berlusconi mantiene le sue posizioni, anche se non incrementa di molto i numeri del Pdl dopo la decisione di riprenderne in mano la guida.

L'altra faccia del costo politico di Monti, è la frammentazione del quadro politico. E' bastato un anno di Monti, per far crollare della metà le preferenze del centro destra, per far scendere malinconicamente quelle del centro sinistra (in termini assoluti perde voti, anche se conserva buone percentuali) e per far nascere un'anomalia come quella del Movimento 5 stelle (anche se un'anomalia positivista, sempre meglio loro dei "nazisti dell'Illinois"). Insomma è successo di tutto, meno quello che il professore ed il Presidente forse si prefiguravano, cioè far nascere un polo moderato deberlusconizzato, simile a quelli del resto d'Europa.

Non è nato, e anche all'estero ne prendono atto:

"Il ruolo del presidente del Consiglio è ancora incerto, anche perché il suo orientamento politico, il liberalismo, è da sempre minoritario nel nostro paese.
...
La dicotomia di consenso tra le èlite comunitarie e quelle nazionali è stridente, rimarca Die Welt. Monti è tanto apprezzato a Bruxelles quanto a Berlino, quanto invece viene respinto dai suoi naturali sostenitori, i politici che guidano il centrodestra italiano. Secondo il quotidiano tedesco nessun presidente del Consiglio ha dato così peso all’Italia in Europa e nel resto del mondo come Mario Monti nella storia recente, e in realtà le sue riforme sono più apprezzate in patria rispetto a quanto possa sembrare dalla marginalità delle formazioni politiche che lo sostengono. Una valutazione però piuttosto fragile, ci permettiamo di aggiungere, visto quanto siano impopolari alcune delle riforme introdotte dall’esecutivo dei tecnici. Dall’Imu al retributivo per tutti da subito introdotto dalla Fornero, con l’allungamento dell’età pensionabile a 67 anni, è difficile trovare provvedimenti che si possano definire apprezzati dalla maggioranza degli italiani."

(www.giornalettismo.com)

Probabilmente anche all'estero sono stati ingannati dalla fuffa montiana dei nostri più importanti quotidiani allineati sull'austerità, confondendo le idee dei nostri intellettuali con attico in centro e villa in campagna, con quelle degli italiani.

Mi avevano colpito alcune interviste di Servizio Pubblico realizzate in strada a Milano, effettuate durante gli acquisti natalizi. Gli intervistati dei mercati popolari erano tutti chi più chi meno arrabbiati con Monti, invece in via Montenapoleone si dichiaravano tendenzialmente pro Monti. E' chiaro che i servizi Tv molto spesso sono aggiustati per ottenere un determinato effetto, però credo che la situazione non si discosti molto dalla realtà.

E malgrado il grido di dolore lanciato da molti italiani a causa della situazione economica e del carico straordinario aggiunto da Monti, difficilmente dalle elezioni uscirà un quadro politico chiaro (Il nostro futuro prossimo) . C'è addirittura il rischio che il centro sinistra non riesca a governare a lungo, stiracchiato da una parte dall'agenda Monti e dall'altro dalla componente vendoliana.

In una situazione di ingovernabilità potrebbe avere agio il ritorno di Monti premier "salvatore della patria", anche se in una posizione piuttosto debole, dopo aver combattuto contro sinistra e centro-destra. Non avrà più molti amici in Parlamento. O governerà con le defezioni di singoli politici, come è avvenuto nell'ultimo anno del governo Berlusconi, o avrà un governo di minoranza con ristretto raggio d'azione.

E se invece, dopo un governo stentato centro-sinistra più montiani, non riuscendo più ad andare avanti si fosse costretti ad andare nuovamente ad elezioni, chi se ne gioverebbe? sicuramente le forze antisistema alla Grillo. Più la politica tradizionale fallisce, più i movimenti innovativi e distanti dalla vecchia politica cresceranno. Alla fine, dalla distruzione montiana, qualcosa nascerà, anche se io credo sarà qualcosa di molto lontano dalle aspettative delle cancellerie straniere.

mercoledì 26 dicembre 2012

L'Yggdrasill della bisnonna di Snorri



Visto che il Natale cristiano è passato, è giusto che ora sappiate cos'è realmente quella strana struttura colorata e luccicante che molti di voi tengono in un angolo di casa durante le feste natalizie, e che avete addobbato quasi con religioso rispetto: l'albero di natale.



"L'alba dei tempi
...
Quel periodo di pace e di felicità fu chiamato "età dell'oro". Ma questo accadeva all'alba dei tempi, prima che dalla terra dei giganti giungessero le tre norme a fissare i destini degli uomini e degli dei presso una delle grandi radici del frassino Yggdrasill.

Come i pilastri sostengono la casa, così Yggdrasill regge il peso del cosmo e attraversa tutti i nove modi: Muspell e Niflheim, i territori del fuoco e delle nebbie; Jotunheim, terra dei giganti; Nidavelir e Svartalfheim abitate congiuntamente dai nani e dagli elfi oscuri; Midgard destinato agli uomini; Alfheim dimora degli elfi luminosi; Vanaheim dove vive la stirpe divina dei vani, e Asgard, il recinto degli dei celesti.

Tre radici sostengono il grande tronco: una affonda nel Niflheim, e sonno di essa è la fonte Hvergelmir che ribolle come un'immensa caldaia. La seconda radice si protende nella terra degli asi, e sotto i suoi intricati grovigli sprizza la sorgente di Urd, la fonte del destino, accanto alla quale si sono stabilite le tre norme ...
...
La terza radice di Yggdrasill si estende in quella parte di Jotunheim che è abitata dai thursi della brina, la dove un tempo c'era il Ginnungagap. Sotto di essa sgorga la fonte di ogni sapere custodita dal saggio Mimir. Chi se ne abbevera acquisisce grandi conoscenze; Odino, per avere un solo sorso, vi ha lasciato in pegno un occhio. Perciò è monocolo, ma anche il più sapiente degli dei.



Nella fonte giace pure Gjallarrhorn, il corno che Heimdall, la sentinella di Asgard, farà risuonare alla fine dei tempi, quando a Ragnarock chiamerà a raccolta gli dei per l'ultima battaglia.

Molti animali popolano e minacciano il frassino: l'aquila che conosce antichissimi segreti tra i cui occhi sta appollaiato l'avvoltoio; lo scoiattolo che corre su e giù per il tronco a fare da tramite agli insulti che l'aquila scambia con il drago che, giù nel Niflheim, attorcigliato ai piedi del grande albero, ne rode le radici ogni qualvolta è stanco del suo pasto di cadaveri. Quattro cervi dal collo ricurvo attaccano Yggdrasill, brucando senza sosta le foglie, mentre innumerevoli serpenti voraci lo guastano dal basso, presso la pozza ribollente di Hvergelmir. A lenire le sofferenze del frassino provvedono tuttavia le norme, che spruzzano sul suo tronco l'acqua e il fango bianco della sorgente di Urd.

Così il grande albero continua a prosperare, e tutta la creazione e gli eventi che si succedono nel tempo trovano riparo sotto i suoi rami; perché Yggdrasill, il più grande e il migliore degli alberi, non è altro che l'asse del mondo."
(Miti e saghe vichinghe - G. Agrati, M.L. Magini - ed. Mondadori: tratto dal poema islandese Edda di Snorri (cioè la bisnonna di Snorri))

"Secondo Völuspá è un frassino (norreno askr); secondo Rodolfo di Fulda, monaco benedettino del IX secolo, che lo denomina comeIrminsul è invece un tasso o una quercia, (alberi comunque sacri presso i popoli del Nord Europa); il suo nome significa con ogni probabilità "cavallo di Yggr", dove "cavallo" è metafora per "forca", "patibolo", mentre Yggr è uno dei tanti nomi di Óðinn. Il riferimento è al mito secondo cui Óðinn, alla ricerca della sapienza superiore, rimase appeso per nove giorni e nove notti all'albero cosmico, sacrificando così "sé stesso a sé stesso".
(it.wikipedia.org)

Un'altra funzione inattesa del progenitore del vostro mitoso e colorato albero di Natale domestico:

"Il dio degli impiccati

Tra gli dei, Odino era il più sapiente, una supremazia che aveva pagato a caro prezzo.
... per acquisire l'oculata conoscenza dei morti e poi riportarla nel mondo di vivi, il Padre di Tutto aveva addirittura immolato se stesso. Si era così meritato, oltre al titolo di Signore di Sapienza, anche quello di Dio degli Impiccati. Nessuno era stato testimone del supremo sacrificio, e Odino lo ricordava così:

"Io so che fui appeso al grande tronco esposto ai venti, nove notti intere, ferito di lancia e immolato a Odino, io stesso sacrificato a me stesso. Nessuno sa quali radici nasca l'albero antico!
Non uno mi diede conforto di un pezzo di pane, non uno mi porse un corno d'acqua per bere, mentre scrutavo i mondi al di sotto e raccoglievo le rune. Le trassi a me gemendo, poi ricaddi al suolo.
..."
(Miti e saghe vichinghe - G. Agrati, M.L. Magini - ed. Mondadori: tratto dal poema islandese Edda di Snorri)

Ecco che cos'è l'alberello che decorate con tanta cura l'otto di dicembre. Naturalmente non è un frassino ma un abete. La questione è che i popoli nordici, esattamente come quelli mediterranei che anticamente riempivano i templi di statue variopinte dei loro dei (a noi sono giunte solo statue di candido marmo, ormai prive di pigmentazione) e in seguito realizzavano i presepi altrettanto variopinti della cristianità, facevano le loro rappresentazioni religiose del mitico albero che sostiene il mondo e a cui fu impiccato Odino.

Le antiche storie parlavano di un frassino sempreverde, il problema è che questo tipo di albero non esiste. I popoli nordici dovettero ripiegare sui sempreverdi conosciuti, anche perché erano gli unici frondosi in pieno inverno. Si utilizzarono quindi gli abeti. La leggenda probabilmente fa riferimento al frassino perché è un legno molo duro, adatto al ruolo di "asse del mondo".

E così l'Yggdrasill, cioè quello che poi si è evoluto in un più mite albero di Natale, era per i popoli germanici un po' presepe e un po' croce. Presepe perché vi era rappresentata la mitologia nordica, con animali, forse frutto di cacciagione, che venivano appesi ai rami in rappresentazione di quelli della leggenda. Animali che per alcuni rappresentano una specie di cosmologia nordica: l'Yggdrasill asse del mondo, non sarebbe altro che lasse di rotazione terrestre, e gli animali fra i rami le costellazioni, che alle latitudini vichinghe, sembrano girare attorno a questo asse immaginario. Un po' croce, in quanto simbolo del "legno" a cui fu appeso il loro dio (suona molto famigliare vero?).

Più prosaicamente, i popoli germanici, dopo aver fatto tanto di rappresentazione e riti religiosi, facevano ridiscendere gli animali appesi e se ne cibavano in lauti banchetti, esattamente come oggi festeggiamo il Natale in famiglia, e come i romani festeggiavano i Saturnali con banchetti nel periodo di dicembre. Ma questa è un'altra storia.
Non ho notizie di sacrifici umani in rappresentazione della morte sacrificale di Odino, ma non si dovrebbero escludere a priori, visto che i cugini Celti li praticavano. I sacrifici umani dei Celti erano però effettuati con modalità che non ricordano il sacrificio di Odino:

"Cesare, nel De Bello Gallico (VI,16), scrive:
...
Certe popolazioni costruiscono statue enormi, fatte di vimini intrecciati, che riempiono di uomini vivi ed incendiano, facendoli morire tra e fiamme. Credono che cosa più gradita agli dei sia il sacrificio di coloro che sono sorpresi a rubare, rapinare o commettere qualche altro delitto; ma quando mancano costoro, sacrificano anche degli innocenti."


Strabone (Geogr. IV, 5), scrive:

"I Romani posero fine a queste usanze, nonché ai sacrifici e alle pratiche divinatorie contrastanti con le nostre istituzioni. Così un uomo era stato consacrato agli dei, lo si colpiva alla spalla con una spada da combattimento e si divinava il futuro a seconda delle convulsioni dell'agonizzante. Non si praticavano mai sacrifici senza l'assistenza dei druidi: così talora uccidevano le vittime a colpi di frecce, o le crocifiggevano nei loro templi o, ancora, fabbricavano un colosso di fieno e di legno, vi introducevano animali domestici e selvatici di ogni tipo assieme a degli uomini e vi appiccavano fuoco."

Ed ecco cosa dice Diodoro Siculo:

"Essi sono - è una conseguenza della loro natura selvaggia - di un'empietà mostruosa nei loro sacrifici. Così, tengono imprigionati i malfattori per un periodo di cinque anni e poi, in onore ai loro dei, li impalano e ne vanno degli olocausti, aggiungendo ad essi molte altre offerte, su immense pire appositamente preparate. Trasformano anche i prigionieri di guerra in vittime per onorare i loro dei. Alcuni usano allo stesso modo anche gli animali catturati in guerra. Li uccidono unitamente agli uomini o li bruciano, o li fanno perire con altri supplizi."


Se alcuni leggendo del mondo dei Niflheim ha avuto reminiscenza di altre testimonianze mitologiche, non sono in grado di smentire o confermare l'attinenza. Non credo ci sia qualcuno in grado di argomentare su tale somiglianza. Posso soltanto rilevare che:

"Nella Genesi (Genesi 6:1-8) si legge:
« 1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i Giganti (Nephilim) a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi."


Se alcuni leggendo della fonte della conoscenza in una radice dell'Yggdrasill ha avuto reminiscenza di altri alberi della conoscenza, non sono in grado di smentire o confermare l'attinenza. Posso soltanto rilevare che in Genesi 3 si dice che:

"1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» 2 La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; 3 ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete"». 4 Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; 5 ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male».
6 La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.
...
22 Poi Dio il SIGNORE disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre».23 Perciò Dio il SIGNORE mandò via l'uomo dal giardino d'Eden, perché lavorasse la terra da cui era stato tratto. 24 Così egli scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino d'Eden i cherubini, che vibravano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell'albero della vita."

(www.laparola.net - Genesi - Bibbia)

Se alcuni leggendo del sacrificio autoimposto della divinità Odino ha avuto reminiscenza di altri sacrifici consimili, non sono in grado di smentire o confermare l'attinenza. Posso soltanto rilevare che qualche  somiglianza con la crocifissione di Cristo può esserci. Odino si sacrifica per portare le conoscenze dal mondo dei morti agli uomini, Cristo per redimerli dal peccato. Si tratta di motivazioni diverse, ma la ritualità appare la medesima, compreso il ferimento con lancia:
"[34] ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua."
(Giovanni 19:34)

Ma il sacrificio non è un'invenzione cristiana, c'è un panteon di divinità pagane che hanno effettuato il supremo sacrificio come per esempio Osiride e Dioniso.

Ritornando sull'argomento iniziale, da oggi guarderete con più rispettoso timore il vostro colorato e gioioso albero di Natale in salotto. E forse vi sentirete un po' più pagani di quel che pensavate.



martedì 25 dicembre 2012


Buone Feste a tutti!

Il vangelo di Monti


Sarà un caso che l'agenda Monti sia stata pubblicata alla vigilia di Natale? Se Berlusconi rideva accondiscendente alla barzelletta di Begnini che lo collocava sopra Dio, anche Monti non scherza in fatto di richiami religiosi. Del resto se il Cavaliere è l'unto del Signore, Monti è il "Salvatore" d'Italia. Un accostamento più esplicito al Sator cristiano-mitraneo non poteva esserci.

In effetti l'agenda omonima è come il Vangelo dei cristiani: non si può mettere in discussione. Nella sua ultima conferenza stampa da premier, come Mosè di fronte il Mar Rosso, ha diviso le acque dei buoni da quelle dei cattivi. I buoni quelli che seguiranno la sua agenda, i cattivi quelli come Berlusconi, Vendola e la Cgil che rifiutano di sottomettersi alla nuova teologia.

Il Vangelo di Monti è disponibile qui:
(Cambiare l'Italia, riformare l'Europa)

Non si potrebbe fare, ma dato che sono tendenzialmente eretico commenterò criticamente i passaggi più importanti.

Dal vangelo secondo Monti:

"La crisi ha impresso al processo di integrazione europea una accelerazione che sarebbe stato difficile immaginare solo pochi anni fa."
Commento: questi tecnocrati non votati da nessuno, non vedevano l'ora di intervenire sfruttando il terrore del popolo per togliere ogni diritto, dalla scuola, al lavoro fino alla pensione, per trasformare le democrazie in oligarchie abitate da pochi eletti e un mare di schiavi.

"[l'Italia] Deve svolgere un ruolo trainante per promuovere nuovi assetti che rendano l’Unione Europea capace di perseguire in modo efficace, e secondo linee democraticamente decise e controllate, la crescita economica e lo sviluppo sociale del continente secondo il modello dell’economia sociale di mercato.

L’Italia deve battersi per un’Europa più comunitaria e meno intergovernativa, più unita e non a più velocità, più democratica e meno distante dai cittadini.
...
Le elezioni europee del giugno 2014
...
Il prossimo Parlamento europeo dovrà avere un mandato costituzionale.

Il rifiuto del populismo e dell’intolleranza, il superamento dei pregiudizi nazionalismi, la lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e le discriminazioni sono il denominatore comune delle forze europeiste."


Belle frasi, dove campeggia e si spreca la parola "democrazia", che però mal si conciliano con altre affermazioni più avanti riportate. E soprattutto con l'Europa con cui ci confrontiamo effettivamente ogni giorno, dominata da tecnici senza alcun mandato popolare. Inoltre non mi paiono parole di Monti, ma di qualche apostolo che ha male interpretato. Infatti Monti disse che l'obiettivo del'Europa non doveva essere gli Stati Uniti d'Europa, ma una maggiore integrazione economica.

"L’Europa da sola non è la ricetta che risolve i problemi dell’Italia.
...
Per contare nell’Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo.
...
Per questo l’Italia, paese contributore netto al bilancio europeo e che sostiene finanziariamente lo sforzo di salvataggio dei Paesi sottoposti a programma del Fondo Europeo Salva Stati, deve chiedere all’Europa politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione alla crescita basata su finanze pubbliche sane, un mercato interno più integrato e dinamico [ecc.]"


Questo è il capitolo dedicato, a cosa può ambire di chiedere l'Italia all'Europa. Traduzione rapida: niente. Continuare a pagare l'Efsf, evitare di protestare (pugni sul tavolo), essere remissivi e sperare che la fata austerità porti la crescita.

"l’Italia deve confermare il proprio impegno al rispetto delle regole di disciplina delle finanze pubbliche e ad assumere le priorità strategiche definite in sede europea e le raccomandazioni specifiche che l’Unione europea rivolge ogni anno all’Italia, come a tutti gli altri Stati Membri, come parametri di riferimento per la formulazione della sua politica economica."

Questo è quanto chiede invece l'Europa all'Italia: seguire l'agenda Merkel-Monti. Non c'è altra scelta, del resto un vangelo non permette di seguire altre divinità. La nostra divinità è l'Europa, e non si capisce nemmeno dove risieda. Non si sa se stia a Bruxelles o a Berlino.

Il capitolo riguardante l'Italia nel mondo, mi pare preso dal "vecchio testamento" della politica estera italiana. Niente di nuovo insomma sulla collocazione politico strategica dell'Italia nel mondo. Preferisco quindi saltarlo.

"La crescita non nasce dal debito pubblico. Finanze pubbliche sane, a tutti i livelli.
...
Bisogna rovesciare la prospettiva e prendere il quadro europeo come lo stimolo a cercare la crescita dove essa è veramente, nelle innovazioni, nella maggiore produttività, nella eliminazione di sprechi.

La crescita si può costruire solo su finanze pubbliche sane."


Qui c'è un dogma di origine germanica. E probabilmente è l'errore più grave del montismo. Io credo che sia proprio il contrario: la crescita si ha con debito pubblico. E' sempre stato così, anche nei paesi anglosassoni (vedi Roosevelt dopo la crisi del '29). Solo uno Stato sovrano che può battere moneta riesce a stimolare lo sviluppo dell'economia. Con i giochini della finanza in stile Catena di Sant'Antonio, in stile schema Ponzi, non si crea sviluppo, ma bolle finanziarie come quella del 2008 negli Usa, che stiamo ancora pagando adesso.

Mi fa specie poi che si parli innovazione, quando le politiche di Monti non permettono investimenti. E quando si parla di produttività, attenzione che si intende deflazione salariale. Si vuole ottenere le stesse ore lavorate a fronte di minor salario.

Seguono nel vangelo montiano i capisaldi delle richieste europee. Gli stessi che stanno strozzando l'economia e renderanno impossibile la crescita:

- pareggio di bilancio;
- riduzione del debito al ritmo di un ventesimo all'anno (tradotto 40-50 miliardi di euro all'anno! follia pura);
- dismissioni del patrimonio pubblico, che si traduce in consegna agli stranieri delle nostre aziende pubbliche migliori.

"L’aggiustamento fiscale compiuto quest’anno a prezzo di tanti sacrifici degli italiani ha impresso una svolta. 
...

Per la prossima legislatura occorre un impegno, non appena le condizioni generali lo  consentiranno, a ridurre il prelievo fiscale complessivo, dando la precedenza alla riduzione  del  carico fiscale gravante  su lavoro e  impresa. Questa va comunque perseguita  anche  trasferendo  il  carico  corrispondente  su  grandi  patrimoni  e  sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio. Servono meccanismi di misurazione della ricchezza  oggettivi  e tali  da non causare fughe  di  capitali."

La stangata del 2012 ha aiutato a mettere a posto i conti, per esempio quelli del Monte Paschi di Siena, dice il vangelo montiano. In futuro si potrà ridurre il carico sui contribuenti quando ci saranno le condizioni. Tradotto dal montiano all'italiano: mai, fintanto che si adotteranno le misure europee su esposte. Inoltre il vangelo montiano apre al centro sinistra: dice si alla patrimoniale. Un'altra illusione come la vendita del patrimonio pubblico demaniale: il gettito della patrimoniale è insufficiente, e come si sta vedendo in Francia, produce solo l'emigrazione dei ricchi in paesi più favorevoli.

"Se la corsa della spesa pubblica non viene fermata e la dinamica del debito non è invertita, il Paese non può ripartire. 
...
Spending review non vuol dire solo “meno spesa”, ma “migliore spesa”. 
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La  spending  review  lanciata  quest’anno  ha  permesso  risparmiare  12  miliardi  e ulteriori  risparmi  saranno  conseguiti  nel  2013,  quando  le  misure  entreranno pienamente  a  regime."


Belle parole del vangelo montiano che non hanno grande attinenza con la realtà. Quando si è cercato di ridurre gli sprechi si è constatato che incidevano ben poco sulla polpa viva della spesa sociale. Inoltre il sistema dei costi standard che non si è voluto prendere in considerazione, sarebbe stato più efficiente dei tagli lineari poi scelti. L'unica spending review che ha funzionato è stato tagliare i trasferimenti agli enti locali, che in definitiva significa scaricare il default dello Stato centrale sugli enti periferici. Infatti molti di questi rischiano il fallimento.


"Una  pubblica  amministrazione  più  agile,  più  efficiente,  più  trasparente.  Usare meglio i fondi strutturali europei 
...

Entro  i  primi  100  giorni  di  attività del  nuovo  governo  dovrà  essere lanciata  una consultazione per identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta.
...

Lo  spreco  dei  fondi  strutturali  dell’Unione  europea,  un’occasione  unica  di investimento per la crescita nelle regioni del nostro Mezzogiorno, è uno scandalo che il nostro Paese non può più permettersi. Non si possono chiedere risorse allo Stato, e quindi ai contribuenti, mentre si lasciano svanire risorse europee, che sono peraltro anch’esse finanziate dal contribuente italiano."

Ecco qui l'unica crescita possibile: sfruttare al massimo i fondi europei, perché quelli dello Stato italiano non ci sono e non ci saranno più (continuando con Monti). Eliminare o ridurre 100 procedure è un'ottima idea, ma pensare di farlo con questi partiti politici è veramente complicato. Non ce li vedo ex democristiani ed ex comunisti ridurre gli iter burocratici: è contro la loro indole e la loro forma mentis.

Nel capitolo successivo Monti fa un auto elogio alle privatizzazioni del suo governo, il cui impatto sull'economia mi pare sia in realtà molto trascurabile.
"Ed  è  stata  un  contributo  ad accrescere l’equità, favorendo gli outsiders e i nuovi ingressi nel mercato. Sono stati interessati gli ordini professionali, banche ed assicurazioni, i mercati del gas e dei carburanti, i  trasporti, le farmacie, i  servizi  pubblici  locali, per citare  solo  alcuni settori."
E quindi? cosa è cambiato? mha.... Piccoli ritocchi qua e la che non hanno inciso di nulla. Soprattutto sui costi d'impresa e i costi finali all'utenza.

Ed inoltre se le liberalizzazioni continuano a trasformarsi in continui aumenti tariffari sui servizi di base, difficilmente saranno considerate positivamente dagli elettori. Anche su queste tema andrebbe fatto un po' di revisionismo. Non tutto può e deve essere privatizzato: ci sono servizi che è meglio rimangano pubblici, proprio perché si rivolgono ad utilizzatori di base che non si possono permettere tariffe piene, ma solo tariffe pubbliche simboliche.
Ancora una volta si cade nell'errore di considerare lo Stato un'azienda che deve fare utili: l'amministrazione pubblica deve anche prendere in considerazione di lavorare in perdita, perché la sua missione è un'altra.


"ILVA, IRISBUS, ALCOA sono solo alcuni dei nomi delle oltre trecento vertenze che in questi mesi hanno segnato la cronaca delle crisi industriali. 
...

Riduzione degli oneri burocratici, tribunali per le imprese, promozione  di  fonti  di  finanziamento  alternative,  come  la  possibilità  di  avere obbligazioni societarie o l’agevolazione fiscale per i project bonds, la defiscalizzazione per  le  imprese  che  investono  (ACE),  la  riduzione  dei  ritardi  di  pagamento dell’amministrazione alle imprese, revisione degli  incentivi alle imprese, riduzione dei  costi di approvvigionamento  energetico  sono stati alcuni  dei fronti di azione
...

Per gestire le ristrutturazioni industriali si può immaginare uno strumento nuovo, un Fondo  per  le  ristrutturazioni  industriali,  che  faccia  da  catalizzatore  per  la partecipazione di capitali privata. 
...

Bisogna quindi  continuare  sulla  strada  del  decentramento della  contrattazione salariale lungo il solco dell’accordo tra le parti sociali dell’ottobre scorso." 

In questa parte del programma, ci sono avvertimenti e promesse per gli industriali. Questa importante corporazione, in realtà non è più autonoma e potente come un tempo, e dipende come i suoi lavoratori, dal potere della finanza. Infatti Monti afferma in queste frasi tre cose: mai più finanziamenti pubblici alle imprese; le imprese devono finanziarsi sul mercato con strumenti finanziari privatistici; lo Stato può offrire al massimo una contrattazione (decentrata) sindacale più favorevole
Non c'è nemmeno un'ombra di Piano industriale per il paese.

Delegare tutto al mercato, quando questo non funziona è un altro grave errore. Certo la Fiat ed altre grandi imprese hanno preso miliardi di lire e milioni di euro dallo Stato, ma oggi che l'industria italiana sta declinando velocemente, è proprio il momento di fare recriminazioni sul passato, o è meglio preoccuparsi della sua sopravvivenza?

"La  crisi  ha  accelerato  la  corsa  delle  economie  emergenti,  dove  maggiore  è l’espansione  della  domanda  e  si  accumulano  nuovi  capitali. Nella  zona  euro,  le economie  che  hanno  attraversato  meglio  la  crisi  sono  quelle  che  hanno  saputo cogliere le opportunità poste dalla crescita dei mercati extraeuropei. Tra le imprese italiane, quelle più grandi, più produttive e più innovative hanno saputo difendere e aumentare le loro quote di export, mentre soffrono le piccole e medie imprese, che fanno più fatica ad uscire dal mercato domestico. Nel complesso, negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso quasi il 30% della sua quota nel commercio mondali dei beni. 
Adesso si è iniziato a invertire la rotta."

Ecco un altro suggerimento per l'industria italiana: il mercato interno è definitivamente compromesso, morto e sepolto, l'unica possibilità sono le esportazioni. Cioè il modello tedesco. E poi Monti dice che la sua agenda non è quella della Merkel.
Un'economia basata unicamente sulle esportazioni è fragile, perché dipende da situazioni esterne non controllabili. Anche questo è un errore strategico molto grande.

Il vangelo montiano si occupa anche di istruzione e innovazione. Certo, è importante garantire preparazione appropriata di studenti ed insegnanti come afferma la sua agenda, ma se si evitasse di far crollare i soffitti delle scuole e di far fallire gli atenei senza fondi, forse sarebbe un metodo migliore per garantire un buona formazione.

Per la digitalizzazione dell'amministrazione italiana, il governo Monti ha agito nella direzione giusta. Ma chiaramente saranno i successivi a dover mettere in pratica l'Agenda digitale e come al solito è nella messa in pratica delle fonti normative, che vengono fuori le magagne. In Italia si fanno buone leggi, ma poi si applicano pessimamente. Sicuramente poi accadrà che la digitalizzazione sarà rallentata a causa della mancanza di fondi.

"Agli sforzi già in atto per ridurre e differenziare la produzione di rifiuti, che vanno mantenuti e, se possibile, rafforzati, occorre affiancare sia una produzione efficiente in grado di allungare il tempo di vita dei prodotti, sia un rilancio del riciclo, in linea con i migliori esempi europei dove lo smaltimento in discarica è stato azzerato. Gli standard di qualità europei ci chiamano a cambiare la nostra mentalità in relazione alla  gestione  dei  rifiuti, privilegiando,  laddove  possibile, il  riciclaggio  e  riutilizzo. 
Serve puntare ad un risultato di abbattimento degli smaltimenti (in Italia riguarda tra  il  50-­‐60%  dei  rifiuti).  Per  questo  serve  promuovere  l’innovazione  aprendo  i mercati a prodotti realizzati con materiali riciclati, che dovrebbero essere certificati e garantiti,  e  alla produzione  e  l’utilizzo  di  materie  prime  biodegradabili  cambiare certe abitudini degli italiani. Occorre anche cambiare certi atteggiamenti per creare una vera  domanda per  le materie  “verdi”. 

Questa parte dell'agenda sui rifiuti, sembra incredibilmente estrapolata dal programma del Movimento 5 stelle. Non si parla di termo-valorizzatori, ma di riciclo completo dei rifiuti. Monti non pare in questo caso correre incontro alla lobby dei costruttori italiani. Ma in effetti questi, ormai sono sotto il tallone della lobby bancaria. Dell'industria edilizia italiana, a Monti non importa nulla. Infatti è un'industria che si affida al mercato interno, e non alle esportazioni, quindi ormai la considera persa.

"Serve infine procedere ad uno snellimento e semplificazione della governance nel mondo dell’energia,  riprendendo  la  proposta  di  modifica  del  titolo  V  della Costituzione  -­  per  riportare  allo  Stato  le  decisioni  in  materia  di  infrastrutture energetiche -­ accompagnata dall’introduzione, sulla base dell’esperienza dei Paesi nordeuropei, dell’istituto del “dibattito pubblico”."

Anche se non è scritto, qui si parla di rigasificatori, che oggi sono difficili da realizzare senza consenso di regioni e popolazione locale. L'agenda Monti è comunque molto lacunosa sulla politica energetica nazionale. Anche qui non mi pare ci sia molto per costruire un piano energetico nazionale.

Ci sono poi due doverosi (nel senso che non potrebbero mancare) capitoli su agricoltura e turismo. Contengono buoni propositi, ma per la verità mi sembrano i soliti luoghi comuni, con proposte che circolano da tempo. Per niente nuove. Il problema è che rimangono sempre solo proposte che girano da un programma di partito all'altro. E' indubbio che la nostra agricoltura è in sofferenza e che l'industria turistica è stata lasciata a se stessa e non riesce ad esprimere tutta la sua potenzialità.

Veniamo al welfare:

"La riforma delle pensioni ha dato al Paese il sistema più sostenibile e avanzato in Europa. Il Governo è intervenuto sotto la pressione dell’emergenza per correggere anomalie e distorsioni accumulate nel tempo. Non possiamo permetterci di sprecare questo risultato. Guardando avanti, al primo posto  delle priorità vi è l’esigenza di un’efficace  informazione  ai  singoli  lavoratori  circa  le  pensioni  che  essi  possono ragionevolmente attendersi di ricevere, in modo che possano meglio pianificare il loro  futuro  e i loro  risparmi. A ormai quasi vent’anni  dalla loro introduzione  nel nostro  sistema i  fondi  pensione  integrativi non sono decollati. Va quindi dato un nuovo  impulso  alla  previdenza  complementare  favorendone  anche  la  crescita dimensionale con incentivi ai processi di fusione tra i fondi.
Dal  canto  suo  la  riforma  del  mercato  del  lavoro  rappresenta  un  passo  avanti fondamentale del nostro Paese verso un modello di flessibilità e sicurezza vicino a quello vincente realizzato nei Paesi scandinavi e dell’Europa del nord. Non si  può fare marcia indietro."

Anche nel campo del welfare, la sua distruzione viene propagandata come una grande conquista. E si mette in guardia la sinistra-sinistra dall'intervenire per ritornare indietro. E' una conquista interpretata nel solco delle "riforme" non-riforme fatte dal governo Monti. Da quel che compare nel programma-agenda, l'intenzione dei montiani è quella di trasformare il sistema pensionistico da pubblico a semi privatistico. Dove i lavoratori, con i risparmi che non hanno, dovrebbero pagarsi un fondo pensione. Ma quante cose dovrebbero fare i lavoratori italiani con i soldi che non hanno? pagare di più i servizi, finanziare a debito i consumi, pagarsi medicine ed ospedali, e poi anche le pensioni...

"Un Welfare per il nostro tempo. La persona è il primo capitale da proteggere. 
L’Europa e la sua agenda di disciplina delle finanze pubbliche e riforme strutturali sono nemiche  del  welfare?  No.  
...
Di per sé l’Europa non limita i modi in cui si possono perseguire fini sociali e di equità, ma impedisce di finanziarli con una illimitata creazione di debito. E ci impone di capire che il modello che abbiamo costruito si sta incrinando sotto il peso del cambiamento demografico e della sempre più difficile sostenibilità finanziaria. 

Abbiamo  due  alternative.  O  cercare  di  conservare  il  welfare  state  com’è, rassegnandoci  a  tagli  e  riduzioni  di  servizi  per  far  fronte  ad  una  spesa sempre crescente. O provare a rendere il sistema più razionale e aperto all’innovazione. Nel settore dell’assistenza sanitaria bisogna garantire il diritto alla tutela della salute in un  nuovo  contesto,  organizzando  il  sistema  sanitario  secondo  i  principi  di appropriatezza  delle  cure,  costo/efficacia,  riduzione  al  massimo  degli  sprechi, gestione  manageriale  basata  su  una  valutazione  trasparente  dei  risultati. "

Qui, nella parte riguardante la Sanità, c'è un'altro importante punto della filosofia montiana ed europea, che non si concilia con uno Stato di diritto. Si ha diritto al welfare fin tanto che è possibile. Non potendo lo Stato fare deficit, se mancano soldi a bilancio, l'unica alternativa è tagliare i servizi. Naturalmente ci rimettono sempre i più deboli. Anche questa è una pesante conseguenza dell'adozione dell'euro, senza un vero Stato centrale europeo.

Anche la parte di agenda che si occupa di disoccupazione, è troppo ottimistica e generica, benché contengano dei buoni spunti:
"creare  un  reddito  di sostentamento minimo, condizionato alla partecipazione a misure di formazione e di inserimento professionale. 
...
Occorre  aprire  professioni  e  mercati  ai  giovani  e  ai  nuovi  entranti  e  garantire l’accesso  alla  pubblica  amministrazione  basato  su  concorsi  generali  e  imparziali. 
...
Servono infine strumenti che incoraggino a essere più mobili, più intraprendenti,  ad esempio con più borse di studio e orientamento professionale per i giovani che meritano ma non hanno minori mezzi personali e familiari"
...

La modernizzazione del mercato del lavoro italiano richiederà inoltre di intervenire 
per:

-­una drastica semplificazione normativa e amministrativa in materia di lavoro. ...

-­il superamento del dualismo tra lavoratori sostanzialmente dipendenti protetti e 
non protetti (verso quale direzione? ndr)

-­ridurre a un anno al massimo il tempo medio del passaggio da un’occupazione 

all’altra rendendo più fluido e sicuro il passaggio dei lavoratori dalle imprese in crisi ...

-coniugare il massimo possibile di flessibilità delle strutture produttive con il massimo 
possibile  di  sicurezza  economica  e  professionale  dei  lavoratori  nel  mercato  del 
lavoro
-spostare  verso  i  luoghi  di  lavoro  il  baricentro  della  contrattazione  collettiva, ..."

Sono quasi tutte cose di buon auspicio (alcune molto ambigue), ma temo largamente insufficienti per fronteggiare una crescente disoccupazione (30% quella giovanile) che non può essere arginata con corsi-concorsi e borse di studio. Qui ci vuole una crescita del Pil vera, una crescita da New Deal.

Il vangelo montiano, si occupa poi anche di revisione della II parte della Costituzione, quella che regola il funzionamento dello Stato. Su questa parte della Costituzione si era già cimentato il centro destra, introducendo una riforma poi bocciata dal referendum consuntivo. Le idee montiane sembrano riprendere quelle stesse linee:

"La  prossima  legislatura  dovrà affrontare, da subito, il tema di come rendere le decisioni più efficaci e rapide, come riformare  il  bicameralismo  e  ridurre  i  membri  del  Parlamento. 
...
Un federalismo responsabile e solidale 
che non scada nel particolarismo e nel folclore è fondamentale. Nei mesi passati le riforme che dovevano aggiornare l’assetto territoriale dello Stato e modernizzarlo, come la riforma delle province o la riforma del Titolo V della Costituzione si sono incagliate. Non si può perdere altro tempo."

Sul federalismo l'agenda Monti è contraddittoria. Da un lato lo si auspica, dall'altro si boccia il federalismo del centro sinistra, cioè il nuovo Titolo V della Costituzione. Il provvedimento di cancellazione e revisione delle province si può definire federalista? Mi pare invece una riorganizzazione dello Stato centrale subita dalle autonomie locali, che di federalismo ha ben poco.

"Si parla molto dei risultati dei governi. Giustamente. Si parla molto meno però del  metodo che serve per ottenere risultati. I riti della concertazione. La fila dei lobbisti fuori dalle aule delle Commissioni parlamentari mentre si discutono i provvedimenti. La giungla dei metodi di bilancio diversi per lo Stato e ciascuna delle Regioni. Sono alcune immagini di un processo di formazione delle politiche che segue canoni datati o che segue un non metodo. 
...
Bisogna  andare  avanti  nella  strada  di  una  migliore  e  più  efficace  governance pubblica:  bisogna  introdurre  una  regolazione  dell’attività  delle  lobby,  bisogna assicurare  una logica  di  monitoraggio e  di  valutazione  della legislazione così  da assicurare  trasparenza,  costante  informazione  sullo  stato  di  attuazione  dei provvedimenti, una  valutazione  oggettiva  dei  risultati  ottenuti  come  base per  le nuove riforme. Bisogna armonizzare i bilanci pubblici."

A Berlusconi come a Monti non piace il metodo della concertazione. Vogliono poter decidere senza veti, senza controlli, come i manager in un'azienda. Per questo hanno dei punti di programma in comune: anche Berlusconi sostiene che lo Stato è strutturato in modo che non si riesca ad ottenere decisioni rapide e nella direzione da lui voluta. Probabilmente è vero che la pressione delle lobby, ed anche delle organizzazioni sociali, andrebbe regolamentata, ma non annullata. Il premier non può comportarsi come un dittatore sudamericano che decide cose astruse contro o a favore di alcuni.

Poi c'è tutta una tirata, nel vangelo montiano, al riguardo della casta, corruzione, evasione fiscale ecc. Tutte cose che vanno combattute, ma che secondo me non compenseranno mai i miliardi di euro che ci farà tossire l'Europa. Questo esercizio di confrontare la corruzione, anche la peggiore, con i costi che ci ha imposti il governo Monti e l'Europa, l'avevo già compiuto qui "Chi ruba di più in Italia?".

Per quanto il tema tocchi le corde sensibili dell'opinione pubblica, credo si tratti di cose di cui debbono occuparsi inquirenti e magistratura e non i governi nazionali. Questi si devono confrontare con numeri di bilancio ben diversi, che la corruzione varia i maniera impercettibile.

Ed infine un capitolo sulla lotta alla criminalità organizzata non poteva mancare, anche se mi pare contenga dei buoni propositi che si possono trovare nei programmi di qualsiasi altro partito. 
Si insiste sulle limitazioni dell'uso del contante, per rendere tracciabili i passaggi di denaro. Questo anche ai fini degli accertamenti fiscali. Non c'è alcuna differenza per un utente finale, nel pagare con banconote, con una carta o con il cellulare. L'importante che ogni forma di pagamento non contenga forme di prelievo nascoste. Se ad ogni strisciata di carta di credito, una piccola quota va alle banche, allora per l'utente finale non c'è alcun vantaggio nell'uso di questi strumenti e si continuerà a preferire il contante. Se poi si verrà costretti a forme di pagamento tracciabili senza controllo dei costi di questi mezzi, saranno in due a rimetterci: l'economia interna con una riduzione degli acquisti, e la popolarità del governo che avrà preso questi provvedimenti.

L'estensore del vangelo montiano parrebbe essere, secondo voci circolanti, il Senatore Ichino ora ex Pd. Se fosse vero mi chiedo cosa ci facesse in un sedicente partito di sinistra, un personaggio con idee del genere. Questa è un'agenda liberista, in cui lo Stato viene trattato da appestato. Ma il motivo per cui lo si fa, è ancora una volta a causa dell'euro.

Essendo questa una moneta che l'Italia deve acquistare perché non può stamparla autonomamente, lo Stato italiano si deve comportare come un'azienda. Deve andare in pareggio come un'impresa che poi si deve recare con il suo bilancio in banca a chiedere un fido: non importa se poi non c'è la crescita, se poi il welfare viene tagliato, se alcuni enti territoriali falliscono, se le industrie chiudono ecc.. L'importante è mantenere i conti a posto. Questa è l'essenza e il vero costo della moneta unica così com'è strutturata oggi.

Questi tecnocrati non possono comportarsi in modo diverso da Monti. Anche perché l'equilibrio è fragile: se lo Stato fallisce, allora saltano anche gli attuali oligarchi che da sempre controllano l'amministrazione pubblica, intrecciata pesantemente con gli interessi privati. In caso di default, il popolo potrebbe chiedere il conto a questi figuri, e magari mandare al diavolo anche l'euro e l'Europa, innescando processi analoghi all'estero.
In questo contesto Monti è un curatore fallimentare, con il compito però di passare per salvatore della patria. In parte è riuscito nell'intento, in parte no. Ed è per questo che preferisce lasciare un'eredità di chiacchiere, piuttosto che confrontarsi direttamente con le urne. Perlomeno Berlusconi ci mette la faccia (sempre che sia ancora la sua originale) ...