mercoledì 26 dicembre 2012

L'Yggdrasill della bisnonna di Snorri



Visto che il Natale cristiano è passato, è giusto che ora sappiate cos'è realmente quella strana struttura colorata e luccicante che molti di voi tengono in un angolo di casa durante le feste natalizie, e che avete addobbato quasi con religioso rispetto: l'albero di natale.



"L'alba dei tempi
...
Quel periodo di pace e di felicità fu chiamato "età dell'oro". Ma questo accadeva all'alba dei tempi, prima che dalla terra dei giganti giungessero le tre norme a fissare i destini degli uomini e degli dei presso una delle grandi radici del frassino Yggdrasill.

Come i pilastri sostengono la casa, così Yggdrasill regge il peso del cosmo e attraversa tutti i nove modi: Muspell e Niflheim, i territori del fuoco e delle nebbie; Jotunheim, terra dei giganti; Nidavelir e Svartalfheim abitate congiuntamente dai nani e dagli elfi oscuri; Midgard destinato agli uomini; Alfheim dimora degli elfi luminosi; Vanaheim dove vive la stirpe divina dei vani, e Asgard, il recinto degli dei celesti.

Tre radici sostengono il grande tronco: una affonda nel Niflheim, e sonno di essa è la fonte Hvergelmir che ribolle come un'immensa caldaia. La seconda radice si protende nella terra degli asi, e sotto i suoi intricati grovigli sprizza la sorgente di Urd, la fonte del destino, accanto alla quale si sono stabilite le tre norme ...
...
La terza radice di Yggdrasill si estende in quella parte di Jotunheim che è abitata dai thursi della brina, la dove un tempo c'era il Ginnungagap. Sotto di essa sgorga la fonte di ogni sapere custodita dal saggio Mimir. Chi se ne abbevera acquisisce grandi conoscenze; Odino, per avere un solo sorso, vi ha lasciato in pegno un occhio. Perciò è monocolo, ma anche il più sapiente degli dei.



Nella fonte giace pure Gjallarrhorn, il corno che Heimdall, la sentinella di Asgard, farà risuonare alla fine dei tempi, quando a Ragnarock chiamerà a raccolta gli dei per l'ultima battaglia.

Molti animali popolano e minacciano il frassino: l'aquila che conosce antichissimi segreti tra i cui occhi sta appollaiato l'avvoltoio; lo scoiattolo che corre su e giù per il tronco a fare da tramite agli insulti che l'aquila scambia con il drago che, giù nel Niflheim, attorcigliato ai piedi del grande albero, ne rode le radici ogni qualvolta è stanco del suo pasto di cadaveri. Quattro cervi dal collo ricurvo attaccano Yggdrasill, brucando senza sosta le foglie, mentre innumerevoli serpenti voraci lo guastano dal basso, presso la pozza ribollente di Hvergelmir. A lenire le sofferenze del frassino provvedono tuttavia le norme, che spruzzano sul suo tronco l'acqua e il fango bianco della sorgente di Urd.

Così il grande albero continua a prosperare, e tutta la creazione e gli eventi che si succedono nel tempo trovano riparo sotto i suoi rami; perché Yggdrasill, il più grande e il migliore degli alberi, non è altro che l'asse del mondo."
(Miti e saghe vichinghe - G. Agrati, M.L. Magini - ed. Mondadori: tratto dal poema islandese Edda di Snorri (cioè la bisnonna di Snorri))

"Secondo Völuspá è un frassino (norreno askr); secondo Rodolfo di Fulda, monaco benedettino del IX secolo, che lo denomina comeIrminsul è invece un tasso o una quercia, (alberi comunque sacri presso i popoli del Nord Europa); il suo nome significa con ogni probabilità "cavallo di Yggr", dove "cavallo" è metafora per "forca", "patibolo", mentre Yggr è uno dei tanti nomi di Óðinn. Il riferimento è al mito secondo cui Óðinn, alla ricerca della sapienza superiore, rimase appeso per nove giorni e nove notti all'albero cosmico, sacrificando così "sé stesso a sé stesso".
(it.wikipedia.org)

Un'altra funzione inattesa del progenitore del vostro mitoso e colorato albero di Natale domestico:

"Il dio degli impiccati

Tra gli dei, Odino era il più sapiente, una supremazia che aveva pagato a caro prezzo.
... per acquisire l'oculata conoscenza dei morti e poi riportarla nel mondo di vivi, il Padre di Tutto aveva addirittura immolato se stesso. Si era così meritato, oltre al titolo di Signore di Sapienza, anche quello di Dio degli Impiccati. Nessuno era stato testimone del supremo sacrificio, e Odino lo ricordava così:

"Io so che fui appeso al grande tronco esposto ai venti, nove notti intere, ferito di lancia e immolato a Odino, io stesso sacrificato a me stesso. Nessuno sa quali radici nasca l'albero antico!
Non uno mi diede conforto di un pezzo di pane, non uno mi porse un corno d'acqua per bere, mentre scrutavo i mondi al di sotto e raccoglievo le rune. Le trassi a me gemendo, poi ricaddi al suolo.
..."
(Miti e saghe vichinghe - G. Agrati, M.L. Magini - ed. Mondadori: tratto dal poema islandese Edda di Snorri)

Ecco che cos'è l'alberello che decorate con tanta cura l'otto di dicembre. Naturalmente non è un frassino ma un abete. La questione è che i popoli nordici, esattamente come quelli mediterranei che anticamente riempivano i templi di statue variopinte dei loro dei (a noi sono giunte solo statue di candido marmo, ormai prive di pigmentazione) e in seguito realizzavano i presepi altrettanto variopinti della cristianità, facevano le loro rappresentazioni religiose del mitico albero che sostiene il mondo e a cui fu impiccato Odino.

Le antiche storie parlavano di un frassino sempreverde, il problema è che questo tipo di albero non esiste. I popoli nordici dovettero ripiegare sui sempreverdi conosciuti, anche perché erano gli unici frondosi in pieno inverno. Si utilizzarono quindi gli abeti. La leggenda probabilmente fa riferimento al frassino perché è un legno molo duro, adatto al ruolo di "asse del mondo".

E così l'Yggdrasill, cioè quello che poi si è evoluto in un più mite albero di Natale, era per i popoli germanici un po' presepe e un po' croce. Presepe perché vi era rappresentata la mitologia nordica, con animali, forse frutto di cacciagione, che venivano appesi ai rami in rappresentazione di quelli della leggenda. Animali che per alcuni rappresentano una specie di cosmologia nordica: l'Yggdrasill asse del mondo, non sarebbe altro che lasse di rotazione terrestre, e gli animali fra i rami le costellazioni, che alle latitudini vichinghe, sembrano girare attorno a questo asse immaginario. Un po' croce, in quanto simbolo del "legno" a cui fu appeso il loro dio (suona molto famigliare vero?).

Più prosaicamente, i popoli germanici, dopo aver fatto tanto di rappresentazione e riti religiosi, facevano ridiscendere gli animali appesi e se ne cibavano in lauti banchetti, esattamente come oggi festeggiamo il Natale in famiglia, e come i romani festeggiavano i Saturnali con banchetti nel periodo di dicembre. Ma questa è un'altra storia.
Non ho notizie di sacrifici umani in rappresentazione della morte sacrificale di Odino, ma non si dovrebbero escludere a priori, visto che i cugini Celti li praticavano. I sacrifici umani dei Celti erano però effettuati con modalità che non ricordano il sacrificio di Odino:

"Cesare, nel De Bello Gallico (VI,16), scrive:
...
Certe popolazioni costruiscono statue enormi, fatte di vimini intrecciati, che riempiono di uomini vivi ed incendiano, facendoli morire tra e fiamme. Credono che cosa più gradita agli dei sia il sacrificio di coloro che sono sorpresi a rubare, rapinare o commettere qualche altro delitto; ma quando mancano costoro, sacrificano anche degli innocenti."


Strabone (Geogr. IV, 5), scrive:

"I Romani posero fine a queste usanze, nonché ai sacrifici e alle pratiche divinatorie contrastanti con le nostre istituzioni. Così un uomo era stato consacrato agli dei, lo si colpiva alla spalla con una spada da combattimento e si divinava il futuro a seconda delle convulsioni dell'agonizzante. Non si praticavano mai sacrifici senza l'assistenza dei druidi: così talora uccidevano le vittime a colpi di frecce, o le crocifiggevano nei loro templi o, ancora, fabbricavano un colosso di fieno e di legno, vi introducevano animali domestici e selvatici di ogni tipo assieme a degli uomini e vi appiccavano fuoco."

Ed ecco cosa dice Diodoro Siculo:

"Essi sono - è una conseguenza della loro natura selvaggia - di un'empietà mostruosa nei loro sacrifici. Così, tengono imprigionati i malfattori per un periodo di cinque anni e poi, in onore ai loro dei, li impalano e ne vanno degli olocausti, aggiungendo ad essi molte altre offerte, su immense pire appositamente preparate. Trasformano anche i prigionieri di guerra in vittime per onorare i loro dei. Alcuni usano allo stesso modo anche gli animali catturati in guerra. Li uccidono unitamente agli uomini o li bruciano, o li fanno perire con altri supplizi."


Se alcuni leggendo del mondo dei Niflheim ha avuto reminiscenza di altre testimonianze mitologiche, non sono in grado di smentire o confermare l'attinenza. Non credo ci sia qualcuno in grado di argomentare su tale somiglianza. Posso soltanto rilevare che:

"Nella Genesi (Genesi 6:1-8) si legge:
« 1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». 4 C'erano sulla terra i Giganti (Nephilim) a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi."


Se alcuni leggendo della fonte della conoscenza in una radice dell'Yggdrasill ha avuto reminiscenza di altri alberi della conoscenza, non sono in grado di smentire o confermare l'attinenza. Posso soltanto rilevare che in Genesi 3 si dice che:

"1 Il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che Dio il SIGNORE aveva fatti. Esso disse alla donna: «Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?» 2 La donna rispose al serpente: «Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; 3 ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete"». 4 Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; 5 ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male».
6 La donna osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.
...
22 Poi Dio il SIGNORE disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre».23 Perciò Dio il SIGNORE mandò via l'uomo dal giardino d'Eden, perché lavorasse la terra da cui era stato tratto. 24 Così egli scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino d'Eden i cherubini, che vibravano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell'albero della vita."

(www.laparola.net - Genesi - Bibbia)

Se alcuni leggendo del sacrificio autoimposto della divinità Odino ha avuto reminiscenza di altri sacrifici consimili, non sono in grado di smentire o confermare l'attinenza. Posso soltanto rilevare che qualche  somiglianza con la crocifissione di Cristo può esserci. Odino si sacrifica per portare le conoscenze dal mondo dei morti agli uomini, Cristo per redimerli dal peccato. Si tratta di motivazioni diverse, ma la ritualità appare la medesima, compreso il ferimento con lancia:
"[34] ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua."
(Giovanni 19:34)

Ma il sacrificio non è un'invenzione cristiana, c'è un panteon di divinità pagane che hanno effettuato il supremo sacrificio come per esempio Osiride e Dioniso.

Ritornando sull'argomento iniziale, da oggi guarderete con più rispettoso timore il vostro colorato e gioioso albero di Natale in salotto. E forse vi sentirete un po' più pagani di quel che pensavate.



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