venerdì 21 dicembre 2012

L'inflazione delle promesse



Passa il tempo, e anche le promesse elettorali si inflazionano. Nel 1994 Berlusconi promise un milione di posti di lavoro. A distanza di 18 anni, la cifra di un milione di Buonaventura memoria, non è più sufficiente.

E allora Monti rilancia, per mezzo dei suoi sponsor, e si espone mediaticamente con una promessa mille volte maggiore di quella berlusconiana:

"Il nostro è un piano coraggioso, non per deboli di cuore. L’evento di oggi è il primo passo concreto”. L’ad della Fiat, Sergio Marchionne, a Melfi con il presidente del Consiglio Mario Montie con il presidente di Fiat John Elkann
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Annunciando un investimento complessivo di 1 miliardo di euro nello stabilimento di Melfi, Marchionne sottolinea che la scelta di investire in Italia non è azzardata"

Promesse da marinaio, anzi da "marpionne". Promesse di fabbriche infinite, fabbriche lunghe quanto lo stivale: promesse da "Fabbrica Italia" appunto. Per Monti, la Fiat diventa il Lingotto non solo come sede torinese, ma come vera mattonella d'oro. Un tesoro di voti dai salariati Fiat che magari si illudono che votando Monti-Marchionne, alla fine arriveranno finanziamenti per nuovi stabilimenti, per produrre nuove auto che nessuno può più comprare.

Ma quando mai. La Fiat, si dice in giro per la rete, che si sta candidando al ruolo di Parmalat 2:

"Vi avevamo promesso che Fiat sarebbe rimasta nel radar di Rischio Calcolato, dunque non potevamo non dare uno sguardo ai numeri del terzo trimestre usciti ieri (30 – ottobre – 2012).

Ne emerge un quadro a tinte fosche,
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Nei primi 9 mesi dell’anno l’indebitamento totale lordo del gruppo fiat è aumentato di 1,23 miliardi di euro ovvero del 2,4%, fino ad arrivare a 52,955 miliardi di euro.

Ma….. gli oneri finanziari, ovvero il costo del debito, sono aumentati da 911 milioni a 1,237 mld. di euro nei soli primi mesi dell’anno, ovvero 326 milioni in più di soldi finiti fra banche, finanziarie, interessi sulle obbligazioni emesse, e interessi su debiti a fornitori.

Il tasso annuale complessivo che Fiat Group ha pagato sul suo indebitamento totale è passato dal 2,35% dei primi 9 mesi dell’anno 2011 al 3,11% dei primi 9 mesi del 2012.

Parrebbe poco ma è una enormità rapporta ai 52,995 miliardi di euro di debito totale. A livello annuale significa un aggravio di 434 milioni di euro (tendenziali) di soli interessi che peseranno sul bilancio 2012.

E la “mitica” liquidità del Gruppo Fiat?
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Ora sorgono spontanee 3 domande per Marchionne, alcune sono le stesse domande che ci si faceva (tra noi biechi speculatori) ai bei tempi di Parmalat:

Domanda 1: che diavolo ci fa Fiat Group con una liquidità di 17 miliardi di euro sui conti correnti avendo un debito di 52,955?
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Domanda 2: sig. Marchionne esitono i 17 mld (+3 mld linee di credito)? Potrebbe gentilmente fornirci copia degli estratti conto dove essi sarebbero depositati?

Domanda 3 : sig. Marchionne come mai Fiat Group, 12 mesi fa non ha partecipato all’operazione LTRO messa a disposizione dalla BCE come hanno fatto i suoi concorrenti europei?

Si trattava di liquidità all’1% impiegabile per chiudere altri debiti con oneri maggiori

Non è che per caso, Fiat Group non aveva (ne ha oggi) uno straccio di collaterale VERO da presentare alla BCE?"

(www.rischiocalcolato.it)

E Monti non potrà mai finanziare un'azienda come la Fiat. Magari potesse costruire fabbriche e posti di lavoro. L'Europa non lo vuole, perché se si può fare qualcosa contro chi lavora, contro le aziende, allora si. Si può: ce lo chiede l'Europa. Altrimenti niente da fare.
Ma come si può pensare che un futuro governo Monti bis possa aiutare Marchionne, se non ha potuto nemmeno aiutare i terremotati dell'Emilia, ancora meno fortunati di quelli dell'Aquila.

"... tutto comincia, anzi la ricostruzione non è mai cominciata, con l’Aquila. Anche li dopo il terremoto avvenuto 3 anni fa, ad oggi la situazione non è ancora risolta, e ci vorrà ancora moltissimo tempo.
E’ la nuova situazione finanziaria italiana che impone l’inazione. Già con Tremonti, che oggi afferma che la gestione economica di Monti è sbagliata, i cordoni della borsa erano ben serrati.
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Il centro dell’Aquila non sarà ricostruito senza un piano di recupero, la cui attuazione è molto lenta, e probabilmente in parte irrealizzabile.

Eppure, gli abruzzesi possono dirsi ancora fortunati, rispetto agli emiliani. Perché il terremoto dell’Aquila è avvenuto prima della crisi dello spread, e prima di Monti.
Berlusconi e Tremonti potevano ancora, anche se effettivamente per i vincoli europei non avrebbero dovuto, spendere a deficit. Seppure con mille vincoli burocratici, seppure fra mille critiche, infatti spesero. Spesero anche male, ma avevano ancora la possibilità (o meglio volontà) di farlo.

Monti non può e non vuole. Il suo scopo è il pareggio di bilancio, i suoi obiettivi sono quelli del fiscal compact: deficit sotto il 3% e rapporto debito pil al 60%. Tutti gli ostacoli che si frappongono agli obiettivi vengono aggirati o ignorati.
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E’ precisa volontà del governo non intervenire più con aiuti statali nell’economia italiana. In nessun caso, ne a seguito di eventi catastrofici, ne per mitigare gli effetti della crisi. Per questo motivo la risposta ricevuta da Marchionne è valida anche per i terremotati. Perla Fiat non sono previsti incentivi, si deve affidare al mercato e basta. "

(Terremoto e Fiat uguali - 25 settembre 2012)

Quindi, è meglio non fidarsi delle promesse, soprattutto quando sono troppo inflazionate.

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