sabato 28 marzo 2015

E' come sparare sulla croce rossa



Non c'è più gusto a criticare e sbertucciare questo governo (come i precedenti). E' come sparare sulla croce rossa. Su notizie positive di zerovirgola si costruiscono miti di future ed imminenti crescite economiche. Salvo poi essere smentiti dalla solita mazzata statistica che ci vede declinanti come paese, ormai da anni ed anni.

"Proprio oggi i giornali, anzitutto quelli di fede renziana, esultano per i "79mila posti a tempo indeterminato in più nel primo bimestre del 2014". Viva il Jobs Act quindi? Nient'affatto. Vedremo in futuro se si tratta di occupazione aggiuntiva o di licenziati che sono stato riassunti con le nuove regole capestro.

Intanto però sono giunti proprio oggi i dati dell'ISTAT,
...
«A gennaio 2015 il fatturato dell'industria, al netto della stagionalità, diminuisce dell'1,6% rispetto a dicembre, registrando flessioni dello 0,9% sul mercato interno e del 3,1% su quello estero.
Nella media degli ultimi tre mesi, l'indice complessivo diminuisce dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti (-0,6% per il fatturato interno e +1,0% per quello estero).
Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di gennaio 2014), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali del 2,5%, con cali del 3,7% sul mercato interno e dello 0,3% su quello estero.
Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un incremento congiunturale per i beni intermedi (+0,3%), mentre registrano variazioni negative per l'energia (-13,6%), per i beni strumentali (-2,2%) e per i beni di consumo (-0,4%).
L'indice grezzo del fatturato cala, in termini tendenziali, del 5,6%: il contributo più ampio a tale flessione viene dalla componente interna dell'energia.
Per il fatturato l'incremento tendenziale più rilevante si registra nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), mentre la maggiore diminuzione riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-27,0%).
Per gli ordinativi totali, si registra una diminuzione congiunturale del 3,6%, sintesi di un aumento dello 0,7% degli ordinativi interni e un calo del 9,0% di quelli esteri.
Nel confronto con il mese di gennaio 2014, l'indice grezzo degli ordinativi segna una variazione negativa del 5,5%. L'incremento più rilevante si registra per i prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,0%), mentre la flessione maggiore si osserva nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-9,2%)»."

(sollevazione.blogspot.it)

Se non fosse per il boom della Maserati, sarebbe quindi una situazione ancora più disastrosa. Malgrado euro in quasi parità con il dollaro, petrolio quasi regalato, e quantitative easing "della Madonna"... siamo in questa situazione stagnante.

Evidentemente le ipotesi di inizio anno erano proprio solo ipotesi. L'euro è basso, ma c'è così tanta ripresa negli Usa, che gli americani non stanno ricominciando ad acquistare i nostri prodotti. Anche la Cina sembra non stia troppo bene dagli ultimi dati macro economici. Quindi come si fa ad esportare se gli altri paesi non sono in condizioni di importare?

Il petrolio a meno di 50 dollari al barile è una buona cosa per noi. Ma come al solito le aspettative sono esagerate. Così come un ribasso del 50% del petrolio non si traduce in un altrettanto ribasso della benzina, allo stesso modo una svalutazione monetaria non si traduce in altrettanta inflazione, come vanno terrorizzando i fanatici dell'euro a tutti i costi. Bisogna vedere la composizione del prezzo: se la benzina è raffinata in Europa, la materia prima petrolio incide solo su una parte del ribasso. Inoltre nel caso del petrolio, parte della discesa del prezzo è stata compensata dal rafforzamento del dollaro. Credo che alla fine sull'energia sia cambiato ben poco per noi italiani.

E poi il mittico quantitative easing di Draghi: uno stimolo monetario che serve principalmente a due priorità. La prima è abbassare al massimo i tassi d'interesse sui titoli di Stato per miglioare i bilanci pubblici. Questa priorità è stata raggiunta se si osserva l'andamento dello spread. Il secondo motivo di questa stampa di euro della Bce, è salvare le banche. Per esempio quelle italiani utilizzeranno il Qe di Draghi per restituire alla Bce il precedente prestito/stimolo monetario chiamato Ltro. In pratica è una partira di giro finanziaria. Le nostre banche non si sognano nemmeno di erogare più mutui o prestiti alle imprese in una situazione economica così stagnante. Poi a fronte del fatto che hanno in pancia crediti deteriorati per più di 300 miliardi di euro, e che sono in procinto di creare la prima bad-bank italiana piena di questa spazzatura, non si capisce perché dovrebbero arrischiarsi di investire ancora nell'economia domestica.

E quindi il nostro caro premier ed il suo ministro delle finanze, ancora una volta sono sbugiardati dalla realtà. Il più grande e malefico gufo antirenziano.

"prendendo la media mobile a tre mesi, si osserva che il fatturato industriale resta piuttosto esangue, soprattutto per effetto frenante della componente domestica.
...
resta il fatto che stiamo parlando del nulla, e che anche questa volta avremo la caratteristica asimmetria dove, a dati mensili positivi, c’è l’immancabile lancio dell’Ansa, mentre quelli negativi sono accolti da silenzio o coperti con altro spin, come ad esempio il numero di contratti a tempo indeterminato del primo bimestre 2015. Rispetto ai quali sappiamo che sono stati spinti non dal Jobs Act ma dal sussidio di decontribuzione.

Oppure, se proprio volete fare i ganzi, potete segnalare il dato sulle vendite al dettaglio di gennaio, cresciute su base destagionalizzata dello 0,1% rispetto al mese precedente. In questo caso, il manuale del perfetto cocorito/scimmietta/disc jockey raccomanda di dire che “è tornata la primavera”, seguito dall’hastag #italiariparte o equivalente. Oppure potreste commentare con variazioni sul tema, ad esempio citando gli 80 euro che funzionano “e a cui invece nessuno credeva”, o fare marameo a quanti, “contro ogni evidenza”, si ostinano a non vedere la svolta. Anche nel caso delle vendite al dettaglio, tuttavia, è consigliabile non ricorrere alla media mobile trimestrale del dato visto che, nel trimestre novembre-gennaio 2015, l’indice registra un aumento dello 0,1% (zerovirgolauno) rispetto al trimestre precedente, che non è esattamente un boom. Ma sono dettagli. Oppure potrete sempre citofonare a Confcommercio e, dopo Expo e Giubileo, finire ad invocare anche le Olimpiadi, i Mondiali di calcio e la costruzione dell’Arca di Noè.

Ah, poi, con tutta calma, ci spiegherete come fa a crescere l’occupazione (parliamo ovviamente di aumenti netti, cioè di creazione di occupazione aggiuntiva) in presenza di dinamiche di attività così esangui. Questo mistero decisamente ci affascina."

(phastidio.net)

Ecco probabilmente la risposta scientifica al mistero esoterico dell'aumento di occupazione:

"L’irresponsabilità e la pretestuosità ingannevoli con le quali viene diffuso il dato dei 79 mila contratti a tempo indeterminato in più rispetto all’anno scorso, è la beffa unita al danno: beffa perché ammesso e non concesso che il dato sia vero, è del tutto insignificante dal momento che il job act spoglia delle sue tutele il tempo indeterminato e lo rende precario come le altre forme di assunzione a tempo. E’ scontato che a fronte di risparmi fiscali le aziende preferiscano questo tipo di contratto che ormai non implica alcuna difficoltà a licenziare in qualsiasi momento. Non si tratta come si vuole fare intendere di lavoro in più, ma sempre dello stesso sotto una forma apparentemente diversa: è solo il passaggio dalla logica della precarietà circoscritta a quella generalizzata."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Resta da capire se Renzi&C. ci fanno o ci sono. Comincio sospettare che ci sia una volontà dietro tutto ciò, non solo incompetenza al cubo.

"Il quadro complessivo, oltre che la situazione mondiale, rendono piuttosto improbabile la pervicace illusione in una ripresa impossibile in queste condizioni e alla luce dei principi del liberismo finanziario: all’ottimismo irragionevole, dopo otto anni di crisi, non può più essere attribuita la buona fede e fa trasparire obiettivi politici manifesti, innanzitutto quello di imbrigliare, attraverso la somministrazione continuata di illusioni, il malcontento e l’opposizione sociale fino a quando sarà completato il passaggio dalla democrazia all’oligarchia. Insomma non si può più pensare come ai tempi di Monti di essere di fronte a guasti tecnici cui si spera che qualche pilota possa rimediare, ma alla precisa volontà dei piloti stessi di dirottare il Paese anche a costo di farlo schiantare. Questo naturalmente con la complicità, anzi la direzione, della torre di controllo europea e della compagnia aerea che tende a coprire la qualità di chi ha messo ai comandi."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

lunedì 23 marzo 2015

Sindrome grillina



Sembra che il Front National non abbia vinto le elezioni amministrative. Ma non le ha neppure perse, se si confrontano i risultati dei socialisti con quelli dei lepenisti arrivati più o meno secondi. Gongola di nuovo Sarkozy, ma in realtà la sua vittoria relativa sta a significare che la Francia si divide fra due destre: una governativa e una populista. Pesantemente punita rimane la sinistra.

Per quanto riguarda la Le Pen, mi pare che segua la parabola grillina. Cioè quella di un partito che da quasi niente raggiunge il 25% dei consensi. Ma poi perde per strada molti elettori "pentiti" che avendo esaurito la protesta e ritornano sotto le ali dei partiti "della repubblica", oppure essendo sfiduciati tornano nell'astensionismo. Mantenere la tensione alta nel campo populista e protestatario non è semplice.

Per il simplicissimus in realtà il Front National è il vero vincente. Ma ritengo che non lo sia effettivamente nei numeri, perché alla fine i "partiti repubblicani" cercheranno di coalizzarsi per evitare che un partito antieuropeista prevalga.

"Alla fine ha vinto la Le Pen, nonostante tutti i tentativi di negarlo e le dinamiche derivanti dalle nuove strategie del sondaggio politico. Non solo perché il suo partito è quello arrivato in testa visto che gli altri si sono presentati in variegati raggruppamenti, soprattutto il centro destra di Sarkozy, formalmente primo, attraverso l’alleanza precostituita con l’ Udi, ma anche perché il Front national non ha mai avuto un radicamento locale, è stato sempre assente dalle campagne e dai quartieri popolari. Così il balzo in avanti fino al 25% è forse più significativo che la vittoria alle europee dove peraltro la diserzione dalle urne è stata assai più massiccia.

Di contro c’è la disfatta socialista che viene in parte nascosta e contenuta dagli alleati di lista più radicali, ma non riscattata vista la sostanziale stagnazione (quando non arretramento come nel caso dei Verdi) delle formazioni di sinistra. Così il partito che esprime il presidente e il governo ha preso una stangata storica ed è addirittura escluso da un quarto dei ballottaggi dopo averne vinto appena una manciata di distretti al primo turno. Ma si consola e addirittura esulta col fatto che il fronte repubblicano ha resistito agli assalti lepenisti, svelando al contempo però una sostanziale identità di vedute tra il centro destra e il centro sinistra incardinata nel filo europeismo a tutti i costi e dunque anche nell’austerità e nelle sue ricette antisociali. La vittoria è in sostanza quella di un cartello, non di veri concorrenti. Perciò la domanda è: quanto può durare il gioco illusionistico, la falsa dialettica maggioranza – opposizione a parità di politica?"

(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Il renzismo in Francia non ha vita facile come in Italia. I tipi alla Valls vengono smascherati subito. In Italia Renzi è ancora visto come il "rottamatore", lo svecchiatore del sistema, quello che fa le cose. Ed in effetti le cose che vuole la Merkel e la Bce il nostro premier le fa. Il Job Act gli è venuto subito bene.

E purtroppo le fa con la complicità dei suoi oppositori interni ed esterni. Quelli esterni come Forza Italia non gli fanno opposizione, perché poi dovrebbero visto che Renzi pratica politiche di destra che nemmeno Berlusconi ha mai osato. Quelli interni sono troppo pochi, deboli, divisi e titubanti per apparire come una vera minaccia. Vedremo se la sinistra Pd riuscirà ora ad opporsi alla legge elettorale Italicum e alla riforma costituzionale. Ma non credo.

L'Italia è saldamente in mano alla finanza internazionale che la dirige dove vuole attraverso personaggi come Renzi. La nostra unica possibilità era che saltasse un paese centrale come la Francia. Ma se il fenomeno Le Pen si sgonfia tale probabilità si ridurrà parecchio. Il nostro declino continuerà lentamente ed inesorabilmente. La ripresa in arrivo è debole e non ci riporterà dove eravamo prima della crisi.

Ad ogni modo la situazione generale italiana ed europea è destinata a degenerare sempre più. Gli euristi finora sono stati bravi a tamponare le falle ed impedire l'affondamento della zona euro. Ma per loro ogni anno che assa diventa sempre più complesso da gestire.

A questo punto credo il sistema salterà quando la crisi del sistema bancario europeo diventerà irreparabile e fuori controllo anche per la Bce. Per il momento si sono aperte forti crepe nel sistema bancario greco, che preludono all'uscita della Grecia dall'euro. Poi ci sono gravi problemi sia nel sistema austriaco che spagnolo. I problemi bancari austriaci hanno fatto intravvedere grossi casini anche dietro gli sportelli bancari in Germania. Subito dopo viene l'Italia con circa 350 miliardi di sofferenze nel sistema bancario nazionale. Una cifra imponente che sta preoccupando Bankitalia che a questo punto vorrebbe creare una Badbank per ripulire il sistema. Ma spostare l'immondizia sotto il tappeto non sempre funziona.

Quando tutto il marcio delle banche europee esploderà, allora grazie alle file davanti ai bancomat, partiti come il Front National o il Movimento cinquestelle, raggiungeranno il 51% delle preferenze. Ma a questo punto sarà tardi, il pasticcio sarà già avvenuto, e nessuno potrà porvi rimedio.


lunedì 16 marzo 2015

Superare l'austerità attraverso Hypo Alpe



Da un po' ci penso, e forse si sta avverando: solo una cocente crisi in Germania potrebbe far superare la stupida austerità imposta al resto d'Europa. Perchè se anche la Germania si trovasse in serie difficoltà sarebbe più facile farla cedere da certe rigidità economiche. Addirittura se la crisi si presentasse piuttosto violenta ed insidiosa, potrebbe cedere lo scettro di guida d'Europa. A questo punto Francia, Italia e Spagna ne aprrofitterebbero subito per imporre una frenata alle politiche austeriche e suicide dell'eurozona.

"Con il fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008 è iniziata una crisi globale che ha colpito a vari livelli ogni nazione.
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A quel tempo i controlli erano “diversi” ed il fallimento della banca delle banche ha pesato enormemente su tutto il sistema finanziario causando un effetto domino che è stato arrestato con molte difficoltà. Si è provveduto, a seguito di questa crisi, a regolamentare ulteriormente il  sistema bancario attraverso Basilea 3
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Non avremmo mai pensato che anche in Europa, soprattutto nell’Europa “per bene”, dovesse accadere la stessa cosa. È il  caso dell’austriaca Hypo Alpe Adria che, dopo aver avuto una gestione a dir poco allegra, ha dichiarato un ulteriore ammanco di 7,6 miliardi di euro, lasciando a terra tutta la regione della Carinzia.
Moody’s è intervenuta abbassando il rating austriaco da A2 a Baa3 (outlook negativo), sembra che tale problema colpirà anche molte banche tedesche estendendo il problema non solo a livello locale. La paura è concreta."
(wftradingroma.borse.it)

Ed arriva il primo colpo in Germania. Anche se ancora un evento collaterale e secondario rispetto alle vicende austriache.

"L'effetto domino è cominciato. Il cigno nero del Nord Europa, che rischia di scatenare una crisi in stile subprime nel continente, miete la sua prima vittima.
Ha fatto crac l'azienda erogatrice di mutui Duesseldorfer Hypothekenbank AG (DuesselHyp), che paga a caro prezzo la sua esposizione alla bad bank della travagliata società del credito austriaca Hypo Alpe.

Il fondo di garanzia dei depositi entrerà in possesso di DuesselHyp, che second un dispaccio dell'agenzia Reuters ha incontrato "una serie di problemi" dovuti alla sua esposizione alla "bad bank" Heta.

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Ecco allora che emerge il grande paradosso della risposta alla crisi greca e il rischio di espulsione di Atene dall'area euro: la minaccia maggiore viene dal settore bancario nella parte settentrionale del continente e non da un paese del Mediterraneo noto più per il suo turismo che per la sua economia.
Le banche tedesche si stanno preparando da ormai tre anni al peggiore scenario possibile risultate dalla crisi del debito ellenico: un evento di Grexit.  

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Ma mentre gli istituti di credito tedeschi erano impegnati a fare progressi sul fronte greco, una reazione a catena potenzialmente esplosiva è iniziata sotto i loro occhi, a due passi dal loro "cortile di casa".
Il 10% delle società di un paese che ha un rating creditizio di tripla A è ora risultato di fatto insolvente. E questo potrebbe essere solo l'inizio."

(www.wallstreetitalia.com)

"Le perdite potrebbero essere considerevoli (il grassetto è mio):

“Assumendo un haircut del 50% e che le banche tedesche detengano circa il 40% delle passività di Heta che sono colpite dalla moratoria, non ci aspettiamo che le perdite collegate ad Heta superino i 15bp del common equity tier 1 ratio (CET1) del settore bancario tedesco. Tuttavia, stimiamo che il costo potrebbe arrivare al 10% dell’utile netto del settore del 2015, dimostrando le potenzialità che ha una singola risoluzione di intaccare le prestazioni di sistemi bancari, anche di grandi dimensioni e diversificati, sotto la direttiva Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD) dell’Unione Europea.”

Ahia.

Inoltre, Fitch ha abbassato a “c” il rating dell’emittente di Pfandbrief Duesseldorfer Hypothekenbank AG (DHB), citando “eventi esterni a partire dal 24 febbraio 2015″. Questo è senza dubbio un riferimento all’annuncio su Heta. Duesselhyp (come è comunemente conosciuta) è particolarmente esposta su Heta attraverso il suo portafoglio del settore pubblico.

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Inoltre, il sostegno potrebbe essere fornito ai depositanti istituzionali così come ai piccoli risparmiatori. […] Come l’Austria, la Germania ha già reso effettivo l’European Bank Recovery and Resolution Directive (EBRRD), che richiede agli obbligazionisti e ai grandi risparmiatori di subire una ristrutturazione dei propri crediti (bail in) prima che sia reso disponibile l’intervento pubblico. Il salvataggio dei depositanti istituzionali con denaro pubblico (bail out) tramite il DPF minerebbe alle fondamenta questa normativa.

Duesselhyp non è l’unica emittente di Pfandbrief che potrebbe essere nei guai:

“Deutsche Pfandbriefbank (bb +) ha una provvista di 120 milioni di euro, circa il 30% della sua esposizione di 395 milioni di euro verso Heta, nei suoi conti 2014, con un taglio all’utile di quasi il 70%. Dexia Kommunalbank Deutschland (che non ha rating), un’altra emittente di Pfandbrief, dovrà sostenere una passività non precisata nel primo trimestre 2015 sui suoi 395 milioni di euro di obbligazioni Heta. Questa cifra rischia di superare i suoi già deboli profitti. E’ probabile che grandi esposizioni verso Heta, o altre Landeshypothekenbanken, siano nei bilanci di altre Pfandbriefbanken.”

Poichè l’haircut previsto è del 50%, non sembra che la ricapitalizzazione di Deutsche Pfandbriefbank sarà sufficiente. Sembra probabile che sia Deutsche Pfandbriefbank che DKB subiranno perdite in conto capitale. L’impatto sulle altre emittenti di obbligazioni garantite è attualmente sconosciuto.

Né il danno è limitato a queste piccole banche specializzate. Anche le Landesbanken regionali sono esposte, soprattutto BayernLB, l’ex proprietaria di HAA, che rischia di perdere 2.35 miliardi di euro (anche se sta attualmente combattendo per vie legali nelle corti sia di Monaco che austriache).
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I sistemi bancari austriaci e tedeschi sono altamente interconnessi: è per questo che il fallimento di una banca austriaca di medie dimensioni ha effetti così ampi. In realtà, i due sistemi dovrebbero essere considerati un unico sistema. Quando le garanzie regionali vengono rimosse, allora l’interconnessione di questo sistema implica che anche banche abbastanza piccole avranno bisogno di elevati livelli di capitalizzazione per evitare di innescare un crollo in stile domino in caso di fallimento.
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Le Landesbanken tedesche rimangono deboli, scarsamente capitalizzate e strategicamente incoerenti, mentre le due maggiori banche tedesche – Commerzbank e Deutsche Bank – affrontano un futuro incerto a causa di costi crescenti, scarsa redditività e multe amministrative e contenziosi potenzialmente illimitati. Mentre scrivo, la Deutsche Bank ha fallito gli stress test negli USA a causa di carenze nei sistemi di gestione e controllo dei rischi, e Commerzbank è stata colpita da una sanzione di 1.45 miliardi di dollari combinata tra l’autorità di regolamentazione degli Stati Uniti e il Dipartimento di Giustizia per rottura delle sanzioni. Ce ne saranno altre in futuro anche in questo caso.

Forse a causa del vasto sostegno statale implicito ed esplicito di cui hanno finora goduto – e forse anche per motivi politici – né il sistema bancario austriaco né quello tedesco hanno ancora subito gli interventi radicali necessari per eliminare la necessità del salvataggio da parte del governo in una crisi sistemica. Resta da vedere se l’impegno dei governi austriaco e tedesco verso il principio del bail-in dei creditori sopravviverà alla ristrutturazione e al consolidamento brutale del loro sistema bancario congiunto che sarà verosimilmente scatenato da quel principio."

(vocidallestero.it)

Il rischio per i contribuenti/correntisti tedeschi è di finire "cornuti e mazziati". Di finire cioè negli ingraggi tricarne del bail-in, che una volta dimostratosi inefficace, dovrà essere supportato dall'intervento statale e quindi tramite il denaro del fisco. Sarà a questo punto probabilmente che interverranno gli altri paesi dell'Unione, non per fermare il governo tedesco, ma per imporgli di azionare le rotative della Bce e spesa pubblica a go-go in tutta l'Europa. E addio austerità.


domenica 15 marzo 2015

Renzi avvelena Putin



"Al di la del Gossip Svizzero la questione è seria, Vladimir Putin è sparito dalle luci dei media dal 5 Marzo 2015, giorno in cui incontrò Matteo Renzi a Mosca e in concomitanza con il caso Nemstov. Non vi faccio mistero che personalmente sono preoccupato e mi auguro che la versione gossippara si riveli esatta ovvero che Valdimir Putin sia effettivamente al fianco di suo figlio (o figlia) appena nato in Svizzera.
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Putin è portatore di una politica che mantiene ancora un minimo di visione universale e globale non atrofizzata sul perenne tentativo di dominio attraverso la destabilizzazione e l’uso delle armi. Come spesso ripeto, è l’occidente oggi ad essere dalla parte sbagliata della storia.
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Mosca 5 Marzo 2015

Putin è al Cremlino e incontra il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi. I due uomini politici si vedono dopo che Renzi ha reso omaggio all’oppositore Nemstov, ucciso poche ore prima non lontano dal Cremlino. Il Presidente russo appare disinteressato al suo interlocutore, lo accoglie dicendogli “giornata faticosa finora, vero….” ma Renzi si era recato solo sul luogo dell’omicidio di Nemstov, poi alcune frasi di circostanza e il leader russo che palesemente aveva altri pensieri, mentre Renzi gli parlava tramite il traduttore.
Da quel giorno Putin non si mostra più in pubblico"

(www.rischiocalcolato.it)

A parte gli scherzi, stanno crescendo in rete le tesi complottarde: colpo di stato? morte improvvisa del presidente russo? malattia che lo debilità completamente? rapimento di Ufo?

"Ovunque sia Vladimir Putin, oggi non riapparirà in versione “live” sui media.

Quello che si sa è che questa sera, il canale televisivo Russia 1 manderà in onda un documentario ” Crimea, il cammino verso la patria”"
(www.rischiocalcolato.it)

"Per la Crimea, Putin era pronto a usare l'atomica. Lo rivela lo stesso presidente russo nel documentario- intervista "Crimea, il ritorno a casa", che andrà in onda stasera sulla tv di Mosca. 
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Nella stessa intervista, Putin  aggiunge che la vita dell'allora presidente ucraino Viktor Yanukovych era in pericolo, volevano ucciderlo, e che per questo la Russia intervenne e lo salvò. "Per noi era chiaro e ricevemmo informazioni che c'erano piani non solo per la sua cattura ma, preferibilmente da parte di coloro che avevano condotto il golpe" a Kiev, ha rievocato, "anche per la sua eliminazione fisica".
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I media austriaci intanto riferiscono di problemi fisici dello stesso Putin, che sarebbe alle prese con una acuta forma di mal di schiena. Un importante ortopedico viennese, di cui non viene rivelata l'identità,  si sarebbe recato a Mosca proprio cercare di risolvere i problemi di Putin, che da tempo è afflitto da seri problemi alla schiena.
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Secondo l'ex ambasciatore di Israele in Russia, Zvi Magen,"ci sono molti segnali di un colpo di Stato". "Il movimento dei militari attorno al Cremlino indica che c'è un cambio di governo, o che un tentativo di cambiare il governo è in corso".  Secondo il diplomatico, il potenziale golpe è portato avanti da "fazioni dell'esercito in lotta tra loro, o influenti imprenditori"."
(www.repubblica.it)

Il mistero si infittisce. Cosa aveva sulle mani Renzi? Un nuovo argomento per Roberto Giacobbo a Voyager.



sabato 14 marzo 2015

I renzoidi d'Europa



Il nostro premier è un classico tipo italiano, riassume i peggiori difetti dell'italica stirpe. Ha le giuste dosi di cialtroneria, opportunismo, arrivismo, supponenza, prepotenza ed anche spacconeria unita a faciloneria che attori come Sordi, Tognazzi, Manfredi ecc. hanno così ben interpretato.
Per questo piace molto e galleggia alto nei sondaggi. La sua superficialità (basta seguire le conferenze stampa con le slides tanto colorate quanto vuote, o dove liquida i giornalisti scomodi non rispondendo) è probabilmente sintomo di incompetenza.
Che lo porta pertanto a fare promesse che poi si dimostrano balle o fantasie a cui crede solo lui. Faceva già così Berlusconi, quindi deve essere una specie di vizio dei nostri statisti. Siamo rimasti ai vecchi sotterfugi e bugie imbecilli: si continuano a far girare i carri armati attorno al Colosseo per far credere che siano un numero esorbitante come faceva Mussolini...

Ma i renzoidi non mancano anche nel resto d'Europa. Con una differenza però, che fuori dall'Italia i cialtroni li riconoscono e precipitano nei sondaggi. In particolare in Francia sembra che Hollande ed il suo premier Valls stiano insidiando il primato al premier italiano.

"Proprio oggi un’intera scuola elementare di Tolosa é sotto tutela di un team di psicologi. Il problema? Hanno appena scoperto che il ragazzino dell’ultimo video dell’ISIS che giustizia a sangue freddo un giovane israeliano, altro non é che un loro ex compagno di classe
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poi si scopre che Merah beneficiava di un appartamento tutto suo, fornito dallo stato francese, sua madre di una altro appartamento sempre pagato dai francesi, e cosi’ via per suo fratello che lo aiutò nella logistica della strage e un altro ancora per suo cognato. Nel frattempo i francesi che siano famiglie numerose delle campagne del Cantal, dell’Isere o celibi a Parigi, hanno la certezza matematica di non aver nessun diritto ad un alloggio popolare
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E’ in questo contesto che si terranno le prossime elezioni provinciali, dove la questione immigrazione supera le paure economiche e i nervi stanno saltando. Quella che si annuncia é una vera ecatombe. Il front national sarebbe primo partito al 31% e il partito socialista di fatto verrebbe cancellato dalla scena politica perdendo quasi 70 province. Ecco allora Hollande e Vallls andare su tutti i media, a ogni ora a mettere in guardia il popolo francese dall’abisso che rappresenterebbe il front national. Essi si lanciano in promesse che farebbero arrossire anche i nostri  democristiani e  socialisti degli anni 70-80.  Solo per fare un esempio, oggi Hollande, dopo aver applicato alla lettera tutti i dettami di Bruxelles e aver chiuso decine di ospedali e uffici postali  nelle campagne, annuncia: 1000 nuove case di cura e 600 presidi ospedialieri per le province. Ma non finisce qui, si spinge fino ad assicurar niente di meno che la 3G in tutte le campagne. Due giorni fa ci ha provato con le forze dell’ordine, ormai anch’esse in maggioranza al front national, dopo aver votato tagli fino a 2 mesi fa per ulteriori 7 miliardi, ha promesso prima il congelamento della misura e poi l’aumento di altri 17 miliardi. Fra una promessa e un’altra pero’, é stato obbligato da Bruxelles a accettare un ulteriore taglio del budget di spesa nazionale di 50 miliardi per l’anno prossimo, non bruscolini insomma.
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Tre sono gli assi su cui si muovono UMP e PS in questa campagna, sicurizzazione del voto immigrato e suo potenziamento, caccia di quello dei delusi francesi con promesse quasi ridicole per la loro inverosimiglianza e diabolizzazione del front national. In questa corsa al rialzo, oggi l’equivalente della Cnn in Francia, cioé LCI, ha addirittura detto, parlando di Battisti arrestato in Brasile, che sarebbe un criminale di estrema destra, colpevole di omicidi politici nella vicina Italia. Non si contano gli speciali sulla seconda guerra mondiale e addirittura i giornalisti della televisione di stato, che prendono chiaramente in giro i candidati del FN per il loro aspetto fisico, perché, taluni non essendo proprio degli adoni, sembrerebbero degli esseri rivoltanti, metà uomo, metà bestia."
(www.appelloalpopolo.it)

Insomma Hollande fa il fenomeno all'italiana, ma giustamente i francesi non ci cascano come i gonzi italiani. Lo stesso avvine in Spagna, dove Rajoy forse le spara meno grosse, malgrado possa persino vantare una piccola ripresa vera, non quella immaginta e fantasticata da Renzi e Padoan. Eppure il suo operato è approvato solo dal 24% degli spagnoli.

Mentre in Italia il Pd continua ad avere sondaggi premianti, in Spagna il Partito Popolare di Rajoy sta facendo la fine del Partito Socialista di Hollande.

"... ci sono quattro partiti (due tradizionali, il PP e il PSOE, e due emergenti, Podemos e Ciudadanos) che si contendono circa l’80 per cento dei voti: sono molto vicini tra loro e la distanza tra il quarto e il primo non supera gli otto punti percentuali. Se queste cifre dovessero essere confermate, nessuno raggiungerebbe la maggioranza assoluta e sarebbero necessarie delle alleanze. Questi dati confermano anche che Podemos e Ciudadanos entreranno presto nel panorama politico spagnolo, mettendo fine al bipartitismo di PSOE e PP verso i quali, sempre secondo i dati, c’è un forte scontento. Il 72 per cento degli intervistati ha detto infatti di non approvare la gestione del governo negli ultimi tre anni e l’82 per cento di non aver condiviso nemmeno l’azione del principale partito di opposizione.
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Sono principalmente due gli elementi che hanno contribuito a questa disaffezione. Il primo è la crisi economica, con le misure di austerità e una diffusa riluttanza ad attribuire al governo stesso i segnali di una ripresa economica presenti da tempo in Spagna. Una netta maggioranza – 58 per cento contro 34, sempre secondo i sondaggi – non crede che i miglioramenti dell’economia nazionale siano dovuti alle misure adottate dall’attuale governo
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Dopo una grave crisi economica e finanziaria iniziata nel 2008 e nove trimestri di seguito in negativo, la Spagna è uscita dalla recessione nell’ottobre del 2013. Il deficit pubblico resta molto alto, così come il tasso di disoccupazione. Le diseguaglianze economiche sono inoltre cresciute a un ritmo più veloce rispetto a qualunque altro paese europeo, colpendo in particolare i giovani e quelli che erano già poveri all’inizio della crisi.
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Partito Socialista e Partito popolare – colpito nel 2013 da una serie di scandali legati alla corruzione – non hanno saputo affrontare al loro interno il rinnovamento di cui avrebbero avuto bisogno, finendo per essere identificati con un passato non troppo felice. La naturale conseguenza dell’attuale situazione è un grande e diffuso entusiasmo verso le nuove forze politiche che sono emerse negli ultimi tempi: PP e PSOE non scompariranno alle prossime elezioni, ma è probabile che ne usciranno ridimensionati.
...
Podemos non si oppone soltanto all’attuale classe politica spagnola, che chiama “casta”, ma come Syriza di Alexis Tsipras in Grecia ha preso anche posizioni molto forti contro l’Unione Europea e la Germania, vista come la causa principale dell’attuale situazione economica del paese
...
Ciudadanos è un partito nato in Catalogna nel 2006 con l’appoggio di alcuni intellettuali e importanti professionisti: non si dichiara né di destra né di sinistra, ma post-nazionalista e progressista. Pubblica online i suoi finanziamenti e bilanci e insiste molto sulla questione della trasparenza e della corruzione  
...
Dice di rivolgersi soprattutto a un elettorato moderato di centro "
(www.ilpost.it)

Tutta l'Europa è in subbuglio. Syriza in Grecia è solo l'inizio di una rivolta del sud Europa contro la Germania. Che per ora ha vita facile nel contrastare la piccola Grecia. Ma quando il fronte si allargherà anche alla Francia, allora anche i tedeschi dovranno scendere a patti.
 

venerdì 13 marzo 2015

Se non ce la fa l'Expo, ci proverà il Papa



Se Milano ride con l'Expo, Roma non si dispera e si consolerà con il Giubileo. Naturalmente se Renzi gongola per l'Expo e gli attribuisce capacità di trascinamento del nostro Pil, sarà ancora più felice ora che Papa Francesco ha deciso di regalare a Roma un Giubileo straordinario.

"Un Giubileo straordinario con dieci anni di anticipo. Un evento storico, a 15 anni dal Grande Giubileo del 2000 voluto da san Giovanni Paolo II, che avrà inizio con l’apertura della porta santa della Basilica di San Pietro l’8 dicembre 2015, a 50 anni esatti dalla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II"
(www.ilfattoquotidiano.it)

"Si rallegra per la notizia anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che assicura: niente, paura, "siamo pronti". "L'annuncio di Papa Francesco dell'Anno Santo dedicato alla Misericordia, a partire dall'8 dicembre, è una lieta notizia per Roma. Si tratta di un importante appuntamento religioso e un'occasione, per credenti e non credenti, per riflettere sul senso della vita, in un mondo spesso ammalato di indifferenza verso l'altro, e sulla centralità dei valori spirituali che pervadono la nostra cultura e la nostra società", dice in una nota il sindaco."
(www.huffingtonpost.it)

Ma come siamo pronti... rispondono i renziani del Campidoglio. Non siamo pronti affatto. Ma siamo matti, perdere un'occasione così per la crescita dell'economia Italiana? Ci vuole una "cabina di regia". Probabilmente una costosa "cabina di regia"... 

Intanto devo ammettere che  Renzi si sta dando da fare per far tornare a crescere l'economia italiana. Non con le riforme costituzionali, del tutto inutili e dannose. Non con il Job Act che probabilmente farà più danni dei vantaggi promessi. Non con la riforma della scuola che è più un affare di famiglia: serve a far contenta la moglie.

No con le sciocchezze casalighe. Ha cominciato a fare politica economica vera all'estero: è stato prima da Putin e poi da Al Sisi. Da Putin ha fatto quello che già faceva Berlusconi, escluso il "lettone". Cioè la politica estera  più igienica che l'Italia possa fare da qualche anno. Cioè da quando si dipende dal gas Russo, ma anche dalle importazioni di quella grande nazione. Naturalmente con qualche cautela, perché oltre oceano non capiscono molto le nostre esigenze.

"«Renzi va da Putin: stia attento a non fare il patto col diavolo». Così il network televisivo americano CNBC. «Renzi è il primo leader europeo importante a visitare Mosca dopo l’azione russa in Crimea… farà inarcare molte sopracciglia in Europa, che ha isolato Putin». E cita «un analista» il quale dice: «Sembra che Renzi cerchi l’aiuto di Putin per tornare sulla scena nei colloqui sulla Libia. Ma se avrà successo, è da vedere… Se vuoi fare un patto col diavolo e andare contro corrente devi sapere quello che stai facendo».
...
I «fiancheggiatori» di Putin devono sapere che egli «ha alterato irreversibilmente i suoi rapporti con Europa ed USA». Che la rottura ha da essere «irrimediabile», sottinteso: guai a chi cerca di rimediarvi. Fatto sta che quando i media hanno raccontato qualche giorno fa che l’elicottero di Renzi è stato costretto ad un atterraggio d’emergenza in un campo sportivo di Badia al Pino, qualche pensiero brutto c’è venuto. Rafforzato dalla coincidenza tragica del suicidio di uno dei maggiori finanziatori delle campagne renziane, Guido Ghisolfi, industriale chimico geniale, fondatore di un’impresa con oltre 2 mila dipendenti. Ma è stata la depressione, ha assicurato la famiglia."
(www.rischiocalcolato.it)

Invece da Al Sisi in Egitto è andato per rafforzare i comuni interessi economici in ... Libia. Del resto Berlusconi aveva Gheddafi, ma ora non c'è più. Renzi deve trovare un sostituto plausibile. Mi sa tanto che un giorno o l'altro la Libia sarà oggetto delle amorevoli cure dei nostri Marò.

Intanto, tornando all'economia nostrana dell'annuncio, a questa punto la crescita ci tocca per forza:
l'euro si schianta, il prezzo del petrolio pure, fra poco c'è l'Expo, e poi ci aiuta anche il Papa... se poi non arriverà nemmeno uno zero virgola sarà proprio una grande sfiga.
O magari sarà che le politiche economiche in Europa sono letali? Che la follia della finanza internazionale ha messo ko l'economia reale? Che il mondo precipita in recessione e deflazione tutto assieme?


giovedì 12 marzo 2015

Euro, dollaro e crescita

(cliccare l'immagine per ingrandire)

Indubbiamente il quantitative easing della Bce sta facendo bene al nostro costo del debito. Lo spread si è schaintato sotto 90 punti. Sembra fantascienza, invece accade. Anche l'euro si sta svalutando in maniera repentina. Alcuni lo vedono ormai in una caduta libera inarrestabile.

"Oggi Deutsche Bank si spinge ancora più in là. La banca non solo prevede che l’euro si indebolirà talmente tanto da arrivare allo stesso livello del dollaro, non solo sostiene che si verificherà entro la fine del 2015 e non entro la fine del 2017, ma va ancora più avanti, prevedendo una discesa addirittura 0,85 dollari. (…) Forexinfo"
(icebergfinanza.finanza.com)

Ma esiste veramente correlazione fra crescita e svalutazione dell'euro?

"L'euro, valuta comune di diciannove stati membri dell'Unione europea, fu introdotto per la prima volta nel 1999 (come unità di conto virtuale); la sua introduzione sotto forma di denaro contante avvenne per la prima volta nel 2002, in dodici degli allora quindici stati dell'Unione."
(it.wikipedia.org)

Osseravndo il grafico ad inizio post e la tabella sottostante, non sembra esserci automatismo fra crescita e svalutazione dell'euro.

Il grafico mostra che l'euro è stato sotto la parità con il dollaro dalla sua introduzione, fino a circa metà del 2003. Ma osservando la tabella sottostante si nota che la crescita ci fu nel 2000 e 2001 (+3,69% e +1,86%) quando si scambiava ancora in lire, mentre nel 2002 con l'euro seppure svalutato ci si avviava in stagnazione (+0,45%).

Osservando la situazione partendo dalla tabella sottostante si nota che la crescita discreta fra 2004 e 2007 corrisponde ad un rapporto euro/dollaro fra 1,2 e 1,3. Una quotazione non dissimile a quella fra 2011 e 2014. Anni ben più terribili dal punto di vista della situazione economica italiana.

Poi c'è l'ultimo anno in positivo, cioè il 2010 (notare, l'anno seguente è stato cacciato Berlusconi perché "unfit"... infatti dopo è arrivato il meglio...) in cui la quotazione euro/dollaro era abbastanza alta toccado anche 1,50. Non saremmo dovuti essere in recessione?



anno deb./pil deficit inf. pil % disoc.
2000 108,58 -0,91 2,58 3,69 10,1
2001 108,32 -3,19 2,32 1,86 9,1
2002 105,36 -3,16 2,61 0,45 8,6
2003 104,14 -3,65 2,81 -0,05 8,4
2004 103,71 -3,57 2,27 1,73 8,0
2005 105,72 -4,49 2,21 0,93 7,7
2006 106,35 -3,41 2,22 2,20 6,8
2007 103,28 -1,59 2,04 1,68 6,1
2008 106,09 -2,67 3,50 -1,16 6,7
2009 116,42 -5,45 0,76 -5,5 7,8
2010 119,29 -4,34 1,64 1,7 8,4
2011 120,70 -3,72 2,9 0,4 8,4
2012 126,96 -2,88 3,3 -2,4 10,7
2013 132,74 -2,78 1,3 -1,9 12

(it.wikipedia.org)

In pratica è difficile poter dire se una ulteriore discesa del rapporto euro/dollaro potrà portare automaticamente la ripresa in Italia. Sicuramente agiscono anche altri fattori. Lo schianto della domanda interna e l'aumento dell'export sono due fattori forse più importanti della quotazione della moneta unica.

Il -2,4% del Pil nel 2012 è stato senz'altro un capolavoro del governo Monti che ha fatto di tutto per ridurre ai minimi termini la domanda interna. Il -0,40% del 2014 certificato dall'Istat, rappresenta un'inversione di tendenza dovuta al miglioramento dell'export italiano.

"... il 2 marzo è sempre l'Istat a rendere pubblici altri dati. Non solo il Pil del 2014 viene confermato al -0,4%, ma si chiarisce che se non c'è stato un risultato ben peggiore è solo per la crescita delle esportazioni (un +2,7% dovuto in larga parte alla svalutazione dell'euro), mentre ai consumi interni rimasti al palo si somma un pesante -3,3% degli investimenti. Evidentemente qualcuno alla ripresa proprio non vuole crederci."

(sollevazione.blogspot.it)

Il problema è che le esportazioni valgono circa il 30% del Pil italiano, quindi ad una crescita del 2,7% dell'export, perchè il Pil rimanga a zero i consumi interni non dovrebbero cedere più dell'1,2% circa. Evidentemente la domanda interna crolla molto di più, e l'export non è in grado di compensare questa caduta.

Per tornare ad avere un Pil positivo quindi, o l'export cresce ancora, o si arresta la discesa dei consumi interni. Viste le politiche degli ultimi governi, direi che si sta puntando a far crescere le esportazioni, seguendo in definitiva le politiche mercantilistiche della Germania. Ma per riuscire ad esportare come la Germania la strada è ancora lunga. E comunque anche fuori dall'Europa i consumi cominciano a scendere a causa di una recessione mondiale strisciante, quindi questa politica economica pan-tedesca dubito possa avere successo.

"Crollo a sorpresa degli ordinativi tedeschi: a gennaio il dato sentinella sugli andamenti futuri dell’industria è sceso del 3,9 per cento rispetto a dicembre, trainato soprattutto dal calo della domanda dall’estero (-4,8%) e in particolare dall’eurozona (-9%), mentre è risultato più contenuta quello della domanda interna (-2,5%). Rispetto a gennaio del 2014, la contrazione è stata dello 0,1 per cento.

Il dato, reso noto dal ministero dell’Economia, ha sorpreso gli analisti, che si aspettavano un calo più leggero
...
Sembra sia ancora la debolezza dell’area dell’euro a zavorrare la prima economia del continente, anche se l’euro debole e il prezzo del petrolio basso dovrebbero garantire alla Germania un andamento positivo, nei prossimi mesi."

(www.lastampa.it)

Vedremo, ma il mondo non sta affatto andando verso il sereno. Piuttosto si intravvede all'orizzonte una gigantesca tempesta...

martedì 10 marzo 2015

"Ci sono pezzi d'Italia che sono già ripartiti e che vanno più forte della Germania"



La frase qui sopra pronunciata da Renzi l'altro giorno, potremmo inserirla nella rubrica della Settimana Enigmistica fra le "ultime parole famose". Ammetto che un po' ha ragione: quello in foto è un prodotto italiano che oggi "tira" parecchio. E non solo su strada...

Ma nel complesso le cose sono ben diverse dalle fantasticherie a beneficio di propaganda del premier.

"Produzione industriale -2,2%. E i prestiti ai privati peggiorano
Nuove indicazioni negative sui fondamentali dell'economia italiana
...
Stando a quanto ha comunicato l'Istat, a gennaio la produzione industriale - indice destagionalizzato - è scesa su base mensile dello 0,7%. Considerati gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 a gennaio 2015 contro i 21 di gennaio 2014), su base annua la produzione è calata di ben il 2,2%. Su base trimestrale, lieve aumento +0,1% nel periodo compreso tra novembre e gennaio, rispetto al trimestre precedente.

...
Tra le note positive il boom della produzione di auto, che a gennaio, stando all'indice grezzo, ha segnato un balzo del 30,4% su base annua, riportando un aumento del 35,9% in base all'indice corretto per gli effetti di calendario.
...
I cali maggiori, nei comparti della produzione industriale, hanno interessato i settori della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-8,1%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5,7%).
In aumento invece la fabbricazione di mezzi di trasporto (+16,1%), di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+4,3%) e di altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+4,3%).

E Bankitalia rende noto che, sempre a gennaio, i prestiti erogati al settore privato sono di nuovo scesi, tra l'altro peggiorando, con una flessione -1,8% rispetto a -1,6% di dicembre.

...
In particolare, i prestiti alle famiglie sono scesi, su base annua, dello 0,5% come nel mese precedente, mentre quelli alle società non finanziarie sono calati del 2,8% (-2,3% a dicembre). Ennesimo incremento su base annua per le sofferenze bancarie, +15,4% a gennaio, contro il 15,2% di dicembre."
(www.wallstreetitalia.com)

Il mestiere di giornalista mainstream diventa sempre più complicato, quello di fan del renzismo sempre più frustrante. Forse per loro, l'unico modo di trattare questi dati, è di ignorarli.

"Oggi, ad esempio, c’è un silenzioso frastuono, e si sente solo il premier fischiettare sul diversivo del giorno. Oggi non sentirete né leggerete scimmiette, cocoriti e disc jockey esibirsi in commenti di questo tipo, tanto per intenderci.

Ma il dato odierno dovrebbe servire anche alla stampa, che sta prendendo la pessima abitudine di considerare come dati acquisiti quelle che sono solo previsioni. Vedasi la stima di Pil del primo trimestre 2015, diffusa nei giorni scorsi da Istat, e che ha un valore centrale di +0,1% trimestrale, frutto di una forchetta compresa tra meno 0,1% e +0,3%. Eppure, tanto è bastato ai nostri media per fare titoli demenziali del tipo “Il Pil torna a crescere”. Ogni volta, restiamo in dubbio se si tratti di malafede o solo di ignoranza.


C’è anche da segnalare una previsione non particolarmente positiva. Sono le stime di andamento dell’attività economica realizzate attraverso dati “in tempo reale”, i cosiddetti nowcasts, che servono a dare il polso immediato della congiuntura. Quelli elaborati dall’asset manager britannico Fulcrum, guidato da Gavyn Davies, mostrano per l’Italia previsioni pessime per il primo e addirittura il secondo trimestre di quest’anno (vedi tabella qui sotto). Ma, ciò che è peggio, mostrano una rilevante divergenza negativa tra l’Italia ed il resto dell’Eurozona, soprattutto verso la Francia.
...
Ovviamente, queste considerazioni non interesseranno chi nella vita sbarca il lunario facendo una propaganda dozzinale ad uso di un popolo di gonzi. In Italia, questa “classe verbale” parassitaria è davvero numerosa. Altro inequivocabile segno del nostro declino."

(phastidio.net)



Le "cocorite" di governo oggi non possono nemmeno contare su San Draghi. A quanto pare il tocco taumaturgico del capo della Bce si è esaurito.

"Indubbiamente il mercato finanziario ha già scontato molto, se non tutto, del potenziale effetto del QE e questo lo evidenzia pacatamente anche la stessa BCE, quando afferma nella dichiarazione introduttiva del meeting del 5 marzo che “abbiamo già osservato un numero significativo di effetti positivi derivanti da queste decisioni di politica monetaria”. Effetti che sui mercati si sono iniziati a materializzare a partire da fine agosto ed in particolar modo dopo l’annuale meeting dei banchieri centrali a Jackson Hole.
...
Elementi di discesa così rapidi ed intensi che fino ad oggi sono stati in grado di motivare gli operatori a spingere fortemente gli acquisti sull’azionario europeo e ciò nonostante la drammatica crisi greca e la pericolosa polveriera Ucraina.

L’impressione è che i miracolosi effetti derivanti dall’avvio del QE siano ormai passati e ciò nonostante quanto propugnano ai risparmiatori dai media mainstream in questi giorni. In particolar modo il rischio è che siano passati i momenti migliori per i bond europei, essendo a venerdì scorso oltre 1/3 delle emissioni a rendimento negativo ed i prezzi ai massimi di sempre, proprio alla vigilia del QE europeo. Un alleggerimento monetario che se riproponesse i comportamenti passati dei Treasury Bond USA a 10 anni durante l’avvio dei vari QE1, QE2 e QE3 da parte della FED, inviterebbe a soffermarsi più sulla possibile discesa dei prezzi che non sul proseguimento del rally, in quanto i rendimenti sono sempre saliti in fase di avvio e sono scesi solo prima di tali azioni e grazie all’aspettativa di tali interventi, ovvero secondo il più classico schema del “buy on rumors and sell on news” (compra sulle ‘voci’ e vendi sulla notizia). 

Discorso invece diverso sembrerebbe per i mercati azionari, essendo questi ultimi i potenziali e maggiori beneficiari del nuovo corso della BCE o almeno è questa la speranza dei gestori in base all’esperienza passata sul mercato americano. Un’esperienza che però non deve trarre in inganno, in quanto il primo QE della BCE non arriva nelle medesime condizioni del primo QE della FED, ovvero quando i mercati azionari erano depressi, bisognosi di supporto e con prezzi/utili ben al di sotto della loro media storica, bensì sui massimi storici per molti di essi e con valori sempre più disconnessi dalle stime sugli utili futuri e con multipli non più economici.  

Un fatto che dovrebbe far riflettere sulla reale probabilità di riuscita nonché sul premio al rischio che si corre e che normalmente il cosiddetto “parco buoi” decide di assumersi proprio nella fasi in cui tutto sembra ovvio, scontato ed ineluttabile ovvero come sembra ora accadere con l’avvio del primo QE dell’eurozona."
(www.finanzaelambrusco.it)

Ma il mercato azionario non sembra rispodere allo stesso modo di quello Usa durante il Qe. Probabilmente gli investitori europei sono meno orientati al rischio, e mantengono fede ai fondamentali. In un'economia depressa come quella europea, senza crescita, perché investire in azioni?

"Piazza Affari ha chiuso in ribasso una seduta dominata dai dati macro e dagli smottamenti sul valutario, con l'indice Ftse Mib che, dopo aver azzerato i guadagni di inizio mattinata, ha perso lo 0,97%, non lontano dai minimi di seduta, a quota 22.345,77 punti. 
...
Anche se la delusione per la produzione industriale italiana ha influito l'attenzione degli operatori rimane rivolta in particolare al caso Grecia. Dopo l'ennesimo nulla di fatto nella riunione dell'Eurogruppo, domani i rappresentanti della troika dovrebbero monitorare le reali condizioni finanziarie di Atene."
(www.wallstreetitalia.com)

Continua la svalutazione dell'euro che dovrebbe aiutare un po' le nostre esportazioni. Ma temo non durerà a lungo. Qualcuno dall'altra parte dell'Oceano già si lamenta:

"Casa Bianca: "forza dollaro minaccia per l'economia"

"Dal dollaro forte soffia vento contrario alla crescita Usa". A lanciare l'avvertimento è l'economista Jason Furman, con dottorato e master ad Harvard, il quale fa parte del consiglio dei consulenti di economia della Casa Bianca."
(www.wallstreetitalia.com)

 "Ci sono pezzi d'Italia che sono già ripartiti..." ma forse saranno costretti a rallentare...

lunedì 9 marzo 2015

Depressione greca



L'euforia del quantitative easing europeo è già passata. Seppure i media continuino a sminuirne l'importanza, la crisi greca prevale sulle belle speranze di Draghi di cancelare ogni problema europeo con un mega intervento monetario.

La verità è che Tsipras e Varoufakis hanno intrappreso un confronto con l'Ue che il precedente accordo sul nulla, su parole scritte sull'acqua, non poteva di sicuro essere considerato definitivo. Infatti ora l'Ue afferma che è impensabile concedere i 7,5 miliardi di euro di anticipo sugli aiuti in base alle tre pagine di impegni inviate da Varoufakis (o da qualche funzionario Ue...). Un elenco di proposte abbastanza evanescenti, come la lotta all'evasione che non è quantificabile in gettito per definizione.

"(proposta numero 3 nella lista), (…). La proposta è tragicomica. Il governo propone testualmente di assumere, in via temporanea, “studenti, casalinghe e anche turisti” che, muniti di “strumenti per la registrazione audio e video”, passeggeranno in giro per la città registrando le violazioni nell’emissione degli scontrini e ricevute di pagamento IVA. Questo, sempre testualmente, dovrebbe portare, in un paese dove “l’evasione fiscale è radicata profondamente”, ad “un cambiamento molto rapido dei comportamenti
...
La proposta 5 è la fantomatica vendita di licenze e raccolta di tassazione dal settore dei giochi online (vi ricorda qualcosa?).
...
La proposta 6 è invece intitolata “Lotta alla burocrazia – programma per un settore pubblico auto-informato”. Di lotta alla burocrazia ce n’è indubbiamente parecchia da fare in Grecia. La proposta del governo è una sola: “Il governo intende introdurre una legislazione che impedisca all’amministrazione pubblica di richiedere ai cittadini documenti che certifichino informazioni che lo stato già possiede” (vi ricorda qualcosa?).
...
“L’argomento usuale contro tali proposte legislative sarebbe che prima bisogna digitalizzare l’amministrazione. Il governo greco non concorda su questo, anzi crede che l’opposto sia vero […]. Se i dipendenti pubblici non vengono prima obbligati a raccogliere i documenti per conto dei cittadini e delle imprese, essi si opporranno all’introduzione di servizi basati sulla rete [faranno ciò per inerzia e/o riluttanza a darsi da fare per apprendere nuove abilità]. Ma se i dipendenti pubblici sono prima obbligati a raccogliere i documenti per conto di cittadini e imprese, saranno loro a domandare ai propri superiori l’introduzione di servizi di IT!”. Certo, o Tsipras e Varoufakis si sono drogati, o hanno deciso di ciurlare nel manico e prendere in giro il mondo.
...
proposta 1. Essa prevede la creazione di un organismo autonomo (“fiscal council”) che abbia il compito di dare un parere autorevole ed indipendente riguardo al reale impatto sulle finanze pubbliche delle leggi di bilancio. Buona proposta, no? Ah si, certo. Il problema però che mettere questa tra le proposte di contrattazione è un’ennessima e sonora presa per i fondelli. Con la firma, il 2 marzo del 2012, del cosiddetto Fiscal Compact, la Grecia si è già da tempo impegnata, assieme a tutti gli altri paesi europei, a mettere in piedi un fiscal council…"

(www.rischiocalcolato.it)

Non penso che Varoufakis e Tsipras siano dei cretini inetti. Se hanno redatto un documento con queste proposte, è perché sono disperati. Hanno cercato di prendere tempo. Ma i nodi vengono ugualmente al pettine e prima o poi dovranno prendere la decisione delle decisioni.

"Se però Bruxelles non accetta il vostro piano…
«Potrebbero esserci problemi. Ma, come mi ha detto il mio primo ministro, non siamo ancora incollati alle poltrone. Possiamo tornare alle elezioni. Convocare un referendum (sull’euro, ndr)»… ha detto Varoufakischi?
...
In una nota il dicastero di Varoufakis ha tenuto a precisare che il ministro non ha mai suggerito che il referendum sarebbe sul futuro della partecipazione della Grecia nell’eurozona: “L’appartenenza della Grecia alla zona della valuta comune europea non è in discussione … ovviamente in caso di un referendum la questione sollevata riguarderebbe l’agenda fiscale e di riforme del governo”.
...
Spiace cari amici greci ma forse non l’avete capito, a loro della Grecia nell’euro non importa più nulla, hanno dato incarico alle agenzie di rating di sminuire il rischio, Grecia, Fitch: uscita da euro resta possibile ma crisi sistemica improbabile e a Draghi di chiudere i rubinetti, tanto non c’è più alcun pericolo, peccato che dimenticano cosa significhi creare un precedente nel bel mezzo di una “debt deflation” e cosa sia un rischio reputazionale."

(icebergfinanza.finanza.com)

Ma a che serve un referundum sull'austerità? Per confermare che il popolo greco non ne può più della crisi provocata dall'Europa? E poi? Tanto la Germania continuerà a dire no ed invocare la troika.

"Parla anche il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che secondo alcune fonti continua a ripetere che è la troika che deve occuparsi del caso Atene. Usa proprio quella parola: troika, che il premier greco aveva chiesto di non usare più. Sulla Grecia "non c'è niente di nuovo, non è successo quasi nulla dal nostro ultimo Eurogruppo, ora è soprattutto una questione per la Troika"."
(www.wallstreetitalia.com)

La Grecia è sempre più in un vicolo cieco. Finché non si riconoscerà che il problema è l'adesione alla moneta unica, i suoi problemi continueranno a peggiorare. E' vero che i greci non pagano abbastanza tasse, che le evadono facilmente. Ma credo che se in questo momento pagassero tutte le tasse che dovrebbero, la crisi sarebbe ancora più pesante. Magari lo Stato sarebbe risanato (però ne dubito), ma i cittadini ancora più dissanguati. L'economia greca è troppo debole per potersi confrontare con quella tedesca, che è oggi il nostro punto di riferimento europeo. Non ce la fanno neppure la civilissima Francia e la meno civica Italia, figuriamoci la piccola Grecia.

I greci mancano probabilmente di civismo, ma anche se si trasformasse di colpo la loro indole greca in teutonica, non sarebbe sufficiente a rendere la Grecia in grado di sopportare il confronto con l'economia tedesca. Ci vorrebbe sempre una politica di trasferimento fiscale, per mantenere in sesto la Grecia. Cosa che la Germania non vuole assolutamente. Inoltre, facendo proprio l'esempio di uno dei punti del documento greco, quello sull'informatizzazione della Pa, per portare la Grecia ad essere competitiva, occorrono degli investimenti. I computer, i software e gli agiornamenti del personale non piovono magicamente sulle scrivanie degli impiegati pubblici. Ed in questo momento lo Stato greco non è in grado nemmeno di sostenere la normale amministrazione.

Il governo greco vorrebbe trattare, ma non ha armi. L'unica arma è minacciare l'uscita dall'euro. Non quella patetica di un suo ministro:

""Se loro (l'Eurogruppo) ci colpiranno, noi colpiremo loro. Daremo ai migranti che vengono da qualsiasi luogo i documenti di cui hanno bisogno per viaggiare nell'area Schenghen, in modo tale che un'ondata di uomini andrà diritta a Berlino".
E se poi tra gli immigrati ci sarà anche qualche terrorista dell'Isis, la colpa secondo Pannemos sarà ancora una volta dell'Europa, e del suo rifiuto di aiutare la Grecia."

(www.wallstreetitalia.com)

Non prevedo niente di buono per la Grecia, se non un bel periodo di caos. Un ambiente adatto alla crescita elettorale di Alba Dorata. Poi ne vedremo delle belle.



domenica 8 marzo 2015

Donne in orbita



Fine della "donna oggetto"? Forse no, ma per fortuna ci sono donne in gamba di cui essere orgogliosi, non solo più le star del cinema protagoniste e rappresentanti riconosciute dell'altra metà del cielo. Infatti oggi la donna italiana più conosciuta al mondo, sta proprio in cielo...

"Samantha Cristoforetti è la donna che rappresenta più il nostro paese all'estero, batte Monica Bellucci. L'astronauta italiana, che ha da poco festeggiato i primi 100 giorni nello spazio, ha raccolto il 41% dei consensi, l'attrice e ora anche bond-girl il 23%. Lo dice una indagine condotta da Bing e Msn - rispettivamente motore di ricerca e piattaforma di informazione di Microsoft - in occasione dell'8 marzo."
(www.ansa.it)

Buon otto marzo a tutte le donne.

sabato 7 marzo 2015

Le coste libiche sono sempre più vicine



Antefatto:

"Notevole risalita dei consumi di gas in Italia a Febbraio 2015, + 15.9 %

I primi due mesi dell'anno nuovo registrano un incremento nei consumi di gas secondo quanto viene diffuso dalla Snam nel proprio sito web. I dati sono quelli provvisori della Snam
...
A Gennaio abbiamo consumato (mandato in fumo, particolato, vari residui volatili e CO2), 8069,6 milioni di metri cubi di gas contro i 6930,7 milioni di metri cubi dello stesso mese del 2014 con un aumento percentuale di ben il 15,9%.

La produzione nazionale di gas a Gennaio passa da 535,4 milioni di metri cubi dello scorso anno a 502,1 milioni di metri cubi, con una contrazione significativa di quasi il 6.2 % rispetto allo stesso mese dell'anno passato."

(mondoelettrico.blogspot.it)

Copiando un divertente titolo di Phastidio.net, mi viene da affermare che è "arrivata la ripresa e non ho niente da mettermi". Un'impennata dei consumi di gas può significare che c'è stato un inverno particolarmente freddo, e non mi pare il caso. O che sono effettivamente aumentati i consumi degli italiani. La famosa ripresina dello 0,1% forse c'è veramente... Ma anche qui non risulta nulla di ciò. Quelli sul gas sono dati falsi?

Colpo di scena.

"Verso la Bancarotta: Contrordine… I Consumi di Gas in Italia Crollano anche a Febbraio in cui si faceva notare che:

O non avevamo visto che i consumi erano cresciuti del 15,9% rispetto allo stesso mese del 2014? Dai grafici vediamo che invece il consumo di gas è diminuito sia nel settore termoelettrico (1.107 milioni di mc contro 1.150,7 milioni di mc ) che industriale (1.684 milioni di mc contro 1.417,6 milioni di mc ) . Cosa non torna? Il consumo c’è stato, ed è contabilizzato nei dati Snam. 8.069,6 milioni di metri cubi del febbraio del 2015 contro 6.930,7 milioni di metri cubi del 2014. Parapà parapà parapà. Ecco qua, trovato cosa è cresciuto!

E’ aumentata la quantità di gas stoccata, passando da 1.796,3 Mmc del 2014 a 2.970,5 Mmc del 2015.

1.174,2 Mmc in più!

La speranza di crescitina è dunque mortina?
...
per quale motivo l’Italia ha deciso di fare una mega scorta di GAS sul finire dell’Inverno senza aspettare il consueto lento riempimento estivo quando NORMALMENTE, l’offerta è alta e la domanda e i prezzi sono più bassi? (siccome la maggior parte del PIL mondiale si fa nell’emisfero nord)

Perché in un singolo mese l’Italia ha pompato gas nelle sue riserve strategiche come non ci fosse un domani, per l’astronomica quantità di 1174 Mmc (in un mese)?

Se vogliamo azzardare una ipotesi semplice la risposta è:

Perchè i servizi di intelligence italiani stimano che presto potrebbero esserci interruzioni nelle forniture da parte dei nostri partner per l’approvvigionamento del gas."

(www.rischiocalcolato.it)

Ma perché i nostri partner dovrebbero interrompere le forniture di gas? La Russia non sembra averne intenzione, anche se una recrudescenza della guerra civile in Ucraina potrebbe cambiare la situazione.

La Libia? La situazione in questo paese è effetivamente difficile. Qui potremmo essere proprio noi ad interrompere le nostre stesse forniture.
Proviamo ad unire i puntini.

"Zitti zitti, siamo partiti… Nel fine settimana appena concluso tre navi della nostra Marina, la Duilio, la Bergamini e la San Giorgio, sono salpate alla volta della Libia. Ufficialmente per una serie di esercitazioni, in pratica per essere pronti a qualsiasi evenienza e per ‘mostrare i muscoli’ alle milizie che si combattono nel paese che fu di Gheddafi.
...
nonostante nessun via libera sia arrivato da Onu, Europa o Nato, l’opzione militare non può essere però scartata e, cosa più importante, non si può rischiare di farsi trovare impreparati.
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“Se non è un piano di intervento militare gli assomiglia molto – racconta Ilario Lombardo su La Stampa -. Le manovre navali nel Mediterraneo svelate ieri vengono confermate dai vertici dell’esercito. Le navi sono tre, potrebbero arrivare a quattro.
...
Le navi italiane si fermeranno infatti a ridosso dalle acque internazionali, facendo così mostra della ‘forza’ italiana, ma anche a distanza d’intervento se la situazione a terra dovesse degenerare e rendere necessario un intervento per mettere in salvo tecnici e strutture economicamente interessanti per il nostro Paese, a partire dalla piattaforma offshore di Sabratha, a 80 chilometri dalle spiagge libiche. E’ questa infatti la struttura da difendere a ogni costo, con priorità altissima: se venisse colpita staccherebbe il rifornimento al terminal di Mellitah, che triangola con il gasdotto dell’Eni Greenstream, collegato alla Sicilia. A bordo della navi, come ancora Lombardo ha raccontato, i militari del reggimento San Marco e gli incursori del Comsubin, corpi che rappresentano l’elite dell’esercito italiano. Reparti pronti ed adatti proprio ad intervenire in operazioni di terra più che in esercitazioni in mare.

La piccola, ma non tanto piccola, flotta italiana (cui dovrebbe aggiungersi una quarta nave) tra equipaggi e reparti imbarcati arriva a contare circa tremila uomini."

(www.blitzquotidiano.it)

Ed anche il comportamento del premier in Russia è da valutare attentamente. Per quale motivo è andato di corsa ad incontrare Putin?

"Missione lampo, ma di grande significato politico per Matteo Renzi a Mosca, dopo la visita ieri a Kiev.
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ha discusso delle prospettive per una soluzione «politica e diplomatica» al conflitto ucraino, ma anche del ruolo di Mosca in Siria, nella lotta all'Isis e nella guerra in Libia, ormai diventato «una vera e propria emergenza».
In particolare, nell’affrontare la crisi libica il premier ha detto: «Siamo comunità diverse ma unite nella lotta contro il terrorismo: credo sia fondamentale che la Russia giochi un ruolo decisivo».
...
Sulla Libia «abbiamo condiviso con Putin che occorre una risposta internazionale incisiva e il ruolo della Russia per storia e ruolo nell'Onu può essere decisivo». Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al termine dell'incontro con il presidente russo, Vladimir Putin. Renzi ha aggiunto che la priorità dell’Italia è «la battaglia contro chi vuole distruggere i valori su cui sono fondate le nostre comunità». E ha spiegato che « la minaccia del terrorismo e del fanatismo religioso è una minaccia particolarmente grave». In un’intervista all’agenzia russa Tass a vevadetto di contare molto «sull'aiuto che il presidente russo Putin e la federazione russa possono dare nel Consiglio di sicurezza perché il ruolo della Russia nella questione libica, anche alla luce dei legami storici tra Russia ed Egitto, può essere molto importante». E ha ribadito che il dossier libico è «prioritario»."
(www.ilsole24ore.com)

 Quindi in conclusione:

- l'Italia sta facendo enormi scorte di gas;
- la marina militare sta pattugliando le coste libiche:
- Il premier si è recato a Mosca per chiedere a Putin un avallo Onu all'intervento militare in Libia.

Per me la situazione è molto chiara. Meno chiari al momento sono gli effetti che provocherà un intervento militare italiano in Libia sulla nostra società. All'inizio ci saranno immancabilmente cittadini galvanizzati per la prova muscolare dell'Italia. Ma le cose cominceranno a mettersi male quando ci si troverà ad affronatare i primi fallimenti, quando cominceranno ad arrivare le prime bare tricolore in patria. Come avviene per tutte le guerre. 
A farne le spese sarà chi è al governo. Mi pare strano che Renzi rischi in questo modo la sua leadership. Ma non me ne stupisco, la sottovalutazione delle proprie decisioni, e la sopravvalutazione delle proprie capacità, sono nel suo dna.



venerdì 6 marzo 2015

I sogni renziani



Il festival dei ciarlatani, la convention dei venditori di pentole, i manuali di tecnica di vendita di frigoriferi agli eschimesi, non sono nulla di fronte al nostro attuale premier. Penso che anche il ventennio di fanfalucche berlusconiane impallidisce di fronte agli azzardi renziani.

"Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parla di un possibile "tesoretto" nel 2015, individuato nel differenziale tra le previsioni di crescita prudenti del governo e quelle più ottimistiche di altri osservatori:

"Per il 2015 l'Ue ci assegna un +0,6, Banca d'Italia più uno, Confindustria lancia cifre molto più positive. Noi abbiamo previsto un più 0,5: tutto quello che viene in aggiunta è un tesoretto che utilizzeremo", dice in un'intervista rilasciata al giornalista Marco Damilano per L'Espresso, in edicola domani.

Per uscire dalla crisi, "i segnali positivi non bastano, ma se cancelliamo la paura possiamo farcela. Giusto per fare un esempio: i soldi risparmiati dagli italiani per paura dal 2012 a oggi sono più del piano Juncker. Ci sono pezzi d'Italia che sono già ripartiti e che vanno più forte della Germania. Il debito pubblico è alto, ma la ricchezza privata è il doppio. Abbiamo un sistema pensionistico tra i più sostenibili e un sistema bancario molto solido, la nostra operazione sulle banche popolari lo rafforzerà ancora di più. A tutto questo vanno sommati i denari recuperati con il rientro dei capitali".
(www.wallstreetitalia.com)

Volevo scrivere un post su questo argomento ieri. Ma non ci sono riuscito. Ma poi visto che delle banfate del premier ne ha fatto un'analisi molto più approfondita il blogger S. Bassi, consiglio la lettura del suo post.

"Mi spiace...ma stavolta non trovo un TITOLO adatto (come fanno i "titolisti prezzolati" che sempre più - ahimè! - formano la cosiddetta "Opinione"...)

Sono appena tornato dall'ALTRO MONDO della Svizzera
(imperfetto come tutte le "realtà umane" ma relativamente MIGLIORE...questo soprattutto conta OGGI...)
e già vorrei subito ripartire.
Vengo infatti subito inondato dai soliti schizzi di Mxxxx fallitagliota...
In Russia Renzi si mette a banfare a stecca in modo ancora più efficiente ed immaginifico del predecessore(&maestro) Berlusconi..."


(continua a leggere qui)


mercoledì 4 marzo 2015

Fanta fascismo e ricolonialismo



Di seguito tante considerazioni che sembrano slegate fra loro, ma che potrebbero un giorno saldarsi e promuovere quello che in Italia potrebbe assumere l'aspetto di un moderno neo fascismo del ventunesimo secolo.

Syriza, la sinistra che fallisce e la destra.

Che c'entra il partito di Tsipras con il nuovo fascismo? Syriza è un partito di sinistra sotto osservazione in tutta Europa e soprattutto nei paesi Piigs.

"Più volte ho detto, riportando analoghe opinioni di persone ben più visibili del sottoscritto, che un fallimento di Tsipras in Grecia avrebbe significato la scomparsa della sinistra in Europa: la resa alle tesi e agli strumenti liberisti, l’avrebbe svuotata di senso e resa del tutto inutile agli occhi di chi vuole un cambiamento e non soltanto consolatorie e ingannevoli speranze. E adesso ci siamo: non so che strada prenderà Syriza e il governo di Atene una volta esaurito il rinvio, l’armistizio alle condizioni del nemico, ma non ci sono che due strade o una resa sostanziale a Bruxelles oppure un’uscita dall’euro."
(ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Per il momento concedo a Syriza ancora alcune chances per redimersi. Ma fino ad ora, pare proprio che la sinistra greca esca sconfitta dal confronto con l'Europa dell'austerità e dell'euro irreversibile. Ha rinunciato ad usare l'arma dell'abbandono dell'euro. Altro che teoria dei giochi di Varoufakis: la verità è che vince sempre il più forte, e se ti presenti ad un duello disarmato fai una brutta fine.

Se Syriza non ce la farà, molti elettori europei stufi dell'andazzo attuale, della crisi, della mancanza di lavoro, si rivolgeranno a destra, alle Alba Dorata, alle Le Pen e ai Salvini in camicia verde-nera.

Salvini, il flop di Roma e Casapound 

Diciamo la verità, il comizio di Salvini a Roma è stato un mezzo flop. Una piazza del Popolo mezza vuota. Forse c'erano più persone alla contro manifestazione dei centri sociali che si svolgeva in contemporanea. Alcuni commentatori di sinistra hanno rilasciato un sospiro di sollievo, prendendo in giro il leader leghista che ha riempito la piazza con i pulman da Varese e con gli attivisti di Casapound. I romani moderati non c'erano proprio in piazza.

E forse si sbagliano. Il comizio di Salvini non era così importante politicamente. Era un richiamo "per allodole elettorali". Un grosso cartello pubblicitario con una freccia che puntava verso Salvini su cui c'era scritto "io sono qui, a disposizione per ricostituire la destra". L'alleanza e l'invito ai neofascisti di Casapound non è stata casuale.

Del resto fece lo stesso Berlusconi con il Movimento Sociale, ed all'inizio fu ritenuta una mossa stupida. Ed invece non lo fu per niente. Salvini punta ai voti che erano di Berlusconi e Fini un tempo. La Lega si sta trasformando in qualcosa di diverso dal vecchio partito regionalista. Sta coagulando il centro-destra, ma molto più sbilanciato a destra.

Mira, più che a sottrarre voti a Forza Italia, a riprendersi il voto di quei tanti elettori che fanno parte degli astenuti. Sono quasi il 45% del corpo elettorale ed in massima parte appartengono al centro destra. Quelli che si è accaparrato Renzi, sono solo una minima parte degli elettori di centro destra. E se continua a promettere senza mantenere rischia di perderli.

La destra di Salvini sarà tipicamente neo fascista, razzista, nazionalista fino a rivendicare la vecchia moneta nazionale. E forse pericolosamente militarista. Ma qui le responsabilità saranno da addebitare più agli attuali governi liberali e liberticidi da Monti in avanti, che a Salvini.

La futura grande armata italiana

Ormai è definitivo. Grazie alla coperture mediatica della gara canora di San Remo, il governo ha deciso di acquistare tutti i 90 aerei F35 in preventivo. Questa è notizia risaputa. Meno conosciuto è il fatto che l'Italia si sta riarmando come non mai. Sembrano tornati i tempi del ventennio fascista con i cantieri navali di Taranto a pieno regime. Anzi peggio, perché allora l'Italia non aveva risorse sufficienti per dotarsi di un esercito all'altezza delle altre potenze europee.

Era il 2013 (governo Letta) quando si venne a conoscenza dei nuovi faraonici progetti militari italiani:

"... quest'anno i fondi per l'acquisto di armamenti aumentano in modo clamoroso rispetto al 2012: complessivamente saranno 5,5 miliardi di euro, grazie al contributo del ministero dello Sviluppo Economico che mette a disposizione 2.182 milioni per comprare sistemi militari.
...
Mentre si discute dei costi del Lockheed F-35 ...
il preventivo per gli Eurofighter italiani ha superato ogni record: il documento ufficiale indica in 21,1 miliardi di euro
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Oltre all'Eurofighter, il dicastero di Flavio Zanonato si accollerà le fregate Fremm (5,6 miliardi per le prime sei); i blindati da combattimento Freccia (1,5 miliardi per 249 veicoli); i jet d'addestramento Aermacchi M-346 (220 milioni per la prima trance); i gadger elettronici per il "Soldato futuro" (800 milioni); gli elicotteri NH-90 di Esercito e Marina (3.895 milioni) e gli Agusta AW-101 dell'Aeronautica (740 milioni)....
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nuovi satelliti spia Cosmo SkyMed. La Difesa ci mette 229 milioni, altri 500 circa li tirano fuori il ministero dell'Università e Ricerca e l'Agenzia Spaziale.

Il solito Sviluppo Economico contribuisce ai 300 milioni dei satelliti Sicral per le comunicazioni. Per le nostre sentinelle orbitanti i generali prevedono di spendere circa mezzo miliardo in tre anni, inclusi 170 milioni per lo 007 delle stelle Opsat 3000 acquistato in Israele
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1.200 milioni che si sborseranno per i "sistemi C4" servirà per aerei radar e droni: 580 milioni per acquisire due fantascientifici jet Gulfstream Caew prodotti in Israele, vere centrali di spionaggio volanti. Altri 211 milioni sono il contributo italiano per la discussa squadriglia di velivoli-robot Global Hawk voluta dalla Nato.
...
L'Esercito spende soprattutto per gli elicotteri: i grandi Chinook presi negli Usa costano 974 milioni. Poi ci sono 202 milioni per acquistare 479 camionette Lince con protezione migliorata. La Marina sta completando la nuova flotta di sottomarini: i quattro modernissimi U-212 costeranno 1.885 milioni. Il documento rivela il prezzo finale della portaerei Cavour: 1.390 milioni. Le due ultime fregate Orizzonte consegnate invece verranno 1.500 milioni, con rate fino al 2020."

(www.wallstreetitalia.com)

Ma l'anno scorso è comparso un altro articolo su ilfattoquotidiano.it che ha confermato il mio stupore.

"nei giorni scorsi ... la discussione nelle commissioni Difesa di quella che viene enfaticamente definita “legge navale”. Si tratta di un provvedimento che consentirà alla Marina di comperare parecchie navi per la modica cifra di 5,8 miliardi di euro.
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serviranno a sostituire ben 51 navi destinate al rottamatore ... a bordo sistemi antimissile balistici, cannoni capaci di tirare a 80 km di distanza , missili antinave, eccetera
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Oggi, novembre 2014, la flotta italiana è composta da 54 navi sopra le mille tonnellate. Ci sono poi 12 cacciamine da 500 tonnelate e 4 navi da 200 che fanno pattugliamento per conto dell’Onu in Mar Rosso. Delle 54 unità, quelle che raggiungeranno il limite di vita utile entro una decina d’anni sono una trentina, ad essere larghi. Ma ci sono anche due fregate e due sommergibili in costruzione, e due altre fregate classe Fremm andranno sullo scalo l’anno prossimo. Unità, queste ultime, non finanziate con la nuova legge, ma già pagate con i soldi dei bilanci ordinari.
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De Giorgi vuole rimpiazzare anche corvette e pattugliatori, cioè navi che dislocano tra le 1200 e le 1500 tonnellate. Con che cosa? Con una decina di navi chiamate Ppa (pattugliatori polivalenti d’altura) che dovrebbero invece dislocare attorno alle 4500-5000 tonnellate.
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Con che risultato? Avremmo tra pochi anni la più grande Marina europea. Non ci credete? La Marine Nationale, francese, ha 13 fregate e 2 cacciatorpediniere. Totale: 15 unità di questa categoria. La Deutsche Marine ha 11 fregate tra le 3600 e le 5600 tonnellate. Gli inglesi, che definivano la loro flotta the wooden walls of Old England (le mura di legno della Vecchia Inghilterra), si accontentano di 13 fregate e 6 cacciatorpediniere. In totale: 19. E noi, les italiens? Da 22 a 28 unità maggiori a seconda che i Ppa siano dieci o sedici: 10 Fremm, 2 cacciatorpediniere classe Orizzonte, da 10 a 16 “pattugliatori”. D’altronde lo si sa, Italians Do It Better. È vero, gli Stati maggiori parlano di Mediterraneo allargato. Ma mi sa che stavolta si sono allargati un po’ troppo.
...
Non è finito. Nel piano del nostro ammiraglio c’è anche una nave da sbarco di circa 24 mila tonnellate. Va bene, sono anni che se ne parla. E allora? E allora c’è che, sempre secondo Rid, dovrebbe essere armata anche di un sistema antimissile balistico. Incredibile: neppure gli americani hanno sistemi antimissile sulle navi anfibie."

(www.ilfattoquotidiano.it)

A questo punto penso che questo poderoso riarmo italico non sia una pensata tutta nostra. Credo che dietro ci sia lo zampino degli Stati Uniti, che volendosi disimpegnare dal ruolo di gendarmi ovunque nel mondo, vogliono un alleato militarmente abbastanza forte al centro del Mediterraneo.

Ma intanto già ora, con le forze attuali, comincia l'esibizione muscolare della piccola Italia.

"Zitti zitti, siamo partiti… Nel fine settimana appena concluso tre navi della nostra Marina, la Duilio, la Bergamini e la San Giorgio, sono salpate alla volta della Libia. Ufficialmente per una serie di esercitazioni, in pratica per essere pronti a qualsiasi evenienza e per ‘mostrare i muscoli’ alle milizie che si combattono nel paese che fu di Gheddafi.
...
nessun via libera sia arrivato da Onu, Europa o Nato, l’opzione militare non può essere però scartata e, cosa più importante, non si può rischiare di farsi trovare impreparati."

(www.blitzquotidiano.it)

Oppure la mossa del nostro governo potrebbe essere interpretata diversamente: sia la Nato che l'Onu non ci daranno mai nessuna copertura. A nessuno interessa difendere i nostri "interessi" neocoloniali in Libia. Quindi probabilmente si aspetterà il momento opportuno per fare da soli.
Così cominceremo a dare una dimostrazione pratica della teoria salviniana riassumibile in "fermiamo i barconi ed aiutiamoli a casa loro". Con un po' di bombe...

L'Europa arcigna, l'austerità e i movimenti populisti 

Ma la domanda che sorge spontanea a questo punto è: questa mastodontica spesa militare, questo riarmo senza precedenti per l'Italia, è una mossa salutare in questo strano periodo storico?

In Grecia ha vinto le elezioni Syriza, un partito populista. In Spagna rischia di vincere a fine anno Podemos: un altro partito populista, sempre di sinistra. In Francia nel 2017 alle presidenziali rischia di vincere M. Le Pen, capo di un partito populista di destra. In Italia avevano quasi vinto i grillini ed oggi il salvinismo è un orientamento politico in continua crescita...
Tutto merito di quest'Europa arcigna e adoratrice dell'austerità. Un'Europa guidata in modo più che miope dalla Germania, che ci condurrà presto al disastro e alla disintegrazione dei vecchi partiti di destra, centro e sinistra europei.

In Italia nel 2013 ha avuto un notevole successo il Movimento cinquestelle, ma sta esaurendo la sua forza propulsiva. Al contrario la Lega di Salvini è in crescita. E al contrario dei grillini, la Lega è pronta a fare alleanze con tutti pur di vincere. Salvini non fa lo schizzinoso, come dimostra il caso Casapound. Potrebbe persino strappare mezza Forza Italia a Berlusconi (penso a Fitto, alla Santanché, a Brunetta...) se questi dovesse diventare un ostacolo alle sue mire.

Quindi la conclusione di tutto questo ragionamento è: siamo sicuri che renziani e berlusconiani saranno per sempre i custodi e i favoriti di leggi elettorali maggioritarie truffa? Che avranno per sempre le chiavi dei governi e di un futuro Parlamento monocamerale simil Gran Consiglio? E soprattutto che avranno sempre sotto controllo esercito, navi da guerra, missili, caccia ecc.? Stiamo allestendo una grande armata per Salvini e i suoi alleati di Casapound, per farli divertire in futuro con qualche spericolata spedizione coloniale? Ritorneremo alla lira come vuole Salvini difendendone il valore con le cannoniere?

Temo che si stiano costruendo le condizioni politiche, sociali e istituzionali per far rinascere un fascismo diverso da quello da operetta del ventennio mussoliniano. Un fascismo moderno, meno autoritario (senza sfilate in camicia nera, ma con armi propagandistiche ben maggiori), più tecnologico, con risorse maggiori malgrado il periodo di crisi attuale. Mussolini aveva a disposizione un'Italia rurale, Salvini e la futura destra avranno a disposizione un'Italia industriale (anche se declinante) e con qualità non ancora totalmente espresse. Ma che uno Stato in grado di imporre una forte volontà pubblica potrebbe riuscire a far esprimere ai massimi livelli.
Ed ora anche con un super esercito già a disposizione, pronto all'uso con armi aggiornate. Cosa di cui non potè disporre negli anni '40 Mussolini per nostra fortuna.

Spero di sbagliarmi, però vedo ogni anno le cose peggiorare sempre più. Non mi stupirei di vedere Salvini trionfare alle future elezioni se questa situazione esplosiva dovesse continuare. E potrebbe anche non trovarsi politicamente isolato in un'Europa dove ormai le destre nazionaliste stanno crescendo. Con la Francia al centro a fare da catalizzatore.

La crisi economica continua ad essere minacciosa, l'eventuale piccola ripresa in arrivo non sembra capace di invertire la situazione. Il Pil calante da anni non è più in grado di tener testa al debito pubblico invece in costante crescita. I conti dello Stato sono destinati a deteriorarsi sempre più, le tasse aumentano infatti ogni anno. Anche nell'attuale periodo "fortunato" degli 80 euro, come certifica l'Istat. Il Job Act potrebbe addirittura peggiorare le condizioni creando ulteriori schiere di disoccupati incavolati grazie ai licenziamenti collettivi. Schiere di persone esasperate che potrebbero vedere l'unica via d'uscita nelle camice verde-nero della destra di Salvini. Mi chiedo se chi occupa le stanze del potere oggi si renda veramente conto della situazione in cui ci troviamo e dei rischi che stiamo correndo.

Evidentemente no.