venerdì 31 maggio 2013

Le variabili del Manifesto antieuro


Sul sito sollevazione.blogspot.it è in corso una specie di crociata anti Bagnai (vedi "A braccetto con Soros"), accusato addirittura di essere passato da una posizione di critica all'euro, ad una favorevole all'euro ed a una certa continuità con una cricca capitalista disposta a tutto per salvarsi. L'accusa è dovuta al fatto che il professore avrebbe "contaminato" la sua purezza di nemico giurato dell'euro, firmando un Manifesto europeo assieme a personaggi vicini ai centri finanziari internazionale: un Manifesto antieuro ritenuto troppo blando e confuso.
Il prof. Bagnai, molto piacevole da ascoltare in conferenza, è molto spesso piuttosto antipatico e sproloquiante sul suo blog (goofynomics.blogspot.it), ma questo non deve sminuire la sua lucida analisi sulle nefaste conseguenze dell'introduzione dell'euro.

Il fatto che però il Manifesto dal poco indovinato titolo di "Manifesto di solidarietà europea" raccoglie personalità effettivamente critiche della moneta unica, è comprovato anche dal contributo del cofirmatario prof. Borghi. Si tratta del suo intervento alla presentazione a Bruxelles dell'iniziativa che si può leggere tradotto qui (blog Voci dall'estero).

Comunque è vero che questo Manifesto contiene più possibili soluzioni per superare l'attuale euro, compresa forse quella di salvare in parte la stessa moneta unica. E' in molti punti un po' confuso. Ma meglio di niente. Probabilmente è la sintesi tra il pensiero dei vari firmatari, tra cui anche economisti del nord Europa, che è possibile che siano influenzati da una visione un po' stereotipata dell'Europa del sud.

Afferma il Manifesto:
"La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno.
Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea."



Dall'incipit del Manifesto si capisce che non è intenzione dei firmatari mettere in dubbio la vecchia Comunità Europea. Si dice che fino all'introduzione dell'euro aveva funzionato benone. In effetti un mercato europeo più grande e privo di barriere protezionistiche è stato un successo epocale. Oggi è messo in discussione dalla moneta unica, in quanto il mercato comune europeo, sebbene sia stato un beneficio per tutti, non è un'area valutaria omogenea. E' sempre stato soltanto un grande e proficuo accordo commerciale, non uno Stato e nemmeno un'economia unica.

"Una strategia nel segno della solidarietà europea
Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea. Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita. Ridurrebbe anche il rischio di panico bancario e il collasso del sistema bancario nei paesi dell’Europa meridionale, che potrebbe verificarsi se questi fossero costretti ad abbandonare l’Eurozona o decidessero di farlo per pressioni dell’opinione pubblica nazionale, prima di un abbandono dell’Eurozona da parte dei paesi più competitivi."

Nell'immaginare una strategia di uscita dalla crisi dell'euro si è fatto un calderone di più proposte. Innanzi tutto si è deciso un punto fermo: devono essere i più forti (Germania &C.) ad uscire dall'euro e non paesi come il nostro. Credo che questo punto tenga in considerazione i costi che si affronterebbero nell'uscire dall'euro: essendo una dipartita dispendiosa, è meglio che a farlo siano quelli ancora in buona salute e con le spalle larghe.

Questo punto contraddice fra l'altro il pensiero di uno dei firmatari del Manifesto, il francese J. Sapir. Il quale sostiene che mai i tedeschi opteranno per un'uscita dall'euro, perché è un'opzione che non gli conviene (vedi "Due visioni d'Europa lungo le rive del Reno"). I firmatari considerano quindi implicitamente che dovrebbe arrivare dai paesi periferici una pressione sui paesi "core" per convincerli a fare il primo passo. Vedo un po' difficile il concretizzarsi sia di un'uscita della Germania, sia una possibile alleanza dei Piigs.

Poi il Manifesto parla di una auspicabile segmentazione dell'area euro. E qui ci sono un tot di proposte diverse: c'è la proposta euro-sud, euro-nord; la proposta euro temporaneo; la proposta di uscire tutti dall'euro o solo chi vuole.
La proposta euro-sud per noi italiani potrebbe essere allettante, a patto che però ci siano determinate condizioni. Un euro-sud, che rimanesse ancora sotto il controllo della Bce (solo per l'inflazione e monetariamente restrittivo) potrebbe portare dei vantaggi, ma non è detto che sarebbero per tutti.

In un euro-sud  sostenuto dalla Bce, da cui fosse esclusa la Francia, il nostro paese si ritroverebbe nelle stesse condizioni della Germania nell'euro attuale. Cioè la nuova moneta si svaluterebbe di una media proporzionale alla forza delle economie di Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Slovenia, Cipro e Malta. Quindi ci ritroveremmo con una moneta molto più svalutata rispetto alla nostra forza produttiva, ed avremmo grandi vantaggi nell'export grazie ad una industria manifatturiera più sviluppata che potrebbe giovarsi di un'improvvisa ripresa. Tutto bene? per niente, perché nei paesi più poveri come Grecia e Portogallo le cose non migliorerebbero di molto. Gli squilibri in questa mini zona euro-sud continuerebbero ad aversi con le stesse modalità attuali.

Se nell'euro-sud entrasse poi la Francia, sarebbe questa nazione a prendere il posto attuale della Germania. La nostra economia sarebbe messa a dura prova dalla concorrenza francese. Potremmo in definitiva cavarcela un po' meglio rispetto ad oggi, in quanto la nostra economia non è così distante, come forza propulsiva, rispetto a quella francese. Ma gli squilibri anche qui continuerebbero.

Le cose potrebbero invece cambiare in modo determinante, se la nuova zona euro-sud (con Francia o meno) si dotasse anche di una Bce-sud autonoma dall'attuale Banca Centrale Europea. In questo caso è probabile che sulla nuova banca centrale si concentrerebbero enormi pressioni dei "sudisti" per attuare politiche monetarie espansive alla Fed o BoJ, abbandonando completamente l'austerità. In questo caso la zona euro-sud potrebbe vedere un inaspettato sviluppo più o meno nella sua interezza, senza troppe differenze da paese a paese. Questa espansione monetaria implicherebbe in definitiva la fine della crisi del debito sovrano, che verrebbe in modo palese (eurobond) o nascosto (stampa di moneta) messo in comune.

Con un euro-sud strutturato così, l'economia dei paesi "core" come la Germania verrebbe messa in serio pericolo: l'euro-sud beneficerebbe di tremende svalutazioni competitive come lo yen oggi, i produttori dentro l'euro-nord non riuscirebbero più ad esportare. La Germania per questo motivo, non permetterà mai la nascita di una Bce-sud in concorrenza con la Banca Centrale attuale.

L'euro temporaneo proposto dal Manifesto non lo comprendo molto. Probabilmente è una possibilità strategica in cui prima di fare il passo successivo si valutano gli effetti dell'uscita della Germania dall'euro. L'euro temporaneo potrebbe essere un modo per la Germania di controllare il cambio tra euro e nuovo marco. Per evitare che il nuovo marco sopravvalutandosi troppo, riduca troppo in fretta i vantaggi tedeschi sulle partite correnti che sono stati acquisiti nell'era euro.

Ma il Manifesto contiene anche la proposta più estrema, e probabilmente più giusta, di ritorno a nuove valute nazionali. Del resto, le singole nazioni europee, sono la miglior rappresentazione delle aree valutarie omogenee. Anzi, per dirla tutta, non è nemmeno vero questo, più avanti si vedrà perché.

"La solidarietà europea sarebbe ulteriormente sostenuta trovando un accordo su un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi Europei."

Il sito sollevazione.blogspot.it in base a queste affermazioni, ne deduce che i firmatari sarebbero propensi alla reintroduzione dello Sme. E' vero che il vecchio sistema monetario ci creò molti problemi nel '92. E' anche vero che questo punto contraddice gli studi di Bagnai e la sua critica ai cambi valutari troppo rigidi. Ma è altrettanto vero che se in Europa si vuole conservare una certa pace valutaria, economica e geopolitica, come non è giusto punire i Piigs, non è altrettanto giusto emarginare eccessivamente la Germania. Ci vuole un minimo di coordinamento fra le nuove valute nazionali o di area. Si potrà poi discutere eventualmente sull'ampiezza della banda di oscillazione, ed eventualmente le regole per modificarla.

Il Manifesto ha anche una proposta per i debiti:
"Naturalmente sarebbe necessario, in almeno alcuni dei paesi meridionali, un abbuono (haircut) dei debiti. La dimensione di questi tagli e il loro costo per i creditori,tuttavia, sarebbero inferiori rispetto al caso in cui questi paesi restassero nell’Eurozona, e le loro economie continuassero a crescere al disotto del proprio potenziale, soffrendo una elevata disoccupazione."

Questo è un punto che condivido poco. Tagliare il debito, se l'economia nazionale ritorna a crescere, mi pare controproducente. Si potrebbe pensare ad una rimodulazione concordata degli interessi da ripagare, ma il taglio è una pratica che mina la fiducia fra creditore e debitore. Se non si rispettano i patti una volta, poi si viene bollati come poco affidabili, come "Stato canaglia". Sarebbe meglio invece, una volta ottenuta la sovranità monetaria, o comunque condizioni migliori, ricercare politiche per la crescita economica, proprio per rendere più stabile e sostenibile il debito sovrano.

Il Manifesto firmato da tutte queste personalità europee, in piena contraddizione (secondo il mio parere) della sua evidente natura transnazionale, non contiene nessuna opzione di "più Europa". In questa assenza il Manifesto è perfettamente coerente con il pensiero di Bagnai e Borghi. Avevo immediatamente colto questo aspetto, che per me è molto triste perché non ammette nessun futuro politico per il continente, nel post: Manifesto paneuropeo antieuro.

Ed in verità, l'Unione politica ed economica dell'Europa potrebbe risolvere solo in parte i problemi generati dalle aree valutarie non omogenee accorpate dall'euro. Un progetto del genere è comunque "fumo negli occhi" per la Germania, che è ostile a tale progetto tanto quanto, se non di più del progetto di una Bce-sud autonoma.
I tedeschi sanno bene che un'unione politica effettiva, gli Stati Uniti d'Europa, significa la creazione di sistemi di trasferimenti fiscali da nord a sud. In pratica parte della ricchezza generata in Germania dovrebbe essere trasferita alle zone povere del sud: Grecia, Portogallo, in parte in Spagna ed Italia ecc.

Borghi spiega questo fenomeno con lo stesso esempio che avevo proposto qui, e qui. Cioè l'esito e le conseguenze dell'Unità d'Italia alla fine dell'ottocento. Naturalmente il professore è molto più chiaro ed incisivo:

"...uno sguardo a ciò che l'esempio dell'Italia ci può raccontare sull'integrazione forzata di aree economicamente differenti.

L'Italia è un caso di studio estremamente interessante sull'integrazione, perché comprende aree estremamente diverse in termini di potenza economica. Possiamo dire che la moneta unica "Lira" ha unificato un Nord Italia Tedesco, un Centro Francese e un Meridione Greco, con il vantaggio di una lingua comune. Com'è stato ottenuto l'equilibrio? Nel solo modo possibile in un'area valutaria non ottimale, cioè via importanti trasferimenti fiscali interni. Ciò significa che per poter replicare il "modello italiano" la Germania dovrebbe pagare per gli altri nello stesso modo in cui il Nord Italia fa per il resto del paese, ma anche se questa situazione fosse politicamente gestibile (ed io sospetto che non lo sia), non sarebbe affatto desiderabile, ed esattamente per via di ciò che è andato storto in Italia.

Per rendere l'idea: immaginate che la forza economica e industriale del Nord Italia sia "10" e che lo stesso valore debba essere dato ad un'ipotetica valuta del Nord, mentre il valore per il Sud è "2". La valuta "Lira" sarebbe scambiata a una media delle due aree, diciamo "6". Il risultato è che il Nord ottiene una valuta più debole rispetto alla sua forza, mentre il Sud ne ha una più forte. Le industrie del nord diventano così molto competitive ed esportano con successo sul mercato mondiale ed anche sul mercato interno, mentre nel giro di poco tempo le fabbriche del Sud chiudono e rimangono in vita solo i settori al riparo dalla competizione (turismo, cibo di qualità), non abbastanza per essere autosufficienti. Ben presto è risultato evidente che la situazione del Sud era insostenibile e che i programmi per "rilanciare" l'economia del sud drenavano soldi dal Nord, portandosi via molto del suo surplus commerciale. La pressione fiscale ha cominciato a salire in modo rapido e progressivo, mirando a colpire le industrie di successo del Nord e raccogliere risorse per finanziare le necessità di un Sud alla fame, e così l'equilibrio è stato ripristinato.
...
Cosa è accaduto del denaro mandato al Sud? Sono stati fatti molti tentativi di creare industrie, con forti incentivi ad avviare attività commerciali, ma se non c'è un "reale" interesse economico a mantenere un impianto aperto e l'unica ragione sono i finanziamenti pubblici, il risultato è che non viene fatto nessun serio investimento, perché il flusso di denaro che arriva dallo Stato potrebbe interrompersi in qualsiasi momento, ed è stabilito anno per anno con la legge finanziaria.

In molti casi la risposta è stata semplicemente quella di creare lavoro dal nulla, con un numero sproporzionato di dipendenti pubblici.
...
La sgradita conseguenza di avere un flusso costante di denaro (circa cinquanta miliardi all'anno in media, ma anche di più se si considerano i servizi) intermediato dallo Stato dal Nord al Sud, è la creazione di una rete di corruzione di politici e manager pubblici che mirano ad ottenere profitti dall'immenso potere di decidere l'allocazione delle risorse."


In sostanza i firmatari del Manifesto non danno alcuna chance ad una possibile unione politica europea. Eppure se guardiamo agli Usa, anche li ci sono Stati più ricchi che sostengono Stati più poveri. Ma evidentemente il fatto che ci sia una lingua ed una cultura comune nel nord America rende il paragone impreciso. Eppure un'unione politica europea, penso potrebbe portare un valore aggiunto che le singole nazioni da sole non hanno. Fosse anche solo il prestigio internazionale. 

La storia non si fa con i "se" o i "ma", però mi chiedo, che ne sarebbe oggi di un Regno borbonico, di uno Stato della Chiesa, di un Granducato toscano, di un principato di Savoia ecc. Vi si vivrebbe meglio di quanto si faccia oggi in Italia, oppure le rispettive economie sarebbero troppo piccole e spesso depresse, senza la forza necessaria per confrontarsi con il mondo? Anche queste sono domande da "porci" (cioè da Piigs...).

giovedì 30 maggio 2013

La Corte dei Conti ha nostalgia di Berlusconi


Si stava meglio quando si stava peggio. Questa è la sintesi del pensiero del Presidente Giampaolino della Corte dei Conti, che nella sua relazione sostiene in pratica che la cacciata del governo Berlusconi e l'arrivo di Monti è stato più un costo che un vantaggio. Anzi ci fossimo tenuti la politica economica del vecchio governo oggi avremmo forse 230 miliardi di euro in più nelle nostre tasche. Perché questo è stato il prezzo dell'austerità montiana sul prodotto interno lordo degli italiani. Volgarmente ciò che guadagniamo.

La cosa non mi stupisce. Facendo semplici conti della serva avevo dimostrato anche su questo blog che il governo Monti non ci stava salvando, ma anzi era un costo supplementare rispetto al periodo di bassa crescita berlusconiana (vedi per esempio: ""Nuovo patto politico"... ci risiamo." "La strategia del Cavaliere (2)"). Il governo Monti è stato un danno economico, sia per il privato che per lo Stato.

"Il rapporto, di elevata qualità e interesse alla pari degli scorsi anni, rappresenta in realtà un bilancio dei risultati non conseguiti dalla nostra finanza pubblica e della crescita economica mancata nell’intero quinquennio della XVI legislatura (2008-201 3): “Il 2012 è stato l’ultimo anno di una legislatura che, misurandosi con una crisi economico-finanziaria internazionale ed interna di intensità mai sperimentata, ne ha registrato i pesanti riflessi sulla gestione delle politiche di bilancio.... L’adozione di una linea severa di  austerità - oggi oggetto di critiche e ripensamenti - non ha, peraltro, impedito che gli obiettivi programmatici assunti all’inizio della legislatura fossero mancati”.
La Corte evidenzia anzi come “alla luce dei risultati, l’intensità delle politiche di rigore adottate dalla generalità dei paesi europei (sia) stata, essa stessa, una rilevante concausa dell’avvitamento verso la
recessione”."
(www.ilsussidiario.net)

Ecco come sono andate le cose nel 2012:

"A questo punto ritorniamo al rapporto della Corte dei Conti e vediamo quali sono le conseguenze  dell’ottusità fiscale sulla finanza pubblica italiana, efficacemente sintetizzate in queste poche frasi tratte dall’introduzione.

“In Italia, nel periodo 2009-2013 la mancata crescita nominale del Pil ha superato i 230 miliardi: un dato sintetico che fornisce una immediata percezione delle difficoltà di gestione del bilancio pubblico mentre l’economia non cresce più. Nell’arco della legislatura, la perdita permanente di prodotto si è tradotta in una caduta del gettito fiscale anche superiore alle attese (quasi 90 miliardi meno della proiezione di inizio periodo), ma non in una riduzione della pressione fiscale, che anzi è aumentata rispetto al 2009 di oltre un punto in termini di Pil.

Le ripetute manovre correttive hanno, invece, consentito importanti risparmi di spesa, il cui livello è risultato nel 2012 inferiore di oltre 40 miliardi alle stime iniziali. Anche in questo caso, tuttavia, il cedimento del prodotto non ha permesso alcuna riduzione dell’incidenza delle spese sul Pil passata, nel triennio, dal 47,8 al 51,2 per cento. Il consuntivo di legislatura ha, dunque, mancato il  conseguimento del programmato pareggio di bilancio, con un indebitamento netto risultato alla fine di quasi 50 miliardi più elevato dell’obiettivo originario”.

Proviamo a spiegarlo in maniera più semplice: secondo uno scenario ragionevole delineato all’inizio della legislatura, il quale prevedeva semplici interventi di manutenzione dei conti pubblici senza drastici interventi, il Pil nominale avrebbe dovuto attestarsi a fine quinquennio su un livello più elevato di circa 230 miliardi rispetto ai 1.566 effettivi, dunque un valore superiore del 15%. Questo maggior valore del Pil avrebbe apportato un maggior gettito fiscale di circa 90 miliardi, pari a 5,5 punti di Pil, che avrebbe tra l’altro permesso il conseguimento del pareggio di bilancio

Anziché il pareggio di bilancio abbiamo invece un disavanzo di 48 miliardi, corrispondenti a tre punti di Pil. La differenza tra il minor gettito fiscale rispetto al pareggio e il disavanzo effettivo,  corrispondente a circa 40 miliardi, è stata coperta da risparmi di spesa rispetto alle previsioni dello scenario di inizio legislatura di cui esattamente metà sono stati posti a carico dei dipendenti pubblici. In sostanza, nello scenario con maggior Pil, maggior gettito e bilancio in pareggio potevamo anche permetterci una spesa pubblica più elevata per 40 miliardi.

Che fine hanno fatto allora i 110 miliardi di manovre totali attuate dal 2008 al 2012, destinati a divenire 140 entro il prossimo anno? Si può fare un calcolo approssimativo e provvisorio, che necessità tuttavia di approfondimento. Se i 110 miliardi di effetti già previsti al 2012 includono con esattezza i 40 miliardi di risparmio di spesa appena ricordati, il maggior gettito fiscale atteso dalle manovre è quantificabile in 70 miliardi. Tuttavia la Corte dei Conti ci dice che il gettito fiscale è stato inferiore alle attese per 90 miliardi. Vi sarebbe stato dunque un effetto netto riduttivo di 20 miliardi: l’insieme degli inasprimenti fiscali della  XVI legislatura avrebbe portato a una perdita di gettito di 20 miliardi. (che risultato impressionante! direbbe la cancelliera Merkel... nda)

Se così fosse vorrebbe dire che siamo in presenza di una elasticità degli imponibili rispetto alle aliquote superiore all’unità: aumentare le aliquote dell’1 % (non, sia chiaro, di un punto percentuale) farebbe ridurre gli imponibili di più dell’1 %, portando a una riduzione del gettito. Saremmo in sostanza in un tratto discendente di una curva di Laffer."
(www.ilsussidiario.net)

Cioè ormai siamo in una situazione in cui più aumenta la percentuale di tassazione, più si contrae la base imponibile, e quindi il gettito complessivo. Ci troviamo in pieno effetto discendente della curva Laffer.
(vedi "Laffer è tra noi", "Le tasse sono bellissime")

Detto in soldoni, se ci tenevamo Berlusconi e Tremonti e non facevamo mettere le mani al meccanico Monti in una macchina statale ed economica già molto in affanno, senza fare praticamente nulla, avevamo 230 miliardi in più in tasca, lo Stato avrebbe avuto 90 miliardi di euro in più in cassa e ci saremmo evitati inutili inasprimenti fiscali. Inutili suicidi, tensioni sociali ecc. Un'ennesima certificazione del fallimento del governo Monti e dell'austerità imposta dalla Germania.
Un'ennesima dimostrazione che la stupidità economica non paga: contrarre il bilancio statale, inasprire le tasse in tempo di crisi oltre che stupido è proprio criminale (vedi "L'austerità che uccide"www.ilfattoquotidiano.it in cui si spiega che invece si sarebbe dovuto aumentare la spesa pubblica in investimenti sociali e produttivi).

Del resto vale sempre il detto che quando ci si trova nella merda, è essenziale muoversi con cautela, per evitare di formare l'onda. Purtroppo l'ondata di merda il governo Monti ce l'ha fatta inghiottire tutta. Peccato che nei telegiornali la prima notizia sia sempre o la fava di Berlusconi o il vaffa di Grillo: le cose importanti da dire vengono furbescamente taciute. E' meglio non far sapere quanti denari ci ha sottratti un governo di sedicenti esperti (in disastri epocali...).

mercoledì 29 maggio 2013

La crisi aiuta Grillo


Fra i vari commenti letti in giro sulla sconfitta del Movimento 5 Stelle, quello che più condivido è riportato sul blog risorgimento-italiano.org dove R. Casiraghi scrive:

"Vorrei annotare che il Movimento 5 Stelle, ... prospera in una situazione di sofferenza dell’elettorato per cui il boom grillino si è avuto sotto il governo Monti che con le sue misure draconiane ha fatto crollare l’economia spargendo il panico a 360 gradi. "
(risorgimento-italiano.org)

Non credo sia una scusante per gli errori commessi da Grillo e Casaleggio, ma è comunque un motivo importante. Anzi il motivo, io penso, dell'arretramento del M5s. Perché a ben pensarci gli errori e le polemiche grillesche non risalgono soltanto al periodo successivo alle elezioni di febbraio. Ricordo che lo "Tsunami tour" è cominciato nel pieno delle polemiche per l'espulsione dal movimento di Salsi e Favia. Ed inoltre prima delle elezioni c'era stato un incontro a Parma con il sindaco grillino sul tema dell'inceneritore che era stato un mezzo flop (settembre 2012). Di cantonate il movimento ne aveva già prese diverse. Le polemiche sulla democrazia interna divampavano roventi sui giornali.

Il fatto è che le motivazioni che spingono gli italiani a votare un movimento di rottura, e ad abbandonare i partiti tradizionali, sono di natura economica: è la paura di finire sul lastrico. Il disimpegno elettorale degli astenuti, non è comunque da sottovalutare. E' un messaggio di tregua, non di fiducia nei vecchi partiti.
Oggi come afferma Casiraghi: "ci troviamo però in un’altra fase dovuta prevalentemente all’attesa delle elezioni tedesche di settembre, una fase in cui il governo e la stampa si sforzano di mandare segnali di cauto ottimismo, come se il peggio fosse già passato." (risorgimento-italiano.org).

In realtà il peggio non è passato. Ci troviamo invece in una fase di sospensione politica ed economica in cui i problemi vengono rimandati a dopo le elezioni tedesche. Persino il Pd farà il suo congresso dopo, ad ottobre, per non dare troppi scossoni politici alla pax europea.

"Che succederà dopo le elezioni tedesche? In pratica nulla. Quindi non si capisce perché i Pigs dovrebbero usare tutte le cautele fino a quella data (settembre), per non disturbare un manovratore folle che ci sta portando fuori strada. Anzi lo scossone in piena campagna elettorale tedesca, sarebbe la mossa adatta, la tempistica giusta per rimediare allo stato delle cose europee. Tutto questo modo felpato di muoversi delle cancellerie dei paesi del sud, sinceramente non lo comprendo. O meglio lo comprendo benissimo, dal punto di vista dell'establishment eurocrate di cui fanno parte anche i dirigenti e leaders del sud Europa."

Ora Letta e Alfano si trovano fra le mani una manciata di miliardi scaturiti dal rientro dalla procedura di deficit eccessivo. Con questi quattro baiocchi tenteranno di fare un po' di propaganda pro-vecchia-politica, eliminando per un anno l'Imu sulla prima casa (forse uno sconto anche sui capannoni), rimandando l'aumento Iva di un punto al 2014, eliminando i super tiket farmaceutici e qualche altra piccola manovra di cabotaggio per mantenere un minimo di consenso elettorale.

Ma attenzione. I due più grandi partiti stanno scommettendo su una situazione geopolitica e geofinaziaria tendenzialmente tranquilla. Cioè una situazione in cui seppur una ripresa economica non arriverà, lo spread continuerà a scendere e il mondo degli speculatori farà finta di dimenticare i problemi dei paesi periferici dell'euro. Ma se come in molti ormai temono, dovessero scoppiare le immense bolle finanziarie mondiali (come le "Scosse" in Giappone hanno fatto intravedere...) gonfiate negli ultimi cinque anni (vedi "Cinque anni di steroidi nelle borse"), l'Italia sarebbe uno dei primi paesi ad essere travolto dalle ondate di default.

A quel punto, altro che grillini. Quelli del M5s appariranno forse i più moderati. E diventerà per tutti mille volte più desiderabile Casaleggio che un 25% ad una neonata "alba dorata" neonazista.

martedì 28 maggio 2013

Il sindaco comunque c'è


Il gioco delle elezioni è sempre meno divertente. Agli italiani piace sempre meno. La flessione nella partecipazione al voto è stata eclatante in Friuli Venezia Giulia, nelle recenti votazioni regionali che hanno visto la vittoria di Serrachiani (Pd): 1 su 2 aventi diritto non ha votato.

Anche in queste ultime votazioni comunali, comunque la disaffezione dell'elettore si è sentita:
"Un calo netto, deciso. Anche se inferiore alle previsioni di domenica. Il dato relativo all'affluenza alle urne per le elezioni comunali, ancora parziale (562 comuni su 563, tutti tranne Roma) parla di un'affluenza del 67,36% contro il 78,99% delle precedenti consultazioni. Il dato di domenica parlava di un astensionismo superiore al 15% sempre rispetto alle precedenti comunali."
(www.corriere.it)

Politicamente abbiamo assistito allo sgonfiarsi del fenomeno mediatico grillino. I cinquestelle evidentemente hanno deluso, non sembrano in grado di risolvere i problemi degli italiani. La cosa preoccupante è che non esiste una forza politica in grado di intercettare il voto dei delusi, il voto degli astenuti. A molti italiani non importa più delegare qualcuno a rappresentarli. Sono disillusi, non credo più in niente. Ritengo che la causa principale sia da ricercare nella crisi e nella perdita di sovranità della politica italiana.

Ma in tutte queste note negative, c'è ne una positiva. Che malgrado tanti siano rimasti a casa, malgrado in tanti ancora siano disposti a votare vecchi simboli sbiaditi e inconcludenti, un sindaco i comuni interessati dalle elezioni lo avranno comunque.

Le leggi elettorali non sono tutto. Con le leggi elettorali non si risolvono i problemi dell'amministrazione delle risorse pubbliche. Ma una legge elettorale che funziona permette perlomeno di premiare i migliori o punire i candidati incapaci. E soprattutto quella dei comuni permette di ottenere una stabilità politica sconosciuta in Italia a livello nazionale.

Se avessimo avuto una legge elettorale simile a livello nazionale, a quest'ora Bersani sarebbe premier da tre mesi circa. Al di la del fatto che la cosa può far piacere o meno, avremmo evitato quei penosi due mesi di corteggiamenti e respingimenti fra forze politiche così diverse. Avremmo anche evitato un nuovo governo degli inciuci che non farà altro che alimentare ancora l'astensionismo e il malcontento.

La legge elettorale comunale italiana, non è altro che la legge elettorale presidenziale francese. Anche li vanno al ballottaggio i due candidati migliori. Se proprio non vogliamo votare in questo modo il Presidente della Repubblica, potremmo almeno decidere quale capo di coalizione deve vincere le elezioni e quindi ha diritto al premio di maggioranza. Un premio che dovrebbe essere uguale sia alla Camera che al Senato. Perché in Italia dobbiamo sempre complicarci la vita con idee strambe, astruse, difficili da attuare? Perché non amiamo le cose semplici e lineari?

Forse non c'è interesse ad avere chiarezza. I comuni sono un'eccezione in quanto ormai li i soldi girano poco.  
Invece a livello nazionale si preferisce continuare a coltivare la "palude" dove tutti i peggiori mostri possono nuotare tranquillamente. Le lobby sguazzano fra i retrobottega delle commissioni e i commi piovuti improvvisi nelle finanziarie. La burocrazia targata politicamente non teme di essere spazzata via da quella dell'avversario politico, in quanto l'avversario non può mai vincere in modo effettivo. Tuttalpiù la burocrazia viene riciclata passando da un ente ad un altro. 

E poi quando i numeri sono sempre incerti si può praticare qual magnifico passatempo tutto italiano che il trasformismo. Dalle compravendite agli scouting ci sono mille varianti. Chi vi partecipa ci guadagna sempre qualcosa: da un bonus milionario a un seggio sicuro per perpetuare la permanenza nell'acquario parlamentare.

Se invece ci fosse una vittoria sicura di una parte politica, poi questa dovrebbe addirittura governare e tentare di portare a termine il proprio programma elettorale. Sarebbe una tragedia per tutti quelli che sguazzano nel torbido. Che rimestano sempre il solito fango modificando un comma qua e la, facendo o promesse o polemiche a seconda dei casi, ma senza mai occuparsi dei problemi reali. Anche perché per risolvere i problemi dovrebbero possedere delle competenze. E l'80% di questi ciarlieri che siedono in Parlamento alla fine di competenze nei campi specifici non ne hanno. Se dovessero governare veramente senza gli attuali ostacoli ed impedimenti, la cosa salterebbe troppo all'occhio. 
Molto meglio litigare nei talk show parlando di aria fritta, ed intanto incassare il lauto assegno da parlamentare...

lunedì 27 maggio 2013

Capitalismo al capolinea


Un intellettuale di sinistra-sinistra come G. Chiesa non può che contestare il sistema capitalismo e i suoi nefasti effetti sociali. Ma di fronte a quanto sta avvenendo nel mondo, allo sfacelo che ci circonda, come dargli torto. La sua analisi mi sembra molto lucida e condivisibile.

"Il crollo della Borsa di Tokyo (-7,32%) è stato il più alto e drammatico dopo Fukushima di 2 anni fa. Conferma che i due trilioni di yen, creati dalla Banca Centrale del Giappone con la cura Abe, non sono serviti a nulla, se non a procurare un primo disastro. Visto che il nuovo premier giapponese annuncia il raddoppio della propria massa monetaria da qui alla fine del 2014, che Dio gliela mandi buona, a lui e a tutti noi.

Anche perché sta continuando la danza assurda della Federal Reserve, che continua a “stampare” (cioè a creare al computer) 85 miliardi di dollari al mese. Quosque tandem, Ben Bernanke, abutere patientia nostra? (Per quanto abuserete della nostra pazienza? nda)

Non lo sa neanche lui. Affermano, Bernanke e Abe, di voler stimolare l’economia (leggi la finanza) stampando banconote, in attesa di Godot, che però non arriverà più. Per due motivi: perché stimolare la finanza non fa più crescere l’economia, e perché i limiti alla crescita sono ormai apparsi sulla scena e non andranno più via."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Non si può crescere all'infinito. Ci sono dei limiti fisici, energetici, forse anche psicologici, storici che non si possono superare. Se tutta l'umanità consumasse come gli statunitensi o gli europei, servirebbero alcuni pianeti coma la Terra per soddisfare tutte le nostre necessità. Ecco, forse potremmo un giorno superare questi limiti quando andremo a sfruttare commercialmente e fisicamente lo spazio. Per ora dobbiamo fare i conti con un equilibrio instabile, tra necessità, desideri e risorse disponibili.

"... Il crollo di Tokio e di tutte le Borse europee (per quanto valga poco come segnale) viene dai dati cinesi: la crescita cinese rallenta. E questo produce il rallentamento di tutti i mercati. Dunque ecco il quadro: lo stimolo monetario americano e giapponese non funziona; l’austerità europea non funziona. Il mainstream media ci riferisce che gli Stati Uniti sono in crescita, ma è un bluff clamoroso. E’ come dire che un eroinomane perso è in ottima salute quando ha preso la sua dose.

Invece, qui in Europa anche gli irresponsabili di Bruxelles e di Francoforte – tranne Mario Draghi – cominciano a capire che sono sull’orlo del baratro."

Ho scritto un post alcuni giorni fa dal titolo emblematico: Se fallisce il Giappone, lanciamo banconote dagli elicotteri. Perché la situazione è questa: oggi l'austerità non funziona (perché è prociclica) ma anche le politiche di Quantitative easing che dovrebbero essere anticicliche non funzionano. Ma il motivo è molto semplice: quest'espansione monetaria di marca statunitense e giapponese, riguarda solo le banche ed il mondo finanziario. Non l'economia reale se non in modo marginale. Ci vorrebbero dei Quantitative easing per il lavoro e per stimolare la domanda interna.

"Tutto dovrebbe essere chiaro: si va verso il collasso della finanza mondiale. I segnali d’impazzimento del sistema non cessano. Come non capire che è il sistema che si sta rompendo? Nel 2001 hanno inventato il nemico islamico, dopo il nemico rosso, ma questa volta non c’è dubbio che c’è un virus interno al sistema che lo sta conducendo all’agonia. Sembrerebbe logico tentare di cambiare qualche cosa, inventare qualche medicina che non sia la morfina. Per esempio le regole della finanza dovrebbero essere cambiate. Infatti – come ci informava nei giorni scorsi un autorevole e non firmato editoriale del New York Times – la Commodity Futures Trading Commission ha tentato di introdurre almeno la riforma per regolare i derivati. Non l’avesse mai fatto!

Le cinque banche più importanti del mondo occidentale (se volete l’elenco, eccolo: JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Bank of America, Citigroup e Morgan Stanley) hanno alzato la paletta rossa. Non se ne fa nulla. I padroni del mondo dettano legge anche al Governo di Washington. Anzi: sono il Governo di Washington. E decidono anche per l’Europa. La famosa crisi europea, l’altrettanto famosa crisi dell’euro, sono nate dagli Stati Uniti, negli Stati Uniti. Il loro subprime ha innescato tutto ed è esploso nel 2008, sotto il nostro naso, per importare in Europa il loro disastro, che adesso sembra il nostro disastro, solo perché è diventato il nostro disastro.
...
Passiamo in Europa. Leggo adesso (ancora il New York Times) che la Apple ha evaso le tasse negli Stati uniti per la non modica cifra di 44 miliardi di dollari. Scandalo americano? Certo. Ma anche scandalo europeo. Infatti il signor Timothy Cook (il successore del guru Steve Jobs, che ci ha strappato molte più lacrime di quanto meritasse) è andato a Dublino e ha ottenuto dal governo irlandese di pagare appena il 2% dei suoi profitti. Cioè molto al di sotto della già molto bassa tassazione ufficiale locale del 12,5%, la quale è meno della metà di quella francese e tedesca, e meno di un terzo di quella italiana.

Il signor Cook ... è riuscito così a evadere 12 miliardi di euro anche in Europa. Così, leggendo, mi viene in mente il fiscal compact. E penso: ma dov’era la Banca Centrale Europea. E dov’è il signor Mario Draghi? Abbiamo scoperto da poco che avevamo un’off shore in più in Europa. Si chiamava Cipro. Adesso siamo passati a tre: con il Lussemburgo c’è anche l’Irlanda. Ma allora quale disciplina fiscale si può chiedere a Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, quando le corporations Usa ricevono questi trattamenti di favore? Chi doveva vigilare?

Se c’è una dimostrazione della necessità di prendere il controllo della BCE, e sottrarlo a questo maggiordomo, eccola qui squadernata. Che equivale a dire che questa Europa va rivoltata come un guanto. La domanda è sempre la stessa. Quanto tempo perderemo ancora? Per quanto tempo permetteremo a costoro di mettere le mani nelle nostre tasche? Attenti che siamo ormai a un passo dal prelievo forzoso dei nostri risparmi e a due passi dalla privatizzazione selvaggia delle ricchezze nazionali. Verranno, con i denari virtuali, a comprare le ricchezze reali (oro incluso). Poi bruceranno tutta la carta. Noi resteremo poveri in canna, e schiavi. Loro avranno la proprietà dei beni."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Questo nesso mi era sfuggito: due pesi e due misure. A noi il fiscal compact, all'Apple grandi sconti fiscali. Ma l'unione fiscale come cappero dovrebbe funzionare?
Forse ho capito: molto bene per l'1% della popolazione che detiene il potere economico, e come al solito molto male per il restante 99%.

domenica 26 maggio 2013

Manifesto paneuropeo antieuro


Il primo (credo) movimento d'opinione (forse politico?) a livello europeo, palesatosi con il manifesto di seguito riportato e firmato da vari intellettuali europei, nasce provocatoriamente con l'intento di smantellare parte della costruzione europea stessa.


"Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’Eurozona
La segmentazione controllata dell’Eurozona per preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea.
La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Unico.
...
Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea.
...

Una strategia nel segno della solidarietà europea
Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, presa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea. Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita."

(Il manifesto completo qui: goofynomics.blogspot.it)

Il manifesto è firmato fra gli altri da Bagnai e Borghi per l'Italia, da J. Sapir per la Francia. Il manifesto è quindi fortemente connotato da economisti molto critici verso la moneta unica. Non contesto di certo questo atteggiamento contrario all'euro, in quanto penso non ci siano aggiustamenti possibili all'attuale situazione europea.

Ma è effettivamente molto stravagante che nasca un movimento d'opinione europeo... contro l'Europa. E' veramente assurdo che non sia mai nato un movimento d'opinione o politico pro-Europa, quando ancora l'europeismo era merce diffusa nel continente. O almeno io non me ne ricordo.

Eppure una qualche possibilità l'Europa può ancora averla: la scelta è duplice, o si smantella la zona euro, o ci si avvia ad un'unificazione europea politica completa.
La seconda possibilità penso sia l'unica alternativa possibile all'estinzione dell'euro. La crisi potrebbe essere risolta in buona parte con "più Europa", ma non intesa come la intendono gli eurocrati di oggi, ma nel senso di più democratica, più poteri all'Europa politica, maggiore integrazione economica e fiscale, con un governo centrale e un Parlamento veramente in grado di prendere decisioni, e di poter gestire un vero bilancio continentale.

Questo è quello che chiede probabilmente Hollande (vedi "La Francia implora più Europa"), cioè gli Stati Uniti d'Europa. Holland è un politico "eurista" che capisce di non avere più vie d'uscita in questa situazione, e che non può diventare euroscettico rinnegando vent'anni di politiche europee perseguite in maniera dogmatica.

Malgrado condivida la scelta di abbandonare l'euro, malgrado il manifesto anti-euro indichi che tale scelta dolorosa la si deve prendere per preservare la pace sociale e fra le nazioni europee, una riflessione mi sorge spontanea: questo continente è davvero difficile da unificare. E' molto più facile aggregare intellettuali per smantellarla l'Europa.

Le barriere culturali che separano gli europei purtroppo sono molto difficili da superare. Le differenze linguistiche sono una separazione insormontabile. Del resto l'Italia è stata unificata più dalla radio e dalla Tv che dalle imprese di Garibaldi. Gli europei non hanno valori culturali condivisi. Certo i grandi autori ed artisti del passato e del presente non mancano, ma i valori popolari sono altra cosa. 
Sono la musica leggera, le serie televisive, gli eventi sportivi, ma soprattutto gli show tv popolari dove si incontra quella miscela di comicità, arte, personaggi noti, politici e temi sociali che aggregano le masse. Quelle cose con cui poi ci si confronta quotidianamente al bar, al lavoro, a scuola ecc. Sono i Pippo Baudo, i Zelig, i Bruno Vespa che aggregano i valori culturali popolari di una nazione, non sono mica i Beethoven o i Cervantes...

L'Europa della cultura nazional-popolare si è fermata negli anni '80 con i "Giochi senza frontiere". Ognuno in Europa è chiuso nelle proprie frontiere, nei propri limiti linguistici. In genere noi italiani, ma vale per tutti, non sappiamo per cosa si stanno divertendo, o eccitando, o esaltando, o indignando, o commuovendo nemmeno i nostri vicini Francesi, Austriaci e Sloveni. Figuriamoci tutti gli altri. Le emozioni, come i tutori dell'ordine, si fermano alle rispettive frontiere.

Questo è un male. E' un limite per qualsiasi raggiungimento di un sentire comune europeo. Prima di avere una politica ed un'economia europee, bisognerebbe avere un minimo di base culturale europea. Ma di una cultura molto bassa, per massaie. Che non si può limitare alla conoscenza dei nomi delle capitali europee, dei luoghi turistici, o dei cliche, dei soliti luoghi comuni basati su tare nazionali e cibi strani.

Probabilmente prima di fare l'euro si sarebbe dovuto fare un'euro-televisione, con trasmissioni nazional-popolari, noiosisimi novantesimi minuti per calciofili, contenitori per comici schiamazzanti, trasmissioni di culinaria, talk show con politici litiganti ecc. per forgiare il cittadino medio europeo. Forse oggi ci sarebbero le tecniche per trasmettere una rete multilingue su tutto il continente europeo. Piuttosto di niente, andrebbe bene anche una televisione con telegiornali edulcorati e notizie mezze inventate come vengono trasmessi oggi nei rispettivi paesi. Ma almeno verrebbe spacciato lo stesso tipo di droga soporifera su tutto il continente. Almeno sapremmo sempre in diretta quali sono gli umori del continente, e non si dovrebbero attendere notizie dall'estero come se si attendessero le parole di un oracolo.

Quest'Europa è solo un'entità geografica senz'anima. Si è tentato di unificarla con normative comuni, ma poi si è scoperto che ogni nazione le ha recepite in modo diverso. Naturalmente a seconda del carattere nazionale: noi italiani per esempio nel modo più bizantino possibile. Invece di stabilire la corretta curvatura delle banane, avremmo dovuto semplicemente aprire le frontiere alla cultura, alla musica, al cinema, agli artisti ed intellettuali più vari.

Anche lo sport è diviso. Gli incontri europei sembrano quasi incontri interplanetari. Le varie champions, i campionati e kermesse europei che si svolgono ogni tanto sembra avvengano in un'altro continente. Anche quando ci incontriamo fra europei sembriamo distantissimi. Che ci voleva a inventare un campionato di calcio, basket, pallavolo ecc. di livello europeo impostato nello stesso modo dei campionati nazionali?
Ci manca un Super Bowl europeo per diventare Stati Uniti anche noi.

Forse per tutti questi motivi hanno ragione i firmatari del manifesto. E' meglio chiudere l'esperienza dell'euro e pensare a qualcos'altro per unificare veramente gli europei in un'unico popolo. Il superamento del limite linguistico è un obiettivo molto difficile da raggiungere, ma andrebbe perlomeno steso un piano d'azione, invece di arrendersi prima di cominciare. Una lingua internazionale già esiste, è l'inglese. Si potrebbe certificare semplicemente la sua adozione, come hanno fatto già molte nazioni. E quindi cercare di portare il bilinguismo in tutto il continente.

O se volessimo essere più sognatori, potremmo adottare l'esperanto per non fare un torto a nessuno o dare un vantaggio solo ad alcuni. E quindi programmare il suo insegnamento a partire dalle scuole primarie, per ottenere un domani veri cittadini europei che sono in grado di comprendersi, e di dialogare e dibattere fra loro. L'Europa dovrebbe essere unificata da intellettuali, artisti, attori e sportivi, invece che da eurocrati elitari ed insensibili. Un'Europa unificata a colpi di summit fra premier e provvedimenti di austerità non potrà continuare a tenersi insieme ancora per molto tempo. Questo è il metodo migliore per far risorgere i nazionalismi e gli odi transnazionali.

Abbiamo impiegato secoli a combatterci. Sarebbe ora di impiegare qualche decennio per trasformarci in cittadini europei, partecipanti a una cultura comune, senza peraltro dover rinnegare le rispettive culture nazionali. Non facciamo nemmeno l'errore di noi italiani, che per creare il cittadino italiano modello abbiamo sacrificato le culture delle piccole nazioni in cui era frammentata la penisola prima del 1860. Oggi c'è chi tenta di preservare i dialetti o l'artigianato tipico con operazioni che sembrano recuperi archeologici. Non è il caso di essere così fanatici del nuovo. Bisogna sempre conservare le proprie radici. Però non è nemmeno il caso di essere fanatici in campo monetario (vedi "Fanatismo monetario").

Chissà se ora i seguaci del Partito Unico dell'Euro firmeranno anche loro un manifesto per la salvaguardia della moneta unica.

sabato 25 maggio 2013

Futuro nero, primavera triste


Non so se dipenda da questa primavera fredda e triste, ma leggo continuamente di profezie pessimistiche e nere. Di default in arrivo già in estate.
Ha cominciato Grillo dicendo che a settembre-ottobre ci ritroveremo come alla fine del 2011. Ma anche altri si uniscono a lui nel vedere un futuro nero. In effetti Grillo mi pare riprenda le argomentazioni dell'economista francese Sapir.

"Più che mai, si pone la questione della sopravvivenza dell'eurozona. Le tendenze alla sua frammentazione stanno ormai aumentando. Vediamo che i problemi dei paesi molto diversi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Italia convergeranno a breve termine, probabilmente nel corso dell'estate 2013. In questi paesi la crisi fiscale (Grecia, Italia), la crisi economica, la crisi bancaria (Spagna, Italia) si stanno ormai sviluppando in parallelo. Pertanto è altamente probabile che avremo una violenta crisi nell'estate del 2013, o all'inizio dell'autunno. È il momento di regolare i conti."
(vocidallestero.blogspot.it)

Le aspettative negative del capo del M5s, guidano perciò le sue strategie:

"Grillo è convinto di tre cose:

a. che la crisi finanziaria internazionale stia per portare a breve l’Italia al crollo (la sua previsione è che già a novembre il governo non sarà in grado di pagare le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici);

b. di conseguenza, che la crisi del sistema dei partiti sia sul punto di precipitare fragorosamente;

c. che, quindi, la scelta che si impone è fra l’affermazione del suo movimento politico e quella di una soluzione autoritaria come un regime militare (anche nel recente comizio a Corato, in Puglia, ha sostenuto che il M5s è quello che trattiene la gente dal fare barricate);
...
Sicuramente l’analisi di Grillo sulla crisi parte da dati di fatto su cui si può concordate:

a- più o meno a giugno avrà fine la tregua dei mercati finanziari verso l’Italia (come ha detto Soros 13.5.13) e lo spread riprenderà a salire a salti, probabilmente sino a tutto l’autunno;

b- a luglio si inizierà a constatare che il gettito fiscale sarà inferiore all’anno scorso e non solo per la probabile sospensione della rata Imu, ma anche e soprattutto per l’effetto della recessione causata proprio dai rincari fiscali decisi da Monti fra fine 2011 e primi 2012. Con il risultato di un ulteriore disavanzo e di una crescita sensibile del peso del debito sul bilancio statale e sul Pil (facile prevedere che sfonderemo a passo di bersagliere il 130% avviandoci al 140% sul Pil) e questo non farà che rilanciare lo spread;

c- Dopo la pausa estiva è plausibile che una fetta di aziende non riapriranno i battenti o chiederanno la Cassa Integrazione."

(www.comedonchisciotte.org)

Intanto alla Bundesbank ci hanno già liquidati: "Per Weidmann, <le nazioni devono rispettare le regole dell’unione monetaria e chiedere alla Bce di calmare i mercati crea un’Europa debole> ma, soprattutto, <nell’area euro devono essere possibili insolvenze di Stati>.
...
Attenzione, la tregua sui mercati è finita. Anche per l’Italia, temo, come dimostra questo grafico di Diapason su dati Bloomberg. Compara la crescita delle sofferenze bancarie italiane (linea nera) con lo spread tra Btp e Bund tedeschi (linea rossa), ultimamente molto basso e totalmente assente da scossoni.




Bene, negli ulitmi giorni invece sia il vostro spread che quello portoghese e spagnolo, i cosiddetti “periferici”, hanno conosciuto aumenti nell’ordine di una decine di punti base e il trend sembra proseguire. Come mai, forse gli acquisti giapponesi sono rallentati? No, non sono mai iniziati. I fondi nipponici stanno comprando in lira turca, pesos messicano e real brasiliano, non nell’eurozona. I fondi pensione spagnoli, invece, non possono più acquistare, perché sono all-in al 100% nel debito del loro Paese. Sta accadendo ciò che è normale, ovvero con un ritardo di 6-8 settimane, dovuto all’esuberanza da ricerca del rendimento che ha drogato i mercati (grazie alla Fed e non alla Bank of Japan), gli investitori cominciano a prezzare l’aumento delle sofferenze bancarie, tramutando gli istituti di credito europei – vedi Bankia di cui abbiamo parlato prima – nel cosiddetto elefante nella stanza. Come vedete dal grafico, finora i due andamenti sono stati più o meno regolari, ovvero hanno conosciuto una medesima traiettoria. Poi, da metà del 2012, le traiettorie sono divenute nettamente divergenti: le sofferenze crescevano, lo spread si comprimeva grazie ai soldi della Bce che permettevano alle banche europee di comprare titoli di Stato, alla liquidità nel sistema e alle riserve della Fed per le filiali Usa delle banche europee che facevano lo stesso, alla promessa di Draghi di difendere l’euro a ogni costo e in ultimo all’operazione di stimolo del Giappone, leva psicologica per portare tutti a comprare qualsiasi cosa, purché garantisse un rendimento.
...
...le vostre banche, che a fine febbraio avevano in pancia la cifra record di 351,6 miliardi di titoli di Stato italiani (cifra destinata a salire, visto lo spread fermo di questi ultimi tre mesi che significa acquisti senza fine), rischiano di dover scontare a bilancio perdite di valore di quei bond che possono portare al dimezzamento del prezzo pagato. Vuol dire la fine."

(www.rischiocalcolato.it)

Fare previsioni pessimistiche di questi tempi è sempre più facile. Non si vedono luci in fondo al tunnel. E forse in Giappone come alla Fed si stanno cominciando ad avere ripensamenti. Più alla Fed che alla Banca centrale giapponese che ha appena cominciato la politica di Qe. Si comincia comunque a stendere, o almeno a pensare ad un piano per uscire da una situazione di squilibrio finanziario sempre più evidente. Ma uscire dai Qe significa far crollare un enorme castello di carte che può cadere con un soffio. Si è visto cosa è successo a Tokio solo l'altro giorno (-7,3%) non appena Bernanke ha ventilato l'ipotesi di ridurre un po' i Qe della Fed.

venerdì 24 maggio 2013

Scosse


Prima scossa mondiale:

"Seduta in deciso ribasso sia per la Borsa di Milano che per le altre grandi piazze del Vecchio continente dopo il tonfo di Tokyo, il peggiore dallo tsunami di due anni fa (- 7,32% nda). Il FTSE MIB chiude in pesante calo a -3,06%. Perdite, anche se più ridotte, per gli altri principali listini europei: FT-SE 100, DAX 30 e CAC 40
...
Le ragioni del giovedì nero I due fattori dietro il cattivo andamento dei mercati borsistici in Cina e Giappone e di riflesso anche in Europa sono le parole del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke - che ha accennato a un'uscita, anche se non a breve, dall'attuale fase di stimolo all'economia Usa (tradotto: fine del bengodi Quntitative easing nda) - e il pessimo dato sul Pmi cinese il peggiore da qui a sette mesi."

(www.ilsole24ore.com)

Oppure forse la causa è tutta interna al Giappone a al suo devastante Quantitative easing che sta gonfiando l'ennesima bolla:

"Ma non è l’indice Nikkei a fare notizia quanto il panico che alla fine è arrivato sul mercato dei Titoli di Stato Giapponesi. Per la terza volta in 8 sedute, il mercato sui titoli di stato giapponesi è stato fermato per eccesso di ribasso, ovvero per un eccesso di rialzo nei tassi.

E’ successo sulla scadenza a 10 anni. Poi la borsa giapponese ha cominciato a crollare e dunque il flusso di denaro in uscita dalla borsa ha riportato la “normalità” anche sul mercato dei Bond nipponici. In ogni caso i tassi su tutte le principali scadenze giapponese sono ai massimi degli ultimi 18 mesi e sebbene in termini assoluti siano ancora a livelli bassissimi el fenomeno della volatilità segnala che le autorità giapponesi stanno perdendo il controllo dei mercati (ad esempio i bond a 10 anni è stato fermato quando rendeva l’1% per poi chiudere a 0,93%, massimo da 1 anno e mezzo)"

(www.rischiocalcolato.it)

Curiosità, il Sole24ore pubblica il dossier:
"Borsa, il rischio della Bolla"
Contenuto a pagamento del quotidiano on line. Il "segreto di Pulcinella" venduto a soli 3 euro. Non li spendete, basta leggere migliaia di post gratuiti in rete che spiegano da mesi che stiamo vivendo in una gigantesca bolla finanziaria. Mi viene quasi il dubbio che il Sole24ore metta a pagamento un contributo così fondamentale per cercare ancora disperatamente di nascondere la verità al grande pubblico.

Attenzione. Questa di Tokio è un'avvisaglia. Potrebbe essere l'inizio della fine: lo scoppio a ripetizione delle mega bolle finanziarie mondiali.

Seconda scossa nazionale:

Il nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta» .... Così il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, all’assemblea annuale dell’ Associazione delle grandi imprese svolta alla presenza del premier Enrico Letta e di una folta rappresentanza di ministri. A causa delle sue «debolezza strutturali» il Mezzogiorno resta per il leader degli industriali «una parte del Paese in cui lo sforzo per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione assume le caratteristiche di una vera e propria sfida per la sopravvivenza»."

Commento: non passerà molto tempo che qualche importante industriale italiano si affiancherà a Grillo ed altri nella critica all'euro. Avverrà quando ci si renderà conto di quello che ormai in molti sanno: non esiste nessuna azione di governo all'interno di queste politiche europee che possa portarci fuori dalla crisi.

"«La mancanza del lavoro è la madre di ogni male sociale», ha detto ancora Squinzi «va affrontata in maniera strutturale e con equilibrio, intervenendo sul costo, produttività e regole». Le imprese «sono pronte a supportare l'azione del governo con investimenti e occupazione», aggiunge."

Commento: impossibile fare una politica del lavoro in un'Europa che ci chiede proprio il contrario, cioè di ridurre l'occupazione per deflazionare gli stipendi. O ti accontenti di uno stipendio da miseria, oppure il posto lo prende quello in fila dietro di te... Questa è la filosofia dell'Europa.

"Poi l'amara considerazione sulla pressione fiscale. Oltre ad essere «punitivo», il fisco italiano è «opaco, complicato, e incerto nella norma». Un fisco che è «quanto di peggio si possa immaginare» e che «scoraggia gli investimenti e la crescita»."
(www.corriere.it)

Commento: non si può rinunciare a nulla dell'attuale livello fiscale. Nemmeno a una sola marca da bolla. L'equilibrio del fisco italiano corre precariamente lungo il grafico di Laffer (vedi: "Laffer è tra noi"). E' sempre la solita tiritera: siamo privi di sovranità monetaria, lo Stato si sostiene solo con le tasse, se l'economia va male per forza di cose vanno tagliati i servizi (e gli sprechi certo, ma non bastano...).

Terza scossa politica:

"... Silvio Berlusconi, è stato uno dei "responsabili di vertice di tale illecita complessa operazione", un sistema che ha portato avanti per anni, anche da premier, con la gestione di una "enorme evasione fiscale". Dall'altro la Cassazione mette nero su bianco che la richiesta di trasferire a Brescia i processi Mediaset e Ruby è stata ispirata da "strumentali esigenze dilatorie" e attuata muovendo "accuse infamanti" alle toghe di Milano. Un micidiale uno-due che Berlusconi commenta facendo però riferimento alla sola sentenza di Milano: "Motivazioni surreali"."
(milano.repubblica.it)

Non so se questa notizia può incidere sulla popolarità elettorale del Cavaliere, sicuramente è un'altro bastone nelle ruote della biciclo governativo Pd-Pdl. Un po' di bottarelle così e il governo è spacciato.

E poi, folcloristico per certa stampa ma forse non tanto:

"Grillo: «Referendum sull'euro entro un anno»

«L'Europa va ripensata. Noi consideriamo di fare un anno di informazione e poi di indire un referendum per dire sì o no all'Euro e sì o no all'Europa». Beppe Grillo torna a cavalcare un tema forte dell'ultima campagna elettorale del Movimento 5 Stelle. «Sull'Euro e sull'Europa gli inglesi ci insegnano la democrazia. Nessun partito può arrogarsi il diritto di decidere per 60 milioni di persone». La proposta del comico genovese rasenta la provocazione, anche perché un referendum è di difficile applicazione costituzionale: «Io non sono un terrorista, sono il più grande europeista che c'è e voglio andare in Europa e ridiscutere un piano B da qui a cinque anni», ha aggiunto il leader M5S, spiegando: «Quando poi siamo pronti facciamo un referendum e decidiamo noi se stare nell'Euro oppure no»."

Perché fra un anno? Perché prima di fare un referendum così importante va provocato un dibattito pubblico molto intenso. Ma  forse anche perché dietro potrebbe esserci una strategia molto precisa:

"Secondo un sondaggio pubblicato questo mese dal Pew Research Center, oltre il 60% degli spagnoli, greci, italiani e francesi vogliono mantenere la moneta comune.
...
Una volta però che le persone percepiranno che non c'è luce in fondo al tunnel "probabilmente si inizierà ad assistere ad un dibattito più aperto sui costi e sui benefici di mantenere la moneta unica e una volta avviato il dibattito, le cose potrebbero evolversi abbastanza rapidamente."

E’ già successo. Esattamente come per i paesi che hanno aderito all’Eurozona, l'Argentina nel 1990 rinunciò al controllo sulla propria moneta, fissando il cambio uno a uno con il dollaro USA.
...
La saggezza popolare del tempo voleva che gli argentini dovessero sopportare qualsiasi difficoltà pur di continuare ad utilizzare il dollaro statunitense,
...
"La svalutazione non è un'opzione per l’ Argentina", disse ai tempi un economista della Banca Mondiale. "Con un livello così alto di dollarizzazione, una svalutazione sarebbe troppo costosa."
...
I politicanti dell'UE che si crogiolano nell’apparente popolarità dell'euro dovrebbero considerare che anche gli argentini avevano ampiamente sostenuto l’ancoraggio del cambio al dollaro fino al momento dell’esplosione. In un sondaggio pubblicato nel dicembre 2001, lo stesso mese in cui gli argentini si rivoltarono, solo il 14% aveva sostenuto che il regime monetario doveva essere dismesso, mentre il 62% aveva dichiarato di volerlo mantenere. Il che praticamente coincide con la percentuale di spagnoli e greci che oggi dicono di voler mantenere l'euro.
...
Alla fine del 2001, il ministro dell'economia argentina aveva definito l’ancoraggio al dollaro "un'istituzione permanente", il cui crollo impensabile avrebbe causato "la dissoluzione delle istituzioni di base dell'economia e della società". Un mese dopo non c’era più.

Coloro che sostengono che il rischio di dissoluzione dell’Eurozona è scomparso, dovrebbero ricordarsi di altri periodi in cui le persone avevano considerato un regime monetario sacro, fin tanto che non è stato spazzato via. "

Nel corso di un anno le idee degli italiani in merito all'euro possono cambiare drasticamente.

Attenzione alle scosse di avvertimento, ai segni precursori. Preannunciano il grande terremoto, il "big one" finanziario, sociale e politico in avvicinamento.

giovedì 23 maggio 2013

La borsa più pazza del mondo


Sempre più su. Le borse internazionali non conoscono limiti. Da quando il Giappone ha deciso di stampare yen a ritmi serrati, la borsa di Tokio è partita a razzo. Sembra che chi non si getta sulle azioni di Wall Street è uno stupido e si sta perdendo l'opportunità della vita. C' è chi invita a buttarsi nell'azionariato senza timori, così come niente fosse:

"Wall Street il malato è guarito

Il toro di Wall Street è pronto a caricare. Dopo anni di vacche magre, le banche americane sono di nuovo all’attacco, decise a recuperare il tempo, e i soldi, perduti durante la crisi finanziaria.

Me l’ha spiegato l’altro giorno uno dei signori della finanza americana, mentre approfittavamo della prima giornata primaverile a New York per fare una passeggiata nel Financial District.

Quando siamo arrivati al toro – la famosissima scultura in bronzo di Arturo Di Modica – mi ha detto: «Finalmente ci sentiamo così». E ha puntato alla massa bronzea dell’animale, ...
...
Negli ultimi sei anni, le capitali dei capitali – New York, Londra, Francoforte, Milano – hanno dovuto far fronte alla drastica contrazione di una delle più grandi fonti di crescita per l’economia locale: i banchieri e gli operatori di Borsa...
...
Ma quel ciclo sta ormai per finire per due ragioni: perché le banche sono cambiate, sia dal punto di vista del business che, si spera, da quello della morale; e perché la società, la politica e persino la gente comune ha bisogno di loro, anche se non lo ammettono.

«È come una persona che mangia male e non si riguarda e viene colta da un infarto», mi ha detto il capo di una banca d’affari americana. «Ti dà una scossa che ti fa riconsiderare tutto». "

(www.lastampa.it)

Un pezzo che mi sembra tanto un invito al suicidio per il parco buoi. Entrare adesso in un investimento azionario è molto pericoloso. Le borse più importanti hanno raggiunto e stanno superando i massimi del 2008. Non è detto che crescano ancora. E nemmeno posso credere che le banche siano cambiate. Sono solo ripiene dei soldi dei Quantitative easing e non sanno letteralmente dove buttare i soldi. Tanto che ormai comprano azioni ed obbligazioni ad alto rischio con rendimenti ridicoli:

"Oggi un titolo obbligazionario spazzatura rende quello che un treasury bond a 10 anni rendeva nel 2007 (e a quei tempi era AAA). In media un titolo NON investment grade a 10 anni rende meno del 5%, non era mai successo nella storia della finanza."
(www.ilgrandebluff.info)

Ma quello delle borse mondiali è un mondo folle. Un mondo alla rovescia: più l'economia va male, più le borse sono esuberanti. Non hanno più attinenza con la realtà economica che sta vivendo il pianeta.

"Crisi dell’Eurozona, il paradosso della Grecia

Qual è stato secondo voi il migliore investimento degli ultimi 12 mesi ? La Borsa americana oppure quella tedesca ? Niente affatto…la risposta sorprenderà chi non lavora tutti i giorni sui mercati: la Grecia

Dal maggio 2012 ad oggi i mercati finanziari greci hanno garantito il maggior guadagno in assoluto: l’indice della Borsa di Atene è salito del 142% mentre i Buoni del Tesoro a 10 anni sono saliti, sempre in un anno, del 372%.

Cosa è successo ? La Grecia ha forse conosciuto un improvviso ed insperato boom economico? Assolutamente no: la disoccupazione è stabilmente vicina al 30% mentre il Pil greco nel 2012 è sceso di oltre il 6%, il peggior dato di tutta l’Unione Europea, e lo stock di debito pubblico è sempre pericolosamente vicino al 200% del Pil.

L’incredibile performance del mercato greco è figlia unicamente delle manovre espansive (e permettetemi di aggiungere distorsive) di politica monetaria messe in atto dalla Fed, dalla Banca del Giappone ed anche dalla Bce

L’enorme massa di liquidità riversatasi sui mercati ha depresso i tassi di interesse delle principali attività finanziarie (che in molti casi offrono rendimenti reali negativi) al punto da scatenare una vera e propria caccia ai rendimenti con gli investitori disposti ad assumersi rischi crescenti pur di ottenere rendimenti accettabili. ...

Come sempre però, il popolo greco non trarrà alcun beneficio da questa corsa al rialzo: i profittisono e saranno come sempre appannaggio di quella piccola percentuale di investitori che già disponeva di un capitale o che comunque ha potuto prenderlo a prestito per operare sui mercati.

L’andamento iperbolico del mercato greco è la dimostrazione più lampante di come le manovre di politica monetaria delle principali banche centrali, in apparenza poste in essere per favorire la ripresa economica, stiano in realtà solo amplificando le distorsioni nella distribuzione della ricchezza : una piccola percentuale della popolazione (non più del 10%) sta godendo di rendimenti a due cifre sui propri capitali, mentre tutti gli altri continuano a vivere sulla propria pelle una condizione recessiva dell’economia determinata anche dal fatto che i principali istituti di credito invece di riprendere la propria attività tipica di erogazione del credito continuano ad investire i fondi garantiti dalle banche centrali in attività finanziarie che garantiscono un guadagno sicuro ed a basso rischio.

La popolazione greca, ridotta allo stremo, sentitamente ringrazia."

mercoledì 22 maggio 2013

L'ottimismo inutile


E' inutile continuare a parlarsi addosso. E' inutile essere ottimisti al tempo del governo Letta. Come ha detto C. Borghi a Piazza Pulita (La7):

"E' molto frustrante per me, perché purtroppo non si vuole vedere in faccia l'assassino... non ci si ferma... sento delle soluzioni che non sono soluzioni... si dice che la colpa è del debito pubblico... Grecia, Irlanda, Spagna, Italia... tutti questi paesi hanno delle caratteristiche diverse, l'Irlanda non aveva debito la Spagna uguale...

Mi piacerebbe che ci soffermassimo sulle cause... non si parla mai delle cause... la cause è che le imprese non vendono più i prodotti perché siamo in un sistema economico che non è adatto a noi... e così in Irlanda, Spagna, Grecia... questa è la causa che accomuna tutti questi paesi diversi...

Ci sono due vie d'uscita: la prima è uscire dall'euro... la seconda abbattere i salari... svalutare i salari... domani ci svegliamo e tutti gli stipendi sono tagliati del 20%..."

E' inutile dibattere di continuo su questa crisi, su questo governo, su quello precedente o su quello futuro, perché all'interno delle politiche del governo e di quelle che ci impone l'Europa non ci sono soluzioni possibili. Inutile illudersi.

"Crisi, non c’è speranza a meno che..

Parto dai dati citati da uno dei nuovi blogger del Giornale, l’imprenditore Davide Erba, che in questo post, evidenzia come il risparmio privato degli italiani superi gli 8mila miliardi di euro, una cifra che è pari a 4 volte il debito pubblico italiano.

Riprendo un altro post interessante di Maurizio Mazziero, che dimostra come “l’aggiustamento dei conti pubblici in un quadro di finanze sane” vantato dal governo sia illusorio. I dati di bilancio rivelano che nei primi 3 mesi del 2013 l’Italia il debito pubblico è aumentato di altri 46 miliardi, e se si considera che in tutto il 2012 l’incremento è stato di 81 miliardi, il dato è catastrofico. tanto piû che, sempre nei primi tre mesi, lo Stato ha registrato incassi per 91 miliardi e pagamenti per 105 ovvero non ha tagliato la spesa pubblica che continua a crescere.

Dunque, da un lato Erba ci dice che andiamo molto bene, dall’altro Mazziero che andiamo molto male e se considerate anche il mio ultimo post sulla sostenibilità del debito pubblico, molto lusinghiero per l’Italia, lo smarrimento è d’obbligo.

Oppure no. Già, perché a monte di tutto c’è il fatto che l’Italia
- non è più sovrana, dunque non può applicare liberamente le politiche economiche che ritiene opportune nel proprio interesse
- non stampa più moneta il che ha generato delle tensioni strutturali che sono ben più destabilizzanti di quelle che esistevano quando c’era la lira
- deve rispettare dei parametri – quelli di Maastricht – che sono arbitrari ed economicamente insensati, che sovrastimano l’importanza di certi aspetti e non considerano affatti altri (ad es quelli sulla ricchezza privata o sul debito pubblico implicito).

Insomma: le regole non sono chiare, né trasparenti, né eque e tanto meno liberali. E fino a quando questi equivoci – di fondo – non verranno chiariti non potrà esserci una vera rinascita."

martedì 21 maggio 2013

La Terra è tonda, il clima è globale


Si avrebbero maggiori vantaggi climatici se la Terra fosse piatta come si credeva nel medioevo. Invece essendo rotonda, anzi sferica, un battito d'ali di farfalla a Tokyo può generare un uragano in Luisiana. O piogge torrenziali in nord Italia.

Quindi se in in questi giorni piove continuamente su parte della penisola, le cause non sono localizzate, ma dipendono da fattori climatici che nascono molto lontano. Probabilmente addirittura nel Pacifico.

Questo post nasce dalla lettura dell'interessante post "Ma piove piove..." di C. Bertani. In effetti la situazione descritta dall'autore mi era già nota: la Corrente del Golfo si sta attenuando di anno in anno. E la causa principale è lo scioglimento progressivo dei ghiacci artici. Questo scioglimento provoca un raffreddamento dell'Oceano Atlantico settentrionale.

"Piove governo ladro, piove sempre. Da mesi, settimane, giorni: al Nord è acqua a catinelle un giorno sì e l’altro anche ... Il dato nuovo, che sta sconvolgendo il clima europeo, è la Corrente del Golfo che ha mutato intensità e direzione:
...
Come tutti sanno, lo scioglimento dei ghiacci polari comporta l’espandersi verso Sud d’acqua relativamente dolce e fredda, che incontra l’acqua, calda e salata, che sale dal Golfo del Messico, e questo incontro avviene sempre più a Sud, perché – nella stagione calda – nell’Artico le temperature sono alte (nessuno sa il perché proprio lì) ed il ghiaccio si scioglie."

(carlobertani.blogspot.it)

(andamento ghiacci marini artici)


La fenomenologia che interessa la Corrente del Golfo ha a che fare con temperatura e salinità dell'acqua:

"L’acqua calda che parte dal golfo del Messico essendo più leggera si posiziona in superficie, cedendo il suo calore all’aria e alle circostanti terre emerse, per poi appesantirsi raffreddandosi e tornando quindi indietro in profondità, non raffreddando quindi l’aria e le terre emerse circostanti. Cosa sta’ succedendo ora: LA CORRENTE DEL GOLFO HA RALLENTATO LA SUA CORSA.
La causa e’ la differenza di salinità nelle acque atlantiche.
Lo scioglimento eccessivo dei ghiacci artici degli ultimi anni, ha provocato una maggiore immissione di acqua dolce, acqua che a sua volta essendo dolce e più leggera sovrasta quella più pesante e salata della CDG senza mescolarsi. Questo processo inabissa le acque miti della CDG, impedendole di fatto di raggiungere le coste europee. Ed e’ proprio ciò che sta accadendo da 2 anni a questa parte."

(daltonsminima.altervista.org)

Non solo la Corrente del Golfo non arriva più dove dovrebbe, o meglio dove noi ci aspettiamo che arrivi, ma va ad impattare anche in luoghi dove amplifica l'effetto negativo sui ghiacci artici:
"Una scienziata italiana in Groenlandia dice che…
...
“…I ricercatori, guidati da Fiammetta hanno scoperto che i cambiamenti nelle correnti oceaniche del Nord Atlantico portano acqua subtropicale, molto piú calda, sempre più a nord. Acqua calda con circa quattro gradi Celsius è stato trovata durante le loro ricerche. Questa acqua calda combinata con una sua rapida propagazione, ha consentito lo scioglimento di masse dei ghiacciai della Groenlandia…”"

(daltonsminima.altervista.org)

In pratica si sta spostando più a nord-ovest: invece di andare verso Africa ed Europa, va ad influenzare il clima della Groenlandia. Questa deviazione e debolezza causa un cambiamento climatico che interessa molte regioni atlantiche:

"In Europa le temperature, a Maggio, sono glaciali: sulle isole britanniche si registrano (Scozia, Irlanda) temperature poco sopra lo zero, mentre in Scandinavia nevica. A Maggio inoltrato.

Mi fido poco della meteorologia ufficiale: per fortuna ho qualche fonte personale, le quali mi raccontano che a Boston, la mattina, sono pressoché a zero, per poi andare avanti in un tourbillon di temperature, da 25° a 12°, a zero nell’arco della giornata. Nella Francia centrale ci sono ancora oggi minime di 3° che impediscono le comuni semine mentre in Svizzera nevica sopra i 1500 metri.

Non mi sembra affatto una situazione normale poiché annate “eccezionali” ci sono sempre, mentre qui è da almeno un quinquennio che la situazione è mutata: siamo andati avanti quasi senza neve per un decennio (2000-2010) a circa 45° di latitudine Nord, mentre oggi – nelle stesse zone – ho notato che non è stato possibile seminare gli orti. Troppa acqua, troppo freddo, poco tempo fra una perturbazione e l’altra."

(carlobertani.blogspot.it)

Ma perché il ghiaccio dell'Artico si sta sciogliendo e causando questo pandemonio? Qual'è la causa di questo enorme cambiamento climatico che riguarda una porzione di superficie terrestre rilevantissimo? La risposta che arriva dai media main stream è sempre la stessa: l'aumento di emissioni di inquinanti nell'atmosfera, ed in particolare dell'anidride carbonica (CO2). Ed in effetti questo gas è passato negli anni da una concentrazione più bassa ad una più alta:
"La concentrazione di CO2 nell'aria è aumentata dalla concentrazione di circa 280 ppmv in epoca pre-industriale sino alle attuali 367 ppmv (ppmv= parti per milione in volume) ..."
(www.theglobalcountdown.org)

Ma se valutiamo in percentuale tale variazione, vuol dire che la CO2 nell'aria che respiriamo è passata dallo 0,028% allo 0,037%. Sinceramente queste accuse alla CO2 mi lasciano molto perplesso: primo perché non è detto che sia un male: l'anidride carbonica è il cibo dei vegetali che la trasformano in massa biologica; secondo perché penso che con valori così bassi sia difficile quantificare il peso della CO2 sull'effetto serra, che tra l'altro non è mai stato calcolato in maniera precisa.

E poi ci sono altre cose che non quadrano. Se l'anidride carbonica causa l'effetto serra, che causa lo scioglimento dell'Artico, perché nell'Antartico avviene l'effetto opposto, cioè l'aumento di ghiacci? Si dirà: è solo una questione di correnti. Qualcuno ha detto che l'effetto serra aumenta l'evaporazione e provoca maggiori nevicate in Antartide.

Già, ma se è una questione di correnti umide non sarà che forse sono queste la causa prima di certi mutamenti climatici? Potrebbero esistere delle mega ciclicità climatiche che determinano cambiamenti di vaste proporzioni non documentate storicamente. Del resto il clima terrestre è sempre cambiato nel corso dei millenni, mentre nel corso dei secoli non abbiamo dati certi di questi cambiamenti ma comunque tanti indizi (vedi "Riscaldamento globale: arsura vichinga ")


(andamento ghiacci antartici)


Allora è possibile che esista una motivazione climatica naturale che causa lo scioglimento dei ghiacci artici. Il seguente fattore climatico potrebbe essere uno di quelli determinanti:

"... abbiamo visto che le sonde russe ed americane , poste presso lo stretto di Bering, hanno rilevato, nell’arco delle ultime stagioni estive, un anomalo incremento dei flussi d’acqua calda di provenienza pacifica entranti nel polo. Ci siamo quindi lasciati con un importante interrogativo:

quale fenomeno può aver indotto uno stravolgimento così importante... ?

Ebbene la risposta a tale quesito è molto semplice: negli ultimi dieci anni si è verificato un mutamento radicale della circolazione atmosferica nell’ambito del circolo polare artico (e non solo). Nello specifico, a partire proprio dal 2001, ha iniziato a prendere piede e a divenire sempre più frequente un particolare pattern atmosferico, fino ad allora molto raro: si tratta del pattern DA+ (“positive arctic dipole”). Tale fenomeno, come vedremo, è strettamente correlato (attraverso un preciso rapporto di causa-effetto), con l’anomalo incremento dei flussi d’acqua calda entranti nel polo attraverso Bering.
...
Il pattern DA+ è lo schema circolatorio in assoluto più efficace nel favorire lo sviluppo di intensi scambi termici meridiani tra polo e medie latitudini. La sua principale caratteristica, da cui deriva anche il nome, è la sua forma dipolare. A tal proposito, mentre l’AO (Artic Oscillation nda) pattern è contraddistinto da un unico centro anulare che copre l’intero artico , il DA pattern è formato da due centri d’azione, di cui uno ciclonico ed uno anticiclonico:


...
... il Pattern DA+ estivo è caratterizzato dalla presenza di SLP positive (alta pressione) sull’Islanda, Groenlandia ed arcipelago Canadese, ed SLP negative (bassa pressione) sulle zone del Mar di Kara. ... tra le due aree si sviluppano anomali venti meridionali la cui direttrice è quasi parallela allo stretto di Bering.
Nelle immagini che seguono viene schematicamente illustrata l’anomala ventilazione indotta dal pattern DA+

 

Le conseguenze dirette di questo tipo di circolazione sono facilmente prevedibili:

1) gli intensi venti meridionali di provenienza pacifica tendono ad erodere la banchisa artica a partire dai settori più occidentali (Mar di Chukchi), favorendo un incremento della velocità di assottigliamento dei ghiacci (tale aumento è addirittura pari a 0.5 m/mese). In generale dunque, i venti meridionali tendono ad eliminare il ghiaccio marino dal bacino artico, mentre una maggiore quantità di ghiaccio è spinta verso i settori atlantici (attraverso lo stretto di Fram);

2) i venti anomali, la cui direttrice è quasi parallela allo stretto dei Bering, spirando da sud verso nord, trasportano maggiori flussi di acqua calda pacifica attraverso lo stretto stesso. Ciò spiga l’anomalo incremento dei flussi di acqua calda entranti nel polo rilevato dalle sonde americane e russe. Tale fattore accelera ulteriormente il drastico assottigliamento dei ghiacci marini."

(daltonsminima.altervista.org)

Riassumendo, il Mar Glaciale Artico ha un "buco". Cioè lo stretto di Bering e da li stanno arrivando correnti oceaniche insolitamente calde.

Del resto non mi stupisce questo cambiamento climatico proveniente dall'Oceano Pacifico. In una mini indagine climatica (senza alcuna valenza scientifica) pubblicata su questo blog, tra i risultati sorprendenti era venuto fuori questo:
"... diminuzioni delle temperature,oltre ad essere meno evidenti, sono distribuite in zone particolari: la costa pacifica delle americhe, il Sudafrica e il sud dell'Australia. L'artico pare proprio la parte del globo ad aver subito i maggiori effetti dal global warming, l'antartico appare invece meno colpito da questo fenomeno..."
(Riscaldamento globale: mini indagine (7))

Lungo la costa pacifica delle Americhe c'è stata nel tempo una diminuzione delle temperature. Come se le correnti marine calde fossero state deviate altrove.

Ma perché allora le correnti nell'Oceano Pacifico sono cambiate? Non ho risposte al riguardo, come è difficile capire perché cambiano le correnti marine del Nino (ENSO - El Niño Southern Oscillation) e della Nina che interessano Pacifico e Atlantico.

Non vorrei sembrare fatalista o superficiale, ma osservando l'andamento climatico della Terra nel tempo, è evidente che ci sono stati dei cambiamenti continui: dalle ere glaciali alle ere torride e viceversa. E sono avvenuti in assenza di emissioni industriali e con concentrazioni di anidride carbonica le più varie. 
Potrebbe esserci qualche causa umana in questi cambiamenti recenti, ma penso che ci stiamo sopravvalutando troppo rispetto alla grandezza delle forze naturali.

E' possibile che esistano dei cicli pluriennali naturali in cui il clima subisce dei mutamenti molto rilevanti, al di la delle normali quattro stagioni. Uno di questi è il ciclo di 60 anni:

"Ciclicità di 60 anni presente nell’AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation nda).

“……La natura e l’origine del AMO è incerta, e rimane sconosciuta se rappresenta un fattore persistente periodico nel sistema climatico, o semplicemente una funzione transitoria. Qui, si mostrano che distinte oscillazioni di circa 55 - 70 anni caratterizzano la variabilità del Nord Atlantico del sistema oceano-atmosfera, nel corso degli ultimi 8000 anni….”


Ciclicità di 60 anni presente nella PDO (Pacific Decadal Oscillation nda).

“…..La figura seguente è stata ripresa da uno studio del NOAA, sull’impatto della variabilità PDO sull’ecosistema in California e mostra un ciclo di circa 60 anni della PDO e i corrispondenti regimi di temperatura dell’Oceano del nord Pacifico ……”



Ciclo di 60 anni della circolazione termolina THC

“….William Gray esperto di uragani e professore di Scienze dell’Atmosfera presso la Colorado State University ha pubblicato la figura seguente: http://www.appinsys.com/GlobalWarming/SixtyYearCycle_files/image012.jpg Figura che mostra un ciclo di 60 anni nella circolazione termoalina del Nord Atlantico …..”




Non possiamo avere la supponenza di pensare che l'universo rimanga uguale ed eternamente stabile attorno a noi. Come al solito soffriamo di egoismo antropico, e crediamo che la Terra ci sia stata "donata" così com'è ieri per oggi e per l'eternità. Ma la Terra come tutto il resto dell'universo è frutto dell'evoluzione, quindi è destinata a cambiare continuamente e se ne frega dei nostri bisogni, della nostra salute messa a dura prova e dei nostri investimenti distrutti dal maltempo.

Secondo studi non del tutto riconosciuti ci sarebbe una concatenazione tra orbite planetarie, sole e clima terrestre. Non sto parlando di astrologia, sia ben chiaro. Ma è un fatto per esempio che i cicli solari di 11 anni, siano così simili al periodo orbitale di Giove (anno gioviano) che è di circa 11 anni terrestri. Giove è un pianeta molto grande che orbitando attorno al Sole può provocare minime oscillazioni del centro di massa del sistema solare e del Sole. La cosa è ancora dibattuta e sono in pochi a collegare cicli solari con orbita gioviana, ma un qualche nesso potrebbe esserci.

E così valutando le orbite planetarie, si potrebbero avere delle periodicità interessanti prima sull'attività solare e poi per conseguenza, dei riflessi sul clima terrestre.
Per esempio la congiunzione Giove-Venere (cioè l'allineamento dei due pianeti su una linea ideale che parte dal Sole) avviene:

"Venere-Giove

18 cicli sinodici Venere-Giove sono pari a 0,6488 x 18 =11,679 anni.

18 orbite sinodiche Venere-Giove sono pari a 11,679

1 Orbita di Giove è pari a 11,8617 anni."

(daltonsminima.altervista.org)

Venere dal punto di vista delle masse in gioco è più importante della Terra. Ha una massa leggermente inferiore a quella terrestre, ma orbita più vicina al Sole e quindi, per la legge della gravitazione la sua influenza gravitazionale sul Sole è maggiore di quella terrestre (in proporzione fra le masse e inversamente proporzionale con la distanza). Ripeto che si tratta di influenze gravitazionali molto piccole, ma non andrebbe scartata a priori l'idea.

La congiunzione fra i due pianeti più grandi, Giove e Saturno, offre un altro spunto:

"3 cicli sinodici di Giove-Saturno sono pari a 19,8593 x 3 =59,57 anni a completare tre congiunzioni lungo la sua orbita. "

Che potrebbero spiegare perché sulla Terra ci siano cicli climatici di 60 anni. La disposizione dei pianeti, ci rimanda a periodi in cui astrologi, sciamani e stregoni erano i detentori delle uniche scienze esistenti. La cosa potrebbe parere poco ortodossa, anche perché le forze gravitazionali in campo sono molto piccole. Ma non va dimenticato che la Luna causa le maree sulla Terra. Giove non potrebbe causare delle interferenze nelle reazioni nucleari del Sole?

In verità non so spiegarmi i cambiamenti climatici, ma mi pare che cercarne la causa in un generico Global Warming ad opera antropica sia troppo semplicistico e non tiene conto dei mostruosi cambiamenti climatici avvenuti quando l'uomo al massimo accendeva il fuoco per scaldarsi e cacciare i lupi di notte. Nessuno ad oggi ha ancora individuato le cause delle ere glaciali per esempio.

Quindi, se oggi appare prematuro consultare l'oroscopo prima di decidere se prendere o meno l'ombrello, non è detto che in futuro qualcosa di simile possa avvenire. Per oggi possiamo comunque limitarci a studiare con i dati disponibili eventuali cicli climatici pluriennali. E smetterla di stupirci se il clima oggi è diverso rispetto a quando i nostri nonni erano giovani: del resto cicli climatici di decine di anni abbracciano intere esistenze. Un uomo potrebbe vivere interamente la sua vita in un certo ciclo/clima e suo figlio o suo nipote in un un'altro del tutto diverso.