domenica 19 maggio 2013

La Francia implora "più Europa"


Qualcosa ci si dovrà inventare prima che l'Europa si schianti definitivamente. Come già scritto in molti post
"...o si attua una vera Unione Europea politica, con organismi governativi democratici e dotati di veri poteri legislativo ed esecutivo, oppure come sosteneva M. Thatcher è meglio ritornare ordinatamente ognuno nell'alveo della propria sovranità monetaria, decidendo da buoni amici di uscire dall'euro in modo coordinato. L'attuale via di mezzo seguita finora non funziona: la mancanza di sovranità monetaria sta diventando esiziale per la sopravvivenza delle nazioni più deboli. La moneta unica attuale è ingestibile per i paesi deboli, avvantaggia per ora solo la Germania. Ma a lungo andare anche la nazione più forte verrà coinvolta nella recessione continentale."
(spensierata-mente2.blogspot.it)

Le strade sono solo due: o "più Europa" politica e compiuta, o il ritorno indietro alle monete nazionali. Non ci sono altre direzioni. La Francia di Hollande, dopo un anno di sfracelli economici ne è sempre più cosciente. Naturalmente proporre il ritorno alle monete nazionali pre euro, sarebbe come l'ammissione del fallimento della politica europea degli ultimi 20. Inoltre rovinerebbe tutti i piani delle élite europee e tutti i vantaggi che queste hanno ottenuto con l'euro. Ma si rendono conto che se non si fa qualcosa, la situazione potrebbe esplodergli in mano. E addio vantaggi. Addio controllo del potere.

Ecco che allora Hollande sceglie l'opzione "più Europa":

"Nella conferenza stampa semestrale all'Eliseo, davanti a 400 giornalisti, François Hollande stila il bilancio non facile del primo anno di presidenza e soprattutto annuncia la svolta dell'anno II, quello della fase «offensiva»: innanzitutto con una nuova iniziativa europea che prevede «unione politica entro due anni» e un «governo economico europeo».

È un cambiamento radicale nella politica della Francia. ... Hollande finora si era sempre dimostrato restio a seguire la Germania nelle sue proposte di rafforzamento europeo a livello politico: i collaboratori dell'Eliseo spiegavano che c'erano prima da prendere misure urgenti per salvare l'euro, e che i solenni discorsi tedeschi sugli Stati Uniti d'Europa sembravano più che altro un modo per evitare questioni più concrete (dagli eurobond all'unione bancaria)."


Potenza della crisi: è riuscita a vincere lo sciovinismo storico dei francesi... La Francia è praticamente entrata in recessione un anno dopo l'Italia (7 trimestri di calo del Pil noi, 3 trimestri i cugini transalpini).

"Stavolta invece la Francia sembra voler vedere le carte della Germania: davvero siete pronti all'Unione politica? Anche noi. In apertura del suo discorso, Hollande ha detto che «il mio dovere è fare uscire l'Europa dal suo stato di prostrazione e ridurre la disaffezione dei popoli, che non può che compromettere il futuro stesso dell'Unione europea». "

E soprattutto ridurre la disaffezione per il partito socialista francese che sta favorendo le forze antisistema come il Front National.
Perché il terrore dei politici europei sta tutto qui. Quello di veder sparire dai parlamenti i partiti da sempre al potere, e quindi con le mani sui più (anzi tutti) disparati interessi economici. Solo questo li sta smuovendo, e non certo la pietà verso i concittadini senza lavoro, welfare e speranza.

In Italia la disperazione dell'establishment politico è così forte da aver prima sostenuto controvoglia il governo Monti e ora contronatura il governo Letta, fracassando le future aspirazioni della sinistra italiana.

"Il presidente francese ha identificato quattro punti:
1) «Instaurare con i Paesi della zona euro un governo economico che si riunirà tutti i mesi intorno a un presidente previsto per questo solo incarico». Tale governo dovrebbe affrontare le principali decisioni di politica economica, armonizzare il Fisco e le politiche sociali e lottare contro l'evasione fiscale"
La mittica evasione fiscale... madre di ogni disastro economico planetario... mentre l'euro e le aree valutarie disomogenee non c'entrano nulla ovviamente con la crisi. Il punto uno è comunque il vero "core" della proposta "più Europa" di Hollande.

Questo punto però deve essere ben sviluppato. Non basta dire governo europeo dell'economia per risolvere tutto. E' necessario che sia anche democratico, altrimenti non servirà a nulla. Inoltre, anche a patto che derivi da un processo democratico, la proposta "più Europa" ha dei difetti rispetto al ritorno alle monete nazionali.
Con un governo centrale europeo, le aree valutarie disomogenee non tornano di nuovo omogenee ed ottimali, ma semplicemente ricevono più sovvenzioni.

Questo fenomeno è particolarmente evidente qui in Italia. Dopo 150 anni di unità nazionale, e di moneta unica (lira), la Calabria non è diventata come la Lombardia. Semplicemente usufruisce di un sostegno dal governo centrale. Con un governo centrale europeo allo stesso modo la Grecia non diventerà come la Germania, ma avrà il vantaggio di ricevere maggiori politiche di sostegno.

"2) «Un'azione europea rivolta alle generazioni future con un piano per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro». Hollande propone di utilizzare subito i 6 miliardi di euro, senza aspettare come previsto il 2014, per sostenere «tutti i giovani d'Europa che oggi fanno fatica a trovare lavoro»."
(www.corriere.it)
Fenomeno che in Italia prende il nome di clientelismo politico, a volte nepotismo... Ma comunque le vecchie cattive abitudini, non sempre sono così cattive come sembra.

"3) «Una comunità europea dell'energia per coordinare gli sforzi in particolare nelle energie rinnovabili». Vecchia proposta di Jacques Delors, la comunità europea dell'energia punta a ridare slancio all'Unione..."
(www.corriere.it)
Fenomeno che in Italia si chiama "incentivi pubblici all'industria", questa volta con la scusa che è pulita. Ma comunque ben vengano, perché l'idea bislacca di vietarli in Europa è un'altro di quei fanatismi economici che imperversa nel nostro continente. Vorrà dire che invece di finanziare le Punto e le Corsa, si finanzieranno pale eoliche e pannelli solari.

"4) «La Francia è disposta a dare contenuto a una nuova unione politica». Hollande l'ha definita una «urgenza europea» e ha avanzato un arco di due anni per raggiungerla, aggiungendo che «la zona euro deve dotarsi di un bilancio comune e essere in grado di prendere soldi in prestito», una riedizione degli eurobond auspicati da Roma e Parigi e che finora hanno sempre sbattuto contro l'opposizione categorica di Berlino."
Questo è un punto molto interessante, e fondamentale per far funzionare il "governo dell'economia" dell'Europa. Cioè un governo dell'economia non può funzionare se non riesce a gestire soldi suoi, un vero bilancio. Dovrebbe però anche gestire parte del gettito fiscale come riportato al punto 1).

Tra l'altro questo punto quattro mi da l'occasione di fare una riflessione sulla nostra politica nazionale: perché il Pd, cioè i 101 "liberi muratori" della confraternita europeista del Pd, non ha voluto eleggere Prodi come Presidente della Repubblica?

La risposta potrebbe proprio risiedere in Europa. Gli eurocrati filo germanici ora dominanti non avrebbero sopportato un potere così grande concesso proprio a Prodi, per due motivi:
Primo, "... pur essendo una candidatura accettabile, non è nemmeno vero che avrebbe incontrato i favori dell'Europa. A Bruxelles Prodi non ha lasciato un buon ricordo.
"C’è un uomo che ha ridicolizzato l’Italia nel mondo, è stato preso di mira dalla stampa estera ed ha pure ricoperto l’incarico di premier italiano in questi ultimi 18 anni.Avete capito chi è?
No, non è Silvio Berlusconi, anche se le notizie che rimbalzano in Italia potrebbero far credere questo.
L’uomo in questione infatti è stato anche presidente della Commissione Europea. Ed in questa veste valutato come “il peggiore della storia” dai giornali di tutta Europa, contribuendo così a deturpare l’immagine dell’Italia.";

(Grande vittoria di Grillo)

Secondo, Prodi è stato un grande sostenitore degli eurobond, un'idea che dalla Germania è vista con molto fastidio, per usare un'eufemismo. Questo sarà il più grande terreno di scontro tra Hollande e la Germania, perché i tedeschi non sono fessi come gli italiani: sanno benissimo che perdere il controllo delle finanze significa perdere la sovranità nazionale. Degli eurobond non ne vogliono proprio sapere.

E in Germania che si dice?

"L'ultima nota di stretta attualità è però il fatto che la crisi europea stia contagiando anche la Germania. Sembra un paradosso, parlare dicontagio quando uno tra i responsabili maggiori della situazione è proprio questo Paese. ... . A Berlino è in atto da mesi una vera e propria processione di vari capi di Stato per chiedere alla Merkel, che a questo punto appare come l'unica sovrana a cui "implorare pietà" un allentamento delle misure restrittive. Ora pare vi sia qualche apertura in tal senso. ...

Insomma, inizia a farsi largo anche in Germania - alla buon'ora - la convinzione che l'austerità non stia pagando come ci si era aspettati, e che gli effetti negativi, giocoforza, si stiano iniziando ad abbattere anche sulla economia tedesca.

Beninteso, anche se la nuova parola d'ordine, che pure i tedeschi iniziano a pronunciare, è quella della "competitività" (e sappiamo cosa questo voglia dire per i lavoratori) ciò non significa che il governo voglia abbandonare le politiche di rigore sino a qui portate avanti, e fatte portare avanti a forza a tutti gli altri Paesi. Ma se i mercati finanziari attraversano una fase di calma relativa, vuol dire che qualcosa bolle in pentola.

Si tratta di una calma apparente, però. Attenzione: è come il respiro profondo prima di una nuova ondata devastante. Quella che si sta armando bolla dopo bolla."


Ci troviamo oggi in una situazione sospesa, in cui si intravvedono già dei cambiamenti futuri, ma intanto la vecchia rotta viene mantenuta (vedi: "L'austerita continua (senza se e senza forse)" e "L'austerita continua ma forse no").

Il problema è che una qualche iniziativa politica più incisiva bisognerà prenderla se non si vuole rischiare l'implosione della zona euro nel peggiore dei modi, cioè in modo disordinato e con crisi acute come quella occorsa a Cipro quest'anno.

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