lunedì 13 maggio 2013

L'Italia dell'euro in crisi di sovranità


Trovo veramente poco interessanti le promesse del governo Letta, come i possibili esiti di tali promesse. Non perché non mi interessino i destini del mio paese, ma perché ormai questa Italia è una mezza nazione, un mezzo Stato indipendente, un protettorato germanico, una colonia del nord Europa.

E' completamente inutile chiedere a Letta che ne sarà dell'economia italiana nel prossimo futuro. Sarebbe più opportuno sentire il parere del Cancelliere tedesco, o quello dei suoi scherani a Bruxelles. Mi domando sempre perché la maggior parte dei miei concittadini non capisca che con l'euro l'Italia non ha più alcuna sovranità, o almeno ne ha pochissima.

Tutti continuano a scagliarsi contro la corruzione, contro gli sprechi, contro Tizio e Caio che hanno rubato e non capiscono che quelli che loro pensano siano i tagli necessari da fare, sono solo palliativi. I tagli da fare sono nella carne viva della nazione, cioè nel welfare: sanità, lavoro, trasporti ecc. Non lo dico perché ambisco a questi tagli, ma perché senza sovranità monetaria certi diritti diventano automaticamente dei lussi.

I conti si fanno facilmente: abbiamo un Pil di circa 1600 miliardi (per di più in continuo calo) e un livello di tassazione di circa il 50% per sostenere un conto statale di circa 800 miliardi. E lo dobbiamo fare senza creare debito, perché non abbiamo la sovranità monetaria, non possiamo stampare denaro e quindi lo Stato si sostiene solo con tasse e prestiti (che deve restituire con le tasse).

Se volessimo rinunciare al 5% di tasse per dare fiato all'economia, dovremmo tagliare 80 miliardi di spesa statale (il 10%). Trovo veramente dura reperire 80 miliardi solo di sprechi e ruberie. Significherebbe invece perlopiù tagliare posti negli ospedali, posti di lavoro pubblici, sussidi di vario genere che impattano sull'economia reale. Significherebbe togliere 80 miliardi al Pil nazionale già abbastanza asfittico.

Ecco cosa dice Letta al riguardo della cancellazione dell'Imu:

""Cominciamo un cammino che sarà faticosissimo che non so quanto sarà lungo, ma io e i miei ministri ce la metteremo tutta per far sì che l’Italia riparta, non sono qui a spargere ottimismo superficiale".

Il premier Enrico Letta si mostra cauto davanti all’Assemblea di Rete Imprese Italia, consapevole che "la situazione è di grande difficoltà e ognuno deve fare la sua parte"
...
Ci sarà poi il tema dell'Imu. Tra le ipotesi c'è quella di un mini rinvio a settembre, per ora sospensione ma quasi sicuramente solo sulla prima casa. La sospensione dell’Imu non riguarderebbe per il momento i capannoni industriali, anche se si tenterà fino all’ultimo di estendere la misura."

(www.ilgiornale.it)

Si rinvia non sapendo bene che pesci pigliare. Mentre quando una decisione va presa per forza, si agisce così:

"Che significa essere un paese in crisi fiscale

Come ci informa l’Ansa, ammonterebbe ad un miliardo di euro l’ammontare delle risorse che si potrebbero mettere in campo per la cig in deroga. Le coperture, secondo quanto si apprende, dovrebbero arrivare in parte dai fondi per la formazione e dai fondi residui della detassazione dei salari di produttività. L’intervento, inclusi 800 milioni già finanziati, ammonterebbe così a 1,8 miliardi ma è probabile che non si trovi più di 1,5 miliardi.

Avete capito bene, da fondi per la formazione e la produttività."

(phastidio.net)

In pratica questo è il gioco delle tre carte: si spostano risorse da una parte all'altra, perché nuove risorse non ci sono per finanziare i sogni del governo Letta.

Phastidio.net scrive di "crisi fiscale", ma io la chiamerei "crisi di sovranità". Quando parlo a qualcuno dei tre pilastri su cui si regge il bilancio dello Stato, mi rendo conto di essere preso per un ingenuo. Cioè uno Stato sovrano può fare tre cose principali per finanziarsi: chiedere una sovvenzione obbligatoria ai cittadini attraverso le tasse, chiedere un prestito ai propri cittadini od all'estero attraverso i titoli di Stato e stampare moneta.

Sull'ultima possibilità molti sorridono accompagnando l'ilarità con gesti di compatimento: "si, si, si certo... come no! se bastasse stampare soldi lo avrebbero già fatto." rispondono.
E quando gli dico che Usa, Inghilterra e Giappone lo stanno facendo alla grande, rimangono interdetti, ma non cambiano facilmente idea. Stampare moneta è inteso come un comportamento eretico. Eppure uno Stato sovrano lo può fare quando è messo alle strette: è dai tempi dei Sumeri che lo Stato ha il potere di coniare moneta.

Sul modo di farlo e sulla quantità di stampa di moneta si può anche discutere, perché questa è una facoltà che va usata con equilibrio e saggezza.
L'Impero Romano si dissolse anche a causa della crisi economica generata  da un'inflazione galoppante dovuta al conio di nuove monete con contenuti d'oro e d'argento sempre più ridotti.

Ma anche negare completamente ad una nazione questo potere la pone di fronte ad un pericolo mortale. Senza le tre gambe a disposizione lo Stato non si regge. Sopravvivere solo con le tasse non è possibile, si diventa una nazione in balia degli umori dei mercati. Se il Pil cresce perché l'economia va bene allora ci si potrà permettere gli ospedali, se l'economia gira male si è costretti a chiuderli. Tutto questo è sensato? Vale la pena seguire con trepidazione i destini di questo governo Letta (alias Monti 2) sapendo già in partenza che non potrà risolvere nessuno dei problemi che si trova davanti per l'impossibilità di reperire risorse?

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