venerdì 24 maggio 2013

Scosse


Prima scossa mondiale:

"Seduta in deciso ribasso sia per la Borsa di Milano che per le altre grandi piazze del Vecchio continente dopo il tonfo di Tokyo, il peggiore dallo tsunami di due anni fa (- 7,32% nda). Il FTSE MIB chiude in pesante calo a -3,06%. Perdite, anche se più ridotte, per gli altri principali listini europei: FT-SE 100, DAX 30 e CAC 40
...
Le ragioni del giovedì nero I due fattori dietro il cattivo andamento dei mercati borsistici in Cina e Giappone e di riflesso anche in Europa sono le parole del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke - che ha accennato a un'uscita, anche se non a breve, dall'attuale fase di stimolo all'economia Usa (tradotto: fine del bengodi Quntitative easing nda) - e il pessimo dato sul Pmi cinese il peggiore da qui a sette mesi."

(www.ilsole24ore.com)

Oppure forse la causa è tutta interna al Giappone a al suo devastante Quantitative easing che sta gonfiando l'ennesima bolla:

"Ma non è l’indice Nikkei a fare notizia quanto il panico che alla fine è arrivato sul mercato dei Titoli di Stato Giapponesi. Per la terza volta in 8 sedute, il mercato sui titoli di stato giapponesi è stato fermato per eccesso di ribasso, ovvero per un eccesso di rialzo nei tassi.

E’ successo sulla scadenza a 10 anni. Poi la borsa giapponese ha cominciato a crollare e dunque il flusso di denaro in uscita dalla borsa ha riportato la “normalità” anche sul mercato dei Bond nipponici. In ogni caso i tassi su tutte le principali scadenze giapponese sono ai massimi degli ultimi 18 mesi e sebbene in termini assoluti siano ancora a livelli bassissimi el fenomeno della volatilità segnala che le autorità giapponesi stanno perdendo il controllo dei mercati (ad esempio i bond a 10 anni è stato fermato quando rendeva l’1% per poi chiudere a 0,93%, massimo da 1 anno e mezzo)"

(www.rischiocalcolato.it)

Curiosità, il Sole24ore pubblica il dossier:
"Borsa, il rischio della Bolla"
Contenuto a pagamento del quotidiano on line. Il "segreto di Pulcinella" venduto a soli 3 euro. Non li spendete, basta leggere migliaia di post gratuiti in rete che spiegano da mesi che stiamo vivendo in una gigantesca bolla finanziaria. Mi viene quasi il dubbio che il Sole24ore metta a pagamento un contributo così fondamentale per cercare ancora disperatamente di nascondere la verità al grande pubblico.

Attenzione. Questa di Tokio è un'avvisaglia. Potrebbe essere l'inizio della fine: lo scoppio a ripetizione delle mega bolle finanziarie mondiali.

Seconda scossa nazionale:

Il nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta» .... Così il leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, all’assemblea annuale dell’ Associazione delle grandi imprese svolta alla presenza del premier Enrico Letta e di una folta rappresentanza di ministri. A causa delle sue «debolezza strutturali» il Mezzogiorno resta per il leader degli industriali «una parte del Paese in cui lo sforzo per la crescita, lo sviluppo e l’occupazione assume le caratteristiche di una vera e propria sfida per la sopravvivenza»."

Commento: non passerà molto tempo che qualche importante industriale italiano si affiancherà a Grillo ed altri nella critica all'euro. Avverrà quando ci si renderà conto di quello che ormai in molti sanno: non esiste nessuna azione di governo all'interno di queste politiche europee che possa portarci fuori dalla crisi.

"«La mancanza del lavoro è la madre di ogni male sociale», ha detto ancora Squinzi «va affrontata in maniera strutturale e con equilibrio, intervenendo sul costo, produttività e regole». Le imprese «sono pronte a supportare l'azione del governo con investimenti e occupazione», aggiunge."

Commento: impossibile fare una politica del lavoro in un'Europa che ci chiede proprio il contrario, cioè di ridurre l'occupazione per deflazionare gli stipendi. O ti accontenti di uno stipendio da miseria, oppure il posto lo prende quello in fila dietro di te... Questa è la filosofia dell'Europa.

"Poi l'amara considerazione sulla pressione fiscale. Oltre ad essere «punitivo», il fisco italiano è «opaco, complicato, e incerto nella norma». Un fisco che è «quanto di peggio si possa immaginare» e che «scoraggia gli investimenti e la crescita»."
(www.corriere.it)

Commento: non si può rinunciare a nulla dell'attuale livello fiscale. Nemmeno a una sola marca da bolla. L'equilibrio del fisco italiano corre precariamente lungo il grafico di Laffer (vedi: "Laffer è tra noi"). E' sempre la solita tiritera: siamo privi di sovranità monetaria, lo Stato si sostiene solo con le tasse, se l'economia va male per forza di cose vanno tagliati i servizi (e gli sprechi certo, ma non bastano...).

Terza scossa politica:

"... Silvio Berlusconi, è stato uno dei "responsabili di vertice di tale illecita complessa operazione", un sistema che ha portato avanti per anni, anche da premier, con la gestione di una "enorme evasione fiscale". Dall'altro la Cassazione mette nero su bianco che la richiesta di trasferire a Brescia i processi Mediaset e Ruby è stata ispirata da "strumentali esigenze dilatorie" e attuata muovendo "accuse infamanti" alle toghe di Milano. Un micidiale uno-due che Berlusconi commenta facendo però riferimento alla sola sentenza di Milano: "Motivazioni surreali"."
(milano.repubblica.it)

Non so se questa notizia può incidere sulla popolarità elettorale del Cavaliere, sicuramente è un'altro bastone nelle ruote della biciclo governativo Pd-Pdl. Un po' di bottarelle così e il governo è spacciato.

E poi, folcloristico per certa stampa ma forse non tanto:

"Grillo: «Referendum sull'euro entro un anno»

«L'Europa va ripensata. Noi consideriamo di fare un anno di informazione e poi di indire un referendum per dire sì o no all'Euro e sì o no all'Europa». Beppe Grillo torna a cavalcare un tema forte dell'ultima campagna elettorale del Movimento 5 Stelle. «Sull'Euro e sull'Europa gli inglesi ci insegnano la democrazia. Nessun partito può arrogarsi il diritto di decidere per 60 milioni di persone». La proposta del comico genovese rasenta la provocazione, anche perché un referendum è di difficile applicazione costituzionale: «Io non sono un terrorista, sono il più grande europeista che c'è e voglio andare in Europa e ridiscutere un piano B da qui a cinque anni», ha aggiunto il leader M5S, spiegando: «Quando poi siamo pronti facciamo un referendum e decidiamo noi se stare nell'Euro oppure no»."

Perché fra un anno? Perché prima di fare un referendum così importante va provocato un dibattito pubblico molto intenso. Ma  forse anche perché dietro potrebbe esserci una strategia molto precisa:

"Secondo un sondaggio pubblicato questo mese dal Pew Research Center, oltre il 60% degli spagnoli, greci, italiani e francesi vogliono mantenere la moneta comune.
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Una volta però che le persone percepiranno che non c'è luce in fondo al tunnel "probabilmente si inizierà ad assistere ad un dibattito più aperto sui costi e sui benefici di mantenere la moneta unica e una volta avviato il dibattito, le cose potrebbero evolversi abbastanza rapidamente."

E’ già successo. Esattamente come per i paesi che hanno aderito all’Eurozona, l'Argentina nel 1990 rinunciò al controllo sulla propria moneta, fissando il cambio uno a uno con il dollaro USA.
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La saggezza popolare del tempo voleva che gli argentini dovessero sopportare qualsiasi difficoltà pur di continuare ad utilizzare il dollaro statunitense,
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"La svalutazione non è un'opzione per l’ Argentina", disse ai tempi un economista della Banca Mondiale. "Con un livello così alto di dollarizzazione, una svalutazione sarebbe troppo costosa."
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I politicanti dell'UE che si crogiolano nell’apparente popolarità dell'euro dovrebbero considerare che anche gli argentini avevano ampiamente sostenuto l’ancoraggio del cambio al dollaro fino al momento dell’esplosione. In un sondaggio pubblicato nel dicembre 2001, lo stesso mese in cui gli argentini si rivoltarono, solo il 14% aveva sostenuto che il regime monetario doveva essere dismesso, mentre il 62% aveva dichiarato di volerlo mantenere. Il che praticamente coincide con la percentuale di spagnoli e greci che oggi dicono di voler mantenere l'euro.
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Alla fine del 2001, il ministro dell'economia argentina aveva definito l’ancoraggio al dollaro "un'istituzione permanente", il cui crollo impensabile avrebbe causato "la dissoluzione delle istituzioni di base dell'economia e della società". Un mese dopo non c’era più.

Coloro che sostengono che il rischio di dissoluzione dell’Eurozona è scomparso, dovrebbero ricordarsi di altri periodi in cui le persone avevano considerato un regime monetario sacro, fin tanto che non è stato spazzato via. "

Nel corso di un anno le idee degli italiani in merito all'euro possono cambiare drasticamente.

Attenzione alle scosse di avvertimento, ai segni precursori. Preannunciano il grande terremoto, il "big one" finanziario, sociale e politico in avvicinamento.

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