venerdì 17 maggio 2013

L'austerità continua (senza se e senza forse...)


Sembrava che dopo gli errori rinvenuti nell'elaborazione della teoria liberistico-austera, e dopo innumerevoli avvertimenti provenienti da vari attori economici, si potessero rivedere i parametri dell'austerità. In effetti era parso così dopo il rinvio del rispetto di certi parametri economici concesso a Spagna, Portogallo e Francia. In realtà tutto continua a procedere come prima.

"In Spagna, il ministro del Bilancio, Cristobal Montoro, ha annunciato che il governo si prepara a rivedere alcune forme di imposizione fiscale, nel tentativo di aumentare un gettito complessivo che sta letteralmente sbriciolandosi, mese dopo mese, a causa della profondità della crisi.
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I guai della Spagna (un paese che si trova inequivocabilmente in condizioni nettamente peggiori dell’Italia), sembrano non aver mai fine, malgrado il rally del debito sovrano di Madrid, spinto dalla forte liquidità internazionale e dalla apparente volontà condivisa in sede europea (Berlino inclusa) di allentare il cappio dell’austerità.
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Dal suo arrivo al potere, Mariano Rajoy ha ha bloccato le assunzioni nel settore pubblico, cancellato le mensilità aggiuntive dei pubblici dipendenti, limato i trattamenti di disoccupazione, reso più semplici i licenziamenti, messo all’incirca sotto controllo i conti delle autonomie regionali. Ora sarebbe intenzione dell’esecutivo avviare una “fase B” di stimolo alla crescita,
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Naturalmente, per tutti questi interventi serve uno straccio di copertura finanziaria,
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la spesa pubblica spagnola pesava sul Pil per il 47 per cento, a fronte di una pressione fiscale di solo il 36 per cento, sulla cui esiguità pesa verosimilmente una struttura dei tributi che resta sbilanciata sulle imposte immobiliari, il cui gettito si è inaridito dopo lo scoppio della bolla. Motivo per cui, ora, il governo di Madrid dovrà procedere al reperimento di risorse per via di aumenti di imposta, circostanza che stringerà ulteriormente il cappio intorno al collo del paese.
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L’aliquota massima Irpef, su redditi eccedenti i 300.000 euro, ad esempio, è stata portata dal 45 al 52 per cento, ma inasprimenti d’imposta hanno colpito tutti gli scaglioni di reddito. La misura doveva terminare il prossimo anno, ma il governo di Madrid ha già annunciato che le cose andranno diversamente.
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Il gettito totale è rimasto stabile solo grazie all’aumento delle imposte indirette, con l’aliquota Iva ordinaria passata dal 18 al 21 per cento e, soprattutto, con lo spostamento di alcuni beni e servizi dalle aliquote agevolate del 4 e 10 per cento verso quella ordinaria.
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il ministro Montoro ha annunciato la scorsa settimana che il governo andrà avanti sulla strada dell’aumento della pressione fiscale, introducendo una imposta sui depositi bancari ed inasprendo la tassazione da accise su alcolici e tabacco, oltre ad introdurre una nuova tassa “verde”
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Le banche spagnole hanno un portafoglio di crediti rifinanziati e ristrutturati la cui consistenza è di 208 miliardi, e dovranno procedere ad accantonamenti aggiuntivi per 10 miliardi di euro.

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Dal versante dei mutui, le banche spagnole sono sotto il tiro del legislatore locale: i governi regionali di Andalusia e Canarie stanno pianificando di espropriarle degli immobili sottratti ai mutuatari insolventi, per ospitare le famiglie in condizioni più bisognose. In Andalusia la requisizione avrebbe durata triennale e le banche sarebbero indennizzate con un canone annuo pari al 2 per cento del valore dell’immobile. Il governo regionale potrà inoltre imporre multe sino a 9.000 euro sugli immobili rimasti sfitti per più di sei mesi. L’Unione europea ha già chiesto al governo spagnolo chiarimenti sulla misura della requisizione, che potrebbe causare un aggravamento della stretta creditizia, oltre che violare gli accordi alla base della concessione del prestito al sistema bancario spagnolo da parte del fondo europeo ESM.
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In sintesi, quindi: la Spagna ha in corso una crisi economica e bancaria senza precedenti, peraltro lungi dall’avere imboccato un percorso di risoluzione. Il settore immobiliare continuerà a premere sui bilanci delle banche, che presto o tardi dovranno assoggettarsi a nuove ricapitalizzazioni, con tutta probabilità attraverso nuove erogazioni europee, che andranno direttamente a gravare sul rapporto debito-Pil del paese."

(phastidio.net)

"Portogallo, accordo con la Troika su nuove misure di austerità

Il governo portoghese ha raggiunto l'accordo con i suoi creditori su un nuovo programma di austerità, necessario per rispettare gli obiettivi di bilancio dopo la bocciatura venuta dalla Corte costituzionale su diverse misure di rigore.

L'accordo permette di concludere in modo positivo la settima valutazione dei conti del Portogallo da parte della troika (Ue, Fmi e Bce) e apre la strada a un finanziamento di due miliardi di euro nell'ambito del piano di salvataggio da 78 miliardi di euro concesso a Lisbona nel maggio 2011.

Il Portogallo auspica anche che, dopo questa intesa, i partner europei confermino in tempi rapidi l'accordo per una proroga dei tempi per il rimborso dei prestiti. Oggi, il ministro delle Finanze portoghese, Vitor Gaspar, illustrerà i risultati della settima valutazione della troika ai suoi colleghi dell'eurozona riuniti a Bruxelles. (fonte Afp) Sim 130744 mag 13"

(www.ilsole24ore.com)

E l'Italia del nuovo governo Letta? Nemmeno noi sfuggiamo alla prosecuzione delle politiche economiche già impostate:

"Niente deroghe all’Italia
“Il deficit resta al 3%”


Niente deroghe. Né quest’anno, né il prossimo. L’Italia «rispetterà gli impegni fissati con l’Europa» per il 2013 e il 2014. Se qualcuno sperava che Fabrizio Saccomanni rientrasse dal G7 di Londra con in tasca qualche sorpresa dovrà rivedere i piani.
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non ha fatto cambiare idea al rigido commissario europeo agli Affari monetari Rehn
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L’ipotesi ventilata a Roma che ci avrebbe dovuto permettere di chiudere la vecchia procedura di infrazione e di ottenere successivamente una deroga alle regole europee - come concesso a Spagna e Francia - è archiviata.

Il ministro precisa che non ci sarà «nessuno slittamento» degli obiettivi di bilancio. O meglio: non ci sarà nessuna deroga formale. Il margine di manovra dell’Italia è negli stretti confini del 3% del rapporto fra deficit e Pil. Il che significa un margine quasi nullo quest’anno (siamo già al 2,9%), minimo l’anno prossimo
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A prima vista questi numeri sembrano la chiusura da parte dell’Europa alla richiesta di più flessibilità, in realtà si tratta già di un compromesso costruito in giorni di trattative. Concedendoci di arrivare fino al 3%, Bruxelles di fatto ha già permesso all’Italia di non avvicinarsi al pareggio non solo quest’anno (obiettivo fissato da Tremonti) ma nemmeno il prossimo. Inoltre Saccomanni sa che a certe condizioni la Commissione chiuderà un occhio su alcune spese aggiuntive purché servano a stimolare la crescita. Non è il caso dell’Imu, potrebbero esserlo una riduzione delle tasse sul lavoro.

Per qualunque altra spesa che l’Europa conteggerà nel deficit «dovremo trovare le risorse, e le troveremo», dice sicuro il ministro.
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O si sposta la tassazione altrove, o si fanno nuovi tagli. La gran parte dei lettori sarà già annoiata dai tecnicismi, ma è pur vero che da questi dipendono il successo (o l’insuccesso) del governo Letta."

(www.lastampa.it)

"I ministri dell'Economia dell'Eurogruppo sono stati "rassicurati" dalla presentazione delle priorità di politica economica del nuovo governo italiano.
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I ministri dell'Eurogruppo, comunque, chiedono al nuovo governo italiano "di continuare sulla strada del consolidamento di bilancio". Spetta alla Commissione Ue valutare se il piano dell'Italia raggiunge gli obiettivi sul deficit
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Il presidente dell'eurogruppo ha poi confermato la linea della flessibilità nell'attuazione delle regole europee sui deficit. Con le decisioni prese "stiamo costruendo il percorso per il ritorno alla crescita e alla creazione di posti di lavoro: continueremo nella strategia di consolidamento dei bilanci differenziata in linea con le regole del patto di stabilità che includono elementi di flessibilità tenendo conto della situazione economica nei diversi stati".

Il ministro Saccomanni era arrivato a Bruxelles per illustrare ai suoi colleghi le priorità del governo in materia economica e per rassicurarli sul rispetto degli impegni presi dal governo Monti e confermati, in sostanza, dal nuovo esecutivo. Il rispetto quindi dei vincoli del deficit, che non sforerà più il 3%, e rispetto degli impegni a fare le riforme per rilanciare la crescita che si fatica a vedere.
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la Commissione europea decida se chiudere o meno la procedura per deficit eccessivo, e lo farà il 29 maggio, accompagnando il verdetto con una serie di 'raccomandazioni specifiche'
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Quando la procedura sarà chiusa, sarà difficile per l'Europa opporre un 'no' alle richieste italiane. A quel punto infatti il governo potrà far valere tutti i benefici di cui gode chi si trova nel 'braccio preventivo del Patto di stabilita, ovvero chi rispetta i vincoli del Patto.
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In Italia "c'è un ampio consenso politico per combinare il consolidamento e il rafforzamento delle finanze pubbliche con i programmi di riforma e gli interventi sulle questioni urgenti senza sconvolgere gli impegni assunti", ha spiegato il nostroministro dell'Economia [se lo dice lui... nda]."

(www.repubblica.it)

Si sta solo facendo finta di archiviare l'austerità per cercare di contenere il più possibile la rabbia popolare. Probabilmente c'è stata una concertazione a livello europeo in merito al comportamento politico da tenere, visto gli esiti di alcune consultazioni elettorali. Si cerca di dare l'impressione che si sta svoltando verso una politica rivolta allo sviluppo e si cerca in tutti i modi di bandire la parola "austerità". Ma nei fatti non sta avvenendo nulla di diverso rispetto a un anno fa, cioè dall'inizio della crisi dello spread. Tutto continua come prima.

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