giovedì 9 maggio 2013

Quantitative easing per l'occupazione


Ne abbiamo viste di tutte i colori in questi mesi, probabilmente ne vedremo ancora altre di invenzioni delle banche centrali. Ora però è evidente il fallimento di certe politiche espansive, che alcuni hanno scambiato come keynesiane, che non stanno portando vantaggi all'economia reale. Se n'è accorto anche Draghi:

"una crescita economica duratura, oltre che ad essere condizione essenziale per l’affermazione del modello sociale europeo, «è condizione essenziale per ridurre la disoccupazione, in particolare quella giovanile. In alcuni paesi europei questa ha raggiunto livelli che incrinano la fiducia in dignitose prospettive di vita e che rischiano di innescare forme di protesta estreme e distruttive».
...
Le riforme per rilanciare la crescita passano attraverso «un’efficace promozione e tutela della concorrenza», un «adeguato grado di flessibilità del mercato del lavoro che sia ben distribuito fra generazioni», una «burocrazia pubblica che non sia d’ostacolo alla crescita», «un capitale umano adatto alle sfide poste dalla competizione globale». "

(www.lastampa.it)

Draghi vede il problema ma propone ancora soluzioni che sono nella tradizione e che forse non funzionano più. Fra l'altro chiede anche lui una riduzione delle tasse attraverso tagli pubblici, che alla fine saranno tagli al welfare. E ulteriore flessibilità del lavoro già precario anche quando è un lavoro così detto sicuro: un tempo si diceva che lavorare in un'amministrazione pubblica non consentiva grandi guadagni, ma era praticamente un posto blindato. Oggi le vicende greche, ma anche i default di comuni italiani e la vendita aziende parastatali ai privati rendono queste affermazioni superate.

Ma per le banche, per il mondo finanziario, le regole dell'economia reale, che sembrano immutabili come quelle della fisica, non valgono. Per il mondo finanziario le banche centrali hanno inventato magie particolari: i quantitative easing.

"Il fatto che, dall'inizio della crisi ai giorni nostri, in pratica l'unico sistema utilizzato per fronteggiare la situazione sia stato quello di inondare il mondo di liquidità creata dal nulla, è in fin dei conti la prova del nove del tutto. Se per far continuare a reggere in piedi tutto il meccanismo si deve ricorrere a un gioco di prestigio che non ha alcun fondamento economico (né propriamente liberista né tanto meno economicista) ciò significa che tutto è già di fatto crollato da tempo.

È come se uno, in un casinò, avendo perso tutto al tavolo non possa fare altro che andare alla cassa e richiedere altre fiches. E che la cassa, pur non ricevendo nulla in cambio delle fiches, decidesse ogni volta di prenderne un po' e di darne allo sprovveduto giocatore per la sola motivazione che, se così non facesse, allora sarebbe tutto il casinò a dover essere chiuso. Non è neanche un paradosso, e siamo già ben oltre qualcosa che può essere definita come illusione: sembra un film (comico) di fantascienza. E invece è la realtà."

(www.comedonchisciotte.org)

Il problema è che le fiches date dalle banche centrali al mondo finanziario rimangono li, in quelle sale su nell'attico, e davvero pochissime vengono giocate ai piani più bassi del Casinò. Il Casinò al piano terreno è già fallito.

E' tutto un moltiplicarsi di allarmi sociali. Anche il presidente della Consob si associa a Draghi sull'allarme economia reale:

"Il «nemico», oggi, non è più esterno e non è più lo spread. «Il nostro nemico «è nelle imprese che chiudono e nel lavoro che manca».
...
dunque che «un'austerità senza speranza può diventare il detonatore di una crisi generalizzata». La risposta va trovata agendo direttamente nell'economia reale» e puntando su «maggiore concorrenza e produttività»."

E così mentre il mondo dorato della finanza si è divertito finora con le fiches gratis dei vari Qe, per il mondo reale si sono propinate ricette ben diverse: delocalizzazioni, chiusure di aziende e licenziamenti, in Europa abbiamo avuto il bel regalo dell'austerità, precarietà, bolle immobiliari, crisi del credito ecc.
Tutto un insieme di cataclismi, che a ben pensarci è un miracolo se non sono ancora state montate le ghigliottine nelle piazze.

"...ha sintetizzato che meglio non si potrebbe proprio Krugman qualche giorno addietro: o si inonda la società di moneta, sebbene creata dal nulla, oppure non c'è modo per andare avanti. Un modo tutto sommato apparentemente elegante, sebbene in realtà piuttosto ridicolo, per confermare, ove ce ne fosse bisogno, l'assunto alla base del nostro sistema di sviluppo: i punti di fondo sul quale esso era (ed è) basato sono semplicemente sbagliati, e ora i nodi sono arrivati al pettine.
...
...siamo all'epilogo che sta spingendo la situazione verso le proposte isteriche cui facevamo accenno poc'anzi, ora si sta arrivando a una nuova fase della crisi: in giro non c'è proprio più denaro. Nelle tasche dei cittadini ce ne è sempre meno, e questi, sempre in numero maggiore privati del lavoro per poter avere potere d'acquisto, per continuare a consumare almeno un livello minimo di sopravvivenza per tutta la megamacchina consumistica sul quale si regge il nostro modello, si comportano di conseguenza. La macchina si sta inceppando del tutto.

In altre parole, siamo al punto che non basta neanche più creare moneta dal nulla e concederla solo alle Banche. Stringi la corda oggi attorno alle popolazioni e stringila ancora di più domani, a un certo punto non rimane più fiato neanche per muovere un passo. E i dati economici si stanno premurando di confermare il tutto: disoccupazione in aumento ed economia in caduta libera. Costantemente. Aziende che chiudono e Stati che incassano meno e dunque si indebitano di più senza alcuna possibilità di ripagare i debiti contratti. Il sistema è, insomma, in un vicolo cieco ineludibile. Di qui, appunto, gli approcci non convenzionali che vengono ipotizzati per tentare di risolvere la situazione e che vengono fuori di tanto in tanto da qualche dichiarazione o da qualche summit.


Per ora nulla di fatto e nulla di deciso, beninteso, ma insomma lo stato di emergenza e urgenza, anche da parte di chi deve decidere il da farsi, è evidente.

La coperta è insomma cortissima, e ci si sta accorgendo che le pezze messe qua e là non sono sufficienti, in ogni caso.

Cosa aspettarsi? Da una situazione da "ultimo anno" ci si può aspettare veramente di tutto.
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L'ipotesi più probabile è quella che sosteniamo da qualche mese: aspettiamoci, a livello europeo, delle concessioni fuori dall'ordinario in tema di "aiuti" alla crescita per contrastare la disoccupazione attualmente in aumento fuori controllo. E per far ripartire un po' economia e consumi in modo da dare l'impressione che dalla crisi si sia iniziato a uscire. Ed è dunque probabile che vi sarà a breve una leggera inversione di tendenza sui dati disastrosi accumulatisi passo passo negli ultimi mesi. Ma evitiamo, per favore, di cadere nella trappola di essere convinti, attraverso questi lievi miglioramenti, che questo modello, in un modo o in un altro, stia riprendendo a marciare: il fatto di varare misure così astruse, illogiche e non convenzionali, non è per superare la congiuntura del momento, ma per prendere tempo in una situazione in cui - e anche "loro" ormai lo sanno - non c'è più nulla da fare."

(www.comedonchisciotte.org)

Chi è l'unico in Europa che può fare politiche continentali? Sempre lui, il presidente della Bce, che di fatto rappresenta il vero governo dell'Europa, seppur condizionato dal socio di maggioranza germanico. Ma non c'è nulla di ordinario che la Bce possa fare con i suoi attuali poteri. La risposta minima potrebbe essere questa:

"Dare la facoltà alle banche di finanziare le imprese e “impacchettare” questi finanziamenti in Abs da usare come collaterale per avere liquidità in asta significa dare, attraverso la finanza, uno stimolo diretto all’economia reale, specie in Paesi -come l’Italia- dove le piccole e le micro imprese rappresentano oltre il 90% dell’economia nazionale."
(bimboalieno.altervista.org)

Ma se non fosse sufficiente distribuire un po' di fieno anche nelle stalle più povere, se accedere a questi bond per finanziare le piccole imprese fosse troppo complesso, se poi nessuno li volesse acquistare ecc. che si farà? Se poi si trasformeranno in nuovi "derivati tossici", in nuovi mutui subprime, e serviranno a gonfiare ulteriori pericolose bolle?

Bisognerà dare ragione a Krugman: inondare l'economia reale di moneta facile. Oppure si prenderà esempio dall'Italia che nel passato ha creato posti di lavoro fittizi (i famosi forestali della Sila) da utilizzare come ammortizzatori sociali travestiti: 
Dal Manzanarre al Reno, milioni di nuovi bancari assunti direttamente dalla Bce!

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