lunedì 20 maggio 2013

La follia degli Usa funziona


Interessante post sul blog di P. Gawroski de il FattoQuotidiano.it dal titolo: La crisi si risolve con la democrazia. Cosa che del resto ho sempre sostenuto su questo blog:
"più Europa" può anche essere un programma politico accettabile, ma non possiamo essere governati da commissari nominati da oscuri tecnocrati. Eppure questi "esperti" sono quelli che alla fine guidano la politica europea, e quindi anche quella italiana, anche quando la democrazia almeno formalmente esiste ancora...

"Due anni fa di questi tempi pranzavo con un alto dirigente pubblico, economista, di area Pd, già vicino a Veltroni. Parlavamo di economia. Facevo presente come il rialzo dei tassi d’interesse, in corso, reagiva a un rialzo transitorio dell’inflazione, e deprimeva inutilmente l’economia europea. La Bce, ignorando la stabilità della ‘core inflation’, stava ripetendo lo stesso errore del luglio 2008, rischiando di provocare una crisi finanziaria del debito sovrano. Facevo inoltre presente che l’austerità che investiva l’Europa era autolesionista: avremmo dovuto fare come Obama.

Il mio commensale riteneva invece ‘naturale’ per una banca centrale reagire all’inflazione. Quanto agli Usa, il loro deficit pubblico, intorno al 12% del PIL, era ‘una follia’ irresponsabile, i cui risultati catastrofici si sarebbero visti nel giro di due o tre anni. Questa discussione è simile a molte altre avvenute fra economisti keynesiani e liberisti in questi anni. Ora abbiamo i dati. Vediamo com’è andata.

Metto a confronto tre paesi che all’inizio della crisi si trovavano in condizioni simili di finanza pubblica. Il primo, gli Usa, ha una sua moneta e una banca centrale non liberista che ha attuato politiche monetarie espansive. Inoltre ha realizzato un moderato stimolo di bilancio: quando il deficit è schizzato all’8% a causa della crisi, invece di fare austerità ha aumentato la spesa pubblica e ridotto le tasse, portando il deficit oltre il 10%. Il secondo paese è il Regno Unito: come gli Usa, ha una moneta e una banca centrale indipendente, non troppo liberista. Ma nel 2010 il governo conservatore ha impresso al bilancio una svolta di austerità: meno spesa pubblica. Il terzo paese, laSpagna, non ha sovranità monetaria; la Bce ha una visione ‘liberista’ della politica economica. E i Trattati Europei le hanno imposto fin dall’inizio politiche di bilancio restrittive.

Risultati. Com’è noto, negli Usa la disoccupazione è al 7,5%, in Europa è al 12,1%, in Spagna al 28%: moltissimi paesi Europei sono oggi in profonda sofferenza. Ma com’è andato il risanamento fiscale? Vediamo. Intanto i tassi d’interesse Usa sono sempre rimasti bassissimi, né c’è mai stata traccia del panico finanziario che ha travolto l’Europa. Perciò non è vero che i mercati finanziari vogliono l’austerità.

La tabella qui sotto mostra i deficit pubblici. La Spagna ha subito cercato di contenere i deficit, senza fare molto meglio degli Usa. All’epoca, due punti di deficit in meno sembravano importanti. Con il passare del tempo, tuttavia, la contrazione della base imponibile ha impedito alla Spagna di rispettare i programmi di rientro. Gli Usa viceversa sembra che non facciano nulla per correggere il deficit: tuttavia nel 2012 c’è il sorpasso nei confronti della Spagna. Il deficit spagnolo nel 2012 sarebbe anzi 10,4%, ma ho escluso il costo del salvataggio delle banche.


(clicca sull'immagine per ingrandire)

Quanto al Regno Unito, fino al 2010 evita le politiche di austerità e ritrova la crescita, più o meno in linea con gli Usa. Ma nel 2010 Cameron impone l’austerità: il deficit 2011 scende al 7,9%. È una scelta lungimirante? Nonostante la svalutazione della sterlina e il quantitative easing della Bank of England, l’economia va in stallo, le prospettive della finanza pubblica precipitano: e nel 2012 anche l’Uk subisce il sorpasso Usa.

Il grafico qui sotto mostra l’andamento del debito pubblico nei tre paesi considerati. Debito pubblico? Non proprio. È il rapporto fra Debito e Pil! I valori decisivi sono due! Il grafico mostra come l’austerità spagnola riesca in un primo tempo a contenere l’aumento del Debito/Pil più degli Usa, a prezzo di grandi sacrifici. Ma nel lungo termine la ‘follia’ degli Usa paga, grazie all’aumento del Pil. Il grafico riporta le previsioni ufficiali: ma le stime Usa continuano ad essere riviste in meglio, le stime della Spagna in peggio. Vedremo.

(nda: vedi grafico a inizio post)

Conclusione: gli Usa hanno battuto la crisi fiscale con politiche monetarie e fiscali espansive. L’Uk ha limitato i danni dell’austerità grazie alle politiche monetarie espansive. La Spagna del rigore è andata peggio di tutti, anche per il rifiuto della Bce di fare il prestatore di ultima istanza.

Il mio commensale fa parte di quell’élite che dirige il paese, interviene, pontifica, fa e disfa. Pur avendo dimostrato la propria inadeguatezza di fronte alla crisi, non pensa affatto di avere delle responsabilità. Il nostro fallimento io lo riconduco alla mancanza di democrazia: l’élite non si discute. Prendete Napolitano: ha sbagliato tutto, ma non ne ha colpa. Nel 2011 ha sostituito un governo Berlusconi disastroso con un governo di alto profilo, ma ha scelto per presiederlo l’economista più noto, quello sbagliato. Il Presidente si consulta con la Banca d’Italia, l’Istat, la Bce, cioè con i vertici istituzionali. Che lo han consigliato male! Ora, Letta e le larghe intese sono il frutto dell’assenza di una visione alternativa su come sia davvero possibile uscire dalla crisi presto e bene. Ciò chiama in causa i media: Floris, Vespa, Santoro… che invitano sempre quelli che hanno sbagliato tutto, senza un minimo di controllo di qualità. E il Pd: ormai unico baluardo italiano a difesa delle regole suicide dell’Eurozona. E il M5S: che non ha dato spazio politico a questa visione alternativa. E la Bce, la peggiore banca centrale del mondo.

In democrazia – non solo in democrazia – un’élite che presenti risultati così devastanti sarebbe derisa, dileggiata, e cacciata via su due piedi. Ma non per essere sostituita dal primo che passa… Da noi invece l’élite non si critica, se non con il dovuto garbo e una cortina fumogena davanti. Così essa può continuare a celare la sua incompetenza. Nel film 11 Settembre 1683 [nda: film storico sull'assedio di Vienna da parte dell'esercito ottomano] un principe cristiano chiede al re di Polonia: “Ma perché insistete nel volere il comando?” E il re risponde: “Perché io so come vincere questa battaglia”. Questa è l’unica scusante, l’unica giustificazione morale dei privilegi del potere. In caso contrario il potere è moralmente illegittimo."

(www.ilfattoquotidiano.it)

A proposito di re, da qualche parte ho letto che in Italia governano e determinano l'economia nazionale le solite 100 famiglie da almeno un secolo. Non so se sia vero, non mi sono documentato al riguardo, ma non mi stupirei se lo fosse.
Questo mi fa ricordare il romanzo "I Viceré" di De Roberto scritto alla fine del'800.
Narra la storia della famiglia nobile siciliana dei Principi di Francalanza, in un arco temporale di una trentina d'anni tra il periodo borbonico e l'invasione garibaldina e successivo passaggio al Regno d'Italia. 

Nobili borbonici fino al midollo, nemici di qualsiasi liberalismo, con l'unificazione nazionale, non scompaiono affatto. Le nuove generazioni si cimentano con la politica e mantengono il potere come ce l'avevano nell'epoca feudale precedente. Addirittura i Principi di Francalanza lo fanno passando dall'altra parte della barricata, cioè attraverso il partito socialista.

Ecco, credo che in Italia sia sempre successo questo. Il potere è sempre stato nelle mani dei vari "Principi di Francalanza" della penisola, che sono andati ad occupare tutti gli anfratti dell'economia e della politica, da destra a sinistra. Ma che poi in realtà sono sempre stati "borbonici" fino al midollo.

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