domenica 26 maggio 2013

Manifesto paneuropeo antieuro


Il primo (credo) movimento d'opinione (forse politico?) a livello europeo, palesatosi con il manifesto di seguito riportato e firmato da vari intellettuali europei, nasce provocatoriamente con l'intento di smantellare parte della costruzione europea stessa.


"Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’Eurozona
La segmentazione controllata dell’Eurozona per preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea.
La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Unico.
...
Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea.
...

Una strategia nel segno della solidarietà europea
Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, presa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea. Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita."

(Il manifesto completo qui: goofynomics.blogspot.it)

Il manifesto è firmato fra gli altri da Bagnai e Borghi per l'Italia, da J. Sapir per la Francia. Il manifesto è quindi fortemente connotato da economisti molto critici verso la moneta unica. Non contesto di certo questo atteggiamento contrario all'euro, in quanto penso non ci siano aggiustamenti possibili all'attuale situazione europea.

Ma è effettivamente molto stravagante che nasca un movimento d'opinione europeo... contro l'Europa. E' veramente assurdo che non sia mai nato un movimento d'opinione o politico pro-Europa, quando ancora l'europeismo era merce diffusa nel continente. O almeno io non me ne ricordo.

Eppure una qualche possibilità l'Europa può ancora averla: la scelta è duplice, o si smantella la zona euro, o ci si avvia ad un'unificazione europea politica completa.
La seconda possibilità penso sia l'unica alternativa possibile all'estinzione dell'euro. La crisi potrebbe essere risolta in buona parte con "più Europa", ma non intesa come la intendono gli eurocrati di oggi, ma nel senso di più democratica, più poteri all'Europa politica, maggiore integrazione economica e fiscale, con un governo centrale e un Parlamento veramente in grado di prendere decisioni, e di poter gestire un vero bilancio continentale.

Questo è quello che chiede probabilmente Hollande (vedi "La Francia implora più Europa"), cioè gli Stati Uniti d'Europa. Holland è un politico "eurista" che capisce di non avere più vie d'uscita in questa situazione, e che non può diventare euroscettico rinnegando vent'anni di politiche europee perseguite in maniera dogmatica.

Malgrado condivida la scelta di abbandonare l'euro, malgrado il manifesto anti-euro indichi che tale scelta dolorosa la si deve prendere per preservare la pace sociale e fra le nazioni europee, una riflessione mi sorge spontanea: questo continente è davvero difficile da unificare. E' molto più facile aggregare intellettuali per smantellarla l'Europa.

Le barriere culturali che separano gli europei purtroppo sono molto difficili da superare. Le differenze linguistiche sono una separazione insormontabile. Del resto l'Italia è stata unificata più dalla radio e dalla Tv che dalle imprese di Garibaldi. Gli europei non hanno valori culturali condivisi. Certo i grandi autori ed artisti del passato e del presente non mancano, ma i valori popolari sono altra cosa. 
Sono la musica leggera, le serie televisive, gli eventi sportivi, ma soprattutto gli show tv popolari dove si incontra quella miscela di comicità, arte, personaggi noti, politici e temi sociali che aggregano le masse. Quelle cose con cui poi ci si confronta quotidianamente al bar, al lavoro, a scuola ecc. Sono i Pippo Baudo, i Zelig, i Bruno Vespa che aggregano i valori culturali popolari di una nazione, non sono mica i Beethoven o i Cervantes...

L'Europa della cultura nazional-popolare si è fermata negli anni '80 con i "Giochi senza frontiere". Ognuno in Europa è chiuso nelle proprie frontiere, nei propri limiti linguistici. In genere noi italiani, ma vale per tutti, non sappiamo per cosa si stanno divertendo, o eccitando, o esaltando, o indignando, o commuovendo nemmeno i nostri vicini Francesi, Austriaci e Sloveni. Figuriamoci tutti gli altri. Le emozioni, come i tutori dell'ordine, si fermano alle rispettive frontiere.

Questo è un male. E' un limite per qualsiasi raggiungimento di un sentire comune europeo. Prima di avere una politica ed un'economia europee, bisognerebbe avere un minimo di base culturale europea. Ma di una cultura molto bassa, per massaie. Che non si può limitare alla conoscenza dei nomi delle capitali europee, dei luoghi turistici, o dei cliche, dei soliti luoghi comuni basati su tare nazionali e cibi strani.

Probabilmente prima di fare l'euro si sarebbe dovuto fare un'euro-televisione, con trasmissioni nazional-popolari, noiosisimi novantesimi minuti per calciofili, contenitori per comici schiamazzanti, trasmissioni di culinaria, talk show con politici litiganti ecc. per forgiare il cittadino medio europeo. Forse oggi ci sarebbero le tecniche per trasmettere una rete multilingue su tutto il continente europeo. Piuttosto di niente, andrebbe bene anche una televisione con telegiornali edulcorati e notizie mezze inventate come vengono trasmessi oggi nei rispettivi paesi. Ma almeno verrebbe spacciato lo stesso tipo di droga soporifera su tutto il continente. Almeno sapremmo sempre in diretta quali sono gli umori del continente, e non si dovrebbero attendere notizie dall'estero come se si attendessero le parole di un oracolo.

Quest'Europa è solo un'entità geografica senz'anima. Si è tentato di unificarla con normative comuni, ma poi si è scoperto che ogni nazione le ha recepite in modo diverso. Naturalmente a seconda del carattere nazionale: noi italiani per esempio nel modo più bizantino possibile. Invece di stabilire la corretta curvatura delle banane, avremmo dovuto semplicemente aprire le frontiere alla cultura, alla musica, al cinema, agli artisti ed intellettuali più vari.

Anche lo sport è diviso. Gli incontri europei sembrano quasi incontri interplanetari. Le varie champions, i campionati e kermesse europei che si svolgono ogni tanto sembra avvengano in un'altro continente. Anche quando ci incontriamo fra europei sembriamo distantissimi. Che ci voleva a inventare un campionato di calcio, basket, pallavolo ecc. di livello europeo impostato nello stesso modo dei campionati nazionali?
Ci manca un Super Bowl europeo per diventare Stati Uniti anche noi.

Forse per tutti questi motivi hanno ragione i firmatari del manifesto. E' meglio chiudere l'esperienza dell'euro e pensare a qualcos'altro per unificare veramente gli europei in un'unico popolo. Il superamento del limite linguistico è un obiettivo molto difficile da raggiungere, ma andrebbe perlomeno steso un piano d'azione, invece di arrendersi prima di cominciare. Una lingua internazionale già esiste, è l'inglese. Si potrebbe certificare semplicemente la sua adozione, come hanno fatto già molte nazioni. E quindi cercare di portare il bilinguismo in tutto il continente.

O se volessimo essere più sognatori, potremmo adottare l'esperanto per non fare un torto a nessuno o dare un vantaggio solo ad alcuni. E quindi programmare il suo insegnamento a partire dalle scuole primarie, per ottenere un domani veri cittadini europei che sono in grado di comprendersi, e di dialogare e dibattere fra loro. L'Europa dovrebbe essere unificata da intellettuali, artisti, attori e sportivi, invece che da eurocrati elitari ed insensibili. Un'Europa unificata a colpi di summit fra premier e provvedimenti di austerità non potrà continuare a tenersi insieme ancora per molto tempo. Questo è il metodo migliore per far risorgere i nazionalismi e gli odi transnazionali.

Abbiamo impiegato secoli a combatterci. Sarebbe ora di impiegare qualche decennio per trasformarci in cittadini europei, partecipanti a una cultura comune, senza peraltro dover rinnegare le rispettive culture nazionali. Non facciamo nemmeno l'errore di noi italiani, che per creare il cittadino italiano modello abbiamo sacrificato le culture delle piccole nazioni in cui era frammentata la penisola prima del 1860. Oggi c'è chi tenta di preservare i dialetti o l'artigianato tipico con operazioni che sembrano recuperi archeologici. Non è il caso di essere così fanatici del nuovo. Bisogna sempre conservare le proprie radici. Però non è nemmeno il caso di essere fanatici in campo monetario (vedi "Fanatismo monetario").

Chissà se ora i seguaci del Partito Unico dell'Euro firmeranno anche loro un manifesto per la salvaguardia della moneta unica.

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