mercoledì 21 agosto 2013

Non c'è scampo al tapering

Svalutazione rupia indiana rispetto all'euro

Bernanke potrebbe temere il peggio, a causa dell'eccesso di liquidità immessa attraverso i Quantitative easing nell'economia americana, ma soprattutto a causa del manifestarsi delle prime vittime di questa guerra valutaria mondiale. Fino a poco tempo fa si guardava unicamente ai dati dell'economia americana: in caso di miglioramento tapering più vicino, in caso di peggioramento tapering più lontano. Ma  ora si avvicina un ulteriore pericolo, e potrebbe essere contagioso.

All'inizio, quelle dei Qe, sono state politiche difensive (mantenere bassi i tassi del debito pubblico), ma ora con il Giappone si stanno facendo politiche aggressive (svalutazione voluta dello yen per aumentare le esportazioni).
L'avvio dell'assottigliamento di questa politica monetaria espansionista, cioè il tapering, potrebbe diventare la strada obbligata se nel mondo continueranno ad aumentare gli esempi di paesi aggrediti da svalutazione e inflazione eccessiva.

L'elenco continua ad aumentare. L'esempio più negativo e antico è quello dello Zimbawe:

" Steve Hanke, ricercatore del "Cato Institute", pubblicò un documento in cui stimava il tasso d'inflazione annualizzato dello Zimbabwe pari a 89 700 miliardi di miliardi di punti percentuali alla data del 14 novembre 2008; dai suoi calcoli, tra il 24 ottobre e il 14 novembre, i prezzi nello Zimbabwe erano cresciuti con un fattore moltiplicativo di 170-200 alla settimana.
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Il 29 gennaio, nello sforzo di contrastare l'incontrollabile inflazione del proprio paese, il Ministro delle Finanze, Patrick Chinamasa, annunciò che le società e gli individui sarebbero stati autorizzati da quel momento a utilizzare, insieme al dollaro zimbabwiano, anche altre e più stabili valute (come, ad esempio, il rand sudafricano) per condurre i propri affari. Sebbene solo alle società autorizzate fosse permesso accettare valute straniere, questo era ormai diventato pratica comune. Infatti, secondo la popolazione locale, anche i venditori ambulanti rifiutavano la valuta nazionale.

In febbraio il governo rivalutò il dollaro. Un nuovo dollaro era pari a mille miliardi di quelli vecchi. Questa mossa ha portato a 25 il numero degli zeri rimossi durante il periodo di iperinflazione."

(it.wikipedia.org)

Ma le cose evidentemente non sono andate a posto dopo aver cancellato un po' di zeri:

"Nelle casse dello Zimbabwe sono rimasti solo 217 dollari„Che le finanze dello Zimbabwe fossero disastrate si sapeva da tempo, ma la situazione nelle ultime ore si è rivelata di pura emergenza. Il governo di Harare ''dispone di appena 217 dollari'', secondo il ministro delle Finanze Tendai Biti. ''La scorsa settimana dopo avere pagato i funzionari nelle casse dello Stato rimanevano 217 dollari. In questo momento le finanze del nostro governo sono paralizzate e non riusciremo a raggiungere i nostri obiettivi''“
(www.today.it)

Ma lo Zimbawe è una nazione piccola (economicamente), quasi ininfluente nel contesto mondiale, mal governata e corrotta. Insomma a volte si trovano anche posti peggiori dell'Italia. Ma non è lo Zimbawe di certo a preoccupare Bernanke e la Fed. Le sue preoccupazioni cominciano ad arrivare dal mondo di quei paesi su cui l'Occidente ha investito non solo metaforicamente: i famosi Brics.

"ATTENZIONE si è Scatenata Una Crisi Finanziaria Globale, Crolla la Borsa Indonesiana, Tassi di Interesse dei Brics sulla Luna!!!!
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Sono mesi che vi raccontiamo delle difficoltà di India, Cina e Brasile. Vi abbiamo anche raccontato dell’aumento verticale dei tassi di interesse sul debito sovrano dei paesi a più alto sviluppo
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dopo il 2008 possiamo di nuovo parlare di crisi finanziaria e con una probabilità vicina al 100% di una nuova ondata di recessioni globali trainate da quelle parti del mondo che più si sono sviluppate negli ultimi 10 anni.
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i BRICS e i paesi limitrofi sono ufficialmente in un profonda crisi finanziaria, crisi che è esplosa anche sulle rispettive valute e borse valori. I danni dell’aumento dei tassi e il conseguente blocco della trasmissione del credito trasformeranno in poche settimane i problemi della finanza in quelli dell’economia reale.
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Mentre scrivo la borsa di Jakarta perde il 5,36%, la Rupia Indonesiana il 3,20% (in pratica la borsa di Jakarta ha perso oltre il 9% in Euro o Dollari in sole 24 ore) e i tassi su un decennale indonesiano sono arrivati all’8,38%.

Ma attenzione, non è una crisi locale. Questa è una crisi finanziaria globale, la stessa cosa continua anche sui mercati Indiani, Sud Africani, Brasiliani e probabilmente Cinesi, anche se in Cina il fenomeno è meno visibile grazie al controllo di stato di tassi e valuta (ma non il controllo di alcuni grandi banche fallite, con i bancomat chiusi). "

Riprendo da un vecchio articolo le considerazioni economico-valutarie su alcuni Brics:

"La valuta turca continua il suo inesorabile crollo. Abbiamo già visto come sia già presente in Turchia una forte instabilità dovuta allo scontro frontale tra il movimento di protesta popolare e il governo islamista e se la valuta continuasse a crollare e l’economia a peggiorare a nostro avviso questo autunno si rischia seriamente un golpe turco. Se il rapporto con l’Euro supererà la resistenza intorno a 2.6 dobbiamo attenderci una nuova ondata di scontri e manifestazioni.
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Il crollo del Real [brasiliano ndr] sembra aver superato la linea di resistenza del trend. Un ritorno rapido in area 3.4, secondo questa nostra teoria, porterà a una fase più intensa di rivolte sociali.
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Il Rand Sudafricano dopo i continui crolli degli scorsi mesi ha momentaneamente frenato la sua caduta. Se dopo questo momentaneo stop, la caduta dovesse ricominciare, il paese sudafricano già scosse da scioperi, rivolte e da una criminalità altissima potrebbe precipitare in una nuova fase di instabilità che potrà essere accentuata dalle sempre presenti divisioni etniche e dalla morte di Nelson Mandela.
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Dopo i deludenti dati economici, il Rublo continua a svalutarsi. Ora siamo vicini ad una resistenza importante a quota 43-43,5 Eur/Rub. Se questa resistenza dovesse essere sfondata sicuramente sarà necessario interrogarsi sull’effettiva salute dell’economia del paese più grande al mondo."

(www.comedonchisciotte.org)

Ma ora quella che preoccupa di più, è la situazione esplosiva dell'India, la seconda testa della temuta, fino a poco tempo fa, "Cindia". L'idra a due teste che avrebbe dovuto divorare l'occidente diventando il nuovo ombelico del mondo.

"Guerra Valutaria e Prime vittime - India e Brasile

La guerra valutaria sta iniziando a mietere le sue prime vittime. E appena la valuta diventa senza valore, la molla dell'iperinflazione perde i fermi e la situazione sfugge di mano. L'india sta facendo un percorso da manuale:

prima ha messo tasse sull'importo di metalli preziosi
poi abbassato i limiti per i capitali in fuga
poi aumentato il protezionismo sotto ogni forma
poi vietato ai capitali di uscire

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In India a questo punto, se fossi indiano che faresti? Non puoi portare via i capitali, non puoi usarli, l'iperinflazione te li può mangiare in 1 secondo: quindi:

compri oro, massima protezione dall'inflazione
compri beni tangibili (cibo o altro) che seguono l'inflazione"

Il blog borsadocchiaperti.blogspot.it spiega anche molto bene come si genera l'iper inflazione in questi e altri casi:

"Ma da dove viene l'iperinflazione?

La spiegazione popolare che l’inflazione (e quindi l’iperinflazione) rappresenta "troppi soldi a caccia di pochi beni" ha una base di verità. Eppure, è gravemente incompleta perché ignora gli altri elementi dell'equazione di scambio, MV = PQ. In questa equazione, M sta per la quantità di denaro, V per la velocità del denaro, P per il livello dei prezzi, e Q per il livello del PIL reale.

Velocità è probabilmente il termine meno familiare associato al denaro. Intuitivamente, si può pensare ad esso come la velocità con cui lo stock di moneta circola attraverso l'economia, ma formalmente, è più accuratamente definita come il rapporto tra PIL nominale (cioè, P volte Q) diviso per la quantità di moneta, M.

Possiamo definire la quantità di denaro in modo più o meno ampio (M1, M2, e così via), ma ai fini della comprensione dell’iperinflazione, probabilmente è meglio usare la definizione più ristretta, la base monetaria, costituito dalle monete in circolazione sommate alle riserve bancarie.

Definiamo quindi la velocità come il rapporto tra PIL nominale diviso per lo stock di moneta, il che rende chiaro che l'equazione di scambio è una semplice identità contabile che non ha alcuna interpretazione causale.

Se riscriviamo l'equazione di scambio nella forma P = MV / Q, possiamo vedere come un aumento del livello dei prezzi può, per definizione, derivare sia da un aumento della quantità di moneta, che da un aumento della velocità, che da una diminuzione reale del PIL, o da una combinazione di questi fattori. Chiameremo questa versione dell'equazione di scambio l'equazione di contabilità dell'inflazione.

L'equazione di contabilità dell'inflazione vale per ogni tasso di inflazione, positivo o negativo. L'iperinflazione è più dell'inflazione nel senso che accelera il processo. Ciò che dà all’iperinflazione un carattere distintivo è l'esistenza di tre percorsi di retroazione (feedback) che collegano la variabile P, sul lato sinistro dell'equazione, e le variabili M, V, e Q sul lato destro. I feedback indicano che non solo il tasso di inflazione dipende dalla velocità di variazione di M, V, e Q, ma che i tassi di variazione di queste tre variabili stesse dipendono dal tasso di inflazione. Diamo un'occhiata ai vari elementi.
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Il primo percorso di feedback, quella che agisce attraverso la velocità, nasce dalla funzione del denaro come deposito temporaneo di valore.
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Con l'iperinflazione questo processo viene minato perché porta i soldi a perdere molto valore dal primo venerdì del mese a fine mese. Durante un periodo di iperinflazione, invece di mettere il vostro stipendio in tasca, è meglio correre a spendere in fretta tutto prima che i prezzi salgano. La velocità alla quale si muove il denaro nell'economia aumenta di conseguenza visto che i soldi vengono spesi subito.

Gli economisti chiamano questo comportamento “assett substitution”. Si smette di usare la valuta o i conti bancari come deposito temporaneo sicuro del valore del denaro e, invece, si tende a scambiare il più rapidamente possibile i soldi per qualche altro bene che mantenga il valore nel tempo.
I beni di consumo sono una alternativa.
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Una volta che le persone hanno accumulato beni di consumo al limite del loro spazio di accumulazione, iniziano a pensare di trasformare la loro valuta in valuta estera. Le persone scambiano i loro rubli, bolivar, o qualsiasi altra cosa per i dollari o gli euro il più velocemente possibile. Questo è successo in Russia nel 1990 ed è quanto si dice sta accadendo oggi in Venezuela.

Il governo può rallentare questi processi imponendo controlli sui prezzi al consumo e controllando i cambi, e il governo venezuelano sta facendo entrambe le cose.
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In primo luogo, tali controlli tendono ad essere permeabili; le persone trovano un modo per accumulare beni e valuta estera in ogni caso. In secondo luogo, i controlli aumentano il costo di fare business e la già lenta crescita dell'economia si rallenta ulteriormente. In terzo luogo, anche se i controlli sono inizialmente efficaci, creano inflazione repressa, che scoppierà ancora più violenta quando i controlli saranno rimossi "

(borsadocchiaperti.blogspot.it)

E poi c'è la casistica che preoccupa Bernanke e la Fed direttamente, quella della crescita della massa monetaria. Finora essendo il dollaro una moneta con valore di bene rifugio, gli Usa non hanno risentito dell'inflazione malgrado i vari Quantitative easing. Ma l'inflazione può diventare una malattia trasmissibile se si esagera troppo. Ed inoltre dovrebbe essere ormai evidente che queste politiche valutarie sono eccessivamente costose in proporzione ai risultati economici ottenuti. La crescita americana dopotutto è anemica e quella giapponese ancora dubbia (Speciale Giappone: La “Svalutazione Competitiva” Non Sta Funzionado, Alcune analogie con l’Italia.)

"Il terzo meccanismo di feedback opera attraverso l'effetto dell'inflazione sul tasso di crescita dello stock di moneta.
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Il primo anello di questa terza retroazione nasce dall'effetto dell'inflazione sul reale gettito fiscale. Nessun governo ha ancora trovato un modo per raccogliere le tasse istantaneamente. Le entrate fiscali di un governo sono sempre basate su attività economiche (reddito, vendite al dettaglio, proprietà o altro) in un periodo precedente. Se non c'è inflazione, il ritardo nel ricevere il gettito fiscale non influenza il suo valore reale. Tuttavia, quando vi è l'inflazione, il potere d'acquisto reale delle entrate fiscali cade tra il periodo di riferimento per il quale le imposte sono calcolate e il tempo che il governo riceve i pagamenti fiscali. Se le spese sono costanti in termini reali, la diminuzione del valore reale delle entrate significa un deficit di bilancio più grande. Gli economisti chiamano la tendenza dell'inflazione di aumentare il deficit di bilancio reale l'effetto Olivera-Tanzi.

Il successivo collegamento tra M e inflazione è l'effetto di un aumento del disavanzo di bilancio sulla massa monetaria. Quando i governi spendono soldi per gli acquisti correnti o pagamenti, la massa monetaria aumenta, ma questo aumento è generalmente compensato da riduzioni della quantità di moneta che avviene quando il governo raccoglie le tasse o vende titoli. Durante l'iperinflazione, però, gli offset non funzionano così. L'effetto Olivera-Tanzi, come abbiamo visto, tende a ridurre il valore reale delle entrate fiscali, mano a mano che l'inflazione accelera. Inoltre, i governi hanno più difficoltà a prendere in prestito soldi con la vendita di titoli. In casi estremi (ad esempio, la guerra o la rivoluzione), il governo può perdere lì’accesso al mercato dei titoli."


Ma attenzione. Non rischiano solo i paesi che fanno politiche monetarie espansive.

"La seconda via di feedback che spinge l’iperinflazione opera attraverso l'effetto dell'inflazione sulla crescita del prodotto interno lordo reale."
(borsadocchiaperti.blogspot.it)

Cioè nel caso italiano e non solo in cui il Pil si riduce. Infatti dalla formula P = MV / Q appare evidente che riducendo Q (Pil reale) aumenta P (livello dei prezzi) mantenendo M e V costanti. In realtà oggi, con la contrazione del credito effettuato dal sistema bancario nazionale, anche M e V (massa monetaria e velocità di transazione) sono stati ridotti bruscamente. Ed in effetti l'inflazione risulta bloccata, se non addirittura in via di trasformarsi in deflazione. L'economia si è raffreddata talmente che appare difficile possa esserci qualche produttore che si possa permettere di aumentare i prezzi.

Ma tornando alla Fed, è presumibile che abbia ormai preso coscienza dei pericoli insiti nei Quantitative easing, anche se ora dovrà valutare due paure contrastanti: da una parte il rischio di finire in una spirale inflattiva, dall'altra il rischio di far esplodere una enorme bolla finanziaria con la fine della stampa di dollari (vedi: "Cinque anni di steroidi nelle borse"). Probabilmente per questo il tapering è la scelta obbligata. Cioè una via di mezzo tra la chiusura dei rubinetti del Qe e le politiche di sbracamento valutario. Una lenta uscita dalle politiche di fluidificazione finanziaria, che poi in realtà grandi vantaggi economici negli ultimi anni non ne hanno dati. 

Quindi il tapering alla fine sarà il triste epilogo di una scelta economica inconcludente e dannosa. Almeno per la classe media americana, perché il mondo della finanza sicuramente ne avrà tratto i suoi vantaggi. Gli Usa dovranno trovare la loro strada maestra con il successore di Obama, perché le promesse fatte nei due mandati del primo presidente nero non sono state mantenute. E non tanto per ciò che attiene alle conquiste sociali (per esempio la riforma sull'assistenza sanitaria), quanto per la mancata riduzione delle diseguaglianze economiche. La classe media muore e sicuramente non sarà quest'Europa ingessata a trovare delle soluzioni per resuscitarla. Dobbiamo ancora sperare nella vitalità americana.

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