lunedì 26 agosto 2013

La crisi economica porterà la guerra vera?

(portaerei Garibaldi)

Continuo a rimanere impressionato ed interdetto di fronte l'aumento di spesa militare italiana, soprattutto alla luce della tremenda crisi in cui siamo immersi da due o tre anni.
Dietro a questo aumento della capacità bellica italiana e relativa spesa in armamenti ci possono essere motivazioni poco nobili, come una corruzione che segue vie internazionali poco perseguibili dalla magistratura italiana. Se si guarda alla vicenda degli arei F35, vista l'ondata di critiche internazionali piovute su questo bidone volante, il primo impulso è quello del pensare male, che come dice il detto popolare, non è cosa bella ma il più delle volte si indovina la verità.

Eppure ci deve essere qualcosa di più, qualche preoccupazione a livello internazionale, di cui non siamo informati a dovere. Molti, al riguardo della vicenda degli F35, si chiedevano perché l'Italia non avesse optato per l'aereo militare europeo Eurofighter. In realtà l'Italia si appresta ad acquistare anche una notevole quantità di questi velivoli. In sostanza non ci facciamo mancare nulla:

"quest'anno i fondi per l'acquisto di armamenti aumentano in modo clamoroso rispetto al 2012: complessivamente saranno 5,5 miliardi di euro, grazie al contributo del ministero dello Sviluppo Economico che mette a disposizione 2.182 milioni per comprare sistemi militari.
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Gran parte di questi soldi servono per finanziare l'acquisto dei caccia europei Eurofighter. Mentre si discute dei costi del Lockheed F-35 - stimati in 12 miliardi di euro - si scopre che il preventivo per gli Eurofighter italiani ha superato ogni record: il documento ufficiale indica in 21,1 miliardi di euro la spesa per questi aerei.
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Nel corso del 2013 soltanto per comprare gli Eurofighter il ministero Sviluppo Economico spenderà 1182 milioni di euro, mentre quello della Difesa sborsa mezzo miliardo per gli F-35."

(www.wallstreetitalia.com)

Ma non è solo questione di rafforzare l'aeronautica militare, l'aumento di spesa militare riguarda anche altri settori della difesa:

"Tutto il budget per le forze armate è cresciuto nel 2013. Esclusi i carabinieri, ci saranno 14,4 miliardi di euro contro i 13,6 miliardi del 2012 - quando la spending review si è abbattuta sui conti - e i 14,3 miliardi del 2011, ossia prima che la crisi si abbattesse sulla vita degli italiani. Il problema è che i due terzi dei soldi servono per gli stipendi.
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Oltre all'Eurofighter, il dicastero di Flavio Zanonato si accollerà le fregate Fremm (5,6 miliardi per le prime sei); i blindati da combattimento Freccia (1,5 miliardi per 249 veicoli); i jet d'addestramento Aermacchi M-346 (220 milioni per la prima trance); i gadger elettronici per il "Soldato futuro" (800 milioni); gli elicotteri NH-90 di Esercito e Marina (3.895 milioni) e gli Agusta AW-101 dell'Aeronautica (740 milioni).
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Ancora più frammentato il finanziamento dei nuovi satelliti spia Cosmo SkyMed. La Difesa ci mette 229 milioni, altri 500 circa li tirano fuori il ministero dell'Università e Ricerca e l'Agenzia Spaziale.

Il solito Sviluppo Economico contribuisce ai 300 milioni dei satelliti Sicral per le comunicazioni. Per le nostre sentinelle orbitanti i generali prevedono di spendere circa mezzo miliardo in tre anni, inclusi 170 milioni per lo 007 delle stelle Opsat 3000 acquistato in Israele: risorse superiori a quelle per equipaggiare l'Esercito.

E non sono gli unici stanziamenti a favore dell'intelligence militare. Una fetta consistente dei 1.200 milioni che si sborseranno per i "sistemi C4" servirà per aerei radar e droni: 580 milioni per acquisire due fantascientifici jet Gulfstream Caew prodotti in Israele, vere centrali di spionaggio volanti. Altri 211 milioni sono il contributo italiano per la discussa squadriglia di velivoli-robot Global Hawk voluta dalla Nato.
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L'Esercito spende soprattutto per gli elicotteri: i grandi Chinook presi negli Usa costano 974 milioni. Poi ci sono 202 milioni per acquistare 479 camionette Lince con protezione migliorata. La Marina sta completando la nuova flotta di sottomarini: i quattro modernissimi U-212 costeranno 1.885 milioni. Il documento rivela il prezzo finale della portaerei Cavour: 1.390 milioni. Le due ultime fregate Orizzonte consegnate invece verranno 1.500 milioni, con rate fino al 2020."

Perché un rafforzamento così poderoso del nostro esercito, cosa si teme? Siamo prossimi ad essere coinvolti in una grande guerra regionale dall'Iran all'Africa del nord?

E possibile che l'acuirsi delle varie crisi economiche che sconvolgono il mondo produca un conflitto armato. La storia insegna che molto spesso è accaduto questo. Se così fosse, ci sarebbe una responsabilità criminale in chi ha fatto determinate scelte economiche in questi anni, ben sapendo che avrebbero provocato una crisi di sistema e alla lunga conflitti armati. Eppure a leggere la concatenazione degli eventi sembrerebbe vedere una certa consequenzialità: prima si inventano strumenti finanziari per far arricchire pochi a discapito dei molti, pi si scaricano gli errori finanziari sui debiti di banche e Stati nazionali, il tutto generando povertà, svalutazioni ed inflazione a cominciare dai paesi più deboli del secondo e terzo mondo, poi si osserva e molto spesso si fomentano rivolte e rivoluzioni, e poi si perviene alla guerra vera e propria per riportare tutto alla normalità e ricominciare lo sporco giochetto. E di nuovo qualcuno si arricchisce vendendo armi...

Lungo le sponde del Mediterraneo questo è il film che si sta proiettando da un po' di tempo. Tunisia, Libia, Egitto ed ora la Siria si appresta al momento clou della sua crisi, cioè all'intervento "umanitario" sotto l'egida dell'Onu se possibile, altrimenti anche sotto le bandiere Nato come in Libia.

"Siria: Il Gas Nervino è il Segnale che l’Invasione è Pronta?

Al di la di quanto ci hanno fatto vedere i media non sapremo mai se sono state veramente usate le così dette “armi di distruzione di massa” (Gas Nervino) in Siria ed eventualmente da chi, se dal governo Siriano oppure i così detti ribelli.
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Mettiamo insieme le notizie riportate dai media (i fatti sono un altra questione):
- Il presunto attacco con i Gas sarebbe avvenuto alle 6 del mattino (ora italiana, le 7 ora Siriana) di Mercoledì 21 Agosto a Ghouta, città dell’est Siriano
- il presunto attacco con i gas è stato denunciato da organi di informazione dell’opposizione armata al governo Siriano e documentata ieri con una serie di video su youtube in cui comunque NON è possibile capire la veridicità delle immagini (link attenzione immagini piuttosto crude)
- il Ministro degli Esteri Francese ha immediatamente “chiamato” l’uso della forza (ovviamente se fosse confermato l’uso del gas da parte di Assad) per punire il regime Siriano a prescindere dalle decisioni dell’Onu.
- Il presunto attacco del governo Siriano contro i così detti “ribelli” sarebbe avvenuto in concomitanza con una missione ONU sul suolo siriano per verificare la situazione sul campo.
Le Figarò riporta che commandos Israeliani e Americani siano entrati in azione in Siria da metà Agosto, cioè PRIMA del presunto attaco coi Gas di l’altro ieri.

Facciamo un passo indietro:
- l’amministrazione russa ha fatto trapelare che una delegazione dell’Arabia Saudita ha chiesto la fine dell’appoggio ad Assad in cambio di una commessa militare da 15 miliardi di dollari. L’incontro è avvenuto il 31 Luglio scorso (link)

Commento

Partirei da questo ultimo fatto inaudito. Dubito che l’Arabia Saudita si sia mossa con un proposta di tale portata di sua esclusiva iniziativa, mi pare più verosimile che i 15 miliardi di commesse alla russia siano state una gigantesca mazzetta occidentale per togliere di mezzo il vero ostacolo all’invasione da parte delle forze militari occidentali. Peraltro una mossa così spregiudicata denota una certa “disperazione” nel non riuscire a risolvere la questione Assad.

L’impressione è che le forze occidentali (la Nato? Un sottoinsieme della Nato + Israele?) vogliano forzare la mano e attaccare la Siria a prescindere dalle risoluzioni dell’Onu.

La questione di più difficile lettura rimane l’atteggiamento Russo, Vladimir Putin al solito farà ciò che è bene per la Russia e per i Russi. Il che potrebbe anche comprendere la fine di Assad se il prezzo pagato sarà sufficientemente alto. "

(www.rischiocalcolato.it)

E l'Egitto non è ben messo come noto, ma la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Secondo qualcuno anche questa nazione seguirà lo stesso destino di altre sulla sponda sud del Mediterraneo:

"Se vogliamo capire le prossime tendenze di una società, dobbiamo prendere in considerazione che esiste una manipolazione esterna.
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Quando fu rovesciato Mubarak non era ancora il momento giusto. I media mainstream hanno fatto una partenza falsa. Se il bersaglio vero è il dollaro USA e l'Egitto è solo una diversione, quest'anno si è presentata l'occasione perfetta per giustificare il fallimento, ormai evidente, come stimolo dell’economia, del Quantitative Easing.
Stante la situazione attuale, il regime militare egiziano che ha rovesciato Mohammed Morsi ha completamente tagliato fuori dal processo politico i Fratelli Musulmani
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Ma il vero combattimento comincerà probabilmente presto, quando l'attuale governo chiederà di sciogliere gli stessi Fratelli Musulmani. Allo stesso tempo, l'odio per gli Stati Uniti e il suo costante sostegno, alla base del potere in Egitto - indipendentemente da chi sieda sul trono - sta crescendo a un ritmo febbrile in tutta la regione. Questo non è salutare per la vita del petrodollaro nel lungo periodo.

E' importante che gli americani capiscano che, quando si parla di Egitto non si tratta di prendere una posizione. Il problema qui è che le circostanze sono quasi mature per la guerra e che se scoppierà una guerra, sarà di grandi dimensioni e danneggerà i mercati petroliferi. Il Canale di Suez vede passare quasi l'8% del commercio marittimo mondiale e 4,5 milioni di barili di petrolio al giorno passano attraverso questo corridoio. Già, i prezzi del petrolio hanno registrato un'impennata per la semplice minaccia del blocco di Suez (come avevo previsto). E questa volta, la nazione non ha intenzione di tornare indietro. Un conflitto estenuante è sicuro, data la natura del colpo di stato militare in atto e vista l'opposizione irremovibile della popolazione musulmana.

Stranamente, ci sono ancora certi mainstream che continuano a sostenere che Suez "non chiuderà mai" perché "è troppo importante per l'economia egiziana". L'importanza di Suez però, per il governo egiziano, sarà irrilevante se scoppierà una rivoluzione. Suez chiuderà proprio perché non resterà più nessuna struttura per mantenere il canale aperto. Nel frattempo, i prezzi del petrolio continueranno a salire e la diffidenza verso gli Stati Uniti continuerà ad inasprirsi."

(www.comedonchisciotte.org)

E qui sta probabilmente il punto centrale di tutta la questione, in cui forse verrà coinvolta l'Italia. Il mantenimento dell'apertura del Canale di Suez, quando a causa della guerra civile, l'Egitto non sarà più in grado di sorvegliare e garantire il transito alle navi commerciali dall'oceano indiano al mediterraneo e viceversa.

Ed inoltre la questione potrebbe complicarsi ulteriormente viste le tensioni con l'Iran nel caso venisse invasa la Siria, e per le tensioni all'interno della società in Arabia Saudita. Siamo molti vicini al punto di deflagrazione di una grande bomba all'interno del mondo islamico. Con in più Libia, Tunisia ed Algeria non ancora del tutto pacificate e percorse da numerose tensioni politiche interne. La Libia rischia addirittura di dividersi in due nazioni in lotta fra loro.

La situazione nell'Arabia Saudita è la più misteriosa, in quanto da quel regime non filtra nessun dissenso ufficiale:

"Il rapporto tra Stati Uniti e Arabia Saudita è contemporaneamente simbiotico e parassitario, a seconda di come si guarda la situazione. I primi pozzi petroliferi e le prime estrazioni in Arabia Saudita furono fatte dai cartelli petroliferi internazionali della Royal Dutch Shell
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Come membro fondatore dell’ OPEC, l'Arabia Saudita è stata una delle poche principali nazioni produttrici di petrolio che mantenne un oleodotto diretto che by-passava il Canale di Suez. (La pipeline fu poi chiusa nel 1983). Questo permise alla Standard Oil e agli Stati Uniti di rientrare in punta di piedi in Egitto per lavorare sulla instabilità interna, che già si sentiva e che alla fine culminò nella guerra civile del 1952. All’epoca erano considerati fantocci dell'Impero britannico e le classi dirigenti d'Egitto furono rovesciate dai Fratelli Musulmani, fatto che determinò la scomparsa della sterlina britannica come Top petro-Pound e come valuta di riserva mondiale.
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In apparenza, l'Arabia Saudita sembra aver evitato gli effetti del clima della Primavera Araba, ma non è tutto come sembra. La defezione del principe saudita Khalid Bin Farhan al-Saud ha fatto sorgere domande sorprendenti sul vero stato di salute del gigante tra i produttori di petrolio.

Credo che questa defezione sia solo l'inizio dei problemi dell’Arabia Saudita e che il più grande partner petrolifero dell'America stia per assistere ad un tumulto interno che destabilizzerà le spedizioni di petrolio in tutto il mondo. Il sostegno dell'America ad una monarchia, tanto brutale con la sua popolazione, potrà solo accelerare la fine dell'uso del dollaro nel commercio mondiale del petrolio, soprattutto se questi regimi fantoccio saranno rovesciati.

A chi dubita che l'Arabia Saudita sia sulla strada di una disgregazione sociale, vorrei domandare perché questo paese abbia sentito la necessità di sovvenzionare con miliardi di dollari la nuova giunta militare egiziana al potere.

Mentre il paese serve, in certi casi, come prestanome dell'Occidente, il governo saudita teme che il successo di idee dissenzienti possa raggiungere i suoi confini. 


Ma probabilmente la strada che porterà ad una rivolta in Arabia Saudita è ancora molto lunga, per il semplice fatto che il regime saudita ha le risorse per comprare il consenso. Bisognerà che crolli il mercato del petrolio prima di vedere le piazze di Riyadh riempirsi di contestatori e barricate.
Invece, complice il regime islamico al governo, l'Iran potrebbe facilmente essere coinvolto in uno scontro regionale.

"Il fatto che il governo americano abbia creato uno stato di fatto con la rivolta siriana e il suo finanziamento e con l’armamento degli agenti di al-Qaeda ha comprensibilmente irritato molte nazioni del Medio Oriente, compreso l'Iran. L'Iran si trova sulla via del petrolio più importante del mondo: lo Stretto di Hormuz. Circa il 20% delle esportazioni di petrolio di tutto il mondo vengono spedite attraverso Hormuz, e la stretta insenatura è incredibilmente facile da bloccare, basterebbe far affondare qualche nave cargo. In realtà, questa tattica è esattamente quella che l'Iran si è abituato ad usare per neutralizzare qualsiasi progetto di invasione USA / Israele. Una presenza degli Stati Uniti o della NATO sulla terra o nello spazio aereo della Siria, dell'Egitto o dell'Iran molto probabilmente potrebbe provocare la chiusura dello Stretto di Hormuz e forti aumenti dei costi della benzina, che gli americani non si possono permettere. "
(www.comedonchisciotte.org)

Mi risulta incomprensibile al momento capire da dove possa arrivare una minaccia o un coinvolgimento dell'Italia. La difesa delle rotte commerciali di Suez potrebbe essere un buono spunto, ma non escluderei la formazione di un fronte unico islamico dall'Iran, ai Fratelli Mussulmani, fino agli alquedisti sparsi ovunque fino all'Algeria. In tal caso la nostra posizione immersa nel Mediterraneo diventerebbe molto scomoda.

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