martedì 20 agosto 2013

Il dopo Letta


Mentre Berlusconi si avvia all'ultima battaglia (Belusconi è finito. Ucciso dallo spread), dibattendosi ferocemente come un pescecane estratto dal mare che cerca ancora di mordere il pescatore sulla barca, ci sono già i primi ambasciatori del futuro governo in azione. Potrebbe anche essere un'estensione dell'attuale governo, un Letta bis, sempre che al Pd riesca il gioco di scauting. Perché sempre li si va a parare, in quanto il Pud€ (partito unico dell'euro) non fa alleanze con chicchessia, non è disposto a cedere o condividere il potere che gli deriva per diritto eurofanatico.

Come volevasi dimostrare, nel Pd evitano a tutti i costi un'alleanza con il M5s, piuttosto cercano di portarsi a casa qualche amichetto del Pdl:

"Ma il Corriere si spinge ancora più in là, e tratteggia uno scenario in cui potrebbero non essere solo i grillini a dare il là ad un nuovo governo alternativo alle ‘larghe intese’. Dal senatore Pd, Felice Casson, ieri è arrivata una “strana profezia”: “Se Berlusconi rompe, un gruppetto più o meno grande di suoi senatori potrebbe smarcarsi“. In fondo, conclude il Corriere, “basterebbe una ventina di senatori per far nascere un nuovo esecutivo con lo stesso premier uscente”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Piuttosto che spiacevoli compromessi con il M5s, è meglio un po' di scauting alla scilipotese nel Pdl. Qualche "responsabile" di ritorno da quelle parti si può sempre trovare.

Perché il Pd ha certe tendenze al suicidio?

"... ci sono due Pd. 
C'è quello popolare che ha ancora un forte radicamento nelle sezioni territoriali 
...
Poi c'è il Pd che deve dar conto dei suoi debiti con le banche, quello ricattabile, quello che per forza di cose deve proseguire le politiche europee, quello che per intenderci non ha nemmeno voluto (o potuto) votare R. Prodi alla presidenza, in quanto inviso alla Germania e a Bruxelles.

L'alleanza con il M5s è insidiosissima per questa parte occulta, ma potente, del Pd. Significherebbe mettere in dubbio le politiche dell'austerità e dover sostenere compromessi ancor più "dolorosi" della cancellazione dell'Imu sulla prima casa. Cioè si tratterebbe di dover discutere di reddito di cittadinanza, cancellazione delle spese inutili (con relative tangenti già incassate...) come F35 e Tav, cancellazione dei rimborsi elettorali, eliminazione delle Fondazioni bancarie ed altre "tremende" proposte suicide per un partito come il Pd che è ormai una voragine clientelare gigantesca."

(Doppia minaccia per il pd)

All'indomani del varo del governo degli inciuci, valutavo già questa distanza incolmabile tra Pd e M5s:

"Ma del resto che alternativa c'era? Quella dell'alleanza Pd-M5s? Certo, ma un governo con i cinquestelle avrebbe dovuto comportare un altro tipo di suicidio del Pd. Un suicidio economico, un suicidio della sua classe dirigente. Le battaglie del M5s sono veleno per un partito compromesso nelle scelte economiche, e nella spartizione del denaro pubblico, come il Pd.

Fin dall'esito delle elezioni di febbraio, avevo previsto l'approdo al governo di unità nazionale, di scopo, la grande alleanza ecc. Non poteva essere altrimenti. Il Pd è troppo coinvolto nella gestione comune e affaristica dell'Italia con le forze avverse, troppo coinvolto nelle vicende euriste di questi ultimi anni.
Ed infatti, il Pd ha evitato accuratamente di farsi coinvolgere dai cinquestelle nell'elezione di Rodotà come Presidente. Preferendo il rischio di autodistruzione, piuttosto che il rischio di fare una politica "pulita" che lo avrebbe danneggiato molto di più. La scelta Marini era inciucista, la scelta Prodi era una sottolineatura della fedeltà europea. La scelta Rodotà era impossibile."


E il motivo di base di queste scelte, non è fondato su motivazioni politiche interne, ma su un gioco di egemonia europea di più largo respiro, ma che provocherà danni ingenti ai partiti italiani:

"Cosa siamo oggi se non un protettorato tedesco? E cosa servono oggi i partiti se non hanno più alcuna possibilità di intervenire nelle decisioni nazionali? A nulla ovviamente. L'unica loro missione oggi è seguire i dettami provenienti da Berlino, Bruxelles e dalla Bce. Il resto non conta.

Molti ancora oggi si stupiscono del fatto che il Pd non abbia votato per Rodotà alla Presidenza della Repubblica assieme al M5s, preparando la strada ad un governo Pd-M5s. Ma è ovvio che non poteva, che era già previsto un governo con il Pdl per proseguire sulla strada del governo Monti. Sulla strada tracciata in Europa. Lo stesso stanno facendo tutti i governi dei paesi Pigs, benché la logica dice che dovrebbero allearsi e ribellarsi ai voleri della Germania.

In realtà non lo possono fare. Sono tutti ricattabili. E' ricattabile Berlusconi che passa da un processo all'altro. Ma è ricattabile anche il Pd, le cui carte sull'affare Mps vengono tenute in qualche cassetto a garanzia che non "sbagli" strada.

L'unico inconveniente delle ultime elezioni, è stato il popolo, che non si è comportato completamente da "bue". Monti è stato sonoramente sconfitto e il M5s ha scompaginato un po' i piani degli eurocrati, che alla fine però sono riusciti a spingere il Pd in un rapporto contro natura con il Pdl. Era inevitabile e l'avevo predetto. Può persino avvenire che in futuro pezzi moderati del Pd andranno a fondersi o allearsi permanentemente col Pdl."

E invertendo l'ordine dei fattori il risultato non cambia: può persino avvenire che in futuro pezzi del Pdl andranno a fondersi (o allearsi) permanentemente con il Pd (moderato).

E così il Cavaliere, malgrado lo si esorcizzi, torna a spaventare Pd (Pud€) e Napolitano (Commissario dell'Ue). Perché un governicchio con nuovi "responsabili" sarebbe una sciagura. E perché il M5s ritorna a fomentare gli incubi della cricca eurofanatica:

"Se cade il governo delle ‘larghe intese‘ “noi siamo pronti a governare”. Parola di Vito Crimi, ex capogruppo al Senato del Movimento 5 stelle, che sulle pagine del Corriere avanza la candidatura del movimento a guidare un nuovo esecutivo.
...
Oggi Crimi suggerisce che a guidare il prossimo, eventuale governo sia proprio il M5s. “Adesso abbiamo un’autorevolezza e un’esperienza che prima, da esordienti, non potevamo avere”, spiega il senatore a Repubblica. Che si rivolge direttamente al Capo di Stato, a cui spetterebbe decidere in caso di crisi governativa: “Napolitano ci dia un mandato esplorativo. Proponiamo due, tre, cinque punti base. E poi si torna al voto“.
...
Nessuna alleanza strutturata, solo una proposta trasversale al parlamento, “saltando i filtri della partitocrazia: “Noi lavoriamo molto con i colleghi di altri partiti, dal Pd a Sel, ma come pure del Pdl. Ci troviamo nelle commissioni, scopriamo di condividere molte cose”, aggiunge Crimi. I punti su cui trovare un accordo sarebbero già sul tavolo: “Legge elettorale, reddito di cittadinanza e misure per le piccole e medie imprese”. Anche la scelta del premier a cui affidare la guida dell’esecutivo non sarebbe un problema: “Una personalità esterna al Movimento, sul solco dei nomi che uscirono fuori dalle Quirinarie”, da far eleggere agli iscritti sul web."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Allarme rosso al Quirinale. I montiani si sono dimostrati un fuoco di paglia, i patti con i berluscones non sono stati mantenuti dai giudici, i cinquestelle si agitano e rischiano di far agitare mezzo Pd ancora di sinistra, ... dove sbattere la tesa per il dopo Letta? Cosa inventarsi di nuovo? Un'altra crisi dello spread a comando? E se poi i partiti invece di ricascarci si ribellassero definitivamente all'Europa?
E' veramente un guazzabuglio ingestibile per Giorgio II, che a questo punto potrebbe anche decidere di abdicare...

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