mercoledì 14 agosto 2013

Rivolte e rivoluzioni rimandate (2)


Avevo scritto il primo capitolo circa 20 giorni fa, anticipando l'andamento di un'estate tutt'altro che torrida dal punto di vista economico-politico, malgrado vari gufatori dicessero il contrario. In realtà il surriscaldamento politico c'è stato, ma non ad opera dello spread o delle rivolte in piazza, ma come al solito per mano della magistratura.
Con la condanna definitiva di Berlusconi la magistratura ha confermato ancora una volta, che la cosa ci piaccia o no, di essere il vero motore delle rivoluzioni italiane. La storia è iniziata 20 anni fa con mani pulite, portando alla ribalta una magistratura che durante la prima repubblica è stata una "casta" opaca quanto se non più di quella politica. Oggi illumina la scena politica di luce propria, ma come dice il detto "non è tutto oro ciò che luccica".

Ma, tornando sull'attualità economica, come scrivevo 20 giorni fa:

"...non è detto che la situazione politico-economica e sociale in Italia precipiti dall'oggi al domani. Malgrado tutti strillino al crollo imminente, comincio a pensare invece che la rivoluzione sarà rimandata ancora, e la casta prolungherà la sua esistenza dorata.
...
In effetti pensavo anche io ad un rapido deterioramento e quindi alla caduta improvvisa del sistema. Ma potrebbe esserci una terza possibilità. Il governo Letta rimandando e non facendo potrebbe portare a questo risultato: nessun aumento sensibile di imposte e crescita sempre latitante. Cioè una specie di stasi, quindi il prolungamento dell'agonia prospettata su RischioCalcolato.

Questa sensazione mi deriva dalle vicende internazionali che da un lato vedono continuare l'euforia (anche se un po' titubante) nella borsa Usa e dall'altra hanno visto la vittoria di Abe in Giappone, cioè la vittoria della filosofia economica del Quantitative easing. Questo significa che per l'estate e per l'autunno continueranno le politiche di espansione monetaria internazionali. Questo clima dovrebbe dare una certa tregua ai mercati e quindi anche ai titoli di Stato italiano e relativo spread. Il primo intoppo potrebbe esserci a settembre quando pare la Fed comincerà a "tirare i remi in barca", anche se sarà solo un ridimensionamento dei Qe e non una cessazione di tale politica economica."


E finora i grafici dell'andamento dei tassi di interesse dei btp decennali e dello spread mi stanno dando ragione. Dietro a tutto questo ci sono sicuramente Bernanke (Fed) ed Abe (Banca del Giappone), ma molto probabilmente agisce nell'ombra l'eminenza grigia europea M. Draghi (con il permesso di Merkel in cerca di rielezione e Bundesbank compiacente).





Che sia un pilota automatico evanescente o reale, questa pax europea non può prescindere dalla Bce. Rispetto al cauto ottimismo verso l'autunno, devo correggere però un po' il tiro. In quanto non è detto che una volta vinte le elezioni in Germania, la signora Merkel (ma forse anche il suo avversario...) continuerebbe a concederci la stessa accondiscendenza.

La pioggia di liquidità giungente da Usa e Giappone potrebbero non essere più così influenti, se ricominciassero le richieste impellenti di più austerità, più severità, più controlli provenienti dalla Germania. Se insomma annunci sbagliati di politici e funzionari europei facessero ricordare al mondo che le cose vanno ancora piuttosto male, e che si continuerà a somministrare cure sbagliate e dannose. 
Il fatto è che in Europa tutto si è fermato per attendere queste benedette elezioni tedesche e poi, come scrive Brancaccio, "non illudiamoci, la Germania dopo le elezioni non cambierà linea".

Tutto si gioca sull'autunno, dove le incognite a noi più vicine sono principalmente due: quella delle vicende politico giudiziari berlusconiane, che potrebbero precipitarci verso la crisi di governo, e nella situazione peggiore verso una nuova crisi della zona euro; quella dei comportamenti rigidi e folli della Germania che malgrado i danni inferti dall'austerità non sembra voler mollare la presa su queste politiche assurde e distruttive, e dopo le elezioni potrebbe irrigidirsi ancora più di oggi.

Poi ci sono incognite internazionali anche queste da non sottovalutare: il tapering della Fed, cioè il freno imposto alle politiche di Quantitative easing potrebbe generare delle paure irrazionali fra gli investitori e provocare la fuga dagli investimenti poco sicuri (fra cui l'Italia...); potrebbe scoppiare la bolla borsistica, visto che già oggi si avverte qualche scricchiolio: per esempio la borsa di Tokyo era partita a razzo dopo gli annunci di Quantitative easing giapponesi, invece ora ha un andamento ondulatorio orizzontale da circa due mesi (che ricorda la fase plastica, prima della rottura, nei grafici dei materiali sottoposti a prove di trazione...); potrebbe saltare per aria qualche paese emergente come India, Argentina o persino Cina, visto che la crescita dei medesimi si è arrestata bruscamente e molti di loro sono alle prese con crisi valutarie molto pesanti.

L'Egitto è già esploso, ma la sua economia non è sufficientemente importante per influenzare quella mondiale. In Italia poi è cominciata la trattativa Napolitano - Berlusconi, perché come avevo già scritto, è in gioco l'Europa (Berlusconi salvato dall'Europa). L'Europa per salvare se stessa è disposta a salvare anche il Cavaliere. Per questo il Presidente è costretto a scendere a patti controvoglia, ma non è detto che il Cavaliere sia disponibile ai compromessi. Tutto è in evoluzione, bisogna capire se prevarranno le paure degli enti finanziari (Banche centrali, tecnocrazia europea...) o quelle dei mercati, o quelle dei popoli.

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