lunedì 23 febbraio 2015

Buon compleanno governo Renzi



E' incredibile come ad un anno di distanza Renzi ed il suo governo siano ancora così vezzeggiati dai media di regime. Ma del resto lo stesso era accaduto con Monti, che anzi era stato spinto o sopravvalutato fino all'esito deludente di Scelta Civica. Meno gentili i media erano stati con Letta. Forse perché era meno simpatico e meno pronto a parare le domande impertinenti di certi giornalisti (per la verità molto pochi)?

La sbruffoneria di Renzi ed il suo linguaggio fumoso evidentemente pagano e soddisfano i giornalisti che così hanno sempre qualcosa da scrivere, e qualche commento sdraiato da proporre sui giornali. Eppure non pare che gli italiani ad un anno di distanza siano più soddisfatti di quanto lo fossero di Letta dopo lo stesso periodo. Ma i media di regime non demordono, e riescono a sfiorare il ridicolo pur di sostenere il beniamino. Ho letto da qualche parte un titolo che diceva: "Il 40% degli italiani promuove il governo Renzi". Forse pareva troppo offensivo scrivere la notizia vera, cioè "il 60% boccia il governo Renzi"...

"Il premier, in particolare, gode del consenso degli elettori di centrosinistra (67%) e di centro (65%). Curiosità: Renzi piace più agli elettori di centrodestra (40%) che a quelli di sinistra (34%)- Complessivamente però gli italiani danno in maggioranza un valore negativo al primo anno di governo (47% contro 40% di pareri positivi)."( www.blitzquotidiano.it)

La sua popolarità indica che ormai è riuscito nel suo intento. Trasformare il Pd in una specie di Democrazia Cristiana del ventunesimo secolo che piace ai moderati. O forse in un partito liberale vero e proprio. In ogni caso la sua popolarità è destinata a diminuire, malgrado le fanfare di giornali come il Corriere che vogliono far credere il contrario con frasi del tipo "il consenso è in ripresa...".

Del resto gli italiani si sono già stancati della novità del rottamatore. Le promese sono rimaste tali. L'unica cosa per cui Renzi sarà ricordato sono gli 80 euro a fini elettorali.
Più o meno la fiducia nel premier e nel governo segue le leggi di tutti gli altri. Qualche punto in più o qualche punto in meno. Il governo Renzi non è per niente la svolta, il governo del grande statista. Siamo nella norma italiana:

"Il governo Prodi che aveva esordito nel 2006 con il 53,7% di apprezzamento, dopo un anno era sceso al 36,3%; il governo Berlusconi nel 2008 risultava gradito dal 63% e a un anno di distanza, pur facendo segnare una flessione, poteva contare sul sostegno di oltre un italiano su due (55,7%). Il governo Monti a fine 2011 è stato salutato da un elevato gradimento (60,9%) e 12 mesi dopo, tra alti e bassi, il consenso si attestava al 50,3%. Da ultimo il governo Letta, all’inizio sostenuto dal 60% di consensi, ha concluso il proprio mandato a meno di un anno dall’insediamento sostenuto dal 40% degli italiani.
Spesso si è soliti attribuire il feeling di un leader con il Paese alle capacità comunicative. In realtà i cittadini sono diventati molto più disincantati, pragmatici e impazienti"

(www.corriere.it)

Ad ogni modo, Renzi per festeggiare il suo primo anno di governo, ha voluto farsi un bel regalo. Con i decreti attuativi del Job Act. Dove ha dimostrato per l'ennesima volta di muoversi come uno schiaccia sassi, e di farsi beffe della minoranza Pd che blandisce anch'essa con promesse che non mantiene.


"La botta è forte perché quella norma sui licenziamenti collettivi non era nei patti. La commissione Lavoro della Camera, guidata da Cesare Damiano, capofila dei mediatori, si era espressa in modo molto chiaro nelle scorse settimane, e il Pd in commissione aveva votato all’unanimità, compresi i renziani, per modificare i decreti varati dal governo alla vigilia di Natale e dunque escludere i licenziamenti collettivi dalle nuove norme. E ora sono proprio i mediatori a leccarsi le ferite. “Da parte del governo c’è stato un errore clamoroso e inspiegabile”, dice all'Huffpost il capogruppo Pd Roberto Speranza, che alza voce rarissimamente, impegnato a tenere insieme un gruppo assai variegato che va da Civati agli ex montiani. “Non si è voluto tenere conto dei pareri delle commissioni di Camera e Senato”, insiste Speranza, sottolineando come il suo partito fosse stato unanime nella richiesta al governo.
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Cesare Damiano è più che deluso: “Quella sui licenziamenti collettivi era l’unica richiesta che il Pd aveva formulato all’unisono, Camera e Senato. Non tenerne conto significa che il governo se ne infischia del Parlamento”. E ancora: “Questo atteggiamento non consolida un clima di unità e dialogo nel Pd, evidentemente col ‘metodo Mattarella’ abbiamo ballato una sola estate”. "
(www.huffingtonpost.it)

Se quel che rimane della sinistra nel Pd non tirerà fuori gli artigli, se non avrà il coraggio di fare il passo necessario, allora sarà Renzi a farli fuori.
Ma probabilmente ora sta arrivando l'uomo-bandiera di sinistra, che coagulerà attorno a se il nucleo di un partito di sinistra. E toglierà voti al Pd liberale di Renzi.

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“È cambiato tutto, siamo alla fine di un’epoca. È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi”. Le parole di Maurizio Landini, il giorno dopo il varo del Jobs Act, sono molto chiare. Qualcosa sta per avvenire a sinistra e soprattutto nel rapporto tra il sindacato e la rappresentanza politica. Perché il segretario della Fiom ritiene che un limite storico sia stato valicato e ora occorra costruire una risposta adeguata.

Siamo dunque a un cambio d’epoca?
Non c’è dubbio. Non solo Renzi applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria, ma afferma il principio che pur di lavorare si debba accettare qualsiasi condizione. Non c’è più il concetto che il lavoro è un diritto e la persona deve avere tutti i diritti di cittadinanza. Inoltre, viene messo in discussione un diritto fondamentale: quello di potersi coalizzare e agire collettivamente per contrattare la prestazione lavorativa.

Lei vede in atto lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori?
Siamo a uno scardinamento sostanziale.
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Sembra che non stia parlando di un governo di sinistra.
Renzi dice di essere il nuovo, ma non siamo di fronte alle idee geniali di un giovane rampante. Si tratta, invece, delle direttive impartite dalla Bce con la famosa lettera del 2011 e che il governo sta applicando fedelmente. Bisogna aver chiaro quello che sta succedendo."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Avremo anche in Italia la nostra Syriza, il nostro Podemos?

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