giovedì 26 giugno 2014

Non solo l'Italia


Non solo noi siamo e saremo in futuro afflitti da crescita zero. Ci stanno raggiungendo i campioni, quelli che ci bacchettano perché non facciamo le riforme: Usa e Francia per esempio.

"L’America frena più delle attese. Nel primo trimestre il Pil Usa si è contratto del 2,9%, mettendo a segno il ribasso più marcato dall'inizio del 2009.
Il dato è stato rivisto significativamente al ribasso dal -1% della stima intermedia e soprattutto dal +0,1% della prima stima. La revisione finale del dato diffuso dal dipartimento al Commercio è molto peggiore delle previsioni degli analisti, che attendevano un -2%.

Nel quarto trimestre il Pil era cresciuto dello 0,4%, mentre nell'intero 2012 la crescita era stata del 2,2%."

(www.wallstreetitalia.com)

"Appena usciti i dati definitivi del primo trimestre USA, PIL a -2,8% annualizzato (-0.7% in un trimestre):
...
E’ matematico, sballano tutti, ma proprio tutti i conti fatti per giustificare i livelli ridicoli raggiunti dallo S&p500

Ok ci sarà un mega rimbalzo

Ma per nessuna ragione al mondo gli USA faranno il +2,4% stimato per il 2014."

(www.rischiocalcolato.it)

E i nostri cugini d'oltralpe arrancano sempre più, con un Hollande confuso che non sa se stare dalla parte di un Renzi parolaio e inconcludente o chiedere definitiva annessione alla Germania della Merkel. Intanto l'economia Francese va a rotta di collo verso il crollo:

"La Francia è in una situazione molto negativa che va di male in peggio dal punto di vista economico.

L'indice dell'attività manifatturiera ha mostrato un deterioramento più accelerato degli altri paesi dell'Eurozona.

Dal sondaggio Insee sulla fiducia delle aziende, si scopre che i capi di impresa sono pessimisti in pressoché tutti i settori.
...
La Francia ha fatto peggio della Germania durante la crisi e lo ha fatto in maniera sostanziosa. Ora che la fase di ripresa è cominciata, a Parigi non si vedono segni di recupero come invece sta avvenendo in altre nazioni della cosiddetta periferia"

(www.wallstreetitalia.com)

Lasciamo perdere le riprese finte dei paesi periferici. Come quella della Spagna che non vede diminuire la disoccupazione ed è frutto più di trucchi contabili che di vera crescita economica.

Comunque le cose non vanno bene ne nella Francia al centro d'Europa e nemmeno in Usa, entrambi campioni della tripla A. Questo significa che la colpa della crisi nostrana forse non è del tutto addossabile alla moneta unica. L'euro ha le sue colpe, ma probabilmente la crisi è più profonda.

Penso ormai da tempo che questa crisi mondiale sia stata generata soprattutto dalla voluta e ricercata scomparsa della classe media di qua e di la dall'oceano Atlantico. In pratica non c'è più una adeguata domanda di beni tale da mantenere la crescita economica a livelli accettabili.

In questi anni c'è stata una propaganda mediatica tutta diretta contro il parassitismo statale inutile e dannoso, con conseguente riduzione delle attribuzioni pubbliche. E in contemporanea un'esaltazione del privato è bello, della conquista della ricchezza come segno di libertà dai vincoli statali e della flessibilità del lavoro. Che hanno comportato stipendi sempre più stellari per i manager e sempre più miseri per i dipendenti, oltretutto privati via via dei loro diritti.

Ora in una società con molti poveri, poca classe intermedia e pochissimi super ricchi si pretende anche che l'economia cresca a ritmi da boom degli anni '60, quando oltre a non esserci più domanda, non c'è nemmeno più richiesta di beni primari. Ora che tutti hanno il frigorifero, la lavatrice e magari un paio di auto a famiglia, se non si mantengono alti gli stipendi agli operai ed impiegati, è molto più difficile che questi acquistino tali beni per rimpiazzare i vecchi. Preferiranno ripararli più volte. Anche l'acquisto a debito comunque diventa sempre più difficoltoso a causa dell'accumulo di debiti vecchi che hanno decretato la crescita negli anni precedenti, ma che oggi cominciano a diventare inesigibili. Questo è vero soprattutto negli Usa dove il credito facile, ad ogni ondata si infrange in qualche crisi modello subprime.

Tutto il mondo pertanto è destinato a crescere poco e le società a diventare sempre più bloccate. E' quel che è successo in Giappone dieci anni fa, quando a causa della nuova concorrenza della Cina i suoi prodotti hanno smesso di primeggiare nel mondo. La sua potente economia è stata costretta ad arrancare a causa della mancanza di domanda, in quel caso estera soprattutto. Ma la situazione è molto simile a quella che stanno per vivere gli Usa e la Francia e che noi viviamo più o meno da una decina d'anni. Anche se ora dopo la crisi dello spread del 2011 le cose sono ancora peggiorate.

In più ci si mettono le nuove guerre e guerriglie in medio oriente e nell'est dell'Europa. Queste potrebbero essere il vero colpo di grazia alla crescita mondiale. Sarebbe veramente assurdo assistere alla crescita del prezzo del petrolio e di altre materie prime proprio ora che a causa della crisi c'è meno richiesta da parte delle industrie. Eppure potrebbe accadere, e la cosa andrebbe a danneggiare ulteriormente l'industria occidentale che già oggi vede un calo di produzione notevole. Un ulteriore aggravio dei costi di produzione da scaricare sul prezzo finale potrebbe essere un'ulteriore mazzata su una domanda già moribonda.

Per ora si salva solo la Germania, che a dire il vero non ha mai avuto una crescita così impetuosa anche in questi anni in cui è stata favorita dall'euro. Come ho già scritto ritengo la Germania una delle nazioni più fragili. Impernia tutta o buona parte della sua crescita da zero virgola sulle esportazioni. Ciò significa che affida il suo destino a mani estere, e questa non è un'idea molto furba. E' facile intuire cosa accadrà all'industria manifatturiera e all'economia tedesca in caso di una gelata economica mondiale.

Non è vero che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità. E' vero il contrario: in questi anni ci hanno rubato una notevole parte di reddito con la scusa della flessibilità e produttività. Tutte balle per sottrarci ricchezza a vantaggio di pochi. Ma poi questa miope strategia si ritorce anche contro chi l'ha adottata. Infatti tutto l'Occidente sta economicamente collassando.

Il mio timore è che ora, finite le mosse economiche (quantitative easing, austerità ecc.) dimostratesi fallimentari si passi a quello che qualcuno ha già suggerito.

"Per il New York Times l'Assenza di Grandi Guerre Può Nuocere alla Crescita Economica

i pianificatori centrali uno dopo l'altro, e praticamente tutti gli economisti, risultano in fallo nelle loro continue previsioni di un' "imminente" ripresa dell'economia, che dovrebbe verificarsi da un momento all'altro, ed è sempre dietro l'angolo.
...
"Tuttavia, un'altra spiegazione della crescita lenta sta ora ricevendo attenzione, è la persistenza e l'aspettativa della pace.»

Questo è giusto - la colpa è la mancanza di guerra!

Il mondo non ha vissuto così tante guerre ultimamente, almeno non secondo gli standard della storia. Alcuni dei recenti titoli di giornale sull'Iraq o il Sud del Sudan fanno sembrare il nostro mondo un posto molto cruento, ma le vittime di oggi impallidiscono alla luce delle decine di milioni di persone uccise nelle due guerre mondiali nella prima metà del 20° secolo. Anche la guerra del Vietnam ha avuto molti più morti di qualsiasi guerra recente che coinvolga un paese ricco.
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Anche se può sembrare controintuitivo, il maggior pacificismo del mondo può rendere meno urgente, e quindi meno probabile, il raggiungimento di alti tassi di crescita economica.
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L'argomento è anche diverso dalla tesi keynesiana che la preparazione della guerra fa aumentare la spesa pubblica e mette le persone al lavoro. Piuttosto, la possibilità stessa di una guerra focalizza l'attenzione dei governi su come prendere correttamente alcune decisioni fondamentali – come investire nella scienza o semplicemente liberalizzare l'economia. Questa attenzione finisce per migliorare le prospettive a più lungo termine di una nazione."
(vocidallestero.blogspot.it)

Ormai gli economisti, esaurite le analisi scientifiche, sono passati direttamente ai discorsi da bar: "... ehh se ci fosse una bella guerra... signora mia... si risolverebbe tutto!".

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