martedì 3 giugno 2014

Crescita infinita verso le stelle (o quasi)


Mi ha colpito l'articolo di G. Monbiot sul "The Guardian" (tradotta su www.comedonchisciotte.org). Contiene una critica feroce al modello di sviluppo mondiale, fondato su una idea di "crescita perpetua" che in realtà non può esistere a causa della limitatezza delle risorse.

Ma pur condividendo la critica al modello di sviluppo, penso che senza crescita l'umanità non abbia la possibilità di continuare ad evolversi, forse anche di condurre un esistenza dignitosa. Non è tornando a zappare gli orti tutti assieme che si risolveranno i nostri problemi, che migliorerà la nostra cultura e quindi il nostro stato sociale. Nelle società contadine le persone influenti ed acculturate erano pochissime rispetto ad oggi. La maggior parte della popolazione era formata da zotici ignoranti. Questo non è il modello di società a cui ambisco e a cui ambisce la maggior parte dell'umanità.

L'incipit dell'articolo mi pare già di per se contenga un paradosso insensato:

"E' il grande Tabù della nostra Era e la nostra incapacità di mantenere una crescita perpetua prova che l'umanità si sta disfacendo da sola.

Immaginiamo che nel 3030 a.C tutte le ricchezze del popolo egiziano potessero entrare in un metro cubo. Supponiamo adesso che questa ricchezza sia cresciuta del 4,5% all'anno. Quanto sarebbe diventata grande al tempo della battaglia di Azio nel 30 a.C.? Questo è un calcolo fatto dal banchiere Jeremy Grantham.

Avanti, provate a indovinare.

Dieci volte il volume delle piramidi? Tutta la sabbia del Sahara? L'Oceano Atlantico? Il volume di tutto il pianeta? Qualcosa di più? Avremmo avuto bisogno di 2.5 miliardi di miliardi di sistemi solari. Una volta compreso il significato e le proporzioni di questa conclusione, non dovreste metterci molto ad arrivare alla paradossica posizione che l'unica salvezza sta nel crollo del sistema."


E' un'immagine di grande effetto, ma che non spiega nulla. L'artico indica genericamente "ricchezze" in un metro cubo che continuano a crescere. Quali ricchezze? 

Se fossero metalli preziosi (oro, argento ecc.) evidentemente l'affermazione non ha senso, poiché probabilmente oggi una tale quantità di oro o argento o altro metallo prezioso (2.5 miliardi di sistemi solari) non esiste in tutto l'universo conosciuto. Vero è che la quantità di oro è aumentata per via dell'estrazione, ma è molto più vero che quest'oro è passato di mano in mano, ed è quasi sempre lo stesso: nei gioielli che acquistiamo per vanità personale, potrebbe esserci dell'oro di antica provenienza egizia, o romana, o posseduta dai popoli Inca ecc.

E' evidente che quell'ipotetico metro cubo di ricchezze del 3.000 a.C. conteneva realisticamente un mix di beni materiali ed immateriali. Difficile ripartire queste ricchezze fra gli uni e gli altri. Per comodità si può presumere che metà di queste ricchezze erano beni immateriali di tipo culturale, cioè conoscenza. Questi beni non occupano spazio, non soffocano intere galassie. Molti di questi beni immateriali si accrescono e vengono donati più o meno gratuitamente alle generazioni successive. Fino ai giorni nostri. Essi possono essere stipati senza difficoltà nelle scatole craniche di miliardi di umani...

Per l'altra metà di beni materiali, se crescessero a quel ritmo definito dall'articolista, occuperebbe "solo" mezza galassia invece che una intera... Anche qui ci sono grandi considerazioni da fare. Evidentemente la crescita non è stata così impetuosa, così costante e continua. All'inizio dei tempi, probabilmente la crescita economica seguiva molto da vicino quella demografica, quindi con un ritmo naturale. Poi la maggior parte dei beni prodotti dagli uomini sono deperibili. Quindi i beni che hanno contribuita alla crescita del 3.000 a.C. sono in massima parte scomparsi. Prova ne è che gli Egizi ci hanno lasciato solo piramidi, rovine e tombe. Ricchezze che oggi non hanno il valore d'uso per cui sono state realizzate, ma un valore residuale, turistico, che comunque per l'economia del moderno Egitto non è per niente trascurabile. Ancora una volta non c'è un vero aumento di quel "metro cubo di ricchezze", ma solo una dispersione e un riutilizzo nel corso dei secoli.

Inoltre gli antichi egizi ci hanno insegnato che i rifiuti di una società possono diventare ricchezza per la successiva. Anche se la cosa è assurdamente macabra, l'industria egizia della mummificazione, ha fornito alla fine dell'ottocento il combustibile (le mummie) per l'industria dei servizi dei trasporti ferroviari (treni a vapore) dell'Egitto più recente. Ancora una volta un riuso di parte di quel "metro cubo di ricchezze", che non cresce quindi a quel ritmo del 4,5%.

Tutto questo per dire che la stessa cosa che vale per il metro "metro cubo di ricchezze" dell'antico Egitto, varrà in futuro per il "metro cubo di ricchezze" prodotte attualmente.
In ogni caso la natura ha sempre ragione e l'ultima parola è la sua. La crescita finisce quando finiscono le risorse che l'anno prodotta. Per gli Egizi è finita quando il Nilo non è più stato in grado di fornire sufficienti ricchezze per dargli la supremazia rispetto ad alte popolazioni dotate di risorse maggiori.

Oggi noi siamo dipendenti dal "Nilo petrolifero".

"L'attuale crescita economica è un artefatto dell'uso dei combustibili fossili. Prima che si cominciassero ad estrarre grandi quantità di carbone, ogni aumento della produzione industriale coincideva con una flessione della produzione agricola, come avvenne quando il carbone e la forza motore necessari per far espandere l'industria, ridussero la quantità di terreno disponibile per la coltivazione di cibo. Ogni rivoluzione industriale ha causato il crollo della situazione precedente, perché la stessa crescita non poteva essere più sostenuta. Ma il carbone ha rotto questo ciclo e ha reso possibile - per qualche centinaio di anni - quel fenomeno che oggi chiamiamo della crescita sostenibile.

Non è stato né il capitalismo né il comunismo che hanno reso possibili il progresso e le sue patologie (la guerra totale, la concentrazione senza precedenti della ricchezza globale, la distruzione del pianeta) dell'età moderna. E' stato il carbone, seguito dal petrolio e dal gas. "

www.comedonchisciotte.org)

E' abbastanza comprovato che è stato il prezzo molto vantaggioso del petrolio a contribuire al forte boom economico mondiale (dell'Occidente) del dopoguerra. Come è oggi invece il costo crescente dell'energia a rendere sempre più evanescenti le crescite dell'Occidente. Il cui problema è proprio questa dipendenza dai giacimenti fossili, una dipendenza che assomiglia sempre più a quella della tossico dipendenza. Infatti come giustamente scrive Mombiot, pur di trovare nuovi giacimenti siamo disposti a tutto, a rovinare i nostri habitat ancora incontaminati, e a danneggiare noi stessi deteriorando l'ambiente in cui viviamo. Tutto ciò ricorda molto l'eroinomane che delinque pur di procurarsi una dose...

Il problema non è la crescita, ma come la si ottiene. Oggi non mancherebbero le tecnologie per utilizzare fonti energetiche diverse e molto disponibili. Basta osservare il pianeta. E' coperto per il 70% di acqua, che contiene idrogeno ed è investito da una quantità straordinaria di energia solare gratis. Energie che se integrate si trovano in quantità tali che potrebbero risolvere qualsiasi nostro problema (potremmo fare cose pazzesche come coltivare i deserti). Il problema quindi non è la crescita economica, ma è solo sempre un problema culturale. Bisogna saper indirizzare la crescita nel modo corretto, e nel modo compatibile con la natura. Per esempio è un bene produrre beni deperibili, mentre è male usare materiali indistruttibili, a meno che questi possano essere riutilizzati e concorrano alla crescita delle generazioni future senza comportare l'aumento di quel famoso "metro cubo di ricchezze" troppo ingombrante.

Come trovo anche un blocco culturale l'affermazione seguente di Monbiot:

"Forse è sorprendente che le nostre fantasie di colonizzare lo spazio - che ci fanno capire che potremmo esportare i problemi invece di risolverli - stanno riemergendo."
(www.comedonchisciotte.org)

Che cosa ci sarebbe di male, se in futuro si decidesse di sfruttare minerariamente ed industrialmente lo spazio, lasciando inquinamento e distruzioni di suolo lontani dal nostro pianeta, che potrebbe tornare a diventare più simile al perduto "giardino dell'Eden"?

La prima colonizzazione dello spazio sarà sicuramente "economica". Si comincerà con lo sfruttamento minerario e poi con la creazione di industrie nello spazio o sulla Luna, comunque vicino alla Terra. Per ora non c'è ancora convenienza, ma non è detto che da qui a pochi anni non venga trovato un sistema più conveniente dell'attuale per raggiungere lo spazio. 

Penso che molto difficilmente all'inizio si avrà una colonizzazione con abitanti stabili dello spazio. Per rendere abitabili ambienti alieni saranno necessarie tecnologie e competenze che attualmente non ci sono o sono eccessivamente costose. All'inizio lo spazio sarà abitato saltuariamente da lavoratori specializzati, ma forse non sarà nemmeno così necessario. Si potrebbero comandare comodamente dalla Terra droni intelligenti da far lavorare nell'industria estrattiva sulla Luna, su Marte o sugli asteroidi, o in impianti industriali orbitanti.

Non vedo negativamente il processo di colonizzazione dello spazio. Anzi oltre ad essere la naturale prosecuzione dello sviluppo e della crescita dell'umanità, quando le risorse sul pianeta diventeranno sempre più scarse, potrebbe anche essere un modo per allontanare dal pianeta tante situazioni di crisi ambientali che oggi lo affliggono.

Ed in effetti:

"Il fallimento inevitabile di una società basata sulla crescita e sulla distruzione dei sistemi viventi della Terra sono i fatti che opprimono la nostra esistenza. Come risultato, non se ne parla quasi mai. Sono questi i grandi tabù del 21° secolo, se parliamo di questi argomenti amici e vicini di casa smettono di frequentarci. Viviamo come se fossimo intrappolati tra le pagine di una rivista patinata della Domenica: martellati da personaggi famosi, dalla moda e dalle tre solite "ERRE" che si usano nella conversazione borghese: ricette, ristrutturazione e resort. IL NULLA, ma sono argomenti che attraggono la nostra attenzione.


Quando certe affermazioni sono tanto ovvie, da essere persino dolorose, e il risultato di elementari calcoli aritmetici vengono considerati dalla maggioranza delle persone come delle seccature esotiche e provocatorie, mentre il modo incosciente in cui viviamo sembra tanto accettabile,sano e normale da non voler nemmeno perdere tempo per parlare di qualcosa di insignificante e indegno della minima attenzione .... ebbene proprio da questo atteggiamento "normale" possiamo comprendere e misurare la profondità di questo problema: dalla nostra incapacità persino di parlarne."

(www.comedonchisciotte.org)
La chiusura mentale verso le situazioni che non ci piacciono è tipicamente umana. Credo molti si rendano conto che la strada intrapresa finora che comporta la schiavitù dalle risorse petrolifere, e altri sfruttamenti intensivi del pianeta, ci porterà a gravi conseguenze. Alcuni si preoccupano, ma continuano a fare il pieno all'auto, a consumare gas ed energia, a vivere secondo le regole della società perché non se la sentirebbero di ridurre il proprio livello di vita. Altri girano la testa dall'altra facendo finta che il problema non li riguardi, pensando che saranno cavoli amari delle generazioni future quando loro saranno ormai defunti. Si ha molta paura a lasciare determinate certezze e l'attuale benessere. Solo una minoranza infinitesimale è seriamente preoccupata come Monbiot e si attiva di conseguenza.

Ci sono società umane che si sono estinte per non aver saputo cambiare in tempo. Ma va detto che si è trattato spesso di società separate dal resto dell'umanità (per esempio le vicende occorse sull'Isola di Pasqua). In un mondo ormai interrelato e dove l'informazione viaggia alla velocità della luce, se qualcuno troverà soluzioni di crescita diverse, sostenibili ed economiche, tutta l'umanità seguirà l'esempio da li a poco.

E comunque è inevitabile. La natura vince sempre: oggi le fonti energetiche fossili sono ancora molto disponibili. Se il petrolio ha toccato o è prossimo al suo picco, le riserve carbonifere e di gas sono ancora notevoli e ci garantiranno molti decenni di energia. Potrebbero però essere abbandonate quando comincerà a diventare difficoltosa e costosa la loro estrazione. E l'umanità dovrà per forza orientarsi verso altri tipi di energie e di consumi. E' matematico.

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