domenica 1 giugno 2014

Stati Uniti d'Europa o morte


Sembrerebbe il motto di una setta di euromaniaci che si batte a tutti costi per gli Use. In realtà potrebbe invece essere una scelta obbligata delle tecnocrazie europee. Infatti queste stanno bellamente traccheggiando, calciando il barattolo sempre un pò più in la. Ma malgrado i proclami di "più Europa", più riforme e riprese imminenti, malgrado i taroccamenti dei bilanci con il Pil "alla puttanesca", malgrado l'indoramento della pillola fatto dai media manipolatori di tutta Europa, la situazione va sempre più deteriorandosi.

Per cui ho questo dubbio. Considerando la frase di Draghi secondo cui avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare l'euro, mi viene da pensare che quando saranno finite tutte le armi convenzionali e non convenzionali per salvare l'euro, e si dimostreranno inefficaci, qualcuno il pensiero di realizzare subito il super stato europeo lo manifesterà.

Draghi e la Bce potrebbero effettivamente fare quello che va fatto: stampare denaro per comprare il debito, (quindi pagare il welfare) dei paesi periferici e quindi salvare l'euro. Ma questo non significherà salvare anche le economie di questi paesi. Semplicemente la Bce diventerebbe una specie di "Cassa per il Mezzogiorno" utilizzata per sostenere economie moribonde nel sud Europa. Una situazione che farebbe imbestialire l'elettorato tedesco, che a questo punto chiederebbe al suo governo di uscire dall'euro. Quindi anche così l'euro si salva dalla speculazione e non si salva dalle critiche.

Se invece si prosegue con finti salvataggi, minacce inconcludenti di Draghi, il destino dell'Europa è ugualmente segnato. Rimanendo le cose come stanno oggi il debito dei paesi periferici e non (vedi Francia) continuerà a salire, ed un giorno non sarà più sostenibile. I paesi con questi debiti o taglieranno il welfare diventando però socialmente instabili (la Francia lo è già quasi oggi), o faranno deficit sempre più folli (altro che 3%) con cui pagare gli interessi annuali del debito. Ma così facendo potrebbero mettere in pericolo il valore dell'euro, esattamente come stampare moneta. Inoltre si metterebbero a repentaglio i conti statali dei periferici senza peraltro giungere a qualche ripresa.

Per ora la tecnocrazia europea pensa di "passare la nottata" (che equivale ad altri 2 o 3 anni di inerzia) taroccando un po' i conteggi. Questo farà in modo che il fiscal compact diventi superabile facilmente per un periodo limitato. Infatti si potrà incrementare ogni anno, per l'Italia ad esempio, il Pil di 50 miliardi conteggiando il giro d'affari della criminalità. Ma non credo lo si potrà fare per più di tre anni. A meno che poi nel Pil farlocco venga conteggiata la mitica cifra di 300 miliardi di evasione fiscale, UE permettendo... Ma saremmo a conti paradossali ed insostenibili.

In ogni caso si tratterebbe sempre di sistemi che permettono di calciare il barattolo in avanti. Anche perché mentre si metteranno in pratica queste truffe, il debito inesorabile continuerà a salire. Prima o poi lo scontro tra eurocrazia e realtà sarà inevitabile, anche se oggi viene completamente negata come ci spiega Krugman:

"Sono seduto in una stanza ad ascoltare i funzionari UE che commentano le elezioni del Parlamento Europeo – e mi sembra che siano in uno stato di totale rifiuto della realtà. Barroso ha appena dichiarato che l’euro non ha nulla a che fare con la crisi, che è tutto un problema di politiche sbagliate a livello nazionale; pochi minuti fa ha detto che il vero problema dell’Europa è la mancanza di volontà politica."
(vocidallestero.blogspot.it)

Insomma, perseguendo questa attuale politica economico-finanziaria, oppure mettendoci delle toppe, non si arriva da nessuna parte. La destinazione continua ad essere disastrosa. L'euro rimane in balia delle sue contraddizioni. E' vero che la Germania potrebbe svegliarsi improvvisamente dal suo lungo sogno di dominio eurofilo, quando anche le sue esportazioni crolleranno a causa della povertà diffusa in Europa, di quella che aumenta anche in Usa, e della caduta dei fiorenti mercati orientali (la Cina manifesta ormai un rallentamento economico evidente).

Ma se la Germania dovesse andare male, ciò non significa che ne gioverebbero gli altri partner europei. Anzi, la situazione peggiorerebbe ancora. Non è detto che anche in una situazione emergenziale la Bundesbank permetterà interventi monetari espansivi. Ogni volta che c'è stato qualche problema che presupponeva un'espansione monetaria, i tedeschi hanno fatto sforzo di fantasia per trovare soluzioni alternative. Quando le banche cipriote richiedevano un'espansione della loro base monetaria, si è inventato il bail-in, cioè i problemi sono stati scaricati sugli obbligazionisti e addirittura sui correntisti.

Quindi nemmeno un ridimensionamento delle partite correnti tedesche può essere una vera speranza e un vantaggio per l'Europa. I poveri Piigs perderebbero anche quel poco di mercato tedesco di cui giovano attualmente (per esempio i semilavorati italiani per l'industria tedesca), senza avere in cambio eurobond o soccorsi dalla Bce.

Credo che alla fine le opzioni saranno due: fine dell'euro o Stati Uniti d'Europa. Come del resto ho sempre pensato. Solo che la prima opzione potrebbe essere a questo punto molto meno desiderabile della seconda dal punto di vista delle élite finanziarie non solo europee. Anzi, potrebbe essere un scelta orripilante dal loro punto di vista. Non resterebbe che una scelta obbligata, per le tecnocrazie finanziarie. Fare tutto pur di salvare l'euro potrebbe essere appunto giungere alla creazione del super Stato europeo.

La cosa potrebbe prospettarsi come un enorme sacrificio per popoli e nazioni come quelli tedeschi e francesi per esempio. Ma piuttosto che veder crollare la costruzione finanziaria dell'euro, i leader e grandi dirigenti di questi paesi (in opposizione ai propri popoli) potrebbero considerarlo tutto sommato un sacrificio auspicabile. 
A patto che le posizioni di vertice e di comando, i posti chiave della nuova amministrazione statuale vengano occupati da loro. E a patto che il tipo di amministrazione e di normazione del nuovo Stato ricalchi quello delle nazioni egemoni. La cosa potrebbe non essere del tutto da rifiutare ed avere anche dei vantaggi per noi "piigs".

In questo caso, il mio antieurismo potrebbe vacillare. Potrei anche diventare filo europeo a determinate condizioni: se il nuovo Stato fosse sufficientemente democratico e non burocratizzato come lo è attualmente l'Unione Europea.

Questa super nazione europea allontanerebbe molto i suoi rappresentanti dalle esigenze primarie del cittadino. Apparirebbe come qualcosa di molto distante, una distanza siderale, più di quanto appaia già distante il mondo dei ministeri in uno Stato europeo al comune cittadino. Se già oggi un governo nazionale pare stare su Marte rispetto alle esigenza della popolazione, uno europeo apparirebbe quasi avvolto nel mito. Questo sarebbe un fattore negativo.

Il fattore positivo però sarebbe l'uniformazione legislativa del continente, considerando che questo avverrebbe, per quanto detto sopra, sicuramente ricalcando molto più l'amministrazione tedesca che quella italiana o greca. Per i paesi dell'area sud potrebbe perciò provenirne un vantaggio in chiarezza e semplificazione burocratica. Questo potrebbe alla fine bilanciare la perdita di competitività del sud Europa, inevitabile come fu inevitabile quello del sud Italia dopo l'unificazione. Con un'unica nazione europea, si potrebbero anche avere dei vantaggi fiscali. Alcune spese potrebbero essere concentrate e centralizzate in un unico soggetto, invece che in 27 o più soggetti attuali. Ci sarebbe insomma un risparmio da economia di scala, anche nell'ambito del welfare.

Probabilmente l'inizio di questa nuova Unione Europea sarebbe difficile e stentato. Ma per le generazioni future potrebbe essere più semplice. Forse diventerà comune imparare più lingue, si imparerà a convivere con il multilinguismo come avviene tuttora in Svizzera. Molti problemi che oggi appaiono insormontabili con il tempo scompariranno o diventeranno meno evidenti. Compresi i pregiudizi fra europei. Vale l'esempio italiano: finché la realtà italiana è rimasta isolata ha prevalso il "razzismo" interno fra settentrionali e meridionali; quando l'Italia si è calata nella globalizzazione ed è stata investita da enormi flussi migratori dal sud del mondo, il "razzismo" interno si è molto attenuato. Permane forse solo più negli stadi di calcio.

Potrebbe quindi succedere che fare di tutto pur di conservare l'euro, significhi andare nella direzione dell'unificazione politica definitiva. Allora il quadro diventerebbe completo, e il piano che prevede di utilizzare le crisi per fare passi avanti nell'integrazione europea, apparirebbe molto più chiaro. Per giungere a questo risultato dovrebbero essere superati notevoli egoismi nazionali e notevoli paure fra europei. Ma si tratta di cose superabili: se per salvare l'euro finora ci hanno massacrato lavoro, welfare, ricchezze... non sarà di sicuro qualche pregiudizio, o qualche patriottismo fuori moda a sbarrare il cammino dell'Europa.

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