mercoledì 25 giugno 2014

Crisi spread in vista?


Mi ha colpito il grafico qui sopra pubblicato da Funnyking su Rischio Calcolato che potrebbe essere un allarme circa il ritorno di una grave crisi dello spread.

"Ma Sta Tornando la Crisi dello Spread? (Il Berlusconi’s Moment ritorna?)

Dunque razzolavo qua e la fra le statistiche di banca d’italia e mi cade l’occhio su un grafico che mi fece notare la prima volta il Direttore Maurizio Blondet a Gennaio 2011,
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E infatti a Giugno 2011 cominciò a scatenarsi quell’inferno che porto Mario Monti a Palazzo Chigi al posto di Berlusconi.
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Non pare affatto che ci siano tensioni, lo spread è ai minimi, i tedeschi e Renzi slinguazzano allegramente, il mondo intero riversa Yen e Dollari su BOT e BTP, Soros investe in Italia, Blackrock anche, Mario Draghi dopotutto è italiano, il cielo è sempre più blu..."

(www.rischiocalcolato.it)

Si tratta del grafico che indica l'aumento o diminuzione in percentuale degli aggregati monetari, cioè la massa di moneta circolante espressa in diversi modi:

"gli aggregati monetari sono grandezze aggregate che esprimono la quantità complessiva, esistente in un determinato momento nel sistema economico, di moneta e di attività finanziarie
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- M0 (o base monetaria), che comprende la moneta legale, ossia le banconote e le monete metalliche che per legge devono essere accettate in pagamento, e le attività finanziarie convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi, costituite da passività della banca centrale verso le banche (e, in certi paesi, anche verso altri soggetti);[1]

- M1 (o liquidità primaria), che comprende le banconote e monete in circolazione (il circolante), nonché le altre attività finanziarie che possono fungere da mezzo di pagamento, quali i depositi in conto corrente, se trasferibili a vista mediante assegno, e i traveler's cheque; non vengono fatte rientrare in questo aggregato le banconote e monete depositate, quindi non in circolazione, per evitare il doppio conteggio, una volta come banconote e monete, l'altra come depositi in conto corrente;[2]

- M2 (o liquidità secondaria), che comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d'altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno);

- M3, che comprende M2 più tutte le altre attività finanziarie che come la moneta possono fungere da riserva di valore; si tratta essenzialmente delle obbligazioni e dei titoli di stato con scadenza a breve termine (come i BOT italiani).
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Per l'area dell'euro, la Banca centrale europea ha definito:[3]

- M1 come l'insieme delle monete e banconote in circolazione più i depositi a vista, compresi i depositi overnight; a fine aprile 2014 ammontava a 5.498,8 miliardi di euro;[4]

- M2 come M1 più i depositi con scadenza fissa fino a 2 anni e i depositi rimborsabili con preavviso fino a 3 mesi; a fine aprile 2014 ammontava a 9.287,5 miliardi di euro;[4]

- M3 come M2 più i pronti contro termine, le obbligazioni con scadenza fino a due anni, le quote di fondi di investimento monetario ed i titoli di debito con scadenza fino a 2 anni; a fine aprile 2014 ammontava a 9.882,4 miliardi di euro.[4]"
(it.wikipedia.org)

Wikipedia fornisce anche una spiegazione di massima sull'andamento della quantità di moneta circolante o vincolata in investimenti, che oggi come mostra il grafico è in diminuzione per M3 e in aumento positivo, ma sempre più basso per gli altri aggregati:

"una maggiore offerta di moneta, infatti, si traduce in un minor tasso d'interesse (a parità di domanda) e può tradursi in maggiore inflazione. Per questo motivo gli aggregati monetari sono normalmente utilizzati per esprimere gli obiettivi della politica monetaria (che, per esempio, potrebbero essere del tipo: crescita annua di M1 non superiore al 2%).

L'aggregato M3 è il primo pilastro della politica monetaria della Banca Centrale Europea (il secondo pilastro è l'andamento dei prezzi al consumo): la BCE annuncia il tasso di crescita medio annuale di M3 che ritiene compatibile con la stabilità dei prezzi nel medio periodo; nel dicembre 1998 il consiglio direttivo della BCE lo ha fissato nel 4,5%, confermato negli anni successivi, anche se la crescita effettiva di M3 si è sempre mantenuta superiore"

(it.wikipedia.org)

La lineetta rossa orizzontale nel grafico superiore indica l'obiettivo Bce del 4,5% di crescita dell'aggregato M3. Come si può notare tale obiettivo è stato mancato in pieno. Forse si spiega così l'ultimo intervento di politica monetaria espansiva di Draghi (ancora da definire) che riguarderà gli Abs (Asset backed securities), cioè il finanziamento dell'economia reale (esclusi i mutui per paura di bolle) attraverso strumenti finanziari. In questo modo si tenterà di risollevare la linea M3 del grafico.

Mentre la caduta di M1 e M2, a questo punto va interpretata come una caduta della domanda interna al paese, e quindi che la direzione verso la deflazione è ormai ineluttabile.
Come riportato da Wikipedia negli Usa si preferisce tenere sotto controllo l'aggregato M2, in quanto fornisce indicazioni sull'inflazione, essendo le due grandezze correlate. Quindi diminuendo M1 e M2 di fatto si va verso inflazione bassa, come dice Draghi, cioè verso la deflazione.


In un vecchio articolo del 2012 trovato in rete, si specifica meglio il rapporto tra aggregati monetari e crescita:

"Tutte le banche centrali di tutto il mondo tengono sotto controllo la quantità di moneta che circola nel sistema economico. Si tratta di un dato molto importante da conoscere perché la quantità di moneta in circolazione influenza significativamente l'economia. Più moneta circola, più scambi si fanno, più l'economia cresce. Troppa moneta in circolazione può creare inflazione, poca moneta in circolazione può creare recessione (come sta avvenendo).
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Il grosso della moneta in circolazione, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è emessa dalle banche centrali, bensì dalle banche private attraverso i finanziamenti che concedono.
Tanto per capire le proporzioni su 1.340 miliardi circa di moneta circolante in Italia (M3), solo 150 miliardi è denaro fisico (e l'Italia è una delle nazioni con il maggior utilizzo di contante).
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- M1 non è altro che la somma dei contanti e dei conti correnti non vincolati con i relativi strumenti di pagamento.
- M2 è la somma di M1 più i depositi bancari che non sono immediatamente esigibili (per capirci, i conti di deposito vincolati).
- M3 è la somma di M2 più gli strumenti finanziari monetari (per farla semplice, pronti contro termine e obbligazioni a breve termine).

Nel 2009 il totale dell'aggregato monetario M1 era pari a 809,84 miliardi di euro. A febbraio 2012 siamo a 740,66 miliardi di euro. In parte questo fenomeno è dovuto all'aumento dei depositi vincolati (che finiscono in M2), ma anche prendendo l'aggregato monetario più grande, M3, nel 2009 eravamo a 1.363,46 miliardi a febbraio 2012 a 1.339,86. 

Ciò significa che rispetto al 2009 in Italia c'è meno capacità di acquisto proprio in termini monetari. La BCE considera “normale” un aumento di M3 pari al 4,5% all'anno. Per l'Italia, in tre anni è diminuita!
La situazione è ancora peggiore se consideriamo il 5,7% d'inflazione di periodo (indice FOI). I 1.366,46 miliardi del 2009 sono pari a 1.441,18 miliardi di oggi. Quindi poiché oggi M3 è pari a 1.339,86 miliardi mancano all'appello circa 100 miliardi in meno di massa monetaria che il sistema Italia non può spendere (1).
C'è un problema ancora più grave che gli aggregati monetari non riescono a cogliere, proprio perché sono aggregati. Negli ultimi decenni, un po' in tutti i Paesi sviluppati si è assistito ad un allargamento impressionante fra i ricchi che sono diventati sempre più ricchi ed i poveri che sono diventati sempre più poveri (e sempre più numerosi). Questo fa sì che la stessa quantità di moneta generi un minor numero di scambi poiché chi ha tanti soldi tende a spendere (in proporzione alla propria ricchezza) di meno rispetto a chi ha pochi soldi che deve spendere pressoché tutto quello che ha. Se si riuscisse a dare più denaro alla fascia più povera della popolazione, questo denaro entrerebbe in circolo molto più velocemente ed aiuterebbe molto di più l'economia rispetto ad un classico aumento di liquidità creato dalla BCE attraverso le banche.
(www.aduc.it)

Come vado scrivendo da tempo, manca sempre la domanda interna. E questa è scomparsa a causa delle politiche salariali nefaste di contenimento (per es. blocco dei rinnovi contrattuali statali) e per la crescente precarizzazione del lavoro. Tutto ciò ha portato a un maggior squilibrio sociale, dove i ricchi non si vergognano di diventare sempre più ricchi schiacciando le altre fasce sociali. Non solo non si vergognano, ma sentono che questo andamento è virtuoso, culturalmente questa situazione non è ritenuta immorale nemmeno da una larga maggioranza di chi viene schiacciato dalla crisi. Quando essere troppo ricchi a scapito delle classi sociali più basse tornerà ad essere immorale, si avrà una ripresa degli scontri sociali. Oggi non è così.

Oggi la situazione degli aggregati monetari è questa:
 
(clicca immagine per ingrandire)

- M1 pari a 806,9 mld di euro; 
- M2 pari a 1288,3 mld di euro; 
- M3 pari a 1324,9 mld di euro.

Senza fare ulteriori ricerche e spaccare il capello in quattro, stimando un'inflazione media annua del 2% dal 2009 ad oggi, è facile costatare che l'aggregato monetario M1 del 2009 per rimanere costante (senza crescita) oggi dovrebbe valere circa 895 mld di euro. Quindi nell'economia reale più basilare, quella degli scambi per l'acquisto di "pane e companatico", mancano quasi 100 miliardi di euro. Senza considerare un'eventuale crescita dal 2009 ad oggi che in effetti non c'è mai stata. Questo spiega la crisi dell'Italia di oggi. Tra l'altro metà di questi miliardi mancanti negli ultimi anni se li è presi lo Stato (da Tremonti in giù...) contribuendo alla recessione con una stretta fiscale micidiale.

L'aggregato M3 del 2009 oggi dovrebbe valere circa 1.500 mld di euro. Qui mancano all'appello circa 150-200 miliardi di euro (compresi i cento di M1). Quindi anche l'attività finanziaria in Italia si è e si sta contraendo.
Nel 2009 la caduta massiccia di M3 stava probabilmente ad indicare la frenetica vendita di titoli di Stato italiani a breve termine (assieme ai decennali e ad altre scadenze), che portò effettivamente lo spread a salire vertiginosamente.

Oggi lo spread sembra stabile, quindi la discesa dell'aggregato M3 potrebbe semplicemente significare che la crisi continua a mordere, che la spirale della fase 6 del ciclo di Frenkel è in pieno svolgimento. Cioè che ci stiamo impoverendo a tutti i livelli, compreso quello finanziario.

Ma potrebbe anche preannunciare un nuovo aumento dello spread, visto che Draghi ha solennemente annunciato (ed anche ipocritamente direi) che le nuove politiche monetarie espansive della Bce non dovranno essere rivolte alle banche ed in particolare agli acquisti di bond statali. Quindi queste potrebbero aver iniziato a disfarsi di questo peso, in considerazione del fatto che devono ancora restituire il primo prestito Ltro.
Ma i tassi di interesse sui titoli per motivazioni politiche-economiche non segnalano ancora questi flussi in uscita. Questo perché c'è probabilmente un bilanciamento fra investitori esteri (o speculatori in uscita dai paesi emergenti?) in entrata (favoriti dalle politiche monetarie di Usa e Giappone) e investitori nazionali (banche) in uscita. Quando anche gli investitori esteri sentiranno puzza di bruciato, allora lo spread potrebbe cominciare a salire veramente.

In ogni caso quello della caduta degli aggregati monetari non è un bel segnale. Se non si farà qualcosa di shoccante nell'economia, non basteranno le smargiassate di Renzi per portarci fuori dalla crisi.

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