martedì 5 maggio 2015

Le riforme per la recessione



Lo dicono anche i detti popolari: quando sei con la merda alla gola, non agitarti, rischi di fare l'onda. Invece noi abbiamo voluto fare le "riforme". Ed ecco il risultato.

 "I Furbetti dell’OCSEino – più riformi più affondi

Le riforme strutturali spinte da UE e FMI e adottate acriticamente dal governo PD e dai partiti di centrosinistra europei sono sintetizzate dall’OCSE nei suoi report annuali “Going for Growth”(Vamos con la crescita!).

Analizzando i report scopriamo che le nazioni più ligie ai diktat riformisti sono quelle che vanno peggio, le nazioni indicate come le meno riformiste sono quelle che vanno meglio.In generale dopo anni di “riforme” le nazioni più riformiste sono quelle che crescono meno e hanno più disoccupazione.
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Sulla definizione di riforme strutturali esistono le interpretazioni più variegate, sembra che ognuno abbia la sua. E’ il bello delle parole passe-partout della politica: si invocano sempre le riforme per gli altri. Così come si invoca sempre la deflazione dei salari altrui, la lotta all’evasione fiscale del proprio prossimo, o la fine dei privilegi di qualcun altro. Per fortuna nel caso delle riforme ci viene in soccorso l’OCSE che da dieci anni pubblica il report Going for Growth, nel quale raccomanda riforme appropriate ad ogni paese OCSE e dà le pagelle sul grado di implementazione delle riforme raccomandate.
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Secondo il report OCSE “Going for Growth” 2013 questa era la classifica dei paesi per “risposta alle raccomandazioni” del Going for Growth precedenti. A destra i paesi più ‘virtuosi’ nell’applicazione delle riforme strutturali.



Sento già le risate … ma come i peggiori sono I MIGLIORI? E più riformi PIÙ CALA IL PIL E AUMENTA LA DISOCCUPAZIONE? Aspettate non è finita … I furbetti dell’OCSEino hanno omesso di analizzare il parametro più importante: la crescita a lungo termine. Ci proviamo noi.

RIFORME E CRESCITA

Abbiamo elaborato un grafico usando i dati OCSE sui paesi più riformatori tra 2000 e 2011, sempre usando il criterio OCSE di adesione maggiore o minore alle loro raccomandazioni di riforme strutturali:

(vedi grafico ad inizio post)

Sorpresa: nel decennio dell’euro i paesi più riformisti secondo OCSE sono Grecia e Italia, subito dopo l’Austria! Il meno riformista è il Lussemburgo (quello che ha avuto crescita record di PIL e produttività …) che ha addirittura fatto il CONTRARIO delle raccomandazioni OCSE!
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Che strano, I PAESI PIU RIFORMISTI CRESCONO MENO DEI PAESI PIU REFRATTARI ALLE RIFORME OCSE? … Ma come, non si chiama “Going for Growth”? Italia tra i primi per riforme, tra gli ultimi per crescita …

E a guardare il grafico i paesi più riformisti (a destra) come Italia, Grecia e Austria sono tra quelli che crescono meno. Nel gruppo dei super-riformisti si salvano solo l’Ungheria e la Repubblica Ceca che hanno crescite di tutto rispetto. Non sono paesi in area euro, sarà un caso?
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La Grecia è prima per aumento delle diseguaglianze di reddito (household market income)seguita da Lussemburgo e Spagna. Portogallo buon quinto. Ricordiamo che il market income è il reddito totale delle famiglie prima delle tasse, meno i trasferimenti di fonte pubblica.

Guardando al disposable income (reddito disponibile dopo tasse e trasferimenti governativi) abbiamo aumenti delle diseguaglianze in Spagna, Portogallo, Germania, Austria e altri, e dato sostanzialmente invariato per Grecia. Quindi in Grecia tasse e trasferimenti fiscali hanno – fino al 2011 – mitigato le diseguaglianze di reddito. Siamo ansiosi di conoscere i dati del 2012-2014, quando l’OCSE li pubblicherà (non c’è fretta, siamo solo nel 2015)."

(scenarieconomici.it)

Togliamo le maschere all'Ocse, all'Ue, alla Bce, al Fmi ecc.: le riforme che impongono ai vari governi europei non sono riforme, ma contro-riforme. Sono riduzioni di diritti, come quello alla salute, quello all'istruzione, al lavoro e fra poco verrà ridotto all'osso il diritto fondamentale. La democrazia. L'Italicum e la riforma costituzionale sono la riforma delle riforme.

Da un certo punto di vista la transizione dell'Italia da Repubblica parlamentare a Repubblica semi presidenziale, dove i poteri sono concentrati nella mani di pochi individui, è funzionale all'apparato europeo. Se si paragono i singoli stati europei con le attuali regioni italiane, si può constare che queste oggi hanno poteri limitati rispetto allo Stato centrale. Se non fosse così si genererebbe un eccessivo caos istituzionale.

Gli Stati nazionali all'interno dell'Unione Europea avranno sempre meno importanza ed autonomia, come oggi le regioni al loro interno. Teoricamente potrebbe anche essere una situazione accettabile se... l'Europa fosse una democrazia, e non una oligarchia dove comandano le lobby finanziarie e bancarie.

Riforma dopo riforma le cose peggiorano. E' un problema per il popolo, ma lo diventerà anche per le élite che lo comandano fra poco. Ad un certo punto il popolo chiederà conto delle promesse di crescita e progresso fatte in tutti questi anni. Quando si arriverà al punto di rottura verrà trovato un nuovo equilibrio. Ma quando accadrà? e a che prezzo?

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