mercoledì 10 settembre 2014

Com'è difficile tagliare


Si fa in fretta a dire 20 miliardi di tagli. Ma poi uno dietro l'altro prima Bondi e poi Cottarelli ritornano a casa, o meglio alle rispettive “mangiatoie” finanziarie. Cottarelli vuol tornare all’Fmi.

Alla fine l'unico vero "tagliatore" rimane e forse rimarrà (almeno come prototipo) l'ex ministro G. Tremonti con i sui tagli lineari. Brutti da vedersi ma funzionali allo scopo. Uno di quei provvedimenti che scontentando tutti, nascondono con un velo di democrazia una vera e propria porcheria.

Anche Renzi seguirà questa strada cercando di variare un po' sul tema: taglio lineare del 3% per ogni ministero, ma libertà del medesimo di decidere dove tagliare.

Il che può anche andare bene, se non fosse che potrebbe benissimo esserci la possibilità, che certi ministeri hanno bisogno di tagli ancora maggiori, altri di tagli inferiori o forse addirittura sarebbe meglio non tagliare nulla perché con bilanci all'osso.

Ma per fare una cosa seria bisognerebbe almeno avere l'umiltà di leggere i 25 faldoni dettagliati di Cottarelli, prima di mandarli al macero. Vuoi vedere che magari c’è qualche buona idea?

Non sono un fan dei tagli, in quanto li reputo recessivi come le troppe tasse, ma sarei curioso di vedere un giorno on line e pubblicato il poderoso lavoro di Cottarelli. Non tutti i tagli sono recessivi, quelli che eliminano gli sprechi sono doverosi, se liberano risorse per cose più importanti.

Ma si sa, Renzi è un ragazzo digitale, non gli piacciono i numerini dei professoroni, soprattutto se interferiscono con le rendite di posizione dei suoi amici. Per Renzi è sufficiente pubblicare tutti i bilanci on line, come se fosse semplice leggerli e capire le destinazioni dei capitoli.
Forse vorrebbe trasformarli in slides colorate con foto di pesciolini rossi...
Un paio di faccine sorridenti ed i bilanci diventano subito rassicuranti.

La confusione al governo è totale come le cifre che vengono sparate. Lasciamo perdere i 30 miliardi di tagli, o i 100 fanta miliardi ventilati da qualche opinionista marziano. Chi spara cifre alte mira a quello che il ministro Poletti ed il ministro Padoan hanno fatto balenare quest’estate: il primo che voleva trasformare le pensioni retributtive attualmente erogate in contributive (gran furbata!), il secondo che aveva affermato che non ci si sarebbe fermati di fronte a nessun tipo di spesa pubblica, quindi compresa sanità ed impiego pubblico. Se si vogliono tagliare fino a 100 miliardi di spesa, è nella “ciccia” viva che bisogna affondare il bisturi.

Ma quindi evitiamo di addentrarci nelle fantasticherie. Piuttosto c’è da considerare i 20-16 miliardi preventivati dal governo, erano più o meno quello che sarà necessario mettere assieme per la manovra di quest'anno (2014), in previsione del calo del Pil che doveva essere positivo (-0,2% contro +0,8%) e in previsione del fiscal compact (dal 2015).

Ma ora sono diventati tagli da 20 miliardi in mille giorni (cioè tre anni), quindi saranno sette quest'anno, che poi come al solito non si troveranno e diventeranno tre o quattro.

E’ molto esaustivo Phastidio.net su questo punto:

“«Se questo taglio si applicasse a tutta la spesa pubblica (centrale e locale), a conti fatti, escludendo le spese per investimenti, quelle per il personale e quelle per prestazioni sociali (pensioni, assistenza, sanità, ammortizzatori sociali), si potrebbero realizzare al massimo 6 miliardi di euro. Dal totale di 806 miliardi di euro di spesa pubblica prevista per il 2014 dal Def (Documento di economia e finanza) bisogna infatti sottrarre circa 84 miliardi per gli oneri sul debito pubblico, 164 miliardi per gli stipendi dei dipendenti pubblici, 320 miliardi per le prestazioni sociali e 50 miliardi di spese in conto capitale, cioè in investimenti. Tutte voci che non può o non vuole tagliare. Restano appunto circa 190 miliardi. Il 3% fa 5,7 miliardi»

Quanto è importante saper far di conto, nel dibattito pubblico italiano, fatto soprattutto di slogan. Restringendo il campo alla sola spesa ministeriale:

«Considerando la sola spesa delle “amministrazioni centrali”, alle quali i ministeri appartengono, si parte da 353 miliardi al netto degli oneri sul debito pubblico e delle spese in conto capitale. Tolta la spesa per il personale (94 miliardi), restano 259 miliardi. Un taglio del 3% farebbe risparmiare circa 7 miliardi e mezzo»

Acquisendo questa consapevolezza sarà possibile anche rielaborare il concetto di “grasso che cola”, che in molti (almeno a giudicare dai cosiddetti “sondaggi” di SkyTg24) hanno accolto con entusiasmo.”

(phastidio.net)

Capito come stanno le cose? Abbondando e con molto ottimismo si arriva a tagliare 7 miliardi di spesa. Ma poi dopo i tira e molla, dopo le litigate fra governo, partiti, lobby, sottopancia governativi, parti sociali ecc. Sarà già tanto arrivare alla metà di quella cifra.

E gli altri 17 miliardi necessari per quest'anno per coprire il fabbisogno dello Stato, da dove arriveranno? Le solite cose già viste e patite? Nuove tasse immobiliari? Le accise su benzina e sigarette? Taglieranno le detrazioni Irpef dopo aver confermato gli 80 euro? L’aumento dei bolli? L’anticipo, sull’anticipo, dell’anticipo Irpef del 2017? Un bel prelievo sui conti correnti in stile Amato ’92? Cosa si inventerà il prodigioso Renzi?

Se finirà così, e ci sono buone probabilità, sarà il crepuscolo dell'epopea renziana. Sono convinto che anche Padoan non si aspeti più molto da questo esecutivo, se ventila la possibilità di far fare le mitiche riforme all'Ue. Vuol dire che ritiene che il governo 1) non le farà mai, oppure 2) che il governo non è in grado di farle e non sa nemmeno cosa siano, oppure, anche più grave, 3) che sono riforme così belle, così condivise dagli italiani, così filo-naziste che il governo si vergogna a metterci firma e faccia.

L’unica via di scampo per Renzi, per non mettere il nome in calce alla disfatta dell’esecutivo, è una crisi di governo. Infatti nel caso di nuove tasse non potrà di certo contare sull’aiuto di Berlusconi.

E i tagli diventeranno per sempre un miraggio, una leggenda metropolitana, come la vendita di immobili per ridurre il debito pubblico, come la crescita dentro l’austerità, come la flessibilità dell’Europa, come i 300 fanta miliardi di Juncker, e probabilmente come i tanti miliardi veri di Draghi che serviranno ad altro, non alla crescita (leggersi bene il post di Beato Trader - www.ilgrandebluff.info).

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