martedì 23 settembre 2014

41% - 25% = 0


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“Dove è scritto che il Pd vuole abolire l’articolo 18?”. La domanda arriva da Pier Luigi Bersani che, a diMartedì in onda questa sera su La7, prende le distanze dalla proposta del governo di abolire la norma per i neoassunti...
l’ex segretario dem mette anche in guardia il presidente del Consiglio che spesso ricorda il successo elettorale del 40 per cento ottenuto dal partito alle scorseEuropee. “Con il mio 25% Renzi sta governando – ha detto Bersani"

(www.ilfattoquotidiano.it)

E forse grattando grattando, in fondo è poi quello vale il 41% raccolto dal Pd renziano, al netto dell'astensionismo:

"- nel 2013 il Pd sotto Bersani prese il 25,42% dei voti (alla Camera), che con una partecipazione del 75,19% significa un voto effettivo del 19,11% (furono 8.644.523 milioni di voti);

- ieri 2014 il Pd con Renzi prende il 40,81% dei voti, con una partecipazione del 57,22%, quindi un voto effettivo del 23,35% (11.200.000 milioni circa di voti);"

(Mega sorpresona!)

Non è che l'articolo 18 diventerà il Vietnam del governo Renzi come lo è stato per altri governi? Il sospetto diventa sempre più una certezza:

"secondo quanto raccontava a Palazzo Madama Miguel Gotor, i senatori “contro” la legge delega così com’è stata scritta, sono circa 40. Un numero che si evince dalla conta delle firme che campeggiano sotto i principali emendamenti presentati dai democratici, ma c’è chi sospetta che possa anche essere corretta al rialzo al momento del voto.

Ora, considerando che la maggioranza, in Senato e con l’esclusione dei senatori a vita, è di 158, se al governo mancassero davvero 40 voti, l’apporto di Forza Italia diventerebbe determinante. Una “profezia” fatta, nei giorni scorsi da Cesare Damiano (”Se i voti di Forza Italia dovessero diventare determinanti, ci sarebbero conseguenze politiche”)
...
Un “problema” che si chiamerebbe voto anticipato a cui Renzi, secondo molti osservatori di Palazzo, starebbe già lavorando, ma che incontrerebbe – come da tradizione, ormai – il veto di Napolitano."

(www.ilfattoquotidiano.it)

Come sospettavo, Renzi rischia di diventare ostaggio di Forza Italia, cioè di Berlusconi. Già Toti fa delle avance all'indirizzo del Pd.

Come sospettavo ora sono tutti incastrati. Renzi se viene fermato dalla minoranza del suo partito, cercherà o di allearsi con Berlusconi (ma sarebbe brutto...) o di andare ad elezioni sperando di riprendersi il suo 40%. Ma Napolitano non concederà le elezioni tanto facilmente. E probabilmente anche Berlusconi preferirebbe aspettare, non si sente pronto perché il centro destra è ancora troppo diviso, e preferisce lasciare Renzi a rosolare tra Parlamento e Troike varie.

Napolitano avrà notevoli difficoltà a sostituire Renzi, perché questi gode ancora di una certa popolarità, perché dovrebbe poi decidere o di mettere assieme il Pd ma senza fare le riforme volute dall'Europa, o spaccare il Pd a metà, mettendo assieme renziani e Forza Italia per fare riforme come le vuole l'Europa, ma rischiando che siano anche come le vuole Berlusconi.

Se si andasse ad elezioni comunque ci vorrebbe una legge elettorale, dal punto di vista di Napolitano, che faccia vincere una parte, preferibilmente quella giusta (filo europea). Ma la legge non c'è e quella attuale è proporzionale e non consentirebbe di ottenere un governo dirigista come serve all'Europa. E se si fa la nuova legge in questo clima di scontri per bande, difficilmente si otterrebbe una legge elettorale sufficientemente maggioritaria.

Insomma la situazione politica si ingarbuglia sempre più. Quel che mi chiedo è, ma i vecchi dirigenti alla Bersani non avevo capito cosa significava stare dalla parte degli euroburocrati ultraliberisti? Si svegliano solo ora? Possibile che la sinistra "antica" sia stata così miope di fronte al disegno dell'Europa voluto dalla finanza internazionale? O forse si ritrovano improvvisamente di fronte alle loro contraddizioni: appoggiare l'Europa tecnocratica e contemporaneamente salvare lo Stato sociale. Alla fine il Pd andrà in corto circuito, come fanno i sistemi che contengono errori profondi al loro interno.

Non so se ci sarà una nuova scissione in quel partito. Probabilmente no, ma potrebbe esserci l'espulsione di corpi estranei alla linea. Ora però è difficile capire chi fra Renzi e Bersani è il vero corpo estraneo del Pd.

Le difficoltà di Renzi a fare le "riforme" volute da Draghi e Germania, sono quelle dell'Europa nel dirigere l'Italia secondo una certa linea ultraliberista. L'unico che è riuscito a fare qualcosa in tal senso è stato Monti, poiché è arrivato subito dopo il trauma dello spread. Gli italiani e i politici sono rimasti bloccati come quando si ha paura, ed hanno lasciato che Monti mettesse le mani sulle pensioni senza protestare. Ma quello è stato il massimo concesso alle richieste giunte dall'Europa.

Letta non ha più avuto le mani altrettanto libere. Renzi ha tergiversato con legge elettorale e Senato facendo finta di fare le riforme neoliberisti volute dalla Bce. Ora il ceto politico si sta a poco a poco svegliando dal blocco provocato dalla paura.

Non vorrei che dalle parti di Bruxelles e Berlino si pensasse di ripetere il giochetto dello spread del 2011. Se lo facessero questa volta non avrebbe più lo stesso successo. Anzi rischierebbero di far uscire più velocemente l'Italia dalla zona euro.

Per concludere, credo che le soluzioni che siano il bastone (spread) o la carota (interventi della Bce, riforme), per tenere assieme l'area euro, per costringere l'Italia a seguire politiche suicide, stiano per esaurirsi e per diventare sempre più inefficaci. Per fortuna.

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