martedì 10 settembre 2013

Strategie contrapposte fallimentari


Ci sono due dinamiche contrapposte che però concorrono entrambe a distruggere domanda, e rendere sempre più traballante l'economia dell'occidente allargato.

Da una parte il denaro facile creato con i quantitative easing, dall'altra la stretta sui bilanci statali e relative esplosioni delle imposizioni fiscali causati dalla contrazione delle economie private. Due strategie adottate in occidente per raggiungere l'obiettivo di superare la crisi mondiale. Entrambe non stanno funzionando come invece si prevedeva. Esisterebbe una terza via, ma nessuno ne parla e nessuno pare adottarla: investire risorse nelle persone e nel lavoro.

I quantitative easing avrebbero dovuto fornire più servizi contemporaneamente: tenere bassi i rendimenti dei titoli di Stato, far galoppare le borse e funzionare come un nuovo motore dell'economia per creare occupazione.

Ma sotto quest'ultimo punto di vista, i quantitative easing non hanno funzionato molto. Nessuno investe in un'economia che non funziona, nessuno assume se poi non sa a chi vendere prodotti e servizi realizzati.
La massa di liquidità creata con i Qe è finita in più sicuri investimenti finanziari, nell'azionariato, in titoli di Stato. La domanda, quella generata dalla così detta "classe media", non è partita. La domanda interna delle nazioni occidentali continuata a rimanere debole. La classe media è in declino ovunque.

Riassume così in modo ironico ma efficace il blog borsadocchiaperti.blogspot.it la sperimentazione valutaria espansiva innescata dai principali governi economici mondiali:

"1. Stampa che ti passa 
E' l'approccio americano: stampare per comprare bond governativi ( nell'ultimo periodo con scarsi risultati, ma qui pare che centri il più grande detentore mondiale di TBond, ovvero la Cina), aiutare l'economia a salire ( anche qui ci sono dei forti dubbi nei qe successivi al primo) e aumentare il valore degli asset. Questo nel tentativo di creare posti di lavoro. Questo modello sta distruggendo valutariamente interi stati anche non piccoli soprattutto tra gli emergenti. Stampare quintali di dollari e chiamarsi Stati Uniti e soprattutto sapere che la propria valuta è la valuta di scambio internazionale, aiuta molto a stare a galla con questo metodo.
...
3. O la va o la spacca
E' il metodo giapponese. Trasformato il tuo stato in una rotativa stampa soldi, datti dei target di inflazione, di valore della borsa, di valore degli asset in generale. Spera che l'export dia una spinta notevole al tuo stato e che l'aumento dei costi dell'import dovuto alla svalutazione della moneta non sia troppo grave. Manda avanti il canarino e prega."


Il punto due, riguarda invece la scelta opposta della restrizione dei bilanci pubblici e privati. In realtà anche negli Usa del Qe, causa fiscal clift (fine delle agevolazioni fiscali) e tetto al debito, ci sono state delle restrizioni alla spesa pubblica, ma in Europa è stata scelta una strada apparentemente ancora più morigerata e severa:

"2. Non stampare che ti passa
E' l'approccio tedesco. Non vorremo mica rischiare l'inflazione? O di prestare soldi a stati che dimostrano chiaramente che non potranno mai ridarceli? Quindi mettiamo tutti i conti a posto e poi ne parliamo. Di stampare soldi non se ne parla. Se poi collateralmente questo aiuta i paesi più forti è solo perché il processo giusto aiuta i giusti."

Anche qui, però non tutto va considerato o nero o bianco. Anche la Bce ha "stampato" almeno 1.000 miliardi di euro con il Ltro, ma lo ha fatto con molte difficoltà, con molti malumori e imponendo anche molte restrizioni da far adottare ai paesi periferici dell'euro zona.
Comunque l'Europa è sicuramente nota in ambito internazionale per le sue politiche di austerità.

Queste politiche hanno prodotto un aumento di imposte, tagli di welfare e quindi una generale contrazione dell'economia dei paesi Piigs. E' la situazione nota e arcinota di Grecia, Portogallo, Spagna e anche Italia. Sono stati usati fiumi d'inchiostro per descrivere le problematiche generate dall'austerità. Prima fra tutte quella di impedire la crescita: senza possibilità di investimenti sia pubblici che privati, l'occupazione non può di certo crescere. Di conseguenza non crescono nemmeno la domanda interna e le prospettive della classe media.

In sostanza che si adotti il paradigma del Quantitative easing o quello dell'austerità, per le classi popolari e per la piccola borghesia dei colletti bianchi o del piccolo commercio, il risultato non cambia: miseria in un modo come nell'altro.

Ma passando dall'austerità europea alla finta crescita degli Usa, pur avendo adottato il paradigma espansionista del Qe, questi hanno anche tagliato la spesa pubblica come evidenzia la dinamica dei dipendenti pubblici:

"... diamo un’occhiata a questo interessantissimo dato relativo alle dinamiche dei vari presidenti americani in riferimento all’occupazione del settore pubblico"

(vedi grafico a inizio post, ndr)

E nel suo complesso l'occupazione in Usa mostra dei dati che non convincono del tutto. Come avviene ormai da tempo in occidente, concorrono a tener bassa la disoccupazione lavoratori con impieghi sottopagati o con poche ore settimanali (vedi minijob in Germania e lavoratori a zero ore in Inghilterra - Come ridurre la disoccupazione (nelle statistiche))

"A parte l’impennata del 2010 quando furono assunti per qualche mese milioni di americani per registrare il censimento nazionale, la dinamica dei posti di lavoro pubblici, unico sostegno in una grande depressione come questa a parte i milioni e milioni di buoni pasto è stata un lungo, triste ed inesorabile declino.

Vediamo se dopo questo grafico riusciamo a trovare ancora qualche oca giuliva che ci racconta come ridurre il peso di uno Stato in piena depressione economica, aiuta l’economia.
...
Nel complesso l’ultimo rilascio dei dati relativi all’occupazione americana era come previsto, molto, molto fragile con una revisione significativa dei due mesi precedenti di 74.000 mila posti di lavoro in meno con un tasso di disoccupazione calato solo per il calo della forza lavoro in continuo deterioramento, senza il quale le percentuali mensili sarebbero salire al 7,5 % e quella complessiva sarebbe ben oltre il 9 %.

Tralasciando la solita questione di una finta ripresa costruita sul lavoro a tempo determinato e sul part-time per ragioni economiche, la perdita di oltre due milioni di posti di lavoro nella fascia di età che va dai 35 ai 53 anni dall’inizio della ripresa, ribadisco ripresa è la dimostrazione che qualcosa non funziona.

Inoltre il collasso del tasso di partecipazione al mondo del lavoro continua inesorabilmente e pensare che con tutta la fiducia che aleggia nelle aziende e tra i vari indici di fiducia ISM e affini sono ben pochi gli americani che provano a cercare un lavoro.

In una simile dinamica basterebbe che un dieci % di queste anime che si metta a cercare lavoro, aumentando la percentuale della forza lavoro e il tasso di disoccupazione esploderebbe al rialzo."

(icebergfinanza.finanza.com)

Quindi entrambe le politiche messe in atto dalle élite finanziarie occidentali a beneficio di altre élite finanziarie (quell'1% della popolazione che controlla il 90% delle risorse...) non funzionano. Cosa bisognerebbe fare? Rivalutare il vero Keynes. Solo immettendo liquidità nelle società umane, simultaneamente in tutti i campi dell'economia, si può assistere ad una crescita generalizzata di quest'ultima (vedi: Confusione keynesiana - Quantitative easing per l'occupazione). Tutto il resto non conta, sono giochetti da contabili o da croupier.

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