mercoledì 17 dicembre 2014

La Russia sta perdendo la partita contro il dollaro



E' inutile negarlo. Purtroppo nella battaglia contro il dollaro la Russia sta perdendo alla grande. Ora che la guerra del prezzo del petrolio l'abbia incominciata l'Arabia Saudita o l'amministrazione Usa non conta. Quel che è importante è il risultato, e a quanto pare il risultato piace molto agli Usa. E mette in crisi Putin e la sua credibilità a livello nazionale. Il presidente russo potrebbe avere non pochi problemi in patria nel caso di instabilità economica molto forte.

Direi a questo punto che l'annessione della Krimea comincia ad essere eccessivamente costosa per Putin. E' stata un'annessione pulita, veloce, con costi modestissimi in denaro e vite umane. Gli americani che tanto si erano attivati per attrarre a se l'Ucraina, parevano averci fatto una figuraccia colossale. E soprattutto parevano impotenti di fronte alla forza militare Russa al confine ucraino.

Ed invece, ora si stanno prendendo una bella vendetta:

"Russia, rublo carta straccia, tonfo a 80 su dollaro, 100 su euro. E ora, divieto di trading?

Cosa farà la Russia per arginare il crollo del rublo, visto che neanche l'adozione di una maxi politica monetaria restrittiva da parte della Banca centrale ha funzionato? Nell'attesa di capire qualcosa in più, spuntano alcune email a dir poco inquietanti. "Il rapporto usd/rub sarà interrotto a causa della recente instabilità del rublo", si legge in alcune di esse

...
La gravità della situazione ha costretto la Banca centrale del paese a intervenire, con un rialzo dei tassi di emergenza. Risultato: zero.
Alle 13.41 circa ora italiana, il rapporto dollaro/rublo schizza verso l'alto, a quota 80 (80 rubli per $1). Sull'euro, maxi perdita fino a quota 100. L'indice azionario RTS cede -14%, dopo aver ceduto ieri -10%.

I tassi di interesse di riferimento sono stati alzati di ben 650 punti base, dal 10,50% al 17%. Ma l'euforia per il recupero del rublo successivo alla mossa si è spenta subito. Il nuovo collasso dei prezzi del petrolio - con il Brent scivolato sotto la soglia a $60 per la prima volta dal luglio del 2009 - ha rialimentato il sell off sugli asset russi.

Dal comunicato stampa della Banca centrale russa emerge tutta la preoccupazione per la situazione sempre più drammatica in cui si trova il paese.

"Questa decisione (rialzo tassi) è stata adottata per la necessità di arginare in modo significativo la recente svalutazione e i rischi di inflazione".

La misura è effettiva da oggi, 16 dicembre, ed è stata considerata necessaria dopo il lunedì nero per i mercati azionario e valutario di Mosca. Il rublo ha ceduto infatti più del 10% del suo valore contro il biglietto verde, capitolando fino a 64 circa; da segnalare che all'inizio dell'anno, il dollaro valeva 35 rubli circa."

( www.wallstreetitalia.com)

Resta da capire come e chi è l'artefice di questa macchinazione. Il perché è abbastanza evidente. Da notare che fra i vari produttori di gas e petrolio solo la Russia rischia un default così improvviso e micidiale. Persino il Venezuela è passato in secondo piano, e probabilmente si salverà svendendosi alla Cina.

Chi ha cominciato la guerra del petrolio è l'Arabia. Ma lo ha fato di sua iniziativa o è stata "imbeccata" dall'alleato americano? E se è così, gli Usa sono disposti a fare harakiri pur di punire la Russia. Cioè a ritrovarsi con molte società di shale oil, del petrolio di scisto, in pericolo fallimento negli Stati Uniti. E' possibile che la strategia dei signori del dollaro si spinga a tanto, o è solo una combinazione favorevole all'amministrazione Usa. Un caso fortuito che gli americani non si aspettavano e di cui stanno approffittando? Non credo molto a certe coincidenze.

Ora le minacce di Putin di chiudere i rubinetti del gas, non hanno più alcun valore. Se non vuole vedere la popolazione russa imbestialita fino a livelli di alta pericolosità sociale, è meglio se vende quanto più possibile gas e petrolio all'Europa. Anche se questa lo ha sanzionato. Anzi forse se le cose continuano così, gli converrà rinunciare alle contro sanzioni. Probabilmente dovrà anche accontentarsi dei pochi spiccioli che gli arriveranno dall'Ucraina e ripristinare tutti gli sconti che le praticava prima della guerra civile.

Probabilmente per vedere allentatre la morsa sul rublo, dovrà accettare molte richieste Usa sull'Ucraina e concedere il suo lento passaggio alla Nato.
Forse allora, magicamente, la speculazione sul rublo cesserà.

E manco a dirlo, per noi italiani non ci saranno grandi vantaggi da questa situazione. Infatti accanto ad una riduzione dei costi energetici è facile intravvedere una riduzione dell'export, essendo la Russia un nostro partner commerciale importante. Ed anche un possibile contagio nel caso di default russo. E' un periodo piuttosto complicato per noi. Ci troviamo sempre dalla parte sbagliata della storia. Non c'è evento mondiale che non ci provochi un trauma economico.

Il mondo è davvero duro. Non è sufficiente avere la moneta sovrana. Non è sufficiente avere quantità enormi di materie prime. Ci vogliono anche i santi in paradiso (americano e/o tedesco).

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