giovedì 4 dicembre 2014

Forse in arrivo una piccola ripresa



Contr'ordine compagni pessimisti e anti euro. Potrebbe esserci all'orizzonte una piccola ripresa. Piccola perchè condizionata dai fattori negativi tutti italiani consistenti in elevata tassazione, burocrazia folle e mercato ancora troppo chiuso dal pesante corporativismo italico ereditato dal fascismo e mai rinnegato. E non solo come si vedrà più avanti.

Ma ci sono due fattori esogeni che potrebbero dare una spinta sia sull'export che nel mercato interno. Bisognerà capire solo quanto durerà la pacchia: il primo fattore che ci avvantaggia è il basso prezzo del petrolio, il secondo è la costante svalutazione dell'euro.

Pare che il petrolio rimarrà a lungo sotto gli 80 dollari al barile.

"I prezzi del petrolio si stabilizzeranno attorno ai $60 al barile. E' quanto ritiene il principale produttore di petrolio dell'Opec, l'Arabia Saudita, stando al alcune fonti sentite dal Wall Street Journal. La posizione presa da Riyad sembra confermare l'inerzia del paese, che apparentemente non ha alcuna intenzione di tagliare la produzione nel breve termine"
(www.wallstreetitalia.com)

Questo è un vantaggio per noi fin tanto che gli svantaggi provocati in altri paesi non toccheranno anche la nostra economia. Per esempio:

"Il rischio che il Venezuela faccia default balza al massimo dal gennaio del 2009.
...
Il prezzo attuale del Cds suggerisce che esiste una probabilità di default attorno all'85%; questo, dopo che il valore dei bond venezuelani con scadenza nel 2027 sono scesi al minimo in cinque anni, smobilizzati in gran massa dagli speculatori, che ritengono che il paese abbia poche chance di salvarsi, vista la decisione dell'Opec di mantenere invariata la produzione di petrolio."
(www.wallstreetitalia.com)

Probabilmente non risentiremmo molto del default del Venezuela. Ma sarà lo stesso nel caso di un dissesto russo e svalutazione eccessiva del rublo? L'economia del gigante russo rimane importante per il made in Italy.

Ugualmente, un'eventuale fallimento a catena delle compagnie Usa dello shale oil, potrebbe trascinare nel vortice molte banche americane. Se si verificasse una nuova crisi in stile Lemann Brothers potremmo essere nuovamente coinvolti e trascinati nella crisi Usa con ripercussioni ancora più pesanti oggi che siamo così deboli.

"Petrolio 65$…Prime Conseguenze anche in USA, Crollano le Richieste di Permessi per Trivellare lo Shale Oil
...
Ora come è noto i giacimenti di Shale-Oil hanno un calo di rendimento rapidissimo e vanno rimpiazzati nel giro di 12-18 mesi e dunque vanno richiesti sempre nuovi permessi per trivellare. 


Poi c’è una banale mancanza di “coperture” per avere altro credito, a questi prezzi le compagnie attive nello shale oil sono improvvisamente sono diventate radioattive per le banche."
(www.rischiocalcolato.it)

Quindi la caduta del prezzo del petrolio è un vantaggio per il nostro paese, ma provoca dissesti in altre aree del mondo, che potrebbero ritorcersi negativamente anche sulla nostra economia.

Per quanto riguarda la svalutazione dell'euro siamo totalmente nelle mani della Bce e delle promesse di quantitative easing di Draghi. Che però in ultima analisi significa essere nelle mani della Bundesbank. Per cui la svalutazione proseguirà fino a che lo vorrà la Germania. Quando i tedeschi cominceranno a spaventarsi per la perdita di valore della moneta, si bloccherà la discesa. Per noi italiani occorrerebbe almeno raggiungere la parità con il dollaro. Non so se la Germania consentirà di raggiungere questo obiettivo.


Ed infatti oggi, dopo aver toccato un cambio euro/dollaro di 1,23, la delusione per le parole di Draghi che ha rimandato il Q.E. a data da destinarsi, ha fatto tornare il cambio verso 1,25. La discesa dell'euro c'è stata comunque in questi mesi, da quando era stazionario ad 1,40 sul dollaro. Ma scende molto lentamente e probabilmente a malapena raggiungera 1,20 sul dollaro

Ad ogni modo per un certo periodo il nostro paese si troverà avvantaggiato per un cambio più favorevole dell'euro e per la riduzione dei costi energetici. Una piccola crescita che ci potrebbe portare fuori dalla recessione provocata dall'austerità é quindi possibile. Non bisogna però aspettarsi chissà che cosa.

Dal punto di vista geopolitico gli Usa stanno di nuovo vincendo. Il dollaro torna forte e quindi moneta privilegiata per gli scambi internazionali. Di sicuro la Russia non potrà pretendere che gli si paghi il gas in una moneta svalutata come il rublo. Non ne avrebbe nemmeno la convenienza.

La dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia permane. Ma i rapporti si riequilibrano dalla parte occidentale. La Russia ora ha un bisogno vitale di valuta forte e non può permettersi di chiudere i rubinetti del gas. Se lo fa, può ritrovarsi in forti difficoltà interne.
Quindi anche in questo caso l'Italia ne sta traendo un vantaggio economico-strategico.

Permangono comunque le zavorre interne di cui sopra (tasse, burocrazia, corruzione...), e probabilmente anche qualche zavorra istituzionale. Avere riforme costituzionali in corso, legge elettorale indefinita, e capo dello Stato con le valige pronte, sicuramente non ci mette in una situazione favorevole. Ad ogni modo potrebbe arrivare una boccata d'ossigeno all'economia, malgrado i ritiradi della politica.

Poi accanto al vantaggio della riduzione dei costi energetici, c'è un nemico subdolo, poco evidente, interno ed esterno: la deflazione che deriva dall'austerità europea e che ora verrà rinforzata dal calo del costo del petrolio. E' un piccolo tarlo che erode l'economia, anche se a prima vista pare meglio dell'inflazione. In realtà provoca un rallentamento della "velocità" del denaro. Si rimandano gli acquisti considerando che si avrà un maggior vantaggio a posticiparli quando i prezzi saranno più bassi.
Questo è molto evidente se si osserva il prezzo calante degli immobili: perché acquistare oggi? Aspettiamo che il valore si schianti per benino con l'arrivo della riforma catastale...

Già ora gli italiani stanno mettendo in crisi le catene dei supermercati: invece di acquistare i prodotti a prezzo pieno aspettano le offerte. Gli acquirenti sanno che prima o poi il supermercato farà una campagna sui prodotti che vorrebbero acquistare. Quindi attendono.

Questo comportamento ha pero un risvolto molto negativo. I venditori sono costretti a inseguire le aspettative dei clienti, quindi riducono sempre più i prezzi e per non andare in perdita riducono i costi. Tra cui anche i costi del lavoro, abbassando gli stipendi e licenziando. Fenomeno che alimenta ancora maggiormente l'adamento deflattivo dell'economia.

Quindi se ripresa in futuro ci sarà, sarà seriamente minata e limitata da molti fattori negativi.


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