domenica 14 dicembre 2014

L'austerità alla lunga distruggerà anche il Pd



Renzi gode ancora, tutto sommato, di un alto grado di popolarità. Ma sta calando a vista d'occhio. E' normale che accada questo in questi periodi di crisi. Che il premier si chiami Monti, Letta o Renzi il percorso è sempre lo stesso. Grandi aspettative e fiducia all'inizio, anche grazie al lancio che ne fanno i media del nuovo governo decantandone le lodi fino alla nausea. Poi a poco a poco, passati i mesi e constatato che la vita di tutti i giorni non cambia, ma anzi molto spesso peggiora, interviene lo scaramento generale. Appena appena trattenuto dalla propaganda governativa dei media in coro, con pochissime eccezioni e quasi tutte sulla rete, dove il pubblico è piuttosto ridotto.

Come abbiamo visto, il limite temporale per cui gli italiani sono disposti a concedere fiuducia cieca o almeno con rassegnazione, è circa un anno. Anche per Renzi questo periodo è passato. Il culmine di popolarità l'ha avita a metà di quest'anno. Da allora è cominciata la discesa, che non si fermerà più.

E' la regola dell'austerità di questi anni. Regola che vale per noi come negli altri paesi. Dove i partiti di governo subiscono un logoramento tale, per cui alle successive elezioni si prospetta per essi una disfatta completa. E' così in Grecia, dove l'ex partito socialista è al lumicino ed ora anche il partito di centro destra si appresta a perdere le prossime elezioni in favore della sinistra di Tsipras, naturalmente anti europea.

E' così in Spagna, che malgrado venga portata ad esempio per la crescita, vede un nuovo movimento (Podemos) insidiare pericolosamente i partiti storici socialista e popolare. E' così in Francia dove i partiti di destra e sinistra, ormai polverizzati vedono l'ombra lunga dell'estrema destra oscurarli sempre più.

In Italia sembrava che il più grande partito di sinistra, governativo ed anche filo europeo, fosse immune da questa regola generale. Mentre tutti gli altri in Europa rischiano la scomparsa, il Pd in contro tendenza raggiungeva il 40% e conteneva i movimenti antieuropei.

Dopo un anno di governo, però questo forte partito, sembra percorso da violente scosse interne che potrebberlo farlo esplodere. Il vertice del partito segue pedissequamente i dettami dell'austerità europea, convinto che i suoi elettori vogliano proprio questo. Oppure molto più probabilmente, pensando di convincere la base che le sue scelte sono quelle giuste. Ma la base potrebbe avere dei ripensamenti ed abbandonare i vertici del partito, anche perché il sindacato di riferimento rema contro, ed inocula grossi dubbi nelle teste degli elettori del Pd. E soprattutto nella minoranza Pd.

"La tensione era salita alle stelle nel pomeriggio durante l’intervento di Stefano Fassina: “Non ho l’eleganza di Cuperlo e l’oratoria di D’Attorre”, premette il deputato “dissidente”, che poi si rivolge direttamente a Renzi seduto di fianco e puntandogli anche il dito: “Il presidente del Consiglio cerca giustificazioni per un voto anticipato. E poi è inaccettabile la delegittimazione morale e politica di chi ha posizioni diverse dalle tue – urla nel microfono Fassina, il cui intervento è sottolineato da applausi e grida di approvazione dalla platea – io non sto in Parlamento per gufare ma per esprimere un punto di vista costruttivo. Non ti permetto più di fare caricature di chi la pensa diversamente da te, è inaccettabile. La minoranza non fa diktat né il congresso anticipato. Se vuoi andare a elezioni dillo, assumiti la tua responsabilità e smettila di scaricare la responsabilità su altri”."
(www.ilfattoquotidiano.it)

Renzi resisterà con tutte le sue forze e tirerà dritto. Ma non credo che questo atteggiamento sarà la strategia giusta. A forza di strappi e prepotenze il partito si lacererà sempre più, e non appena sarà chiaro che molti elettori si sposteranno verso altre scelte, anche molti renziani dell'ultimora abbandoneranno il premier. Del resto Renzi sa di rischiare molto, e vorrebbe incassare il prima possile la popolarità ancora elevata andando a elezione in breve tempo. Ma per lui le cose si fanno sempre più complicate:
andare a elezioni adesso non si può perché Napolitano gli ha fatto un brutto scherzo, annunciando le sue dimissioni imminenti. Quindi si dovrà eleggere il nuovo capo dello Stato a breve. E non è detto che Renzi riuscirà a pilotare l'elezione verso un Presidente amico. E questo significa che non è detto che possa poi ottenere le elezioni anticipate.

Inoltre andare ad elezioni ora o fra sei mesi con questi scarsi e contraddittori risultati non è il massimo. Difficile che le riforme vengano concluse. Probabilmente è difficile anche che il Job Act entri in vigore effettivamente per quel periodo, in quando questo dipende da un'infinità di altre normative collegate. Ma questo potrebbe persino essere un vantaggio per Renzi che incasserebbe l'apettativa ma non i probabili risultati scarsi o negativi.
Addirittura è persino difficile vedere uno straccio di legge elettorale prima delle elezioni!

Ed di tutto questo guazzabuglio politico-sociale, il Pd non se ne gioverà. Come non gli gioveranno gli effetti sempre più pesanti dell'austerità: crescita della disoccupazione, chiusura di fabbriche, riduzione della produzione, aumento dei debiti pubblici e privati... anche i militanti tengono famiglia, e per quanto possano avere fede nel partito, la loro pazienza non è infinita. Se un Cuperlo, o un Fassina, o un Civati gli offrirà un'alternativa, addio fedeltà...

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