giovedì 14 febbraio 2013

Guerra valutaria, guerra di egoismi idioti.

Premier Giappone Shinzo Abe

Il Giappone sta diventando l'epicentro di una nuova guerra commerciale ma soprattutto valutaria. Infatti per rianimare la sua asfittica economia in blanda recessione e/o a crescita zero, ha deciso di stampare yen a go-go per svalutarli e rendere competitive le proprie esportazioni.

"...il Giappone è alla frutta
inchiodato da 20 anni di deflazione, crescita moscia,
una demografia da "brivido"
Debito/PIL che man mano va alle stelle (omai verso il 250%!)
e maneggi mistici/autarchici della Bank of Japan che continuano a tener su la baracca (in qualche modo...)
E negli ultimi tempi ecco il colpo di grazia:
Corea, Cina etc stanno facendo un culo così al Giappone e gli stanno sottraendo sempre più quote di export
mandando la mitica bilancia commerciale del Giappone a zoccole....
Bene...
il Giappone alla frutta ha reagito alla Banzai......................
...
sparando stimoli statali a go-go (oltre a quelli che già normalmente il JAP inietta regolarmente da 4 anni a questa parte...)
- rendendo ancora più easy la politica monetaria di quantitative easing (QE) della BoJ (e non era facile...visto che ormai si era già al QE8 o QE9...ho perso il conto...)
- dunque svalutando di fatto lo Yen anche del -25% sulle principali valute e del -77% rispetto alle conchiglie dell'Isola di Tonga...
- di conseguenza in un amen il Nikkei si è sparato +30% tornano ai livelli di 3 anni fa in soli 3 mesi..."
(www.ilgrandebluff.info)

C'è un principio assurdo (e anche un po' cretino) alla base delle teorie economiche dei paesi più forti. Il concetto è che il Pil deve crescere principalmente con le esportazioni, cioè a spese degli stranieri. E' un concetto sia disonesto che pericoloso. Disonesto perché presume che gli stranieri si debbano indebitare indefinitamente a nostro vantaggio: infatti se c'è un paese con la bilancia commerciale in attivo, almeno un altro ha la bilancia commerciale in passivo, e quindi si sta indebitando.
Pericoloso perché se gli stranieri si stufano o non trovano più convenienti ed interessanti i nostri prodotti, rischiamo la recessione. Perdiamo il controllo sulla nostra economia.

E' in effetti quel che è successo al Giappone che ha subito nel tempo, la concorrenza di Corea, Cina e altri paesi dell'estremo oriente. Quindi il paese del Sol Levante che basava il sostentamento della sua economia e dell'immenso debito pubblico sulla generosità straniera, si è ritrovato in una crisi produttiva, e poi finanziaria ormai ventennale.

Ora per rimediare alla situazione, ha deciso di intraprendere una pesante guerra valutaria che si ripercuoterà a livello mondiale. Già ora gli echi di questa guerra si sono avvertiti fino in Europa nelle polemiche tra Hollande e la Germania sulla sopravvalutazione dell'euro. Ma i più preoccupati sembrano gli Usa, in quanto l'improvviso sbracamento della Banca Centrale Giapponese, che di fatto stampa yen, rischia di vanificare lo sbracamento "storico" della Fed che ha effettuato Quantitative easing a raffica per stimolare l'economia americana. Peraltro non riuscendoci poi molto.

Non funzionerà questo tipo di strategia improntata ad una gara tra chi svaluta di più per fregare gli altri competitori. Nessun paese vuole diventare il pollo da spennare, il pagatore di importazioni altrui. Ci si avvia quindi ad un terremoto valutario che non porterà niente di buono.

"Qui di seguito, creiamo una sequenza plausibile utilizzando eventi che hanno una ragionevole probabilità di verificarsi e che sono già sugli schermi radar degli investitori:

- Il punto di partenza: i responsabili politici giapponesi inizialmente seguono un piano concertato di reflazione dell’economia giapponese, con uno yen debole come importante pilastro del rafforzamento del settore delle esportazioni.

- Un ulteriore “easing” da parte delle principali banche centrali … La Banca centrale europea e/o la Fed fanno ulteriore “easing” a causa del deterioramento delle condizioni finanziarie. Nel caso dell’area dell’euro, la forza dell’euro o un aumento dei rischi potrebbe essere responsabile di un inasprimento delle condizioni finanziarie. Negli Stati Uniti, il candidato più ovvio è il rischio che circonda il “fiscal cliff” e il tetto del debito con cui si sta confrontando il Congresso degli Stati Uniti.

- …e/o controlli dei capitali da parte delle economie emergenti: a disagio con la combinazione di ulteriori afflussi di capitali e la debolezza dello yen, alcuni AXJ (paesi asiatici ad esclusione del Giappone) e le economie latino americane impongono impongono controlli sui capitali.

- I responsabili politici giapponesi reagiscono alla rinnovata forza dello yen: al fine di garantire la competitività delle esportazioni, i responsabili politici giapponesi adottano ulteriori misure per indebolire lo yen.

Non c’è molto nella “linea temporale” di cui sopra che sia una notizia, ma la combinazione serve per illustrare bene come una guerra valutaria potrebbe plausibilmente iniziare."

(www.blitzquotidiano.it)

La guerra valutaria come negli anni '30 può portare a un'escalation che passa da crisi di disoccupazione interne, rivolte popolari, accentuazione di politiche protezionistiche, fino alla guerra vera e propria.

Quale sarebbe allora la strategia giusta? Io penso che, sbracare per sbracare, visto comunque che l'austerità non funziona, anzi fa parte della strategia "più export", la strategia migliore sia lanciare banconote dagli elicotteri.

E' un'immagine un po' esagerata ma è per dire che bisogna stimolare il mercato interno invogliandolo a sostenere le produzioni nazionali, soprattutto in momenti di crisi. Senza per forza annullare le importazioni, perchè il punto non è punire o premiare gli stranieri, ma mantenere il proprio sistema economico in piedi. Quindi la strategia migliore è cercare di mantenere la bilancia commerciale in pareggio.

Proprio perchè far dipendere la propria economia nazionale dagli stranieri è disonesto e molto pericoloso. Non possiamo obbligare gli stranieri a comprare le nostre produzioni a meno che non utilizziamo la forza militare. Invece il mercato interno è sempre disponibile e quando è necessario può essere stimolato a dovere. Lo stimolo del mercato interno ha poi anche un ritorno fiscale e quindi fa bene allo Stato.

Come si deve concretizzare il lancio di banconote dagli elicotteri, spetta alla politica. Si va dal sostegno alla domanda, a quello di domanda e offerta, agli sconti fiscali, alle rottamazioni ecc. Si tratta di un costo per lo Stato è evidente. Ma come giá detto, sbracamento per sbracamento, tanto vale farlo nella giusta direzione. Se per esempio i mille miliardi del Ltro della Bce fossero stati utilizzati per stimolare la domanda interna, invece di darli alle banche per comprare bond, avrebbero generato un incremento del Pil stellare.

Per esempio, nel caso italiano, del Ltro complessivo (1.000 miliardi) le nostre banche hanno usufruito di 116 miliardi di euro. Se fossero stati riversati per sostenere la domanda interna, invece dei Btp, il Pil italiano sarebbe incrementato del 7%! Cioè da 1.650 miliardi di euro a 1.766 miliardi. Di conseguenza l'erario avrebbe automaticamente incamerato circa una cinquantina di miliardi in più. E il rapporto del debito/Pil sarebbe passato dall'attuale 122% al più rassicurante 114%. Altro che austerità di Monti. Senza contare i riflessi positivi sull'occupazione e sul lavoro in generale. Un incremento dei consumi genererebbe un circuito positivo in netta antitesi al circuito recessivo di Monti e Merkel. E lo spread? sarebbe sceso automaticamente poiché gli investitori stranieri sarebbero stati rassicurati da un'economia florida e in crescita più delle minacce di Draghi.

La verità però è un'altra. Cioè che i vari Quantitative easing e Ltro sono serviti innanzi tutto per sostenere il sistema finanziario internazionale che si trova in una situazione di quasi fallimento. Da imputarsi totalmente alla troppa libertà dei suoi attori, alla rimozione di controlli statali. Il mercato lasciato agire liberamente ha creato dei mostri finanziari incontrollabili. Se non ci fossero stati gli interventi di salvataggio sulle banche (d'affari), molti paperoni che avevano creduto di fare soldi dai soldi senza passare attraverso il lavoro e l'economia reale, oggi avrebbero perso anche le mutande. Invece così hanno rimandato a un domani ignoto, il regolamento finale dei conti che non tornano. Dopo aver giocato con catene di Sant'Antonio e schemi Ponzi, ora questi super miliardari si rivolgono allo Stato e ai più deboli per ripianare le loro perdite. Credo sia per questo motivo che le continue politiche espansive attuate dalle Banche Centrali non sono servite a molto. E' tutta ricchezza che va distrutta inutilmente.

W le banconote lanciate dagli elicotteri!

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