mercoledì 18 gennaio 2012

Crisi + Guerra = ?


E' probabile che gli Usa si stiano preparando per una nuova guerra nel Medio Oriente, che potrebbe anche essere una nuova puntata di quelle iniziate negli anni '90 contro l'Iraq, per consolidare definitivamente il controllo geo-politico in quest'area del mondo.

Per la politica Usa, la conquista del Medio Oriente ha una duplice valenza: economica e culturale. La valenza economica è evidente a tutti. L'area mediorientale è il "serbatoio" dell'economia Usa, è indispensabile per la superpotenza evitare che cada in mano alla superpotenza in crescita e affamata di combustibili: la Cina.

La dipendenza culturale è piuttosto bizzarra: molti politici Usa (per esempio i Tea Party) sono invasati religiosi, che credono di avere qualche diritto speciale sulle terre bibliche e per estensione su tutto il Medio Oriente. Inoltre è molto rilevante la componente ebraica nell'establishment americano. Gli ebrei americani tendono, inconsciamente e palesemente, a considerare naturale proteggere gli interessi israeliani.
Mentre gli europei tendenzialmente tendono a derivare la loro cultura dal mondo Greco-Romano, più che da quello mediorientale, per gli americani  è il contrario.

Israele è quindi un avamposto Usa, mentre gli europei sono schierati alternativamente o con Israele, o con il mondo palestinese ed arabo. Israele ha in comune con gli Usa, la caratteristica di essere una nazione "nuova", realizzata dal nulla nel 1948, come fosse una Las Vegas ebraica.

Da alcuni mesi gli Usa si stanno preparando a scenari di guerra nel Golfo Persico e c'è già un feroce conflitto fra servizi segreti israeliani-Cia-americani contro quelli iraniani attorno alle strutture per la produzione di materiale nucleare. Ne avevo già scritto qui: "Dall'arrichito all'impoverito" (Link).

Ne parla ancora più diffusamente, proponendo anche eventuali scenari di guerra, l'articolo:
BATTONO I TAMBURI DI GUERRA: PROVOCARE L'IRAN PERCHÉ “SPARI IL PRIMO COLPO"?

Ma che implicazioni avrebbe una guerra così micidiale in un periodo di crisi economica come l'attuale?
Innanzi tutto, malgrado la crisi che morde dal 2008, gli Usa si sentono forti, ed effettivamente sono l'unica superpotenza mondiale rimasta. La loro forza militare è indubbiamente maggiore di qualsiasi competitore mondiale.

Malgrado la crisi i loro arsenali sono ancora pieni. Inoltre in caso di guerra, l'industria bellica marcerebbe a pieno regime, dando un contributo alla crescita del prodotto interno Usa.

Meno probabile è un coinvolgimento dell'Europa continentale: la crisi che sta attraversando, la terrà lontana dall'intervento militare diretto. Al massimo il contributo potrebbe essere logistico. La Germania, l'unica nazione in salute al momento, si era già dimostrata disinteressata al caso Libia. Inoltre una guerra nel Medio Oriente penalizzerebbe maggiormente le tormentate economie europee a causa dell'aumento del greggio.

La Russia sembra decisa a sostenere l'Iran in caso di attacco degli Usa. Ma è molto difficile che voglia farsi coinvolgere eccessivamente: non ha problemi di approvigionamento energetico, avendo le risorse in casa. L'unico suo interesse è difendere la propria area di influenza. Attualmente ci sta riuscendo più con il gas, che prima con il comunismo e carri armati (vedi Afghanistan).

La Cina è il vero rebus. Ha interesse a difendere i giacimenti petroliferi dell'Iran, in quanto potrebbero essere strategici per la sua economia. Ma la Cina detiene anche una parte considerevole del debito Usa, e non può pensare di andare in rotta di collisione con il suo creditore principale. Gli Usa potrebbero non pagare il debito, o se la Cina decidesse di svendere la sua quota di titoli ci perderebbe perchè verrebbero svalutati pesantemente.
Gli Usa sono anche il maggior importatore dei loro prodotti.
Per contro, se una guerra mediorientale provocasse una pesante depressione economica in Cina, le tensioni sociali interne, potrebbero indurre il regime comunista all'ingresso in guerra della Cina. Il nemico esterno distoglie dai problemi interni e cementa i valori nazionali.

Probabilmente gli Usa contano sul fatto che per la Cina sarebbe troppo onerosa una guerra e destabilizzante per la sua economia in crescita.
Se si giungesse al conflitto, sarebbe evidente un piano Usa per accaparrarsi le ultime risorse naturali del pianeta. Quello che stupisce è l'utilizzo di così ingenti risorse finanziarie e umane per conquistare risorse legate a una tecnologia così vecchia. Probabilmente il problema sta tutto nel "motore" dell'economia americana, che è un motore vecchio.
L'economia industriale americana è in gran parte basata sull'industria bellica e aerospaziale, e quest'industria ha bisogno di guerre continue per incrementare il suo sviluppo. L'assurdo è quindi che si spendono miliardi di dollari per la conquista dell'ultimo petrolio, mentre si otterrebbe lo stesso risultato di sviluppo (sicuramente più eticamente giusto) se si investissero le stesse cifre per la ricerca di alternative energetiche. 

Gli effetti dell'eventuale conflitto in Medio Oriente sull'economia planetaria dipenderanno dall'esito di tale conflitto. Se l'esito fosse favorevole agli Usa, fra alcuni anni, ci potrebbe essere una ricaduta positiva sull'economia statunitense e a cascata su tutto l'Occidente. Anche se è difficile che una risorsa in esaurimento come il petrolio possa diventare conveniente come decine di anni fa.

Se gli americani dovessero impantanarsi in un conflitto troppo complicato ed oneroso, la crisi dell'Occidente si acuirebbe sempre più. Sia in Usa che in Europa, generando profondi conflitti sociali. La crisi durerebbe molti anni, e se ne uscirebbe probabilmente solo dopo aver abbandonato le tecnologie legate al petrolio.
La guerra aumenterebbe il debito pubblico già alto dei paesi occidentali, provocando la svalutazione del dollaro e il disfacimento dell'euro (se non avviene prima). Tutto il mondo cadrebbe in depressione economica, i paesi esportatori faticherebbero ad esportare, quelli importatori saranno costretti a ridurre i consumi interni ulteriormente.
Noi italiani, come già avvenuto con la Libia, ne usciremmo "cornuti e mazziati" ancora una volta, essendo per noi il mercato petrolifero iraniano, storicamente di nostro predominio. Purtroppo siamo una provincia dell'impero poco interessante e quindi sacrificabile sull'altare dei giochi geopolitici.

In conclusione, ogni guerra oltre che sbagliata, è un azzardo, ma lo è ancora di più in questo momento storico.
Resta solo una domanda: il conflitto sarà innescato prima o dopo le elezioni presidenziali in Usa?


Nessun commento:

Posta un commento