domenica 15 gennaio 2012

Fine della Concordia?


C'è uno strano e sinistro parallelo fra la nave "Concordia" che cola a picco, e l'Italia e la sua concordia sociale che potrebbero fare altrettanto. La nave è stata pilotata maldestramente è ha urtato uno scoglio, l'Italia sta rischiando la stessa sorte, con il suo nuovo timoniere Monti.

Certo è troppo pretendere che il nuovo premier risolvesse tutti i nostri problemi in pochi giorni di governo. Ma quello che era necessario, era avere ben chiara la giusta diagnosi. Si sarebbe dovuto pretendere dalla politica, la comprensione delle ragioni del rischio di naufragio. L'euro e l'Europa erano e sono il problema, non tanto le carenze dello Stato italiano (che comunque sono notevoli) e l'impresentabilità della classe politica.

Anche nel caso nazionale, come nel caso della nave da crociera, non si vedono gli scogli affioranti. E' stato cambiato il timoniere, perchè reputato impresentabile, ma il Titanic non è affondato a causa dell'aspetto volgare del comandante, ma dell'errore di rotta.

E l'Italia sta seguendo una rotta sbagliata, dritta verso gli scogli. Non è seguendo le indicazioni della lanciatissima nave tedesca che ne usciremo salvi. Loro hanno ancora le secche a debita distanza, ma prima o poi rischiano di aprirsi delle tremende falle. La rotta giusta è un'altra, come sostengono molti autori più importanti e preparati di me:


"Sulla Strada Verso il Nulla" – La Crisi del Debito in Europa

"Il piano proposto è fondamentalmente errato. Non è stato fatto alcun tentativo di affrontare i problemi reali - il livello del debito, come ridurlo, come soddisfare le esigenze di finanziamento o  come rilanciare la crescita. Cosa più importante, non  sono stati impegnati nuovi fondi per l'esercizio. 
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La BCE ha ridotto i tassi di interesse  e allungato la durata del finanziamento d'emergenza delle banche a tre anni, con regole più semplici sui collaterali ( ora un biglietto della lotteria è accettabile come garante del prestito). Il Presidente Francese ha suggerito che le banche dovrebbero acquistare titoli di Stato, che potrebbero poi essere dati a garanzia per prendere in prestito fondi illimitati dalla BCE o dalle banche centrali nazionali. 

Nicolas Sarkozy è stato insolitamente diretto: "ogni Stato può rivolgersi a sue banche, che avranno la liquidità a loro disposizione." Egli ha sottolineato che guadagnare il 6% dalle obbligazioni Italiane per poi essere finanziati all' 1% dalle banche centrali rappresenta una "facile soluzione". Allo stesso tempo, il presidente della Bce Mario Draghi esorta le banche a ridurre le disponibilità di titoli governativi e ad utilizzare il finanziamento per soddisfare le scadenze del debito. 

La Sarko-nomics perpetua il flusso circolare di fondi con i governi a sostegno delle banche che a loro volta si suppone debbano tirare fuori dai guai i  governi. Questo però non affronta il costo insostenibile del finanziamento per i paesi come l'Italia. Se il suo costo del debito rimane intorno ai tassi correnti di mercato,  in Italia i costi per interessi aumenteranno di circa Euro 30 miliardi nei prossimi due anni, dal 4,2% del PIL al 5,1% il prossimo anno e al 5,6% nel 2013. 

In molti paesi, la Sarko-nomics sarà integrata da un'"oppressione finanziaria", come il governo costringerà sempre più i cittadini e le istituzioni all'acquisto di obbligazioni sovrane. Modifiche normative stabiliranno che una quota del risparmio previdenziale individuale debba essere investito in titoli di Stato. Banche e istituti finanziari saranno tenuti a detenere   quantità maggiore di titoli di Stato per soddisfare i requisiti di liquidità. Ci possono essere delle restrizioni sugli investimenti esteri e sui trasferimenti di capitale fuori dal paese. 

L'oppressione finanziaria completerà le tradizionali strategie di finanza pubblica come una riduzione diretta della spesa pubblica, e riduzioni in forma indiretta, come  ritardare l'età pensionabile, e tasse più alte, tra cui la reintroduzione di una tassazione sulla ricchezza e sulla proprietà, sugli immobili o sulle donazioni. 
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Le prospettive per l'economia reale in Europa, sono incerte. I problemi di debito Europei e il rallentamento della crescita nei mercati emergenti come Cina, India e Brasile possono portare a una crescita bassa o nulla. 
Per le nazioni che hanno ricevuto salvataggi, le misure di austerità imposte non hanno funzionato. Gli obiettivi di crescita, di deficit di bilancio e di debito sono stati mancati.
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Sotto il Primo Ministro Mario Monti, l'Italia ha approvato delle leggi e delle misure di bilancio per stabilizzare il debito. Le manovre si concentrano su  aumenti delle tasse, specialmente l'imposta  regressiva  sul valore aggiunto, piuttosto che tagliare le spese. Riforme strutturali per promuovere la crescita sono ancora in esame, e il contenuto e la tempistica sono sconosciuti. Non è inoltre chiaro se i piani saranno pienamente attuati o funzioneranno

Se il modello prosegue nel resto d'Europa, è improbabile che l'Italia sarà in grado di stabilizzare le sue finanze pubbliche. Il forte calo della domanda per i tagli alla spesa pubblica e l'aumento delle tasse porterà ad un rallentamento economico, che si tradurrà in continuo deficit e in un debito in aumento

Nel terzo trimestre del 2011, l'economia Italiana ha registrato una contrazione del 0,2%. La previsione del governo è di una ulteriore contrazione dello 0,4% nel 2012, ma potrebbe essere troppo ottimista. Confindustria, la federazione imprenditoriale Italiana,  prevede che l'economia si contrarrà del 1,6% nel 2012. 
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La produzione industriale Tedesca e gli ordini delle esportazioni stanno rallentando, riflettendo il fatto che l'UE rimane il suo maggior mercato di esportazione...

L'Europa ora assomiglia a un paziente malato cronico, che riceve un trattamento sufficiente a tenerlo in vita. Un recupero pieno e completo non è probabile con la terapia attuale. L'Europa assomiglia ad un economia zombie, che funziona in modo alterato, con periodiche gravi crisi economiche. Il rischio di una lesione improvvisa di organi vitali è fastidiosamente alto. 

Nella loro canzone "Road to Nowhere" (Sulla Strada verso il Nulla), David Byrne e i Talking Heads erano in "una corsa verso il nulla". La canzone dice "il tempo è dalla nostra parte". Il tempo in Europa si è quasi esaurito. Il fallimento nel diagnosticare correttamente i problemi e agire in modo deciso ha messo l'Europa sulla strada verso il nulla. E' un viaggio che l'economia globale sarà costretta a condividere, almeno in parte." 

Dal momento che si avvista l'iceberg, al momento dell'impatto il tempo di reazione è molto breve. Ma se nemmeno si vede il pericolo, allora l'impatto è assicurato. E dopo l'iceberg di novembre 2011, quello che ha costretto il premier precedente a lasciare l'incarico, e che ha reso evidente la miopia della nostra classe dirigente, venerdì 13 gennaio, una nave da crociera ha urtato uno scoglio all'Isola del Giglio, e l'Italia (assieme a mezza Europa) lo ha trovato del downgrading dell'agenzia Standard & Poor's.

Vedremo la prossima settimana l'entità del danno inferto allo scafo della nazione Italia (ma anche delle altre). Spero non sia il preludio di una crisi con rapido avvitamento su se stessa, che costringa (sopratutto l'Italia) ad uscire dall'euro e procedere alla disperata senza aver pianificato nulla.



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