giovedì 11 aprile 2013

Il Giappone salva l'Europa? (2)


Oggi, contro ogni logica le borse europee hanno festeggiato. In realtà c'è ben poco da festeggiare.

"La Corea del Sud e il Giappone hanno alzato il livello di guardia su un probabile lancio di missili della Corea del Nord. Secondo le autorità, le probabilità di un attacco sono aumentate sensibilmente.
Ma i mercati se ne infischiano.

L'Italia, oltre ad avere una delle più grosse crisi politiche dal secondo dopoguerra in poi, raggiungerà per fine 2013 un debito superiore al 130%.
Ma Milano festeggia con un bel +3,19.

La produzione industriale spagnola che mette a segno un bel -6,5% su base annua strabattendo tutte le più pessimistiche previsioni.
Ma l'Ibex ti spara un +3,35."

(borsadocchiaperti.blogspot.it)

E' probabile che la Banca centrale giapponese stia squilibrando l'assetto dei mercati mondiali. Una grande quantità di valuta giapponese sta migrando dagli investimenti nipponici, verso altri lidi, ritenuti più redditizi e sicuri. Tra queste destinazioni c'è anche l'Europa, e probabilmente persino i Pigs. Forse molti differenziano i loro investimenti perché ritengono, come Soros, che la politica di espansione monetaria della Boj sia pericolosa.

Soros non si complimenta con il Giappone, visto che quanto il paese sta facendo "è piuttosto pericoloso".
...
"se continueranno a fare quanto hanno iniziato, non saranno in grado di fermarsi. Se lo yen continua a scendere, cosa che sta facendo, e i cittadini giapponesi ritengono che sia propenso a continuare a calare, e vorranno depositare i loro soldi all'estero, allora la flessione della valuta potrebbe assumere le dimensioni di una valanga". 

E quindi, non dovremmo lamentarci troppo della politica giapponese, visto che ci consente di pagare meno interessi sul debito pubblico, e di rivalutare le azioni italiane in saldo. A meno che poi non salti per aria tutta l'economia mondiale.

"L’idea alla base è quella di creare denaro dal nulla ed usarlo per acquistare titoli di stato da istituzioni private e da altri, in modo da accrescere l’offerta di moneta e, eventualmente, l’inflazione. Inoltre, le istituzioni inizieranno a prestare tale denaro in modo da spronare la spesa e stimolare l’economia. Questa è la teoria.
...
Il governatore uscente Masaaki Shirakawa non è mai stato un credente nelle politiche inflazionistiche del nuovo governo e non ha avuto peli sulla lingua nei suoi ultimi giorni in carica:

“Anche se i prezzi aumentassero del 2% ed i salari facessero la stessa cosa, ciò non significherebbe un miglioramento del tenore di vita delle persone… quello che dovremmo perseguire è un aumento della crescita economica reale…
le cifre del passato, in Giappone così come in Europa e negli Stati Uniti, mostrano che è stato rotto il legame tra base monetaria ed i prezzi.”
...
il denaro stampato negli Stati Uniti e in Europa non è finito nell’economia più ampia, in quanto le banche si sono sedute sul denaro piuttosto che prestarlo.
...
Perché il Giappone fallirà
...
le politiche perseguite da Shinzo Abe permettranno l’accumulo di altro debito e scateneranno una crisi valutaria. E’ una questione di quando, non di se.

Il rappoto debito pubblico/PIL in Giappone è ora al 245%, di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi altro paese. Il rapporto debito totale/PIL è al 500%. Il rapporto spesa pubblica/entrate statali arriva ad un incredibile 2000%. Nel frattempo il costo degli interessi sul debito pubblico è pari al 25% delle entrate del governo.

Non c’è modo con cui il Giappone possa mai ripagare questo debito. Ha due opzioni principali: o passare attraverso un dolore tremendo tagliando la spesa pubblica oppure stampare denaro per cancellare una parte del debito.

Il Giappone sta scegliendo la seconda opzione, così come sta facendo la maggior parte degli stati di tutto il mondo.
...
E’ inevitabile che lo yen calerà ulteriormente a partire da qui. Ho già detto che non mi sorprenderebbe vedere lo yen a 200 o 300 sul dollaro, anche se potrebbe essere uno scenario ottimistico.

Sembra anche inevitabile che i tassi di interesse giapponesi aumenteranno ed i bond verranno venduti. I rendimenti devono salire di appena il 2% affinché i costi degli interessi sul debito pubblico assorbano l’80% delle entrate del governo. Il sipario sarà calato prima di allora.

Coloro sicuri che questo evento non possa accadere poiché sostengono che il 91% dei titoli di stato giapponesi è detenuto da investitori nazionali, si lasciano sfuggire alcuni punti chiave. Sta aumentando il possesso estero dei bond perché gli investitori nazionali hanno bisogno di più soldi per finanziare le loro pensioni (il rapido invecchiamento della popolazione del Giappone). Gli stranieri chiederanno rendimenti più elevati per i rischi che si stanno assumendo. E neanche gli investitori nazionali si siederanno ad attendere un guadagno dello 0.6% su un bond a 10 anni, poiché l’iperinflazione busserà alle porte e la valuta si schianterà.

La guerra delle valute sta per iniziare sul serio

... il Giappone ci darà dentro con lo stimolo nelle prossime due settimane.

Paesi come la Corea del Sud e Taiwan stanno già soffrendo per il forte calo dello yen. Essi, e molti altri come la Germania ed i paesi emergenti, non si siederanno a guardare mentre i loro esportatori verranno sbattuti fuori dal mercato dai giapponesi. Reagiranno con svalutazioni monetarie e la guerra valutaria inizierà sul serio. Ma la domanda è: questi paesi saranno in grado di tenere il passo del Giappone? Ne dubito fortemente."

(www.rischiocalcolato.it)

Ecco un secondo, possibile effetto delle guerra valutaria sull'Europa. Oltre a far arrivare nuovi investitori affamati di interessi alti all'italiana o alla spagnola, potrebbe provocare una frenata nelle esportazioni tedesche. Si deve ricordare che malgrado la Germania non abbia subito forti stress economici e non abbia una disoccupazione tragicamente alta come quella dei Pigs, in realtà ha un Pil che cresce pochissimo.

Già non può fare più affidamento sul mercato "interno" europeo, fortemente in contrazione (il 60% delle esportazioni tedesche), se poi dovesse subire anche una contrazione sulle esportazioni extra Ue, allora i problemi sull'economia reale tedesca potrebbero cominciare a sentirsi. E' la follia di basare le proprie economie sull'esportazione, cioè sui mercati degli altri e non sul proprio. 
Inoltre l'euro potrebbe cominciare ad apprezzarsi sia sul dollaro che sullo yen, in quanto la Bce ha fatto una politica di espansione monetaria poco convinta. L'euro è visto come una moneta rifugio.

Ma se effettivamente accadrà che la Germania (e anche noi) si ritrovasse con un euro troppo forte, ed una concorrenza alle sue merci esasperata, cosa farà? Anche la Merkel, o chi sarà il nuovo cancelliere, chiederà alla Bundesbank che farà pressione sulla Bce, politiche monetarie di Quantitative easing per contrastare lo yen svalutato? E se lo farà, come si comporteranno i paesi periferici europei che sono stati trascinati a fondo dalle politiche di austerità imposte in questi mesi? Chiederanno i danni alla Germania per questo periodo terribile, facendoseli pagare sotto forma di eurobond? Cioè ci sarà la condivisione del debito pubblico fra europei, in cambio di un aiuto all'industria tedesca sotto forma di svalutazione dell'euro?

Oppure nemmeno questa volta le autorità tedesche riconosceranno il pericolo di un euro troppo forte, anzi continueranno a negare il problema come fanno oggi con l'austerità in Grecia, Portogallo, Irlanda, Cipro ecc.? In quel caso verremo trascinati tutti a fondo, ma magari con uno spread molto basso. Probabilmente i tedeschi potrebbero anche pensare di resistere ad un periodo con crescita zero o leggermente negativa. Ma a paesi come l'Italia converrebbe uscire dall'euro e seguire la parabola dello yen. Ma per uscire dall'euro la procedura è complessa, e soprattutto le motivazioni devono essere da ultima spiaggia.

Oppure ancora, il Giappone non riuscirà a portare a termine il suo piano. Ci penserà la Corea del nord a far scoppiare tutte le bolle finanziarie nel mondo, con una bella crisi regionale al calor atomico.

Nessun commento:

Posta un commento