domenica 21 aprile 2013

Non è successo niente


Ieri avevamo un Presidente quasi novantenne, ed oggi è ancora quello. Avevamo un governo dei tecnici con larga e innaturale maggioranza, e probabilmente lo avremo ancora con la stessa maggioranza. Cambieranno i nomi forse, tutto qua.
E' stato un normale week end di paura. E' solo deceduto un partito (uno dei tre più grandi, uno dei più vecchi), ma per il resto tutto nella norma. L'Europa può sospirare per lo scampato pericolo. Niente Presidente o governo con qualche dubbio eurista, con qualche remora sull'austerità. Si tira avanti con il "pilota automatico" di Draghi, fino alla fine. Non della legislatura, ma dell'Italia.

Ora però abbiamo un'unica speranza. Che prosegue la "legislatura Becchi", cioè una legislatura con un governo molto debole che non potrà imporre alcunché, ed un Parlamento piuttosto effervescente, dove le forze nuove e giovani si organizzeranno per fare proposte e cassare eventuali manovre e limitazioni di sovranità provenienti dall'Europa e della Germania.
Staremo a vedere le capriole all'interno del Pd che farà clamorose marce indietro verso il governissimo, dopo il mai con Berlusconi. Forse l'archiviazione di Bersani è servita proprio a questo. Forse è stato indotto alle dimissioni dall'ala inciucista.

Ma del resto che alternativa c'era? Quella dell'alleanza Pd-M5s? Certo, ma un governo con i cinquestelle avrebbe dovuto comportare un altro tipo di suicidio del Pd. Un suicidio economico, un suicidio della sua classe dirigente. Le battaglie del M5s sono veleno per un partito compromesso nelle scelte economiche, e nella spartizione del denaro pubblico, come il Pd.

Fin dall'esito delle elezioni di febbraio, avevo previsto l'approdo al governo di unità nazionale, di scopo, la grande alleanza ecc. Non poteva essere altrimenti. Il Pd è troppo coinvolto nella gestione comune e affaristica dell'Italia con le forze avverse, troppo coinvolto nelle vicende euriste di questi ultimi anni.
Ed infatti, il Pd ha evitato accuratamente di farsi coinvolgere dai cinquestelle nell'elezione di Rodotà come Presidente. Preferendo il rischio di autodistruzione, piuttosto che il rischio di fare una politica "pulita" che lo avrebbe danneggiato molto di più. La scelta Marini era inciucista, la scelta Prodi era una sottolineatura della fedeltà europea. La scelta Rodotà era impossibile.

Ma ora la democrazia italiana è completamente impallata. Inservibile. Ma non ci servirà più, perché dopo i Borbone e i Savoia ora abbiamo i Napolitano:

"Abbiamo un re.

Un paese medioevale non poteva che esprimere un monarca. Finisce così la commedia degli equivoci.

Senza alcun colpo di scena. Si trasforma nell’inevitabile sceneggiatura che sposta, inevitabilmente, il film “L’Italia alle elezioni” da una sceneggiata cialtrona, interpretata da Alberto Sordi o Peppino de Filippo, in un film hard boiled, molto più vicino a “Quarto Potere” di Orson Welles o a “Le mani sulla città” di Francesco Rosi
...
L’elezione del presidente trasforma, giustamente, il film della nostra nazione in quella che dovrebbe essere, per aderire in maniera più realistica alla autentica situazione del paese: una tragedia.

Vincono coloro che non hanno mai voluto e non vorranno mai nessuno spostamento neppure millimetrico dell’asse portante dell’equilibrio del paese, quel consociativismo perpetuo tra aristocrazia fondiaria, oligarchia finanziaria, criminalità organizzata e i rappresentanti delle istituzioni sempre disposti e disponibili per mettersi al servizio delle esigenze euro-atlantiche, declinate da chi considera la Repubblica Italiana una semplice colonia alla quale dare un ordine da eseguire senza discussione.

Nasce così l’asse conservatore italiano che guiderà l’Italia verso la sua totale resa incondizionata al sistema finanziario speculativo europeo.
...
Finisce la Seconda Repubblica, oggi. Ma non nasce la Terza.

L’attuale indecorosa classe politica dirigente prende atto della situazione e promuove la Prima Repubblica, lanciando quindi al paese un messaggio chiaro, forte, netto, preciso. La Seconda Repubblica è fallita: ritorniamo ai giochi del privilegio precedenti all’epoca post-moderna, quindi alla Prima Repubblica.
...
una fitta ragnatela di amicizie e incroci azionari di banche, fondazioni, istituzioni finanziarie, tutte quante sotto la benedizione e l’appoggio di chi, come Giuliano Amato, nella sua potente qualità di presidente del consiglio in pectore, come qualcuno ha già ipotizzato, rappresenta la sintesi delle oligarchie del privilegio delle antiche dinastie aristocratiche della rendita parassitaria.
...
Con questa scelta effettuata pochi minuti fa, l’Italia sceglie ufficialmente lo “stato perenne dell’assoluta immobilità” provocando la spaccatura del paese tra istituzioni rappresentative e volontà della cittadinanza, in un momento storico nel quale “i cittadini” irrompono nell’agone pubblico pretendendo di avere una voce nel nome di un bene comune e delle esigenze del servizio pubblico. Non dureranno molto, lo sanno anche loro. Non dureranno molto proprio perché vince il mondo della Prima Repubblica defunta venti anni fa. E non si tratta di resurrezione, bensì di riesumazione."

(www.comedonchisciotte.org)

Nessun commento:

Posta un commento