martedì 30 aprile 2013

Salvare capra e cavoli


I primi screzi nel neonato governissimo, sull'Imu si o Imu no, composto da berlusconiani rampanti, piddini remissivi e montiani rinnegati, mettono in evidenza le contraddizioni nella politica economica impostata da Letta. Ci sono un'infinità di detti popolari per descrivere questa politica, tipo: botte piena e moglie ubriaca, salvare capra e cavoli ecc.

Cioè mettere insieme politiche espansive che portino crescita economica, con l'idea di ottemperare ai dettati dei trattati europei, è una cosa impossibile. Questo governo democristiano, sta cercando con quello stile politico antico di mettere assieme cose impossibili, l'acqua santa con il diavolo. Un governo che è in definitiva il Monti bis che Napolitano non ha potuto realizzare a causa della sconfitta elettorale dell'interessato. Un governo filo eurista che sicuramente non farà sfracelli, ma nemmeno quel che promette.

"Sia ben chiaro che non ho alcuna intenzione di scherzare sulla possibilità di un miracolo, di cui il nostro Paese ha estremamente bisogno, chiunque abbia un minimo di buon senso sa che questa è l’ultima spiaggia, ma ancora oggi mi sto chiedendo dove troveremo i soldi per il coniglio bianco estratto dal cilindro del governo Letta, quando come ho più volte sottolineato abbiamo firmato una cambiale da circa 60 miliardi all’anno, tra “fiscal com pact e vari fondi slavastati altrui il tutto condito dal cosidetto “two packs” che non lascia alcun margine di sovranità finanziaria al Paese…

Sarebbe da chiedere cosa ne pensa di questo programma il buon Monti, si quello che senza IMU e tasse, avremo fatto la fine della Grecia, si quello che ha sostenuto che non c’è alcuna alternativa all’austerità.

Qualcuno si sbaglia se cerca di vedere solo ironia nelle mie parole, sarà interessante osservare oggi cosa il nuovo presidente del consiglio riuscirà ad ottenere nell’incontro con l’estremismo calvinista dell’austerità altrui, cosa riuscirà ad ottenere nel Paese di chi, come Schauble ha definito sciocche le richieste dello stesso Letta.

Niente IMU a giugno, stop all’aumento dell’IVA, riduzione della pressione fiscale, reddito minimo garantito, riduzione del costo del lavoro, privilegiando quello a tempo indeterminato, più ammortizzatori sociali…

Questa si che è una bella notizia…

…Bisogna ridurre le restrizioni ai contratti a termine, aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato in una politica generale di riduzione del costo del lavoro. Non bastano gli incentivi monetari… Repubblica

…alla salute di Elsa, si Elsa Fornero con buona pace della sua riforma!
...
Meraviglioso ma difficile, con una Germania che non mollerà un centesimo ma non solo che farà il possibile per mantenere lo status quo.

Se accadrà, se Letta sarà capace anche con le arti della diplomazia di far convincere Santa Angelina da Austerilitz non saremo in prima fila a fare il tifo, anche se non bisogna dimenticare che l’ euro cosi come è stato progettato è come una camera a gas pronta per esplodere."

(icebergfinanza.finanza.com)

Appunto. Andare in Europa così, piangendo miseria e implorando qualche centimetro di corda in meno per l'impiccato, non servirà a molto. Bisognerebbe andare in Europa e in Germania con un'arma potente, non a mani nude. L'arma potrebbe essere quella di una minaccia di semi uscita dall'euro. Per esempio reimpossessandoci di  parte della sovranità monetaria nazionale. 

Letta dovrebbe semplicemente informare le cancellerie che l'Italia non è più disponibile al rispetto dei trattati europei, in quanto è arrivata al limite della sopportazione economica. O la Bce si comporta da vera banca centrale, o lo farà la Banca d'Italia emettendo una nuova moneta a corso parallelo all'euro. In questo modo non sarà necessario apportare onerose modifiche nell'industria finanziaria nazionale per il passaggio a una nuova moneta. Si avrà il doppio corso di due monete a uguale valore, e si avrà il tempo per decidere in Europa il da farsi. Anche molto tempo per litigare, ma forse sarebbe un bene che si facesse, al punto in cui oramai ci troviamo.

E se poi anche altre nazioni europee facessero lo stesso? Tanto meglio, vorrà dire che nei fatti l'euro tornerà ad essere un'unità di conto di collegamento fra le varie monete nazionali, come lo fu prima l'Ecu. Vorrà dire che la dissoluzione della zona euro avverrà in maniera meno disordinata, che si avrà il tempo per accordarsi senza ritrovarsi nella situazione cipriota di chiusura delle banche per una settimana. Certo i flussi di capitali non si fermeranno, continueranno a passare dai paesi del sud a quelli del nord. Ma almeno i paesi del sud potranno far fronte al crack dello Stato autofinanziandosi con la stampa di moneta sovrana. 

Quando poi ogni nazione all'unisono ritornerà autonoma rispetto all'Europa, o quando ognuna singolarmente deciderà di farlo, i valori delle singole monete si adegueranno alla forza economica di ogni paese svalutandosi o rivalutandosi. In Europa ritornerà un equilibrio monetario naturale.
Se invece questo corso a doppia valuta non dovesse creare poi tutti i problemi che i tedeschi paventano con la stampa di denaro dal nulla, la situazione potrebbe stabilizzasi e potrebbe persino continuare ad essere favorevole alla Germania. Probabilmente l'euro si svaluterebbe scontando la stampa di valuta locale, ma le economie dei paesi periferici potrebbero migliorare, e con esse consolidarsi ancora le esportazioni tedesche. I quali tedeschi, finirebbero di fare piagnistei isterici sull'inflazione "bau bau".

Certo a questo punto la Bce diventerebbe inutile: non potrebbe più controllare l'inflazione, visto che tutti stamperebbero moneta a loro piacimento. Ma potrebbe anche questa essere l'occasione per ripensare se la Banca centrale debba rimanere indipendente, o piuttosto assoggettata alle volontà politiche come quella giapponese. E se si propendesse per il secondo caso, si dovrebbe decidere alle volontà politiche di quale organo collegiale europeo. 
Prima o poi si dovrà aprire il dibattito sulla gestione democratica del continente, o lo si deve lasciare in mano ai banchieri con poteri di controllo sui bilanci dei singoli Stati?

Dubito che un compito del genere, cioè far saltare la stretta dell'austerità che ci sta strangolando, possa essere alla portata di un fedele sostenitore del "Partito unico dell'euro" come Letta. Se dovesse succedere, cioè che un europeista in senso finanziario come Letta diventi anti europeista, starebbe a significare che l'austerità è stata così distruttiva da far cambiare idea a un fanatico dell'euro. Ma è più probabile che Letta torni a mani vuote dal suo tour europeo e che Berlusconi (vero antieuropeista?) stacchi la spina al governo prima dei 18 mesi.

Berlusconi schierandosi contro l'austerità, ha un'arma di ricatto enorme, perché i suoi consensi elettorali continuano ad aumentare. Chiunque si schieri contro l'Europa e le sue politiche economiche, oggi vede aumentare i consensi elettorali. Ha ragione Letta quando afferma che questo è il governo dell'"ultima spiaggia", ma purtroppo conciliare come vorrebbe l'europeismo eurista, con provvedimenti che creino consenso elettorale, è un'operazione quasi impossibile. Per questo nel governo l'ultima parola l'avrà sempre Berlusconi. I rappresentanti del governo tutori del credo merkliano (vedi Saccomanni), si ritroveranno schiacciati tra i no dell'Europa e i no di Berlusconi e dei falchi del Pdl.

Del resto questa è la "legislatura Becchi": governo debole e Parlamento battagliero e indomabile.

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