lunedì 6 aprile 2015

Ripresa immaginaria ovunque

(andamento Pil Usa)

Attenzione sta per innescarsi un meccanismo micidiale. L'ingranaggio comincerà a girare negli Usa, e poi ruota dopo ruota trasferirà il movimento stritolatore anche in Europa, e anche qui in Italia.
Nei giorni scorsi abbiamo assistito alla patetica figuraccia del governo supportato dall'Inps di Boeri, che avevano creduto, e ci avevano fatto credere a 70.000 posti di lavoro in più, smentito poi dall'Istat che ci ha raccontato di 40.000 posti di lavoro in meno ed ulteriore aumento percentuale della disoccupazione. Questo sarà niente rispetto ai rospi, anzi ai gufi, che il governo dovrà ingoiare in futuro.

La ripresa che ci spacciano in tv, come una droga avariata, una sera si e una no, non esiste proprio. E' una favola a cui si aggrappano i governanti di mezzo mondo, tacendo e taroccando a più non posso le statistiche. Anche dove l'occupazione sembra umentare come negli Usa, non è così. Semplicemente si fanno uscire dalle statistiche gli scoraggiati che non cercano più lavoro, e si conteggiano persone che lavorano un'ora alla settimana...

Ma forse persino negli Usa la favola comincia a non reggere più:

"Brutte notizie dal mercato del lavoro Usa. Nel mese di marzo l'economia statunitense ha creato solo 126 mila posti contro i 245 mila messi in conto dagli analisti. Si tratta del dati più basso da fine 2013. Resta fermo al 5.5% il tasso di disoccupazione.
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Il dato di oggi conferma dunque le preoccupazioni sollevate da economisti e analisti secondo cui il primo trimestre dell'anno ha registrato un rallentamento della crescita Usa."
(www.wallstreetitalia.com)

126 mila posti nuovi, evviva! magari a fronte di 200.000 che sono stati cancellati dalle statistiche... Perché negli Usa va tutto bene. Peccato il freddo che danneggia l'economia.

"Economia Usa a rischio recessione, ma nessuno ne parla

L'ultimo trimestre ha visto un rallentamento dell'attività economica e in particolare manifatturiera, mentre i primi tre mesi dell'anno diverse componenti del Pil hanno deluso. Senza parlare del mercato del lavoro ancora debole, nonostante i numeri positivi di facciata. Molto dipenderà chiaramente dai consumi e dalle mosse della Federal Reserve.
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La scusa che adducono le autorità per giustificare le ultime cifre poco incoraggianti è sempre la solita: il maltempo. Se da un lato ha indubbiamente influito, non è sufficiente per spiegare risultati così deludenti, in particolare nel settore manifatturiero e delle costruzioni. 
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anche se è forse presto per parlare di economia in recessione, il trend è chiaramente al ribasso negli ultimi mesi. E sembra strano che nessun economista di Wall Street se ne sia accorto.
Possibile che alla luce di questi dati nessun analista sia preoccupato che l'economia amricana è a rischio recessione?  

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La parola non viene pronunciata nemmeno dalla Fed di Atlanta nel suo ultimo report successivo ai dati sulle spese per le construzioni. Nella fare la stima del Pil basandosi sui numeri macro, la crescita dell'economia è prevista pari allo zero. 

Anche se ci sono speranze che l'economia si riprenda nel secondo trimestre e con il passare dei mesi, visto il rallentamento di inizio 2015 e dell'ultimo trimestre 2014 bisognerebbe almeno avviare una discussione costruttiva sulla possibilità che l'economia statunitense torni a decelerare.  
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ci sono altrettante valide ragioni per sostenere che l'economia americana non si riprenderà. Cosa provocherà, ad esempio, un'immediata ripresa degli investimenti aziendali ora pressoché inesistenti? In particolare in un momento in cui le aziende energetiche devono vedersela con una saturazione dell'offerta che rappresenta una calamità per il business?
Un altro dato preoccupante riguarda i nuovi ordini per i beni al consumo. Il trende è veramente preoccupante, con i cali che si susseguono a un ritmo che non si vedeva, guarda caso, dai tempi dell'ultima recessione."

(www.wallstreetitalia.com)

A quanto pare la recente ripresa Usa era in larga parte dovuta al settore energetico. Ma ora che il petrolio è sceso a 50 dollari al barile, gli investimenti nel settore shale oil si sono fermati. Gli occupati calano. Anzi, molto di quel debito in campo petrolifero rischia di far esplodere una nuova devastante bolla.

Non è chiaro se e quando tutta la faccenda si riperquoterà su Wall Street. Perché la situazione è sempre più ingarbugliata. La borsa americana visti i dati negativi si aspetta un nuovo quantitative easing e la continuazione della politica dei tassi a zero. Ma ho l'impressione che governo Usa e Fed cerchino in tutti i modi di far credere che ci sia veramente una ripresa, perché vogliono interrompere l'anomalia della stampa di dollari. Continuando così si rischia di provocare distorsioni eccesive (aumento dei valori azionari, possibile iper svalutazione del dollaro) e ricadute economiche sempre più disastrose. Ma qualcosa dovrà accadere, il giochino è destinato ad incepparsi prima o poi.

E intanto in Europa si scherza con il fuoco. Anzi si potrebbe attivare il meccanismo mondiale che manda tutti i disegni dei traders Usa da un aparte, e Fed/ governo americano dall'altra, in vacca.

"Rivelazioni dal Telegraph: La Grecia ha già Pronto il Piano Dracma e Nazionalizzazione delle Banche.

è ovvio e naturale che la Grecia abbia già pronto un suo piano per il ritorno alla Dracma, il controllo dei capitali e la nazionalizzazione (temporanea?) di molte se non tutte le sue banche. Sappiamo (da indiscrezioni mai smentite) che due anni fa la Grecia ha stampato le sue Dracme e testato i bancomat delle sue banche con la nuova valuta. Peraltro non sarebbe neppure strettamente necessario stampare altro contante, oggi sarebbe più comodo e immediato costringere tutti ad usare denaro elettronico.

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Il governo greco si sta preparando a nazionalizzare le banche del paese e potrebbe creare una sua nuova moneta nazionale per pagare i debiti regressi. Questo a meno che i paesi membri della zona euro non abbandonino le richieste di austerità per il nuovo programma di salvataggio
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Scrive poi l’Independent come il partito al governo Syriza potrebbe anche a breve decidere di non rispettare le pendenze con il Fondo Monetario Internazionale previste per la prossima settimana. Un alto funzionario del governo ha detto al The Daily Telegraph: “Siamo un governo di sinistra. Se dobbiamo scegliere tra un default del FMI o un default del nostro popolo è molto semplice. Potremmo arrivare ad un processo per gli arretrati con il FMI. Ciò causerà un furore nei mercati e significa che l’orologio inizia a spuntare molto più veloce”.
Riferendosi poi ai creditori: “Vogliono spingerci in un’umiliazione rituale e forzarci al sequestro. Stanno cercando di spingerci in una posizione in cui o ci rassegniamo al default del nostro popolo o firmiamo un accordo che è politicamente tossico per noi. Se questo è il loro obiettivo, lo faranno senza di noi”, ha dichiarato la fonte al Columnist del quotidiano britannico."
(www.rischiocalcolato.it)

E il bello che quei simpaticoni nel governo tedesco semprerebbero anche contenti di veder uscire la Grecia dall'euro. Ma non credo che sarebbe una faccenda indolore. Soprattutto per noi. Ce la farebbe la Bce a contrastare l'aumento di spread di Italia, Spagna e Portogallo che genererebbe una crisi di fiducia nei mercati a seguito di un tale evento?

Ce la farebbe un governo così inconsistente come quello di Renzi a reggere una situazione dove si sommeranno un acuirsi della crisi economica, un aumento della disoccupazione, la caduta del Pil, l'aumento dello spread a causa di una crisi internazionale? Già ora cominciano i problemi per il governo e il suo partito di riferimento.

"Perde il Partito democratico, guadagnano il Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord, niente di nuovo al centro. E’ questo il fermo immagine scattato da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera sulle intenzioni di voto, secondo cui il Pd rimane al primo posto e oggi verrebbe scelto dal 35, 7 % degli italiani. Anche se perde qualcosa rispetto a febbraio: lo 0,9. Subito dopo troviamo i Cinque Stelle al 21,3%, che invece incassa un più 1,5%. La Lega (13,7) di Matteo Salvini è ancora davanti, seppure di un soffio, a Forza Italia (13,5).
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rispetto alle elezioni europee, il calo che si registra è notevole (-5,1%), ma è dovuto anche alla fine della luna di miele tra Paese e governo." 

(www.ilfattoquotidiano.it)

Il Pd è ancora il primo partito, il centro destra è una marmellata di movimenti che litigano fra loro. Ma cosa accadrà se il Pd si spaccherà in due a causa dei contrasti interni creati dallo stesso Renzi? Marmellata di partiti anche a sinistra. E quando cominceranno ad arrivare nuovi dati negativi sull'economia, o peggio se il governo Renzi si ritroverà nella stessa crisi internazionale capitata (rifilata?) a Berlusconi, allora ne pagherà le conseguenze a livello elettorale e perderà l'appoggio dei grandi elettori, per esempio quelli di Confindustria. E potrebbe accadere qualsiasi cosa anche nel Pd.

Alla fine toccherà a Beppe Grillo toglierci le castagne dal fuoco?

Il 2015 non ci deluderà. Sarà l'anno della resa dei conti ad ogni livello.


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