sabato 25 febbraio 2012

100 giorni



Ma tu guarda... chi l'avrebbe detto!


Sorpresa: più che per Monti lo spread cala grazie a Draghi

"In tre mesi, i tassi d’interesse dei titoli di Stato italiani sono calati sensibilmente. Ma il merito di questo trend ribassista non è da ricercare solamente nell’arrivo di Monti al governo. Anzi, a ben guardare, l’influenza del nuovo esecutivo è stata assai minore di quanto s’immagini. Il primo merito va alla Banca centrale europea e alle sue iniezioni di liquidità a cui si somma il fatto che le banche europee stanno continuando a raccogliere asset da utilizzare come collaterale presso la Bce. Insomma più che il Mario che risiede a Roma è il Mario che vive a Francoforte quello che ha avuto l'impatto maggiore."

Praticamente è la stessa cosa che ho sostenuto finora. Il 17 gennaio in "Cosa succede veramente?" scrivevo che:
"Dopo il downgrading di S&P tutti si aspettavano il disastro. Invece a quanto pare per ora non c'è stato, anzi lo spread Btp-Bund lentamente scende. Allora i commentatori adesso spiazzati dicono che il mercato ha già scontato il fattaccio.
Ma sarà veramente così? o sta avvenendo qualche magia strana? Non so ma a me pare strano, soprattutto dopo il discorso allarmistico di Draghi ("la crisi e gravissima"), che ora le cose vadano a sistemarsi, anche se lentamente.
...
Ma la Bce quanti titoli italiani sta acquistando?
Probabilmente molti più di quelli acquistati nei mesi scorsi. Anzi pare proprio che Draghi non condivida più (o forse mai l'ha condivisa) la teoria austerica della Germania"

Il 24 gennaio ribadivo il mio convincimento in "Forconi e spread":
"la discesa nel mese corrente è ben evidente. Subito dopo le feste natalizie (6 gennaio) è cominciata una diminuzione del differenziale sui titoli che appare troppo bella per essere vera. In realtà a me pare molto artificiale, e mi sembra che coincida con le parole di Draghi, subito dopo la decisione di istituire il LTRO (long term refinancing operation): da gennaio vedrete il valore dello spread decrescere discretamente.

Ma visto che il "refinancing" pare sia ancora tutto custodito nella cassaforte della Bce, e poco sia stato utilizzato per acquistare titoli di debito pubblico europeo, penso proprio che dietro questa discesa discreta dello spread ci sia la mano "gentile" di M. Draghi e della Bce. In pratica si sta comportando da ministro ombra delle finanze europee. E anche dietro ad un'ombra molto scura, per non far vedere agli austerici teutonici l'entità degli acquisti.

Oppure la discesa potrebbe essere generata dalle attese della prossima emissione del LTRO a fine gennaio che si dice ancora più importante, e specialmente dedicata ai debiti sovrani.
Quindi, se devo dare un merito a questa mitigazione dei rendimenti dei titoli italiani, direi a naso: 20% merito del governo Monti e 80% merito della Bce di Draghi."

E in "Grazie Mario!" confermavo il mio convincimento sul fondamentale lavoro di M. Draghi. Ora anche su Linkiesta.it si perviene più o meno alla stessa conclusione. Ma con notizie che comprovano quest'impressione.

"...il Btp a dieci anni aveva un rendimento del 7,004 per cento. Ieri ha chiuso la giornata a 5,544 per cento. In tre mesi, i tassi d’interesse dei titoli di Stato italiani sono calati sensibilmente. Ma il merito di questo trend ribassista non è da ricercare solamente nell’arrivo di Monti al governo. Anzi, a ben guardare, l’influenza del nuovo esecutivo è stata assai minore di quanto s’immagini.
...
Il primo merito va alla Banca centrale europea (Bce). Con la prima operazione di rifinanziamento a lungo termine (Long-term refinancing operation, o Ltro) di dicembre, l’istituzione monetaria guidata da Mario Draghi ha fornito una finestra di liquidità alle banche per complessivi 489 miliardi di euro, spalmati su tre anni.
...
Il 29 febbraio la Bce condurrà un secondo Ltro e, come visto ieri, le banche si stanno attrezzando. Ma molte lo stanno facendo da tempo. Come rivelano fonti bancarie a Linkiesta, da inizio gennaio a oggi sono stati ampi gli acquisti, sul mercato secondario, di titoli di Stato italiani, spagnoli e belgi. «Le banche che hanno comprato di più titoli italiani sono quelle francesi e spagnole», spiegano. Il 12 gennaio l’iberica Bankia (cioè la vecchia Caja Madrid) avrebbe comprato grossi quantitativi di titoli di Stato italiani con scadenza a 5 e 10 anni, proprio per utilizzarli nella prossima tornata del Ltro da parte dell’Eurotower. E così, tanti altri istituti, da gennaio a oggi. «È una pratica normale, dato che i prezzi dei bond italiani sul secondario erano convenienti e servivano asset da poi girare alla Bce», spiega il gestore di un hedge fund francese. Il risultato è che se il tasso d’interesse dei Btp decennali al 9 gennaio ha chiuso a quota 7,159%, ora è sotto quota 5,5 per cento. «Di sicuro, era meglio comprare a inizio gennaio piuttosto che ora, dato che i prezzi sono risaliti», fanno sapere dalle sale operative.
...
ICAP, il principale interdealer broker mondiale. «I forti acquisti, su qualsiasi punto della curva, di titoli spagnoli, belgi, ma soprattutto italiani, lasciano intendere che le banche europee continuano a raccogliere asset per utilizzare come collaterale presso la Bce», afferma una nota dello scorso 20 febbraio. Del resto, come sottolinea ICAP con un sottile velo di ironia, «per quanto sia positiva l’azione del governo Monti, gli investitori si attendono che l’Italia viva una recessione di considerevole intensità nel 2012 e preferiscono avere cautela».

Ecco la vera Magia. Non quella di Mago Monti che continua a sostenere che l'austerità porterà alla crescita (gulp!). Il LTRO di Draghi, sia direttamente che indirettamente ha contribuito a far circolare meglio i nostri titoli di Stato e quindi a farne scendere gli interessi.

Naturalmente il Sole24ore non fa un'indagine molto approfondita, ma è pronto ad incensare il Professore e riconoscergli tutti i meriti dello "ristabilimento" dell'Italia. Anche se in effetti non siamo ancora fuori pericolo.



Mentre L. Ricolfi su La Stampa è un pò meno entusiasta. Invece di considerare lo spread Btp-Bund come parametro per valutare il merito del governo, utilizza un suo indice che definisce "lo spread dello spread".
"...sull’idea che il governo Monti abbia «tirato giù» lo spread di 200 punti, mi sentirei invece di sollevare più di una perplessità. Per valutare l’impatto del nuovo governo, la misura migliore non è lo spread dell’Italia rispetto alla Germania, che dipende anche dalla fiducia nell’euro e dalle preoccupazioni di un tracollo della moneta unica, ma è lo spread dell’Italia rispetto a quello dei Paesi a noi più comparabili, in quanto né virtuosi come la Germania, né sull’orlo del baratro come Grecia, Portogallo e Irlanda. Penso alla Spagna, ma anche a Francia e Belgio, i cui tassi di interesse sui titoli pubblici seguono uno schema non dissimile da quello dei titoli italiani. Ebbene, se si calcola questo secondo tipo di spread - una sorta di «spread dello spread» (SdS), ovvero di spread dell’Italia rispetto a Spagna-Belgio-Francia, si scoprono alcune cose interessanti.


... a partire dalla metà di gennaio, e cioè da almeno 5 settimane, lo spread dello spread è in costante diminuzione: era a quota 263 nella settimana dal 9 al 13 gennaio, è sceso di quasi 100 punti (SdS=168) la scorsa settimana, ed è ulteriormente sceso nei primi giorni di questa settimana (ieri era a 164)

...rispetto al picco toccato a metà novembre, quando il presidente Napolitano e i mercati indussero Berlusconi a rassegnare le dimissioni, lo spread dello spread non è affatto sceso di 200 punti, ma solo di 70 punti (da 234 a 164)

...a tutt’oggi, lo spread dello spread resta peggiore che nella drammatica crisi di inizio agosto 2011, quando il Parlamento fu riaperto precipitosamente per fronteggiare un’emergenza finanziaria che poteva avere esiti drammatici: allora aveva toccato il livello record di 149, oggi - nonostante il netto miglioramento delle ultime settimane - resta a livello 164, ossia 15 punti peggiore di allora. 
Il fatto è che, contrariamente a quanto si è indotti a credere dal favore di stampa di cui gode il governo Monti, il momento peggiore degli ultimi 12 mesi non è stato né durante la crisi di agosto (SdS=149), né durante quella di novembre (SdS=234), bensì nell’ultima settimana dell’anno, quando - con il governo Monti insediato da cinque settimane - lo spread dello spread sfiorò i 300 punti (Sds=294), per poi iniziare la discesa che nelle ultime settimane lo ha portato vicino a 160.



C’è poi un terzo e ultimo motivo di preoccupazione. Fino a 6 mesi fa (prima settimana di agosto), il nostro spread rispetto alla Germania era sempre stato migliore di quello della Spagna che - nel giudizio dei mercati è il Paese a noi più comparabile. Ma da allora, né sotto Berlusconi né sotto Monti, siamo mai riusciti a riprenderci questo sia pure modesto primato. Questa settimana, nonostante quasi un mese e mezzo di costanti progressi, lo spread dell’Italia è ancora 39 punti-base sopra quello della Spagna. Ciò significa che, nonostante apprezzino gli sforzi del nuovo governo italiano, i mercati giudicano la situazione debitoria del nostro Paese tuttora più preoccupante di quella spagnola..."

(Ma non siamo ancora fuori pericolowww.lastampa.it)

Nessun commento:

Posta un commento