giovedì 23 febbraio 2012

Futuro d'Europa



Quest'Europa unita non sa da fare. Gli europei si annusano come cani di branchi diversi, ma non si riconosco come simili. gli Stati del nord pensano di essere rapinati da quelli del sud ("La Germania è in trappola" - vocidallestero.blogspot.com), e osservando la crisi dei Piigs, tengono una mano ben salda sul portafoglio. Al contrario i popoli del sud Europa qualificano quelli del nord come egoisti, perchè non vogliono socializzare i debiti (eurobond). Con ciò, i sudisti, non fanno sufficiente autocritica sugli sperperi del passato, e nemmeno riescono a risolverne i relativi problemi.

Noi italiani conosciamo molto bene queste recriminazioni. Nel nostro piccolo, abbiamo sempre avuto questo confronto, a volte aspro, tra regioni del nord e regioni del sud (vedi "Germania leghista"). Eppure in 150 anni di stato unitario non abbiamo mai risolto il problema della doppia velocità economica tra nord e sud. Forse nemmeno il problema delle due culture: le aspirazioni di un italiano del sud sembrano spesso diverse da quelle di un italiano del nord.

La forma federale di Stato, rispetto a quella unitaria potrebbe modificare e migliorare questo andamento? ne dubito. Perchè uno Stato federale avrebbe comunque un bilancio centrale a cui tutti potrebbero attingere. A meno che si attui un controllo sui conti degli Stati periferici, come quello che i tedeschi vorrebbero per la Grecia. Si attuerebbe in forma teutonica quella riforma federale italiana ("Federalismo o regionalismo?") giacente in Parlamento, che basa la spesa statale su costi standard, commisurati al dato demografico.

In questo modo però, molte amministrazioni del sud Europa dovrebbero dimagrire. Dovrebbero arrivare ad avere meno personale e più efficiete. Ecco due grafici riferiti alla percentuale di lavoratori pubblici del settore statale (amministrazioni centrali, amministrazioni locali e enti previdenziali) sulla forza lavoro totale:



e alla percentuale di lavoratori del settore pubblico allargato, comprese le imprese pubbliche:



Stranamente la nostra penisiola non appare così mal messa, soprattutto nel secondo grafico. Segno probabilmente che le privatizzazioni del passato hanno inciso. Ma stranamente la Francia che ha un numero superiore di impegati nel pubblico in rapporto al totale rispetto alla Grecia, non presenta gli stessi problemi di quest'ultima.

Quindi non conta solo il numero di impegati nel settore pubblico. Vale molto di più l'efficienza di quest'ultimo. La Francia ha una lunga tradizione di amministrazione pubblica, avendo anche un famoso ente per la formazione dei propri dirigenti pubblici (ENA - École nationale d'administration). E il punto sta proprio qui: non è tanto questione di costi standard, ma di qualità dell'azione pubblica.

Il "pesce puzza dalla testa" si dice. Quindi se l'amministrazione pubblica italiana non funziona dipende in massima misura dalla sua dirigenza. Ed in effetti ci sono anche amministrazioni di enti pubblici ben condotte, per merito di una efficiente organizzazione. Ma anche potendo sostituire tutti i manager pubblici non basterebbe, perchè il ruolo, il numero dei dirigenti, e l'organizzazione del lavoro, dipende molto spesso dalla politica. Certo non è la politica a stabilire la modalità in cui lavorano gli uffici pubblici, ma è sicuramente la politica a sfornare leggi, norme, decreti, regolamenti che sempre più spesso hanno nel titolo la parola "semplificazione", ma poi alla prova dei fatti sono un aggravio delle procedure burocratiche. Ho gia sviluppato il tema in "Liberalizzazioni e oltre" (vedi anche "Questa è la legge"), in cui affermavo che le liberalizzazioni non sono sufficienti, è necessaria una forma "smart" di deregulation.

Ritornando all'Europa e ai suoi problemi di unità, anche questo delle leggi carenti e/o confuse, è un problema che innervosisce i popoli del nord. Sicuramente i "precisi" tedeschi non comprendono come sia possibile applicare una normativa poco chiara, che non consente di lavorare con certezza. Molta responsabilità della decrescita italiana secondo me è da addebitare al sistema normativo. Ed è incredibile che tutto questo non venga visto: è la classica trave nell'occhio, mentre sembra molto più importante la "pagliuzza" della riforma del lavoro. Come se dopo aver ridotto gli stipendi e salari italiani a livelli bassissimi, sotto media europea, la possibilità di licenziare meglio e più velocemente possa diventare un fattore di crescita. Non ha alcun senso.

Il sud Europa ha molti demeriti, ed il nord molte paure. Che fare allora? Il dubbio sembra attanagliare tutti. I popoli del sud Europa stanno covando un risentimento che potrebbe tradursi in una gran voglia di lasciare l'UE. Questo è evidente in Grecia, che se andasse ad elezioni potrebbe avere il Parlamento dominato da forze politiche di questa natura. Anche in Italia l'antipolitica si sta affermando, e l'alta percentuale di indecisi (45%) dovrebbe far riflettere ("Il dopo-Berlusconi"). Ma l'uscita dall'euro, seppure possa sembrare una liberazione, potrebbe anche essere un incubo. Le nuove valute si svaluterebbero velocemente rispetto all'euro, con vantaggi (maggiori esportazioni) e svataggi (aumento povertà).

Anche la Germania a volte sembra pensare che chi non ce la fa è meglio che lasci l'euro. Per i tedeschi è più facile fare esercizio di fantasia, perchè in questo momento non hanno gravi problemi interni generati dalla crisi del debito. Ma anche per loro probabilmente non conviene provocare una frantumazione eccessiva dell'area euro. Rischierebbero di trovarsi circondati da paesi troppo poveri per poter acquistare i loro prodotti. L'esportazione verso la Cina non risolve tutto.

E' difficile trovare la soluzione a questo dilemma europeo. Se guardiamo agli Usa, li vediamo che lo stato centrale ha creato un gigantesco debito che continua a crescere. E' difficile per gli europei prendere gli Usa ad esempio, in questo frangente storico. Impegnati come sono a combattere la crisi del debito, immaginare di ritrovarsi gravati da un enorme debito socializzato, non fa sognare nessuno. In primis la Germania. Eppure una soluzione andrà trovata, a livello politico e soprattutto a livello europeo. La guida dell'Europa, se non vuole sfaldarsi, dovrà passare dai "consolati" e "triunvirati" a forme più collegiali, che passino attraverso il Parlamento europeo. Non vedo molte altre possibilità.

E' da un centro europeo condiviso che devono arrivere le nuove leggi, norme, decreti ecc., e non dai dictat dei due o tre Stati europei più influenti. I Greci (come gli italiani) potrebbero accettare meglio eventuali reprimende provenienti da un governo espressione di un Parlamento democratico europeo, dove siedono anche i loro connazionali. Sarebbero scelte condivise dal "popolo europeo" qualsiasi cosa significhi, e non scelte imposte da generici mandanti germanici.
All'Europa manca ancora la politica. La sola moneta comune, come è stato ampiamente dimostrato non basta. E mi dispiace quando sento dire da Monti che degli Stati Uniti d'Europa nessuno ha bisogno, è sufficiente il principio di sussidarietà (devoluzione dei poteri dall'alto al basso). Io credo sia esattamente vero il contrario.

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