domenica 5 febbraio 2012

Prodotti vs lavoratori



Se si ascoltano politici, economisti, e commentatori vari, pare che la colpa dei ritardi dell'economia italiana, rispetto a quella tedesca, siano da addebitare al lavoro. Anzi, proprio ai lavoratori, che con contratti troppo rigidi, non permetterebbero alle aziende di essere competitive.

Ma a nessuno viene il dubbio che probabilmente i lavoratori (operai e impiegati) producono oggetti e servizi pensati dai così detti manager (ovvero i vecchi dirigenti e direttori...). In questi casi mi viene sempre in mente la storiella della gara di canottaggio fra squadre italiana e giapponese (a cui oggi si può sostituire la Germania):

"C'era una volta una squadra italiana di canoa.
Una società italiana ed una giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, con equipaggio di otto uomini. 
Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di oltre un chilometro.
Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. 
Il Top Management decise che si sarebbe dovuto vincere l'anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. 
Il gruppo di progetto scoprì dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano. 
In questa situazione di crisi il Management dette una chiara prova di capacità gestionale ed ingaggiò immediatamente una società di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana. 
Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c'erano troppe persone a comandare e troppe poche a remare. 
Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. 
Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori di comandanti, un capo dei supervisori e uno ai remi. 
Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: 
"Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli più responsabilità!".
L'anno dopo i giapponesi vinsero con due chilometri di vantaggio.
La società italiana licenziò immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante ciò pagò un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato.
La società di consulenza preparò una nuova analisi, dove si dimostrò che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato.

Al momento la società italiana è impegnata a progettare una nuova canoa."

Insomma, ma non sarà che i prodotti e servizi italiani sono un pò più scarsi di quelli tedeschi? Ma non sarà che per esempio certi noti prodotti industriali tedeschi sono decisamente migliori degli omologhi italiani?

E il merito di tutto questo è da addebitarsi alla rigidità del lavoro in Italia, o a certe teste d'uovo residenti nelle stanze dei bottoni? Io propendo più per la seconda ipotesi. Quando un operaio assembla un'automobile esegue l'operazione nello stesso modo, sia che monti un cofano di Mercedes, che un cofano di Punto. E' chi ha deciso e pensato il prodotto a monte, che ha messo le basi per rendere lo stesso riconoscibile per determinate caratteristiche, che il mercato valuta a occhi chiusi.

Tutto quello che in Italia avrebbe avuto la possibilità di sviluppare idee, lavoro, creatività, è stato distrutto da giochi di potere: l'industria elettronica, l'industria chimica, persino la moda ci viene "sfilata" un pò alla volta dalle multinazionali estere. Ed è ormai prossimo l'abbandono anche dell'industria automobilistica (quindi meccanica) e probabilmente è prossima l'irrilevanza della nostra industria finanziaria.

Il lavoro rigido o precario che sia non è il vero problema. La variabile dirimente non è data dal fatto che un bullone è avvitato da un operaio con contratto regolato dall'art. 18 o meno, ma dal fatto che quel bullone è di buona qualità (scelta dirigenziale), ed è efficace per la funzione per cui viene utilizzato (scelta dirigenziale).
Se i nostri prodotti fossero di qualità migliore di quelli realizzati all'estero avremmo qualche problema di meno. La prova è data dal fatto, che nell'industria in cui i tedeschi non sono in grado di farci concorrenza, esportiamo e primeggiamo senza dificoltà (di art. 18 e costo del lavoro): per esempio nella moda, nell'industria vitivinicola ecc.

Non è che trasformando la nostra nazione in una nuova Cina o Romania riusciremo a migliorare la condizione generale dell'Italia. Probabilmente crescerebbero le esportazioni, ma non si potrebbe pretendere di avere un mercato interno attivo. Senza una mercato interno non c'è possibilità di avere una crescita del Pil, e non c'è possibilità di sostenere i costi del debito dello Stato.

Quindi più che pensare di promuovere la crescita schiavizzando i lavoratori, sarebbe necessario migliorare le capacità della classe dirigente. Dal settore pubblico a quello privato, ciò che manca in Italia è un sistema di istruzione superiore adatto a formare manager e dirigenti. 
Ciò su cui dovrebbero essere istruiti naturalmente è il modo migliore per produrre oggetti e servizi innovativi, e non la strategia migliore per occupare comode e importanti poltrone fino alla pensione. Poltrone e scrivanie da cui discettano di "banboccioni", costo del lavoro e art. 18 senza rendersi conto che il vero problema sono loro.

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