venerdì 23 novembre 2012

300 milioni per Torino


E' una corsa contro il tempo quella della municipalità di Torino per evitare il commissariamento o peggio il default. Il tempo massimo è di 40 giorni.

Si tratta dei soliti 300 milioni che ballano sul bilancio comunale, che già al momento dell'approvazione del medesimo erano parsi incerti a molti commentatori.

"Il Comune di Torino ha approvato il bilancio previsionale 2012. I numeri sono preoccupanti: il debito sale a 4,5 miliardi di euro, i tagli alla spesa pubblica sono esigui, si fa troppo affidamento sulle dismissioni immobiliari e la cassa è vuota. Come se non bastasse, ci sono 300 milioni di anticipo tesoreria approvati sulla base del bilancio 2010, già finito sotto osservazione da parte della Corte dei Conti. "
(www.linkiesta.it)

Per l'amministrazione di Fassino la cifra necessaria per evitare di infrangere il patto di stabilità una terza volta, è inferiore ai 300 milioni. Per i consiglieri del M5s in realtà il bilancio contiene ulteriori errori e la cifra necessaria sarebbe superiore ai 400 milioni.

"Entro il 29 scadranno due partire. La cessione del 28% di Sagat (aeroporto Caselle ndr), base d'asta quasi 59 milioni, e sono quattro i soggetti che hanno manifestato l'interesse a partecipare alla "fase 2": Sintonia, gli attuali soci privati Benetton, F2i, fondo guidato da Vito Gamberale, Equiter, gruppo IntesaSanpaolo, e Tecnoinvestimenti, riconducibile alla Camera di Commercio di Torino. E il prezzo di vendita si abbasserà molto. ... Altra partita è la vendita dell'80 per cento di Trm (termovalorrizatore ndr) e del 49 per cento di Amiat (rifiuti ndr), rispettivamente 150 e 30 milioni di euro di valore a base di gara. Nessuno ha presentato offerte, anche se un comunicato ufficiale di Iren spiega che "considerate le condizioni poste a base di gara, la società ha deciso di non presentare offerta confermando comunque l'interesse per l'operazione ritenuta di valore strategico ed industriale per il gruppo".
...
Poi c'è Gtt (trasporti locali ndr): serve un passaggio in Sala Rossa, per modificare lo statuto e andare a trattativa negoziata con TreNord e Arriva. Entro oggi è stato chiesto alle "società quali profili di governance apparirebbero ostativi per un'offerta", ha spiegato Fassino. Per recuperare i quattrini il Comune non si può accontentare di chiudere solo due partite, seppur di peso, come Gtt e Trm. E deve incassare entro fine anno. Niente scappatoie, tipo prestiti ponte da parte di istituti bancari."

(torino.repubblica.it)

Sia come sia, l'esempio di Torino spiega in modo esemplare qual'è il progetto montiano, e più in generale delle élite europee, riservato alle amministrazioni locali. Obbligarle a vendere, meglio se svendere, i loro gioielli di famiglia e i servizi erogati. Anche le città, le Province e le Regioni dai "compro oro".

L'idea è lasciare agire il mercato in ogni ambito, anche nei servizi di base. Il mercato si autoregolerà, ma naturalmente in modo selvaggio. Sopravviveranno solo i servizi remunerativi. Per esempio servizi di base come trasporti e raccolta rifiuti potrebbero o non essere più garantiti a tutti o diventare gestioni pericolose.

I trasporti, sono un tipico esempio di servizio sociale, che difficilmente può fare degli attivi. Le attività di trasporto collettivo private, a partire dalla ferrovie del Far West statunitense, sono state un susseguirsi di fallimenti. Distese di binari nel nulla che dovevano portare progresso, e molto spesso hanno comportato solo enormi danni ambientali.

Anche oggi i trasporti di base, forniscono un servizio che ricade in buona parte sulle casse pubbliche. Se dovessero sostenersi con il solo costo del biglietto, questo diventerebbe così salato che ben presto i pendolari sarebbero costretti ad usare mezzi alternativi o trasferirsi. La rarefazione degli utenti ben presto provocherebbe la chiusura di servizi ferroviari e bus.

Chi crede che tutto possa essere demandato al privato, non ha ancora capito che lo Stato non è un'azienda, e non può essere considerata tale. Molti servizi erogati dallo Stato non sono remunerativi, e per la loro funzione sociale, vanno erogati in perdita. Il privato ha interesse a fornire il servizio dove c'è una utenza numerosa e anche disposta a spendere. Di certo nessuno vorrebbe fornire servizi di trasporto in quartieri scomodi da raggiungere, poco abitati o magari malfamati dove pochi pagano il biglietto. Lo Stato deve farlo comunque. O almeno fino ad oggi doveva. Da domani anche lo Stato sarà autorizzato ad abbandonare i suoi cittadini meno fortunati.

Per la raccolta rifiuti, potrebbero anche esserci delle controindicazioni sul piano della sicurezza collettiva. Le discariche e gli inceneritori in mano a privati potrebbero essere gestiti in modo spregiudicato e produrre inquinamenti pericolosi pur di fare profitti. L'industria italiana ci ha fornito e ci fornisce numerosi esempi di profitto ai danni della salute: Terni è l'esempio più recente e macroscopico. Non è quindi un esercizio di inutile allarmismo il pensar male in queste circostanze.

L'idea, la filosofia di base delle nostre élite è quindi molto ben delineata. Lasciare ogni attività al mercato, privatizzare tutto. Non importa se poi i ceti più popolari non potranno permettersi i servizi di base. L'importante che lo Stato sia snello e poco costoso. E che i soliti quattro banchieri e finanzieri possano mettere le mani sulle aziende pubbliche depredate alla collettività. E che quindi da monopoli pubblici diventino monopoli privati a vantaggio dei soliti.

Una visione miope e destabilizzante. Miope perché come al solito, i promotori del libero mercato, lo considerano come ad una divinità immanente pronta a concedere i suoi favori, se solo viene pregata nel modo giusto. 
Invece il mercato siamo noi. Il mercato sono i lavoratori. I lavoratori sottopagati d'Italia ed Europa non possono essere massacrati di bollette e ticket in perenne rialzo per pagare i servizi finiti in mano privata. Il serbatoio non è illimitato, prima a poi si esaurisce (manca poco ormai).
Il mercato poi è fatto da cittadini con un lavoro: mettere le aziende pubbliche in mano privata vuol dire spesso lasciare a casa migliaia di lavoratori.

I fautori del libero mercato, in realtà odiano la loro creatura mitologica. Continuano infatti ad affamarla. Il mercato interno europeo è sempre più asfittico, a causa della delocalizzazione produttiva in paesi poveri, ai licenziamenti, alla riduzione dei salari a livelli da fame ecc. Come pensano i fautori del mercato libero che questo possa continuare a funzionare, se gli si toglie l'ossigeno?

Possibile che siano così stupide le nostre guide politiche ed economiche? forse la risposta è si. E forse non si rendono ben conto della destabilizzazione sociale che stanno per provocare. Se ne renderanno conto quando cominceranno a risorgere i patiboli a loro riservati, in mezzo alle piazze. A quel punto le nostre Marie-Antoniette da operetta tenteranno inutilmente di distribuire brioche, ma sarà troppo tardi.

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